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Indice
1
Introduzione.......................................................................................................................2
1.1 La sfera pubblica...................................................................................................8
1.2 Sfere pubbliche globali....................................................................................... 11
2
Lo spazio antropologico della Rete Mondiale.................................................................23
2.1 Scrivere in Rete: dall'email ai MUD...................................................................24
2.2 Dalle homepage personali ai diari on-line.......................................................... 31
2.3 Comunità reali.....................................................................................................39
3
La lingua pubblica .......................................................................................................... 43
3.1 Mezzi linguistici .................................................................................................44
3.2 Web-pidgin......................................................................................................... 46
4
WWW.BEPPEGRILLO.IT............................................................................................. 55
4.1 Pilota del ciberspazio?........................................................................................ 56
4.2 Conversazioni on-line......................................................................................... 63
4.2.1. Dialogo con Beppe Grillo........................................................................... 68
4.2.2. Senso di appartenenza alla comunità e dialogo tra i bloggers.................... 75
5
La blogosfera pubblica.................................................................................................... 83
Appendice.......................................................................................................................88
1 International Herald Tribune...................................................................................89
2 Gli amici di Beppe Grillo di Vicenza..................................................................... 90
3 I siti citati nel blog.................................................................................................. 92
Bibliografia.....................................................................................................................94
Tatiana Tartuferi Etnografia della comunicazione on-line 2
1
Introduzione
La parola, capacità distintiva dell'essere umano, è sempre stata al centro della riflessione
degli uomini di tutte le culture che, nelle tradizioni più diverse, le hanno da sempre
attribuito un ruolo fondamentale nella creazione del mondo. Gli esempi riportati dalla
letteratura etnografica sono numerosi: il più noto in ambito occidentale, ovviamente, è il
mito della creazione raccontato nella Genesi biblica, dove la parola divina è strumento
essenziale di realizzazione del progetto di Dio:
In principio, [...]
Dio disse:
La narrazione dell'inizio del mondo è scandita dalle parole del Creatore: ad ogni suo
comando un pezzo di mondo prende forma dal vuoto, in un rituale scandito dalla
formula Dio disse [...] E così avvenne in cui la parola si configura come atto originario
da cui tutto ha inizio.
L'associazione tra gli inizi cosmologici e il linguaggio è presente anche nei testi di
numerose culture lontane da quella giudaico-cristiana. In un testo egiziano il dio
Nebercer dice: Aprii la mia bocca, pronunziai il mio proprio nome come parola di
potenza, così come nei Veda la parola viene definita l'ombelico del mondo degli dei.
Non si deve pensare, però, che questo elemento sia presente solo nelle tradizioni scritte:
anche in una cultura orale come quella dei Dogon del Mali l'uomo diventa un essere
completo solo nel momento in cui l'Antenato gli fa il dono del linguaggio, necessario
alla conoscenza di tutto ciò che è utile agli uomini. Un'immagine che ritroviamo anche
in un mito della Nuova Caledonia: saggezza e parola salirono dalle loro viscere,
ridando dignità e valore a quegli esseri scialbi.2
E quanti europei sentono anche, dal paese basco fino alla Scozia, un'appartenenza
potente, profonda, a una regione, al suo popolo, alla sua storia e alla sua lingua!
Chi, negli Stati Uniti, può ancora considerare il suo posto nella società senza
riferimenti ai suoi legami anteriori – africani, ispanici, irlandesi, ebraici, italiani,
polacchi, ecc.? [1999: 10-11]
Se questo è il sentire degli individui, altrettanto composita è l'identità dei gruppi sociali
ai quali le persone fanno riferimento: viene percepita una pressione da parte di poteri
omologanti, ma, tramite la comunicazione su scala globale, le comunità locali tentano
comunque di mantenere un'identità distinta senza rifiutare, in modo più o meno
cosciente, il mutamento inevitabile nell'incessante processo di negoziazione delle
identità. Processo che in questo primo capitolo verrà illustrato da alcuni casi etnografici
presentati dalla letteratura antropologica.
Nel secondo capitolo di questo lavoro, invece, cominceremo a focalizzare con maggiore
precisione l'ambito di ricerca, analizzando diverse tipologie di siti Internet visti come
luoghi di aggregazione, nei quali gli individui possono sperimentare identità alternative
a quelle che interpretano col proprio corpo. Insomma, parleremo di quello che, con
termine molto abusato ma anche rivelatore, possiamo chiamare ciberspazio.
All'interno di questo spazio elettronico consentito dalla digitalizzazione dei testi, che
possono così viaggiare per tutto il pianeta tramite le linee telefoniche, le scienze sociali
riconoscono quelle che vengono comunemente definite comunità virtuali, ovvero sotto-
sezioni della Rete nelle quali le persone scrivono, inviano immagini, suoni e filmati, e
creano una relazione seppure in assenza di una compresenza fisica. Rifletteremo sul
senso di questa virtualità perché questi gruppi sono formati da persone in carne ed ossa
che utilizzano i siti per conoscersi, confrontarsi sui problemi della realtà quotidiana e,
eventualmente, studiare piani di azione comuni per intervenire all’interno della realtà
sociale che vivono quotidianamente. E tutto questo non suona niente affatto come
virtuale.
Tatiana Tartuferi Etnografia della comunicazione on-line 5
Tutto questo deve essere comunque considerato un momento di riflessione senza alcuna
pretesa da parte dell’autrice di raggiungere conclusioni definitive, perché condizionata
dalla difficoltà di applicare un metodo preciso ad un oggetto di studio per sua natura
sfuggente.
Scriveva Malinowski nell’introduzione al suo testo più famoso:
“L’etnologia è nella situazione tristemente comica, per non dire tragica, che proprio
nel momento in cui comincia a riordinare il suo laboratorio, a forgiare i suoi
strumenti, a partire pronta per lavorare al compito assegnato, il materiale del suo
studio svanisce con irrimediabile rapidità” (Malinowski, 2004, pag. 3).
Queste frasi per Malinowski indicavano il senso d’urgenza col quale egli viveva il
lavoro etnografico, e che avrebbe continuato a caratterizzare l'esperienza etnografica di
buona parte del XX secolo. Per l'antropologia di questo periodo il lavoro dell'etnografo
doveva fissare nella propria narrazione le culture “autentiche” prima dell'inevitabile
mutamento portato dal contatto con i paesi dei quali l'etnografo era rappresentante, in un
cultura, intesa come flusso culturale globale e ibrido [ibidem]: se oggi l'etnografo non
ha più il compito di salvaguardare la diversità culturale dal processo di
occidentalizzazione del pianeta, si occupa piuttosto di continuare a riscoprire le culture
dei popoli del mondo nella misura in cui questi popoli le reinventano col mutamento
delle circostanze storiche, specialmente in un'epoca in cui stanno venendo meno i
metaracconti e i paradigmi certi [Marcus e Fischer, 1996: 67].
In questo testo verrà presentata un’etnografia dei nuovi spazi che si sono aperti in un
mondo ormai sotto il controllo degli occhi satellitari. Un mondo dove, finita la realtà
fisica da esplorare (senza quasi più foreste vergini, con strade che solcano tutte le
distanze, con aeroplani che sorvolano ogni metro quadro di crosta terrestre), la scienza
e la fantascienza hanno aperto nuove dimensioni di realtà nelle quali ci si sposta senza
4 v. anche Matera, 2004: 59-60
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che le gambe si muovano. “Esserci senza andarci”, “esserci senza esserci” recitano
alcuni slogan di promozione della videotelefonia che sottolineano l'importanza di far
sentire la propria presenza anche a grandi distanze senza doversi necessariamente
muovere fisicamente, ma spostando la comunicazione dal livello dell'interazione di
persona a quello dell'immagine di sé.
L'etnografo, quindi, accende un computer e si collega a siti Internet in lingua italiana.
Mancherà il viaggio, come spostamento del corpo, mancherà la traduzione, come
spostamento tra due codici linguistici, ma le metafore che descrivono questo spazio ci
guideranno in un viaggio lungo le autostrade telematiche che potrebbe rivelarsi poco
virtuale e molto reale.
Numerose sono state le critiche a questa visione, che è limitata alla nascita di una sfera
pubblica borghese e maschile, escludendo gran parte degli attori presenti negli stati
moderni. Thompson ha evidenziato in particolare le obiezioni rivolte alla parte della
teoria che dichiara il declino e la morte della sfera pubblica: per Habermas, infatti, con
la nascita del concetto di benessere sociale e la presenza di forti gruppi di pressione in
grado di influenzare le iniziative dei governanti, salotti, caffè e periodici avrebbero
perso importanza, lasciando aperto il campo allo sviluppo delle istituzioni mediali.
Habermas parla, perciò, di un potenziale ambivalente dei mezzi di comunicazione
perché essi gerarchizzano le sfere pubbliche e, allo stesso tempo, ne ampliano
l’orizzonte di comunicazioni possibili, producendo effetti sociali tanto di controllo
quanto di emancipazione [cfr. Onorati, 2002]. Questo sviluppo condurrebbe così ad una
rifeudalizzazione della sfera pubblica da parte dell'autorità attraverso i media.
Thompson, nel suo testo dedicato ai mezzi di comunicazione, tratteggia secondo nuove
linee il concetto di sfera pubblica distinguendo due possibili significati della dicotomia
pubblico/privato: uno rimanda alla distinzione tra lo stato e le attività che vengono
considerate separate da esso; l'altro significato riguarda la relazione tra visibilità e
5 Il termine tedesco indica la pubblicità nel senso di ciò che costituisce il fatto pubblico ed è stato
tradotto in italiano con sfera o dimensione pubblica o con carattere pubblico per evitare l'ambiguità
del termine italiano (cfr. Habermas, 1971: 7, N.d.T.)
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6 Almeno nelle intenzioni, le leggi del mercato e dello Stato vengono sospese, per cui trionfa l'autorità
dell'argomento su quella della gerarchia sociale.
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Paolo Zocchi propone una riflessione sulle possibilità democratiche introdotte dalla
Rete grazie alla sua capacità di mettere in contatto tramite un medesimo linguaggio
persone dislocate in diverse parti del pianeta (ma con caratteristiche socio-economiche
comuni). Le interazioni reticolari, a suo parere, favoriscono l’interazione degli
appartenenti ad una élite economica che partecipano a giochi di gruppo, scambiano e-
mail, cercano informazioni e fanno acquisti. Compare così lo spauracchio di Internet
come mezzo che corrobora e rigenera il meccanismo economicamente oligarchico di
costruzione delle classi dirigenti sul piano globale [Zocchi, 2003: 50].
Pur senza disconoscere il problema del digital divide7, voglio qui porre l'accento sulla
presenza nei mezzi di comunicazione di massa di culture diverse che rinegoziano le
rispettive identità tanto da farli assomigliare ad un camaleontico polipo tutto-tentacoli,
quasi senza testa, nel quale gli individui si spostano continuamente dal centro alle
diverse periferie e viceversa.
Come ha osservato Arjun Appadurai, le comunicazioni di massa (e le migrazioni)
agiscono sull’opera dell’immaginazione in quanto tratto costitutivo della soggettività
moderna8 [2001: 16]. Lavoratori turchi emigrati in Germania guardano film turchi nei
loro appartamenti tedeschi e tassisti pakistani a Chicago ascoltano le prediche registrate
su cassetta in Pakistan o in India: questo crea sfere pubbliche diasporiche nelle quali i
7 P. Zocchi fa riferimento alla definizione di digital divide di Augusto Leggio: è l'insieme delle
disuguaglianze indotte sulla società in base al livello di partecipazione alla società tecnologica da
parte di individui, famiglie, imprese e istituzioni, nonché in riferimento alla presenza di barriere di
accesso.
8 In questo testo Appadurai interpreta la realtà contemporanea come modernità, mentre altri autori in
questi anni preferiscono parlare di post-modernità. Il termine modernità, infatti, è nato dalla
presunzione positivistica di trovarsi al punto estremo del progresso umano. In questo senso diventa
inaccettabile oggi e diversi autori hanno piuttosto distinto tra l’epoca moderna, che ha caratterizzato il
periodo dell’industrializzazione, e l’epoca post-moderna, che caratterizza la nostra contemporaneità.
In questo saggio parlerò semplicemente di contemporaneità.
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linguaggi cambiano e, a loro volta, portano al cambiamento di ciò che attiene alla sfera
dell’immaginazione.
I messaggi dei media vengono recepiti in maniera attiva dai soggetti, producendo
spesso resistenza, ironia, selettività e, in generale, azione [Appadurai, 2001: 21]. Se la
televisione, gli affari, i turisti attraversano le culture e le modificano, questi
cambiamenti vengono rielaborati a livello locale portando così ad una ridefinizione di
tutti gli elementi della relazione. Un processo che oggi avviene in ogni angolo del
mondo, sia quelli più esotici, sia quelli che viviamo quotidianamente.
Le comunità di persone che, con una certa frequenza e regolarità, leggono, scrivono e si
confrontano tramite le tecnologie elettroniche contribuiscono a delineare una sfera
pubblica concepibile come uno spazio di visibilità. Al suo interno gli individui cercano
un posizionamento che coincide con l'affermazione di un'identità che, nelle società
multiculturali contemporanee, non può coincidere con il gruppo etnico di provenienza,
ma si rifrange in una miriade di ruoli che ciascuno deve assumere nei diversi momenti
dell'esperienza quotidiana.
quimseños, cosa possibile solo tramite categorie che sono state definite all’esterno
dell’ambito locale, ovvero, parafrasando Geertz, tramite concetti lontani dall’esperienza
degli indios. Così la categoria di artistico, tutta occidentale, costituisce da tempo il
passepartout che dà alle nazioni occidentali accesso alle risorse espressive di
popolazioni culturalmente diverse, consentendo loro di rielaborarle e farle proprie.
Le produzioni artistiche delle popolazioni locali stanno per la loro identità [Myers, cit.
in Crain, 1998: 145], che viene così riconosciuta in ambito globale, anche se tramite
categorie di pensiero estranee alla cultura locale. Ecco quindi che gruppi di
intrattenimento come i Boliviamanta, che costituiscono uno dei momenti fondamentali
della festa di San Juan, hanno guadagnato un cachet transnazionale sotto l’etichetta di
“world music” e di “musica popolare andina”.
