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India

AGGIORNAMENTO AL 1^ SEMESTRE 2010

INDIA

1. QUADRO MACROECONOMICO

a) Andamento congiunturale e rischio Paese


Durante la crisi internazionale, nonostante il grado di apertura raggiunto dal paese sia negli
scambi commerciali sia nei flussi finanziari, l’economia indiana ha mostrato un notevole
robustezza agli shock di origine esterna, registrando solo una temporanea decelerazione nel
corso del 2009. Vi ha contribuito anche l’insieme di misure fiscali e monetarie espansive messe
in atto dalle autorità di politica economica, mirate a sostenere la domanda e a non pregiudicare
la prosecuzione del massiccio piano di investimenti in infrastrutture nel paese. Quest’ultimi
rimangono fondamentali, in prospettiva, per sostenere l’espansione dell’economia ad un ritmo
prossimo all’8-9% nei prossimi anni. Secondo le attese censite in settembre da Consensus
Forecasts, la crescita del PIL si collocherebbe all’8,3% nell’anno fiscale 2010/11 così come in
quello successivo. L’inflazione, misurata dall’indice dei prezzi al consumo si collocherebbe al
9,5% quest’anno fiscale, al 6,8 in quello 2010/11.
Nel primo semestre del 2010 il PIL è salito dell’8,7% sui dodici mesi, dal 7,5% nel secondo del
2009, ritornando sui livelli segnati prima dello scoppio della crisi finanziaria globale. Con il
venir meno dell’impulso proveniente dalle politiche di stimolo fiscale, l’accelerazione
dell’attività ha tratto sostegno dal settore privato. Particolarmente intensa è stata la dinamica
nell’industria manifatturiera dove il valore aggiunto è cresciuto a ritmi sostenuti (al 14,4%,
dall’11,4% nel secondo semestre dello scorso anno). Anche nelle costruzioni, pesantemente
colpite dal calo degli investimenti residenziali dalla fine del 2008, il prodotto è tornato ad
espandersi ad un ritmo sostenuto. Nel terziario, il valore aggiunto del comparto dei trasporti e
delle telecomunicazioni ha segnato un incremento del 12,3%, collocandosi su livelli massimi
nel decennio. Beneficiando di condizioni meterologiche meno avverse rispetto all’estate del
2009, il valore aggiunto agricolo nel primo semestre del 2010 ha contribuito positivamente alla
crescita dell’economia indiana, segnando un’incremento dell’1,7% (da una contrazione dello
0,8% nel secondo del 2009).
Crescita % 2007 2008 2009 2008 2009 2009 2010
(sul periodo corrispondente) II I sem. II I sem.
sem. sem.
PIL 9,5 7,4 6,7 6,7 5,9 7,5 8,7
Agricoltura 5,4 1,3 0,9 0,0 2,6 -0,8 1,7
Industria 11,0 5,3 6,4 3,5 3,3 9,5 11,8
Servizi 10,1 10,4 8,5 10,5 8,1 8,9 9,0
Investimenti 16,1 6,1 3,2 3,5 1,1 5,2 13,0
Consumi privati 9,2 8,2 4,9 7,0 4,0 5,8 3,2
Consumi collettivi 3,9 22,8 10,6 34,5 8,0 13,2 7,7
Esportazioni 6,8 19,4 -8,8 22,4 -5,5 -11,8 10,2
Importazioni 7,1 32,1 -9,1 33,8 -10,1 -8,2 2,2
Fonte: Central Statistical Organization

Rapporti Paese congiunti Ambasciate/Uffici Ice estero 1^ sem. 2010


Dal lato della spesa, nel primo semestre del 2010, la dinamica degli investimenti è balzata al
13,0% dal 5,2% in quello precedente, sostenuta dalla ripresa dalle prospettive di profitto, come
segnalato dall’esito dei principali bilanci aziendali trimestrali. Per contro, la crescita della
domanda proveniente dalle famiglie è rimasta fiacca al 3,8%, per effetto, presumibilmente, del
ristagno del reddito disponibile reale, frenato dai forti rincari degli alimentari e dei generi di
prima necessità. L’apporto della domanda estera netta è risultato positivo nel complesso del
primo semestre, per effetto del rimbalzo più ampio registrato dalle esportazioni rispetto alle
importazioni nei primi mesi dell’anno. Tuttavia, già dal secondo trimestre, in corrispondenza del
rallentamento nelle economie avanzate il ritmo di crescita delle esportazioni si è attenuato a
fronte di un accelerazione nelle importazioni.
Nel terzo trimestre, sulla base dell’andamento degli indicatori a più alta frequenza – relativi alla
produzione industriale e ai traffici merci – il ritmo di crescita del PIL modererebbe leggermente,
rimanendo comunque su livelli prossimi all’8%.

