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Noi che siamo ostaggi del desiderio senza fine del capitale
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15. Non c'è nulla che possa nuocere a un essere umano quanto
se stesso, come è dimostrato dall'ingenuità di Etienne de la
Boétie, che gli fa scrivere: "Siate risoluti a non servire più ed
eccovi liberi".
16. Decidersi a vivere come se non si dovesse mai morire non è
una sfida all'impossibile, ma è il reale che non nasconde più il
possibile.
17. La dipendenza altrui è la misura del piacere.
18. La ragione economica si beffa delle ragioni del desiderio
accordandovisi.
19. Essere troppo poco lucidi per rimproverarsi: ecco dove
finalmente l’ideale e il reale si sono ritrovati.
20. Per la maggior parte dei nostri desideri c'è già qualcuno
pronto al lavoro per farceli desiderare come se fossero davvero
nostri.
21. Tutto è parodistico nella libertà di consumo, soprattutto il
"tu non puoi tutto perché qualcosa devi a tutti".
22. La gratuità è un sogno corrotto, una fantasticheria, della
società della nihilazione.
23. Il miglior modo di togliere soddisfazione al desiderio è di
sperare in essa.
24. L'economia, che ha trasformato il lavoro in una
disoccupazione attiva, per cui al lavoro sembra ovunque che
non si faccia niente della propria vita, mostra agli illusi la via
opposta, quella più redditizia. La nuova economia dispone
senza dubbio del potere di aumentare il rifiuto del lavoro a
vantaggio di uno spirito di iniziativa e creatività più adatti alla
produzione e al mercato odierni.
25. Una formidabile tecnologia omicida non resta senza
impiego., perché la potente proliferazione del consumabile
deve assorbire anche quella formidabile degli eserciti. La
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A science of discontent
Franck Herbert's Dune series
Muad'dib's Imperial Reign generated more historians than any
other era in human history.
Frank Herbert, Dune Messiah
PREMESSA.
Che non si dica che la disposizione degli argomenti è nuova;
tuttavia ciò che resta ci rende meritevoli di quel pensare male
che attesta come merito il non aver nulla da dichiarare a
discarico.
Le brevi abitudini sono il make up con cui l'esperienza finge di
ringiovanire i suoi difetti. D'altronde la vittoria, che non ci
spetta se non come un anticipo di cui è esclusa la riscossione,
arride a coloro che amano il disordine senza crearlo.
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1.
Il cambiamento di funzione della teoria trova la sua
determinazione nella musica rock. Il compito della teoria si
adempie oggi nella musica cosiddetta leggera che, più che
fungere da materiale per una nuova Philosophie der Neuen
Musik, se ne ripropone il compito. Ma il rock non è l'erede
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19.
La canzone obbedisce all'obbligo di far finta, niente deve
finire, tutto deve aggiungersi. Niente entropia, ma eterno
presente come accumulo indefinito. Le canzoni devono essere
meglio del sempre uguale, meglio dell'eterno ritorno. La
musica della filosofia è un relitto del passato.
20.
La canzone è la teoria che questo mondo distribuisce ai suoi
addetti.
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l'autore scrive che “fa sempre piacere saltare delle pagine e non
è possibile quasi mai”, così nessuno può escludere che ci sia un
parallelo esplicito.
Di un misterioso ed intimo autore - John Gawsworth -, Marias
ha cercato l'opera omnia, la quale presenta una singolarità, non
spiacevole: dei sei volumi, manca - non fu mai pubblicato -
quello di cui è presente il solo titolo, Farewell to Youth.
Più avanti nella commemorazione, l'autore si chiede dove siano
andati i libri che Gawsworth sapeva scegliere in mezzo a
scaffali caotici e polverosi. Saranno tornati al mondo paziente
e taciturno dei libri usati, da cui escono soltanto
temporaneamente.
Chi scrive di Gawsworth temeva che gli sarebbe toccata la
stessa sorte, e, perché regga il senso del discorso, Gawsorth
provò, pubblicando alcune antologie dell'orrore, di salvare
dall'oblio alcuni scrittori, finendo per assimilarsi a loro,
prevedendo il percorso simile, ma finge, o cerca veramente, di
attenuare la sensazione che le cose e le persone effettivamente
si cerchino e si trovino, dicendo di non attribuire grande
importanza alle coincidenze e alla perpetua attività del caso.