Gli indígenas vedono che le valutazioni positive della loro arte da parte di un pubblico
non indigeno accrescono il loro capitale simbolico così come il loro valore politico in
ambiti esterni, tanto da portare anche l'élite locale verso un processo di rielaborazione
dell'identità: se inizialmente quest’ultima si era costruita in relazione a rappresentazioni
negative dell’indianità, oggi i cosiddetti (spregiativamente) patrónes incorporano
immagini della differenza indiana come parte della loro stessa costruzione globale del
Sé. Un’incorporazione che può tradursi nell’indossare una gonna vintage acquistata in
Italia con una camicia riccamente ricamata acquistata da una donna india di Quimsa
[cfr. Crain, 1998: 152]. Crain vede questo comportamento come il prodotto non solo
dell’auto-creazione elitaria all’interno di questo contesto particolare, ma anche del
modificarsi dei discorsi politici, economici e culturali che sono emersi durante l’ultimo
ventennio, sia in Ecuador che all’estero, e che fanno vacillare le gerarchie locali.
per ridare un senso alla propria cultura all’interno della sfera pubblica globale che i
mezzi di comunicazione creano.
Tale funzione dei media appare squisitamente linguistica, nel senso che è resa possibile
proprio dal carattere indessicale del linguaggio. In tutte le lingue, infatti, sono presenti
degli indici, ovvero espressioni linguistiche che possono essere interpretate solo facendo
riferimento al contesto extralinguistico in cui vengono utilizzate. L'indessicalità
consente ai parlanti di comprendere il senso di un messaggio nonostante l'ambiguità
insita in qualsiasi struttura linguistica; se, infatti, i termini utilizzati possono avere
diversi significati, sono gli elementi contestuali e culturali che consentono una loro
corretta interpretazione:
i membri di una comunità linguistica condividono non solo una competenza su
come produrre frasi ben formate, cioè corrette dal punto di vista grammaticale, ma
anche una competenza relativa al “modo sociale o culturale in cui si parla” in una
comunità. [Matera, 2002: 25]
La partecipazione alla sfera pubblica globale è quindi possibile solo nel momento in cui
gli individui, o le società, condividono gli aspetti culturali e contestuali che vengono
diffusi grazie alla globalizzazione degli apparati mediatici.
9 Col termine vicinato Appadurai si riferisce a forme sociali effettivamente esistenti in cui la località,
come dimensione o valore, si realizza in misura variabile. I vicinati, in questo senso, sono comunità
effettive caratterizzate dalla loro concretezza, spaziale o virtuale, e dal loro potenziale di
riproduzione sociale [2001: 231-2]
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Un tipo di fragilità [...] deriva dal fatto che la riproduzione materiale di vicinati
effettivi deve sempre battersi contro la corrosione del contesto, almeno nel senso
che deve opporsi alla tendenza del mondo materiale a resistere ai progetti
standardizzanti dell'azione umana. Il secondo tipo di fragilità emerge quando i
vicinati sono sottoposti alle spinte produttrici di contesto generate da organizzazioni
gerarchiche più complesse, soprattutto quelle del moderno stato nazionale. [idem:
256]
In questa difficoltà di creazione della località è più che mai evidente come tutte le
culture, anche quelle tradizionali, siano dinamiche, perché ciascun gruppo etnico si
autodefinisce e si relaziona con altre comunità tramite strategie contingenti e flessibili
[Fabietti, 2002: 127]. Questo dinamismo sembra essersi accentuato proprio grazie alla
riduzione delle distanze spazio-temporali consentita dalla velocità con la quale è
possibile inviare suoni e immagini a grande distanza. Suoni e immagini (linguaggi) che
mettono in discussione l’identità localmente definita spingendo gli individui, ed i
gruppi, a negoziare un nuovo significato in relazione al globale.
In questo senso i mezzi di comunicazione sono, come lo specchio di Foucault,
un’eterotopia, ovvero qualcosa che
rende lo spazio che occupo nel momento in cui mi guardo nello specchio al tempo
stesso assolutamente reale, collegato con lo spazio che lo circonda, e
assolutamente irreale, perché per essere percepito deve passare attraverso questo
punto virtuale che è al di là di esso [cit. in Hoover e Clark, 2002].
Un esempio del dinamismo culturale che deriva da questo panorama è costituito dalla
cultura WoDaaBe (a cavallo tra Niger e Nigeria), le cui mode cambiano spesso nelle
forme, nei colori, nei materiali. Un'ulteriore conferma che la missione dell'antropologia
classica per salvare il patrimonio culturale (reificato, statico) delle culture tradizionali è
ormai superata dalla consapevolezza che l'equazione “tradizionale = statico” è falsa.
Le danze WoDaaBe, che ora vengono riproposte tramite un linguaggio cinematografico,
mutano di senso e vanno a collocarsi nella categoria dell’esotico. Apparentemente, una
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traduzione che diventa quasi un tradimento della loro tradizione, necessario per crearsi
un’identità forte nel panorama mondiale.
I WoDaaBe sono schiacciati da tutte le direzioni, vengono spinti verso habitat sempre
più aridi, stanno perdendo il loro capitale, ovvero gli animali, e subiscono anche forti
pressioni per la sedentarizzazione. I WoDaaBe, però, temono lo stile di vita delle
popolazioni vicine sedentarie, che, a loro dire, “hanno perso la strada”. Per mantenere la
propria identità distinta, quindi, hanno deciso di aumentare la propria visibilità ed
essere deliberatamente esotici è la loro strategia [Bovin, 1998: 109]: esasperano le
proprie manifestazioni etniche nei confronti del mondo esterno per poter rimanere
WoDaaBe, perché venga loro permesso di continuare ad essere nomadi. Ecco perché le
loro danze vengono trasmesse dalla TV nigeriana o addirittura messe in scena nei
palcoscenici europei. Un’esasperazione, un eccesso che Marc Augé ha identificato come
la modalità essenziale di tutta la contemporaneità (o, nelle sue parole, surmodernità).
Mette Bovin vede queste espressioni culturali come vere armi culturali:
Le danze marcano lo spazio etnico dell’essere WoDaaBe, in relazione sia alle
popolazioni che agli stati confinanti. [Sono] strategie di sopravvivenza per le
popolazioni nomadiche di tutto il globo [1998: 109].
Partecipando della sfera pubblica mediatica, i WoDaaBe modificano anche alcuni
aspetti distintivi della loro cultura. L’apparizione del cinema moderno ha modificato le
rappresentazioni e l’abbigliamento dei WoDaaBe. Nelle maggiori città (ma, con minore
frequenza, anche in quelle più piccole) dell’Africa occidentale i film indiani sono molto
seguiti, con l’effetto che negli anni Settanta e Ottanta alcuni WoDaaBe hanno
cominciato ad imitare le acconciature indiane. Inoltre, siccome per loro la pelle chiara è
un elemento importante della bellezza, alcuni hanno raccontato all’etnografa che gli
“Hindu” sono più belli di loro (affermazione eccezionale perché per tradizione la loro
cura per la bellezza li rende “ineguagliabili” da chiunque provenga da un'altra etnia).
Oltre a radio, cinema e televisione, negli anni più recenti si è aggiunto un ulteriore
elemento nella rete di comunicazione che avvolge la Terra, un elemento tramite il quale
la metafora è diventata esplicita: Internet.
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Nei suoi fili non sono state tessute ancora tutte le culture del mondo, ma in essa sono
presenti e si moltiplicano le alternative culturali presenti nel mondo occidentale. David
Nash evidenzia che Internet sembra aver dato una possibilità di espressione a
movimenti di pensiero (sotto-culture?) che vengono messi a tacere da parte della cultura
dominante. Una visione di Internet molto diffusa soprattutto durante i primi anni di
espansione della Rete, quando si sosteneva con entusiasmo la sua impermeabilità a
forme di censura di tipo tradizionale. Oggi vengono visti con timore i tentativi di
censura e controllo informatico attuati da alcuni governi centrali (v. le limitazioni
d'accesso a gran parte dei contenuti stranieri da parte della della Repubblica Popolare
Cinese), ma i siti continuano a moltiplicarsi, in un inestricabile intreccio di siti
istituzionali e spazi personali, siti commerciali e portali di risorse gratuite. Questo
mescolamento di visioni del mondo in un unico contenitore produce situazioni ambigue,
per la cui interpretazione sono necessarie categorie diverse da quelle della realtà
ordinata delle società organizzate.
Un esempio di ambiguità è costituito dal sito del Blinking Jesus, dove una semplice gif
animata10 poteva essere interpretata come un segno celeste (“aspetta, e vedi se Gesù ti fa
l'occhiolino”, proponeva il sito), ma numerose sono state le critiche inviate al sito stesso
o pubblicate in altri siti, che mettevano in dubbio l'accettabilità di una simile forma di
contatto con il divino.
Proposte come questa, mettono in rilievo un aspetto di Internet che lo distingue dagli
altri media: si configura come uno spazio (e un tempo) socialmente definito nel quale
gli individui hanno la possibilità di invertire, esagerare, parodiare gli aspetti della realtà
sociale nella quale vivono. Non più solo un mezzo col quale rendere visibili le comunità
locali in un contesto globale, ma anche un'occasione per ridefinire anche le stesse
identità locali.
Nell’eterotopia dei mondi mediati dal computer realtà e irrealtà si confondono, ma al
tempo stesso portano gli individui a rendersi conto della labilità del confine che le
10 Il formato .gif per la creazione di file di immagini consente di dare l'effetto di un'immagine che
cambia al passare del tempo.
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I MUD, le email, i forum possono essere visti come performance culturali tramite le
quali questi individui negoziano nuove identità ed intessono relazioni. Ne nasce
un’analisi di Internet e dei media, con le parole di MacAloon, come occasione
in cui, dal punto di vista della cultura, noi ci definiamo e riflettiamo su noi stessi,
mettiamo in scena i nostri miti collettivi e la nostra storia, ci presentiamo delle
alternative, insomma, in parte cambiamo ed in parte rimaniamo gli stessi [cit. in
Hoover e Clark, 2002: 137].
Tramite i media, quindi, si possono leggere i diversi discorsi (egemonico o di
rivendicazione di identità locali se non individuali) che permeano una società.
11 I MUD sono software programmati in modo da consentire la costruzione di mondi fittizi, tramite una
modalità di comunicazione testuale (cfr. capitolo 2).
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A questo riguardo è interessante il fenomeno delle città digitali, che sono un esempio di
come le tecnologie digitali stiano modificando la vita delle persone anche a livello
cittadino. Questo avviene tramite la creazione di agorà elettroniche non troppo distanti
da quelle reali [Roversi, 2004: 183], ovvero siti Internet che rievocano i tradizionali
luoghi di incontro sociale come il caffè, il comune, la piazza, favorendo così la
comunicazione tra i cittadini e lo sviluppo di una cooperazione che viene generalmente
considerata in diminuzione nella nostra epoca. Le persone che vivono in un medesimo
territorio oggi non si identificano come un gruppo unitario, magari per portare avanti
originali proposte di miglioramento degli spazi e delle esperienze di vita. Il nuovo
modello di lavoro flessibile che si sta affermando in Italia, pur con numerose perplessità
all'interno della società, favorisce lo spostamento delle persone tra le città e rende
difficile il radicamento in un territorio. Molte sono le persone che oggi fanno fatica a
rispondere con sicurezza ad una domanda apparentemente banale come “di dove sei?”,
perché dalla propria nascita hanno vissuto in posti diversi, ma anche perché non è più
chiaro quale sia il loro contesto di riferimento identitario, se l'Europa, lo stato nazionale
o la regione di provenienza, con le loro diverse storie, lingue e popoli [cfr. Maalouf,
1999: 10-1].
Ecco quindi nascere le reti civiche12 che sono state viste come il risultato di fenomeni
concomitanti, ovvero:
• la diffusione di Internet, particolare aspetto del più generale modificarsi dei
mezzi di comunicazione;
• la ricerca di nuove forme di partecipazione politica in seguito alla crisi delle
forme di rappresentanza conosciute negli ultimi decenni;
• la crisi di legittimità delle istituzioni, particolarmente evidente nella ricerca di
nuove forme di servizio alla cittadinanza. [Roversi, 2004: 188-9]
Questa situazione ha portato alla creazione di diverse forme di aggregazione che
Roversi definisce a metà tra reale e virtuale, perché utilizzano i mezzi di
comunicazione delocalizzati per connettere persone che vivono al massimo a qualche
quartiere di distanza.
Il paradosso è che, in una società nella quale le persone si incontrano sempre meno al
bar per discutere di politica, dove le piazze storiche si riempiono solo di turisti, dove
nelle stazioni gli italiani vanno di fretta e chi passa le ore a chiacchierare sulle panchine,
se non è in età da pensione, è sicuramente un poco di buono, si sono creati piazze e
caffè digitali dove ognuno può incontrare altre persone che condividano lo stesso stile di
vita. Nelle piazze digitali non ci sono gli emarginati sociali: sono frequentate solo da
alcuni gruppi sociali e, tra questi, solo da coloro che hanno sufficienti risorse
economiche e culturali per accedervi.
Inoltre, i caffè digitali possono essere frequentati anche durante l'orario di lavoro, grazie
alla connessione ad Internet sempre più diffusa, nonostante gli articoli allarmistici
spesso pubblicati dai quotidiani13. Si può così vivacizzare la giornata lavorativa e
seguire da vicino le tematiche che interessano, anche se si è contrattualmente costretti a
trascorrere le giornate all'interno di un ufficio.
A volte in contrapposizione a volte collateralmente a questi ciberspazi istituzionali, si
sono sviluppati altri siti che promuovono una riflessione sulla società contemporanea,
sull'Italia del terzo millennio nei suoi aspetti più quotidiani, più immediati. Le
discussioni talvolta si sviluppano con un'energia rivoluzionaria, con una volontà di
cambiare un certo stile di vita, mentre altre volte rispondono solo alla necessità di
condividere un'amarezza, una delusione nei confronti del paese nel quale queste persone
vivono (questo aspetto risulterà particolarmente evidente nel capitolo finale dedicato
all'etnografia sul blog pubblicato da Beppe Grillo14).
Se è vero che sta avvenendo una trasformazione della struttura della mitologia
(immaginazione nella parole di Appadurai), questo è, quindi, evidente nelle interazioni
cibernetiche. Pearce e Kang definiscono l'epoca che stiamo vivendo come quel
13 Esempi tratti da RaiNews, ripresi anche da altri quotidiani cartacei, come Il Sole 24 Ore:
• Indagine Internet Monitoring: Internet, 31 milioni di ore lavorative sulle chat-line.
