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Soltanto una cosa rende impossibile

un sogno: la paura di fallire.


(P. Coelho)

Dedicato a te, Mamma.

Tu hai fatto in modo che questa paura


si trasformasse in voglia di combattere.
Mariti e mogli possono spingersi vicendevolmente alla follia,
ma possono divorziare.

I bambini sono indissolubilmente legati ai loro genitori.


(R. D. Laing)
Ringraziamenti
Il primo ringraziamento lo riservo alla Professoressa Ionio per la fiducia che ha
riposto nei miei confronti, sperando di avere fatto un lavoro a lei gradito.
Un “grazie” lo riservo ai miei genitori, che si sono sempre dati da fare af-
finchè io e mia sorella potessimo realizzare i nostri sogni. È grazie a loro che
io sono riuscita a raggiungere questo traguardo: grazie al loro sostegno non
solo economico, ma anche, e soprattutto, a quello psicologico..mi avete sempre
fatto sentire serena e sostenuta.
Un “grazie” va, poi, anche a mia sorella: il mio angelo custode che, con
pazienza, mi è sempre stata vicina, e mi ha aiutata come solo lei sa farlo!!
“Grazie” alla mia nonna, che mi ha sostenuto con tutte le sue forze ad ogni
esame..le tue preghiere hanno funzionato.
Ringrazio anche Federico..al quale voglio bene come se fosse mio fratello!
“Grazie” a Roberto, che ha sempre cercato di gestire al meglio i miei mo-
menti di difficoltà..in questo periodo sono stati, effettivamente, molti. È sem-
pre stato vicino a me con pazienza.
Non posso non ringraziare le mie “BIO”: Cry e Ale!!! Le mie fantastiche
compagne d’avventura, che hanno contribuito a rendere questi anni i più bel-
li della mia vita..non dimenticherò mai le nostre giornate passate all’insegna
delle risate. Siamo sempre state pronte ad aiutarci, e continueremo a farlo:
“GRAZIE”!!!
Un “grazie” anche a Sonia, che è stata in questi ultimi mesi un sostegno
morale validissimo. Ce l’abbiamo fatta!!!
Ringrazio anche Titty e Bobo, i miei cugi cugi!! Non ci vediamo spesso,
ma vi porto sempre nel cuore.
Ringrazio anche la Vale e la Dany, le occasioni per stare insieme non sono
state molte, ma col cuore ci siete sempre!
Ringrazio poi anche tutte le altre persone che non ho nominato e che mi
sono state vicine, facendomi sentire il loro sostegno.
Vorrei dire a tutte queste persone che vi voglio davvero un bene immenso!
Alla fine ringrazio anche me stessa, per aver saputo stringere i denti e com-
battere per arrivare a questo splendido traguardo.
Indice

Indice i

Introduzione 

 Abuso sessuale intra-familiare 


. Definizione e caratteristiche . . . . . . . . . . . . . . . . . . 
. Conseguenze psicologiche . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 
.. Vulnerabilità e fattori protettivi . . . . . . . . . . . . . 
.. Ripercussioni sul processo di crescita . . . . . . . . . . 
. Il genitore abusante . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 

 Identificazione con l’aggressore 


. Definizione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 
. “Identifying with the other” . . . . . . . . . . . . . . . . . . 
. La sindrome di adattamento: Hans Selye . . . . . . . . . . . 
.. Fasi di evoluzione della sindrome . . . . . . . . . . . . 
.. Implicazioni fisiologiche . . . . . . . . . . . . . . . . 

 Possibilità di intervento 
. Difficoltà dell’operatore: l’ambivalenza della vittima . . . . . . 
. Requisiti necessari: comprensione emotiva e cognitiva . . . . 
. Un possibile trattamento del trauma: l’EMDR . . . . . . . . 

i
.. L’EMDR nei bambini sessualmente abusati . . . . . . 

Conclusioni 

Bibliografia 

ii
Introduzione

I bambini hanno bisogno, soprattutto nei primissimi anni di vita, di ricevere


cure e protezione che solo i genitori riescono a dare loro.
Spesso però, i genitori non riescono a rispondere a questo bisogno e, nel
peggiore dei casi, abusano di loro. Questo crea nel bambino un forte danno,
ancora maggiore di quello che può derivare dall’abuso perpetrato da una figura
extrafamiliare, proprio per la fiducia che il bambino ripone nel genitore.
L’obiettivo di questo lavoro è quello di affrontare il tema dell’abuso sessuale
intrafamiliare a danno dei minori.
Le conseguenze psicologiche sulla vittima non si limitano al qui ed ora, ma
continuano a permanere se non viene effettuato un percorso terapico adeguato,
che possa riabilitarlo.
Negli ultimi anni sono state sviluppate diverse tecniche, tra le quali tro-
viamo l’EMDR (Eye Movement Desensititization and Reprocessing), che si
propone di ristabilire l’equilibrio dell’organismo pre-esistente alla situazione
traumatica.
Il primo capitolo inquadra quello il tema dell’abuso, le caratteristiche, le
conseguenze a breve e a lungo termine, e i fattori protettivi che possono alleg-
gerire, per quanto possibile, la portata dell’atto incestuoso. Nell’ultima sezione
verranno inoltre presentate le caratteristiche e delle dinamiche riguardanti il
genitore abusante.
Il secondo capitolo affronta il tema dell’identificazione con l’aggressore,


INDICE

strategia difensiva del bambino per cercare di gestire, al meglio delle proprie
possibilità, la situazione traumatica. Verrà inoltre illustrato il pensiero degli
autori che per primi hanno affrontato tale concetto. Infine, viene descritta la
sindrome d’adattamento, che si sviluppa allorchè il bambino si adatta ad una
situazione disfunzionale per il proprio benessere psicofisico.
L’ultimo capitolo, è dedicato al trattamento delle piccole vittime. In par-
ticolar modo ci si soffermerà sulle difficoltà nelle quali l’operatore si imbatte
nell’aiutare tali bambini e dei requisiti che necessari per svolgere al meglio il
proprio lavoro. Il capitolo si conclude con la discussione di un trattamento di
desensibilizzazione dell’informazione negativa legata al trauma: l’EMDR.

∼∼
Capitolo 

Abuso sessuale intra-familiare

In questo capitolo si definisce il tema dell’abuso sessuale all’interno della sfera


familiare, correlandolo alle ripercussioni sul processo di crescita del bambino
abusato. Ci si concentrerà, altresı̀, sulle conseguenze psicologiche nel bambino
a breve e a lungo termine, e sui fattori protettivi che possono ridurre la portata
dell’abuso stesso.
In ultimo si affronterà il tema dell’abuso dal punto di vista del suo perpe-
tratore, ossia il genitore, delineandone le caratteristiche tipiche.

. Definizione e caratteristiche


L’abuso sessuale, secondo il Child Protection Register (CPR) (Gibbons, Con-
roy & Bell, ), è una delle categorie di violenza ai danni di minori. Altre
categorie sono la trascuratezza, il maltrattamento fisico e l’abuso emozionale.
Montecchi () classifica gli abusi dividendoli in tre tipologie.

. Maltrattamento:

• fisico,

• psicologico.


CAPITOLO . ABUSO SESSUALE INTRA-FAMILIARE

. Patologia delle cure:

• incuria,

• discuria,

• ipercuria,

• Sindrome di Münchausen per procura,

• Chemical Abuse,

• Medical Shopping.

. Abuso sessuale:

• extrafamiliare,

• intrafamiliare.

Non è da molto che ci si sta occupando del tema dell’abuso sessuale in mo-
do completo: dalla sensibilizzazione alla denuncia, alle forme di terapia più
consone. Motivi che possono essere portati a sostegno della tardiva esplorazio-
ne del fenomeno in questione sono, da una parte, la privacy che accompagna
l’esercizio della genitorialità e, dall’altra, l’autorità attribuita al genitore che,
molto spesso, è amato dal figlio nonostante le esperienze traumatiche a cui lo
sottopone. Nonostante la tardività nell’esplorazione della tematica, il numero
dei bambini che subiscono abusi sembra già esteso in modo preoccupante.
Montecchi () descrive l’abuso sessuale come il coinvolgimento in atti-
vità sessuali di soggetti immaturi e dipendenti, a cui manca la consapevolezza
delle proprie azioni, nonché la possibilità di scegliere. Il bambino viene usato
come stimolo sessuale per il soddisfacimento del perpetratore (adulto o minore
che sia), in grado di esercitare un certo grado di controllo sulla vittima.
L’abuso sessuale viene visto anche come abuso psicologico, in quanto pre-
dispone il bambino a una sessualità precoce, non adatta all’età del bambino,
rendendolo vulnerabile rispetto a successivi rapporti con gli adulti.

∼∼
CAPITOLO . ABUSO SESSUALE INTRA-FAMILIARE

Quando si pensa all’abuso sessuale, si ritiene la figura maschile come unico e


pensabile perpetratore. In realtà, anche la madre abusa dei propri figli, talvolta
generando delle conseguenze ben più gravi rispetto a quelle riscontrabili nel
caso in cui il perpetratore sia il padre, o un uomo in generale (Elliott, ).

. Conseguenze psicologiche


Nella sezione precedente sono state elencate le forme di violenza che è possi-
bile riscontrare nei bambini, ciascuna delle quali comporta delle conseguenze
psicologiche nel bambino stesso.
Non è sempre possibile, tuttavia, differenziare e classificare le conseguenze
psicologiche in relazione ai diversi tipi di violenza. Ciò è dovuto al fatto che gli
effetti immediati e quelli a lungo termine sono spesso il risultato di compresenti
forme di violenza tra loro associate.
Per esempio, l’abuso sessuale è spesso accompagnato a trascuratezza e abuso
psicologico.
Ci sono inoltre combinazioni di violenze che determinano nel bambino
conseguenze più gravi rispetto ad altre.
Di Blasio () fa notare che l’abuso sessuale è la forma più grave di vio-
lenza a danno di minori, per quanto riguarda la salute psichica sia a breve che
a lungo termine.
Come detto nella Sezione ., l’abuso sessuale implica un rapporto sessuale
con un minore che, in quanto tale, non è appieno consapevole dell’atto stesso;
ed è proprio la mancanza di tale consapevolezza che, in un certo senso, permette
di individuare i bambini vittime di abuso.
Infatti, si riscontrano spesso comportamenti sessualizzati e conoscenze che
sono improprie in relazione all’età dell’abusato; questo può far sorgere nelle
figure accanto al bambino, per esempio le insegnanti, il sospetto della violenza

∼∼
CAPITOLO . ABUSO SESSUALE INTRA-FAMILIARE

e le succesive indagini.
Tuttavia, ciò non significa che laddove tali indicatori non siano presenti non
lo sia nemmeno l’abuso (Friedrich, ).
Altri segnali tipici associati all’abuso sono le attività masturbatorie compul-
sive, il riprodurre contatti orogenitali ed esplorazioni vaginali con oggetti.
Sono, inoltre, più consistenti e frequenti i sintomi post-traumatici da stress,
tendenza all’isolamento e scarse relazioni tra i pari, mancanza di fiducia negli
adulti e percezione di sè come diversi (Malacrea, ).
In aggiunta le alterazioni a livello emotivo, ossia tradimento, stigmatizza-
zione, impotenza, vergogna e colpa, determinano squilibri, che possono gene-
rare conseguenti possibili disturbi nella sfera delle funzioni cognitive. Il sentirsi
traditi è dovuto alla consapevolezza da parte del bambino di essere stato usa-
to da una persona verso la quale nutriva sentimenti di fiducia, dove la persona
può essere sia l’abusante che un’altra figura che non l’ha saputo proteggere nel
momento in cui ne aveva più bisogno.
L’impotenza invece si sperimenta nel momento in cui il minore sente di
aver perso il controllo della sua vita, di non poter fare nulla per modificare la sua
situazione di disagio, con conseguenti sentimenti di ansia, fobie e ipervigilanza.
In ultimo, la stigmatizzazione consta di una serie di sentimenti quali il sen-
tirsi sporchi, in colpa; tutti sentimenti inculcatigli dall’abusante per evitare che,
la vittima stessa, riveli l’abuso subito.

