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-Fatti giuridici in senso stresso: fenomeni nei quali non entra in gioco la volontà
umana. In tali fatti il diritto ricollega ad essi la produzione di un effetto giuridico.
-Atti giuridici: fatti nei quali entra in gioco la volontarietà umana del comportamento
(anche omissivo) alla produzione degli effetti giuridici. L’atto deve essere valido e
efficace sul piano giuridico. È valido se è conforme alla disciplina del potere di cui è
espressione. È efficace quando può produrre immediatamente gli effetti previsti.
-Nullità: può essere fatta valere da chiunque ne abbia interesse, può essere rilevata
d’ufficio, di solito è insanabile, l’azione giudiziaria è imprescrittibile ed ha effetto
retroattivo. Col termine nullità assoluta si indica l’inesistenza giuridica dell’atto. Esso
è assolutamente inidoneo a produrre effetti giuridici.
-Annullabilità: l’atto annullabile produce effetti fin quando non viene annullato, può
essere sanato e convalidato. L’annullamento ha efficacia retroattiva, salvi peraltro i
diritti dei terzi acquisiti a titolo oneroso. L’azione di annullabilità è prescrittibile, può
essere proposta di norma dalla parte nel cui interesse è prevista e il giudice non può
procedere d’ufficio.
-Tempo e luogo: il tempo rileva ai fini del computo della prescrizione, dell’usucapione,
della decadenza, per delimitare il potere conferito ad un soggetto o per disciplinare
l’adempimento di un’obbligazione. Lo spazio rileva per individuare il luogo in cui deve
essere adottato un atto o tenuto un comportamento o adempiuta un’obbligazione
oppure per delimitare il potere conferito ad un soggetto.
Capitolo Secondo
-Criterio gerarchico: le fonti sono ordinate secondo un sistema gradualistico per cui
vi sono fonti superiori o inferiori, primarie o sub primarie. In base a tele criterio la
fonte di grado superiore prevale su quella di grado inferiore, la quale non è esclusa
dalla disciplina in caso di mancanza della fonte superiore.
- Si verificano quindi Riserve normative. La riserva può essere assoluta o relativa. Nel
primo caso soltanto una determinata fonte disciplina quella materia o quel complesso
di materie. Nel secondo una determinata fonte deve comunque stabilire i principi
relativi alla materia, lasciando ulteriori discipline ad altre fonti sottordinate.
-Fonti scritte: quelle che per esistere necessitano di una forma ad substantiam,
riconducibile all’espressione di volontà proveniente da un determinato soggetto.
-Consuetudine: fonte non scritta del diritto. Col termine consuetudine (o uso) si
indicano quei fenomeni che si concretano nella formazione, nell’ambito dei vai gruppi
sociali, di tipi di comportamento generalizzati, ovverosia di regole sociali, in
considerazione dell’abitualità e della costanza con cui sono protratti nel tempo i singoli
comportamenti tenuti dai consociati. La desuetudine in senso stretto, invece, esprime
il venir meno dell’effettività della norma preesistente.
-Prassi: con tale termine si indica il modo uniforme di comportarsi di uno o più
soggetti determinati nell’esplicazione della sua attività.
Capitolo quarto
-Lo stato come ente originario e ternario. Sul piano politico, col termine Stato, si fa
riferimento a quei fenomeni di aggregazione politica di un popolo su un territorio, che
danno appunto luogo a Stati veri e propri dell’era moderna e contemporanea. Sotto
tale profilo lo Stato si pone come ente primario e originario, autonomo e indipendente
da ogni altra entità politica, che si costituisce con un proprio ordinamento giuridico e
pretende di produrre diritto con potere di supremazia nel proprio ambito operativo e
funzionale. Lo Stato è visto come la combinazione di tre enti: un popoli, un territorio
stabilmente governato, un potere supremo di dominio che viene indicato col termine di
sovranità.
-Sovranità. Può essere intesa come requisito di ogni ordinamento politico originario,
autonomo e indipendente. Per essere tale, non deve ammettere la presenza di
alcun’altra entità al di sopra di sé che possa interferire nel proprio ambito d’azione. Il
sovrano è tale per il solo fatto che è al di sopra di ogni potere. In quanto vero sovrano
egli deve disconoscere altra fonte di potere politico che possa esistere nel suo ambito
funzionale indipendentemente dalla sua volontà. Ciò che esiste politicamente è quando
egli ha voluto come esistente politicamente, essendo l’unica autorità che esiste
indipendentemente da ogni altra autorità.