Chiacchiere in rete: è la passione degli italiani, che si collegano al web ufficialmente per tenersi
informati, ma soprattutto per combattere la solitudine
• Indagine di Web@Work tra i dipendenti americani: Meglio internet della pausa caffè
Messi di fronte a una scelta, il 52% dei lavoratori intervistati rinuncia alla tradizionale pausa caffè a
favore della Rete. Che regna in ufficio, per lavoro ma non solo...
14 http://www.beppegrillo.it/
Tatiana Tartuferi Etnografia della comunicazione on-line 21
momento in cui gli esseri umani non sono più confortati dagli orizzonti che gli antichi
testi tracciavano, in cui le scienze negano l'esistenza di una verità assoluta. Nelle società
tradizionali la competenza comunicativa consisteva nei modelli mitologici, la vita stessa
era scandita dalla ripetizione di comportamenti definiti dal gruppo. Nelle società post-
moderne chiunque segua i modelli viene considerato incapace: il senso d’identità
dell’individuo dipende dalla sua capacità di relazionarsi con realtà diverse da quelle in
cui è nato o addirittura diverse da quella in cui vive, in una ricerca continua della novità
che viene alimentata da un bisogno di riconoscimento del proprio valore individuale
derivato dall’efficacia nel modificare il mondo sociale.
Le società nate in seguito alla formazione degli stati nazionali hanno superato i confini
delle comunità locali in un processo omogeneizzante che si è avvalso della forza
unificante del diritto, dell'educazione di massa e della diffusione dei mezzi di
comunicazione. I confini, però, sembrano essersi semplicemente spostati ad un altro
livello, ovvero nella creazione di diverse categorie sociali (genere, età, classe) che
suddividono la massa teoricamente uniforme dei cittadini.
L'epoca contemporanea vede l'evolversi di quel mutamento:
I media elettronici modificano ulteriormente questo scenario permettendo di
superare più agevolmente di prima sia i confini fisici sia quelli relativi alle
diverse categorie sociali. [Paccagnella, 2000: 48]
Questo senso di appartenenza ad una comunità globale si accompagna ad un senso di
spaesamento, per cui il singolo individuo, se percepisce ampi spazi di autonomia e di
autoaffermazione, vive la difficoltà di definire l'altro, che non è più lontano ma
presente nella vita quotidiana, pur continuando ad essere sentito come diverso. L'idea
della diversità si modifica e così anche l'idea d'identità, se è vero che questa è il risultato
della relazione con il diverso.
I MUD sono stati visti da Turkle come un'occasione per sperimentare identità altre, ma
queste alternative fanno sempre parte delle categorie definite all'interno della società
occidentale. Un pregiudizio messo in evidenza da Paccagnella nelle prospettive
d'indagine della comunicazione mediata dal computer è l'idea che i nuovi media siano
qualcosa di completamente nuovo che induce comportamenti sociali inediti. Eppure la
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2
Lo spazio antropologico della Rete Mondiale
Uno dei miei compagni di università, però, avrebbe definito banale questo utilizzo della
connessione in rete: diversamente, lui si divertiva spesso, nei laboratori universitari, a
collegarsi alle BBS15 (non ho mai capito esattamente per scrivere cosa e a chi).
15 Bulletin Board System: si ritiene che la sua invenzione sia attribuibile a Ward Christianson a cavallo
tra il 1977 e il 1978. Una delle prime importanti BBS fu Fido BBS, nata a San Francisco. Il software
Tatiana Tartuferi Etnografia della comunicazione on-line 24
Un'evoluzione delle lettere elettroniche sono le mailing list, ovvero sistemi più o meno
automatici che rendono le e-mail spedite da ciascun partecipante visibili a tutti i membri
del gruppo all'interno delle proprie caselle di posta (sempre elettronica). Il messaggio
elettronico assume in questo modo un carattere pubblico, infatti le mailing list vengono
generalmente utilizzate come strumento per mandare le informazioni a molte persone
contemporaneamente.
che le dava vita fu scritto da Tom Jennings nel 1983 e l'anno successivo al suo interno erano già state
create dozzine di siti.
Il software era basato su una tecnologia che permetteva agli utenti di spedire e-mail e partecipare a
discussioni simili a quelle che erano già in uso tramite altri software (come Usenet), ma la
caratteristica innovativa stava nel fatto che il programma funzionava su qualsiasi PC IBM compatibile
con un sistema operativo DOS2.0 o successivo. Questo voleva dire che chiunque possedesse un
personal computer e un modem poteva diventare un gestore di sistema del proprio nodo. [Hardy,
1993]
16 Un newsgroup è un gruppo di interscambio e di discussione su un particolare argomento che consiste
di interventi scritti in un sito e quindi accessibili a tutti i membri del gruppo.
17 Il termine bacheca elettronica viene utilizzato come sinonimo di forum, ovvero un programma nel
quale ciascuno po' pubblicare un messaggio al quale gli altri partecipanti possono rispondere: i
messaggi vengono pubblicati in sequenza, uno dopo l'altro, o sviluppano i cosiddetti thread, ovvero
fili del discorso.
Tatiana Tartuferi Etnografia della comunicazione on-line 25
I chiacchieroni, invece, si ritrovano nelle chat, ovvero software resi disponibili da siti
all'interno dei quali è possibile scrivere frasi che compaiono immediatamente a tutti
coloro che sono collegati nello stesso momento. Se questo genere di comunicazione è
immediato dal punto di vista funzional-temporale, non lo è altrettanto dal punto di vista
delle regole che ne definiscono l'uso: la comunicazione risulta chiara solo per coloro che
utilizzano questi programmi da un po' di tempo, perché è necessario apprendere i
comandi necessari per comunicare così come le convenzioni linguistiche specifiche di
questi ambienti. Chi entra in una chat tipo IRC18 per la prima volta si trova di fronte a
schermate piene di caratteri apparentemente senza senso in mezzo ai quali si può
cogliere qualche parola comprensibile, in italiano o in inglese. Qui di seguito vediamo
un esempio di pagina d'ingresso alle chat offerte dal sito Tiscali.
18 Internet Relay Chat: Servizio che consente agli utenti di partecipare in tempo reale a conversazioni
pubbliche o private, ovvero le chat.
Tatiana Tartuferi Etnografia della comunicazione on-line 26
Appare così l'elenco delle stanze esistenti al momento del collegamento al sito;
selezionando una delle righe si entra finalmente nella stanza, ovvero una pagina in cui si
susseguono, più o meno velocemente a seconda della foga scrittoria dei partecipanti,
righe di testo, alcune digitate dalle persone collegate, altre generate automaticamente
dal software di gestione della chat:
Nel linguaggio utilizzato nelle chat sono stati affinati degli espedienti linguistici
specifici di questo canale comunicativo. Come nella comunicazione faccia a faccia le
persone utilizzano una serie di segni paralinguistici con i quali aiutano l'interlocutore
nell'interpretazione di ciò che dicono, così nelle chat (ma anche nelle altre forme di
comunicazione on-line) sono stati introdotti degli strumenti per indicare lo stato d'animo
di chi scrive, senza rallentare il flusso della comunicazione:
1) Gli emoticons o smileys sono dei simboli grafici che vogliono dare l'idea
dell'espressione del volto di chi parla: la combinazione dei simboli della
punteggiatura si trasforma in faccine che rappresentano chi scrive (in alcune chat
la trasformazione della combinazione di segni in immagini di volti stilizzati
avviene in automatico (come nell'esempio riportato in questa pagina), oppure
Tatiana Tartuferi Etnografia della comunicazione on-line 27
Insomma, gli italiani sembrano avere una minore cultura della virtualità [2001: 94]:
anche un'indagine condotta nel 2005 a livello europeo ha messo in evidenza che buona
parte degli utenti internet più “soft”, i cosiddetti “dilettanti digitali”, risiede [...]in
Italia (41%), dove il web viene usato solo come ausilio nelle attività giornaliere21.
Per gli utenti americani, invece, le chat sono state ampiamente superate nella
simulazione di ambienti umani reali dai MUD22, che Sherry Turkle ha analizzato come
occasione di definizione di nuove identità e relazioni sociali. La studiosa, infatti, ha
visto questi giochi come una nuova forma di comunità che si crea grazie alla
collaborazione tra i partecipanti. Come in ogni buon gioco ci sono delle regole generali
ma la sceneggiatura delle vicende vissute dai personaggi viene scritta man mano da tutti
i giocatori.
Se Roversi, riferendosi alle prime ricerche sull'uso dell'email, ha definito la
comunicazione via Internet asettica, impersonale, Turkle propone una prospettiva
diversa (il grassetto è mio):
Le finestre del computer mi offrono molteplici strati di materiale diverso a
cui ho accesso contemporaneamente: appunti sparsi; stesure precedenti di
questo libro; trascrizioni di interviste con persone che usano il computer; e le
registrazioni delle mie sessioni di collegamento con sistemi telematici,
bulletin board, comunità virtuali. Quando scrivo al computer questi elementi
sono tutti lì, presenti, e il mio spazio di pensiero appare in qualche modo
più ampio. [...] Dopo anni di simili incontri avere un foglio di carta bianca
davanti mi fa sentire stranamente sola. [1997: 3]
L'abitudine all'utilizzo degli strumenti informatici, e più in generale a mezzi di
comunicazione come telefono e televisione, li rende talmente familiari da farli percepire
21 Da http://www.datamanager.it/tipouno.php?contenuto=ricerchedimercato/websense_internet.htm
22 Inizialmente l'acronimo stava per Multi User Dungeon, in riferimento ad un popolare gioco di ruolo
che è stato l'ispiratore del primo MUD, ma successivamente se ne è voluta ampliare l'accezione
espandendolo in Multi User Dimension.
Possono essere definiti MUD tutti quegli ambienti virtuali che l'utente può esplorare interagendo con
gli altri utenti che sono connessi al server nello stesso momento, ovvero sono sofware tramite i quali
gli utenti possono scambiare frasi, giocare ed esplorare nuovi mondi (sempre fatti di parole, n.d.r.).
Ogni utente controlla un proprio alter ego attraverso il quale cammina, parla con altri personaggi,
esplora aree infestate da mostri pericolosi, risolve enigmi, evita trappole e a volte ha anche una propria
dimora dove riposare e riporre oggetti, frutto di gesta eroiche, furti o missioni.
[cfr. http://punto-informatico.it/p.asp?i=36811&r=PI]
Tatiana Tartuferi Etnografia della comunicazione on-line 29
come indispensabili, anche per attività che un tempo svolgevamo altrimenti. Imparare a
scrivere col computer implica l'apprendimento (talvolta faticoso, altre meno) di una
serie di abilità che, una volta acquisite, diventano irrinunciabili. Ricordo l'espressione
che mia madre utilizzava, negli anni Ottanta, per dirmi di accendere la televisione
all'ora del telegiornale: “Adesso vediamo un po' cos'è successo nel mondo”: la
televisione era, ed è ancora, il collegamento con il mondo, o meglio, con quelle parti di
mondo che le trasmissioni televisive ci rappresentano.
Da quando Internet, insieme al computer, è entrato nelle vite di studenti ed impiegati il
rapporto con la televisione sembra in via di cambiamento: non è più tanto un modo di
collegarsi col mondo, quanto piuttosto un passatempo per quando siamo stanchi,
annoiati:
Si guarda la televisione perché si è annoiati e non si sa che fare. Se ti accorgi che
pubblicare un blog è interessante, ti fa conoscere persone e idee nuove, ti fa
diventare protagonista o almeno di fa sentire di contribuire a qualcosa, allora
Internet diventa il tuo medium preferito.
[Da http://www.debiase.com/storie_Contenuto.asp?Cod_Argomento=52
&Cod_Storia=317&ADDR_CALL=C]
I molteplici strumenti di comunicazione che Internet mette oggi a disposizione, invece,
vengono descritti, non solo dagli slogan pubblicitari, come l'occasione per ciascuno di
prendere parte attiva in questo (nuovo?) gioco di società e, come scrive l'autore del blog
citato sopra, sentirsi protagonisti.
Se, come osserva Appadurai, l'immaginazione ha frantumato la specificità dello spazio
espressivo dell'arte, del mito e del rituale, e adesso è divenuta parte del lavoro mentale
quotidiano della gente comune [2001: 19], lo sviluppo del software risponde a questo
cambiamento moltiplicando le possibilità di ciò che ciascuno può fare con una scatola
grigia collegata alla corrente ed aumentando così la sensazione di potenza.
Teoricamente, tramite il computer collegato in Rete, supponiamo nell'ufficio dove
lavoriamo, possiamo far arrivare il pranzo, far partire il riscaldamento di casa per
trovarla confortevole al nostro rientro, pagare la bolletta del telefono, parlare con amici
e parenti, recuperare le informazioni utili per scrivere una relazione per il capo, ricevere
Tatiana Tartuferi Etnografia della comunicazione on-line 30
la foto della neonata nipotina, giocare a diventare qualcun altro. Tutti gli aspetti della
nostra vita vengono messi sotto il nostro controllo remoto, ma non solo: nel computer
possiamo installare programmi di ogni sorta (programmi di grafica, per la stesura di
testi, per il calcolo, per la costruzione di database, per la creazione di pagine Web, per
disegnare l'arredamento di casa) e questa situazione moltiplica le attività con le quali
possiamo immaginare di occupare il tempo. Avere tutto questo nel proprio computer dà
l'idea di poter fare tutto, un'illusione alla quale si crede di buon grado, come se bastasse
sapere usare un programma di grafica per ottenere i risultati di Andy Warhol.
Paradossalmente, però, il computer, da estensione del nostro corpo, diventa lo strumento
che ci rende consapevoli dei nostri limiti, perché moltiplicando all'infinito le nostre
possibilità d'azione rende evidente la limitatezza di quanto ciascun individuo, come
essere storico e quindi finito, può realizzare.
Umberto Galimberti ha analizzato proprio i riflessi di tali sviluppi tecnologici sulla
psiche: lo sviluppo degli strumenti tecnici per comunicare, egli osserva, dà l'impressione
di avere più chances per entrare in contatto con altre persone, ma in realtà le tecnologie
definiscono i confini all'interno dei quali è pensabile comunicare, restringendo così lo
spettro delle nostre possibilità individuali.
