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Fabrizio Paone

Fabrizio Paone

Nel periodo compreso tra il 1966 e il 1974 vengono compiute in Italia straordinarie sperimentazioni, che usano come
materiale plastico l’architettura, e la residenza in particolare, per cercare un nuovo stato sociale nella città europea. La
fecondità di questi anni solitamente viene riassunta dal ’68, l’anno simbolo della contestazione, l’ideologia da assaporare
o da rifuggere, o a cui far seguire dolenti involuzioni reazionarie (così come era avvenuto, per il secolo XIX, a proposito
del 1848).
Nel 1966 si produce una serie di eventi che inducono un riflesso influente sul sapere, costituendo questa data come una
sorta di crinale.
Escono i testi di Vittorio Gregotti La forma del territorio, e Il territorio dell’architettura,1 il libro di Aldo Rossi L’architettura
della città,2 e si affiancano sugli scaffali alla nuova edizione del testo di Hithcock e Johnson The International Style, a
Complexity and Contraddictions in Architecturedi Robert Venturi,3 alla prima traduzione italiana di Claude Lévi-Strauss,4
Anthropologie structurale. Dentro una monumentale Enciclopedia Universale dell’Arte, la voce Urbanistica scritta da
Giovanni Astengo5 riassume in un’unica trattazione ‘urbanistica’ e ‘città’. Gli studi condotti a Venezia (in particolare
‘L’architettura della città’) consentono di uscire dalla precedente configurazione disciplinare italiana, fortemente
polarizzata intorno alle posizioni di Ernesto Nathan Rogers6 e della redazione di Casabella-continuità, e dal ruolo
esercitato da Giuseppe Samonà a partire dall’Istituto Universitario di Architettura di Venezia.7

Trento, quartiere Madonna Bianca, insieme


Trento, quartiere Madonna Bianca
dell’intervento
Eventi traumatici come la frana nella valle dei templi di Agrigento (luglio 1966), l’alluvione di Firenze (novembre 1966),
l’acqua alta eccezionale di Venezia (novembre 1966) si amplificano nelle coscienze, e fanno emergere distanze non
misurate tra diffusione urbana, moltiplicazione degli interventi di modificazione antropica realizzati rapidamente, senza
cura o per profitto immediato, dunque responsabilità deontologiche delle classi professionali degli architetti e degli
ingegneri.
Tutto ciò solleva una reazione, che si salda in un movimento collettivo caratterizzato dalla sincronia e al medesimo
tempo dalla pluralità interna, che articola la compattezza del fronte unitario razionalista in una serie fitta di esplorazioni
divergenti.
Delle grandi architetture residenziali concepite in questo periodo colpisce la numerosità e la estrema diversificazione dei
valori formali.
Il progetto per il comparto residenziale Monte Amiata in località Gallaratese 2 viene messo a punto tra il 1967 ed il 1969
dallo studio AYDE, in cui collaborano nell’occasione Carlo Aymonino, Maurizio Aymonino, Alessandro De Rossi e
Sachim Messarè. La scrittura autografa dell’architettura è di Carlo Aymonino. Tra il 1970 e il 1972 vengono costruiti 444
alloggi per 2.400 abitanti.
A Trento nel 1968 viene progettato il quartiere Madonna Bianca da Marcello Armani, con Efrem Ferrari e Luciano Perini,
costruito tra il 1972 e il 1975, intensificato dall’estensione di Villazzano 3 tra il 1975 e il 1979, un brano esemplare di
addizione urbana a lato del centro storico.