La morte inattesa di qualcuno che conosciamo ci spinge, dice
Marias, a barare con i ricordi, “gettiamo su quella situazione
una luce che non le appartiene, non è sua ma del finale, la
morte illumina con il suo fulgore trattenuto ciò che è venuto
prima, che di per sé era in ombra o nel grigio e non aveva
importanza né l'intenzione né la speranza né l'animo di lasciare
traccia di nessun genere e già andava svanendo, dopo il suo
verificarsi”. Eppure anche questo non è propriamente vero se
dall'alba dei tempi ogni gesto, anche il più ordinario, deve
riflettersi nell'anima come se fosse l'ultimo, non dico tutti, non
dico sempre, ma ordinariamente sì, la loro essenza deve
volatilizzarsi.
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Le Précis (Cioran)
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1.
L'epoca della rivoluzione era essenzialmente appassionata; per
cui ha avuto essenzialmente forma. Anche la manifestazione
più violenta di una passione vera ha ricevuto la sua forma dalla
manifestazione stessa. L'epoca della rivoluzione era
essenzialmente appassionata; per cui ha avuto a che vedere
essenzialmente con la cultura. L'energia dell'interiorità è stata
infatti l'unica misura sulla cui base si è potuto dire, in altri
tempi, che un proletario animato essenzialmente da audace
risolutezza era essenzialmente colto.
L'epoca della rivoluzione era essenzialmente appassionata; per
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Falsi obiettivi
1.
La democrazia è l'arte di dire - bel cagnolino - perché hai il
sasso in mano, o la frase di Mae West sul semplice sorriso e la
pistola.
2.
Poiché i partiti non rappresentano più gli elettori, il loro
compito, il loro “impegno”, è quello di cambiarli.
3.
Per dire la verità bisogna sempre sbagliare misura.
4.
Il pessimista sa che è vero che il migliore dei mondi possibili
non potrebbe essere peggiore.
5.
C'è un modo per far credere tutto: far credere di non voler dire
che c'è.
6.
La parte del torto è l'unica rimasta per dire la verità.
7.
Discutere con un idiota è il miglior modo di salvare le
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apparenze.
8.
Il futuro deve essere vendibile. Ciò spiega tutto.
9.
Dobbiamo pensare. Per questo qualcuno deve sparare.
10.
Pubblico si nasce, si diventa e si muore. Purché non sembri
noioso.
11.
Salvo complicazioni tutto deve cambiare in fretta.
Fobie
1.
Quando la monaca Chiyono studiava lo Zen con Bukko
di Engaku, per molto tempo non riuscì a raggiungere i
frutti della meditazione. Finalmente, in una notte di
luna, stava portando dell'acqua in un vecchio secchio
tenuto insieme con una cordicella di bambù. Il bambù
si ruppe e il fondo del secchio cadde, e in quel
momento Chiyono si sentì, per quello che era, una
schiava. Qualunque decisione avrebbe preso avrebbe
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2.
Un signore pregò Takuan, un insegnante di Zen, di
suggerirgli come potesse trascorrere il tempo. Le
giornate gli sembravano molto lunghe, mentre
assolveva le proprie funzioni e se ne stava seduto e
impettito a ricevere l'omaggio della gente. Takuan
tracciò pochi segni e li diede all'uomo. “Lo sapessi, te
lo direi, ma non lo so”.
3.
“Se nella mia mente non c'è nulla, che cosa devo
fare?”.
Joshu rispose: “Buttalo via”.
“Ma se non c'è nulla, che cosa devo fare?” insistette
l'allievo.
“Attua ciò di cui non sei capace”.
4.
Una sera, mentre Shichiri stava recitando i sutra, entrò
un ladro con una spada affilata e gli ordinò di dargli il
denaro se non voleva essere ucciso. Shichiri gli disse:
“Non mi disturbare. Il denaro lo troverai in quel
cassetto”. Poi si rimise a recitare. Poco dopo si
interruppe e gridò: “Non prendermelo tutto. Domani
me ne serve un po' per pagare le tasse”. L'intruso
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5.
