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INDIA
1. QUADRO MACROECONOMICO
Nel primo semestre del 2010 l’inflazione ha segnato un netto aumento, divenendo un serio
problema politico per la coalizione di governo, oltre che per le autorità monetarie. La dinamica
dell’indice dei prezzi all’ingrosso (WPI) è salita al 10,1% dal 2,2% nel secondo semestre del
2009, sospinta in particolare dalla componente degli alimentari. L’inflazione al consumo,
misurata dall’indice per i lavoratori industriali, ha raggiunto il 14,4% dal 12,4% nella media del
2009. Di questa quasi due terzi era ascrivibile ai rincari dei generi di prima necessità. L’impatto
di quest’ultimi ha peraltro rilevanti conseguenze distributive, vista l’incidenza preponderante di
questi beni nel paniere di spesa delle famiglie più povere.
Gli effetti della siccità del 2009 sui prezzi dei prodotti agricoli sono stati esacerbati da seri errori
di pianificazione della politica agricola nazionale e di gestione delle scorte di cereali. In
particolare, sono risultati assai tardivi i provvedimenti per favorire l’immissione sul mercato
degli stock di cereali detenuti dalla Food Corporation of India, l’agenzia governativa per la
sicurezza alimentare del paese addetta allo stoccaggio delle derrate agricole, nonché di
autorizzazione delle importazioni di zucchero. In particolare, i forti rincari di quest’ultimo
(superiori al 50% nei primi mesi del 2010) hanno contribuito significativamente alla dinamica
dell’indice complessivo WPI (per oltre un punto percentuale nella primavera scorsa).
Nel primo semestre del 2010, la Reserve Bank of India ha proseguito l’inasprimento delle
condizioni monetarie, avviato dalla fine del 2009 con l’aumento del coefficiente dei vincoli di
portafoglio (il cosiddetto, statutory liquidity ratio). Dall’inizio dell’anno ha utilizzato, a più
riprese, sia la leva dei tassi ufficiali, innalzando il repo-rate e il reverse repo di 75 punti base, sia
quella del coefficiente di riserva obbligatoria, salito di 100 punti base. Nonostante i primi
segnali di decelerazione dei prezzi dalla fine dell’estate, nelle comunicazioni della Banca
Centrale rimane elevata la preoccupazione per l’evoluzione delle attese di inflazione, in
particolare quelle desunte dai sondaggi condotti dalla RBI presso i consumatori, che da alcuni
trimestri avrebbero mostrato un deciso peggioramento per effetto dei rincari degli alimentari. In
prospettiva, la RBI dovrà contemperare l’esigenza di contrastare l’aumento dei rischi sui prezzi
con quella di non pregiudicare la ripresa della domanda interna. Questa sfida si unisce alla
difficoltà, sul fronte esterno, di rimanere neutrale nei confronti di un ulteriore apprezzamento
del cambio, qualora gli afflussi di capitali dall’estero dovessero proseguire ai ritmi registrati nel
corso dell’anno, in un contesto globale caratterizzato da condizioni monetarie ancora espansive
e di crescita debole nei paesi avanzati.
40
Investimenti diretti
Investimenti di portafoglio
30 Prestiti e capitale bancario
Saldo del conto finanziario
Saldo del conto corrente
20
10
-10
-20
Q1 Q2 Q3 Q4 Q1 Q2 Q3 Q4 Q1 Q2 Q3 Q4 Q1 Q2 Q3 Q4 Q1 Q2
2006 2006 2006 2006 2007 2007 2007 2007 2008 2008 2008 2008 2009 2009 2009 2009 2010 2010
I flussi finanziari verso l’India hanno ripreso vigore nel corso del 2010, riflettendo la rinnovata
fiducia degli investitori internazionali nelle prospettive di crescita del paese e, in generale, una
riduzione nell’avversione al rischio. Nel primo semestre, secondo i dati della bilancia dei
pagamenti, le partite finanziarie hanno registrato un saldo positivo crescente, alimentato sia
dagli investimenti diretti e di portafoglio (rispettivamente 13 e 6 miliardi di dollari), sia dal
marcato aumento nell’avanzo della componente “Altri flussi” (11,9 miliardi di dollari, da 3,6 nel
semestre precedente), riconducibile prevalentemente alla ripresa dei prestiti concessi a imprese
residenti in India, crollati durante la crisi finanziaria. Il disavanzo di parte corrente si è ampliato,
a 26,7 miliardi (da 21 in quello precedente), pari a circa il 3,4% del PIL, un valore storicamente
elevato.