.. Vulnerabilità e fattori protettivi


Ci sono elementi che, combinati tra loro o disgiunti, possono da un lato au-
mentare la gravità delle conseguenze psicologiche , impoverire e deformare
gravemente l’evoluzione del bambino, d’altra parte possono agire come fattori
protettivi riducendo o contrastando l’effetto del danno (Di Blasio, ). Tali
fattori vengono chiamati, rispettivamente, di vulnerabilità e protettivi.

∼∼
CAPITOLO . ABUSO SESSUALE INTRA-FAMILIARE

In Tabella . è riportata una schematizzazione dei suddetti fattori con lo


scopo di fornire una guida per comprendere appieno l’interazione. Come si
nota, vengono prese in considerazione le fasi nelle quali il maltrattamento e
l’abuso si sono già manifestati.
Belsky (; ) nel suo modello ecologico evidenzia i livelli necessari
per la comprensione della genesi del maltrattamento:

livello ontogenetico: caratteristiche dei genitori che influenzano il funziona-


mento familiare che a sua volta agisce sullo sviluppo psicologico del bam-
bino, con la possibilità di determinare la trasmissione intergenerazionale
dell’abuso;

livello del microsistema: caratteristiche del contesto familiare;

livello dell’esosistema: fattori sociali ed economici;

livello del macrosistema: determinanti culturali.

Passiamo ora ad analizzare gli elementi salienti che possono aggravare o


proteggere l’abuso sulla piccola vittima. Un primo insieme di variabili cruciali
riguarda la cronicità/temporaneità e maggiore o minore gravità della violenza
subita dal minore.
Se l’abuso ha carattere di temporaneità, quindi se “l’inadeguatezza genito-
riale” è solo momentanea o viene interrotta, i segni di disagio riscontrabili nel
bambino sono alleviabili attraverso un percorso terapeutico il cui obbiettivo è
il ripristino del percorso di sviluppo.
A determinarne la temporaneità è la tipologia di violenza che viene perpe-
trata sul minore.
La trascuratezza, per esempio, è una delle tipologie di maltrattamento il cui
carattere cronico è indubbio; molto spesso i bambini crescono con l’assenza di

∼∼
CAPITOLO . ABUSO SESSUALE INTRA-FAMILIARE

Tabella .: Conseguenze psicologiche della violenza. Vulnerabilità del


bambino sul piano evolutivo (Di Blasio, , pag. )

F   - F 


 

Genitori entrambi perpetratori Presenza di un genitore “testimone


dell’abuso partecipe” o protettivo
Continuità e persistenza della relzione Non continuità dell’abuso o sua indivi-
abusante duazione precoce
Reiterazione dell’abuso in altri contesti Altri contesti relazionali protettivi
Compresenza di diverse forme di Cure adeguate nei primi anni di vita da
abuso parte dei genitori o di uno di essi
Trascuratezza e maltrattamento fisico Cure adeguate nel primo anno di vita
nei primi anni di vita da parte di un adulto sostitutivo
Sentimenti depressivi, di autosvaluta- Buon livello di stima di sè
zione e di ansia
Compromissione delle capacità empa- Competenze prosociali ed empatiche
tiche e scarse competenze prosociali
Legame di attaccamento disorganizza- Legame di attaccamento sicuro
to o insicuro
Compromissione precoce delle regola- Adeguate regolarità normative precoci
rità normative
Sentimenti di colpa e di vergogna Adeguato livello di modulazione delle
emozioni
Mancato controllo degli impulsi e delle Buon livello intellettivo
emozioni
Deformazione delle emozioni di colle- -
ra e di rabbia

∼∼
CAPITOLO . ABUSO SESSUALE INTRA-FAMILIARE

consapevolezza che la forma di accudimento genitoriale a lui destinata è asso-


lutamente inadeguata. Tale forma non permette chiaramente al bambino svi-
luppare correttamente le abilità emozionali e psicologiche previste dal processo
di crescita (Erickson & Egeland, ).
La cronicità dell’abuso perpetrato sul bambino non determina solo delle
conseguenze immediate, ma ha anche impatto a lungo termine facendo sentire
il soggetto inabile, incapace di affrontare quelle che sono le “normali” funzio-
nalità umane, come ad esempio una relazione amicale piuttosto che amorosa
(Di Blasio, ).
Anche un contrasto tra i genitori può essere considerata una forma di mal-
trattamento, le cui conseguenze saranno mediate dalle capacità di coping del
bambino (Di Blasio, ).
Oltre alla temporaneità, la cronicità dell’abuso può essere determinata an-
che solo da un episodio fortemente traumatizzante, imprevisto, che può lede-
re, sia psicologicamente che fisicamente, il bambino (ad esempio assistere a
violenze sul proprio genitore) (Di Blasio, ).
L’abuso sessuale, ha conseguenze più gravi soprattutto se il perpetratore è
una figura affettivamente significativa per il bambino. In questo caso la vit-
tima subisce infatti delle modificazioni sia a livello emotivo, sperimentando
sentimenti di ansia e angoscia incontrollabili, che a livello fisiologico (sonno,
alimentazione, ecc.), sociale e nell’attivazione sessuale (Di Blasio, ).
Uno dei fattori protettivi è il legame di attaccamento, che è in grado di
alleggerire la portata dell’abuso, assicurando al bambino la stabilità minima
necessaria per la sua stessa sopravvivenza. In questo caso il genitore svolge la
funzione di testimone partecipe, ossia colui che impedisce che l’abuso continui,
prendendo adeguati provvedimenti (Di Blasio, ).
Tale funzione è molto importante, poichè aiuta il bambino a comprendere
che la situazione in cui si trova non è la normalità. Condivide la situazione di

∼∼
CAPITOLO . ABUSO SESSUALE INTRA-FAMILIARE

vittima con il genitore non abusante, il che lo svincola dalla errata considera-
zione che la colpa sia la sua, che si sia meritato le violenze subite (Di Blasio,
).
Tuttavia, quando la figura tutelante non è in grado di impedire l’abuso è
probabile che il genitore partecipe si trasformi in una dinamica familiare e che,
in silenzio, è complice dell’abuso.
In questo modo l’esperienza dell’abuso si radica nella quotidianità del bam-
bino, facendogli sperimentare ulteriore solitudine e prigionia (Di Blasio, ).

.. Ripercussioni sul processo di crescita


La violenza rappresenta sempre una profonda distorsione relazionale che si col-
loca nelle prime fasi di vita del bambino e, come tale, è psicopatogena per
l’evoluzione e la strutturazione della personalità (Abburrà, Boscarolo, Gaeta,
Gogliani, Licastro & Turino, ).
Il periodo post-natale è un periodo critico per la madre, la quale ha vissu-
to delle forti modifiche a livello sia corporeo che mentale. Accanto a questo
momento di fragilità si inserisce il bisogno del bambino di continue cure, nei
confronti delle quali la madre è fondamentale.
Per converso, la sensazione di essere “scombussolata” e in un certo senso de-
privata della propria libertà, la madre può addirittura arrivare ad odiare il figlio,
con conseguente rapporto disfunzionale e non responsivo nei suoi confronti.
Molto spesso, come già accennato in precedenza, il comportamento abu-
sante è una sorta di tradizione: il genitore attualmente abusante è stato a sua
volta abusato da bambino e cosı̀ via di generazione in generazione.
Quest’ultima teoria è sostenuta da Bowlby (), il quale afferma che gli
adulti abusanti possono aver sperimentato nella propria infanzia forme di ac-
cudimento poco sensibili da parte dei propri genitori. Nel rapporto attuale,
attraverso l’attaccamento con il proprio figlio, è come se rivivesse il proprio

∼  ∼
CAPITOLO . ABUSO SESSUALE INTRA-FAMILIARE

rapporto con i genitori, e le sofferenze ad esso collegate. Tali sofferenze è co-


me se fossero però prodotte, a livello di consapevolezza, dal proprio figlio a
causa dell’urgenza dei suoi bisogni e della possibilità che ha di giudicarlo co-
me genitore inadeguato, nel caso in cui non riuscisse ad essere adeguatamente
responsivo.
La totale dipendenza del bambino può rafforzare, infatti, l’immagine del
genitore come impossibile da soddisfare e, nel tentativo di recuperare narci-
sisticamente il potere, l’ex bambino maltrattato riproduce l’umiliazione subi-
ta nell’infanzia attraverso la punizione. Da questa spirale di sofferenza può
nascere la difficoltà genitoriale e il maltrattamento (Bowlby, ).
Tale disfunzione relazionale è, nella maggior parte dei casi, presente in uno
solo dei genitori. L’altro in questo caso può accettare passivamente la situazio-
ne, anche per il fatto che è in una condizione di dipendenza nei confronti del
coniuge, rendendosi quindi inabile ad agire (Abburrà et al., ).
Nella relazione abusante, la vittima si conforma alle esigenze dell’abusante
per riceverne le cure di cui abbisogna per la propria sopravvivenza. Il genito-
re, infatti, spesso “raggira” il proprio bambino fornendogli delle ricompense. Il
bambino per contro, a causa della sua immaturità e fragilità, considera la violen-
za il modo per ottenere amore e soddisfazione dei propri bisogni, arrivando ad
amare il genitore più di quanto ne abbia paura, proprio a causa dell’onniscenza
di cui, agli occhi del figlio, è dotata la figura genitoriale (Abburrà et al., ).
A causa di questi atti di violenza, il bambino subisce un arresto o uno svi-
luppo disfunzionale sul piano emotivo, che lo priva della capacità di distinguere
il bene dal male, della capacità di comprendere ciò che sta subendo. Il rischio
che ne consegue, con probabilità, è un arresto nello sviluppo (Abburrà et al.,
).
Questi bambini sviluppano una visione distorta della realtà, fatta di pre-
varicazioni, bugie e perversioni. Altro fattore che può spiegare l’arresto nello

∼  ∼
CAPITOLO . ABUSO SESSUALE INTRA-FAMILIARE

sviluppo e la rappresentazione distorta della realtà, è la privazione di quella


spensieratezza e della felicità sperimentata con il gioco, cosı̀ importante per la
loro crescita mentale (Abburrà et al., ).
Spesso il bambino perde la capacità di scherzare, di divertirsi e si rifugia nel-
la regressione, nella dipendenza o nella negazione della realtà in cui sta vivento
attraverso l’evasione fantastica (Abburrà et al., ).
Possono presentarsi disturbi post-traumatici che, secondo la classificazione
del DSM-IV, sono talmente intollerabili da poter sfociare in una sintomato-
logia debilitante. I sintomi tipici che si presentano in questo disturbo sono
riconducibili a tre fattori (Di Blasio, ):

• sensazione di rivivere l’evento traumatico;

• evitamento degli stimoli associati al trauma;

• attenuazione della reattività generale e aumentato arousal.