Camminando per un mercato, Banzan colse un dialogo
tra un macellaio e un suo cliente. “Dammi il miglior
pezzo di carne che hai” disse il cliente. “Nella mia
bottega tutto è il migliore” ribatté il macellaio. “Qui
non trovi un pezzo di carne che non sia il migliore”.
Queste parole fanno riflettere, in effetti. Non bisogna
avere paura di ammetterlo.
6.
Soyen Shaku, il primo insegnante di Zen ad andare in
America, disse: “Il mio cuore bruciava come il fuoco,
ma i miei occhi non sono freddi come ceneri morte”.
Egli stabilì le seguenti norme, che difese dal mettere in
pratica. Non badare a quello che dici, e qualunque
cosa tu dica, non metterla in pratica. Quando si
presenta un'occasione lasciala scappare, ma prima di
agire non pensare due volte, ché il timore ti segue.
Non guardare al futuro né al passato. Il cuore tenero di
un bambino non sopporterebbe l'atteggiamento
intrepido di un eroe. Il tuo ultimo sonno sia come gli
altri, non appena ti svegli, rallenta le tue reazioni,
perché davanti a te ci sono le tue scarpe.
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7.
Jiun, un maestro di Shingon, era un rinomato studioso
di sanscrito dell'era Tokugawa. Da giovane faceva
conferenze ai suoi confratelli studenti. Sua madre lo
seppe e gli scrisse una lettera. “Poiché dedichi il tuo
tempo a meditare, hai imparato che la vera
realizzazione di sé non esiste, ma la dismisura sì, più
delle conferenze però, perché l'amarezza non è
improbabile, quanto la banalità della cosa”.
8.
La poesia mancava di un verso rispetto al numero di
quelli tradizionali, e il discepolo disse: “Maestro, ci
manca un verso”. “Questo non è lo splendore, dato che
ciò che viene se ne va, ma se non fosse andato via non
saprei farlo ritornare, dunque non è il caso di
aspettare”.
9.
Nel suo ultimo giorno di vita Tanzan non si dimenticò di
scrivere sessanta cartoline postali, su cui non c'era
scritto che stava per andarsene da questo mondo,
tuttavia le riempì di tenaci insulti. Perché perdere
quell'occasione?
La passione delle conclusioni
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altrui, non vantarsi della propria istruzione, non dire più quello
che si pensa, ma quello che gli altri desiderano ascoltare, non
andare a cercare padroni con il senso della giustizia”.
A spese di chi e di quanti è vissuto Silver? “Si direbbe che io
abbia dissanguato un po' tutti”, a voler essere onesti, dice
mentre riflette sulla situazione in cui si accorse di vivere alla
giornata, proprio lui che era sicuro di essere superiore agli altri
perché sapeva di essere vivo, mentre gli altri non se ne
curavano affatto.
Che differenza tra lui e i pirati! La scopre subito Daniel Defoe,
che incontra all'Angel Pub. I pirati, che passavano il tempo a
sognare il bottino, quando lo avevano, non sapevano più cosa
fare di se stessi. “Che peso poteva avere uno della mia risma,
nella confusione della vita?” si chiede Long John, e per
scoprirlo, e insieme scoprire la morte per impiccagione, si reca
a Londra. “Se imparai qualcosa, fu quanto poco uno come me
sapesse di come vanno le cose a questo mondo. Non avevamo
alcuna idea delle somme incredibili che venivano investite,
rischiate, vinte e perse”.
Comunque, in tutt'altra situazione, Long John Silver insegna a
un giovane mozzo che non fa bene a nessuno mettersi troppo
nei panni degli altri.
La vita non è un gioco, perché i giochi hanno delle regole. Ma
quando si tratta di vita e di morte, non ci sono regole che
tengano, a questo mondo. E in questi casi non basta barare,
come fanno i più, cioè gli intellettuali. Troppo spesso ormai la
soluzione preferita è quella di rovesciare con un calcio lo
sgabello su cui si è saliti, sebbene non sempre ci si dimentichi
di controllare se si è per caso infilata la testa in un cappio che
pende dal soffitto
Dunque, i bucanieri. “Liberi quanto miserabili”, diceva Silver,
essi vivevano come se il tempo si fosse fermato. Erano dei
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ciò non ha influito per nulla sulla nostra borgata. Questo passo
della Supplica respinta si intona a un altro, tratto dalla
Muraglia cinese, in cui si parla di un mendicante che, giunto in
una casa in un giorno di festa, ne viene cacciato fuori a
spintoni, quando il sacerdote legge due pagine di un manifesto
dei ribelli che il mendicante gli aveva consegnato, ma, infine,
solo perché (in apparenza) il linguaggio in cui era scritto, il
dialetto della provincia vicina, conteneva espressioni, per chi lo
stava leggendo, antiquate. E quantunque - così mi pare di
ricordare - una vita orribile parlasse per bocca del medico un
linguaggio inconfutabile, tutti scossero la testa ridendo e non
vollero sentire altro.