Trento, quartiere Madonna Bianca, un edificio Palermo, Zona Espansione Nord, dettaglio di una
per servizi ed una torre residenziale a cantiere prospettiva
quasi ultimato del concorso
A valle della lunga gestazione dell’episodio Nord della città estesa di Napoli, Francesco di Salvo mette a punto nel 1968
il progetto per le Vele di Scampia, con il programma di realizzare 6.500 vani attraverso 1.200 appartamenti.
Successivamente tra il 1971 e il 1974 l’autore viene coadiuvato da una folta schiera di professionisti locali, che sviluppa
il progetto esecutivo. Gli edifici residenziali vengono costruiti tra il 1975 ed il 1980.
Rozzol Melara a Trieste viene progettato nel 1968 da un nutrito gruppo di professionisti triestini selezionato dall’Ordine
degli Architetti e degli Ingegneri, coordinati da Carlo Celli.
Il progetto viene specificato dai disegni esecutivi nell’aprile del 1970.
Tra il 1979 ed il 1981 entrano gli assegnatari degli appartamenti del primo e del secondo lotto di costruzione, dopo un
primo bando andato deserto per la metà degli alloggi.
Giancarlo De Carlo progetta tra il 1969 ed il 1971 il villaggio Matteotti a Terni, il cui primo settore (resterà unico) viene
costruito tra il 1971 e il 1975, con un particolare accento sull’interazione tra autore ed utenti nel processo progettuale.
Alla fine del 1969 lo IACP di Palermo bandisce un concorso d’architettura per insediare in prossimità dello Zen 1, in
costruzione, un numero di abitanti compreso tra 15.000 e 20.000. Il concorso rimane aperto dal 15 gennaio al 15 aprile
1970 e si conclude l’8 marzo 1971 con la consegna del primo premio al gruppo composto da Franco Amoroso, Salvatore
Bisogni, Vittorio Gregotti, Franco Purini, Hiromichi Matsui. Nell’aprile 1975 il progetto viene approvato e comincia un
tormentato percorso di realizzazione: le prime gare d’appalto si svolgono nel 1978.
A Roma tra il 1971 e il 1973 il progetto del Laurentino 38 coordinato da Pietro Barucci incrementa la rilevanza della
vicenda romana con la previsione di insediare 32.000 abitanti; l’esito formale dell’ulteriore progetto romano di Vigne
Nuove, tracciato nel 1972 dal gruppo coordinato da Lucio e Fausto Passarelli, è straordinario, e prova ad attrarre
i territori limitrofi incoerentemente e indifferentemente urbanizzati.
Corviale viene progettato da un folto gruppo di professionisti ed intellettuali, diretti da Mario Fiorentino tra il 1972 e il
1974, e costruito nelle sue parti essenziali tra il 1975 e il 1982.

