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FACOLTA' DI INGEGNERIA
Tesi di laurea
Studio dell'area di Ponte San Giovanni ed ipotesi ricostruttiva
del Ponte Vecchio
LAUREANDO RELATORE
Alessio Bartocci Prof. Ing. Fabio Bianconi
CORRELATORE
Dott. Ing. Marco Filippucci
Capitolo 1
Analisi storica e urbanistica
1.1 Storia di Ponte San Giovanni nell'antichità
1.1.1. Viabilità da Perugia al Tevere nell'antichità
1.2 Storia di Ponte San Giovanni dal medioevo all'età moderna
1.2.1. La strada e il ponte di San Giovanni dal secolo XIII all'età moderna
1.2.2. Agricoltura in Ponte San Giovanni tra Medioevo e l'età moderna
1.3Nascita ed evoluzione della comunità di Ponte San Giovanni
Capitolo 2
Il Rilievo
Capitolo 3
Il Ponte Vecchio
3.1 Storia del ponte Vecchio
3.1.1. Origini del Ponte di San Giovanni
3.1.2. Opere di consolidamento sul Ponte di San Giovanni
3.2 Ricostruzione del ponte
3.2.1. La pila e le foto storiche
3.2.2. Il raddrizzamento fotografico
3.2.3. Piante e prospetti
3.2.4. Ricostruzione 3D
Tavole
Bibliografia e fonti
Ragioni della tesi
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Analisi Storica e Urbanistica
CAPITOLO 1
La prima cosa che si nota nel territorio di Ponte San Giovanni e’ la mancanza di
una sovrapposizione di nuclei cittadini definiti e circoscritti stanziati nella zona
in epoche successive, bensì la diffusa presenza dell’insediamento umano
riconducibile all’assetto territoriale dell’antica città di Perugia, di cui Ponte San
Giovanni costituiva parte integrante e particolarmente importante date le sue
peculiarità, quali la vicinanza ad un punto favorevole all’attraversamento; una
posizione di incontro tra civiltà diverse : gli Etruschi di Perugia sulla sponda
destra e gli Umbri sulla sponda sinistra; e la possibilità di accesso ad una via di
comunicazione fluviale molto importante quale il Tevere.
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Analisi Storica e Urbanistica
Plinio il Vecchio descrive come il Tevere separi lungo il suo corso l’Etruria
dall’Umbria e dalla Sabina: la zona di ponte San Giovanni rappresenta per
Perugia uno dei punti in cui questo confine diventa tangibile, luogo di confronto
tra due culture. La posizione di frontiera ha alimentato il dibattito (tuttora
irrisolto) tra gli studiosi, riguardo alle origini di Perugia: se fosse cioè, all’alba
della sua storia, Umbra o Etrusca. Il gravitare degli Umbri, come già detto,
sulla sponda sinistra del fiume, portò questa popolazione, più arretrata e quindi
più ricettiva, ad assorbire molto dalla cultura Etrusca; in questa dinamica le
sponde del Tevere giocarono un duplice ruolo : elemento di separazione, ma
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Analisi Storica e Urbanistica
anche di mediazione e di scambi, sia economici che culturali con gli altri popoli
legati dalla stessa contiguità al fiume, che portarono Perugia a rappresentare il
fulcro economico dell’alta valle del Tevere.
Si capisce bene perciò, il motivo per cui Ponte San Giovanni e Ponte Valleceppi,
con i loro punti di guado naturale, assunsero un ruolo cardine per lo sviluppo
culturale ed economico della città di Perusia, e la ragione per cui ci vennero
costruiti ponti già in epoca romana.
Tuttavia questo ruolo, non si concretizzerà (se non in epoca moderna) nella
nascita di un centro abitato distinto da Perusia, secondo le tendenze che
caratterizzavano l’organizzazione del territorio perugino.