Il crescente deficit commerciale, pari a 65,7 miliardi, è stato in parte compensato da un aumento
del surplus della componente dei servizi, salito a 10,1 miliardi (da 8 nel semestre precedente).
Nel primo semestre le esportazioni di servizi di business processing outsourcing (BPO), oltre
metà delle quali peraltro dirette negli Stati Uniti e nel Regno Unito, dopo il crollo registrato nel
2009 hanno mostrato solo un modesto recupero. Vista la natura di questi servizi e la durata
pluriennale dei contratti di fornitura è possibile che la loro dinamica rimanga fiacca anche
nell’anno in corso, vieppiù se la ripresa economica in quei paesi dovesse rimanere debole. Per
contro, le esportazioni di servizi di software hanno recuperato quasi interamente il calo segnato
lo scorso anno.
La posizione debitoria estera netta dell’India a fine giugno è salita a 185,1 miliardi di dollari da
62,8 nel medesimo periodo del 2009, per effetto dei forti afflussi netti di capitali dall’estero. Tra
le componenti del passivo, quella riconducibile agli investimenti diretti ammontava a oltre 180
miliardi, seguita da quelle degli investimenti di portafoglio pari a 140 miliardi.
Dall’inizio dell’anno, i mercati finanziari indiani hanno segnato un performance nettamente
superiore sia a quella negli altri paesi emergenti sia nei paesi avanzati. Nel primo semestre, gli
indici MSCI valutati in dollari, sono saliti dell’1,7%, a fronte di un calo del 7,2% registrato
negli altri paesi emergenti e del 10% nel G7. Nel terzo trimestre tale tendenza si è peraltro
Sulla base dei dati mensili del Ministero del Commercio indiano, nel primo semestre del 2010,
in linea con la ripresa dell’economia globale, l’interscambio commerciale è salito del 19,8%
Nello stesso periodo, la crescita sostenuta della domanda interna si è riflessa in un aumento del
18,7 % delle importazioni, ritornate sui valori registrati prima della crisi economica (161,0
miliardi di dollari). Escludendo le importazioni di petrolio (circa un quinto del totale), la
dinamica è peraltro risultata più sostenuta (21% nel medesimo periodo).
Sempre nel primo semestre, le esportazioni di beni hanno segnato un aumento del 21,6%,
collocandosi a 100,1 miliardi di dollari da 83,3 nel secondo semestre del 2009. Nondimeno, la
dinamica trimestrale si è assai indebolita nel secondo trimestre (all’1,3% dal 22,3 nel primo), in
connessione con il rallentamento delle economie avanzate.
Il disavanzo commerciale indiano si è ampliato nel primo semestre a 59,6 miliardi, da 52,2 nel
secondo dello scorso anno (in rapporto al PIL si colloca intorno al 2,5%).
Figura 1a: Interscambio commerciale Figura 1b: Interscambio con l’Italia (1)
indiano1
Elaborazioni sulla base dei dati mensili diffusi dalla Reserve Bank of India. I dati non
corrispondono con quelli rilasciati dal Ministero del Commercio indiano, per alcune differenze
nei tempi di registrazione degli scambi e per l’inclusione, nelle statistiche RBI, delle transazioni
relative a prodotti destinati al settore della difesa.