Il compito di Kafka è stato quello di scrivere della vita orribile
rendendo naturale l'onirico, cioè il punto di vista di chi scuote
la testa e ride, dandogli la dignità di un a priori. Chi non è
contento tra i sudditi nel popolo dell'Imperatore? Sono
pressappoco i giovani tra i diciassette e i vent'anni. Dunque
giovanotti che non possono intuire neanche lontanamente la
portata dell'idea più insignificante, figurarsi quella di un'idea
rivoluzionaria. E proprio tra loro s'insinua e serpeggia il
malcontento.
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3.
Nell'arco che in questi frammenti si delinea, immaginiamo la
parabola di un potere assoluto che inspiegabilmente si sgretola.
Tuttavia le tappe che qui si sono riunite si profilano come
ritratti singolari, immobili, avulsi da una successione di capitoli
parziali. La sobrietà di Kafka gli impedisce i toni
dell'esaltazione surrealistica del 1925. In quella breve e accesa
stagione Antonin Artaud lanciava come parola d'ordine: E' il
turno dei mongoli di prendere il nostro posto! Sfidava
l'inquietudine istrionica di Celine, un po' più intento a recitare
come capo popolo, tesaurizzando i guadagni dei diritti d'autore
in lingotti d'oro, al punto di guidare i francesi a farsi europei
sotto la bandiera del nazismo. Adorno scriveva che, con la
liquidazione del sogno ottenuta mediante la sua onnipresenza,
il narratore Kafka aveva spinto l'impulso espressionistico fino
agli estremi dei lirici più radicali. La sua opera - dice - ha un
tono di estrema sinistra, chi la abbassi al livello dell'universale
umano, la falsifica già in un senso conformistico.
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1.
La lingua di Dorcas Gustine era una lingua senza disciplina,
ma dei tanti che non possono dirlo, lei può mentire contenta.
D'altronde in democrazia si dice che il silenzio avvelena
l'anima.
2.
A Nelly Clark spetta di difendere la verità dalla menzogna
pubblica. Eppure non è detto che ciò che capita a otto anni
debba pesare per sempre, almeno sotto il regime della
democrazia.
3.
Rispettivamente dell'amore e dell'odio Louise Smith e Herbert
Marshall parlano di quanto la felicità indebolisca l'uno e
accresca l'altro. I diritti a due che diritti sono? Forse che non
sono più tali?
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4.
Mary McNeely, sei fortunata che la tua ripulsa sia da noi
democratici tollerata! Infinito riposo, non è questa davvero la
voce della democrazia!
5.
Daniel M'Cumber pratica ingenuamente una politica sessuale
democratica. Ma non riconosce che la virtù è ciò che ha trovato
e non ciò che ha perso.
6.
L'astio di Georgine Sand Miner fiorisce, e dell'astuzia parassita
anche lei finisce per scoprire il valore sociale. Ciò che la rabbia
divulga è patrimonio delle masse.
7.
Henry Layton sa che la rovina è un passo dietro e che le metà
ostili sono le sole a darci vita.
8.
Nessuno sa cos'è falso se non sa cos'è vero, Seth Compton, e
neppure il male è male, se nessuno mette in vendita a prezzi
bassi ciò che si è scelto come bene. All'incanto la democrazia -
questa era la tua aspirazione!
9.
Alla potenza della legge Felix Schmidt paga per non aver
ceduto quando essa era distratta.
10.
La verità si fa scrivere raramente, ma i suoi difetti sono alla
portata di tutti. Richard Bone con troppo scrupolo si opponeva
alla loro divulgazione.
11.
Hiram Scates difende i valori della propaganda, ma chi non li
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19.