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Analisi Storica e Urbanistica
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Analisi Storica e Urbanistica
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Analisi Storica e Urbanistica
Sulla scorta anche del documento medievale che cita una via “vetus per quam
consuetum erat ire ad vadum aque que est in flumine Tiberis” nella zona in
vocabolo Getola, si può ipotizzare qui il punto di attraversamento principale del
territorio di Ponte San Giovanni, non escludendo tuttavia la presenza di altri
guadi più a monte (contemporanei o alternativi a questo). Infatti, nel punto
indicato, gli argini del Tevere si restringono a causa della presenza, sulla riva
sinistra, delle pendici della collina di Collestrada (280 metri s.l.m.) e una
strada medievale, forse ancora oggi riconoscibile nel tracciato di sentieri e
strade vicinali, attraversava qui il fiume, seguendo con tutta probabilità un
percorso più antico. La presenza stessa di una curtis medievale nella località di
Getola, rafforza l’ipotesi di una frequentazione del sito già stabilita in epoca
precedente.
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Analisi Storica e Urbanistica
La direzione della strada antica corrisponde alla direttrice per Vettona e per
Tuder, di probabile origine preromana, poi ricalcata dal tracciato della Via
Amerina. Questa, che nasceva come deviazione della Via Cassia, attraverso
Veio, Orte, Amelia, Todi, Bettona, raggiungeva Perugia, e quindi andava a
ricongiungersi a Chiusi con la Cassia. La Via Amerina, Percorreva
essenzialmente il territorio alla sinistra del Tevere, attraversandolo
necessariamente in questa zona, per raggiungere Perugia e il Trasimeno.
Resta comunque aperto il problema del vecchio ponte romano, di costruzione
precedente al Ponte Vecchio (di epoca successiva all’invasione longobarda).
Infatti, benché l’esistenza di questo ponte sia data per certa in tutta la
letteratura erudita perugina, e dal fatto che i romani erano soliti costruire ponti
permanenti in muratura in corrispondenza dei punti di attraversamento
tradizionali lungo le vie principali di comunicazione, non ne conosciamo
comunque con sicurezza la collocazione.
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Analisi Storica e Urbanistica
A beneficio della chiarezza riguardo allo studio storico effettuato per l’epoca
Medioevale, è bene definire anticipatamente l’ambito territoriale entro cui è
opportuno ed utile limitare l’analisi.
In effetti con le invasioni barbariche, a partire dal periodo compreso tra la fine
del sec. VI e la seconda metà dell’ VII, il Tevere non rappresenterà più, come
nell’antichità, un punto di contatto tra Etruschi e Umbri, e quindi, come
abbiamo visto, una via di comunicazione fra di essi, ma una barriera di
separazione fra, dapprima i Longobardi , poi i Goti ed i Bizantini attestati in
area perugina. Per questo motivo la storia delle due aree presenti nelle sponde
opposte del Tevere ebbe sviluppi differenti e quindi anche svincolati dalla
presenza del ponte. La storia successiva dell’insediamento impone, in termini
inequivocabili, la scelta della riva destra, quella perugina, sotto il controllo dei
Bizantini, dove si svilupperà l’insediamento di Ponte S. Giovanni, anche se con
la presenza del ponte a partire dal Basso Medioevo, l’ambito territoriale in cui
muoversi sembrerebbe riallargarsi, comprendendo anche parte della riva
sinistra del Tevere; in particolare, si possono definire quattro punti entro cui
racchiudere l’area alla quale essi conferiscono unità storica e geografica: la
Pieve di S. Giovanni in Campo, il Palazzone, il ponte e Getola.
