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La Rete Natura 2000: uno strumento per la tutela della biodiversità

Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia


Facoltà di Ingegneria di Modena
Corso di Laurea di Primo Livello in Ingegneria Ambientale

La Rete Natura 2000:


uno strumento per la tutela
della biodiversità

di Francesca Villa

Pianificazione Territoriale e Urbanistica


Docente: Prof.ssa Giuliana Gentile

Anno Accademico 2007/2008

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La Rete Natura 2000: uno strumento per la tutela della biodiversità

Foto in prima pagina:


Veduta dell'Appennino Modenese, Riserva Naturale delle Salse di Nirano.

Autore: F. Villa

Questa tesina è stata stampata su


Carta Ecologica ***, 100% riciclata, sbiancata senza cloro,
certificata EcoLABEL.

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La Rete Natura 2000: uno strumento per la tutela della biodiversità

Io non so se sia vero quello che si legge nei libri, che in antichi tempi una scimmia che
fosse partita da Roma saltando da un albero all'altro poteva arrivare in Spagna senza
mai toccare terra. Ai tempi miei di luoghi così fitti d'alberi c'era solo il golfo d'Ombrosa da
un capo all'altro e la sua valle fin sulle creste dei monti; e per questo i nostri posti erano
nominati dappertutto.

Ora, già non si riconoscono più, queste contrade. S'è cominciato quando vennero i
Francesi, a tagliar boschi come se fossero prati che si falciano tutti gli anni e poi
ricrescono.

Non sono ricresciuti.

Da “Il Barone Rampante”, Italo Calvino

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La Rete Natura 2000: uno strumento per la tutela della biodiversità

Indice

Introduzione.......................................................................................................5

Prima Parte.........................................................................................................7

1.Europa: lo stato dell'ambiente...............................................................................9

2.Le reti ecologiche...............................................................................................10


2.1. Da cosa sono composte...............................................................................11
2.2. La biodiversità...........................................................................................12

3.La direttiva “Habitat”..........................................................................................13

4.La rete Natura 2000...........................................................................................15


4.1. Organizzazione della Rete............................................................................15
4.2. Regioni biogeografiche................................................................................16
4.3. ZPS, pSIC e ZSC........................................................................................16
4.3.1. ZPS – Zona di Protezione Speciale.........................................................16
4.3.2. pSIC – Sito di Importanza Comunitaria proposto.....................................17
4.3.3. ZSC – Zona Speciale di Conservazione...................................................18
4.4. Valutazione d'Incidenza...............................................................................18
4.5. Il progetto europeo LIFE.............................................................................19
4.6. Natura 2000 Networking Programme............................................................20

Seconda Parte....................................................................................................21

5.Natura 2000 in Italia..........................................................................................23


5.1. Identificazione di ZPS e pSIC.......................................................................23
5.2. Identificazione degli habitat.........................................................................24
5.3. Le aree naturali protette.............................................................................25
5.4. La Rete Ecologica Nazionale.........................................................................26

6.La rete in Emilia Romagna..................................................................................27


6.1. Territorio: habitat e specie...........................................................................28
6.2. La provincia di Modena...............................................................................30
6.3. Un esempio di pianificazione........................................................................33

Bibliografia........................................................................................................35

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La Rete Natura 2000: uno strumento per la tutela della biodiversità

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La Rete Natura 2000: uno strumento per la tutela della biodiversità

Introduzione
La storia dell'uomo, fin dai primi insediamenti, è una storia di costante modificazione del
territorio e dell'ambiente, inizialmente svoltasi nel rispetto di delicati equilibri poi stravolti
dal mito dello sviluppo a tutti i costi. La civiltà urbana europea, che ci appartiene
geograficamente e culturalmente e per questo motivo può essere presa ad esempio, è
altamente significativa da questo punto di vista.

Se gli insediamenti greci, e successivamente quelli romani, erano caratterizzati da una


stabilità dovuta all'equilibrio tra la città e il territorio circostante, che le forniva le risorse
fondamentali di cui essa aveva bisogno, questo bilanciamento si manteneva evidente
anche con l'evoluzione verso i comuni medioevali. Questi costituivano piccoli centri
polifunzionali, punto di riferimento e governo del territorio, ma il loro sviluppo era
commisurato alle dimensioni del territorio agricolo controllato, che era sottoposto ad una
necessaria (anche se non consapevole) tutela.

In questo panorama urbanistico possiamo trovare modelli – come quello della città
collinare medioevale – che possono costituire tuttora esempi positivi di armonizzazione
con il territorio e venire incontro alle neonate esigenze di protezione dell'ambiente e
conservazione della biodiversità.

Con le rivoluzioni industriali queste strutture equilibrate hanno ceduto il passo alle grandi
città, che attiravano a sé gran parte della popolazione e si allargavano a macchia d'olio: il
rispetto di una proporzione tra territorio agricolo e aree urbane era necessario per
l'approvvigionamento di materie prime che ora potevano essere invece scambiate con
beni secondari, grazie anche alla velocizzazione degli spostamenti legata alla ferrovia.

Cadute così le motivazioni economiche che garantivano la tutela del territorio, e nella
totale assenza di valori ambientali, le aree naturali sono state progressivamente
schiacciate dalla crescita delle città, e questo ha messo a rischio la biodiversità.

Solo nella seconda metà del XX secolo, anni '70, si è cominciato a comprendere il valore
dell'ambiente (fonte di risorse e base stessa della nostra sopravvivenza) e anche la
biodiversità ha assunto una nuova rilevanza.

È nata così l'esigenza di tutelare le aree naturali (o semi naturali) risparmiate dallo
sviluppo selvaggio, riconoscendo nella rete (in questo caso come in molti altri) uno
strumento adeguato per perseguire questo obiettivo.

Questa relazione vuole essere una panoramica sugli sviluppi di questa mentalità, da un
contesto generale ed europeo ad un focus sull'esperienza locale provinciale modenese.

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La Rete Natura 2000: uno strumento per la tutela della biodiversità

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Parte
Prima

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La Rete Natura 2000: uno strumento per la tutela della biodiversità

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La Rete Natura 2000: uno strumento per la tutela della biodiversità

1. Europa: lo stato dell'ambiente


Animali e piante europei sono profondamente segnati dalla presenza e attività dell'uomo,
a causa di una convivenza millenaria. In Europa, le uniche aree incontaminate e
selvatiche sono i parchi naturali.

L'Europa è caratterizzata da due tipologie di clima: il clima temperato caldo (che si


distingue in mediterraneo e oceanico) e il clima temperato freddo (continentale umido e
subartico). Il bioma terrestre tipico è la foresta, dalla macchia mediterranea (specie
arbustive, quercia da sughero) alle foreste di latifoglie (abeti, pini), passando per le
foreste decidue (querce, betulle, faggi).

Se un tempo le foreste ricoprivano l'Europa per l'80% della sua superficie, oggi più della
metà delle foreste originarie sono scomparse. Nei millenni, solo pochi territori non sono
stati usati come pascoli per il bestiame, e la deforestazione (che avuto il suo apice nei
secoli XVIII e XIX, in parallelo con l'espansione dei grandi centri urbani) ha causato gravi
danni.

Nonostante l'Europa abbia più di un quarto delle foreste mondiali, queste sono
caratterizzate sempre meno dalle specie locali, a cui spesso sono state preferite, nelle
opere di riforestazione, le conifere.