Galimberti, nella sua analisi delle relazioni tra psicologia e tecnica, nota che nel mondo
antico la tecnica era uno strumento a disposizione dell'uomo, mentre oggi ha acquisito
una funzione diversa:
diventa l'ambiente dell'uomo, ciò che lo circonda e lo costituisce secondo le
regole di quella razionalità che, misurandosi sui criteri della funzionalità e
dell'efficienza, non esita a subordinare alle esigenze dell'apparato tecnico le
stesse esigenze dell'uomo. [1999: 36]
Finché la tecnica è stata appena sufficiente a raggiungere i fini che l'essere umano si
prefiggeva, essa era un mezzo, ma da quando la tecnica si è resa disponibile per il
raggiungimento di qualsiasi fine è diventata l'elemento-guida della rappresentazione
delle finalità di uomini e donne:
Tatiana Tartuferi Etnografia della comunicazione on-line 31
Internet per molti suoi utenti non ha niente a che fare né con i newsgroup né con le chat,
ma è il mare dell'informazione nel quale trovare tutto ciò che interessa. Nella ricerca già
citata [cfr. nota 21], coloro che considerano Internet come uno strumento per cercare
informazioni vengono definiti cyber cercatori sistematici e costituiscono il 44% degli
utenti Internet in Europa.
L'immagine di Internet come enorme contenitore di informazioni è talmente diffusa da
far parte anche del linguaggio di persone che non lo hanno mai utilizzato. Mi è capitato
che una conoscente di 60 anni, per approfondire un argomento del quale stavamo
parlando, mi abbia suggerito di inserire l'argomento in un motore di ricerca in Internet:
“e vedrai che ti viene fuori”, mi disse, quasi si trattasse del trucco di un prestigiatore!
Internet e la ricerca: un binomio molto diffuso, considerando quanto spesso possiamo
notare che, quando in una discussione amichevole nasce un dubbio linguistico o storico
che non si riesce a risolvere, qualcuno conclude con il proposito di andare a cercare la
risposta “in Internet”.
E' la versione ordinaria di quella che Pierre Lévy ha definito l'intelligenza collettiva,
ipotizzando che si sia aperto un nuovo spazio antropologico: lo spazio del sapere, che si
va ad unire ai precedenti spazi di significazione aperti dalla nostra specie, ovvero la
terra, il territorio e lo spazio delle merci. Questo spazio si caratterizza per
la velocità di evoluzione dei saperi, la massa di persone chiamate a imparare
e produrre nuove conoscenze e la comparsa di nuovi strumenti in grado di
Tatiana Tartuferi Etnografia della comunicazione on-line 32
Se l'hacker è colui che lavora d'accetta, oggi questo termine tende sempre più spesso ad
indicare i cosiddetti pirati informatici, ovvero temibili eroi della nostra epoca in grado
di abbattere le torri del potere grazie alla loro capacità di infiltrarsi all'interno delle
maglie delle strutture informatiche che governano qualsiasi ambiente umano.
Se questa libera circolazione dei prodotti dell'ingegno non piace ai poteri economici che
vivono del controllo del diritto d'autore, essa sta comunque diffondendo software
gratuiti in grado di ricoprire gran parte delle necessità degli utenti di computer:
programmi di videoscrittura e fotoritocco, fogli elettronici, browser di navigazione in
Internet, client di posta elettronica, e la già citata enciclopedia on-line multilingue. Per
non parlare delle persone che pubblicano gratuitamente le proprie tesi di laurea o
semplicemente le proprie ricerche in qualsiasi ambito (dalle informazioni su personaggi
dello spettacolo ad approfondimenti di astronomia).
Al di là della sua identificazione con un termine ancora controverso, la collaborazione è
ormai considerata uno dei valori fondanti della Rete, un aspetto della cybercultura, che
Lévy definisce come
l'insieme delle tecniche, delle pratiche, delle attitudini, delle modalità di
pensiero e dei valori che si sviluppano in concomitanza con la crescita
dell'ambiente di comunicazione emergente dall'interconnessione mondiale
dei computer [1997: 21].
Uno di questi valori è sicuramente l'idea di un ambiente nel quale poter aprire nuovi
spazi di libertà rispetto alle costrizioni sociali le più diverse che questi individui
interconnessi ma distribuiti su tutto il pianeta sentono come opprimenti.
Questa potrebbe essere una ragione iniziale che ha spinto tanti individui a creare negli
anni passati la propria homepage personale. Negli anni dei portali (Tiscali, Yahoo,
Virgilio, Lycos, Jumpy, solo per citarne alcuni) questi cominciarono ad offrire servizi
che avevano lo scopo commerciale di spingere sempre più persone a leggere le loro
pagine. Questi servizi erano soprattutto la posta elettronica e lo spazio Web25 gratuiti, il
secondo dei quali consentiva a chiunque volesse apprendere i rudimenti dell'HTML26 di
25 Spazio Web indica una porzione di memoria del server che viene dedicata a ciascun utente e nella
quale quest'ultimo può salvare dei file che saranno visibili a tutti i frequentatori di Internet.
26 HyperText Markup Language, ovvero un linguaggio di programmazione molto semplificato che viene
interpretato dai browser e consente di visualizzare testi, immagini, suoni e filmati tramite Internet.
Tatiana Tartuferi Etnografia della comunicazione on-line 34
creare il proprio sito personale. Da allora molti hanno provato a presentarsi tramite il
Web, non solo per scopi professionali o commerciali.
Se vogliamo ricercare le motivazioni di chi ha voluto imparare a costruirsi il proprio
sito, possiamo rivolgerci ai siti stessi, in molti dei quali gli autori sembrano voler
giustificare la propria presenza nella Rete. In gran parte dei casi gli autori dichiarano di
voler principalmente condividere le proprie passioni, pubblicare le proprie collezioni
intellettuali, tanto che i siti sono molto spesso “a tema”: dedicati ai fumetti preferiti, ad
un certo tipo di musica, ai testi delle canzoni, alla poesia, alla politica, e così via.
Talvolta si tratta di sfoghi personali oppure di semplici presentazioni di se stessi, quasi
il crearsi un personaggio, tentativi di ridefinire la propria identità. Resta compito degli
psicologi stabilire se queste identità siano quelle assunte nella propria vita face-to-face o
un'alternativa da usare in Rete.
Negli ultimi anni si è diffusa una nuova tipologia di sito personale, che ha la
caratteristica di non necessitare di alcuna conoscenza dei linguaggi di programmazione
per essere costruito. E' l'evoluzione più recente dei tentativi fatti dai portali citati
precedentemente nel cercare di aiutare gli utenti a costruire il proprio sito personale. Se
alla fine degli anni Novanta i portali offrivano software che creavano in automatico
pagine HTML, all'inizio del 2000 hanno provato semplicemente a standardizzare
l'aspetto di queste pagine creando un nuovo formato di sito, con il quale l'utente può
pubblicare qualsiasi genere di contenuto.
Così sono nati i blog, forma contratta di Weblog27, ovvero “diario di Rete” nel quale,
come in un diario, gli interventi sono raccolti per giorno e ora di inserimento. La
consultazione dei blog è inevitabilmente dispersiva sia per l'utilizzo abbondante di link
con altri blog, siti, notizie, sia perché i contenuti dell'autore possono essere letti
seguendo diversi criteri: in ordine cronologico, per temi o cercando delle parole-chiave
all'interno del motore di ricerca, generalmente disponibile all'interno del sito stesso.
27 Un weblog, o blog, è un sito Web aggiornato di frequente che consiste di messaggi (chiamati post)
visibili in ordine cronologico inverso, cosicché l'ultimo appare per primo. Tipicamente i blog hanno
uno stile personale ed informale e variano molto per qualità e contenuto.
Tatiana Tartuferi Etnografia della comunicazione on-line 35
I blog hanno una struttura seriale e cumulativa, simile al genere letterario dei romanzi
epistolari o dei diari, ma, a differenza di questi, il blog è eternamente incompiuto: la sua
fine è data solo dal fatto che l'autore si stanca di pubblicarlo oppure, nei casi più tragici,
non è più in grado di continuarlo. Questa caratteristica costituisce per alcuni un
elemento di fascino di questo tipo di scrittura/lettura, ma per altri rende questi siti
talmente inconcludenti da non risultare affatto interessanti. Non è difficile trovare in
Internet critiche a quella che appare solo come una nuova moda:
Certi blog sono gestiti da giornalisti professionisti, come Luca Sofri, ma i più
sono piccoli diari intimi o originali esperimenti letterari e creativi. Fuffa
insomma. Fuffa è un termine dispregiativo di origini incerte, che significa
"cosa di poco conto", inezia. Ma c'è chi nel popolo blog ha un certo orgoglio
per la propria fuffa. Lo scrittore Tiziano Scarpa, invece scrive: "I diari in rete
fanno pena. Sono autocensura giornaliera in pubblico. Enormi spazi di
espressione libera sprecati a raccontare fuffa".
[da http://digilander.libero.it/ilconiglione/esame.html]
[...] i blogger SONO una categoria. per lo più una categoria di scrittori
frustrati che non riescono ad avere altra visibilità se non quella. una categoria
di falliti. ecco.
[da http://www.giuliomozzi.com/archives/2005/03/lo_linko.html]
Gran parte dei post è costituita da brevi racconti indipendenti, talvolta fittizi,
anche se lo standard del genere imporrebbe all'autore di essere sincero sia nel
rappresentare i propri sentimenti che nel raccontare le proprie esperienze.
Ancora una volta ci si domanda perché qualcuno dovrebbe tutti i giorni, anche più volte
al giorno, collegarsi al proprio sito e pubblicare pensieri, riflessioni, articoli interessanti
letti da qualche altra parte. Come nel caso delle homepage personali, spesso l'autore del
blog comincia con una dichiarazione di intenti dalla quale possiamo comprendere cosa
lo spinge a comunicare con questo nuovo mezzo. Vediamone qualche esempio (il
grassetto è mio).
Semplicemente perchè ho bisogno di uno spazio dove registrare le mie
frustrazioni ed il mio desiderio di rivalsa sulla vita.
Tatiana Tartuferi Etnografia della comunicazione on-line 36
[http://delusione.blogspot.com/2004/02/perch-scrivere-un-blog-sulle-illusioni.html]
Riteniamo che pubblicare un blog sul proprio matrimonio sia un buon metodo per
organizzarsi meglio e scambiare idee utili con altri novelli sposi.
[da http://www.matrimonio-sposa.it]
Ma cos'è un Blog ? E' un sito personale a metà fra una rassegna stampa e un diario,
ma è molto divertente realizzarlo!
[da http://www.dalbauledellanonna.com/Blog.html]
Vi chiederete tutti quale sia il motivo che mi ha spinto a pensare ad un nuovo blog
ed io potrei rispondere scrivendo un libro. In realtà il motivo non esiste. L'ho solo
fatto perchè girando su internet in cerca di siti porno, ho visto che si poteva fare
senza spendere nemmeno un citto e le cose gratis vanno fatte sempre
[da http://taggiablog.blog.kataweb.it/il_blog_del_taggia/2005/10/]
Scrivere sul web può essere utile per condividere con altre persone le proprie
idee o i propri gusti oppure può semplicemente aiutare ad organizzare i propri
pensieri.
[http://www.comefunziona.net/articolo.asp?Ogg=blog&Pro=2]
[...] sono un pò emozionata primo perchè che a trent'anni io abbia ancora una
chances della prima volta mi sembra una figata incredibile secondo perchè questo
mondo un pò mi affascina.
[http://ermione30.blog.kataweb.it/]
[...] ho iniziato a vedere gli altri blog e ho sentito la voglia di scrivere tutto quello
che mi passava per la mente... ho sentito il bisogno di tirar fuori quello che ho
dentro e in questo momento, questo è l'unico modo che ho.
Prima esistevano le chat, avevo tanti amici "virtuali" con cui parlare, che alla fine
mi conoscevano anche più di quelli "reali" ed era una bella cosa stare insieme...
come ogni bella cosa è finita e adesso mi manca quel piccolo pezzo di mondo.
Non ho molte persone con cui parlare seriamente, sono tutti così diversi da me,
che potrebbero solo ascoltarmi, non certo capirmi. Con i pochi che mi capiscono,
che mi conoscono, alla fine è difficile tirare fuori tutto, troppa paura di rovinare
Tatiana Tartuferi Etnografia della comunicazione on-line 38
qualcosa, di essere "sempre triste"... che poi che male c'è ad essere se stessi?
Perchè dobbiamo sembre mostrare la faccia che gli altri si aspettano da noi?
[http://bblue.blog.tiscali.it/zs1747626]
Il coccodrillo della Disney, con i suoi occhi roteanti ed i continui movimenti fuori e
dentro l'acqua, finisce per diventare molto più interessante di un vero coccodrillo che si
muove pacifico a filo d'acqua in un fiume del parco nazionale del Benin.
L'uomo è sempre vissuto nella rappresentazione della realtà che la sua epoca ha
costruito. La realtà che la nostra epoca sembra costruire è quella che ho definito
dell'eccezionalità simulata, in cui esiste (è dotato di senso) solo ciò di cui viene fatta
Tatiana Tartuferi Etnografia della comunicazione on-line 40
Le persone che scrivono nei blog, come qualsiasi essere umano in quanto animale
sociale, sentono la necessità di parlare di sé, dei propri sentimenti, di condividere con
gli altri le proprie esperienze per attribuire ad esse un senso. Quando l'esperienza è
mediata, però, cambia il contesto rispetto all'evento iniziale, perciò la sua
Tatiana Tartuferi Etnografia della comunicazione on-line 41
Vengono definite comunità virtuali uno o più siti Internet nei quali si riunisca un
gruppo di persone che, mosse da uno o più interessi specifici comuni, si ritrovano con
una certa frequenza a comunicare tramite il computer. Rientrano quindi in questa
categoria tutti gli strumenti disponibili sul Web di cui abbiamo parlato finora: dalle reti
civiche ai MUD, dalle chat ai gruppi di blog.
Sono d'accordo con Luciano Paccagnella quando critica la terminologia ormai diffusa
che definisce virtuali questi gruppi, costituiti in verità da individui molto reali e che
spesso stabiliscono relazioni anche di persona. Infatti, il termine virtuale evoca
qualcosa di illusorio, immaginario, oppure, in ambito filosofico, qualcosa che esiste in
potenza ma non in atto. I gruppi che si incontrano in chat da un po' di tempo, invece,
organizzano quasi sempre incontri nei quali conoscersi direttamente, mangiare qualcosa
insieme, vedersi in viso. Se il termine è stato adottato nel gergo informatico per definire
un universo di possibili calcolabile a partire da un modello digitale e dagli input
forniti da un utente [Lévy, 1999:75], questo non toglie che l'utilizzo del termine per
descrivere realtà sociali può risultare fuorviante.