La grande crisi dell’antichità, che probabilmente, per quanto riguarda Perugia,
si manifestò in tutta la sua drammaticità durante la guerra gotica e nella
successiva invasione longobarda, costituisce sicuramente un punto fermo da
cui partire nella prospettiva di un’analisi dello sviluppo storico di questo
territorio. Sulla strada dove erano transitate le merci scambiate con il vicino
popolo degli Umbri fin dal periodo etrusco, strada che probabilmente aveva
arrecato un contributo notevole nel trasformare la zona in punto di riferimento
preciso per l’attività commerciale, poi consolidatosi in età romana, nel V e
soprattutto nella metà del VI secolo transitavano eserciti che portavano
distruzione e carestie. I ponti sul Tevere, insieme alla città di Perugia,
divennero, durante la guerra gotica, obiettivi militari di primaria importanza. La
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La storia di questo territorio, dagli ultimi secoli del medioevo a buona parte
dell’Età moderna, ruota sicuramente intorno alla struttura del ponte, alla via
che dalla città vi conduceva, alle potenzialità agricole espresse e ai mulini
presenti in questa parte del Tevere. In ragione di ciò si è creduto opportuno
andare ad un’analisi separata di questi “momenti” prima di affrontare la
questione inerente la comunità di Ponte San Giovanni, allo scopo di mettere a
fuoco il rapporto strettissimo che l’insediamento ha mostrato di avere con essi
Lo scavalcamento del Tevere in questa zona dovette avere per Perugia, subito
dopo il mille, una notevole importanza che andò senz’altro aumentando nel
corso del tredicesimo secolo. La sottomissione di Collestrada ed il suo entrare a
far parte del contado perugino e della diocesi di questa città, rendeva infatti
necessaria la presenza del ponte che, in questo come in altri casi, riesce a
svolgere la funzione di punto di sutura di un territorio altrimenti diviso dal
fiume. Non è quindi un caso se, proprio sulla sistemazione del ponte e sulla
costruzione della “nuova” via che da Perugia doveva raggiungerlo, verterà la
documentazione riguardante questa parte del contado perugino di cui può
disporsi per il secolo XIII e prodotta a livello di consiglio cittadino.
Di fatto la viabilità della zona si presenta, agli inizi del secolo XIV, dotata di
un’alta funzionalità, articolandosi variamente sul territorio e contribuendo a
fare del ponte di San Giovanni un nodo stradale di prima importanza.
Il ponte di San Giovanni è diventato, sul finire del tredicesimo secolo, un punto
cardine del commercio perugino. I pedites e gli equites che usufruiscono delle
vie per la città dissetandosi alle fonti poste lungo i tracciati dovevano essere,
per lo più, quei mercanti che giungevano a Perugia dall’Umbria meridionale e
dagli empori dell’Anconitano. La strada ed il ponte avevano fatto di questa
zona un punto strategico d’importanza vitale per Perugia e ciò e’ in parte
tristemente confermato, a partire dalla metà del quattordicesimo secolo, dai
numerosi casi in cui si ha la sosta di eserciti e fatti d’arme nel luogo.
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Analisi Storica e Urbanistica
La rete viaria che aveva contribuito a fare di Perugia una delle maggiori città
del centro Italia nel Basso Medioevo e che aveva in Ponte San Giovanni uno dei
suoi punti chiave, era ora diventata una sorta di “maledizione”. Essa era
largamente usata da quegli eserciti che decretarono, per la città, La fine di
un’esperienza secolare come quella dei Comuni.
La fonte di Pieve di campo, una delle tante che caratterizzavano le strade per Perugia
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Analisi Storica e Urbanistica
La storia di Ponte San Giovanni, pur strettamente legata alla rete viaria, non
ha soltanto in questa il suo momento distintivo, né ad essa soltanto vanno
attribuiti quelli che potrebbero definirsi “i caratteri di fondo” che ne hanno
determinato lo sviluppo. Anche altre sono le caratteristiche che la
contraddistinguono e che, in maniera più o meno importante hanno contribuito
alla crescita del suo territorio. Prima tra tutte, la fertilità del suolo e le notevoli
potenzialità agricole che ne derivano per l'area pianeggiante compresa tra il
Tevere e le colline di Perugia. Se è vero che questo territorio è stato un grande
supporto per l'economia agricola dell'Evo antico e dell'Alto Medio Evo, a
maggior ragione dovette esserlo anche negli ultimi anni dell'Età di mezzo e
nell'Età moderna.