Anche la distribuzione della fauna europea è stata influenzata dalla presenza dell'uomo
(oltre che da fattori geologici, come la più recente glaciazione): oggi lupi ed orsi sono a
rischio di estinzione, mentre sono relegati in nicchie ecologiche mammiferi come le linci, i
gatti selvatici, le volpi, alcuni ungulati, marmotte ed altri roditori, insieme a varietà di
serpenti (dalle vipere alle bisce) e a diversi uccelli.

I mari europei, oltre che dal fitoplancton e dallo zooplancton, sono popolati da molluschi,
echinodermi, crostacei, calamari, polpi, pesci, delfini e balene.

In Italia il patrimonio boschivo ammonta a circa 10,47 milioni di ettari1. Da uno studio
della Coldiretti effettuato sul nostro territorio tra il 1990 e il 2000 emerge che le superfici
a bosco rivestono il 34,7% della superficie nazionale, contro una percentuale media
mondiale pari al 29%. Il fatto che gli incendi sul territorio italiano abbiano subito un
notevole incremento fa però riflettere: parte della crescita del nostro patrimonio forestale
potrebbe essere dovuto ad abbandono e mancata gestione.

1 NewsColdiretti n. 552, 25 luglio 2007

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La Rete Natura 2000: uno strumento per la tutela della biodiversità

2. Le reti ecologiche
Per conservare la biodiversità è assolutamente necessario tutelare le zone in cui essa si
possa manifestare, con la definizione di aree protette.

Tuttavia, è necessario essere consapevoli del fatto che le popolazioni vegetali ed animali
difficilmente possono essere confinate: nonostante la tendenza sia l'insediamento e la
formazione di una popolazione stabile, esistono esigenze (come il procurarsi il cibo o il
trovare luoghi adatti alla riproduzione) che portano animali e piante a diffondersi nel
territorio circostante.

Questo continuo spostamento non solo garantisce le possibilità di sopravvivenza anche


nel caso il luogo di origine sia gravemente minacciato, ma, grazie al continuo miscelarsi
di diverse popolazioni, aumenta la variabilità genetica delle specie coinvolte.

Per i propri movimenti, animali e piante usano corridoi preferenziali, come i corsi d'acqua,
i filari e le siepi, le fasce di bosco. Questi corridoi però devono godere di continuità,
caratteristica non sempre garantita a causa della presenza di aree coltivate
intensivamente, infrastrutture e centri abitati.

Con la riduzione delle aree naturali, ci troviamo davanti ad uno scenario che può essere
descritto metaforicamente come un insieme di “isole” affogate in un “mare” di ambienti
artificiali.

Cos'è quindi una rete ecologica?

Una rete ecologica è un sistema formato da zone naturali e semi naturali, tutelate, e da
passaggi creati per metterle in connessione tra loro.

Questa rete di elementi naturali viene studiata in modo che possa convivere con le
attività umane.

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La Rete Natura 2000: uno strumento per la tutela della biodiversità

Da cosa sono composte


Le reti ecologiche sono strutture complesse costituite da diversi elementi.

Quelli identificati dalla Provincia di Modena, nell’ambito di Life “Econet”, sono:

• nodi: aree dove sono concentrate il maggior numero di specie o quelle


considerate più rare e minacciate. Sono rappresentati non solo da aree protette di
vario genere ma anche da altri ambienti naturali e seminaturali. Un bosco o uno
stagno, per esempio, possono essere considerati dei nodi;

• aree cuscinetto: fasce che circondano i nodi e li proteggono da alcuni impatti.


Sono aree importantissime, in quanto molte specie tendono a concentrarsi proprio
lungo il perimetro dell’area di nodo per muoversi poi nel territorio circostante alla
ricerca di cibo o di ulteriori spazi;

• corridoi: elementi naturali che favoriscono gli spostamenti delle specie tra i nodi.
Sono costituiti in primo luogo dai corsi d’acqua -elementi complessi a loro volta
costituiti da alveo, aree golenali, argini ed aree esterne funzionalmente connesse
al fiume - e, in secondo luogo, da siepi, fasce boscate o a prato, filari ed altri
elementi naturali e seminaturali del territorio rurale;

• aree d’appoggio (stepping stones): aree naturali e seminaturali di piccola


dimensione che, non essendo abbastanza grandi per poter svolgere la funzione di
nodo, sono tuttavia in grado di offrire rifugio o nutrimento ad alcune specie,
andando così a costituire un supporto per il trasferimento di organismi tra i nodi.

Oltre a fattori fondamentalmente positivi, in quanto permettono la migrazione degli


animali, ci troviamo anche di fronte a frequenti interruzioni delle reti, tali da rendere
difficoltoso, pericoloso e talvolta impossibile il passaggio, che possono essere:

• aree urbane: l’assenza di habitat adeguati, le superfici quasi completamente


impermeabilizzate, la massiccia presenza dell’uomo, il disturbo provocato dal
traffico e dalla densità degli edifici rendono i centri abitati ostili anche al solo
passaggio degli animali;

• aree ad agricoltura intensiva: le pratiche dell’agricoltura meccanizzata e la


diffusione delle monocolture intensive su vaste superfici non lasciano spazio ad
alberi, siepi ed altri luoghi di rifugio per la fauna selvatica. Inoltre l’uso di
fertilizzanti e pesticidi di sintesi, indispensabili nelle monocolture intensive, tende
a ridurre il numero di specie presenti nel suolo e nei vicini fossi e scoline;

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La Rete Natura 2000: uno strumento per la tutela della biodiversità

• strade e ferrovie: le infrastrutture viarie costituiscono barriere a volte


insormontabili, soprattutto per specie come anfibi, rettili e piccoli mammiferi. Il
disturbo provocato da un’autostrada può causare la riduzione del 39% degli uccelli
nidificanti in una fascia di 700 metri ad essa contigua. Anche il traffico ha gravi
responsabilità: infatti è sufficiente il passaggio di una vettura al minuto per
eliminare il 90% degli anfibi in migrazione durante il periodo riproduttivo;

• canali cementificati: i corsi d’acqua artificiali o resi tali, con sponde lisce e
ripide, possono costituire una barriera o una trappola mortale per molte specie
animali;

• linee elettriche: i cavi aerei possono causare la morte degli uccelli sia per
collisione che per folgorazione; per alcune specie di grandi dimensioni è stato
registrato un numero di vittime pari al 75% della popolazione locale.

La biodiversità
Per biodiversità, o diversità biologica, si intende la variabilità fra gli organismi viventi di
tutte le specie comprese in un ecosistema ed anche la variabilità degli ecosistemi presenti
in un'area, sia quelli terrestri che quelli acquatici, ed ovviamente le complessità di cui
fanno parte.

All'interno della diversità biotica del nostro pianeta, si distinguono tre livelli principali:

• diversità genetica (intraspecifica): sussiste tra organismi appartenenti alla stessa


specie;

• diversità specifica (interspecifica): riguarda organismi appartenenti a specie


diverse;

• diversità ecosistemica: si manifesta come varietà tra ecosistemi costituiti da una


componente biotica e una componente abiotica.

La Convenzione internazionale sulla biodiversità siglata a Rio de Janeiro nel 1992


nel corso del Vertice della terra, costituisce il quadro principale di riferimento per quanto
concerne la salvaguardia e l'uso durevole della biodiversità.