3
La lingua pubblica
Parlare di lingua pubblica può suonare tanto tautologico quanto evocativo; possiamo
pensare al concetto di cultura come testo pubblico di Geertz30 oppure all'affermazione di
Raymond Firth, secondo il quale il linguaggio degli essere umani è fortemente
stereotipato tanto che ognuno dice sempre quello che gli altri, in un modo o nell'altro, si
aspettano che dica. Il linguaggio, quindi, è determinato dal contesto culturale e, al
tempo stesso, determina l'orizzonte di pensiero all'interno del quale ciascuna persona
concepisce la realtà.
Se, infatti, l'ipotesi Sapir-Whorf31 è stata ridimensionata nelle sue conseguenze più
estreme, d'altra parte ha costituito un paradigma forte nella legittimazione dell'idea di
una visione del mondo linguisticamente determinata. In questo senso possiamo parlare
di costruzione linguistica della realtà, ovvero possiamo affermare che il linguaggio col
quale comunichiamo all'interno della nostra comunità dà forma al mondo nel quale
viviamo:
la lingua [...] diviene un potente strumento che ci consente di dar senso al mondo
fornendoci delle categorie di pensiero; ma al tempo stesso, proprio a causa di questa
sua proprietà, limita le nostre possibilità, definisce la distanza o l'ampiezza del
nostro sguardo sul mondo. [Duranti, 2000: 65]
Il punto di partenza per una riflessione sul linguaggio che definisce la sfera pubblica
può essere il seguente: l'esperienza del mondo è mediata simbolicamente, ovvero il
modo in cui ciascuno legge ed interpreta la realtà è definito all’interno delle chiavi di
lettura che la propria cultura gli fornisce. In questo senso, allora, il linguaggio si
configura come uno degli strumenti di definizione, di costruzione del mondo. Il parlare
non è un mezzo tramite il quale gli esseri umani descrivono in maniera neutrale
l’ambiente esterno ed il loro sentire interiore, piuttosto è uno dei sistemi simbolici che
mediano il rapporto con la realtà e danno un senso e un ordine all’esperienza, ovvero
permettono di comprenderla.
Nello sviluppo di questo concetto sono state cruciali le teorie di John L. Austin,
sviluppate nell'opera dal titolo emblematico: How to Do Things with Words. Il suo
lavoro ruota intorno al concetto di atto linguistico, che consiste in un'azione fatta di
parole, ma in grado di agire la realtà. Egli parla, quindi, della necessità di valorizzare
adeguatamente la funzione di attuazione ("performance") del linguaggio, quella, cioè,
nella quale esso si configura come un fare.
Nella Torre di Babele gli esseri umani non si comprendono perché ciascuna lingua
classifica il mondo in modo diverso dalle altre, bloccata com'è all'interno di un circolo
vizioso che potremmo esemplificare in questo modo:
Struttura
Esperienza linguistica
Parlante
Percezione Descrizione
del mondo del mondo
Tatiana Tartuferi Etnografia della comunicazione on-line 45
Ed è così che le comunità vengono immaginate e prende forma una realtà in cui ciò che
viene detto si trasforma in ciò che è, e ciò che è diventa ciò che viene fatto. 32
32 Sabelli, 1994, pag. 27: la citazione è decontestualizzata . Sabelli, nella sua analisi delle interrelazioni
tra la ricerca antropologica e le cosiddette iniziative di ‘sviluppo’ nei paesi del ‘Terzo Mondo’,
affronta anch’egli il problema del linguaggio in quanto problema di conoscenza. Nel caso di
associazioni semantiche quali identità culturale e sviluppo, sviluppo culturale e partecipazione,
rapporti interculturali e promozione sociale, egli scrive, il linguaggio si sposta dal livello dell’analisi
a quello della pratica inscrivendosi in progetti specifici che ottengono il consenso
sull’interdipendenza assolutamente indispensabile dei due termini. […] Ed è così che appaiono gli
universi fantastici, in cui ciò che viene detto si trasforma in ciò che è, e ciò che è diventa ciò che
viene fatto.
Tatiana Tartuferi Etnografia della comunicazione on-line 46
3.2 Web-pidgin
In Internet si parla ancora poco: principalmente si scrive. E' vero che viene decantata
sempre più la multimedialità dello scambio via computer, ma è anche vero che, per la
comunicazione orale a distanza, il canale preferito resta quello telefonico.
Giorgio Cardona, nella sua Antropologia della scrittura, faceva notare che la
multimedialità non è certo un tratto distintivo della società moderna: multimediali sono,
piuttosto, le società tradizionali, dove l'oralità è il principale canale di trasmissione e
creazione simbolica. In una società come la nostra, la scrittura ha il ruolo di codice
privilegiato, la comunicazione si linearizza nella dimensione obbligata della scrittura
[1981: 39], egli sosteneva, anche se le linee di scrittura nella Rete si incrociano creando
un reticolo tanto fitto quanto confuso.
33 L'ambito lavorativo, la partita di calcio allo stadio, la palestra, la chat, la cena tra amici sono diverse
situazioni che possono presentarsi nella vita della stessa persona nel giro di poche ore e che
richiedono l'acquisizione di ruoli sociali distinti.
34 Nodo è un termine specifico del gergo informatico che indica i punti di incrocio dei fili della Rete.
Tatiana Tartuferi Etnografia della comunicazione on-line 48
35 Il termine indica le lingue di contatto, ovvero lingue nate spontaneamente dal mescolamento di forme
appartenenti a sistemi linguistici diversi. Il pidgin, che generalmente presenta una grammatica
semplificata ed un vocabolario ristretto, viene utilizzato nella comunicazione orale tra parlanti
provenienti da gruppi linguistici diversi.
Un esempio di pidgin è il bislama della Repubblica di Vanuatu (isole del Mar dei Coralli): viene usato
da tutti gli abitanti delle 82 isole a prescindere dal gruppo locale e dalle influenze coloniali (le altre
due lingue ufficiali sono inglese e francese, mentre nei diversi villaggi vengono parlate 115 lingue
diverse).
Tatiana Tartuferi Etnografia della comunicazione on-line 49
Una ventina di righe impiegate per definire le località di provenienza dei tre partecipanti
alla conversazione possono sembrare un futile spreco di tempo, mentre costituiscono un
tentativo di trovare un argomento col quale avviare la conversazione con degli
sconosciuti. Questa nuova relazione, forse, potrà continuare in una stanza privata per
portare, nei giorni successivi, ad un incontro di persona.
Se la scrittura dell'italiano (e non solo quello di Internet: ci sono numerosi esempi anche
nella stampa dei quotidiani) si sta modificando in una sorta di mescolamento con le
abitudini di scrittura anglofone, bisogna notare che anche l'inglese fino a poco più di un
decennio fa non veniva scritto in questo modo.
Baron vede questo modificarsi della scrittura come la conseguenza delle trasformazioni
avvenute nel sistema educativo americano negli ultimi 125 anni. Innanzitutto nelle
scuole non viene più insegnata la retorica, ma uno stile di scrittura creativa, informale.
Secondariamente, negli Stati Uniti l'identità pubblica oggi viene costruita in modo
diverso perché i modelli sociali proposti ai giovani sono spesso pop-star adolescenti,
campioni di pallacanestro, o geniali hacker informatici: tramite questi modelli si crea
uno scollamento tra l'alto livello di educazione formale ed il successo economico-
Tatiana Tartuferi Etnografia della comunicazione on-line 51
sociale. Infine, sembra che anche il concetto di rispetto della privacy si stia
modificando, perché
many respectable Americans do not think twice about undressing before curtainless
windows, revealing intimate details of their lives on personal web logs or appearing
on 'reality' television programmes37 [Baron, 2003: 91].
Cambiamenti simili forse stanno avvenendo anche nelle abitudini degli italiani: la
creolizzazione con l'inglese non avviene quindi solo a livello linguistico, ma in generale
a livello culturale. L'industria americana dell'intrattenimento, infatti, ha colonizzato, sin
dal secondo dopoguerra, radio, cinema e televisioni: le pop-star inglesi e americane
dominano i palinsesti radiofonici, così come gran parte dei format televisivi vengono
importati da oltreoceano e le produzioni hollywoodiane rendono difficoltoso trovare
persino nei cinema d'essay produzioni europee, per non dire italiane. L'utilizzo del
computer, inoltre, ha importato nel mondo degli affari, ma anche nelle famiglie,
un'innumerevole quantità di termini inglesi, per non parlare dell'importazione di mode
che modificano i consumi e gli stili di vita e del modificarsi dei modelli aziendali e di
gestione del welfare.
L'italiano di Internet può quindi essere definito un pidgin per indicare sia l'inevitabile
influenza dell'inglese sia il lento sparire delle distinzioni tra lingua parlata e lingua
scritta.
Come nel rivolgersi a qualcuno di persona, infatti, anche nelle email e negli altri
messaggi pubblicati su Internet spesso vengono omesse le formule di saluto. Se nei blog
i commenti al diario dell'autore propongono delle riflessioni sull'argomento che iniziano
direttamente in medias res, anche nelle chat non tutti coloro che entrano in una stanza
salutano e vengono salutati, a meno che non vengano riconosciuti da altri utenti abituali.
Inoltre il lessico è colloquiale e la punteggiatura viene usata di rado, spesso in modo
non standard, magari per ottenere particolari effetti grafici.
37 Molti americani rispettabili non ci pensano due volte prima di spogliarsi davanti alle finestre senza
tende, mostrare dettagli intimi delle loro vite nei propri weblog o comparire nei reality televisivi.
Tatiana Tartuferi Etnografia della comunicazione on-line 52
Franca Orletti ha verificato, in un'analisi della scrittura della posta elettronica, che
predominano le frasi brevi e le noun phrase (espressioni nominali, ovvero frasi prive di
verbo), entrambi utili a creare un effetto di immediatezza che è tipico dell'oralità [2004:
81]. Inoltre, Orletti nota una sintassi concatenativa [2004:82], per cui prevale il
succedersi di frasi indipendenti rispetto ad una strutturazione più complessa del periodo.
Queste caratteristiche si ritrovano anche nella conversazione tramite chat, mentre nei
newsgroup e nei blog, dove gli autori sembrano prendersi il tempo di scrivere in modo
più esauriente le proprie considerazioni, verifichiamo un maggiore utilizzo (spesso
creativo) dell'ipotassi.
La tendenza della scrittura in Internet ad avvicinarsi alla lingua parlata è evidente anche
in quegli artifici che assolvono la funzione degli elementi paralinguistici del parlato.
Vediamo il caso, già citato in precedenza, dell'utilizzo delle faccine per rappresentare
gli stati d'animo di chi scrive: servono a cogliere le sfumature delle frasi che vengono
riportate per iscritto ma che evidentemente sono pensate per essere dette. Ad esempio, il
simbolo ;-) assolve alla medesima funzione del cambio di tono della voce o
dell'espressione facciale nella conversazione orale ed indica che la frase non deve essere
interpretata in senso letterale. Invece, il simbolo :-/ spesso serve a giustificare l'assenza
di una risposta immediata da parte dell'interlocutore perché è indeciso o confuso e
quindi sta pensando a cosa scrivere.
Un altro artificio sembra essere stato ripreso dalla scrittura dei fumetti e consiste
nell'utilizzazione di segni grafici per riprodurre i suoni non linguistici che vengono
utilizzati nel parlato. L'utilizzo dei caratteri maiuscoli, ad esempio, (come dichiara
qualsiasi edizione della Netiquette38) indica che le parole vengono dette con un tono di
voce più alto; oppure vengono scritti i caratteri mmmh (in un'infinità di diverse
combinazioni) per indicare che la persona sta pensando, mentre sssss spesso segnala che
l'interlocutore sta fumando.
38 Il termine netiquette indica quello che viene proposto come il galateo di Internet, ma in realtà si
concretizza in diverse stesure che vengono pubblicate nelle diverse comunità on-line. In questi galatei
viene indicato come ci si deve comportare se si vuole evitare di essere esclusi dalla comunità.
Tatiana Tartuferi Etnografia della comunicazione on-line 53
Personalmente, osservo che questa realtà viene costruita tramite lo stesso linguaggio che
viene utilizzato nella comunicazione al supermercato o rispondendo al telefono di casa.
Scrivendo in una chat o in un blog si usano acronimi, abbreviazioni, termini inglesi, il
tutto nel tentativo di rendere la scrittura rapida come la conversazione orale; eppure si
parla degli stessi argomenti trattati nei quotidiani, in televisione o durante la pausa-caffè
in ufficio. Vedo le peculiarità di questo tipo di scrittura come un riflesso dei
cambiamenti in atto nella società italiana in generale e non come la definizione di una
realtà alternativa, parallela. Senza nulla togliere all'esistenza di fenomeni innovativi,
anche all'interno della realtà fisica.
Certo, come dice Turkle, l'interazione cibernetica consente di sperimentare identità
alternative, ma lo fa all'interno della medesima cornice di senso che racchiude anche la
Tatiana Tartuferi Etnografia della comunicazione on-line 54
realtà che sperimentiamo vivendola con il nostro corpo, non solo con la nostra mente.
Come sosteneva Cardona, la scrittura è soggetta all'esigenza modellizzante propria
della cultura e
la sua circolazione sarà quella che più evidentemente mostrerà i condizionamenti e
le pressioni, le contraddizioni e i dislivelli del modello sociale. [1981: 89]
Tatiana Tartuferi Etnografia della comunicazione on-line 55
4
WWW.BEPPEGRILLO.IT
Questi fattori hanno contribuito alla creazione della comunità on-line dei frequentatori
del blog di Beppe Grillo: un gruppo di persone che, oltre a comunicare tramite Internet,
si incontrano e, oltre a scambiare le proprie opinioni sulla realtà contemporanea,
scelgono di adottare comportamenti alternativi (ad esempio per risparmiare sui propri
consumi familiari o per stimolare i propri governanti a fare scelte maggiormente
condivise dalla cittadinanza).