2007 I Sem
2007 II Sem 12,6 14,0 17,1 13,4
2008 I Sem 23,6 25,6 29,6 24,8
2008 II Sem -5,4 13,4 50,4 5,9
2009 I Sem -17,0 -32,1 -50,8 -26,7
2009 II Sem 10,2 21,5 45,1 16,9
2010 I Sem 21,6 18,7 14,1 19,8
2010 II Sem
2007 I trim
2007 II trim 1,8 24,9 98,9 14,9
2007 III trim 7,6 -2,0 -17,5 1,7
2007 IV trim 7,5 9,4 13,3 8,6
2008 I trim 16,8 11,1 -0,5 13,4
2008 II trim 4,2 16,3 45,2 11,3
2008 III trim 6,3 22,1 49,1 16,0
2008 IV trim -25,5 -27,4 -29,6 -26,7
2009 I trim -2,9 -27,8 -59,8 -18,8
2009 II trim 0,3 23,6 96,3 13,6
2009 III trim 11,4 6,4 -1,6 8,3
2009 IV trim -2,3 6,6 22,5 3,1
2010 I trim 22,3 10,9 -5,5 15,1
2010 II trim 1,3 7,6 19,3 5,1
2010 III trim
2010 IV trim
Elaborazioni sulla base dei dati mensili diffusi dalla Reserve Bank of India. I dati differiscono
da quelli rilasciati dal Ministero del Commercio indiano, per alcune differenze nei tempi di
registrazione degli scambi e per l’inclusione, nelle statistiche RBI, delle transazioni relative ai
prodotti destinati al settore della difesa.
Nell’anno fiscale 2009/10, sulla base dei dati disaggregati del Ministero del Commercio
Indiano, il principale paese d’origine delle importazioni è rimasto la Cina (con una quota
dell’10% sul totale, del 12% se si considera anche Hong Kong). La marcata dipendenza
energetica dall’estero dell’India (più di due terzi del fabbisogno) fa si che circa il 27% delle
importazioni provengano dai paesi arabi produttori di petrolio. Tra le importazioni dai paesi
avanzati, hanno spiccato quelle dagli Stati Uniti (5,9%) seguiti dalla Svizzera1 e l’Australia
(rispettivamente, il 5,1 e il 4,9%). I paesi europei, nel complesso, hanno rappresentato il 19%
delle importazioni; fra questi il 3,6% proveniva dalla Germania e il 2,1% dal Belgio; Francia e
Italia detenevano una quota pari a 1,5% e 1,3%, rispettivamente. Escludendo la Cina, circa il
10% delle importazioni proveniva dall’Asia. Di queste il 2,3% era riconducibile al Giappone,
l’1,9% alla Corea.
Gli Emirati Arabi Uniti (con una quota del 13,4%) sono il principale paese di destinazione dei
prodotti indiani, seguiti dagli USA e dalla Cina (cfr. Tavola 3 e Figura 2b). Il rallentamento
delle economie avanzate si è riflesso in un calo della quota di esportazioni verso questi paesi.
Figura 2a: Destinazione delle esportazioni di beni Figura 2b: Origine delle importazioni di beni
(1) Quote %, dati riferiti all’anno fiscale 2009/10. Il (1) Quote %, dati riferiti all’anno fiscale 2009/10. Il
resto dell’Asia include Australia e Nuova Zelanda. resto dell’Asia include Australia e Nuova Zelanda.
Fonte: Ministry of Commerce and Industry
La quota di esportazioni indiane verso gli Stati Uniti è scesa al 10,9% dall’11,4% nell’anno
fiscale 2008/09. Quella verso i paesi europei ha segnato un calo più moderato, scendendo al
18,5% dal 18,7%. Per contro, è salita l’incidenza delle esportazioni rivolte alla Cina (dal 5 al
6,5%). Il blocco dei paesi asiatici (al netto della Cina e Hong Kong) assorbe circa un quinto
delle esportazioni indiane; la loro quota peraltro è rimasta pressoché invariata rispetto al
2008/09.
1 Oltre l’85% delle importazioni dalla Svizzera sono nel comparto delle gemme, perle e metalli preziosi.
Importazioni
Esportazioni
Fonte: Istat,dati semestrali. Valori (miliardi di euro) e crescita sul periodo corrispondente del 2009.
Grazie al rapido sviluppo delle infrastrutture di raffinazione (in particolare quelle di Reliance
Industries), l’India esporta un volume crescente di prodotti petroliferi raffinati verso gli stati del
Golfo Persico, l’Europa (in particolare i Paesi Bassi) e i paesi dell’Asia orientale. Nel 2009/10 il
loro valore era pari a 29 miliardi di dollari, il 16,2% delle esportazioni totali (dal 5% nel 2002-
03).