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La Rete Natura 2000: uno strumento per la tutela della biodiversità

3. La direttiva “Habitat”
Il 21 Maggio 1992 l'Unione Europea2 adotta la cosiddetta direttiva “Habitat” (92/43/CEE),
con la quale ci si pone l'obiettivo di garantire la biodiversità, mediante la conservazione
degli habitat naturali e seminaturali, della flora e della fauna.

Virtualmente, l'adozione di questa normativa è il seguito di un processo già iniziato con la


direttiva “Uccelli” (79/409/CEE), il cui obiettivo a lungo termine è la protezione e la
conservazione di tutte le specie di uccelli viventi naturalmente allo stato selvatico nel
territorio europeo degli Stati membri.

La direttiva “Habitat” parte da alcuni punti fermi:

• la salvaguardia, la protezione e il miglioramento della qualità dell'ambiente


costituiscono un obiettivo essenziale, anche secondo quanto previsto dal
programma di azione comunitaria in materia d'ambiente;

• il mantenimento della biodiversità contribuisce all'obiettivo di uno sviluppo


durevole, anche attraverso la promozione di attività umane;

• gli habitat naturali e le specie selvatiche sono gravemente minacciati, e la natura


transfrontaliera dei pericoli rende necessaria l'adozione di misure a livello
comunitario;

• la rapida attuazione di misure conservative è favorita dalla considerazione di


alcuni habitat naturali come prioritari;

• la designazione di zone speciali di conservazione aiuta a perseguire l'obiettivo a


lungo termine, e avviene su proposta degli Stati membri o, in caso eccezionale,
richiesta della Comunità;

• la gestione degli elementi del paesaggio deve essere incoraggiata, anche


attraverso strumenti come il cofinanziamento comunitario, e qualsiasi piano o
programma che incida sugli obiettivi di conservazione deve essere oggetto di
valutazione appropriata;

• il miglioramento delle conoscenze scientifiche e tecniche è indispensabile, e così


l'istruzione e l'informazione generale relativi all'attuazione della direttiva.

2 L'Unione Europea si è appena costituita sotto questo nome (Trattato di Maastricht, 7 febbraio 1992),
sostituendo la Comunità Europea. I 12 stati membri sono: Germania, Francia, Italia, Belgio, Paesi Bassi,
Lussemburgo, Irlanda, Regno Unito, Danimarca, Grecia, Spagna, Portogallo.

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La Rete Natura 2000: uno strumento per la tutela della biodiversità

Per raggiungere quindi i propri obiettivi viene costituita la rete ecologica europea “Natura
2000”, alla creazione della quale ogni Stato membro deve contribuire, anche sforzandosi
di mantenere e sviluppare gli “elementi del paesaggio che rivestono primaria importanza
per la fauna e la flora selvatiche”3.

Articolo 3 - Conservazione degli habitat naturali e degli habitat delle specie

È costituita una rete ecologica europea coerente di zone speciali di conservazione,


denominata Natura 2000. Questa rete, formata dai siti in cui si trovano tipi di habitat
naturali elencati nell'allegato I e habitat delle specie di cui all'allegato II, deve garantire
il mantenimento ovvero, all'occorrenza, il ripristino, in uno stato di conservazione
soddisfacente, dei tipi di habitat naturali e degli habitat delle specie interessati nella
loro area di ripartizione naturale. La rete "Natura 2000" comprende anche le zone di
protezione speciale classificate dagli Stati membri a norma della direttiva 79/409/CEE.

La Rete Natura 2000 è destinata alla conservazione della diversità biologica presente nel
territorio dell'Unione stessa ed in particolare alla tutela di una serie di habitat e specie
animali e vegetali indicati negli allegati I e II della Direttiva "Habitat" e delle specie di cui
all'allegato I della Direttiva "Uccelli" e delle altre specie migratrici che tornano
regolarmente in Italia.

3 Direttiva 92/43/CEE, articolo 3, comma 2.

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La Rete Natura 2000: uno strumento per la tutela della biodiversità

4. La rete Natura 2000


Natura 2000 ha riconosciuto alla nozione di “rete ecologica” tutto il suo significato,
prendendo in considerazione i movimenti delle popolazioni della fauna e della flora, e
chiedendo agli Stati membri favorire la coerenza globale ed il buon funzionamento della
rete.

Oltre a questo è stato fatto uno sforzo importante di concertazione: la gestione si


effettua con la partecipazione degli attori locali.

L'obiettivo dichiarato di Natura 2000 non è mettere sotto una campana di vetro alcuni
spazi naturali, ma piuttosto favorire le attività umane tradizionalmente esistenti e allo
stesso tempo conservare il patrimonio naturale.

Organizzazione della Rete


La direttiva Habitat non impone un metodo in particolare per scegliere un sito o per
gestirlo, quindi ogni Stato è libero di fare le scelte che preferisce, per cui si sono viste:

● strategie di acquisto di terreni (Danimarca, Paesi Bassi)

● lavori di restauro obbligatori (Belgio, Vallonia)

● regolamentazione del traffico in certi periodi dell'anno (Belgio, regione fiamminga)

● permessi per la realizzazione di alcune attività (Finlandia).

La maggior parte dei paesi ha cercato di utilizzare misure agroambientali per le attività
agricole limitrofe ai siti Natura 2000; solo Francia e Regno Unito hanno sviluppato un
approccio esclusivamente contrattuale.

Nessun vincolo anche per la gestione, che è centralizzata (alcuni paesi dell'Europa del
Nord) o decentrata (ancora Francia e Regno Unito), oppure affidata ad enti privati
controllati dallo Stato (Grecia).

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La Rete Natura 2000: uno strumento per la tutela della biodiversità

Regioni biogeografiche
Le regioni biogeografiche rappresentano la schematizzazione spaziale della distribuzione
degli ambienti e delle specie raggruppate per uniformità di fattori storici, biologici,
geografici, geologici, climatici, in grado di condizionare la distribuzione geografica degli
esseri viventi.

Il territorio dell'Unione
Europea, in base a
caratteristiche ecologiche
omogenee, è stato suddiviso
in 11 Regioni biogeografiche:
artica, boreale, atlantica,
continentale, alpina,
mediterranea, macaronesica,
anatolica, steppica,
pannonica e la regione del
Mar Nero (le ultime tre sono
state aggiunte con Fig. 1 - Regioni biogeografiche europee
l'ampliamento dell'UE). (Wikimedia, elaborazione da www.eea.eu)

Le delimitazioni di queste regioni sono indipendenti dai confini politico-amministrativi, e


questo permette di introdurre il concetto di “unità ambientali”.

ZPS, pSIC e ZSC


La Rete Natura 2000, ai sensi della Direttiva "Habitat" (art.3), è costituita dalle Zone
Speciali di Conservazione (ZSC) e dalle Zone di Protezione Speciale (ZPS).

Attualmente la "rete" è composta da due tipi di aree: le Zone di Protezione Speciale,


previste dalla Direttiva "Uccelli", e i Siti di Importanza Comunitaria proposti (pSIC); tali
zone possono avere tra loro diverse relazioni spaziali, dalla totale sovrapposizione alla
completa separazione.

ZPS – Zona di Protezione Speciale


Le ZPS (Zone di Protezione Speciale) sono istituite dalla direttiva “Uccelli”.

Infatti, per le specie minacciate di sparizione, che possano essere danneggiate da


modifiche del proprio habitat, che siano considerate rare o che richiedano una particolare
per la specificità del loro habitat sono previste misure speciali di conservazione.