Probabilmente e' proprio per la qualità della terra e per il legame ormai
consolidato tra questa e i proprietari terrieri cittadini che la stragrande
maggioranza dei terreni della zona di Ponte San Giovanni non doveva
appartenere agli abitanti del luogo.
L'elevata fertilità determinava ovviamente un valore dei possedimenti
decisamente considerevole, ecco perché, come è facile intuire, era
praticamente impossibile per i ceti meno abbienti acquistare dei terreni in
quest'area, almeno per quel che riguarda quantitativi di una certa importanza.
In effetti i documenti storici confermano come i possessori di queste terre
fossero solitamente i grossi enti religiosi, della città e non, e le famiglie
nobiliari perugine più importanti, mentre gli abitanti del luogo potevano
solamente prestare la loro opera nei possedimenti dei proprietari, ecclesiastici
o laici che fossero.
Tale situazione di sfruttamento delle risorse agricole da parte del ceto
magnatizio della città perdurò verosimilmente anche in piena età moderna, fino
al secondo dopoguerra, quando lo sviluppo dell'attività industriale e
commerciale cambiò completamente il volto della zona.
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La vita agricola di Ponte San Giovanni, testimoniata ancora nel nostro secolo
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La presenza del ponte doveva aver svolto la funzione di polo d’attrazione e, nei
pressi di esso, si era formato un piccolo agglomerato che, nonostante l’assenza
di autonomia amministrativa, si era accresciuto nel corso degli anni fino a
raggiungere una consistenza tale da giustificare la concessione, da parte del
Comune cittadino, di un’autonoma amministrazione, alla stregua delle altre
comunità del contado.
Dello sviluppo dell’insediamento dovette giovarsi la chiesa di S. Bartolomeo;
essa, forse in origine soltanto cappella dipendente dalla Pieve di Ponte San
Giovanni, ubicata lungo la strada in prossimità del ponte, probabilmente già nel
XIV, andò acquisendo alcune prerogative di parrocchia anche se non riuscì a
recidere del tutto i legami che la vincolavano alla Pieve. Infatti, ancora in età
moderna, essa non era dotata di fonte battesimale e gli abitanti di Ponte San
Giovanni venivano battezzati presso la chiesa plebanale.
La chiesa di San Bartolomeo, così come l’intera comunità, pure nata lungo
un’importante arteria commerciale, non doveva aver tratto vantaggi diretti da
essa, tanto che la situazione economica in cui versavano sia la struttura
ecclesiastica che i fedeli, come confermato dai dati storici, non era certo delle
più floride.
Un altro punto chiave dell'antica Ponte San Giovanni era l'isolato delle logge, di
costruzione risalente alla stessa epoca del ponte e della chiesa, era un'antica
stazione di posta con osteria, camere per i viandanti e servizio di stallaggio.
Si dice che ospitarono San Francesco quando ancora giovane fu ferito e fatto
prigioniero dai perugini poco prima della sua conversione. Di queste ci resta
poco più che un disegno, redatto da Alfonso Scandellari nel 1921, legato al
progetto di trasformazione in case per gli operai del molino pastificio. La
ristrutturazione del vecchio caseggiato avvenne solo in parte.
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Nei decenni tra il 1951 e il 1981 gli abitanti del centro aumentano rapidamente
e diminuiscono quelli del rimanente territorio. Nel 1951 la popolazione
residente era di 3647 unità e di queste 2207 vivevano nel centro abitato. Nel
1961-71-81 i residenti sono rispettivamente di 5636, 8218 e 10143 unità e gli
abitanti del centro abitato di 3469, 5910 e 9404. Dalla lettura del 1991 risulta
che la popolazione residente nello stesso ambito di comprensorio censito nel
1901 è di 11242 e che di questi 10448, cioè il 93% del totale, vivono nel nuovo
quartiere che si è così recentemente e rapidamente ampliato. L’ultimo
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Il Rilievo
CAPITOLO 2
IL RILIEVO
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Il Rilievo
In tutti i settori della società odierna che vengono a contatto con l’architettura,
il rilievo occupa un posto importante, essendo utilizzato in molti lavori di
pertinenza dell’ingegnere e dell’architetto e in discipline quali il restauro,
l’urbanistica, l’archeologia, le vertenze giudiziarie, il censimento dei beni
architettonici e la didattica.