16,3
16,2
16
14
1996-07
12
2002-03
10
2009-10
8
0
Gemme, Prodotti Chimica App. elettrici Macchine e Minerali Mezzi di Vestiario e Altri beni Prodotti Cotone Vestiario e Ferro e Prodotti in
perle, petroliferi organica app. metalliferi trasporto calzature farmaceutici calzature acciaio ferro e
oreficeria meccanici, non rifinite ricamate o acciaio
caldaie rifinite
Per contro, è cresciuta rapidamente l’incidenza nelle esportazioni dei prodotti dei settori ad alta
intensità di capitale e con manodopera più qualificata, quali la chimica, la metallurgia, la
meccanica e l’elettronica. Anche l’industria automobilistica riveste un peso crescente nel
complesso delle esportazioni (al 3,5% nel 2009/10).
Nel 2009/10, le importazioni indiane consistevano per circa un terzo di greggio e prodotti
petroliferi. Al netto della componente energetica, con un peso del 24% i metalli preziosi e le
gemme erano la principale voce di importazione (provenienti, in particolare, dall’Australia,
alcuni paesi africani e la Svizzera; cfr. Figura 3b). Seguivano le macchine e apparecchiature
meccaniche con un peso del 12,5%, e gli apparecchi elettrici per l’11,5 per cento. Fra le altre
voci di importazione, è in costante aumento la spesa per l’acquisto di velivoli e mezzi di
trasporto (circa il 4,2% del totale).
24,1
25
1996-07
20
2002-03
15 2009-10
12,5
11,5
10
4,9 4,6
5
2,9 2,9
3,1
2,6 2,5 2,4 2,3
1,8 1,7 1,6
0
Gemme, Macchine eApp. elettrici Chimica Ferro e FertilizzantiOlii vegetali e Prodotti Velivoli e parti Beni Minerali App. ottici, di Chimica Prodotti navali Mezzi di
perle, app. organica acciaio animali plastica ingegneristicametalliferi precisione, inorganica trasporto
oreficeria meccanici, medici etc
caldaie
Investimenti esteri
Gli investimenti esteri sono ancora tutti formalmente sottoposti a procedura di approvazione
governativa, che peraltro in molti casi ha carattere automatico e non discrezionale. Le principali
eccezioni alla libertà di accesso al mercato continuano ad essere rappresentate dalle attività
riservate al settore pubblico e da quelle sottoposte a licenza non automatica, per il rilascio della
quale le Autorità conservano ampi poteri discrezionali. Tra i settori ancora oggetto di limitazioni
agli investimenti stranieri, che non possono superare il 26%, figura il settore dei servizi
finanziari ed assicurativi, anche se sono allo studio misure di attenuazione di tali vincoli.
Pur formalmente aperti agli investimenti diretti stranieri, circa 35 settori sono riservati alla
micro-impresa, con un limite massimo di capitale straniero del 24% senza approvazione
governativa. Sul piano politico, va inoltre rilevato che l’attuale Governo intende coinvolgere il
settore privato nella grande opera di modernizzazione delle infrastrutture, secondo la formula
delle Private-Public Partnerships e con operazioni BOT (Build - Operate - Transfer),
concessioni in gestione ed altre formule analoghe. Una significativa porzione di tali progetti
dovrebbe essere allocata ad imprese estere.
Si assiste negli ultimi anni ad un costante incremento degli investimenti diretti dall’estero,
dovuto alle prospettive di crescita del Paese ed al processo di graduale liberalizzazione
dell’economia. L’apporto di capitale straniero attraverso la formula dei FDI ha raggiunto nel
giugno 2010 oltre 180 miliardi di dollari, con un aumento del 27% rispetto al giugno 2009. Gli
investimenti esteri indiani nello stesso periodo sono risultati oltre 82,1 miliardi di dollari,
registrando un incremento del 18% rispetto allo stesso periodo del 2009.
