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di Lorenzo Capranico
l.capranico@tin.it
In tutti i testi che ho utilizzato per studiare mi è capitato di trovare capitoli in cui si affrontava una
particolare scala analizzando la particolarità che tale scala offre all'improvvisatore nell'utilizzarla.
Cioè quali note caratteristiche la scala possiede in riferimento all'accordo sulla quale la scale viene
usata. Ed in effetti le cose funzionano, ma spesso vi è la sensazione che l'improvvisatore per fare in
modo che tali caratteristiche diano l'effetto desiderato, anziché eseguire un solo esegue tutta quella
serie di scale che la teoria indica come utilizzabili. Risultato: ottima tecnica, grande preparazione
ma poca musica. La conseguenza di questo a volte è la frustrazione.
A tutti è noto come si costruisce un accordo a partire da una nota e considerando una determinata
scala, operazione che viene chiamata armonizzazione di una scala, per cui evito di ripetermi. Ma
proviamo a costruire l'accordo di settima dominante sulla scala di Do maggiore, utilizzando la
seguente convenzione: per le singole note utilizzo la notazione italiana mentre per indicare un
accodo utilizzo la notazione internazionale.
Ovvero abbiamo introdotto la 9a, l'11a e la 13a evidenziate in blue. Ma si può notare che la parte
acuta dell'accordo non è altro che l'arpeggio di Am7.
Per cui sull'accordo G7 si può suonare l'arpeggio di Am7 per evidenziare la 9a, l'11a e la 13a creando
un fraseggio meno scontato e tipicamente jazz. Tale tecnica era usata dal grande John Coltrane.
Questo concetto però può essere esteso, infatti si può notare come partendo dalla VIIa dell'accordo,
ovvero il Fa, si possa suonare l'arpeggio di F7+ ed analogamente partendo dalla IIIa o dalla Va ,
ovvero dal Si o dal Re si possano utilizzare, per improvvisare sull'accordo di G7, sia l'arpeggio di
Bm7b5 che l'arpeggio di Dm7. Infatti questi ultimi due sono considerati delle sostituzioni.
In buona sostanza sull'accordo di G7 si possono suonare tutti gli arpeggi della scala di Do
maggiore, se si pensa l'accordo misolidio, creando degli effetti diversi. Ovvio però che vi saranno
degli arpeggi che suoneranno meno bene altri saranno più interessanti, per cui a voi la scelta...
Vero è che tutti i concetti teorici possono essere spiegati in tanti modi, è vero anche per altre cose
non solo per la musica, ma è altrettanto vero che per ognuno di noi utilizzando un punto di vita
piuttosto che un altro si riesce ad assimilare ed ha comprendere meglio il concetto che si sta
studiando.
Avete presente una struttura simmetrica, tipo un grattacielo o la torre Eiffel, se la guardiamo da un
qualsiasi lato ci appare sempre uguale, ma sapete cosa cambia? Quello che vedete dietro di essa,
ovvero lo sfondo. Per cui se si volesse dipingere un quadro si avrebbero infinite possibilità o
soluzioni anche restando il soggetto sempre lo stesso. Quindi il punto di vista ha una sua
importanza.
L'approccio delle sovrapposizioni mi ha aiutato e non poco nell'applicazione di una scala usatissima
nel jazz, ovvero la scala superlocria. In questo secondo articolo dedicato all'argomento cercherò di
spiegare il perché ed il come di un tale aiuto.
A tutti è nota la scala superlocria ovvero la scala minore melodica suonata a partire dal suo settimo
grado e dove questa può essere applicata. La prima parte dell'articolo esprime il concetto che su un
accordo di settima dominante, pensato misolidio, possono essere suonati quasi tutti gli arpeggi
relativi alla scala maggiore a cui l'accordo appartiene. Pensando ad un accordo di settima alterato e
supposto di voler utilizzare la scala minore melodica mezzo tono sopra, applicando il concetto delle
sovrapposizioni, si può pensare di suonare tutti gli arpeggi di questa scala. Cerchiamo di capire
quale effetto si ottiene.
Pensiamo all'accordo di G7, utilizzo la stessa convenzione utilizzata nella prima parte. Questo è:
Questa piccola analisi mostra come vi siano tre arpeggi che accentuano il sound della scala
superlocria senza tralasciare le note dell'accordo ed inoltre come vi siano due arpeggi che
accentuano il sound della minore armonica utilizzano comunque alcune note dell'accordo. Per cui
suonando l'uno o l'altro arpeggio si suonano alcune alterazioni piuttosto che altre.
L'aiuto ricevuto da tale approccio nell'applicare la scala minore melodica su un accordo di settima
alterato è stato quello di familiarizzare ed assimilare alcune alterazioni per volta, cosa che non
capita se si suona la scala. Fermo restando che comunque l'effetto che si ottiene con questi arpeggi è
interessante anche da un punto di vista musicale, nel preparare un solo e nell'improvvisare è
possibile utilizzare sia questi arpeggi, fondendoli con la scala minore melodica che l'arpeggio di
settima dominante. Evidentemente ciascuno di essi ha un effetto particolare e caratteristico
dipendente dalle alterazioni suonate, per cui a voi la scelta...