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Le ragioni dell'Italia: il Made in Italy

"L'Italia del made in Italy vuole riaffermare nel terzo millennio in modo innovativo, tecnologico e diffuso
un'idea di bellezza e di stile di vita. Per produrre in modo incredibile bellezza bisogna però averla dentro. Ci
vogliono verità e libertà".

Romano Benini nel suo libro Saper fare (2010) si pone drammaticamente il problema
dell'attuale declino dell'economia e si domanda quale possa essere una via italiana per lo sviluppo.
Ci pare che in questo momento storico, in cui il tema del lavoro, la questione Fiat e le mosse di
Marchionne sono al centro del dibattito pubblico e politico, possa essere interessante ripercorrere –
attraverso le grandi tappe- la storia economica italiana, chiedendoci se esistano tratti peculiari,
un'identità dell'agire italiano nell'economia.
Già la civiltà romana aveva avviato un ciclo di espansione economica basato sul diritto, sulle
regole del commercio, sulle relazioni umane: le tecniche di produzione romane costituiscono un
importante aspetto per la valutazione del benessere diffuso.
Pullulavano le botteghe artigiane e non vi era per gli antichi, fino al Rinascimento,
distinzione alcuna tra artigiano e artista. Se volessimo rappresentare con un oggetto questa capacità
romana di costruire e di durare nel tempo, simbolo di sapere pratico e cultura civile, che ha
cambiato la vita ai nostri antenati ed è alla base di sviluppo e benessere diffusosi in tutta l'Europa,
dovremmo cominciare dal mattone. Il laterizio romano, prodotto nelle figlinae, primi esempi di
imprenditoria civile dell'epoca antica, viene bollato e marchiato e sta alla base della grande
espansione degli edifici privati e civili. Il marchio distingue la fabbrica, la qualità e la provenienza.
Nasce il made in Rome. L'espansione dell'età medievale e rinascimentale è ancora più
importante: perché è durata secoli, perché si è tradotta nei termini dello sviluppo e del progresso,
perché ha superato gravi crisi. L'Italia medioevale, come ricorda Montanelli nella sua Storia d'Italia,
"era un melting pot di razze: gli antichi indigeni italici, gli arabi e i normanni in Sicilia, residuati
bizantini nel Mezzogiorno, qua e là sacche longobarde, gote e franche, e gli ebrei un po'
dappertutto". Nel tempo il risultato di tanti innesti è stato un incredibile amalgama di culture e
costumi, un mosaico di identità ed una integrazione virtuosa di saperi. Nel caso specifico del tessile,
la tradizione italiana deve molto al contributo di altre nazionalità. La produzione di tessuti serici fu
introdotta in Sicilia durante la dominazione musulmana e di lì, nel XII secolo, conobbe un forte
sviluppo grazie all'integrazione di diverse culture favorita dai normanni e alla decadenza dei centri
manifatturieri dell'Asia.
Prima Lucca poi Genova contribuirono a rendere i tessuti serici italiani ricercatissimi in tutta
Europa e oggetto di imitazione dalle manifatture francesi. L'idea di sviluppo promossa dall'Italia dei
comuni e destinata per secoli ad accompagnare il nostro modello economico e sociale riguarda il
ruolo dei limiti sociali da porre all'agire economico. Per limiti sociali si intende la necessità della
finalità sociale della ricchezza, il rapporto tra utile ed onesto, tra benessere individuale e bene
comune.
Per costruire questa relazione virtuosa, l'economia che crea benessere si fonda dunque sul
saper fare (ruolo del merito e delle competenze), agisce nella comunità (ruolo del contesto civile), si
basa sul diritto (regole e consuetudini), favorisce l'inclusione (necessità delle istituzioni sociali).
Non sono scelte scontate: il prevalere dei limiti del particolarismo, e degli egoismi impedisce e
ostacola questo tipo di relazione. Ed è così che oggi l'Italia, trovandosi a dover far fronte a una crisi
mondiale generata dalla rottura di un equilibrio che deriva dalla prevalenza della speculazione
finanziaria sull'economia reale, dovrebbe recuperare la propria storia e la propria identità; la forza
innovativa del made in Italy deriva proprio da quei principi che ne sono l'essenza: saper fare bene,
promuovere merito e competenza, sostenere le comunità produttive in un quadro di regole certe e
condivise, creare un clima di fiducia e promozione, fare attenzione alle conseguenze sociali.

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