Fra i Paesi UE piu’ presenti si annoverano nell’ordine: Regno Unito, Paesi Bassi, Cipro, seguiti
da Germania, Francia e Italia. Nonostante il numero delle societa’ europee presenti in India sia
elevato, e’ comunque al di sotto delle potenzialita’ del mercato e solo parzialmente gli
investimenti si indirizzano ai settori che l’India considera prioritari, quali ad esempio la
costruzione di superstrade e la realizzazione di progetti elettrici e di telecomunicazione. Gli
investimenti indiani nell’ambito dell’Unione Europea negli ultimi anni sono stati caratterizzati
Sulla base dei dati Istat, nel primo semestre del 2010 le importazioni dall’India sono ammontate
a 1,8 miliardi di euro, salendo del 19,4% rispetto al medesimo periodo del 2009, a fronte di una
crescita del 18% registrata da quelle complessive; cfr. Tavola 5; la quota di mercato delle merci
indiane nel nostro paese è pertanto salita leggermente all’1,03 per cento a quelle cinesi era
invece riconducibile il 6,8%. Le importazioni dall’India si compongono in primo luogo di
prodotti dell’industria tessile e dell’abbigliamento, con un’incidenza del 29%, seguiti dai mezzi
di trasporto 13% e dai prodotti di base e metallo e quelli chimici rispettivamente 10,7% e
10,3%. Sempre sotto il profilo merceologico, i mezzi di trasporto sono fra i prodotti per cui si
registra il più sensibile aumento nell’incidenza complessiva sulle nostre importazioni dall’India.
Nel primo semestre del 2010, il saldo commerciale bilaterale con l’India è rimasto negativo, pari
a circa 230 milioni di euro su base annua. L’analogo saldo, misurato sulla base dei dati di fonte
indiana ha peraltro il segno opposto4.
2
Fonte Reserve Bank of India, Monthly Bulletin October 2010
3
Fonte: Reseve Bank of India, Monthly Bulletin October 2010
4 I dati Istat e quelli di fonte indiana sugli scambi commerciale tra Italia e India, sostanzialmente in linea nei
1 Indice 1993=100. Un aumento dell’indice indica un 1 Dati trimestrali, medie mobile di 4 trimestri,
apprezzamento della rupia. Fonte RBI. su base annuale. Miliardi di dollari.
Dati di fonte indiana indicano che nella classifica relativa ai FDI cumulativi gennaio 2000-aprile
2010 l’Italia si colloca al 12o posto, con una quota sul totale dello 0,84% ed un valore pari a 991
milioni di dollari5. La Francia ha investito nello stesso periodo 1 miliardo e 580 milioni, la
Germania quasi tre miliardi, i Paesi Bassi oltre 4 miliardi e mezzo ed il Regno Unito quasi sei
miliardi di dollari. E’ da segnalare in particolare che nel solo 2008 il valore degli investimenti
diretti dall’Italia e’ notevolmente cresciuto passando da 1,17 miliardi di rupie indiane a 14,87
miliardi. Nel periodo gennaio 2000-aprile 2010 i principali paesi investitori in India sono
risultati: Mauritius con una quota del 40,5%, Singapore 8,9%, USA 7,2%, Regno Unito 5%,
Paesi Bassi 3,9%, Giappone 3,5%, Cipro 3,3%, Germania 2,4%, Francia 1,3% e Emirati Arabi
Uniti.
Le statistiche sui primi quattro mesi del 2010 attribuiscono al nostro Paese 5,6 miliardi di Rupie
in investimenti diretti in India, piu’ della Francia (4,6 miliardi) e della Germania (5 miliardi). I
Paesi Bassi hanno investito 9 miliardi di rupie, 14,3 miliardi Cipro e 15,2 miliardi il Regno
Unito6. Il dato disaggregato dimostra che una parte rilevante delle operazioni italiane approvate
in tale periodo e’ attribuibile al consolidamento di investimenti esistenti, in primis della Fiat. Si
registrano peraltro segnali di diversificazione incoraggianti, come la Joint Venture della
Prysmian Cavi e Sistemi con la Ravin Cables di Mumbai per la produzione di cavi a fibre
ottiche.