Il destino di ciò in cui si ripone la speranza d'essere apprezzati
non deve preoccupare, reverendo Abner Peet, perché di regola
anche se si sbaglia oggetto, si ottiene ciò che si voleva.
20.
Homer Clapp, gli stolti della vita sono la truppa della
democrazia; che ciò sia indispensabile al trionfo
dell'uguaglianza, tutti gli altri lo scopriranno da sé.
21.
La democrazia rende la guerra alla portata di tutti, John
Cabanis, e della libertà del rancore non si libereranno i nostri
avversari.
22.
John Hancock Otis e Anthony Findlay, difendere la libertà dal
potere sui forti non è un eccesso che si sconti con la bontà. La
democrazia non è mai abbastanza spregiudicata.
23.
Whedon, essere nulla che duri, che verità! da non potere essere
che sfruttata per esigere ascolto.
24.
A nessuno credere, nessuno piangere, George Trimble, neppure
pretendere di dire nulla di più.
25.
Ciò che si compra quando è cosa che serve, o cosa di cui si ha
bisogno, ci lascia; ma ci rimane ciò che non serve e ciò che non
è che fastidio, Abel Melveny.
26.
La verità è ciò che ci aspetta, e non inquieta, ma la necessità
chiede all'inaspettato di cambiare natura, Roger Heston, e di
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34.
Che sia meglio non sapere e cedere alla stupidità delle cose,
Hamilton Greene, come le dispiega un'astuzia nascosta, è la
noncuranza della menzogna, una grazia.
35.
Per Smith il dentista, il nemico della democrazia non crede
all'ingenua verità, che deve essere difesa - l'ingenuità - perché
sia venduta.
36.
Le intenzioni nascondono la delusione, Harry Carey Goodhue,
giacché le cause seguono gli effetti, in un mondo che dice di
credere solo al vero (per poter mentire indisturbato).
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Il Negativo
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via ciò che non coprono, ogni esperienza non preformata dello
specifico per amore di una sistematica senza fratture ed
elevano poi la razionalità strumentale a seconda realtà sui
generis. Tutto l'ambito giuridico è una sfera definitoria. La sua
sistematica esige che non vi penetri nulla che si sottragga al
suo circolo conchiuso, quod est in actís. Questa serra,
ideologica in sé, diventa reale potere tramite la sanzione del
diritto come istanza di controllo sociale, e senza residui nel
mondo amministrato. Nelle dittature trapassa immediatamente
in potere materiale, mediatamente esso è da sempre celato
dietro il diritto. Il fatto che il singolo subisca cosí facilmente
un torto, quando l'antagonismo degli interessi lo spinge nella
sfera giuridica, non è colpa sua - come Hegel vorrebbe
convincerlo - nel senso che sarebbe troppo accecato per
riconoscere il proprio interesse nella norma oggettiva del
diritto e nei suoi garanti. La colpa è piuttosto degli elementi
costitutivi della stessa sfera del diritto. Invece resta
oggettivamente vera la descrizione che Hegel schizza come
una presunta incapacità soggettiva: «Che il diritto e l'eticità e
il mondo reale del diritto e dell'ethos si intendono col pensiero,
che, mediante concetti, si dà la forma della razionalità, cioè
universalità e determinatezza: questo fatto, cioè la legge, è la
cosa che quel sentimento, il quale riserba a sé il libito; quella
coscienza, che pone il diritto nella convinzione soggettiva,
riguarda fondamentalmente come la piú ostile a sé. La forma
del diritto, in quanto obbligo e in quanto legge, è sentita da
quella come lettera morta e fredda e come una pastoia;
giacché in essa non riconosce se stessa, non si riconosce
quindi libera in essa, perché la legge è la ragione della cosa e
questa non concede al sentimento di esaltarsi alla propria
singolarità» (HEGEL, Werke cit., vol. 7, pp. 28 sg.). Il fatto
che la coscienza soggettiva «a ragione» consideri l'eticità
oggettiva come ciò che vi è di piú ostile, è un lapsus filosofico
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Lo spazio litterario
Ultime pagine del Seminario sulle psicosi: Non dirò che il pur
minimo gesto fatto per alleviare un male dia la possibilità di un
male maggiore: esso comporta sempre un male maggiore.
