Você está na página 1de 2

Milano, città del mondo e città - mondo

Milano è una città del mondo. Essa, nei momenti decisivi della storia italiana, ha
svolto una funzione economica e culturale di raccordo e di proiezione verso l’Europa
e il mondo. Milano infatti è stata ed è l’epicentro degli scambi economici e finanziari
che hanno permesso la trasformazione dell’Italia in uno dei più importanti e
sviluppati paesi dell’Occidente. La cultura milanese, dall’illuminismo dei fratelli
Verri e di Cesare Beccaria, dal positivismo di Carlo Cattaneo fino alle avanguardie
del Novecento, ha interpretato e dato voce a questa vocazione internazionale della
nostra città.
La destra che da diciassette anni amministra Milano ne ha ridimensionato il ruolo e la
proiezione internazionale. Il provincialismo, il localismo, le fobie contro gli stranieri
hanno chiuso l’orizzonte. La preparazione e la gestione di un evento come l’Expo
rivelano una visione miope e ristretta: la giunta Moratti si sta rivelando incapace di
mobilitare le energie civili e culturali della città.

C’è un contrasto stridente tra le torsioni paralizzanti della preparazione dell’Expo, cui
si affiancano e si sovrappongono le agitazioni xenofobe di esponenti politici come
De Corato e Salvini, e la vitalità e l’apertura che Milano sa dimostrare nella sua vita
quotidiana. Il Salone del Mobile è un evento che richiama a Milano visitatori dal
mondo intero: la dimostrazione migliore della vocazione e dell’appeal internazionale
della nostra città.
Milano è stata e vuole essere una città aperta al mondo. L’Expo dovrà sancire e dare
ulteriore slancio a questa vocazione naturale della nostra città. La reti economiche e
culturali che collegano Milano al mondo sono vitali e pulsanti: sarà compito della
nuova amministrazione facilitarne la connessione e l’interazione, valorizzare i
collegamenti internazionali delle nostre strutture espositive, delle nostre Università e
dei nostri centri di ricerca, dei teatri e delle altre istituzioni culturali di Milano.

Milano ha un ricco tessuto sociale impegnato nella cooperazione internazionale. Esso


in questi anni ha operato nel disinteresse dei poteri pubblici milanesi, incapaci di
comprenderne il significato e le implicazioni. Cooperazione internazionale significa
conoscenza reciproca e scambio di esperienze con popolazioni e paesi che stanno
emergendo prepotentemente sulla scena economica e politica internazionale: essa è
un investimento sul futuro, uno sguardo generoso e lungimirante su un mondo che sta
cambiando tumultuosamente. Sarà compito della nuova amministrazione di Milano

compiere una scelta precisa per favorire, supportare, soprattutto valorizzare


l’impegno che tante donne e uomini milanesi stanno profondendo in questa direzione.
Milano, città del mondo, in questi ultimi vent’anni è diventata anche una città -
mondo. La composizione demografica della nostra città si è evoluta, come quella di
tutte le grandi città milanesi. Essa ha accolto immigrati provenienti da tanti diversi
paesi del mondo: dall’Est europeo, dall’Africa, dal Sud America e dall’Asia orientale.
Nelle nostre strade si parlano lingue di tutto il mondo, sui banchi delle nostre scuole
siedono bambini e bambine, ragazzi e ragazze, di tante diverse nazionalità. I “nuovi
milanesi” sono oggi il 16 % dei residenti a Milano: la maggior parte sono giovani,
che possono alimentare una nuova stagione di crescita civile e culturale.
Dinanzi a questo fatto nuovo la destra ha manifestato il suo volto peggiore: essa non
ha saputo e soprattutto non ha voluto pensare politiche di accompagnamento e di
governo. Essa ha perseguito un unico, irresponsabile obbiettivo: alimentare e gestire
l’inquietudine e la paura connesse al primo impatto con donne e uomini con altre
abitudini, culture e stili di vita. La destra ha favorito la immersione
dell’immigrazione: essa ha fatto di tutto per rendere gli immigrati “invisibili” nella
vita pubblica.
La nuova amministrazione dovrà rovesciare questa politica: essa dovrà favorire la
emersione e la visibilità dei nuovi milanesi. La valorizzazione della loro presenza
nella vita sociale e nella vita pubblica è il primo e indispensabile passo per favorire lo
scambio e la conoscenza reciproca, per siglare il patto per una “nuova cittadinanza”.
Diritti uguali e responsabilità reciproca: su queste basi si può aprire una nuova fase di
convivenza sociale e civile, che smorzi e riassorba paure ingiustificate, che valorizzi
nuove energie, che faciliti l’arricchimento reciproco.
Tutta una nuova politica deve essere inventata e costruita. Si tratta innanzitutto di
contribuire a semplificare percorsi legali e amministrativi spesso inutilmente
vessatori. Un’amministrazione lungimirante può svolgere un ruolo anche nell’ambito
della normativa vigente per supportare immigrati residenti in Milano spesso smarriti,
mantenuti inutilmente in condizioni di gravi difficoltà e incertezze.
La scelta essenziale dovrà essere la promozione del confronto e della conoscenza
reciproca. Per superare le paure e abbandonare le chiusure bisogna imboccare con
decisione la strada del dialogo interculturale. A Milano vi sono le energie umane e
culturali per andare in questa direzione: vi sono importanti e solide istituzioni
culturali, vi è un vitale tessuto culturale diffuso e vi sono ormai molte e importanti
comunità di immigrati. Si tratta di favorire il contatto e l’interazione fra queste realtà,
inventando e costruendo percorsi e progetti culturali nuovi. Le scelte della nuova
amministrazione saranno determinanti per aprire alla città questo nuovo orizzonte. La
posta in gioco, alla fin fine, è la qualità della convivenza civile e il vigore della
cittadinanza nella Milano del prossimo futuro.

Ferruccio Capelli, coordinatore tavolo Città Internazionale

Você também pode gostar