Le valutazioni riguardo la scelta delle specie da tutelare verranno fatte sulla base delle
tendenze e delle variazioni dei livelli di popolazione.

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La Rete Natura 2000: uno strumento per la tutela della biodiversità

Articolo 4 (79/409/CEE)

[...] Gli Stati membri classificano in particolare come zone di protezione speciale i
territori più idonei in numero e in superficie alla conservazione di tali specie, tenuto
conto delle necessità di protezione di queste ultime nella zona geografica marittima e
terrestre in cui si applica la presente direttiva.

La Direttiva "Uccelli" non fornisce criteri omogenei per l'individuazione delle ZPS quindi,
negli anni Ottanta, l'International Council for Bird Preservation (oggi BirdLife
International) è stato incaricato di un'analisi della distribuzione dei siti importanti per la
tutela delle specie di uccelli in tutti gli Stati dell'Unione.

Tale studio, includendo specificatamente le specie dell'allegato I della Direttiva "Uccelli",


ha portato alla realizzazione dell'inventario europeo IBA (Important Bird Areas), il
primo a livello mondiale. La prima edizione è del 1989, ampliata dal II inventario IBA nel
2000.

L'elenco dei siti IBA (a cui vengono comunque applicate le misure di tutela previste dalla
79/409/CEE) è il riferimento legale per valutare l'adeguatezza delle reti nazionali di ZPS:
in caso di insufficiente designazione, la Commissione può attivare una procedura di
infrazione contro lo Stato membro.

pSIC – Sito di Importanza Comunitaria proposto


La direttiva Habitat (92/43/CEE) descrive all'articolo 4 la procedura che uno Stato
membro deve seguire per proporre un Sito di Importanza Comunitaria.

Ogni Stato membro propone un elenco di siti, indicando quali tipi di habitat naturali e
quali specie locali si riscontrano in detti siti, e allegando una mappa del sito, la sua
denominazione, la sua ubicazione, la sua estensione (Allegati di riferimento: I, II, III).

Si pongono le seguenti limitazioni:

• specie animali che occupano ampi territori: tali siti corrispondono ai luoghi,
all'interno dell'area di ripartizione naturale di tali specie, che presentano gli
elementi fisici o biologici essenziali alla loro vita o riproduzione;

• specie acquatiche che occupano ampi territori: tali siti vengono proposti solo se è
possibile individuare chiaramente una zona che presenta gli elementi fisici e
biologici essenziali alla loro vita o riproduzione.

L'elenco viene trasmesso alla Commissione, che elabora, d'accordo con ognuno degli Stati
membri e basandosi sul materiale ricevuto (procedura descritta all'articolo 21), un
progetto di elenco dei siti di importanza comunitaria.

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La Rete Natura 2000: uno strumento per la tutela della biodiversità

ZSC – Zona Speciale di Conservazione


Una volta definito l'elenco dei Siti di Importanza Comunitaria in seguito all'accordo tra la
Commissione ed ognuno degli Stati membri:

Articolo 4, comma 4 (92/43/CEE)

[...] lo Stato membro interessato designa tale sito come Zona Speciale di
Conservazione il più rapidamente possibile e entro un termine massimo di sei anni,
stabilendo le priorità in funzione dell'importanza dei siti per il mantenimento o il
ripristino, in uno stato di conservazione soddisfacente, di uno o più tipi di habitat
naturali di cui all'allegato I o di una o più specie di cui all'allegato II e per la coerenza
di Natura 2000, nonché alla luce dei rischi di degrado e di distruzione che incombono
su detti siti.

Valutazione d'Incidenza
La valutazione d'incidenza è il procedimento di carattere preventivo al quale è necessario
sottoporre qualsiasi piano o progetto che possa avere incidenze significative
(pregiudicandone quindi l'integrità) su un sito o proposto sito della rete Natura 2000,
singolarmente o congiuntamente ad altri piani e progetti.

Tale procedura è stata introdotta dalla direttiva "Habitat" (art.6, c.3) con lo scopo di
salvaguardare l'integrità dei siti attraverso l'esame delle interferenze di piani e progetti in
grado di condizionarne l'equilibrio ambientale; infatti si applica anche agli interventi
esterni alle aree Natura 2000 che possono comportare impatti sulla zona tutelata.

La valutazione di incidenza, se correttamente realizzata ed interpretata, costituisce uno


strumento di prevenzione che garantisce il raggiungimento di un rapporto equilibrato tra
la conservazione soddisfacente degli habitat e delle specie e l'uso sostenibile del
territorio. Trattandosi di un contesto ecologico dinamico, la salvaguardia della rete può
essere compromessa anche da interventi puntuali.

La direttiva "Habitat" non fa riferimento esplicito alle direttive sulla Valutazione di


Impatto Ambientale (85/337/CEE, modificata dalla 97/11/CEE) e sulla Valutazione
Ambientale Strategica (2001/42/CE).

Tuttavia, si può notare che in entrambi i casi la valutazione è fatta temendo


essenzialmente una probabilità d'incidenza negativa; quindi, quando progetti e piani sono
soggetti alle direttive VIA o VAS, la valutazione d'incidenza può far parte di queste due
valutazioni; deve essere realizzata, in ogni caso, anche in assenza di VIA e VAS.

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La Rete Natura 2000: uno strumento per la tutela della biodiversità

Il progetto europeo LIFE


LIFE è un programma comunitario di finanziamento, che nasce nel 1992 per contribuire
allo sviluppo e all'attuazione della legislazione e della politica comunitaria in materia
ambientale: le direttive Habitat e Uccelli sono i documenti di riferimento.

LIFE-Natura (insieme a LIFE-Ambiente e LIFE-Paesi Terzi) è una linea specifica del


programma che ha aumentato l'efficacia e l'efficienza dello strumento nel settore.

Il Programma LIFE è stato finora gestito direttamente dalla Commissione Europea per
quanto riguarda regolamentazione, emanazione dei bandi, valutazione e approvazione dei
progetti, co-finanziamento e monitoraggio degli stessi, appoggiandosi al Ministero
dell'Ambiente e della Tutela del Territorio (d'ora in poi MATT) esclusivamente per la
raccolta formale delle proposte e un'azione di informazione e promozione.

Dal 2004 il Programma LIFE è stato normato dal Regolamento (CE) n. 1682/2004 4 che
prorogava il programma LIFE III di due anni fino al 31 dicembre 2006, con un budget a
disposizione per il biennio di 640 milioni di euro. Con il bando emanato nel 2005 per
l'annualità 2006, si è concluso il Programma LIFE così come l'abbiamo conosciuto finora.

Per il nuovo orizzonte temporale di programmazione 2007-2013 la Commissione ha


ritenuto di adottare un diverso approccio per il finanziamento di azioni per la protezione
dell'ambiente tramite l'inserimento della dimensione ambientale in altri Programmi
(relativi allo sviluppo rurale e alla ricerca) e mediante la fusione di quattro strumenti
finanziari (LIFE, Forest Focus e due programmi di promozione dello sviluppo sostenibile e
di ONG operanti nel campo ambientale) in un unico strumento, per semplificare le
procedure di gestione esistenti.

Questo strumento si chiama LIFE+ ed è normato dal Regolamento n. 614/20075 del


Parlamento europeo e del Consiglio (23 maggio 2007).