Un altro ambito che è a stretto contatto con il rilievo è l’analisi storico-
architettonica, che presume uno studio della “storia della costruzione” , studio
che spesso può essere fatto solo mediante un rilevamento accurato, ed è
proprio grazie ad esso che l’opera si dischiude alla conoscenza del rilevatore,
che compie un lavoro di misurazione, ma anche e soprattutto un’operazione di
lettura, orientata verso la conoscenza critica dell’opera da rilevare. Ne
consegue quindi che, come già detto, il rilievo è intimamente legato all’analisi
storica, di cui dovrebbe costituire l’ossatura portante, fino a diventare
addirittura un documento storico.
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Il Rilievo
Tipologie di Rilievo
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Il Rilievo
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Il Rilievo
Per la natura dell’opera oggetto della presente tesi, il rilievo è stato effettuato
esclusivamente sulla base della documentazione archivistica, bibliografica e
fotografica dell’epoca in cui la struttura era ancora in essere, e manca quasi del
tutto della fase di misurazione diretta.
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Il Rilievo
La Restituzione Grafica
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Il Ponte Vecchio
CAPITOLO 3
IL PONTE VECCHIO
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Il Ponte Vecchio
Gli anni bui che seguirono la capitolazione dell'impero romano furono infatti
teatro di scorrerie da parte di truppe barbariche più o meno organizzate su
tutto il territorio italico, e Perugia non fu risparmiata. Ma la conquista della
città era sicuramente subordinata alla distruzione di ogni possibile via di
comunicazione tra essa e nuclei circostanti che potessero venire in suo
soccorso, tra esse gli obiettivi sicuramente più sensibili furono proprio i ponti
sul Tevere.
Se ci si attiene alla narrazione di Procopio inerente le fasi salienti della guerra
Gotica, durante l'undicesimo anno di questa, quindi nel 545, le truppe
germaniche, dopo aver conquistato Spoleto e Assisi si diressero verso Perugia
ponendovi assedio. Dopo due anni, Totila, dietro richiesta delle sue stesse
truppe che cingevano in assedio la città ancora non espugnata, vi si diresse in
prima persona a comando delle sue armate per completare l'opera. La
capitolazione di Perugia sembra essersi avuta nel dicembre del 548. Nel
discorso che il comandante dei Goti fece ai propri soldati prima di accingersi a
questa impresa, Totila sottolineò come egli avrebbe fatto provvedere alla
distruzione di tutti i ponti sul Tevere in modo tale da poter operare nel
massimo della tranquillità. L'abbattimento dei ponti avrebbe salvaguardato lui
e le sue truppe da eventuali attacchi alle spalle portati da coloro che avrebbero
tentato di arrecare aiuto alla città.
Da ciò dunque si evince che se un ponte fosse stato costruito in età romana,
sicuramente esso sarebbe stato distrutto verso la meta' del sesto secolo,
dunque, le origini del Ponte Vecchio sono da ritenersi sicuramente successive.
La “normalizzazione” che si ebbe in questi territori a partire dal secolo
successivo, e la conseguente ripresa economica, commerciale e sociale, fa
pensare che nell'arco di pochi secoli potesse essere stato ricostruito un nuovo
ponte, dunque tra il secolo X e il XII, di cui cominciano ad aversi notizie certe e
documentate, anche a causa di tristi eventi di guerra nell'area.
Il nuovo ponte finalmente permetteva alla città di Perugia di poter nuovamente
comunicare con l'altra sponda del Tevere.
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Il Ponte Vecchio
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Il Ponte Vecchio
Disegno ripreso da uno schizzo dell'ingegner Serafino Calindri, datato 14 settembre 1789
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Il Ponte Vecchio
Tutto ciò che rimane dell'antico ponte e' parte di un pilone, quasi sicuramente
il primo, che emerge da terra ormai solo per poche decine di centimetri e che
giace ancora a fianco del nuovo ponte.