Capitolo settimo
-Evoluzione della teoria della divisione di poteri. La teoria della divisione dei poteri
come separazione delle funzioni fondamentali dello stato fra vari organi viene di solito
ricondotta all’elaborazione di Montesquieu, anche se si possono individuare precedenti
teorizzazioni in Aristotele e Locke. L’esigenza di dividere il potere in potere
legislativo, esecutivo e giurisdizionale fu dal Montesquieu collegata all’esigenza di
tutelare la libertà politica dei cittadini nei confronti del potere statale. Egli,
muovendo dal modo in cui veniva ripartito il potere statale in Inghilterra tra monarca
e parlamento, ritenne che per evitare l’oppressione dei singoli e gli arbitrii
dall’esercizio del potere, occorresse frazionare il potere statale tra soggetti o organi
diversi e distinti, in modo che il potere degli uni fosse in grado di arrestare il potere
degli altri. Tale concezione in definitiva intendeva creare nello stato organi o gruppi di
organi ciascuno di essi titolare di una porzione del potere politico e ognuno in
posizione autonomia e rispetto agli altri: da una parte il potere politico e burocratico
del monarca, e dall’altra il potere politico delle assemblee parlamentari nelle quali
trovava la sua manifestazione naturale il popolo, o almeno la parte di esso
politicamente attiva. Quando però, nell’evoluzione storica cui è andato incontro lo
stato costituzionale, il potere politico ha finito per concentrarsi via via nelle mani del
popolo, fin quando non si è più posta l’antitesi con altro potere al di fuori di questo, è
venuta a mancare la base per una istituzionalizzazione nello stato dei due poteri
politici, quello del popolo e quello del monarca, per cui è venuta conseguentemente e
necessariamente a cadere la costruzione che Montesquieu aveva fatto della divisione
dei tre poteri. I concetti giuridici di potere e di divisione di potere hanno assunto
quindi tutt’altro significato. Essi non indicano più campi materiali di azione di soggetti
detentori di una parte del potere politico, ma piuttosto definiscono una serie di
attribuzioni di organi dello stato o di soggetti distinti dalla persona statale, che sono
esercitate da questi, e che sono individuate prevalentemente in base a criteri formali;
sicché si sono risolti nel principio della ripartizione funzionale di competenze. Il
potere è stato quindi razionalizzato in relazione all’organizzazione istituzionale. Si
sono create competenze diverse, ciascuna coerente con compiti specifici da
adempiere, ciascuna parte dell’unitario e originario potere dello stato.
-Potere legislativo. Il potere legislativo è uno dei tre poteri fondamentali attribuiti
allo Stato, secondo il principio classico di separazione dei poteri. Per potere dello
Stato s'intende un organo o un complesso di organi dello stato indipendenti dagli altri
poteri.
Detti organi producono le norme attraverso un atto che prende il norme di legge.
Peraltro, nella generalità degli ordinamenti non tutte le funzioni normative sono
concentrate nel potere legislativo mentre sono attribuite a quest'ultimo anche
funzioni non normative.
Capitolo ottavo
-Governo assembleare.
Capitolo nono
-La costituzione nel sistema delle fonti. Il vigente ordinamento italiano conosce una
molteplicità di fonti che trovano disciplina nella costituzione della repubblica italiana
(entrata in vigore il 1 gennaio 1948) e nella legislazione ordinaria. La costituzione è
quindi la fonte di grado più elevato, assistito da una forza particolare derivante dal
suo carattere rigido, e la sua osservanza è garantita in via giurisdizionale dalla corte
costituzionale.