Nel primo semestre del 2010 l’inflazione ha segnato un netto aumento, divenendo un serio
problema politico per la coalizione di governo, oltre che per le autorità monetarie. La dinamica
dell’indice dei prezzi all’ingrosso (WPI) è salita al 10,1% dal 2,2% nel secondo semestre del
2009, sospinta in particolare dalla componente degli alimentari. L’inflazione al consumo,
misurata dall’indice per i lavoratori industriali, ha raggiunto il 14,4% dal 12,4% nella media del
2009. Di questa quasi due terzi era ascrivibile ai rincari dei generi di prima necessità. L’impatto
di quest’ultimi ha peraltro rilevanti conseguenze distributive, vista l’incidenza preponderante di
questi beni nel paniere di spesa delle famiglie più povere.

Gli effetti della siccità del 2009 sui prezzi dei prodotti agricoli sono stati esacerbati da seri errori
di pianificazione della politica agricola nazionale e di gestione delle scorte di cereali. In
particolare, sono risultati assai tardivi i provvedimenti per favorire l’immissione sul mercato
degli stock di cereali detenuti dalla Food Corporation of India, l’agenzia governativa per la
sicurezza alimentare del paese addetta allo stoccaggio delle derrate agricole, nonché di
autorizzazione delle importazioni di zucchero. In particolare, i forti rincari di quest’ultimo
(superiori al 50% nei primi mesi del 2010) hanno contribuito significativamente alla dinamica
dell’indice complessivo WPI (per oltre un punto percentuale nella primavera scorsa).

Nel primo semestre del 2010, la Reserve Bank of India ha proseguito l’inasprimento delle
condizioni monetarie, avviato dalla fine del 2009 con l’aumento del coefficiente dei vincoli di
portafoglio (il cosiddetto, statutory liquidity ratio). Dall’inizio dell’anno ha utilizzato, a più
riprese, sia la leva dei tassi ufficiali, innalzando il repo-rate e il reverse repo di 75 punti base, sia
quella del coefficiente di riserva obbligatoria, salito di 100 punti base. Nonostante i primi
segnali di decelerazione dei prezzi dalla fine dell’estate, nelle comunicazioni della Banca
Centrale rimane elevata la preoccupazione per l’evoluzione delle attese di inflazione, in
particolare quelle desunte dai sondaggi condotti dalla RBI presso i consumatori, che da alcuni
trimestri avrebbero mostrato un deciso peggioramento per effetto dei rincari degli alimentari. In
prospettiva, la RBI dovrà contemperare l’esigenza di contrastare l’aumento dei rischi sui prezzi
con quella di non pregiudicare la ripresa della domanda interna. Questa sfida si unisce alla
difficoltà, sul fronte esterno, di rimanere neutrale nei confronti di un ulteriore apprezzamento
del cambio, qualora gli afflussi di capitali dall’estero dovessero proseguire ai ritmi registrati nel
corso dell’anno, in un contesto globale caratterizzato da condizioni monetarie ancora espansive
e di crescita debole nei paesi avanzati.

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Saldi della bilancia dei pagamenti e componenti del conto finanziario

40
Investimenti diretti
Investimenti di portafoglio
30 Prestiti e capitale bancario
Saldo del conto finanziario
Saldo del conto corrente
20

10

-10

-20
Q1 Q2 Q3 Q4 Q1 Q2 Q3 Q4 Q1 Q2 Q3 Q4 Q1 Q2 Q3 Q4 Q1 Q2
2006 2006 2006 2006 2007 2007 2007 2007 2008 2008 2008 2008 2009 2009 2009 2009 2010 2010