Sono individuabili tre tipi di risposta al trauma: guarigione, incapsula-


mento e diffusione degli effetti traumatici a tutto il funzionamento mentale-
affettivo-cognitivo. La tipologia di risposta che adotterà il bambino dipendono
dai dati di realtà (ad esempio la natura degli atti sessuali e il livello di coerci-
zione effettuata), dalla qualità del mondo interno, al livello psico-sessuale e di
maturazione raggiunto dal bambino stesso. Più la violenza sarà precoce più i
danni riscontrabili saranno importanti, perché sarà l’unica modalità relazionale
sperimentata (Abburrà et al., ).
I sintomi che caratterizzano coloro che vengono esposti a traumi, indipen-
dentemente dall’età, sono:

• paure legate all’evento;

• cambiamento di atteggiamento nei confronti delle persone;

∼  ∼
CAPITOLO . ABUSO SESSUALE INTRA-FAMILIARE

• comportamenti ripetitivi attraverso i quali viene rivissuto il trauma.

Nonostante tutto, il bambino continua ad amare il proprio persecutore; ed è


per questo che nel corso dell’intervento bisognerà prestare attenzione a non far-
gli sperimentare vissuti di abbandono da parte della figura genitoriale. Difatti,
a causa dell’altro genitore troppo spesso complice, il bambino non sa fidarsi,
non sa cosa vuol dire contare su qualcuno che vuole aiutarti e farti vivere una
situazione familiare normale.
Le conseguenze dell’abuso non sono limitate al presente, ma possono ri-
presentarsi anche nel corso dell’adolescenza e dell’età adulta, anche se l’abuso
stesso è cessato.
Possono persistere paura ed ansia, generalizzate però anche ad altre situa-
zioni non direttamente collegate al trauma e sintomi depressivi.
La teoria del condizionamento ( Carlson, Furby, Armstrong & Shlaes,
) sostiene che, in seguito alla ripetuta associazione tra stimolo incondi-
zionato ed un elemento ambientale neutro, si verifica quel tipico collegamento
che trasforma l’elemento ambientale neutro in uno stimolo condizionato capa-
ce di elicitare risposte condizionate. Una persona o una situazione che provoca
paura ed angoscia viene, in altri termini, associata ad uno stimolo ambientale
neutro che in seguito potrà provocare paura ed ansia. Un odore o una cer-
ta posizione corporea, per esempio, di per sé prive di implicazione emotiva,
potranno elicitare un forte disagio psicologico ed intense emozioni.

. Il genitore abusante


Quando si pensa all’abuso sessuale intrafamiliare, il padre è spesso indicato
come figura perpetrante. Da una parte perché si vede la madre come la figura
primaria di riferimento, e la società considera moralmente controcorrente che

∼  ∼
CAPITOLO . ABUSO SESSUALE INTRA-FAMILIARE

una madre abusi del proprio bambino. Dall’altra parte, perché si pensa che sia
difficile perpetrare l’abuso in assenza dell’organo sessuale maschile.
In realtà, sono entrambi i genitori, singolarmente o contemporaneamente,
che abusano i minori.
Nella letteratura riguardante i padri incestuosi esistono vari tentativi di clas-
sificazione a seconda dell’approccio di riferimento. Tale classificazione è utile
per inquadrare il fenomeno dell’abuso sessuale e per facilitare la comprensione
(Carini, Pedrocco-Biancardi & Soavi, ):

• delle motivazioni che sottostanno al comportamento del genitore e rica-


vare dati necessari a prospettare un intervento appropriato;

• delle implicazioni emotive della vittima, correlate alle strategie messe in


atto dall’abusante, e inoltre per progettare modalità diagnostiche e di
sostegno maggiormente adeguate.

L’approccio psicodinamico, per esempio, propone una classificazione com-


prendente otto tipo di abusanti al maschile (Van Gijseghem, ).

. Carenza passiva-dipendente — Sono caratterizzati da un carente rap-


porto di accudimento precoce da parte della figura materna e da inca-
pacità a reagire. La scelta di un minore come partner risponde al livello
della propria sessualità ancora infantile. L’abuso è di carattere incestuoso
e impositivo agito come mezzo per succhiare qualche contatto affettivo.

. Carenza aggressiva-divorante — La relazione di attaccamento si pre-


senta frustrata, ma con reazione di agressività. E’ presente una grande
attività divorante ed una rivendicazione intrusiva nello spazio fisico e psi-
chico dell’altro. Come sopra, l’abuso è incestuoso, con caratteristiche di
impositività, ma si connota come incorporazione e punizione del seno
cattivo.

∼  ∼
CAPITOLO . ABUSO SESSUALE INTRA-FAMILIARE

. Psicosi, prepsicosi, borderline — Sensazione angosciosa di frammenta-


zione. Il contatto con la realtà è labile e le emozioni sono incoerenti; la
relazione è fusionale-simbiotica. L’abuso sessuale si configura come in-
cestuoso, sostenuto a volte da un delirio pseudo-religioso o idealizzante
e ha caratteristiche di intrusione psicotica; non esiste frontiera fra sè e
l’altro.

. Perversione — Presenta un legame diadico con la madre, caratterizzato


da un sentimento illusorio di onnipotenza e da sessualizzazione precoce
e perversa del legame affettivo. E’ seduttore-perfezionista e si sente in-
vulnerabile; generalmente è un pedofilo omosessuale gentile e paziente
nella tecnica di seduzione del bambino.

. Psicopatia — Il legame diadico con la figura materna e il sentimento illu-


sorio di onnipotenza si associano a opposte reazioni di rifiuto e recupero
da parte della madre. E’seduttore e manipolatore e l’abuso è soprattutto
eterosessuale. L’abuso significa per lui sfruttamento e affermazione del
proprio potere.

. Paranoia — Il legame diadico con la figura materna e il sentimento il-


lusorio di onnipotenza si scontrano con la proibizione da parte del padre
della dimensione omosessuale narcisistica. L’abusante ha un sentimen-
to di delusione, persecuzione e sfiducia. L’abuso sessuale è incestuoso e
impositivo, come punitivo del male proiettivo sul bambino.

. Nevrosi — Turbe relazionali con senso di colpa, insicurezza e ansia por-


tano a contatti sessuali episodici, connotati come educazione sessuale, e
contatti ludici. L’abuso sessuale assume un significato controfobico ed
è spesso connesso ad abuso di alcol. Il nevrotico si sente in colpa per la
vittima e vorrebbe cambiare.

∼  ∼
CAPITOLO . ABUSO SESSUALE INTRA-FAMILIARE

. Malattie organiche e deficit mentale — L’abusante presenta turbe neuro-


logiche e deterioramento mentale dovuti a dipendenza alcolica, tossico-
mania, senilità o traumi cerebrali. Prevalgono atti di esibizionismo e ma-
sturbazione esibita, in genere accompagnati all’assenza di autocontrollo
sociale e abreazione di tensioni per via sessuale.

Prendiamo in considerazione una suddivisione relativa al momento di in-


sorgenza e alla modalità del comportamento abusante, cosı̀ come discussa nel
lavoro di Groth (, ), che connota l’abuso sui minori come un atto
pseudosessuale in quanto entrano in gioco motivazioni diverse dall’appagamento
sessuale.
Nel rapporto seduttivo l’abusante circuisce la vittima designata fino a farla
cedere alle sue richieste di carattere sessuale ed è convinto che possa esistere
una reciprocità libidica tra sé e il minore.
Le realtà esistenziali nelle quali troviamo madri abusanti, invece, sono estre-
mamente inquietanti e complesse. Probabilmente perché, come accennato all’i-
nizio della sezione, colpisce ancora di più il comune concetto di moralità e di
immaginario, da un lato legato ad uno stereotipo della sessualità femminile
come docile e passiva all’iniziativa del maschio, dall’altro ad un’idea di madre
accudente o, comunque, fulcro dell’attaccamento nei confronti della propria
prole (Carini et al., ).
Spesso tali madri sono state a loro volta bambine abusate e non hanno svi-
luppato alcuna protezione nei confronti dei loro figli. In alcuni casi l’abuso
compiuto dalla madre si inserisce in una violenza collettiva perpetrata da en-
trambi i genitori. Una porzione significativa di tali donne accondiscende sen-
za volontà alle richieste del proprio partner, o prende parte all’atto dietro a
minacce o aggressioni.
Nel lavoro di Boroughs, () viene affrontato il tema dell’abuso sessua-
le al femminile, violenza definita un crimine innaturale che offende l’istinto

∼  ∼
CAPITOLO . ABUSO SESSUALE INTRA-FAMILIARE

morale della società, causando una questione relativamente inesplorata dagli


scientisti sociali. Tuttavia, come molte caratteristiche aberranti del comporta-
mento umano, le persone spesso ignorano o negano ciò che sono riluttanti ad
accettare.
Jennings (; pag. ) afferma che:

≪Vedere le donne come perpetuatrici di abuso sessuale sfida i tradizio-


nali stereotipi culturali. Le donne sono pensate come madri, come colo-
ro che provvedono alla cura degli altri; non come persone che arrecano
danno o abusano i loro stessi figli.