Roma, Corviale, modello Trieste, Rozzol Melara, prospettiva dall’alto


Nel 1972 prende forma a Brescia il progetto di Leonardo Benevolo per il quartiere San Polo, e si implementa nel tempo
grazie alla comunicazione tra progettisti e tecnici degli uffici del Comune, sviluppando l’idea razionalista del quartiere in
un processo virtuoso di governo del mercato immobiliare cittadino.
Altri rilevanti realizzazioni potrebbero essere citate, per incrementare un elenco sempre incompleto.
Questi progetti vengono ideati e costruiti come ‘cavalli di Troia’, cercando di irrompere di sorpresa nella città del futuro.
Il Gruppo Architettura si forma a Venezia nel 1968, si scioglie nel 1974.8 In sei anni produce una serie straordinaria di
ricerche e di studi.
Vengono portate a compimento due opere che si pongono come summae, il volume ‘La città di Padova’ del 1970,9 ed il
Piano particolareggiato per il centro storico di Pesaro, la cui redazione termina nel 1974.10
Nel 1973 apre, la mostra di architettura della XV Triennale organizzata da Aldo Rossi e si innesca una reazione nuova
tra le posizioni della cultura architettonica e urbana italiana e le relazioni internazionali che esse intrattengono. Le
immagini radicali e megastrutturali vengono rappresentate in alcune componenti (Superstudio piuttosto che Archizoom e
Archigram, virtualmente presenti nella XIV Triennale del 1968, allestita e subito occupata in occasione
dell’inaugurazione). 11 Le ricerche su architettura, residenza e città originate dal sodalizio tra Carlo Aymonino e Aldo
Rossi vengono riassunte con il nome di Tendenza, proponendo di ritrovare radici condivise in una razionalità
dell’architettura che si sviluppa discontinuamente attraverso il tempo. 12
Nella straordinaria intensità e pluralità interna di questi anni si trovano le basi, la configurazione d’assieme da cui
partono le posizioni contemporanee, a proposito del progetto d’architettura come atto intellettuale, e della costituzione
della città come bene collettivo. Si instaura una profonda, feconda contraddizione tra un forte accento sull’autonomia
disciplinare dell’architettura ed una dissoluzione dei confini disciplinari dell’architettura e dell’urbanistica, all’interno di
una fluida consistenza del campo problematico della cultura contemporanea.
Tutto ciò configura un campo critico e di pensiero ancora tutto da trattare, al fine di misurare posizioni, problemi,
questioni rilevanti per il tempo presente.
Napoli, Scampia, modello dell’edificio Le Vele
1. Vittorio Gregotti, Il territorio dell’architettura, Feltrinelli, Milano 1966.
2. Aldo Rossi, L’architettura della città, Marsilio, Padova 1966.
3. Robert Venturi, Complexity and Contraddictions in Architecture, The Museum of Modern Art, New York 1966, tr. it.
Complessità e contraddizioni nell’architettura, Dedalo, Bari 1980.
4. Claude Lévi-Strauss, Anthropologie structurale, Plon, Paris 1958, tr. it. Antropologia strutturale, Il Saggiatore, Milano
1966.
5. Giovanni Astengo, voce Urbanistica, Enciclopedia Universale dell’Arte, Istituto per la collaborazione culturale Venezia-
Roma, vol. XIV, 1966, pp. 541-642, tavv.167-222.
6. Ernesto Nathan Rogers (1909-1969) diviene il riferimento di apertura internazionale per la generazione che frequenta
le scuole di architettura negli anni Cinquanta e Sessanta, come Giuseppe Samonà (1898-1983).
7. Rogers lascia la direzione di Casabella nel 1965; Samonà si congeda dall’insegnamento per limiti d’età nel 1968,
mantenendo la carica di direttore dell’Istituto Universitario di Architettura di Venezia fino al 1971.
8. Cfr. Carlo Aymonino, Costantino Dardi, Gianni Fabbri, Raffaele Panella, Gianugo Polosello, Luciano Semerani, Per
un’idea di città. La ricerca del Gruppo Architettura a Venezia (1968-1974),Cluva, Venezia 1984.
9. Carlo Aymonino, Manlio Brusatin, Gianni Fabbri, Mauro Lena, Pasquale Lovero, Sergio Lucianetti, Aldo Rossi, La città
di Padova. Saggio di analisi urbana, Officina, Roma 1970.
10. Cfr. Carlo Aymonino, Costantino Dardi, Gianni FABBRI, Raffaele Panella, Gianugo Polosello, Luciano Semerani,
Piano particolareggiato per il centro storico di Pesaro.
Relazione illustrativa, 1974; C. A., C.D., G.F., R.P., G.P., L.S., Piano particolareggiato per il centro storico di Pesaro,
Documenti del comune di Pesaro n. 22, Pesaro 1974; Comune di Pesaro, Il Piano Particolareggiato del Centro Storico di
Pesaro. Incontri e dibattiti, Pesaro 1974; Renato Bocchi (a cura di), ‘Il piano particolareggiato per il centro storico di
Pesaro di C. Aymonino, N. Dardi, G. Fabbri, M. Lena, R. Panella, G. Polesello, L. Semerani’, Controspazio n. 2, marzo
aprile 1976, pp.14-53.
11. Cfr. Andrea Branzi, Si scopron le tombe, Casabella n. 383, novembre 1973, pp.10-11.
12. Lo sviluppo di questi temi è contenuto più che nell’esposizione nel libro catalogo che esce in parallelo alla mostra,
XV Triennale di Milano, Sezione internazionale di Architettura, Architettura razionale.

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