4 http://europa.eu.int/eur-lex/it/archive/2004/l_30820041005it.html
5 http://www.minambiente.it/moduli/output_immagine.php?id=422

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La Rete Natura 2000: uno strumento per la tutela della biodiversità

Natura 2000 Networking Programme


Il "Natura 2000 Networking Programme" nasce dai solidi risultati ottenuti dalla iniziativa
"Natura Network", un progetto implementato tra il 2004 e il 2006. Il NNP promuove un
approccio integrato, descritto dettagliatamente, riconoscendo il contributo essenziale dei
diversi stakeholders, responsabili della ricca biodiversità dei siti Natura 2000 e delle zone
circostanti o con essi interagenti.

L'obiettivo del NNP è stato attuato attraverso l'organizzazione di una serie di eventi guida
e workshop tematici, e la creazione di strumenti pratici per promuovere Natura 2000 e le
buone pratiche (good practice) nell'amministrazione dei siti: focalizzarsi sulla
comunicazione e sulla costruzione di capacità progettuali e gestionali, riconoscere il
valore della partnership e i benefici dell'essere integrati in una rete europea.

Il NNP è fondato dalla commissione europea e amministrato da Eurosite6, European


Landowners Organization7 ed Europarc Federation8.

Parco Naturale di Rocchetta Tanaro: IT


Ambasciatore (per Organizzazione: informazioni
l'iniziativa “Natura Network”): sull'ente che si occupa della
dati, qualifiche. gestione del sito.

Sito: nome, localizzazione, superficie, comuni limitrofi,


identificativo ID Natura 2000, visitatori, descrizione.

Specie: elenco delle specie Habitat: elenco degli habitat


ospitate dal sito in questione. presenti all'interno del sito.

Stakeholder: elenco e Eventi di successo compiuti in


coinvolgimento. collaborazione con gli
stakeholders.

Comunicazioni: mezzi Gestione del sito: obiettivi,


utilizzati, iniziative, eventi, metodi, integrazione con Natura
volontari, progetti, 2000, risultati e budget.
collaborazioni.

Tabella 1: Scheda schematica di un sito Natura 2000 prodotta per il NNP.

6 Eurosite è una organizzazione di dimensione europea che raggruppa diversi gestori di siti ambientali.
7 ELO è una federazione di associazioni nazionali (Stati EU27) che rappresenta a livello della politica Europea
gli interessi dei proprietari e degli amministratori terrieri e degli imprenditori rurali.
8 Europarc riunisce membri provenienti da tutti i paesi europei con l'obiettivo comune di elevare e migliorare il
livello di gestione delle aree protette.

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La Rete Natura 2000: uno strumento per la tutela della biodiversità

Parte
Seconda

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La Rete Natura 2000: uno strumento per la tutela della biodiversità

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La Rete Natura 2000: uno strumento per la tutela della biodiversità

5. Natura 2000 in Italia

Identificazione di ZPS e pSIC

Fig. 2: pSIC in Italia Fig. 3: ZSP in Italia

Dal 1995 al 1997 il programma “Bioitaly” (cofinanziato dalla Commissione Europea


nell'ambito del programma LIFE Natura 1994) ha visto le singole Regioni e le Province
autonome partecipare all'identificazione sul territorio nazionale delle aree proponibili
come SIC, con il coordinamento della Direzione per la Conservazione della Natura
(MATT). Il Ministero, dopo aver ricevuto dagli enti locali un formulario standard e la
cartografia dei siti proposti e averne verificato la completezza e congruenza, procedeva a
trasmettere i formulari e le cartografie alla Commissione Europea. Per quanto riguarda
l'Italia, l'invio dei dati completi è avvenuto il 30 giugno 1997, nei termini previsti.

Durante questo processo, a supporto delle Amministrazioni Regionali, si è strutturata una


rete di referti scientifici, soprattutto grazie alla collaborazione scientifica della Società
Botanica Italiana (SBI), dell'Unione Zoologica Italiana (UZI) e della Società Italiana di
Ecologia (SItE) che hanno coordinato, mediante propri referenti regionali, l'attività dei
numerosi rilevatori di campo.

Tra le varie attività svolte o avviate, al fine di migliorare le conoscenze naturalistiche del
nostro territorio, troviamo la realizzazione di banche dati sulla distribuzione delle specie
(animali e vegetali, con check list e descrizioni), la stampa e diffusione di pubblicazioni e
contributi scientifici e divulgativi e l'avvio di progetti di monitoraggio sul patrimonio
naturalistico.

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La Rete Natura 2000: uno strumento per la tutela della biodiversità

Per quanto riguarda le ZPS, la Lipu, partner della BirdLife International, in collaborazione
con la Direzione Conservazione della Natura, ha aggiornato e perfezionato i dati relativi ai
siti italiani: ad oggi le IBA italiane identificate sono 172 e rappresentano sostanzialmente
tutte le tipologie ambientali del nostro Paese.

Pur con risorse finanziarie limitate, anche in Italia Natura 2000 ha giocato una parte
importante per l'attuazione delle politiche di conservazione, basti ricordare - a titolo
esemplificativo - la ripopolazione del Lupo in tutta Italia, la reintroduzione dell'Orso sulle
Alpi orientali e il reintegro e la protezione del Camoscio appenninico e della Tartaruga
marina.

Identificazione degli habitat


Sul territorio italiano (interessato dalle regioni biogeografiche mediterranea, continentale
e alpina) sono stati esaminati oltre 2000 siti, caratterizzati da grande eterogeneità, per
tutelare i quali era consigliabile raggrupparli in tipologie: questo avrebbe permesso di
elaborare strategie gestionali coerenti e confrontabili tra loro.

Si è voluto quindi risalire ad indicatori e azioni tali da evidenziare le particolarità di


ciascun sito e allo stesso tempo riconoscere le affinità che accomunano i diversi siti
Natura 2000.

Il lavoro a livello di tipologia, invece che di singolo "caso", è il risultato di un processo


complesso, che contempla l'adozione di modelli sintetici di riferimento, fino alla scelta
finale di utilizzare la matrice "siti x habitat".

La classificazione effettuata, secondo i tipi di habitat presenti, si è mostrata efficace per


la gran parte dei siti, ma non tiene conto della presenza di specie animali e vegetali. Tutti
i siti individuati solo per la presenza di specie, sono stati inseriti nell’apposita tipologia
"gruppo di siti eterogenei", per gestire la quale è necessario considerare le Liste Rosse, i
Piani d'azione e le azioni di monitoraggio. Questa tipologia racchiude:

• siti con habitat non presenti nella direttiva;


• pSIC individuati solo sulla base di specie animali e/o vegetali;
• ZPS individuate solo sulla base della direttiva Uccelli.

La classificazione effettuata sulla matrice "siti x habitat" ha individuato, oltre al gruppo di


siti eterogenei, complessivamente 24 gruppi di siti (corrispondenti a tipologie), per i quali
sono state indicate:

• linee d’intervento per una successiva definizione del piano di gestione;

• elementi naturalistici, indicatori di uso del suolo e dello stato di conservazione;

• minacce che possono verificarsi nei siti della tipologia.