Fonte: Reserve Bank of India

I flussi finanziari verso l’India hanno ripreso vigore nel corso del 2010, riflettendo la rinnovata
fiducia degli investitori internazionali nelle prospettive di crescita del paese e, in generale, una
riduzione nell’avversione al rischio. Nel primo semestre, secondo i dati della bilancia dei
pagamenti, le partite finanziarie hanno registrato un saldo positivo crescente, alimentato sia
dagli investimenti diretti e di portafoglio (rispettivamente 13 e 6 miliardi di dollari), sia dal
marcato aumento nell’avanzo della componente “Altri flussi” (11,9 miliardi di dollari, da 3,6 nel
semestre precedente), riconducibile prevalentemente alla ripresa dei prestiti concessi a imprese
residenti in India, crollati durante la crisi finanziaria. Il disavanzo di parte corrente si è ampliato,
a 26,7 miliardi (da 21 in quello precedente), pari a circa il 3,4% del PIL, un valore storicamente
elevato.
Il crescente deficit commerciale, pari a 65,7 miliardi, è stato in parte compensato da un aumento
del surplus della componente dei servizi, salito a 10,1 miliardi (da 8 nel semestre precedente).
Nel primo semestre le esportazioni di servizi di business processing outsourcing (BPO), oltre
metà delle quali peraltro dirette negli Stati Uniti e nel Regno Unito, dopo il crollo registrato nel
2009 hanno mostrato solo un modesto recupero. Vista la natura di questi servizi e la durata
pluriennale dei contratti di fornitura è possibile che la loro dinamica rimanga fiacca anche
nell’anno in corso, vieppiù se la ripresa economica in quei paesi dovesse rimanere debole. Per
contro, le esportazioni di servizi di software hanno recuperato quasi interamente il calo segnato
lo scorso anno.
La posizione debitoria estera netta dell’India a fine giugno è salita a 185,1 miliardi di dollari da
62,8 nel medesimo periodo del 2009, per effetto dei forti afflussi netti di capitali dall’estero. Tra
le componenti del passivo, quella riconducibile agli investimenti diretti ammontava a oltre 180
miliardi, seguita da quelle degli investimenti di portafoglio pari a 140 miliardi.
Dall’inizio dell’anno, i mercati finanziari indiani hanno segnato un performance nettamente
superiore sia a quella negli altri paesi emergenti sia nei paesi avanzati. Nel primo semestre, gli
indici MSCI valutati in dollari, sono saliti dell’1,7%, a fronte di un calo del 7,2% registrato
negli altri paesi emergenti e del 10% nel G7. Nel terzo trimestre tale tendenza si è peraltro