Storicamente le donne sono state viste come non-iniziatrici e anato-


micamente le destinatrici della sessualita.
` Per questo che e` difficile per
alcuni immaginare una donna che abusa sessualmente gli altri.≫

Il comportamento delle madri sessualmente abusanti è una tematica relati-


vamente inesplorata a causa della privacy relativa alle cure per i figli, e pertanto
è difficile determinare l’esatta portata di tale fenomeno. Comunque, date le evi-
denze della corrente statistica circa le molestie commesse dalle madri sui figli,
ulteriore esplorazione dei soggetti ed integrazione delle ricerche sono necessarie
per identificare, capire e trattare le donne abusanti e le loro vittime.
A tal proposito, Matthews () identifica le caratteristiche più comuni
associate al profilo di personalità delle donne sex offender. Molte delle colpe-
voli vengono da case caotiche e abusive nelle quali l’abuso verbale, psicologi-
co, emozionale e sessuale è frequente. Tali donne tendono ad essere membri
con basso status nel loro gruppo dei pari e mancano di senso di appartenenza.
Sono spesso amichevoli e, come tali, cercano accettazione in modi anormali
(Matthews ).
Non è possibile formulare supposizioni circa il tipo di donna che abusa ses-
sualmente dei bambini secondo Saradjian & Hanks (). Tali figure possono

∼  ∼
CAPITOLO . ABUSO SESSUALE INTRA-FAMILIARE

essere di qualunque età, da giovani a nonne, di qualsiasi livello di educazione e


avere qualsiasi fascia di reddito. Ciò che è noto è che le suddette donne impa-
rano, che l’abuso permette loro di guadagnare il senso di potere e di controllo
mai avuto.
Mentre molte ricerche concordano sulla mancanza di donne tipo che abu-
sano dei bambini, Jennings () ne identifica sei comuni caratteristiche:

• età tra i  e i  anni con un’età media di  anni;

• le vittime sono approssimativamente / femmine e / maschi;

• le abusanti solitamente furono, loro stesse, vittime di abuso da bambine;

• tendono ad avere estrema dipendenza o rigetto verso gli uomini;

• sono comuni l’abuso di sostanze e problemi mentali.

Inoltre, Matthews () ha trovato rilevante comparare i pattern di abu-


so di uomini vs. donne per comprendere il profilo psicologico delle donne
colpevoli di tale crimine. L’autore delinea le seguenti differenze:

• le donne abusanti, a differenza degli uomini, raramente operano coerci-


zione per far diventare i bambini complici;

• le donne usano la violenza o forza nel commettere i loro crimini meno


spesso degli uomini, e quando lo fanno non è cosı̀ forte;

• le donne meno probabilmente negano l’abuso e accettano più volenterose


la responsabilità dei loro comportamenti;

• le donne iniziano ad abusare ad un’età più avanzata rispetto agli uomini;

• le donne usano meno minacce per ottenere il silenzio nelle loro vittime;

∼  ∼
CAPITOLO . ABUSO SESSUALE INTRA-FAMILIARE

• le donne tendono ad agire contro se stesse attraverso autopunizioni e


comportamenti autodistruttivi.

Faller () sviluppa uno schema di classificazione delle donne abusanti


individuando le seguenti categorie:

• Polyincestuous abuse: ovvero almeno due perpetuatori e, generalmente,


due o più vittime;

• Single-parent abuse: ove le madri abusano i propri figli;

• Psychotic abusers: sono coloro che soffrono di impulsi libidinali fuori


controllo e sono psicotiche;

• e adolescent perpetrator: quelle che hanno accesso ai bambini in una


situazione di babysitting e il cui comportamento sessuale è diretto alla
propria gratificazione piuttosto che al piacere delle loro vittime;

• e non-custodial abuser: coloro che non hanno diritto di custodia sui


propri figli.

Come già accennato precedentemente la società tende a giustificare le ma-


dri colpevoli di comportamento abusante. Perché si tratta di un fenomeno
che la società trova difficile da accettare socialmente e professionalmente. Le
donne sono viste come sessualmente innocue per i bambini per la mancanza
dell’organo sessuale maschile (IPA ).
Le donne sono più spesso viste come vittime piuttosto che come perpetra-
trici di abuso. Gli uomini, per contro, sono stati per lungo visti come capaci di
abusare sessualmente dei bambini e come il principale perpetratore (Elliott et
al., ). Ciò resta vero, ma fatti evidenti mostrano un aumento delle donne
che abusano sessualmente dei bambini.

∼  ∼
CAPITOLO . ABUSO SESSUALE INTRA-FAMILIARE

L’evidenza, in accordo con Saradjian & Hanks (), suggerisce che la


società in qualche modo giustifica le donne che abusano dei bambini perché
riluttante ad accettare o riconoscere abuso sessuale da parte delle donne, in
particolare da parte delle madri che abusano dei loro figli. Tale assunzione è
supportata dal sistema giudiziario, il quale può screditare le vittime e dare la
libertà vigilata o sentenze indulgenti alle colpevoli dichiarate. Al contrario, la
società e il sistema giudiziario condannano duramente gli uomini perpetratori
del medesimo crimine.
Fisiche evidenze sono difficili da ottenere se le perpetratrici dell’abuso sono
donne invece che uomini e, spesso infatti dure prove come filmati o fotografie di
bambini abusati sono richiesti dall’autorità per credere alle vittime ed assegnare
punizioni appropriate dal punto di vista legislativo. Adulti sopravvissuti agli
abusi sessuali da parte di donne, sono spesso accusati di operare fantasie quando
riportano le proprie storie. Vittime intrappolate nella custodie delle loro madri,
spesso ne parlano solo dopo essere sfuggiti dalla situazione (Elliott et al., ).
L’essere abusati dalla propria stessa madre ha sui bambini un impatto molto
drammatico.
Elliott () presenta le ricerche più convincenti circa il suddetto impatto,
nelle quali si nota che per i soggetti abusati sessualmente sia da uomini che da
donne, è più traumatico essere vittimizzati dalle donne. Ciò che può essere
desunto dai casi riscontrati dall’autrice, è che l’essere abusati dalla madre getta
in un grande senso di disperazione, più profondo di quello che deriva dall’essere
abusati dal padre, non riuscendo ad attaccare la madre, e restando combattuti
tra amore ed odio.
Le donne sono abili a manovrare le proprie posizioni di autorità e fiducia
sui bambini rispetto agli uomini, ed è per questo che i figli stessi si sentono più
traditi e arrabbiati quando sono le madri ad abusare di loro. In più, in Elliott
(), si identificano i seguenti rischi per le vittime:

∼  ∼
CAPITOLO . ABUSO SESSUALE INTRA-FAMILIARE

• droga, alcool e abuso di solvente;

• tentativo di suicidio;

• problemi nell’identità di genere;

• difficoltà nel mantenere relazioni;

• rabbia, vergogna e dolore irrisolti;

• automutilazione;

• anoressia e bulimia;

• depressione cronica;

• agorafobia;

• cronici tentativi di scappare di casa;

• paura di toccare i loro stessi figli.

Saradjian & Hanks () affermano che, proprio perché non ci si aspet-
ta che le donne commettano abusi sessuali contro i bambini, l’abuso di alcune
vittime sia prolungato, causando nelle vittime sentimenti di maggiore stigma-
tizzazione, sensazione di essere diversi, traditi e impotenti. In più, alcuni bam-
bini non vengono mai recuperati emozionalmente. Al contrario, essi tendono a
mascherare la loro confusione ed entrano nell’età adulta incapaci di a sostenere
relazioni salutari e, nel caso peggiore, ripetono il ciclo di abusi contro i figli.
Trickett & Schellenbach () identificano ipersessualità, problemi nel
comportamento sessuale, paura, ansia, depressione, attribuzioni disfunzionali
e difficoltà socio-interpersonali come effetti a lungo termine dell’abuso sessuale
dei bambini.
Il fenomeno descritto non può essere ignorato, come è avvenuto nel passato.
È necessario guardare a fondo dell’abuso sessuale al femminile per riuscire a

∼  ∼
CAPITOLO . ABUSO SESSUALE INTRA-FAMILIARE

sviluppare modalità di intervento consone al recupero sia delle madri che dei
propri figli.

In conclusione, in questo capitolo si è detto che le normali tappe di sviluppo


percorse dal bambino vengono turbate nel caso in cui sopraggiungano delle
esperienze traumatiche quali l’abuso sessuale. Il bambino si trova spesso solo,
senza nessuno cui appoggiarsi; situazione che ben si presta a fraintendimenti
circa l’attribuzione di colpa dell’abuso stesso. Infatti, il bambino pensa che la
colpa sia sua e che sia stato lui a desiderare l’atto sessuale. Spesso questo è esito
volontario della manipolazione genitoriale, mossa dall’obbiettivo di evitare la
rivelazione dell’abuso perpetrato.
Inoltre si è detto che l’arresto che subisce il processo di crescita del bambi-
no, può anche persistere nel caso in cui egli non trovi sostegno da parte di una
figura di cui potersi fidare. In tale condizione, dei genitori che accettano passi-
vamente, o rifiutano di ammettere ciò che accade, sono deleteri per il bambino,
perchè aiutano il perpetratore a danneggiarlo.
Sono state infine discusse le caratteristiche più comuni nei genitori abusan-
ti, con particolare riferimento alle madri. Sono madri che, molto spesso, hanno
subito a loro volta dei maltrattamenti nell’infanzia e che non hanno sviluppato
gli strumenti adatti per evitare il ripetersi dell’abuso.
Concludiamo pertanto che questi genitori e, ovviamente, le loro vittime
necessitano di un aiuto terapeutico.

∼  ∼
Capitolo 

Identificazione con l’aggressore

Questo capitolo riguarda l’identificazione delle vittime di abuso sessuale nei


confronti dei propri aggressori. Sarà presentato il pensiero dei primi autori che
si sono occupati di tale tematica, ossia Ferenczi () e A.Freud ().
Legato al termine “identificazione con l’aggressore” è stato sviluppato il
concetto di sindrome d’adattamento. Quest’ultimo concetto, che sarà descrit-
to nelle sezioni successive, è stato sviluppato da Selye () secondo il qua-
le l’organismo difende la propria integrità per proteggersi d’innanzi ad eventi
stressanti, in questo caso l’abuso sessuale.