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La Rete Natura 2000: uno strumento per la tutela della biodiversità

Le aree naturali protette


La legge 394/91 definisce la classificazione delle aree naturali protette e istituisce l'Elenco
ufficiale delle aree protette, nel quale vengono iscritte tutte le aree che rispondono ai
criteri stabiliti, a suo tempo, dal Comitato nazionale per le aree protette.

sono costituiti da aree terrestri, fluviali, lacuali o marine che contengono


uno o più ecosistemi intatti o anche parzialmente alterati da interventi
antropici, una o più formazioni fisiche, geologiche, geomorfologiche,
Parchi Nazionali biologiche, di rilievo internazionale o nazionale per valori naturalistici,
scientifici, estetici, culturali, educativi e ricreativi tali da richiedere
l'intervento dello Stato ai fini della loro conservazione per le generazioni
presenti e future.

sono costituiti da aree terrestri, fluviali, lacuali ed eventualmente da


Parchi naturali tratti di mare prospicienti la costa, di valore naturalistico e ambientale,
regionali e che costituiscono, nell'ambito di una o più regioni limitrofe, un sistema
interregionali omogeneo, individuato dagli assetti naturalistici dei luoghi, dai valori
paesaggistici e artistici e dalle tradizioni culturali delle popolazioni locali.

sono costituite da aree terrestri, fluviali, lacuali o marine che


contengono una o più specie naturalisticamente rilevanti della flora e
della fauna, ovvero presentino uno o più ecosistemi importanti per la
Riserve naturali
diversità biologica o per la conservazione delle risorse genetiche. Le
riserve naturali possono essere statali o regionali in base alla rilevanza
degli elementi naturalistici in esse rappresentati.

sono costituite da aree acquitrinose, paludi, torbiere oppure zone


Zone umide di naturali o artificali d'acqua, permanenti o transitorie comprese zone di
interesse acqua marina la cui profondità, quando c'è bassa marea, non superi i sei
internazionale metri che, per le loro caratteristiche, possono essere considerate di
importanza internazionale ai sensi della convenzione di Ramsar9.

sono aree (oasi delle associazioni ambientaliste, parchi suburbani, ecc.)


che non rientrano nelle precedenti classi. Si dividono in aree di gestione
Altre aree naturali
pubblica, istituite cioè con leggi regionali o provvedimenti equivalenti, e
protette
aree a gestione privata, istituite con provvedimenti formali pubblici o con
atti contrattuali quali concessioni o forme equivalenti.

indicate dalle leggi 394/91 e 979/82, che costituiscono aree la cui


Aree di reperimento
conservazione attraverso l'istituzione di aree protette è considerata
terrestri e marine
prioritaria.

9 Convenzione di Ramsar: Convenzione internazionale relativa alle Zone Umide di importanza internazionale,
soprattutto come habitat degli uccelli acquatici, firmata in Iran il 2 febbraio 1971. Ad oggi sottoscritta da più
di un centinaio di paesi e con oltre 900 Zone Umide individuate nel mondo, rappresenta ancora l'unico
trattato internazionale moderno per la tutela delle Zone Umide, sostenendo i principi dello sviluppo
sostenibile, con il termine uso saggio (inglese wise use), e della conservazione delle biodiversità.

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La Rete Natura 2000: uno strumento per la tutela della biodiversità

La Rete Ecologica Nazionale


La realizzazione della Rete Ecologica Nazionale deve necessariamente partire da dati
concreti. La Direzione per la Conservazione della Natura ha affidato quindi al
Dipartimento di Biologia Animale e dell'Uomo dell'Università di Roma "La Sapienza" il
compito di definire operativamente una componente di essa che fosse funzionale, come
punto di partenza, alla conservazione delle specie di Vertebrati, e quindi al
soddisfacimento delle loro esigenze biologiche ed ecologiche, della fauna italiana.

Tale analisi si è concretizzata nel progetto "Rete ecologica nazionale: un approccio alla
conservazione dei vertebrati" (febbraio 2000 - marzo 2002) e ha reso possibile la verifica
della congruità del sistema italiano.

In particolare è emerso che i Parchi nazionali ed i Siti di Importanza Comunitaria (SIC)


sono le aree che più efficacemente proteggono porzioni di territorio con alta biodiversità,
mentre esistono aree ad elevata biodiversità (localizzate generalmente lungo le Alpi e
l'Appennino centro-settentrionale in territori pedemontani) che restano escluse
dall'attuale sistema di protezione. Tali risultati potranno contribuire al miglioramento della
pianificazione in materia di aree protette.

Obiettivi del progetto sono stati10:

1. La definizione di diverse reti ecologiche: una "rete totale" che considera tutti i
vertebrati italiani, una rete per ogni gruppo tassonomico (mammiferi, uccelli,
rettili, anfibi e pesci) ed una rete per le 149 specie minacciate per il Libro Rosso
delle specie minacciate.

2. L'identificazione del grado di frammentazione e le necessità di ricostruzione delle


connessioni tra frammenti di popolazione, con indicazioni, territorialmente riferite,
delle azioni di conservazione e di gestione necessarie al mantenimento e al
ripristino degli habitat delle diverse specie.

3. Il confronto tra la rete delle specie minacciate ed il sistema delle aree protette e
programmate (Parchi nazionali, Riserve naturali statali, Zone di Protezione
Speciale, Siti di interesse comunitario)

4. La messa a punto di una metodologia standard di riferimento per lo studio delle


reti ecologiche su ambiti e con scale diverse.

I prodotti più rilevanti di questo progetto sono stati la Banca Dati Faunistica 2000 (504
specie) e i modelli di idoneità ambientale (477 specie), i dati digitali delle reti ecologiche
realizzate e loro comparazione con il sistema delle aree protette, una Relazione Tecnica
(metodologia adottata, risultati).

10 Da http://www2.minambiente.it/sito/settori_azione/scn/cn/flora_fauna/ren_progetto.asp

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La Rete Natura 2000: uno strumento per la tutela della biodiversità

6. La rete in Emilia Romagna

Fig. 4: Rete Natura 2000 (ZPS e SIC) in Emilia Romagna (aggiornata al 2005)

Le tappe dell'Emilia Romagna nell'individuazione di SIC e ZPS:

– nell'ambito del progetto Bioitaly (1995) è avviato un primo censimento 11 che porta
alla proposta di 111 pSIC e 41 ZPS per il territorio regionale;

– nel 2002 la Regione decide di rivedere la perimetrazione delle aree pSIC esistenti per
procedere ad una migliore definizione cartografica ed individuare nuovi territori da
sottoporre a tutela: il nuovo elenco12 di 113 pSIC, approvato dalla Commissione
Europea13, porta la superficie complessiva tutelata a quasi 195.000 ettari (un
incremento di circa 12.000 ettari rispetto al 1995);

– nel 2003, su richiesta del MATT e dell'UE, viene attivata un'ampia consultazione con
gli Enti Locali per ampliare le ZPS, che passano da 41 a 61 14 (aumento da 58.000
ettari a 155.000 ettari) riscuotendo consenso da parte della LIPU;

– nel 2006, dopo la pubblicazione dei decreti dei MATT 15 contenenti l'elenco dei SIC e
delle ZPS nazionali, la Regione approva alcune modifiche 16 a siti esistenti e individua
nuovi siti da tutelare.

La Rete Natura 2000 in Emilia-Romagna attualmente è costituita da:

✔ 146 aree (127 SIC e 75 ZPS di cui 56 coincidenti tra loro)

✔ 256.800 ettari (pari all'11,6% dell'intero territorio regionale)

11 Decreto del Ministero dell'Ambiente del 3 aprile 2000.


12 Delibere della Giunta Regionale n. 1242 del 15.7.02, n. 1333 del 22.7.02 e n. 2776 del 30.12.03.
13 Decisione n. C/2004/4031 del 7 dicembre 2004.
14 Delibera della Giunta Regionale n. 1816 del 22.9.03
15 Decreti 25 marzo 2005
16 Delibere della Giunta Regionale n. 167 e n. 456.