Un nuovo tipo di sfera pubblica, quindi, una riapertura degli spazi di discussione dei
Caffè ottocenteschi, all'interno dei quali la società viene ripensata e ricostruita. Come
allora si verifica un ripensamento del modello sociale ad opera di una fascia limitata
della cittadinanza, definita non tanto dall'occupazione e dal reddito, quanto dall'età e
dalla possibilità di accedere ad Internet. In queste pagine cercheremo proprio di
comprendere le relazioni che si creano grazie all'interscambio on-line (e off-line) tra
queste persone.
Il termine “cibernetica” viene usualmente fatto derivare dal greco kibernetes, che sta
per pilota, ovvero colui che conduce, oppure per colui che governa. Il termine fu
ripreso da Ampère nel 1834 che, nella sua classificazione delle scienze, gli dette il
significato di scienza del governo, mentre fu solo con l'inizio della seconda guerra
mondiale che gli venne attribuito il significato di scienza che riguarda in modo
specifico strutture che si autogovernano. In questo senso, assunse grande importanza
quando ci si propose di fornire alle macchine una possibilità di autogoverno, come il
pilota automatico negli aerei. Possiamo così comprendere come Gibson39 abbia derivato
la metafora di un ciberspazio dove non esistono né classi sociali né gerarchie né
controlli centralizzati. Lo spazio dei piloti, però, viene anche associato alle dimensioni
spaziali del mare e del cielo, con le loro caratteristiche di incommensurabilità e
39 William Gibson, scrittore statunitense di fantascienza, coniò nel suo romanzo Neuromante (destinato
ad un notevole successo) il termine cyberspace per definire il mondo dentro allo schermo del
computer. Il termine venne successivamente adottato dagli altri scrittori del genere, ma anche da
scienziati e tecnologi per indicare l'ambiente delle realtà virtuali e poi di Internet.
Tatiana Tartuferi Etnografia della comunicazione on-line 57
In una riunione degli Amici di Beppe Grillo di Vicenza41, una ragazza poco più che
ventenne disse: “Non c'è più la cultura dell'informazione”. Un'affermazione che suona
paradossale nella cosiddetta era dell'informazione in cui si lamenta proprio l'eccessiva
presenza dei mass-media nella vita quotidiana. La ragazza voleva indicare (come poi
avrebbe spiegato) la propria difficoltà nell'orientarsi tra le notizie ed i commenti
40 Sys-op sta per system operator ed è il termine inglese che indica i gestori delle comunità virtuali
41 Tramite il software Meetup è possibile creare diversi siti collegati tra loro che offrono delle
caratteristiche funzionali comuni: message board, appuntamenti (con orari e mappe per raggiungere i
luoghi d'incontro), schede per la presentazione dei partecipanti. Dal blog di Beppe Grillo è stata resa
disponibile questa funzionalità che ha permesso a decine di persone in tutta Italia di creare un sito
degli Amici di Beppe Grillo della propria città o cittadina (cfr. appendice 2).
L'indirizzo del sito dei vicentini è http://beppegrillo.meetup.com/3/
Tatiana Tartuferi Etnografia della comunicazione on-line 58
proposti quotidianamente dai media, e nel ricostruire una versione dei fatti in modo
autonomo.
Per rispondere a questa esigenza, è nato il blog di Beppe Grillo, che vuole utilizzare ed
insegnare ad utilizzare la ricchezza informativa di Internet per approfondire le
tematiche che più da vicino riguardano la vita delle persone ed aiutarle così ad attuare
scelte consapevoli per soddisfare i propri bisogni più sentiti. Grillo denuncia infatti uno
scollamento tra istituzioni e persone ed un fallimento totale della politica che richiede
oggi la responsabilità dei cittadini a farsi soggetti attivi per la promozione di iniziative
pubbliche più vicine alle loro esigenze.
Grillo, nelle sue pagine, si occupa talvolta di temi che hanno grande risonanza
mediatica (come le proteste degli abitanti della Val di Susa contro il passaggio della
TAV negli ultimi mesi del 2005) talaltra di questioni che i grandi mezzi di
comunicazione non approfondiscono (come il dubbio ruolo dei graffiti sui muri delle
nostre città). In ogni caso, i suoi post vengono letti quotidianamente da migliaia di
persone suscitando le reazioni più diverse.
La funzione sostanziale di questo scambio, però, ad uno sguardo attento non appare
tanto quella informativa quanto quella che ho evidenziato nel secondo capitolo di
questo studio: esistere (cfr. par. 2.3). Se esiste (ovvero, è dotato di senso) solo ciò che
viene reso visibile attraverso i media, se le popolazioni minoritarie che abitano il
mondo possono continuare ad esistere solo se vengono rappresentate come esotiche
attraverso i media, anche i singoli individui hanno bisogno di riacquistare un senso
dell'esistenza assumendo un ruolo attivo all'interno del sistema mediatico. Beppe Grillo
si fa portatore di questa rivendicazione, come dichiara in un'intervista a Repubblica
Radio, in occasione delle manifestazioni in Val di Susa:
Queste sono prese di posizione di persone che vogliono esistere, prima di tutto,
vogliono esserci, vogliono un'economia che determini la loro esistenza, prima di
tutto. [intervento telefonico del 16/12/2005]
Queste parole, però, non appartengono al linguaggio che normalmente viene utilizzato
da Beppe Grillo e che descrive lo sviluppo dei blog come un nuovo modo di fare
informazione, che bypassa le intermediazioni:
Tatiana Tartuferi Etnografia della comunicazione on-line 59
Io non è che mi alzo e invento una notizia. Fate delle notizie voi, che siete i
giornalisti, io poi faccio un commento. La gente non viene lì a leggere la notizia,
viene a leggere il mio commento su quella notizia. Perché? Perché si fida di me.
L'unico modo per capire se oggi una cosa è vera o finta è la reputazione di chi te la
dà. Io mi sono conquistato un pezzettino di reputazione in 35 anni e la gente viene a
sentire cosa dico, tutto lì.
Grillo quindi propone il suo sito come un'occasione per sviluppare una forma di
conoscenza, che diventa uno strumento per ridare potere alle persone che oggi non si
riconoscono nei propri governanti:
Le battaglie devono essere fatte per la fruizione libera e gratuita della conoscenza,
siamo in una grande guerra. Non so se avete capito che siamo in una guerra
spaventosa della conoscenza. E la gente... succedono queste cose... la Val di Susa,
per la conoscenza, la non conoscenza.
Qui abbiamo della gente malata, malata di protagonismo, mediocre anche, che dice
“questo va fatto così per il bene del progresso”, sono gente che non sa neanche di
che cosa sta parlando.
Queste nuove forme di comunicazione bypassano. Io sul mio blog, non è che scrivo
io. Hanno scritto i più grandi esperti in queste cose, ingegneri, professori di
università. Se lei va lì e clicca beppegrillo.it e va a vedere i commenti, sono
commenti di ingegneri, università, di biologi, di geologi, gente... di urbanisti. Io
faccio da megafono. Se siamo diventati il tredicesimo blog nel mondo ci sarà una
ragione. E la ragione forse è che il mondo sta cambiando.
Beppe Grillo propone e ripropone questo suo ideale di rinnovamento sociale di fede
umanistica secondo il quale, una volta dati agli individui gli strumenti per informarsi e
fare scelte libere, sapranno e vorranno farle. Ogni volta che il comico propone questo
suo ideale, però, scatena accese discussioni tra chi condivide con lui un'ottimistica
fiducia negli esseri umani e chi sottolinea le difficoltà che tale progetto incontra.
Vediamone un esempio. Il 10 gennaio 2006 Grillo pubblicò un post dal titolo L'albo dei
blogger, dove riprendeva la classifica che lo vedeva al XIII posto tra i blog pubblicati
in Rete, in qualsiasi lingua. La sua riflessione riguardo a questo successo si concludeva
Tatiana Tartuferi Etnografia della comunicazione on-line 60
dichiarando la fine dei vecchi media e del giornalismo, grazie allo sviluppo di un
sistema di comunicazione più egualitario, di uno strumento di democrazia
straordinaria, senza filtri, come era solito definirlo durante gli spettacoli del tour 2006.
Possiamo applicare la proprietà transitiva per cui, se Internet è democratico, lo sono
anche tutti i siti in esso presenti? No, perché la Rete è composta da innumerevoli nodi e
la sua invulnerabilità è data dal fatto che, finché reggono almeno 2 nodi, la Rete esiste.
Un sito, invece, ha un livello di vulnerabilità (sia tecnologica che sociale) maggiore,
quindi, per sopravvivere, necessita di un controllo.
Proviamo, quindi, a verificare il livello di democrazia all'interno del blog di cui ci
stiamo occupando, utilizzando un grafico che dia la dimensione del peso assunto da
Grillo rispetto allo spazio lasciato ai commenti.
Nel caso dei commenti al post del 10 gennaio 2006, ad esempio, possiamo suddividerne
i contenuti in questo modo:
• risposte dirette all'attore genovese: le persone si dichiarano d'accordo con le
idee espresse nel suo post del giorno oppure esprimono un'idea contrastante con
la sua (talvolta opposta, talaltra diversa solo per qualche aspetto);
• argomenti fuori dal tema principale: talvolta restano lettera morta, talaltra fanno
nascere nuove discussioni, comunque costituiscono uno spazio autonomo del
gruppo rispetto al leader;
• discussioni tra gli utenti, messaggi di incoraggiamento a Grillo e al gruppo,
scambi scherzosi simili a quelli che avvengono in chat: elementi che danno la
dimensione della comunità, del gruppo che si riconosce in un obiettivo unitario.
41,94%
risposte a Grillo
fuori tema
dialogo e comunità
35,90%
Tatiana Tartuferi Etnografia della comunicazione on-line 61
In molti casi, però, giudizi negativi come questo non vengono sufficientemente
motivati. Commenti scettici, invece, vengono da chi sembra essere deluso dal fatto che
alla fin fine Beppe Grillo continua ad essere solo un comico, mentre in molti ne avevano
richiesto un impegno in politica per far nascere un partito dal basso:
Viva la reputazione di chi, pur avendo mezzi e persone al seguito per agire, sa
sempre e solo parlare.
E non agirà mai se no poi i suoi amici politici gli saltano addosso perchè finirebbe
col rubargli la scena e la poltrona... Meglio dare una mano stando in retroguardia
piuttosto che provare in concreto a fare qualcosa. Vero? Perchè tanto sa bene che la
fine che farebbe sarebbe la stessa di tutti quelli che siedono in parlamento: tante
buone parole, e zero fatti concreti.
Come quest'ultimo blogger lamenta, in realtà nel blog sono state fatte ben poche
proposte concrete di impegno politico forse per una scarsa conoscenza dei meccanismi
di funzionamento delle istituzioni italiane da parte dei partecipanti, ma anche perché
l'artista genovese ha sempre tenuto a mettere in chiaro che lui è solo un comico.
Nel suo spettacolo del 2 febbraio 2006 a Bassano diceva: è un momento grave, voi siete
anche di più dell'anno scorso, siete di più perché avete dei problemi voi, non perché
sono bravo io! Avete dei problemi: voi non avete più punti di riferimento! Il vostro
punto di riferimento, pensate, è un comico... avete sbagliato tutto nella vita se siete
ridotti così.[ride]
Con un tono di scherno, al quale il pubblico applaudiva tra le risate, Grillo, ironizzando
sul proprio ruolo all'interno della sfera pubblica, non faceva che riaffermarlo. Nel suo
pubblico c'erano fedeli spettatori che lo seguono da anni nei suoi spettacoli, altri lì
quasi per caso ed altri che, dopo mesi che seguono il suo blog, hanno deciso di vederlo
di persona. Certo non si può dire che lui sia un punto di riferimento politico per tutte le
4000 persone presenti quella sera, eppure l'entusiasmo del pubblico era unanime e dal
pubblico non è nata nessuna protesta di fronte a quell'affermazione che potrebbe essere
considerata anche offensiva (proteste che invece sono state sollevate nel momento in
cui ha sostenuto che è giunta l'ora di eliminare il calcio e tutto il mondo che fa
riferimento a questo sport).
La fiducia nei confronti di una persona diventa quindi la motivazione che spinge
migliaia di italiani a comunicare tramite le pagine del suo blog, ma sono poi le
conversazioni stesse che catturano il loro interesse e si ampliano fino a costituire quella
che abbiamo definito una sfera pubblica.
adottati all'interno di questo blog nello svolgersi di una sorta di dialogo collettivo
guidato.
Innanzitutto notiamo che nei commenti ai post di Grillo si è sviluppata una forma
particolare di rituale di apertura, che segue solo di qualche istante la pubblicazione del
post giornaliero (gli esempi che seguono appartengono a post diversi):
primo?
primo
Ciao
A.K.
1°
Arriveremo primi!!!!
n primo io...no...chissaä
L'osservazione attenta delle comunicazioni on-line mostra come al loro interno si siano
sviluppati dei meccanismi linguistici propri del mezzo, portando anche questa nuova
scrittura verso l'affermazione di stereotipi tipici del genere. Un fenomeno che conferma
l'ipotesi secondo la quale le conversazioni umane sono altamente stereotipate, tanto che
ciascuno dice ciò che gli altri, in un modo o nell'altro, si aspettano che dica [Firth, cit.
in Matera, 2002: 11]. Posso addirittura affermare che l'utilizzo di un linguaggio
stereotipato è ancor più evidente nelle conversazioni on-line dove l'assenza di elementi
fisici di supporto alla comunicazione (espressione del volto, gesti, tono della voce) lo
porta a diventare più espressivo che nella lingua parlata ma meno formale e strutturato
che nella lingua scritta che ci viene insegnata sui banchi di scuola. Tra i diversi approcci
di studio alla comunicazione mediata dal computer, questo aspetto viene messo in
evidenza particolarmente dalla prospettiva hyperpersonal, secondo la quale le persone
che si relazionano on-line lo fanno in modo più stereotipicamente sociale che off-line
[Walther cit. in Paccagnella, 2000: 36].
Marcatamente iperpersonale, o iperespressiva, è una modalità di interazione distintiva
della comunicazione on-line (e messa in evidenza da numerosi studiosi delle chat): si
tratta del flaming, ovvero l'accendersi improvviso (spesso immotivato) dei toni di chi
scrive tanto ad arrivare a delle vere e proprie offese nei confronti degli interlocutori:
Gli insulti, per i non addetti ai lavori, sono l'arma verbale tipica della rete. Per una
qualche ragione (anonimità? Blocco dello sviluppo? Distanza fisica?), chi scrive in
rete si offende facilmente e fa presto a scagliare tremendi attacchi personali.