. Definizione
Il termine “identificazione con l’aggressore” nasce dall’esigenza di spiegare l’am-
bivalenza riscontrata nei bambini vittime di abuso sessuale nei confronti dei
loro “aguzzini” (Loriga, ).
Nel corso degli anni, molti operatori che hanno preso in carico casi di bam-
bini abusati, si sono trovati spiazzati davanti all’idealizzazione difensiva che
questi bambini mantenevano dei propri genitori.
Ci si può trovare di fronte a bambini, o ad interi nuclei familiari, che hanno


CAPITOLO . IDENTIFICAZIONE CON L’AGGRESSORE

una visione alquanto distorta del mondo, arrivando ad accettare o giustificare


ciò che per gli altri è assolutamente sbagliato o inaccettabile. Un esempio può
aiutare a comprendere meglio quanto detto: Lucia, una bambina abusata dal
padre dall’età di tre anni, afferma: “chi le ha fatte queste leggi che dicono che
i papà che fanno l’amore con le figlie devono andare in carcere? Secondo me
non fanno niente di male questi papà, non il mio per lo meno. Io lo aspetterò
per sempre e, prima o poi, lui verrà a prendermi” (Welldon, ).
Gli autori che per primi si sono occupati di questo concetto sono stati Fe-
renczi () e A.Freud (), seppur con implicazioni diverse. La differen-
za sostanziale tra il pensiero dei due suddetti autori è che, il primo nega alla
nozione di “identificazione/introiezione dell’aggressore” lo statuto di processo
difensivo, mentre il secondo copre un’area più estesa di quella specificamente
attinente alla patologia (Antonelli, ).
Specifico del contesto esaminato da Ferenczi è che “l’aggressione prospetta-
ta è l’attentato sessuale dell’adulto, immerso in un mondo di passioni e di colpe,
sul bambino supposto innocente” (Laplanche-Pontalis, , ). Secondo
Ferenczi si tratterebbe allora di una sottomissione alla volontà dell’aggressore
(adulto) e di una introiezione del suo senso di colpa tale da provocare un profon-
do cambiamento della personalità. A.Freud insiste invece sul fatto che, tramite
tale meccanismo di difesa, il soggetto minacciato diventa minacciante introiet-
tando l’aggressività dell’aggressore e la sua supposta potenza. Costui costitui-
rebbe, in altri termini, un prodromo del Super-io in una fase di sviluppo nella
quale l’aggressione è rivolta all’esterno e non al proprio interno (sotto forma di
autoaccuse, rimproveri, critiche, etc.).
Passiamo ora ad esplicare, nelle sezioni seguenti, il pensiero di questi due
autori.

∼  ∼
CAPITOLO . IDENTIFICAZIONE CON L’AGGRESSORE

. “Identifying with the other”


Nell’articolo “Identifying with the other” Berman () fornisce un commen-
to del libro di Frankel (), il quale si propone di stabilire la rinascita del-
la spezzata dialettica Freud-Ferenczi, riconsiderando il pensiero di Ferenczi
all’interno del discorso psicanalitico.
Nell’articolo di Berman () si legge che l’identificazione con l’aggressore,
come analizzò lo stesso Ferenczi, sembra giocare un ruolo importante nei pro-
cessi dissociativi, sia nelle loro versioni più radicali (come nella personalità mul-
tipla), che in forme più ristrette. In ogni caso, si può notare come la personalità
si frammenti d’innanzi a simili meccanismi determinando confusione nella per-
sona (Ferenczi, ). Non più della superficiale imitazione-personificazione
descritta da A.Freud, ma di un profondo cambiamento di personalità basato su
una “ansiosa identificazione e introiezione della persona minacciosa o aggres-
sore” (Ferenczi, ), che autorizza il bambino miacciato a “valutare in ogni
momento esattamente come calmare, sedurre, lusingare, placare o altrimenti
disarmare l’aggressore” Frankel ().
Nel lavoro di Ferenczi (), la scissione dell’Io sofferente, distrutto nella
sua integrità, conosce tutto ma non sente niente. Questo fenomeno può essere
illustrato dal caso di una paziente studiata dallo stesso Berman (), la qua-
le possiede due personalità: Veronica/Nelly. Veronica, spiega Berman, è una
bambina cresciuta in un clima familiare caratterizzato da tensioni e aggressioni
di cui lei, a differenza dei suoi fratelli e di sua madre, non fu mai la diretta
destinataria. Inoltre, Berman suggerisce che Veronica fu abile a placarlo attra-
verso un’identificazione con lui. A seguito della morte violenta dell’aggressore,
il padre, tale identificazione divenne il nucleo della personalità prepotente ed
insensibile: Nelly.
Riguardo l’esatta portata dell’identificazione l’autore si domanda se “tutte le

∼  ∼
CAPITOLO . IDENTIFICAZIONE CON L’AGGRESSORE

forme di identificazione sono necessariamente identificazione con l’aggressore”.


La risposta è affermativa se si considera lo scritto di Frankel e, quindi, il pen-
siero di Ferenczi, il quale afferma che tutte le identificazioni sono l’esito di un
trauma. Introiezione e identificazione sono inestricabilmente interrelate non
solo per Ferenczi, ma anche per le teorie degli ultimi anni.
Il meccanismo in oggetto, identificazione con l’aggressore, è stato indagato
anche da A.Freud, come abbiamo visto nella Sezione .. Secondo Berman
(), la differenza di pensiero tra A.Freud e Ferenczi risiede nell’attenzione
data al fenomeno. A.freud ha un’attenzione più immediata, circoscritta al fe-
nomeno (la persona identificante adotta aspetti dell’aggressore mentre di base
restano sé stessi), mentre Ferenczi ha un interesse più nel sottile, nel risultato
(trasformazione radicale).
Su questo sfondo, Berman () si propone di riconoscere un continuum
di modelli di identificazione che da un lato includono inevitabili e parziali iden-
tificazioni con tutte le persone in relazioni chiuse, e diventano blocchi che com-
pongono la propria personalità. Dall’altro lato vi è la vividamente traumatica,
energica e consumata identificazione con l’aggressore-abusatore, dove la paura
e il bisogno di controllare il pericolo sono fattori decisivi.
C’è da sottolineare, tuttavia, che non tutte le identificazioni sono acuta-
mente traumatiche di natuta, bensı̀ coinvolgono aree di vulnerabilità e di an-
sia, insieme ad altri elementi conflittuali che possono approssimarsi ad alcuni
aspetti dei pattern traumatici (Berman, ).
I bambini, come affermato in precedenza, vedono i genitori come onnipo-
tenti, come coloro che sono legittimamente dotati di autorità e questo porta a
considerare come inevitabili gli eventuali abusi. Secondo Berman (), non
è dannosa solamente la relazione di asimmetria di potere tra genitore e bambi-
no, ma anche la simmetria. Quest’ultima può portare il bambino a considerarsi
non protetto e alla sensazione di dover crescere troppo in fretta.

∼  ∼
CAPITOLO . IDENTIFICAZIONE CON L’AGGRESSORE

Invece, il bambino necessita di vivere le sue tappe di sviluppo con serenità,


bisogno che molto spesso è negato o da abusi, o da incuria genitoriale, che lo
possono portare allo sviluppo di una scissione di personalità o ad altri dannosi
disturbi.

. La sindrome di adattamento: Hans Selye


L’identificazione con l’aggressore è un processo mediante il quale il bambino
cerca di mantenere stabile la propria visione di se stesso e dei propri genitori,
anche se ciò risulta fortemente dannoso per la salute del bambino.
Molti operatori si trovano sconcertati dall’amore che i bambini dicono di
avere per i propri “aguzzini”. Sono ormai numerosi gli esperti che hanno stu-
diato questo fenomeno e che ne hanno dato interpretazioni diverse. Summit
nel , ha chiamato questo fenomeno “sindrome di adattamento”, simile alla
sindrome di Stoccolma riscontrata non a caso anche nelle vittime dei rapimenti
che in alcuni casi si sono innamorati dei propri carcerieri, e ne ha sottolineato
l’estrema frequenza nelle vittime di abuso sessuale, pur essendo molto disfun-
zionale per il soggetto che ne è portatore. Il minore non solo si trova costretto
ad adattarsi ad una realtà familiare alla quale di fatto non è in grado di sot-
trarsi, ma viene abilmente manipolato dall’adulto che, in alcuni casi molto più
frequenti di quanto si immagini, riesce a coinvolgerlo nella propria visione del
mondo perversa.
Anche Miller () fornisce una chiave di lettura per questo fenomeno
rifacendosi
all’idealizzazione difensiva che i bambini maltrattati hanno bisogno di man-
tenere dei propri genitori, preferendo percepire se stessi come cattivi, e quin-
di meritevoli delle violenze che devono subire, piuttosto che prendere atto di
essere delle vittime innocenti ed inermi in balia di un persecutore.

∼  ∼
CAPITOLO . IDENTIFICAZIONE CON L’AGGRESSORE

Non è infrequente che i bambini abusati siano convinti di aver essi stessi
desiderato l’atto sessuale per il quale oggi l’adulto viene condannato dalla so-
cietà. Allo stesso modo, spesso nelle relazioni incestuose il bambino non viene
obbligato a fare del sesso, ma viene iniziato ad esso con modalità seduttive (per
esempio un panino in più per pranzo, un regalo, l’assenza di percosse in cambio
del sesso al quale si accompagnano coccole e complimenti etc.). “Sei la più bel-
la del sole, sei stata fantastica, sei meravigliosa, sei meglio della mamma” sono
frasi pronunciate dall’adulto abusante e che tante volte si sentono raccontare
delle bambine abusate.
Cirillo () afferma che dall’esperienza del Centro Bambino Maltrattato
di Milano è emerso che nei casi di adolescenti abusati in famiglia il motivo pre-
valente per il quale l’abuso poteva durare per anni nel più assoluto segreto è che
il minore aveva subito una forte fascinazione da parte dell’adulto abusante. An-
che la paura, la vergogna, il senso di colpa avevano avuto il loro peso nel mante-
nimento del segreto, ma il vero motivo per il quale queste ragazze non avevano
svelato l’incesto è che esse erano affascinate dal loro stesso “torturatore”.
Selye, un medico viennese, negli anni ’ osservò e descrisse il fenomeno
dello stress, reazione tipica di adattamento del corpo ad una generico cambia-
mento fisico o psichico.