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La Rete Natura 2000: uno strumento per la tutela della biodiversità

Lo strumento di cofinanziamento europeo per l'ambiente, mirato alla conservazione degli


habitat e delle specie di interesse comunitario è LIFE Natura, al quale si deve aggiungere
la quota dei Fondi Strutturali del Piano Regionale di Sviluppo Rurale 2007-2013 dedicati
alla Rete Natura 2000.

I progetti portati avanti con questi fondi si concentrano soprattutto sulla zona
appenninica e sull'area geografica del Delta del Po. Due esempi, tra i più recenti:

• Ripristino ecologico e conservazione degli habitat nell’area della Salina compresa


nel sito SIC Valli di Comacchio (LIFE00/NAT/IT/7215)

• Azioni di conservazione del lupo (Canis lupus) in 10 S.I.C. di tre Parchi della
Regione Emilia-Romagna (LIFE00/NAT/IT/7214)

Territorio: habitat e specie


Aggiungendo ai SIC e alle ZPS anche le aree protette, i parchi e le riserve regionali e
statali, la superficie tutelata in Emilia Romagna raggiunge quasi 300.000 ettari.

Si tratta di un patrimonio naturale unico ed irripetibile, inserito peraltro in un territorio


variegato e ricco di
peculiarità, dove si alternano
la vasta pianura
continentale, la costa
sabbiosa e l’estesa coltre
appenninica, non
particolarmente elevata (solo
un paio di siti oltrepassano,
di poco, i 2.000 m) ma di
conformazione quasi sempre
aspra e tormentata.

Elevatissima, dunque, risulta


essere la biodiversità propria
di questo territorio,
accentuata dalla dislocazione
geografica, vero e proprio
limite di transizione tra i climi
Fig. 5: Siti Natura 2000 ripartiti per Contesto Ambientale.
continentale fresco ed umido
e mediterraneo caldo ed arido.

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La Rete Natura 2000: uno strumento per la tutela della biodiversità

L’Italia è il paese europeo con il più alto grado di biodiversità e l’Emilia-Romagna è tra le
regioni più ricche di specie animali e vegetali, nonché di ambienti che li ospitano; siamo
responsabili, quindi, di un patrimonio naturale di valore europeo e mondiale, da
conservare e gestire con il contributo di tutti.

Nelle 146 aree designate per l’Emilia-Romagna sono stati individuati finora come
elementi di interesse comunitario una settantina di habitat17 diversi, una decina di
specie vegetali ed una cinquantina di specie animali tra invertebrati, anfibi, rettili e
mammiferi, più un’ottantina di specie ornitiche.

Tra questi possiamo trovare:

– ben rappresentati gli arbusteti, le praterie, le rupi, le grotte e le foreste di vario


genere: mediterranee, temperate e boreali, di sclerofille, latifoglie o conifere, con tipi
prioritari quali i faggeti con tasso e agrifoglio delle celebri Foreste Casentinesi (FC);

– di prioritaria rilevanza le Lagune costiere (Sacca di Goro), le Dune fisse a vegetazione


erbacea (Massenzatica – FE);

– fenomeni a scala molto ridotta: il Lago di Pratignano ospita l'unico esempio dell'intero
Appennino settentrionale di torbiera alta.

La Regione Emilia-Romagna già con la legge regionale n. 2/77 aveva definito come
protette ben 92 specie floristiche, di cui dieci considerate di interesse europeo.

A questo elenco andrebbe poi affiancata una "lista rossa regionale" costituita da almeno
una cinquantina di specie, una decina delle quali attualmente estinte (o meglio, non più
segnalate da tempo): un esempio per tutti la felce mediterranea Asplenium hemionitis.

La situazione faunistica in Emilia-Romagna presenta margini di incertezza ancora


maggiori, non fosse altro per l’intrinseca dinamicità ed elusività delle popolazioni animali.

Delle 130 specie di interesse comunitario presenti in regione, delle quali 80 uccelli, solo 8
sono le specie prioritarie attualmente segnalate nei siti: lo Storione, tra i pesci; il
coleottero Rosalia alpina, lo scarabeo Osmoderma eremita e la farfalla Euplagia
quadripunctaria; la testuggine di mare Caretta caretta; il rospo notturno dei fossi padani
Pelobate fosco ed infine il Lupo, predatore elusivo e mobilissimo, avvistato in quasi tutti i
siti che toccano il crinale appenninico. La Lontra, uno dei mammiferi più rari d’Europa
("primo tra i non prioritari"), risulta almeno per ora estinto in Emilia-Romagna.

17 La descrizione degli habitat dell’Emilia-Romagna, sviluppata su applicazione del metodo europeo "CORINE-
biotopes", è contenuta nel Manuale per il riconoscimento degli habitat (Istituto per i beni artistici culturali e
naturali - Regione Emilia-Romagna, 2001).

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La Rete Natura 2000: uno strumento per la tutela della biodiversità

Concludendo con gli uccelli, la nostra regione annovera importantissime presenze ed


irripetibili siti, veri e propri santuari per l’ornitologia europea e mondiale come, ad
esempio, le Valli di Comacchio (FE), che ospitano attualmente 234 specie tra nidificanti o
migratori e svernanti.

La provincia di Modena
In Emilia Romagna il ruolo delle province per quanto riguarda la costituzione della Rete
Natura 2000 è esplicitato dalla Legge Regionale N.7 del 4 aprile 2004.

Articolo 3

Le Province adottano per i siti della rete Natura 2000 [...] ricadenti nel proprio
territorio le misure di conservazione necessarie, approvando all’occorrenza specifici
piani di gestione, sentite le associazioni interessate, che prevedano vincoli, limiti e
condizioni all’uso e trasformazione del territorio [...].

Nel territorio modenese sono presenti 2 Parchi regionali, 3 Riserve naturali, diverse Aree
di riequilibrio ecologico e Oasi faunistiche che ora interessano il 7% (18.000 ha) della
superficie provinciale (si spera di raggiungere in futuro il traguardo del 10%).

Montagna, collina e pianura, ambienti fluviali e rupestri, boschi, fontanili, salse... solo
alcuni degli ambienti fisico-biologici rappresentati.

Come negli obiettivi della Rete Natura 2000, si va


configurando un vero e proprio “sistema” che va dai
grandi parchi (il Frignano) ad aree di media dimensione
come i Sassi di Roccamalatina, le riserve naturali delle
Salse di Nirano, di Sassoguidano e della Cassa di
espansione del fiume Secchia, fino a realtà piccolissime e
significative.

A seconda delle dimensioni e delle finalità, cambiano le


modalità di gestione previste: in alcuni casi ci si affida a
Consorzi tra Provincia, Comunità montane e Comuni, in
altri semplicemente ai singoli Comuni.
Fig. 6: Mappa dei SIC (azzurro),
ZPS (giallo), SIC e ZPS (verde)
della provincia di Modena.

