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Diritto degli enti locali

un comune è autonomo ha bisogno di assumere una propria identità


ordinamentale ispirata all'essere ossia ad una differenziazione
mentre,
Finora si è parlato di trasferimento di poteri di alle autonomie locali:
quindi all avere
l'ente locale autonomo in senso evolutivo deve poter esprimere
l'essere ordina mentale, ossia un'amministrazione che organizzi
nuovi e più ampi poteri di nell'ottica della diversità tra i vari territori e
come dinamicità degli obiettivi; quindi autonomia non significa più
autonomia della costituzionalizzazione statutaria intesa come potere
funzioni attribuiti dall'alto, ma a pensare ad una autonomia reale ->
ma riconoscere un processo anche minimo di autodeterminazione.
Le esigenze degli enti locali non possono essere soddisfatte solo
aumentando il numero delle funzioni attribuite, e trasferite secondo
un processo ordinamentale eterodiretto, riservato a potestà
sovraordinate.
Nel titolo V della costituzione si introduce il concetto di sussidiarietà il
quale appartiene alla logica dell'accrescimento ossia l'attribuzione di
compiti funzioni amministrative ai comuni alle province e alle
comunità montane. Ma l'autonomia non verrà soddisfatta con
un'attribuzione di poteri di maggiori, per questo la costituzione non si
affida solo alla sussidiarietà (riconoscimento delle generalità delle
funzioni amministrative ai venti locali) ma anche del concetto di
differenziazione non più quindi solo potere riconosciuto agli enti locali
bensi diversità di programmi, risultati, obiettivi, tutti legati alla diversità
istituzionale territoriale demografica sociale ed economica dei diversi
enti. Quindi: la costituzione modificata introduce i presupposti del
cambiamento primo fra tutti la costituzionalizzazione, infatti l'articolo
114 del titolo V riformato, non si limita riconoscimento dell'autonomia
per"potere funzioni" (logica dell'avere).
L'opera di ridefinizione non è facile, dato dell'amministrazione locale
italiana e poco locale. Il processo di omologazione imposto dall'alto
per modelli precostituiti se produce uguaglianza legali mal si concilia
con l'autonomia della differenziazione, che non può prescindere
dall'analisi e dalla valorizzazione delle caratteristiche locali, il diritto
uni forme ha prodotto finora equivalenze formali lontane dalle
situazioni reali, che portano addirittura vedere uguale Milano il grande
comune industriale e di piccolo comune agricolo meridionale.
Il diritto uni forme e un limite storico sopportabile in epoca di
decentramento meno sopportabile in epoca di autonomia avanzata
che tende al federalismo.
Il passaggio dalla situazione legale alla situazione reale si deve tener
conto di elementi e esogeni e indogeni, esogeni come il territorio:
area di aggregazione di interessi omogenei e spazio giuridico di
identificazione e caratterizzazione delle diversità che costituisce il
presupposto tecnico-giuridico per qualsiasi attribuzione che non
voglia prescindere dalle caratteristiche leali
. Per quanto riguarda gli elementi indogeni emerge dalla rilettura del
titolo V della costituzione che la sussidiarietà è diventato principio di
tendenza nell'attribuzione delle funzioni .
Ma non si passa da un modello unico al modello differenziato senza
capacità di autodeterminazione affidata d'una normazione autonoma
attenta a produrre programmi e servizi secondo le esigenze reali di
ciascuna comunità e di ciascun territorio senza supporti normativi
certi, e il problema sta proprio in questo: non l'amava dallo stato
l'esclusiva del processo di ridefinizione dell'autonomia delle diversità
perché altrimenti l'amministrazione delle realtà uguali diventa
amministrazione delle realtà disuguali, questo non vale solo per il
processo di attribuzione delle funzioni ma anche per la selezione
degli obiettivi che possano riconoscersi ad un'amministrazione locale
per quella che è, in diretta relazione con la realtà socio-economica
territoriale che essa rappresenta,
quindi partendo dal presupposto che gli interessi dei cittadini e
gliobiettivi di ciascuna amministrazione non possono cheessere
territorialmente diversi, non resta di individuare modi e forme d'una
potestà locale non più basata su una autonomia di quantità bensì su
una autonomia di qualità.
La qualità dell'amministrazione prodotta dipende anche da una buona
organizzazione. Nuova vita non c'è dubbio riguardo che stavolta è
successo qualcosa con una rivisitazione del sistema delle fonti che
produce un potenziamento dell'autonomia locale in generale, e di
quella statutaria in particolare, la costituzionalizzazione
dell'autonomia statutaria e la differenziazione quel principe ordinatore
operano per il riconoscimento del diritto alla , ciononostante il diritto
all'esclusiva riferì dallo stato per quanto riguarda modelli e funzioni
continua a riprodursi nella lettura estensiva dell'articolo 117 comma 2
lettera p) del nuovo titolo 5 della costituzione ma anche vero che il
problema del coordinamento tra riconoscimento dell'autonomia
statutaria e previsione dell'articolo 117 comma 2 debba essere frutto
di scelte normative definitive che non sia affidabile solo
all'interpretazione logica sistematica e, quindi per passare da una
riforma incompiuta ad una compiuta il legislatore deve passare dal
principe astratto della costituzzionalizzazione dell'autonomia
statutaria a contenuti concreti delineando il ruolo normativo dello
strumento statutario nelle diverse autonomie locali questi. Aspettando
scelte definitive si individuano 3 correnti di pensiero:
la prima--tende a considerare l'autonomia statutaria come "
nominalistica" affidata per ora disposizioni " orientative "prima di quei
contenuti che possano legittimare una piena autonomia rimarrebbe
così la subordinazione gerarchica dell'atto statutario alla legge,
nell'impossibilità di collocare esattamente lo statuto nel sistema delle
fonti.
Il secondo orientamento--vede gli statuti quali fonti sub-primarie da
considerare da un duplice punto di vista subprimarietà misurata in via
principale, rispetto alla registrazione statale èd in via secondaria
relativamente alla legislazione regionale residuale, verificandosi una
competenza relativa perlomeno per quanto riguarda l'organizzazione
amministrativa interna agli enti locali

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