Lacan aggiunge: Ciò detto, la cosa non porterà lontano.
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La poesia:
C'è poesia ogni volta che uno scritto ci introduce in un mondo
diverso dal nostro, e, dandoci la presenza di un essere, di un
certo rapporto fondamentale lo fa diventare ugualmente nostro.
La poesia fa sì che non possiamo dubitare dell’autenticità
dell'esperienza di san Giovanni della Croce, né di quella di
Proust o di Gerard de Nerval. La poesia è creazione un
soggetto che assume un nuovo ordine della relazione simbolica
con il mondo.
La certezza:
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Sulla retorica:
...ciò che si ritrova in fondo ai meccanismi freudiani sono
quelle vecchie figure di retorica che, col tempo, hanno finito
per perdere per noi il loro senso, ma che per secoli hanno
suscitato un prodigioso interesse. La retorica, o arte
dell'oratore, era una scienza e non soltanto un'arte.
Sull'io:
...la teoria dell'io in Freud è fatta, al contrario, per mostrare che
ciò che chiamiamo il nostro io è una certa immagine che
abbiamo di noi, che ci dà un miraggio, di totalità
indubbiamente.
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Passaggio
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Knots du spectacle
I “Nodi” (“Knots”) di R.L. Laing hanno più di trent'anni. Pur
conoscendoli, e avendoli a portata di mano, li ho ignorati a
lungo; fino a quando non ho pensato che nei nodi, nei
garbugli, nelle contraddizioni, nelle sconnessioni, nei circoli
viziosi, nelle oscillazioni e nei vincoli fossero nascoste le
raffigurazioni della reciprocità nella patologia sentimentale
del rapporto tra lo spettatore (ma sempre più attore se non
addirittura, a volte, autore richiesto dello spettacolo) e lo
spettacolo, che pretende di regnare, ma sempre più è
intrappolato da quella rete che suscita e subisce e che subisce
e suscita.
Loro non credono che in noi ci sia qualcosa che non va, perché
in noi una delle cose che non va è il fatto che noi non crediamo
che in noi ci sia qualcosa che non va, quindi devono aiutarci a
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Loro non possono essere felici quando nel mondo c'è tanta
sofferenza. Loro non possono essere felici se noi siamo infelici.
Noi vogliamo essere felici. Loro non si sentono il diritto di
essere felici. Noi vogliamo che loro siano felici. Loro vogliono
che noi siamo felici. Loro si sentono colpevoli se noi siamo
felici e colpevoli se noi non siamo felici.
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Noi non riusciamo a vedere che cosa è ciò che non riusciamo a
vedere. Loro riescono a vedere che c'è qualcosa che noi non
riusciamo a vedere, anche se non sanno se tutto quello che non
vogliono mostrare resta invisibile. Noi riusciamo a vedere di
non riuscire a vedere, ma non riusciamo a vedere che cos'è.
Loro verranno a sapere di sapere quello che noi non sappiamo
di non sapere.
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Woivozeck
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Varianti:
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C'è un modo per far credere tutto: far credere di non volere dire
che c'è.
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Appendice:
1.
Gli incroci del destino.
In un intervista James G. Ballard dice che gli esseri umani non
saranno mai soddisfatti solo dall'intrattenimento. Annuncia che
tra vent'anni ci sarà una grossa rivolta contro il XX secolo, e
che la sua paura peggiore è che le persone, nella disperazione,
ripiegheranno sulle proprie psicopatologie come unica via di
libertà e di autorealizzazione. La suburbanizzazione del pianeta
produrrà un'enorme noia, i cui segnali sono già da tempo
intorno a noi e soltanto atti di imprevedibile violenza daranno
probabilmente alla gente un senso di libertà. Queste previsioni
fanno pensare che le forme di espressione della banalità non
saranno più grezze di quelle programmate da chi controlla i
mezzi le faranno circolare. Il destino degli incroci (due volte la
stessa incompetenza nella gestione della sicurezza sociale) è di
essere bypassati, senza che qualcuno sia in grado di impedire a
una progressione di slittare, sebbene la sua deriva fosse, già in
partenza, la sua carriera, e il suo avvenire sia stato
programmato con considerevole quanto indispensabile
determinazione ad essere spregiudicato.
2.