.. Fasi di evoluzione della sindrome


La sindrome di adattamento generale consiste in particolari modificazioni fi-
siologiche ed umorali che l’organismo oppone all’ambiente al fine di mantene-
re l’omeostasi interna. Si tratta di una reazione aspecifica, a qualsiasi agente
esterno, che richiede un mutamento adattivo.
Selye () afferma che la sindrome di adattamento non è di per sé pa-
tologica: al contrario è un’indispensabile reazione fisiologica di difesa contro
l’agente patogeno. Tuttavia, come ogni altra risposta biologica, essa non è

∼  ∼
CAPITOLO . IDENTIFICAZIONE CON L’AGGRESSORE

sempre efficace in modo perfetto; infatti le sue irregolarità (per esempio un


eccesso in senso assoluto o relativo, oppure una deficienza di uno o più or-
moni d’adattamento) occupano una parte importante nella patogenesi di pa-
recchie malattie. Le malattie nelle quali queste irregolarità diventano perfino
più importanti dell’azione specifica dell’agente patogeno stesso devono essere
considerate vere e proprie “malattie d’adattamento”.
Selye descrive tre fasi attraverso le quali si evolve la sindrome di adattamen-
to:

. Reazione di allarme. È attivata dalla presenza dello stimolo ambientale,


positivo o negativo, ed innesca la risposta primordiale alla sopravviven-
za, () a livello fisico (aumento della frequenza cardiaca, della pressione
arteriosa, della glicemia, del tono muscolare, del metabolismo e di alcuni
neurotrasmettitori), () a livello psicoemotivo con l’aumento dello sta-
to di allerta e di “tensione emotiva” e () a livello comportamentale, ad
esempio con reazioni muscolari di difesa;

. Resistenza. È la fase in cui ci si adegua, bene o male, alle nuove cir-


costanze. In pratica, l’organismo resiste finché percepisce il fattore di
stress;

. Esaurimento. È la fase del fallimento dei tentativi attuati dai meccani-


smi difensivi per realizzare una risposta adeguata agli stimoli ambientali.
Questa fase determina inconsapevoli alterazioni permanenti. L’organismo
perde la capacità di adattarsi in modo funzionale agli stimoli ambientali
e mantiene una risposta ormai inadeguata che predispone allo sviluppo
di malattie anche croniche, le quali possono interessare sia la sfera fisica
che quella psicologica.

∼  ∼
CAPITOLO . IDENTIFICAZIONE CON L’AGGRESSORE

.. Implicazioni fisiologiche


Secondo Selye nella prima fase, ossia la reazione d’allarme, fra le modificazioni
caratteristiche troviamo:

• ulcere gastro-intestinali acute;

• stimolazione cortico-surrenale;

• involuzione timo-linfatica.

La sindrome non è dovuta alle azioni specifiche di uno o più agenti stressan-
ti, ma dai loro effetti stressanti aspecifici. L’agente stimola la corteccia surre-
nale alla proliferazione cellulare e all’aumento di produzione dei corticoidi. Gli
agenti stressanti possono altresı̀ determinare involuzione timo-linfatica e cam-
biamenti ematologici caratteristici, attraverso la stimolazione cortico-surrenale.
Tra l’agente stressante e la corteccia surrenale, l’ipofisi anteriore ha il ruolo
di mediatore, che induce un aumento della produzione di ACTH (corticotro-
pina, ormone proteico), il quale a sua volta stimola la produzione di corticoidi
da parte della ghiandola surrenale (Selye, ).
Un tipo di corticoidi proflogistici (P-C), sotto forma di acetato di desos-
sicorticosterone (DCA) determina lesioni renali, arterite, lesioni alle articola-
zioni ed altre molteplici modificazioni di carattere infiammatorio in vari organi
con un notevole aumento generale del “potenziale infiammatorio” del tessuto
connettivo (Selye, ).
Esperimenti compiuti durante il periodo - hanno dimostrato che
l’ipofisi anteriore liofilizzata (LAP), contiene una sostanza (denominata “fatto-
re x”) che riproduce, con molta somiglianza, gli effetti tossici dell’iperdosaggio
di DCA nel rene, nel sistema cardio-vascolare, nelle articolazioni e nel tesuto
connettivo in generale (Selye, ).

∼  ∼
CAPITOLO . IDENTIFICAZIONE CON L’AGGRESSORE

Si presume che il rene, forse attraverso la produzione di sostanze presso-


rie renali (RPS), ricopra un ruolo importante nella produzione delle lesioni
cardio-vascolari ed ipertensione durante lo stress; questo effetto è ulteriormen-
te accentuato dalle azioni dirette (non mediate dal rene) di ormoni proflogisti-
ci. Qualsiasi “fattore determinante” che protegga selettivamente il rene dalle
azioni di tali ormoni, può modificare qualitativamente la risposta allo stress
diminuendo la partecipazione del meccanismo pressorio renale.
Non appena i preparati di ACTH, STH e cortisone altamente purificati di-
vennero più facilmente reperibili (nel ), si scoprı̀ che gli effetti proflogistici
del LAP possono essere duplicati dall’STH (ormone somatotropico presente
nel LAP); quest’ultimo è presumibilmente identico al “fattore x”.
Il cortisone produce gli effetti caratteristici dei “corticoidi dell’estratto cortico-
surrenalico”. A seguito di tale scoperta la denominazione “A-C” (cortisone) al
termine vago, fino ad allora impiegato, “corticoide” (Selye, ).
In Figura . è riportato uno schema, composto da Selye stesso, raffigurante
quanto appena descritto (Selye, , ).
Selye ha studiato ed individuato, quindi, le modificazioni fisiologiche che
sottostanno alla reazione aspecifica allo stress. L’inizio di queste reazioni aspe-
cifiche è costituito da un aumento nella secrezione dell’ormone dello stress,
l’ACTH, da parte della corteccia surrenale, la quale a sua volta amplifica la
produzione di altri ormoni corticoidi. Anche il sistema nervoso simpatico e
parasimpatico prendono parte alla risposta stressante, ed anche l’attività im-
munitaria viene intaccata dallo stress; infatti, il soggetto sotto stress sviluppa
più facilmente delle patologie.

In conclusione, in questo capitolo si è descritto il meccanismo di difesa im-


piegato dai bambini per gestire il trauma: l’identificazione con l’aggressore. Il
bambino fa propri aspetti dell’adulto abusante nel tentativo di gestire la situa-
zione traumatica.

∼  ∼
CAPITOLO . IDENTIFICAZIONE CON L’AGGRESSORE

Figura .: Schema delle modificazioni caratteristiche riscontrabili nella fase


di allarme (Selye, , ).

∼  ∼
CAPITOLO . IDENTIFICAZIONE CON L’AGGRESSORE

Ferenczi, uno dei primi autori che si occupò di tale concetto, lo considera un
meccanismo attinente la sfera patologica, a differenza di A.Freud che lo ritiene
anche un processo normale, in quanto porta alla formazione del Super-Io.
Inoltre, è stata discussa la sindrome d’adattamento; un concetto molto uti-
le secondo Selye per spiegare le reazioni dell’organismo di fronte ad eventi
stressanti o ansiogeni.

∼  ∼
Capitolo 

Possibilità di intervento

In questo capitolo vengono delineate le difficoltà nelle quali l’operatore può


incorrere nel corso della presa in carico di un minore abusato ed i requisiti
necessari grazie ai quali può riuscire a condurre con successo il trattamento del
trauma.
Verrà altresı̀ presentato un possibile trattamento (EMDR) che negli ulti-
mi anni sta prendendo sempre più piede per via dei risultati soddisfacenti che
produce.

. Difficoltà dell’operatore: l’ambivalenza della


vittima
Come spiegato nei capitoli precedenti, le vittime di abuso sessuale intrafami-
liare vengono manipolate dai genitori affinchè non raccontino ciò che hanno
subito. Quindi, è come se il bambino subisse un doppio trauma: il primo do-
vuto all’abuso ed il secondo legato all’impossibilità di raccontarlo (Ferenczi,
).
Accade, altresı̀, che il bambino venga iniziato a tale attività, nella quale il


CAPITOLO . POSSIBILITÀ DI INTERVENTO

genitore usa vere e proprie tecniche seduttive. Il bambino pensa che sia sta-
to lui stesso a desiderare l’atto sessuale, il cui esito è una complicità, più che
una vittimizzazione. Questa complicità, fatta d’inganni ed imbrogli, ostacola
spesso la rivelazione delle violenze subite dai bambini, i quali si sentono spesso
bloccati dai propri sensi di colpa e dalle proprie confusioni, restando in silenzio
e custodendo per anni il segreto (Martino, ). Chiaramente, questo non
significa che gli abusati non provino sentimenti di odio nei confronti dei loro
aguzzini; infatti, si riscontra spesso una compresenza di amore e odio (Elliott,
).
Detto ciò, è facile comprendere quanto sia difficile per l’operatore rappor-
tarsi con tale ambivalenza e come possa essere complicato avere a che fare con
un bambino che, anche se solo a parole, sostiene di voler tornare dal proprio ge-
nitore continuando ad essere da lui abusato. Requisito fondamentale affinchè il
bambino riveli al terapeuta l’abuso subito è che quest’ultimo accetti il bambino,
che spesso si sente sporco, colpevole.
Ulteriore fattore che complica la presa in carico dei bambini abusati è la
contraddizione tra quanto dicono a parole e quanto comunicano con il lin-
guaggio non verbale. All’inizio del secondo capitolo è riportato il caso di Lucia
(Welldon, ), una bambina abusata dal padre dall’età di tre anni. Dopo es-
sere stata data in affidamento pre-adottivo, Lucia affermava di voler tornare da
suo padre per continuare ad essere da lui abusata. Nonostante queste parole, a
livello fisico si notavano dei notevoli moglioramenti. Per esempio, l’anoressia
riscontrabile nella bambina stava graduatamente scomparendo e le sue capacità
di apprendimento miglioravano.
È importante quindi che il terapeuta, e tutti coloro che approcciano tali
bambini, seguano un’adeguata formazione, in modo da poter fornire alle vittime
l’aiuto di cui necessitano.