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La Rete Natura 2000: uno strumento per la tutela della biodiversità

SIC e ZPS ZPS SIC


Monte Cimone, Libro Aperto, Lago di
Valli Mirandolesi Poggio Bianco Dragone
Pratignano

Monte Rondinaio, Monte Giovo Valle di Gruppo Salse di Nirano

Siepi e canali di
Sassi di Roccamalatina Colombarone
Resega - Foresto

Valle delle Bruciate Faeto, Varana,


Sassoguidano, Gaiato
e Tresinaro Torrente Fossa

Alpesigola, Sasso Tignoso e Monte Cantiere Le Meleghine

Manzolino

Torrazzuolo

Cassa di espansione del Fiume Panaro

Casse di espansione del Secchia

Tabella 2: ZPS e SIC della Provincia di Modena

Tra gli obiettivi principali della gestione ambientale in provincia di Modena, la costruzione
di una solida “coscienza ambientale”: prerogativa indispensabile per raggiungere questo
traguardo, la diffusione delle conoscenze relative al territorio, intenso come bene da
proteggere ma anche come luogo dove i cittadini vivono e svolgono le proprie attività.
Solo attraverso la comprensione dei motivi alla base della tutela, legata ad una
consapevolezza delle minacce che gravano sull'ambiente, è possibile promuovere
atteggiamenti di residenti e fruitori coerenti con gli obiettivi di salvaguardia e
valorizzazione.

Per fare questo gli enti locali si sono impegnati nell'implementazione di servizi e attività
come la realizzazione di centri di visita e centri di educazione e documentazione
ambientale, l'implementazione di percorsi tematici, lo sviluppo dell'educazione
ambientale, coinvolgendo gli stessi abitanti delle zone interessate.

Non bisogna poi dimenticare che tutelando i beni ambientali si influisce direttamente sulla
conservazione del patrimonio storico e culturale appenninico e non solo: il Parco della
Resistenza di S. Giulia è un esempio di questo connubio, così come le ville storiche ed i
castelli (Villa Sorra, Montegibbio) e i parchi come quello Ducale di Pavullo.

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La Rete Natura 2000: uno strumento per la tutela della biodiversità

Fig. 7: Parchi e aree naturali protette della Provincia di Modena,


http://www.provincia.modena.it/servizi/ambiente/parchi

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La Rete Natura 2000: uno strumento per la tutela della biodiversità

Un esempio di pianificazione
Nel periodo tra il novembre del 2005 e il settembre del 2006 ha avuto luogo il progetto di
Ricerca ed Intervento “Strategie di collaborazione tra le istituzioni locali per la
promozione della Rete Natura 2000 nella Provincia di Modena”18.

L'iniziativa è partita dal presupposto che Provincia e Comuni non siano adeguatamente
attrezzati per la creazione della Rete, anche in materia di risorse umane.

Si è quindi voluta realizzare un'attività di formazione dei funzionari delle aree protette e
dei servizi tecnici provinciali e comunali con l'intenzione di creare un bagaglio di
conoscenze condivise (quadro normativo, esperienze precedenti, opportunità di
finanziamento) per soddisfare esigenze di:

– analisi delle minacce ambientali;

– elaborazione di obiettivi di conservazione e sviluppo sostenibile;

– individuazione delle esigenze relative alle competenze;

– definizione dei piani di gestione;

– scelta di strategie per la costituzione di una rete ecologica.

Analisi sul campo, incontri di discussione e seminari, elaborazione di documenti: queste


sono state alcune delle attività che hanno coinvolto il personale dell'amministrazione,
permettendo di evidenziare punti critici e strumenti.

Punti critici

Le politiche territoriali promosse dai vari enti non sono ben coordinate, e questo avviene
ad un livello tanto di pianificazione quanto operativo. Il risultato sono limitate efficacia ed
efficienza degli interventi, che si manifestano nella duplicazione delle attività ma anche
nel perseguimento di obiettivi contrapposti.

Le motivazioni alla base di ciò sono la scarsa sensibilità di politici e tecnici, le risorse
limitate, una bassa propensione a lavoro di gruppo e cooperazione, e infine il contrasto
che insorge talvolta tra le competenze tecniche e le esigenze ecologiche.

18 V. Barone, 2006, “Il progetto di ricerca intervento di strategie di collaborazione tra le istituzioni locali per la
promozione della Rete Natura 2000 nella Provincia di Modena: considerazioni sul tema dell'integrazione delle
politiche territoriali.” [www.eco-eco.it]

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La Rete Natura 2000: uno strumento per la tutela della biodiversità

Indirizzi generali

Iniziative proposte per risolvere le problematiche sono:

– definizione di un soggetto che faccia da regista, e quindi sia promotore della


condivisione di valori e idee progettuali, del coinvolgimento, del coordinamento ed
infine del monitoraggio; questo comporta anche un

– miglioramento dell'efficacia e dell'efficienza, ricordando che coordinamento significa


integrazione tra le varie attività e non perdita di responsabilità da parte degli enti;

– formazione e qualificazione delle risorse umane, con la creazione di un background di


conoscenze comuni e l'affinamento delle conoscenze settoriali, promuovendo il lavoro
di gruppo e la collaborazione.

Queste azioni dovranno essere sperimentate prima a livello locale, per ottenere così una
migliore integrazione nel territorio, e poi a livello provinciale.

Inoltre si è riconosciuto il valore fondamentale di un'altra risorsa: il volontariato,


generalmente poco coinvolto nella gestione delle aree naturali (con l'eccezione delle GEV,
Guardie Ecologiche Volontarie). Appoggiarsi ad associazioni ed ONLUS per attività come il
monitoraggio del territorio e dello stato di conservazione, la manutenzione, la promozione
e l'educazione ambientali permetterebbe di raggiungere un duplice obiettivo: risparmiare
risorse che potrebbero essere reinvestite positivamente e coinvolgere la comunità locale.

Anche in questo caso, sono necessarie formazione e qualificazione dei volontari.

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La Rete Natura 2000: uno strumento per la tutela della biodiversità

Bibliografia
Unione Europea

• Sintesi della legislazione UE: europa.eu/scadplus

• Sito ufficiale UE per la natura e la biodiversità: ec.europa.eu/environment/nature

• Natura 2000 Networking Programme: www.natura.org

• LIFE: www.euroinfo.unito.it/programmi

Organizzazioni ed Enti:

• ELO: www.elo.org

• EUROPARC Federation (Sezione italiana): www.europarc.it

• European Enviroment Agency: www.eea.europa.eu

• Eurosite: www.eurosite-nature.org

• LIPU: www.lipu.it

• Eco&Eco: www.eco-eco.it

Italia:

Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio:

• Aree protette, Life+, Natura 2000: www.minambiente.it

• Conservazione della Natura: www2.minambiente.it/sito/settori_azione/scn

Regione Emilia Romagna:

• Natura 2000: www.regione.emilia-romagna.it/natura2000/

• Life Natura: www.lifenatura.it/emilia-romagna/default.asp

Provincia di Modena

• Parchi Naturali: www.provincia.modena.it/servizi/ambiente/parchi

• Progetto ECOnet: www.provincia.modena.it/allegato.asp?ID=84

• Territorio, Ambiente: www.provincia.modena.it

Fiorano

http://www.comune.fiorano.mo.it/Turismo/salse%20nirano/default.shtm

http://www.agenziatpl.mo.it/servizi/ambiente/parcocollina/archivio.asp

Wikipedia – Lemmi: Disboscamento, Foresta, Bioma.

"Deforestazione", Microsoft® Encarta® Enciclopedia Online 2007.

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