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rafforzata. Il cambio della rupia indiana nei confronti del dollaro, dopo essersi deprezzato nel
primi trimestre di circa il 4% è tornato sui valori di fine 2009, pari a 46,6 Rps/$. Di
conseguenza, riflettendo il netto deprezzamento dell’euro sul dollaro in connessione con le
tensioni sul debito sovrano in Europa, il cambio della rupia con l’euro si è rafforzato di circa il
15%, passando da 66,8 Rps/Euro a inizio di gennaio a 56,8 Rps/Euro a fine giugno. La Reserve
Bank of India, diversamente dagli anni precedenti la crisi finanziaria, continua peraltro a
mantenersi neutrale nei confronti del cambio. Tale strategia, potrebbe peraltro cambiare qualora
altri paesi emergenti procedessero a interventi valutari o imponendo misure di restrizione ai
movimenti di capitale per contrastare l’apprezzamento delle loro valute. Lo stock di riserve
internazionali in giugno si collocava a 282,8 miliardi di dollari, da 281 miliardi alla fine del
2009.
Sul fronte delle finanze pubbliche il Governo indiano ha annunciato un piano di disciplina
fiscale da attuare nel medio periodo, aderendo alle prescrizioni contenute nel rapporto della
XIIIth Finance Commission, indicando esplicitamente sentieri di riduzione dello stock di debito
nei prossimi cinque anni. Nell’anno fiscale 2009/10 (terminato lo scorso marzo), il deficit
dell’Amministrazione centrale si è collocato al 6,6% del PIL, dal 6% nell’anno precedente.
Quello consolidato, considerando anche gli Stati indani, si sarebbe attestato al 10%. Nel Budget
per l’anno fiscale in corso (2010/11) il Ministro delle Finanze, pur rimuovendo alcune delle
misure di stimolo fiscale introdotte lo scorso anno, ha tratteggiato una politica di bilancio ancora
moderatamente espansiva. Il disavanzo del Governo centrale in rapporto al PIL si dovrebbe
attestare al 5,5%, attraverso in particolare un dimezzamento di quello primario. Il
conseguimento di tali obiettivi risulta facilitato dall’esito assai positivo della vendita delle
licenze di telefonia cellulare (3G e BWA), i cui proventi sono risultati circa tripli delle stime
iniziali.
Nel corso del 2010, le principale riforme in discussione in materia fiscale, relative al passaggio
alla cosiddetta “Goods and Services Tax” per le imposte indirette e all’implementazione del
nuovo Direct Tax Code, sono progredite ad un ritmo meno spedito del previsto. In particolare,
sembra difficile si raggiunga a breve un accordo sulla GST, per la difficoltà dell’Esecutivo di
ricomporre le istanze presentate dagli Stati, cui viene demandata una sostanziale limitazione
nell’autonomia impositiva. Dal lato della spesa, il Governo ha introdotto con successo un prima
riforma del sistema dei sussidi sui carburanti, deregolamentando i prezzi della benzina e
adeguando quelli degli altri prodotti alle condizioni di mercato. Tale iniziativa, soprattutto se
estesa al resto dei carburanti, avrà ricadute positive, limitando l’esposizione delle finanze
pubbliche indiane alle oscillazioni dei prezzi delle commodities energetiche.
Le dinamiche dell’occupazione in India sono di difficile quantificazione. Da un lato, sussiste
una grave carenza nella rilevazione statistica per effetto dell’incidenza preponderante
dell’occupazione nel settore informale (oltre il 90%), dall’altro il quadro statistico è
estremamente frammentato e non esistono rilevazioni sistematiche a carattere congiunturale del
mercato del lavoro. Nondimeno, per valutare le conseguenze occupazionali della crisi
economica globale, il Ministero del Lavoro ha condotto, sin dalla fine del 2008, un sondaggio
trimestrale straordinario presso l’industria manifatturiera che offre un quadro, seppur parziale
della dinamica nel mercato del lavoro. Dopo essere scesa fino al secondo trimestre del 2009
l’occupazione sarebbe salita ad un ritmo crescente nella restante parte dell’anno e nel primo
trimestre del 2010. Secondo le stime del Ministero, a marzo 2010 l’aumento unità sui dodici
mesi dell’occupazione era pari a un milioni di unità. Tra le aziende esportatrici, il
miglioramento sarebbe stato più intenso in quelle attive nell’intaglio delle gemme e nella
gioelleria, meno favorevole nel settore tessile e dell’abbigliamento.
Nel primo semestre del 2010, con il miglioramento delle prospettive fiscali e il rinsaldarsi della
ripresa economica, due delle principali agenzie di rating (Standards and Poor e Fitch) hanno

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modificato le prospettive per il debito sovrano indiano in valuta locale —da negative a stabili—
confermando peraltro il loro rating rispettivamente a BBB- (investment grade) e Ba2 (appena
sotto la soglia non-investment grade). Alla luce della valutazione del rischio politico,
economico, finanziario e operativo dell’India paese, il Country Risk Rating complessivo
assegnato al paese da SACE è M1, equivalente a 4 in una scala da 1 a 9 in ordine crescente di
rischio. Le valutazioni SACE classificano l’India nella classe A, fra i paesi assicurabili senza
particolari restrizioni. La categoria di rischio OCSE è la 3/7 e la categoria Consensus è la
seconda.

b) Grado di apertura del Paese al commercio internazionale ed agli investimenti esteri