∼  ∼
CAPITOLO . POSSIBILITÀ DI INTERVENTO

. Requisiti necessari: comprensione emotiva e


cognitiva
L’ascolto del bambino può essere anche una modalità per prevenire che si in-
stauri la situazione traumatica. La presenza di una figura di cui il bambino si
può fidare, alla quale può raccontare la sua vita, può portare alla luce ciò che
è potenzialmente pericoloso per la vittima, dando la possibilità di intervenire
prima che la situazione degeneri in abuso (Roccia, ).
In mancanza di un adulto disposto ad ascoltare il disagio affettivo, relazio-
nale, sessuale e la loro vita emotiva, il silenzio che circonda la vittima di abuso
non può venire infranto (Roccia, ).
Molte delle vittime sono impotenti e soli di fronte alla manipolazione dell’a-
dulto; e nella maggior parte dei casi non vengono creduti qualora provino a rac-
contare le loro esperienze. Sono soli con la propria pena, le proprie incertezze
e disagi emotivi, senza nessuno che si ponga come testimone soccorrevole delle
loro sofferenze (Roccia, ).
Il clima empatico, accogliente e non giudicante, basato sulla disponibilità
all’ascolto, fa si che la vittima riesca ad abbassare le difese e raccontare la propria
storia, riuscendo a tollerare la vergogna, l’imbarazzo ed il senso di colpa. Tutto
ciò accade perché la vittima si sente accettata e rispettata per quello che è.
Il bambino ha bisogno di qualcuno che si avvicini con una parola alla sua
sofferenza, un adulto in grado di ascoltarlo in modo empatico, identificandosi
con lui. Fattore importante è mettersi nei panni dei bambini abusati, perchè
caratterizzati da una grande difficoltà a raccontare; si sentono infatti impotenti
nei confronti dei loro aguzzini e credono che siano loro ad aver voluto o ad
essersi meritati l’abuso stesso (Roccia, ).
Roccia, nel libro “Riconoscere e ascoltare il trauma” (), descrive ciò che
ha appreso e ritiene più importante nel trattamento di bambini abusati:

∼  ∼
CAPITOLO . POSSIBILITÀ DI INTERVENTO

• è di fondamentale importanza raggiungere una rappresentazione reali-


stica della piccola vittima, non basata idealisticamente su ciò che una
vittima dovrebbe fare, ma su ciò che concretamente può fare sulla base
della propria condizione di fragilità ed impotenza;

• l’ostacolo principale al raggiungimento di questa immagine adeguata e


realistica della vittima di abuso è dato dalla difficoltà ad identificarsi con
la debolezza e l’inermità della condizione della vittima;

• la comprensione della situazione in cui vive la vittima di abuso può avve-


nire attraverso il riconoscimento delle proprie esperienze soggettive, nelle
quali si è vissuta in qualche modo la condizione di fragilità e di impotenza
della vittima. Nel contempo la comprensione emotiva e cognitiva della
vittimizzazione favoriscono la possibilità di mentalizzare ed integrare le
proprie componenti di vittimizzazione e di sofferenza;

• i bambini possono essere in grado di sviluppare il percorso mentale ne-


cessario all’identificazione emotiva e alla comprensione cognitiva della
situazione (e della problematica reale della vittima) più di quanto non
riescano a fare molti adulti culturalmente e professionalmente attrezzati,
ma emotivamente incapaci a sintonizzarsi e a identificarsi con la condi-
zione di debolezza ed inermità della piccola vittima e, pertanto, irrigiditi
da schemi ideologici.

Come abbiamo approfondito in precedenza, i bambini sono spesso manipo-


lati dai propri genitori per fare in modo che non raccontino l’esperienza sessuale
di cui sono stati protagonisti; spesso, però, è il bambino stesso a non volerne
parlare perché ha paura di essere giudicato e si sente sporco o inadatto. Per
tutti questi motivi è importante che il terapeuta, o gli operatori che lavorano
con il bambino, siano in grado di sintonizzarsi con la vittima comprendendo-
ne i disagi emotivi e le ripercussioni su tutta la sua vita. In mancanza di tali

∼  ∼
CAPITOLO . POSSIBILITÀ DI INTERVENTO

requisiti il rischio è che il bambino continui a permanere per tutta la vita in un


clima abusante senza avere la possibilità di un recupero emotivo e psicologico.

. Un possibile trattamento del trauma: l’EMDR


Il metodo qui presentato, EMDR (desensibilizzazione e rielaborazione attra-
verso i movimenti oculari), si è rivelato particolarmente efficace per la cura dei
bambini gravemente traumatizzati.
Fernandez, in “Presentazione dell’EMDR” (), afferma che questa me-
todologia è basata sui movimenti oculari, o altre forme di stimolazione alternata
destra/sinistra, per ristabilire l’equilibrio eccitatorio/inibitorio, con l’obbiettivo
di migliorare la comunicazione tra gli emisferi cerebrali. Si basa su un processo
neurofisiologico naturale legato all’elaborazione accellerata dell’informazione.
L’EMDR vede la patologia come informazione immagazzinata in modo non
funzionale e assume l’esistenza di una componente fisiologica in ogni disturbo
o disagio psicologico. Quando vi è un evento traumatico l’equilibrio eccitato-
rio/inibitorio necessario per l’elaborazione dell’informazione viene disturbato.
Si può affermare che questo provochi il congelamento dell’informazione nella
sua forma ansiogena originale, nello stesso modo in cui è stato vissuto. Questa
informazione congelata e racchiusa nelle reti neurali non può essere elaborata
e, quindi, continua a provocare la sintomatologia propria del disturbo da stress
post traumatico e di altri disturbi psicologici (Fernandez, ).
I movimenti oculari usati con l’immagine traumatica e con le convizioni
negative ad essa legate, restaurano l’equilibrio neuronale perché migliorano la
comunicazione dei due emisferi cerebrali modificando la patologia della rete
neurale e permettendo di proseguire l’elaborazione dell’informazione fino alla
risoluzione. Nella risoluzione adattiva, l’esperienza è usata in modo costrutti-
vo dalla persona ed è integrata in uno schema cognitivo ed emotivo positivo

∼  ∼
CAPITOLO . POSSIBILITÀ DI INTERVENTO

(Fernandez, ).
L’efficacia dell’EMDR è stata dimostrata in tutti i tipi di trauma. Le ricer-
che condotte su vittime di violenze sessuali, di incidenti, ecc., indicano che il
metodo permette una desensibilizzazione rapida dei ricordi traumatici con con-
seguente ristrutturazione cognitiva, che porta ad una riduzione significativa dei
sintomi del paziente (per esempio stress emotivo, ansia, incubi).
Tale metodologia permette un accesso non verbale al trauma, mentre l’e-
laborazione verbale e cognitiva avviene solo in una fase successiva. Le ulti-
me ricerche effettuate sulle memorie traumatiche, sembrano dimostrare che il
ricordo dell’evento traumatico viene immagazzinato in una zona del cervello
(destra) priva di parole (Roccia, ). La cosiddetta “memoria dichiarativa”
non è, quindi, disponibile e crea nel soggetto l’impossibilità a ricordare. Se-
condo questa ipotesi i sintomi derivanti dal trauma sarebbero proprio dovuti a
tali immagini dissociate, memorizzate in un regno mentale differente da quella
della memoria semantica. Secondo quest’ipotesi l’EMDR darebbe accesso al
terapeuta a quelle zone della mente precluse al canale verbale.
A causa delle difficoltà precedentemente descritte, per molte delle vittime di
abuso sessuale l’EMDR può essere un’alternativa praticabile per la guarigione.
Ovviamente tale tecnica richiede un’attenta formazione e preparazione per
poter essere utilizzata in modo efficace (Roccia, ).
Nel suo libro dedicato all’utilizzo dell’EMDR con le vittime di abuso ses-
suale (), Shapiro afferma che

≪la capacita` di recuperare con precisione i ricordi di abusi, o vasti seg-


menti dimenticati relativi a eventi dell’infanzia, e`difficile anche nel-
le condizioni migliori. Sebbene alcuni pazienti entrino in terapia per
determinare se sono stati molestati o meno, il terapeuta formato con
l’EMDR non dovra` considerare questo come un obbiettivo terapeutico
adeguato. L’EMDR non mira a far riaffiorare ricordi visivi, bensı̀ ad

∼  ∼
CAPITOLO . POSSIBILITÀ DI INTERVENTO

elaborare informazioni immagazzinate in modo disfunzionale nel si-


stema nervoso. Le osservazioni cliniche indicano che, anche in presenza
di una completa sintomatologia tipica dei casi di violenza sessuale, solo
nella meta`dei pazienti trattati con l’EMDR si nota l’affioramento del
ricordo visivo di un tale abuso. Il terapeuta dovra` percio` concentrar-
si sui sintomi del paziente e su quanto puo` essere fatto per alleviare il
dolore emotivo. L’affermazione seguente puo` essere utile per spiegare
in che modo l’EMDR puo` provocare uno spostamento, nelle relazioni
disfunzionali e nei fattori scatenanti, anche in assenza di un ricordo
visivo del trauma originario: “proprio come un videoregistratore puo`
far andare una cassetta indipendentemente dall’accensione del moni-
tor, cosı̀ anche lei puo`elaborare eventi traumatici passati senza doverli
effettivamente vedere”.≫

Il modello alla base dell’EMDR è quello dell’Elaborazione Accellerata dell’In-


formazione (EAI). Questo modello ipotizza l’esistenza di un sistema innato di
elaborazione delle informazioni, fisiologicamente configurato per facilitare la
salute mentale, in modo analogo a quello che provoca la guarigione del cor-
po da una ferita (Shapiro, ). In condizioni normali, questo sistema porta
l’informazione percettiva di un evento traumatico ad una risoluzione adatti-
va. L’arousal emotivo e fisiologico che deriva da un evento traumatico, può
sconvolgere il meccansimo di elaborazione dell’informazione, portando alla
memorizzazione in modo disturbante, eccitatorio e specifico delle informa-
zioni recepite al momento del trauma (per esempio immagini, pensieri, sensa-
zioni) (Solomon, ). L’elaborazione bloccata impedisce alle informazioni
traumatiche di evolversi attraverso le fasi normali dell’integrazione adattiva.
L’EMDR è un approccio terapeutico articolato nelle otto fasi di seguito
elencate (Shapiro, ).

∼  ∼
CAPITOLO . POSSIBILITÀ DI INTERVENTO

. Anamnesi: consiste nella valutazione circa l’appropriatezza dell’EMDR


per il paziente, in quanto la rielaborazione del materiale traumatico po-
trebbe provocare emozioni intense. Vengono valutate le capacità del pa-
ziente di gestire elevati livelli di disturbo, la sua stabilità personale e le
limitazioni della sua vita. Se il paziente viene definito idoneo, il tera-
peuta valuterà l’intero quadro clinico, identificando i ricordi specifici da
rielaborare.

. Preparazione del paziente: comprende la creazione di un legame tera-


peutico, la spiegazione del processo e degli effetti dell’EMDR, la ge-
stione delle preoccupazioni del paziente e l’insegnamento di tecniche di
rilassamento per gestire elevati livelli di emozione. Bisognerà ottenere il
consenso informato riguardo alle possibilità di evocare emozioni intense.

. Assessment: il terapeuta identifica gli elementi del target da trattare e ri-


leva le misure di baseline prima di iniziare la rielaborazione. Viene chie-
sto al paziente di scegliere l’immagine che meglio rappresenta il ricordo.
Quindi, il terapeuta aiuta il paziente ad identificare la “cognizione ne-
gativa” che esprime l’autovalutazione disfunzionale negativa relativa al-
la sua partecipazione all’evento. Successivamente, viene identificata una
“cognizione positiva”, cioè un’autovalutazione più razionale, realistica e
conferente potere.