Quando il bersaglio risponde a tono, la mischia risultante degenera in una vera e
propria sparatoria: un'infiammata guerra di offese verbali. [Herz, 1995: 27]
Nella sua colorata descrizione delle chat, J.C. Herz propone un'interessante
interpretazione di queste esplosioni di violenza verbale: il flaming in realtà sarebbe solo
un gioco di abilità che non deve essere preso troppo sul serio. Consiste essenzialmente
in una gara di astuzia nella quale i partecipanti cercano di dimostrare di essere i più
perspicaci, di saper eliminare l'avversario del momento grazie alle proprie capacità
pseudo-oratorie. Herz arriva persino a redigere una tassonomia degli insultatori: il
Tatiana Tartuferi Etnografia della comunicazione on-line 67
Altre volte l'infiammarsi nasce dalle diverse opinioni politiche dei partecipanti al blog,
come in questo (limitato) battibecco nato dalle affermazioni fatte la sera precedente dal
ministro della giustizia Castelli di fronte all'anziano giornalista Eugenio Scalfari durante
una trasmissione televisiva:
SEI VECCHIO E TI TREMANO LE MANI
Spero che il filmato di Castelli, un ingegnere elettrico diventato ministro della
giustizia, che apostrofa Scalfari venga messo sulla rete ben presto, per esempio su
RAICLICK.
E che tutti gli STRONZI che lo hanno votato vedano questo video, e poi se ne
vadano da questo paese o almeno facciano a meno di andare a votare la prossima
volta
Paolo Battacchio 11.01.06 12:48
Stronzo sarai TU!
é vero scalfari è vecchio e RIMBECILLITO!
Come sono LADRI TUTTI quelli di sinistra!
Tatiana Tartuferi Etnografia della comunicazione on-line 68
Come già osservato l'apertura della discussione nel blog può essere data solo dall'autore
che, con la pubblicazione di un nuovo post, sceglie la tematica intorno alla quale i
Tatiana Tartuferi Etnografia della comunicazione on-line 69
blogger formeranno le proprie opinioni. Eventuali interventi fuori tema non vengono
censurati, ma devono essere giustificati, ad esempio utilizzando l'acronimo OT (cfr.
par. 3.2).
Perciò il riferimento principale dei messaggi che vengono scritti nel blog restano Beppe
Grillo e gli argomenti che lui introduce giorno per giorno, anche se nella maggior parte
dei casi sono solo un pretesto per partecipare alla discussione. All'interno della cornice
mediatica nella quale sono immerse le nostre vite i filoni di discussione sono
determinati da ciò che i media ci propongono: giornali, TV e radio forniscono
sicuramente opinioni discordanti sui diversi argomenti, ma la loro funzione è
essenzialmente quella di determinare su quali argomenti gli individui si formeranno
un'opinione.
Beppe Grillo si propone come una voce fuori dal coro, ma quello che avviene in buona
parte del suo sito è una riproduzione del medesimo meccanismo sociale: l'autore del
blog propone un argomento e gli utenti condividono le proprie opinioni sul medesimo
argomento, talvolta esprimendo il proprio sostegno al punto di vista di Beppe Grillo,
talaltra dissentendo in modo più o meno vivace.
Tra i commentatori del post del 10 gennaio predominavano coloro che appoggiavano
l'idea di Grillo:
Soltanto internet può restituirci la democrazia. Beppe aiutami, sono malato di
idealismo ed ho bisogno di cambiare il sistema. Vorrei che la giustizia sociale
resuscitasse. Fondiamo un partito, un partito in cui ognuno possa dire la
propria...scrivetemi...
[...] io ho come l’impressione, che con questa storia dell’informazione libera come
è internet, otterrà solo l’effetto contrario, si verranno a sapere tutti i giochi dei
nostri tanti, tantissimi, “furbetti del quartierone”, voglio vedere chi avrà il coraggio,
di scagliare la prima pietra!
44 Ad esempio, il gruppo degli Amici di Beppe Grillo di Vicenza, a cavallo tra il 2005 ed il 2006, ha
sostenuto il Comitato Più Democrazia nella raccolta-firme per far introdurre nello statuto del Comune
i referendum propositivi e abrogativi, come strumento per aumentare la partecipazione popolare alla
vita politica (v. appendice 2).
Tatiana Tartuferi Etnografia della comunicazione on-line 72
Ci sono però altri frequentatori del blog che cercano di ridimensionare il successo di
Grillo e questa sua immagine di autorevolezza. Alcuni di essi sono frequentatori
assidui, come un certo Benito Le Rose, che viene spesso riconosciuto dagli altri
commentatori del blog come un elemento destabilizzante dell'entusiasmo della
comunità:
@BEppe l informatore del popolo .
Qualche giorno fa` hai fatto un post su l influenza aviaria.
Repubblica? bah..
Il giornale? uuuuuuu che paura!!
Il foglio? ...beh qui è dura ma il nostro
guru la sa lunga e ce la fara' pure qua.
Abemus Papam.
Ci sono altri scettici, però, che, meno provocatori, sono comunque molto dubbiosi
riguardo la portata democratica di questa sfera pubblica:
E' bello sapere che il blog di Grillo sia tra i più visitati nel mondo. Siamo tutti felici
che la sua popolarità abbia raggiunto livelli internazionali. Ma in tutto questo non
vedo interazione, non vedo il NOSTRO ruolo. Noi leggiamo le SUE notizie, ma
non avviene il contrario, dov'è dunque il messaggio "rivoluzionario"? Qual è il
compito del lettore? Sempre lo stesso: quello della goccia che forma l'oceano della
MASSA. Un oceano senza voce propria, un oceano che ha sempre lo stesso rumore,
sempre uguale a sè stesso, oscillante tra il piattume e qualche finta onda, mai troppo
diversa dalla precedente. Sarebbe bello poter comunicare e interagire con chi ha
acquisito, grazie a noi, tanta popolarità e credibilità ma, me ne rammarico, ciò non
avviene.
Infine, ci sono numerosi lettori che controbattono in modo più puntuale le affermazioni
del comico con opinioni e dati diversi dai suoi:
Infatti anch'io giorni fa gli facevo notare che quell'argomento era una enorme
cazzata invitandolo a consultare le fonti e stare attento a ciò che scrive, così si perde
di credibilità.
In conclusione possiamo dire che, quando gli interventi nel blog assumono la forma di
micro-conversazioni, queste si presentano principalmente come un confronto di idee: se
si prova a fare un conteggio degli interventi a favore e contro ciascun post di Grillo, si
vede che la quantità di scrittori pro e contro all'incirca si equivale.
Tatiana Tartuferi Etnografia della comunicazione on-line 74
Un riflesso di questa arena della diversità è data anche dal linguaggio dei blogger che
lascia percepire notevoli differenze d'età e di provenienza geografica, anche se quasi
tutti sono cittadini italiani, figli di cittadini italiani. C'è chi segue le indicazioni della
netiquette ed usa la seconda persona con tutti, chi usa la forma di cortesia nel rivolgersi
a Beppe Grillo, chi la usa per rivolgersi agli altri blogger. In certi casi la comunicazione
diventa quasi formale perché qualcuno inizia i propri messaggi con formule tipo
“Egregio sig. Grillo”. Vediamo un esempio di diversità stilistica in questo scambio di
battute:
egr.sig.Grillo.....leggevo ieri e mi sono permesso di scrivere ora,che sul quotidiano
Libero di Feltri credo di martedi o lunedi, e' stata pubblicata in una pagina interna i
personaggi che avrebbero o hanno ,secondo Libero, usufruito del condono fiscale;
purtroppo risulta anche la sua figura..... puo' commentare o se' e cosi gentile di darci
spiegazioni in merito...??
l'augurio di un buon 2006 da un suo vecchio estimatore.
UN'ALTRO DAL PAESE DEI CUCU' !! NON HAI ALTRI CAZZI A CUI
PENSARE ???
PER ME QUESTO E' UN PAESE DI BALORDI !!
Difficile che due persone con stili così diversi possano realmente comunicare.
L'impressione generale nel leggere alcune pagine scritte nel blog è di entrare all'interno
di un gruppo di persone che si frequentano con una certa assiduità. Se l'esistenza di
voci critiche mette in dubbio l'esistenza di un sostrato ideologico comune tra i
partecipanti al blog, sembra però esserci almeno una motivazione condivisa che
consiste nel voler comunicare con altre persone che vivono il medesimo senso di
disagio nei confronti della società. I commenti che esprimono questa sensazione sono
tantissimi, dai più pacati agli episodi di flaming di cui si diceva prima.
Tra le righe dei commenti al post di Grillo compaiono così discussioni sui termini che
vengono utilizzati o sulle opinioni espresse, ma anche scambi di esperienze che
vengono raccontate con tono scherzoso:
ieri ho beccato mi padre a leggersi le cose su internet...non sapete che
soddisfazione.
pierluigi anasparri 11.01.06 00:10
E pensare che un tempo erano i padri che beccavano i figli a fare cose
"sovversive"!!! :)
Mi sa che è proprio la rieducazione della generazione dei genitori che è importante
ora... Accompagnalo su internet più spesso.. anche su questo blog... almeno respira
un po' di aria libera e comincia a vedere le sfumature della libertà in gabbia! :)
Salvatore Belcaro 11.01.06 00:14
Anch'io dopo aver costretto mio padre a vedersi lo spettacolo di Grillo (che poi ha
fatto vedere a parecchi amici suoi...quanto può essere potente il passaparola!!)l'ho
beccato che leggeva il blog.
Tatiana Tartuferi Etnografia della comunicazione on-line 76
E per Natale gli ho pure regalato "Il risparmio tradito",visto che si lamenta spesso
che lui è uno dei "traditi". :)
Nicole Tirabassi 11.01.06 00:26
bùònànòttè à tùttì
Come risulta evidente dal grafico del paragrafo 4.2, nel blog si sviluppa un dialogo che
prende solo lo spunto da quanto viene scritto da Grillo: on-line ci sono persone che non
si conoscono ma in questo ambiente si crea un senso di comunanza che invita a
conversare in seconda persona senza che siano necessari preamboli (presentazioni,
convenevoli, ecc.). La situazione è simile a quella che si crea nelle arene sportive, dove
non sono necessari riti di apertura per poter aprire una conversazione con chi ci sta
vicino.
Tatiana Tartuferi Etnografia della comunicazione on-line 77
E' frequente, perciò, che le persone introducano nel proprio discorso anche aspetti della
propria vita privata: è un modo di condividere le esperienze, di creare un collegamento
tra queste relazioni mediate e quelle più immediate con le persone che si incontrano
faccia-a-faccia.
Ogni tanto penso che bella cosa che è internet;indendo internet accessibile dalla
massa;in casa siamo 5, i miei genitori impiegati, io e mia sorella siamo mantenuti
all'unvirsità e in più c'è una sorella piccola..ciò nonostante sono ormai 8 anni che in
casa abbiamo internet.La rete secondo il mio modesto parere ha rappresentato e sta
rappresentando una rivoluzione incredibile;una rivoluzione senza armi,ma solo di
pensiero;non ho paura di dire che è una rivoluzione culturale...il blog di Beppe è
uno dei modi di fare questa rivoluzione e noi dobbiamo continuare.sulla rete si
trova di tutto le VERE notizie,basta non essere pigri e avere un pò di pazienza,tanto
ormai i vari tg nazionali provvedono solo a fare propagand pre-elettorale con il
nano onnipresente...
continua cosi Beppe...
Abbiamo visto alcuni esempi della grande varietà di stili linguistici con i quali i membri
della comunità si esprimono: il loro linguaggio è differente perché sono diversi i
contesti culturali nei quali queste persone hanno vissuto e vivono la maggior parte del
proprio tempo. Alcuni studi sul linguaggio degli adolescenti americani hanno mostrato
come tra loro il linguaggio usato on-line tenda all'uniformità perché questi ragazzi,
vicini per età, condividono anche una grande quantità di tempo trascorsa collegati alla
rete Internet. Nella comunità di Beppe Grillo questo non può avvenire, anche se
quest'ultimo si è fatto promotore tramite il suo blog ed i suoi spettacoli di una sorta di
rinnovamento del linguaggio. Egli infatti sostiene che la società italiana è in preda ad
un incantesimo, generato dal modo di fare politica nel paese.
Per questo propone un nuovo utilizzo dei termini che descrivono la realtà, con un
risultato comico eccezionale. In realtà l'unica perifrasi inusuale proposta da Grillo e
diffusasi tra i frequentatori del blog è i nostri dipendenti, per descrivere coloro che
Tatiana Tartuferi Etnografia della comunicazione on-line 78
siedono al parlamento e che, essendo stipendiati grazie alle tasse che i cittadini italiani
versano, vengono considerati dipendenti dello stato inteso come azienda di proprietà
dei cittadini. I blogger hanno fatto propria questa perifrasi, tanto da utilizzarla, con il
plauso di Grillo, anche quando intervengono in trasmissioni radio o TV: questo, nelle
intenzioni, vuole contribuire a diffondere lo spirito del blog anche tra gli altri cittadini
italiani, ma ha anche l'indubbio vantaggio, tra i blogger, di rendere forte il loro
sentimento di appartenenza ad una comunità di rilievo in Italia.
Buonanotte Paola.
Buonanotte bloggers.
:)
Notte, Nicole :)
Paola Bassi 11.01.06 00:42
Buonanotte a tutti ^^^^^^
.....notte......
giampiero puddu 11.01.06 00:55
Altre volte si svolgono delle vere e proprie discussioni collaterali, ricche del
fascino generato dall'identità fluttuante concessa dalla comunicazione a distanza.
Vediamone un esempio:
Caro Grillo,
poche parole per informarti di un incredibile crimine contro l'Umanità,
accuratamente nascosto dal giornalismo italico.
Sono un vecchio medico ed ho scoperto come guarire agevolmente e
definitivamente una grave e diffusa malattia sociale, ricca di devastanti
complicanze (cecità, ictus cerebrale, infarto del miocardio, insufficienza renale,
cancrena arti inferiori, ecc.) : il diabete mellito tipo due. Quei diabetici sono oggi
circa centocinquanta milioni (in Italia circa tre milioni), tra dieci anni il loro
numero sarà raddoppiato. Con la terapia da me proposta il diabete sarebbe
debellato. Invece, si preferisce "nascondere" il mio studio e far crescere il numero
dei diabetici, che rappresentano una fonte di immensi profitti per l'industria
farmaceutica.