Nonostante sia abbastanza poco ciò che ne rimane, tuttavia questi ultimi
mattoni risultano fondamentali per poter ricostruire il ponte nella sua
interezza; essi ci consentono infatti di individuare innanzitutto la larghezza del
ponte stesso, altrimenti non valutabile dalle pur numerose fotografie storiche,
in secondo luogo, grazie ad esso possiamo avere una misura di riferimento per
la ricostruzione del prospetto, e ancora, possiamo avere informazioni sulle
dimensioni e soprattutto sul colore dei mattoni utilizzati, informazione che
chiaramente non possiamo estrapolare da foto in bianco e nero.
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Ponte Vecchio lato sud. In primo piano la seconda diga sul Tevere.
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Ponte Vecchio lato nord, si può notare l'opera di consolidamento nell'ultimo arco
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Il Ponte Vecchio
Per elaborare i prospetti e quindi una completa visione della struttura del
ponte, specialmente in casi come il nostro in cui le informazioni sono date
esclusivamente da foto storiche, e' cruciale poter ricostruire un fotopiano della
nostra costruzione; ovvero una fotografia il cui piano sia perfettamente
parallelo al piano che contiene la facciata della costruzione che stiamo
esaminando, nel nostro caso il prospetto di valle del ponte.
La realizzazione di fotopiani è possibile anche quando la fotografia sia stata
realizzata con una qualsiasi inclinazione, tenendo ferma la condizione che
nell'oggetto fotografato sia individuabile un piano medio principale di
riferimento. Questo risultato e' ottenibile attraverso la tecnica del
raddrizzamento, realizzato con strumenti ottico-meccanici, o ottico-elettronici,
che consente attraverso un processo proiettivo di trasformare il fotogramma
realizzato con una qualunque inclinazione in uno con asse ottico perpendicolare
al soggetto.
Le possibilità offerte dall'informatica in questo campo sono attualmente
notevoli. Per eseguire un raddrizzamento informatico non è indispensabile
conoscere gli elementi di orientamento interno della macchina fotografica, è
sufficiente conoscere alcune informazioni metriche dell'oggetto fotografato, ed
è proprio in questo passaggio che entrano in gioco le misurazioni effettuate
sulla pila del ponte ancora esistente.
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Il Ponte Vecchio
Immagine originale dei primi due archi del ponte; sono evidenziate alcune delle
grandezze note, ottenute per rapporti dalle misurazioni effettuate sulla pila
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3.2.4 RICOSTRUZIONE 3D
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Tavole
Bibliografia e fonti
P. Lattaioli, A. Pinna, G. Riganelli – Ponte San Giovanni dal Tevere alla città –
ed. Protagon, Perugia, 1990
L. Messini – Ponte San Giovanni tra i due conflitti mondiali – Litostampa s.r.l.,
Ponte San Giovanni, 1990
www.wikipedia.it
Vorrei ringraziare innanzitutto il mio relatore e il mio correlatore, il Professor
Bianconi e l'ingegner Filippucci che ci hanno proposto un lavoro interessante e
stimolante e sono riusciti a seguirci e soprattutto a “sopportarci” durante tutto
lo sviluppo della tesi.
Filippo con cui ho condiviso tutta la durata del corso e tutto il lavoro della tesi
Ringrazio il dottor Guido lemmi e Don Marino che ci hanno aiutato nel
reperimento del materiale fotografico e bibliografico.
Devo ringraziare anche la mia famiglia che, ognuno a suo modo, mi ha sempre
supportato e ha sempre creduto in me, forse a volte più di quanto non credessi
io stesso; i miei amici, quelli che hanno seguito con me questo percorso,
sempre presenti e disponibili per scambiare idee e consigli, e anche tutti gli
altri, vicini o lontani che siano.
Non posso non ringraziare Gabriele, Davide e Marco, che mi hanno sostenuto
in tutti questi anni, nonostante i chilometri, anche nei momenti più difficili.