Come noto, il sistema economico indiano sta progressivamente cambiando forma. Economia
rigidamente pianificata sin dall’indipendenza, l’India ha assimilato negli ultimi anni il libero
mercato ed i principi su cui esso si fonda. Nonostante ciò, l’integrazione del Paese nel sistema
multilaterale degli scambi, avviata nel 1991 assieme al processo di riforme interne, è ancora
un’opera incompiuta, che la complessa democrazia indiana, con i suoi contrappesi e logiche
consensuali persegue in maniera non sempre lineare. Ampi settori del Paese vedono ancora forti
restrizioni al capitale estero (a cominciare dal settore finanziario) e le procedure autorizzative
scontano ancora molte farragginosita’ burocratiche.
L’India e’ uno dei principali attori del Doha Round e le sue posizioni in materia agricola,
antitetiche a quelle americane ed anche europee, hanno costituito uno dei principali ostacoli al
raggiungimento di un'intesa globale: la causa principale del fallimento dei negoziati e' da
imputare alle divergenze tra India e Stati Uniti sulle modalità dei c.d. meccanismi di
salvaguardia, previsti per proteggere i Paesi in via di sviluppo da eventuali impennate nelle
importazioni. D'altra parte, il Governo indiano non sembra ancora in grado di sopportare il costo
politico di un'apertura del mercato agricolo interno alle produzioni sussidiate statunitensi ed
europee. La struttura del comparto agricolo indiano, fortemente frammentato e scarsamente
produttivo, impone al governo di New Delhi cautele che sono sconosciute ad altri Paesi membri
del G20. Per quanto riguarda l'accesso al mercato dei prodotti non agricoli (NAMA), la
posizione indiana e' invece piu' flessibile, mentre enorme importanza viene attribuita al
negoziato sui servizi (GATS), soprattutto in quanto il Paese e’ un bacino di manodopera
altamente qualificata: l'India propende in particolare per un regime piu' liberale per il
movimento delle persone fisiche e per l'eliminazione delle restrizioni alle prestazioni
transfrontaliere.
Le persistenti difficolta' del negoziato commerciale multilaterale sull'agenda di Doha hanno
riportato in essere il dibattito sull'utilita' di accordi di libero scambio a livello regionale. In
questo quadro anche l'Unione Europea sta negoziando con l'India un Free Trade Agreement
(FTA) che riguarda sia il commercio di beni e servizi sia gli investimenti. Nonostante i sensibili
progressi riscontrati nelle ultime tornate negoziali, permangono ancora alcuni punti di contrasto
su diversi aspetti specifici del FTA (asimmetria delle concessioni, capitolo sul public
procurement, aspetti della proprieta’ intellettuale etc.).

Commercio con l’estero

Andamento complessivo dell’interscambio commerciale indiano

Sulla base dei dati mensili del Ministero del Commercio indiano, nel primo semestre del 2010,
in linea con la ripresa dell’economia globale, l’interscambio commerciale è salito del 19,8%

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rispetto alla seconda metà dello scorso anno, collocandosi a 262,4 miliardi di dollari da 218,9
nel secondo del 2009 (cfr. Figura 1 e Tavola 1).

Nello stesso periodo, la crescita sostenuta della domanda interna si è riflessa in un aumento del
18,7 % delle importazioni, ritornate sui valori registrati prima della crisi economica (161,0
miliardi di dollari). Escludendo le importazioni di petrolio (circa un quinto del totale), la
dinamica è peraltro risultata più sostenuta (21% nel medesimo periodo).

Sempre nel primo semestre, le esportazioni di beni hanno segnato un aumento del 21,6%,
collocandosi a 100,1 miliardi di dollari da 83,3 nel secondo semestre del 2009. Nondimeno, la
dinamica trimestrale si è assai indebolita nel secondo trimestre (all’1,3% dal 22,3 nel primo), in
connessione con il rallentamento delle economie avanzate.

Il disavanzo commerciale indiano si è ampliato nel primo semestre a 59,6 miliardi, da 52,2 nel
secondo dello scorso anno (in rapporto al PIL si colloca intorno al 2,5%).

Figura 1a: Interscambio commerciale Figura 1b: Interscambio con l’Italia (1)
indiano1

(1) Dati mensili, media mobile di 3 mesi.


(1) Dati mensili, miliardi di dollari. Fonte: Miliardi di dollari.Fonte Reserve Bank of
Reserve Bank of India. India.

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Tavola 1: Interscambio commerciale indiano(1)
(miliardi di dollari USA)
(a) (b) (a)-(b) (a)+(b)
Esportazioni Importazioni Bilancia Interscambio
commerciale commerciale

1999 35,7 47,0 -11,4 82,7


2000 42,4 51,6 -9,2 94,0
2001 43,3 50,4 -7,0 93,7
2002 50,4 56,6 -6,1 107,0
2003 59,0 72,6 -13,6 131,5
2004 76,7 99,9 -23,2 176,6
2005 99,8 143,1 -43,3 242,9
2006 121,0 174,1 -53,0 295,1
2007 147,0 216,7 -69,7 363,6
2008 187,3 309,2 -121,9 496,5
2009 159,0 247,2 -88,2 406,2
2010

2007 I Sem 69,1 101,2 -32,1 170,4


2007 II Sem 77,8 115,4 -37,6 193,3
2008 I Sem 96,2 144,9 -48,7 241,1
2008 II Sem 91,1 164,3 -73,2 255,4
2009 I Sem 75,6 111,6 -36,0 187,2
2009 II Sem 83,3 135,6 -52,2 218,9
2010 I Sem 101,4 161,0 -59,6 262,4
2010 II Sem