Non aggiungo altro. Il crimine è evidente, in tutta la sua immensa gravità.
signor Fico o mia madre con il diabete di tipo 2 e cosi cortese da darmi delle
informazioni.grazie
Ho provato a scrivere alle persone che hanno cercato di mettersi in comunicazione col
presunto dott. Fico, ma solo una di loro mi ha risposto dicendomi quanto segue:
Ciao, il dott. Fico non mi ha contattato.......ho comunque fatto una ricerca ed ho
trovato il suo sito : http://www.diabetenews.8m.com/ visitalo e ti farai anche tu
un'idea....personalmente non mi convince troppo.
Probabilmente il dottor Fico era solo qualcuno che voleva farsi pubblicità senza creare
uno spazio di discussione sul tema che ha introdotto: peccato, un'occasione persa per il
gruppo che avrebbe potuto sviluppare un discorso ampio su questo tema.
Mi sento più me stesso come ‘Johnny Fusion’ che se usassi il mio nome reale che
appare su tutti i miei legittimi documenti di identità. Penso che gli pseudonimi (in
un certo senso una falsa identità) aiutino le persone sensibili come me a ‘essere se
stesse’" [Herz, 1995: 125]
Anche tutti coloro che partecipano al blog di Beppe Grillo si devono identificare: con
un nome ed un cognome, dichiarati, anche se non sempre corrispondono al vero e non è
possibile verificarlo. Altri, invece, si presentano in maniera più completa, costruendosi
un'identità nel gruppo:
Ciao mi presento velocemente. Mi chiamo Donatella Bellini abito a Reggio Emilia
ho quasi 38 anni ( ma pochissime rughe!!!!) e la mia professione è vendere prodotti
completamente naturali (100%) per la cura del viso, corpo e casa. Sono felicemente
accompagnata e ho una figlia di 13 anni.La mia particolarità è che leggo moltissimo
e da 5 anni ho intrapreso un percorso che mi ha spalancato gli occhi sul mondo che
mi gira intorno (meglio tardi che mai) rendendomi ancora più consapevole che
qualcosa può essere fatto da ognuno di noi e che DEVE essere fatto. Vorrei
ricordare a tutti, perchè spesso lo dimentichiamo, che ognuno causa la propria
condizione QUALUNQUE ESSA SIA!!! [...]
Donatella Bellini 11.01.06 12:34
Molti si identificano anche tramite un link: a volte si tratta del sito personale da essi
stessi creato, altre volte del sito di un progetto collettivo al quale collaborano, altre
volte più semplicemente un sito che trovano interessante per gli argomenti che vengono
trattati nel blog. Tramite questi siti, è possibile farsi un'idea, a tutto tondo, della sfera
pubblica che questi utenti stanno sviluppando (cfr. appendice 3); la gran parte sviluppa,
a livello individuale o in gruppo, le idee di cui si parla nel blog di Grillo: stili di vita
alternativi a quello proposto dai media, riavvicinamento delle istituzioni alla realtà delle
persone, ambientalismo, salute.
Essi stessi fanno parte di questa nuova sfera pubblica che non si limita alle pagine
pubblicate da Beppe Grillo ma si diffonde tra le maglie dell'intera Rete avvolgendo
anche i giornali e qualche trasmissione televisiva che trattano i medesimi argomenti.
Tatiana Tartuferi Etnografia della comunicazione on-line 82
5
La blogosfera pubblica
Raimondo Cardona sul finire degli anni Ottanta vedeva nella scrittura elettronica
l'ideale punto di arrivo nel percorso dalla parola pensata, alla parola detta e poi scritta
che lui ripercorre in I linguaggi del sapere. La videoscrittura, infatti, rende lo scrivere
rapido come mai nel passato: gli errori possono essere corretti immediatamente, le frasi
possono essere spostate velocemente da un punto all'altro del testo, il software ci
segnala gli errori ortografici e, talvolta, quelli sintattici.
La scrittura elettronica, quindi, riduce i tempi dello scrivere avvicinandoli alla velocità
del parlato. Questo è stato probabilmente il primo passo per rendere immaginabile una
comunicazione simultanea che avvenga per iscritto. Il secondo passo è stato
sicuramente la diffusione di Internet che consente a tutti coloro che dispongono di una
connessione telefonica di inviare e ricevere file anche di piccole dimensioni ma che
contengono centinaia di pagine di testo. L'ultimo passo (fino ad oggi) è stata l'offerta di
connessioni Internet attive 24 ore su 24 che consentono di restare collegati ad Internet
giorno e notte, cosicché il nostro computer può ricevere le email pochi istanti dopo il
loro invio e noi possiamo visitare anche più volte al giorno i nostri siti preferiti.
Quando una persona si collega ad un blog molto frequentato come quello di Beppe
Grillo sa che nello stesso momento potrebbero essere collegate centinaia di altre
persone, perciò legge quello che gli altri scrivono e, spesso, scrive anche un proprio
commento, magari rivolto a quanto hanno scritto gli altri commentatori.
La conoscenza dell'altro passa quindi per il testo scritto, senza l'aiuto della presenza
fisica. Ognuno, nel Web, è rappresentato da ciò che scrive: la persona viene più che mai
costruita dalla sua scrittura.
L'utilizzo del mezzo elettronico ha, quindi, introdotto un aspetto inedito nelle relazioni
umane: l'assenza del volto e della voce, un anonimato totale perché, se anche non
mancano il nome o il soprannome dell'interlocutore, manca la percezione del referente
fisico di quel nome. Queste condizioni particolari hanno portato studiosi come Sherry
Turkle a definire l'esperienza mediata dal computer come una sperimentazione
identitaria: ciascuno tramite quello che racconta di sé può costruirsi identità alternative
a quelle sperimentate di persona.
In realtà, abbiamo visto che gli esseri umani sono già ampiamente abituati a
sperimentare identità alternative perché diversi contesti di vita richiedono loro di
assumere ruoli sociali differenti, tanto più nelle società diasporiche contemporanee.
L'esperienza comunitaria on-line, quindi, va a costituire uno dei tanti tasselli identitari
della vita dei sempre più numerosi internauti.
Se assumiamo lo sguardo di Turkle sui mondi testuali dei MUD vediamo individui che
si presentano con connotati fantastici per dialogare con altre persone che
padroneggiano il medesimo linguaggio, ma se proviamo ad allargare lo sguardo
antropologico questa realtà tutt'altro che virtuale ci appare in modo diverso.
per così dire, della socializzazione di se stessi e del proprio comportamento [cit. in
Caputo, 2005: 7].
La sfera pubblica nasce dal dialogo, dal confronto tra alterità, purché sia loro
disponibile un linguaggio che permetta l'incontro. Non è casuale che nel blog di Beppe
Grillo le voci siano solo di italiani. Mentre i volti che incontriamo per le strade delle
nostre città evocano mondi lontani, la sfera pubblica di questa comunità on-line
accoglie le voci solo di coloro che ci sono vicini per storia e abitudini, ma soprattutto
per linguaggio: chi sa parlare l'italiano e lo sa scrivere, ma ha anche un accesso
frequente ad Internet ed è vissuto in Italia da abbastanza anni da ricordare le apparizioni
di Grillo in TV.
Bisogna conoscere questo contesto culturale per comprendere come sia possibile che
tanti cittadini di uno stato lamentino il comportamento dei propri rappresentanti politici,
le loro scelte ed i loro discorsi, senza che ne nasca una rivoluzione. È possibile proprio
perché la sfera pubblica di discussione viene in qualche modo percepita come una
dimensione separata dagli altri momenti della vita. Se nella realtà fisica i cittadini
italiani possono opporsi alle scelte dei loro governanti solo tramite il voto (e qualche
sporadica apparizione nei media), nella sfera di comunicazione tramite Internet viene
offerto lo spazio per criticarle apertamente (con anche qualche elemento di
esagerazione). Quando Graham cercava di interrogare gli Xavante su quanto era stato
detto durante le riunioni serali, questi si rifiutavano di commentarlo. In modo simile,
quando mi è capitato di parlare di politica con i miei compagni del corso d'inglese46 i
toni erano molto trattenuti ed alcuni si sono persino rifiutati di partecipare alla
conversazione. Durante le riunioni degli Amici di Beppe Grillo di Vicenza, i
partecipanti ironizzavano sugli eventi politici di quei giorni, ma anche in questo caso le
espressioni utilizzate comunque non esprimevano quella rabbia, quella concitazione che
traspaiono dai commenti inviati nel blog.
Solo scrivendo tramite Internet, sembra liberarsi una certa vocazione polemica per cui
le persone sentono il diritto (e forse anche il dovere) di dichiarare con forza il proprio
46 L'episodio al quale mi riferisco si svolgeva nel febbraio 2006, quindi nel medesimo periodo in cui si è
svolta la ricerca etnografica all'interno del blog di Beppe Grillo.
Tatiana Tartuferi Etnografia della comunicazione on-line 86
punto di vista: liberi da alcune delle convenzioni che regolano le relazioni nella vita
“fisica”, comunicare con ben pochi indicatori di classe, genere ed età diventa
un'occasione di un ripensamento del vivere sociale che non sembra possibile effettuare
in altri contesti. In questo senso il blog, insieme alle centinaia di siti ad esso collegati,
costituisce una sfera pubblica di visibilità (cfr. par. 1.1) nella quale gli individui danno
senso al proprio stare al mondo con una rappresentazione testuale della propria identità.
Come i Tuareg lasciano sulla sabbia messaggi per chi li segue a diverse ore di cammino
[cfr. Cardona, 1990: 146], così i navigatori del ciberspazio scrivono messaggi per
coloro che sono soliti percorrere le medesime vie. Per costoro scrivere vuol dire
lasciare un segnale col quale affermano di essere al mondo e al tempo stesso di far parte
della comunità alla quale, con le loro parole, contribuiscono plasmare: una nuova
modalità di creazione di uno spazio discorsivo, che risponde a regole proprie, ma al
tempo stesso si inscrive all'interno del contesto culturale che ne rende possibile la
nascita.
Tatiana Tartuferi Etnografia della comunicazione on-line 87
Appendice
Tatiana Tartuferi Etnografia della comunicazione on-line 88
Lo spazio dei Meetup vuole essere un punto di aggregazione nel quale affrontare con
maggiore concretezza alcune delle problematiche proposte da Beppe Grillo.
Tramite l'omonimo software gestito da un'azienda
americana è possibile creare un sito con numerose
funzionalità: un'agenda comune per fissare gli incontri,
una bacheca nella quale scambiare idee, un sistema per
proporre dei sondaggi d'opinione.
Così Beppe Grillo lanciava la sua iniziativa nel luglio 2005:
Ho pensato come fare per dare a tutti coloro che seguono il mio blog l’opportunità
di incontrarsi tra loro, discutere, prendere iniziative, vedersi di persona. Di
trasformare una discussione virtuale in un momento di cambiamento.
[...] MeetUp offre una serie di servizi come la gestione degli associati di un
gruppo, le mailing list, l’organizzazione degli incontri, i forum ed altro.[...]
Io cercherò di incontrare i gruppi sul territorio durante il mio tour e ogni volta
che partecipo a un evento. Non vi prometto nulla, ma farò il possibile.
Proviamoci.
è passata una settimana dal mio post su MeetUp. Da allora sono stati creati molti
gruppi, anche fuori dall’Italia. Ringrazio chi ha accolto la mia proposta, ma anche
chi l’ha criticata per proporre alternative. Che ci sono, ovviamente.
Il motivo della mia scelta è legato al fatto che MeetUp è un sito costruito
appositamente per incontri reali, tra persone, che possono anche vedersi in gruppi
creati nella loro città e ovunque nel mondo ve ne sia uno dello stesso tipo.
Ho partecipato agli incontri del gruppo di Vicenza: l'entusiasmo del fondatore (colui che
si prende l'onere di pagare i 19 dollari mensili per l'utilizzo del software Meetup) era
enorme, anche se inizialmente non aveva le idee chiare su quali potessero essere le
motivazioni in grado di tenere insieme il gruppo. Nei primi mesi, in effetti, il gruppo si
è retto principalmente grazie ad un'iniziativa che ha coinvolto una ventina di persone
(dei 130 iscritti a fine gennaio 2006): tra la fine del 2005 e febbraio 2006 Gli amici di
Beppe Grillo di Vicenza hanno sostenuto un'iniziativa proposta da alcuni di loro (tramite
un comitato nato a questo scopo al di fuori del gruppo) e che mirava all'integrazione
all'interno dello statuto del Comune di Vicenza dei referendum abrogativi e propositivi.
Nelle intenzioni del comitato denominato Più democrazia, questa modifica statutaria
porterà ad una maggiore partecipazione popolare alla vita politica locale, tramite quello
che viene definito uno strumento di democrazia diretta. La raccolta-firme ha avuto
successo, ma il percorso per la modifica dello statuto comunale è ancora lungo e
difficile.
Se tra i commenti del blog sono presenti solo di rado proposte concrete per attuare un
cambiamento politico, è anche vero che tra i siti ai quali i blogger fanno riferimento ce
ne sono numerosi che sostengono proprio un progetto di questo tipo. Il concetto della
Rete viene sviluppato proprio tramite questa interrelazione tra i diversi siti, che si
citano a vicenda e sviluppano idee congiunte.
La maggioranza dei siti indicati sono diari personali dove ciascuno sviluppa le proprie
idee così come fa Beppe Grillo nel suo blog, ma come fanno anche numerosi
giornalisti. In altri casi, però, vengono linkati anche siti collettivi nei quali viene
alimentato un dibattito sull'informazione alternativa, le organizzazioni non governative,
la politica, la democrazia. Un sito molto citato, ad esempio, è quello di Internetcrazia
che si presenta come il partito che usa internet come strumento con cui tutti possono
prendere parte collegialmente alle decisioni!47 Al suo interno si chiede agli internauti
di partecipare al dibattito per far nascere tale partito perché il dibattito e la
partecipazione delle persone sono considerati un valore fondante. Un valore
sicuramente vicino alle idee di Beppe Grillo, anche se quest'ultimo non ha mai espresso
le proprie opinioni a questo riguardo.
Qui di seguito, in un elenco rappresentativo ma non esaustivo, riportiamo alcuni siti
suddivisi sulla base dei loro argomenti principali.
47 Http://www.internetcrazia.it
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Bibliografia