-Fonti primarie e secondarie. La costituzione italiana prevede altre fonti del diritto
oltre a quelle costituzionali. Sono previste specificatamente dalla costituzione le leggi
del parlamento e gli atti aventi valore e forza di legge, le leggi regionali, gli statuti
delle regioni ordinarie e a autonomia speciale, e quelli degli enti territoriali, i
regolamenti delle camere, i regolamenti emanati dal presidente della repubblica, i
regolamenti regionali, quelli dei comuni, delle province e delle città metropolitane, i
contratti collettivi di lavoro con efficacia obbligatoria erga omnes, i referendum
abrogativi di legge o atti avente forza di legge dello stato e i referendum normativi
regionali. Nelle disposizioni preliminari al codice civile del 1942 sono indicate come
fonti del diritto le leggi e gli atti aventi forza di legge, i regolamenti, le norme
corporative e gli usi, ovverosia le consuetudini. Le norme corporative sono peraltro
venute meno con la soppressione degli organi corporativi e con l’abrogazione
dell’ordinamento corporativo, mentre furono lasciati in vigore i contratti e gli accordi
stipulati in precedenza.
-Potestà legislativa regionale e statale. La legge formale può essere la legge dello
stato approvata dal parlamento oppure la legge regionale o quella delle provincie
autonome di Trento e Bolzano. La legge dello stato, a seguito della modifica dell’art.
117 Cost. non ha più una competenza generale per qualsiasi materia, bensì una
competenza limitata alle materie indicate dal secondo e terzo comma del novellato
art. 117.
-Decreti legge. Bandi militari. I decreti legge sono atti provvisori con forza di legge
adottati di propria iniziativa dal governo, sotto la sua responsabilità, in casi
straordinari di necessità e di urgenza. Il decreto legge entra in vigore
immediatamente, deve essere presentato alle camere il giorno stesso della sua
emanazione e, ove le camere non siano riunite o sciolte, esse vanno appositamente
convocate e si riuniscono entro cinque giorni. Ciò in quanto il decreto legge deve
essere convertito in legge entro sessanta giorni dalla sua pubblicazione, pena la
perdita dell’efficacia sin dall’inizio. I bandi militari sono ordinanze emanate
dall’autorità militare in tempo di guerra. Anche essi possono essere collocati tra gli
atti aventi forza di legge. Tuttavia per ritenersi validi e compatibili con la
costituzione occorre che il parlamento nel deliberare lo stato di guerra preveda la
possibilità di utilizzare tali atti nel momento in cui disciplina l’esercizio dei poteri del
governo.
-Statuti regionali. Gli statuti regionali hanno diverso valore e forza a seconda che si
tratti di regioni ad autonomia speciale o regioni ordinarie. Gli statuti delle regioni
speciali assicurano una autonomia particolare a tali regioni in deroga alle disposizioni
costituzionali valide per tutte le atre regioni. Devono tuttavia osservare anch’essi i
principi fondamentali della costituzione. Gli statuti delle regioni ordinarie sono
adottati non più con legge dello stato, ma direttamente da ciascuna regione con legge
regionale a maggioranza assoluta dei suoi componenti. La legge non viene
immediatamente promulgata, in quanto occorre attendere l’eventuale ricorso da parte
del governo innanzi alla corte costituzionale sulla legittimità costituzionale della
deliberazione statuaria regionale. La legge di approvazione dello statuto regionale è
quindi una legge particolarmente rinforzata, la quale per le materie ad essa riservate
prevale sulle leggi ordinarie regionale e da esse non può più essere modificata.
-Prassi costituzionale. Per quanto concerne la prassi, la quale consiste nella costanza
di ripetizione di un comportamento nell’esplicazione di una determinata attività, essa
assume rilevanza per interpretare il modo di agire degli organi nell’esplicazione delle
rispettive funzioni. Essa può trasformarsi in consuetudine.
-Riserve di formazione. Le riserve possono essere assolute o relative. Nel primo caso
la materia deve essere regolata dalla legge anche con disposizioni di dettaglio, nel
secondo caso la materia può essere regolata dalla legge soltanto per i principi,
lasciando poi alle fonti subordinate l’ulteriore disciplina. Le riserve di legge assolute
sono quelle in materia di libertà personale, di proprietà; le riserve relative sono quelle
in materia di organizzazione dei pubblici uffici, di imposizione di trattamenti sanitari.