. Desensibilizzazione: il terapeuta si concentra sull’emotività negativa del


paziente, misurando gli effetti clinici sulla scala SUD (Scala delle Unità
Soggettive di Disturbo). Mentre il paziente tiene a mente l’immagine vi-
siva, la cognizione negativa, e le sensazioni legate all’immagine, l’elabora-
zione viene attivata nel corso di un’interazione mirata terapeuta/paziente
che comprende set di movimenti oculari (o altre stimolazioni) sino a ri-

∼  ∼
CAPITOLO . POSSIBILITÀ DI INTERVENTO

durre il livello di SUD a  o , o maggiore se appropriato alle circostanze


del paziente.

. Installazione: durante questa fase la cognizione positiva viene legata al


ricordo. Una volta che il livello di disturbo è sceso a  o , ci si con-
centra sul rafforzamento o sulla valorizzazione della cognizione positiva
precedentemente identificata (oppure su un’altra più appropriata che può
essere emersa spontaneamente) in sostituzione della cognizione negativa
originaria. Gli effetti clinici vengono valutati sui sette punti della scala
VOC (Scala della Validità della Cognizione). Questa fase si conclude
quando la cognizione positiva viene sentita valida in rapporto all’evento,
cioè quando la cognizione raggiunge una VOC di  o  (completamente
vero).

. Scansione corporea: nella quale al paziente viene chiesto di tenere a men-


te sia l’evento target che la cognizione positiva e di procedere ad una scan-
sione corporea alla ricerca di tensioni residue sotto forma di scansioni
corporee. Dopo una elaborazione adeguata queste tensioni svaniranno
semplicemente, anche se spesso verranno rivelati ulteriori target.

. Chiusura: al termine della seduta il paziente dovrà essere riportato ad uno


stato di equilibrio emotivo, indipendentemente dall’avvenuto completa-
mento della rielaborazione. Qualora il paziente provi disagio, potranno
venire utilizzate le tecniche di rilassamento ed altre tecniche di coping,
apprese durante la fase di preparazione. Il paziente viene informato della
possibilità che emergano altri ricordi, sensazioni, o immagini mentre il
materiale continuerà ad essere elaborato tra una seduta e l’altra. Inoltre,
il paziente dovrà tenere un diario in modo da poter discutere di quanto è
emerso durante la seduta successiva.

∼  ∼
CAPITOLO . POSSIBILITÀ DI INTERVENTO

. Rivalutazione: gli effetti terapeutici vengono riesaminati durante la se-


duta successiva. Viene esaminato il diario e viene chiesto al paziente di
riaccedere al materiale su cui si è lavorato per vedere se vi sono aspetti del-
le informazioni precedentemente elaborate che devono essere affrontati
di nuovo.

L’EMDR non è un protocollo rigido, bensı̀ fortemente interattivo e perso-


nalizzato per ogni paziente.
È necessaria una approfondita preparazione clinica per stabilire un’alleanza
terapeutica con il paziente, realizzare un’anamnesi completa, aiutare il paziente
ad accedere ai ricordi traumatici e guidare il processo con l’EMDR.
Quindi, si può concludere che l’EMDR sia un approccio che integra le ca-
pacità del terapeuta di aiutare i pazienti ad elaborare traumi, emozioni comples-
se, componenti disfunzionali di violenze passate ed altri problemi psicologici.

.. L’EMDR nei bambini sessualmente abusati


Le esperienze negative e traumatiche subite in età infantile sono in genere pre-
senti in modo diffuso, anche se spesso vengono sottovalutate e diventano co-
munque una fonte primaria di disagio. Qualsiasi esperienza in cui il bambino
sperimenta oppressione, paura o dolore, insieme ad una sensazione di impoten-
za, può essere considerato un trauma infantile. Questo è dovuto al fatto che i
bambini sono molto impressionabili e possiedono un livello basso di esperienza,
tale da non fornire loro una visione equilibrata della vita e di sè stessi. Tendono
a fidarsi molto degli adulti, soprattutto delle figure genitoriali che hanno una
grande credibilità ai loro occhi. Quindi se l’adulto fa o dice qualcosa di ne-
gativo o di grave, il bambino attribuisce la colpa a se stesso e non ai problemi
dell’adulto (Roccia, ).

∼  ∼
CAPITOLO . POSSIBILITÀ DI INTERVENTO

I bambini provano dolore allo stesso modo degli adulti quando vengono
esposti ad eventi gravi come la morte di un familiare, una malattia o una vio-
lenza nei loro confronti. Quindi anche i bambini sono soggetti a provare sta-
ti di ansia ed emozioni come rabbia, colpa, tristezza, mancanza e senso di
impotenza.
Sfortunatamente, la capacità dei bambini di provare questo tipo di dolore
è in genere sottovalutata. Probabilmente questo è dovuto al fatto che si espri-
mono con modalità diverse da quelle degli adulti. Inoltre, nella nostra cultura
abbiamo la tendenza a proteggere i bambini dal dolore e dalla sofferenza.
Indipendentemente dal fatto di essere stati coinvolti direttamente nell’evento,
i bambini si rendono conto e percepiscono appieno quando succede qualcosa
di grave (Roccia, ).
Se si tace o si è vaghi riguardo all’evento si lascia il bambino da solo con i
propri pensieri e la propria immaginazione, con domande senza risposta e con
tutta l’incertezza che ne consegue.
Le fantasie negative possono provocare un senso di ansia e di terrore che la-
sciano segni permanenti che si manifestano in seguito come vulnerabilità fisica
o psichica.
Pessina (), nel centro TIAMA in cui lavora, ha utilizzato l’ EMDR con
bambini sessualmente abusati di età compresa tra i  e i  anni. Tale tecnica
venne inserita all’interno delle consuete modalità terapeutiche del centro. Al
bambino viene inizialmente spiegato che le persone del centro sono lı̀ per farlo
stare bene, gli viene spiegato ciò che insieme faranno e ciò a cui sarà sottoposto.
Per valutare la condizione in cui si trova si usano tecniche che permettano
di ottenere quante più informazioni possibile; Pessina () cita: Story Stem
Battery, TSCC, TSCYC, CSBI E PSI.
I bambini giunti nel centro hanno subito degli abusi molto gravi, perversi
quasi sempre in età molto precoce. Il danno subito si configura come interno

∼  ∼
CAPITOLO . POSSIBILITÀ DI INTERVENTO

all’identità del bambino e come tale è difficile da affrontare. Per questo motivo,
continua Pessina (), nell’applicazione dell’EMDR si sono rese necessarie
alcune modifiche, come per esempio, un lungo periodo di “stabilizzazione” pri-
ma di affrontare i ricordi traumatici. In questa fase si cerca di “installare” nel
bambino una serie di risorse positive per permettergli poi di rivivere il trauma.
Ad esempio, cercare di fargli ricordare i momenti in cui è stato felice, fiero di
se stesso e amato.
Inoltre, con i bambini più piccoli è importante seguire il Protocollo “abbre-
viato”, con uso posticipato della cognizione positiva. Si parte con la cognizione
negativa e la sensazione corporea, aggiungendo la cognizione positiva solo dopo
che il SUD è diminuito (Pessina, ).
È importante che si riesca a trovare la giusta chiave di lettura del bambino
che si ha davanti. Spesso hanno difficoltà a trovare esperienze positive, han-
no paura ad iniziare il trattamento perché non vogliono rivivere l’esperienza
traumatica e mettono in atto difese dissociative (Pessina, ).

In conclusione, l’ambivalenza della vittima di abuso sessuale nei confronti del


suo aguzzino può far insorgere nel terapeuta una forte reazione emotiva. Una
buona formazione, unita a comprensione emotiva e cognitiva, può però far sı̀
che la vittima riesca ad aprirsi nei confronti del terapeuta, dandogli modo di
aiutare il bambino a “riabilitarsi”. Tra le diverse possibilità di trattamento del
trauma in questo capitolo è stato presentato l’EMDR, che permette il recupero
dell’equilibrio perso dal bambino a seguito del trauma attraverso movimenti
oculari.

∼  ∼
Conclusioni

Questa tesi ha affrontato il tema dell’abuso sessuale intrafamiliare a danno dei


minori.
A seguito dell’abuso il bambino sperimenta sentimenti di colpa, di imba-
razzo. Questi sentimenti sono dovuti alle abili manipolazioni genitoriali, cosı̀
forti tanto da condurre il bambino a considerare normale l’atto sessuale ince-
stuoso. Come conseguenza, ciò induce il bambino a non rivelare gli abusi e il
perpetuarsi dello stesso per anni e anni.
Tutte queste implicazioni sono radicate nell’identità del bambino che, a
causa della sua tenera età, non possiede alcun metro di paragone per compren-
dere ciò che è giusto e ciò che è sbagliato.
A loro volta i genitori, hanno spesso vissuto esperienze abusanti, viste come
l’unico stile relazionale genitore-figlio che hanno sperimentato.
Chiaramente, il bambino non resta inerme o impassibile, bensı̀ mette in atto
strategie difensive, tra le quali vi è l’identificazione con l’aggressore che, secon-
do Ferenczi e A. Freud, consiste nel fare propri gli aspetti dell’adulto abusante
nel tentativo di gestire il trauma. È come se si rendesse conto della sua inabilità
nei confronti della situazione abusante, commettendo però l’errore di attribuire
la colpa a se stesso e non al genitore (che è visto dal figlio come onnipotente).
Questa situazione per il bambino è stressante ed implica delle modificazioni
a livello fisiologico. Di per sé lo stress non è patologico, permette anzi di gestire
meglio l’evento patogeno; lo diventa allorchè vi sono delle irregolarità che fanno


CAPITOLO . POSSIBILITÀ DI INTERVENTO

insorgere malattie d’adattamento.


Selye parla a questo proposito di sindrome di adattamento.
Il bambino in tale situazione ha bisogno di un trattamento adeguato, di
una persona che sia in grado di accettarlo, capirlo ed aiutarlo a tornare alla
normalità.
Tra le soluzioni terapeutiche, sta prendendo sempre più piede l’EMDR,
con il quale si cerca di ristabilire l’omeostasi interna del bambino attraverso i
movimenti oculari. Con questa tecnica si cerca di desensibilizzare la cognizione
negativa legata all’evento traumatico, sostituendola con una positiva.
Una massiccia sensibilizzazione a tale argomento può dunque costituire un
primo passo verso la liberazione, sia fisica che psicologica, dall’abuso sessuale.
Secondo la nostra opinione, tale sensibilizzazione deve essere diretta soprattut-
to verso coloro che, essendo a contatto con il bambino (per esempio parenti,
amici o insegnanti), hanno la possibilità di individuare quei segnali di aiuto che
il bambino manda.
Nella maggior parte dei casi si avrebbe la possibilità di intervenire preven-
tivamente e di recuperare con più facilità le vittime, cosa che accade con più
difficoltà se l’abuso viene perpetrato per anni.

∼  ∼
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