Per quanto riguarda gli investimenti esteri che implicano un trasferimento di tecnologia l’Italia
occupa una posizione importante, con 488 collaborazioni approvate fino a ottobre 2009 (ultimi
dati disponibili) pari a più del 6% del totale. In questo ambito essa si colloca al quinto posto
dopo Stati Uniti, con 1.832 trasferimenti 22,67% del totale, Germania 1.115 = 13,80%,
Giappone 879 = 10,9% e Regno Unito 874 = 10,82%. Questi dati dimostrano che gli
5
Fonte: SIA Newsletter – Ministry of Commerce and Industry Vol. XIX No. 1 May 2010
6
Fonte: SIA Newsletter – Ministry of Commerce and Industry Vol. XIX No. 1 May 2010
7
Fonte: India-Italia: opportunita’ per una crescita reciproca – settembre 2010, Indo Italian Chamber of
Commerce & Industry
Sulla base di valutazioni che comprendono l’esame della posizione dell’India nel commercio
mondiale, l’orientamento geografico e settoriale dei suoi flussi commerciali e l’interscambio
settoriale con l’Italia, sono stati individuati alcuni comparti che possono essere definiti, a buona
ragione, come i piu’ promettenti per le attivita’ economiche (sia in termini commerciali che di
investimenti) del nostro Paese. Accanto ai tradizionali punti di forza delle nostre esportazioni in
India (prodotti chimici, fibre sintetiche e artificiali, macchine ed apparecchi elettrici e
meccanici) stanno prendendo piede i comparti dell’industria della trasformazione alimentare,
della difesa, dell’elettronica.
Alcuni settori particolarmente interessanti per una collaborazione con l’Italia sono i seguenti:
Componentistica auto
Il settore della componentistica auto è caratterizzato da una vivace competizione tra aziende
sempre piu’ conscie dell’importanza dell’aspetto “qualità”. Una vasta base produttiva a basso
costo ed alta specializzazione ha attirato numerosi partner stranieri in questo settore, ma anche il
settore nazionale è ben sviluppato, con numerose aziende in grado di fornire prodotti di standard
e qualità certificati. Negli ultimi anni è cresciuta l’enfasi sullo sviluppo dell’export da parte dei
produttori di marchi originali con base in India, molti dei quali conducono da qui una aggressiva
politica di esportazione, inclusi investimenti nel mercato cinese. La componentistica è cosi’
segmentata: 23% motori, 16% trasmissioni, 11% sospensioni e freni, 9% parti elettriche. I
prodotti indiani vengono usati come componenti originali da aziende quali, tra le altre, General
Motors, Mercedes e Iveco. Molte tuttavia sono ancora le aziende interessate
all’ammodernamento dei processi e delle tecnologie.
Considerato che la maggioranza delle aziende appartengono al settore della piccola e media
industria con fatturati al di sotto dei 10 milioni di dollari, vi sono ottime possibilità di
cooperazione con le PMI italiane. L’industria è in rapida crescita. Il settore deve il suo sviluppo
all’integrazione verticale della filiera automobilistica che oggi include tra i produttori d’auto -
oltre alle aziende locali quali Maruti Udyog, Tata, Mahindra e Hindustan Motors – le grandi
case estere: Volvo, Daimler Chrysler, Toyota, Ford, General Motors, Hyundai, Honda, Skoda,
FIAT.
L’India ambisce a diventare uno dei maggiori esportatori mondiali, con un volume di affari
stimato in oltre 20 miliardi di dollari entro il 2015. Esiste anche un largo segmento di accessori
per auto e due/tre ruote: 400 aziende nel settore organizzato e 5000 in quello non organizzato.