Secrecy of spectacle, si scrive a proposito di L. Bracken.
I Commentaires sono pieni di warnings attinenti allo stare
molto lontani dalle cosiddette e variegate armate
rivoluzionarie. Debord sees a spy in everyone: ciò sarà
sembrato in un primo momento, a qualcuno, il frutto di una
degenerazione ossessiva, ma la tecnologia, in breve, complici
l'imbecillità o l'interesse e il calcolo di parecchi, ha provveduto
a distribuire dovunque e a chiunque i mezzi per realizzare il
sogno di un'ossessione paranoide. La frase, così tradotta in
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3.
L'oltraggiosa perfezione della democrazia.
L'anonimo dell'opuscolo apparentemente (e volgarmente
ritenuto) contro la democrazia ateniese, ne è uno strenuo
difensore. Questa è la democrazia, perché parlarne
diversamente? L'ipocrisia di Pericle con le parole di Tucidide è
retorica imperialistica, cioè consapevole mistificazione che
ingannevolmente nasconde proprio ciò che l'opuscolo
denigratorio diffonde, sebbene controvoglia. Rifiutare
l'asprezza di una menzione diretta è comunque tipica della
democrazia, che della verità non sa cosa farsene, se non usarla
talvolta come strumento di assoggettamento.
“C'è chi si meraviglia che gli Ateniesi diano, in tutti i campi,
più spazio alla canaglia, ai poveri, alla gente del popolo,
anziché alla gente per bene: ma è proprio così che essi tutelano
la democrazia. Giacché se stanno bene e si accrescono i poveri,
la gente del popolo, i peggiori, allora si rafforza la democrazia,
La canaglia capisce che la stupidità, la ribalderia, la complice
benevolenza di costui (un qualunque ceffo che persegue il suo
utile) giova di più della virtù, della saggezza e dell'ostilità della
gente per bene”.
Non si tratta di un basso ideale, ma questa è la veritiera difesa
della democrazia. Il malgoverno è il principio del potere del
123
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4.
Misery.
Già nel 1973, a tutti gli effetti, la questione appariva chiusa,
sebbene non fosse del tutto chiaro a chi, come Daniel Denevert,
aveva scritto Teoria della miseria, miseria della teoria:
“L'effort théorique organisé, le plus avanccé depuis marx,
accompli par lesInternationaux Situationnistes, a non
seulement jeté ses derniers feux, il semble même vouloir se
satisfaire d'une place parmi les curiosités au Musée de l'histoire
révolutionnaire”. I risultati dello sforzo teorico-pratico hanno
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5.
Pubblicità.
La complicità della gente è il tratto dominante dello spettacolo
della nihilazione. La pubblicità della miseria, cioè permettere la
sua visibilità, dovrebbe essere il compito della teoria. Rendere
manifesta la vera miseria, tanto più radicale quanto più occulta,
quando tutto indica il contrario, quando lo spettacolo
dell'abbondanza, la gestione individuale e spettacolista
dell'abbondanza la rendono invisibile è un compito impossibile,
cioè ridicolo, nel lessico di G. Bataille. Secondo Voyer la
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6.
Nichilismo e nihilazione.
L'infelice esito della nozione di società dello spettacolo, in
mano a direttori di reti e di networks e di ambiziosi
programmisti televisivi e multimediali, era prevedibile già 25
anni fa, quando ad essa preferii quella di nihilazione,
intendendo con essa il primo effetto della società attuale. Ciò
non aveva niente a che vedere con il nichilismo nietzscheano
che era sorretto dalla visione, ancora più disastrosa, dell'eterno
ritorno e del superuomo.
Sulla linea è il titolo di un volume in cui si confrontano sul
nichilismo due testi di Jünger e Heidegger. Leggerlo serve a
capire cosa non è la nihilazione.
Alla fine dell'intervento di Jünger si trova scritto che se
“l'accusa di nichilismo è oggi tra le più diffuse, tra quelle che
più volentieri vengono rivolte all'avversario”, questo accade
perché “è probabile che tutti abbiano ragione”. A partire da
questa affermazione si comprende meglio la differenza tra
nichilismo e nihilazione, che insiste sull'alone ideologico nel
quale è inserito il primo termine, irricevibile al di fuori delle
teorie decadenti.
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