Vi sono riserve di legge costituzionale, come per l’approvazione degli statuti delle
regioni ad autonomia speciale. Vi sono riserve di legge ordinaria che escludono
l’intervento di altri atti legislativi, come in materia di delegazione legislativa, di
approvazione di bilancio annuale. Vi sono anche riserve di procedimento legislativo
ordinario in materie che per la loro rilevanza si è ritenuto che debbano essere
trattate col procedimento legislativo normale. Le riserve di legge possono essere
rinforzate quanto al procedimento o quanto al contenuto. Riserve di legge rinforzate
quanto al contenuto sono quelle in materia di limitazione di libertà di circolazione e
soggiorno, in materia di trasparenza dei finanziamenti della stampa periodica. Riserve
di leggi rinforzate quanto al procedimento sono quelle in materia di rapporti fra stato
e chiesa cattolica e tra stato e altre confessioni religiose. Vi sono riserve di legge
rinforzate quanto al procedimento e al contenuto come le leggi statali che modificano
l’assetto territoriale di province e comuni fra le regioni. Le riserve di legge rinforzate
possono essere a loro volta assolute o relative.
-Fonti comunitarie. In virtù della normativa dei trattati stipulati dall’Italia, il diritto
comunitario, pur essendo prodotto da fonti esterne all’ordinamento italiano, entra
direttamente a far parte di questo senza ulteriori atti di ricezione, prevalendo su
quello prodotto dalle fonti interne, anche se successivamente entrate in vigore. Gli
atti posti in essere nell’ordinamento comunitario che hanno efficacia negli stati
membri sono i regolamenti, le direttive, le decisioni, le raccomandazioni e i pareri.
Fonti in senso proprio sono i regolamenti e le direttive.
Capitolo undicesimo
-Il ruolo dei partiti politici. Lo stato italiano è uno stato democratico, repubblicano
e di diritto, in quanto la sovranità appartiene al popolo e viene esercitata nelle forme
e nei limiti della costituzione. L’attività dei partiti politici si evidenzia in particolare
nella vita delle istituzioni costituzionali e consente di comprendere i meccanismi
attraverso i quali si svolge l’attività politica e si concretizza con la forma di governo
accolta dalla costituzione. In linea generale atti politici sono gli atti di espressione del
potere legislativo e di quello esecutivo e giurisdizionale costituzionale. Sono quindi atti
politici le leggi e gli atti aventi forza e valore di legge, gli atti normativi del
parlamento, gli atti di governo attraverso i quali si realizza la sua politica generale, gli
atti degli altri organi costituzionali che danno immediata esecuzione alla costituzione
come la maggior parte degli atti del presidente della repubblica.
II Il parlamento
-Elezione dei deputati. Per l’elezione alla camera dei deputati il territorio della
repubblica è diviso in 26 circoscrizioni che eleggono 617 deputati, 1 eletto in val
d’Aosta e 12 nella circoscrizione estero. Il riparto dei seggi è effettuato con metodo
proporzionale su base nazionale.
-Durata delle camere. Entrambe le camere sono elette per 5 anni e la loro durata può
essere prolungata solo in caso di guerra e con legge.
-Fiducia. La forma di governo parlamentare dello stato italiano come tutte le forme
di governo parlamentare si caratterizza per il rapporto di fiducia che vincola il
governo al parlamento. Tale rapporto deve rimanere costante e il suo venir meno
mette in crisi il governo. L’atto tipico previsto dalla costituzione per togliere la
fiducia al governo è la mozione di sfiducia. La costituzione prescrive che la mozione di
sfiducia deve essere sottoscritta da almeno in decimo dei componenti della camera in
cui viene presentata. La consuetudine ha poi introdotto anche la questione di fiducia
che ha trovato disciplina nei regolamenti dei parlamentari. Essa comporta una
votazione su atto delle camere cui è condizionata l’espressione della fiducia.
-Ordine del giorno. L’ordine del giorno consiste in istruzioni approvate nel corso
dell’esame di un progetto di legge recanti istruzioni al governo in ordine alla legge in
esame.
-Udienze conoscitive. Possono essere disposte dalle commissioni permanenti nel corso
dell’esame di progetti di legge o indipendentemente da esso per acquisire elementi di
informazione da parte della pubblica amministrazione, di privati e di esperti per
l’espletamento della loro attività.