Moda/Design/Made in Italy
La cooperazione bilaterale in questo settore si basa su comprovate complementarita’ e sinergie,
sfociate nel 2006 nella costituzione di una “Indo-Italian Task Force on Fashion, Design and Life
Style Products” a seguito di un accordo tra il Ministero del Commercio indiano e l’allora
Ministero delle Attivita’ Produttive. Elementi costitutivi ne sono: da parte indiana: FICCI –
Federation of Indian Chambers of Commerce & Industry, NID – National Institure of Design e
da parte italiana: Confindustria, Altagamma, Universita’ Bocconi, ICE. Punti forti dell’India in
questo settore sono: vasta manodopera qualificata e semi-qualificata – minor costo del lavoro –
vasto patrimonio tradizionale nel tessile e in particolare nella lavorazione a mano ricami
complessi – solida base di materie prime: cotone, juta e seta – ampia disponibilita’ di materia
prima nel settore cuoio; nel settore gioielleria: manodopera qualificata per il taglio e la
lavorazione di pietre dure, in particolare diamanti. Da parte italiana: tecnologia avanzata,
macchine e utensili di precisione – avanzata competenza nel design e nei trend internazionali –
immagine di eccellenza del Made in Italy – sviluppo di distretti e mini-distretti per prodotti
specifici – altissimi livelli di lavorazione e finitura.
Il settore del cuoio e della pelletteria rappresenta un mercato di grande interesse strategico per
l’industria Italiana. L’industria indiana del cuoio e della pelletteria e’ la sesta nel mondo per
dimensione. La quota di mercato indiana del commercio mondiale di beni in pelle e’ del 6%. Il
motore principale dell’industria del cuoio e’ il comparto delle calzature dove l’India ha scalzato
il Brasile come secondo produttore mondiale. Le calzature contano per il 43% del totale delle
esportazioni di beni in pelle dall’India. L’Italia con una quota del 14,47 % e’ il principale
mercato di esportazione per la pelletteria indiana seguita da Germania e Regno Unito.
Nel settore orafo e della gioielleria l’industria indiana delle gemme e dei gioielli e’ una dei
segmenti a piu’ alta crescita nell’economia del paese, con un tasso di incremento annuale medio
del 15%. Con un valore delle esportazioni pari a 20 miliardi di US$ nell’ultimo biennio il
settore della gioielleria conta per circa il 13% del totale delle esportazioni indiane. Secondo una
recente indagine di ASSOCHAM (The Associated Chambers of Commerce and Industry of
India) questo settore impiega circa 1.3 milioni di persone. L’India e’ gia’ il principale centro
mondiale per il taglio e la finitura polishing dei diamanti con una quota del 60% di questo tipo
di lavorazione. Secondo altre fonti questa percentuale e’ piu’ grande e alcune associazioni
arrivano ad affermare che circa 9 diamanti su 10 che vengono venduti nel mondo sono tagliati e
lucidati in India.
In India il consumo pro capite per l’abbigliamento e’ crescito notevolmente negli ultimi 5 anni,
raggiungendo la quota del 5% sul totale del reddito disponibile. Il settore moda abbigliamento
detiene inoltre una quota del 20% di tutta la distribuzione organizzata in India facendone il
settore piu’ grande ed importante per il retail. La distribuzione organizzata nel settore moda
abbigliamento sta crescendo a ritmi vertiginosi e si stima che continuera’ a crescere ad un tasso
del 20% nei prossimi 4 anni.
Cooperazione tra PMI italiane e indiane
Il settore della piccola industria in India contribuisce al 6,8% del PIL, il 40% della manifattura e
il 35% delle esportazioni. Esistono 10 milioni di piccole industrie che producono oltre 7000
prodotti e impiegano 27 milioni di lavoratori.
8
Fonte: Italplanet “Con Simest il mercato indiano e’ meno lontano”, e’Italia, numero 60, novembre-
dicembre 2009
9
India News, gennaio 2010
10
Radiocor - Il sole 24 ore, 25 giugno 2010
a) Barriere tariffarie
- gravosa imposizione fiscale su molti prodotti tra cui alcolici e vino, il cui dazio di
importazione va da un minimo del 150% fino ad oltre il 250% tenuto conto di tutte le
tasse accessorie che vengono applicate dopo lo sdoganamento del prodotto. Fra queste:
excise duty, countervailing duty, tasse locali a seconda dello Stato, costi di registrazione
delle etichette, etc.
- massiccio ricorso a misure di anti-dumping a scopo protezionistico sono circa 200 i
prodotti su cui grava un dazio anti-dumping.
- differente imposizione fiscale fra uno Stato e l’altro, che puo’ incidere sensibilmente
sulla redditivita’ di un investimento estero.