2007 I trim 34,3 45,0 -10,7 79,3


2007 II trim 34,9 56,2 -21,4 91,1
2007 III trim 37,5 55,1 -17,6 92,6
2007 IV trim 40,3 60,3 -20,0 100,6
2008 I trim 47,1 67,0 -19,9 114,1
2008 II trim 49,1 77,9 -28,8 127,0
2008 III trim 52,2 95,2 -43,0 147,4
2008 IV trim 38,9 69,1 -30,3 108,0
2009 I trim 37,8 49,9 -12,2 87,7
2009 II trim 37,9 61,7 -23,9 99,6
2009 III trim 42,2 65,6 -23,5 107,8
2009 IV trim 41,2 69,9 -28,8 111,1
2010 I trim 50,4 77,5 -27,2 127,9
2010 II trim 51,0 83,5 -32,4 134,5
2010 III trim
2010 IV trim

Elaborazioni sulla base dei dati mensili diffusi dalla Reserve Bank of India. I dati non
corrispondono con quelli rilasciati dal Ministero del Commercio indiano, per alcune differenze
nei tempi di registrazione degli scambi e per l’inclusione, nelle statistiche RBI, delle transazioni
relative a prodotti destinati al settore della difesa.

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Tavola 2: Interscambio commerciale indiano(1)
(variazioni percentuali)
(a) (b) (a)-(b) (a)+(b)
Esportazioni Importazioni Bilancia Interscambio
commerciale commerciale

2000 18,9 9,6 -19,6 13,6


2001 2,2 -2,3 -23,1 -0,3
2002 16,4 12,3 -12,8 14,2
2003 16,9 28,3 121,7 22,9
2004 30,1 37,6 70,1 34,3
2005 30,1 43,3 87,1 37,6
2006 21,3 21,6 22,4 21,5
2007 21,5 24,5 31,4 23,2
2008 27,4 42,7 75,0 36,5
2009 -15,1 -20,1 -27,6 -18,2
2010

2007 I Sem
2007 II Sem 12,6 14,0 17,1 13,4
2008 I Sem 23,6 25,6 29,6 24,8
2008 II Sem -5,4 13,4 50,4 5,9
2009 I Sem -17,0 -32,1 -50,8 -26,7
2009 II Sem 10,2 21,5 45,1 16,9
2010 I Sem 21,6 18,7 14,1 19,8
2010 II Sem

2007 I trim
2007 II trim 1,8 24,9 98,9 14,9
2007 III trim 7,6 -2,0 -17,5 1,7
2007 IV trim 7,5 9,4 13,3 8,6
2008 I trim 16,8 11,1 -0,5 13,4
2008 II trim 4,2 16,3 45,2 11,3
2008 III trim 6,3 22,1 49,1 16,0
2008 IV trim -25,5 -27,4 -29,6 -26,7
2009 I trim -2,9 -27,8 -59,8 -18,8
2009 II trim 0,3 23,6 96,3 13,6
2009 III trim 11,4 6,4 -1,6 8,3
2009 IV trim -2,3 6,6 22,5 3,1
2010 I trim 22,3 10,9 -5,5 15,1
2010 II trim 1,3 7,6 19,3 5,1
2010 III trim
2010 IV trim

Elaborazioni sulla base dei dati mensili diffusi dalla Reserve Bank of India. I dati differiscono
da quelli rilasciati dal Ministero del Commercio indiano, per alcune differenze nei tempi di
registrazione degli scambi e per l’inclusione, nelle statistiche RBI, delle transazioni relative ai
prodotti destinati al settore della difesa.

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L’interscambio – principali paesi

Nell’anno fiscale 2009/10, sulla base dei dati disaggregati del Ministero del Commercio
Indiano, il principale paese d’origine delle importazioni è rimasto la Cina (con una quota
dell’10% sul totale, del 12% se si considera anche Hong Kong). La marcata dipendenza
energetica dall’estero dell’India (più di due terzi del fabbisogno) fa si che circa il 27% delle
importazioni provengano dai paesi arabi produttori di petrolio. Tra le importazioni dai paesi
avanzati, hanno spiccato quelle dagli Stati Uniti (5,9%) seguiti dalla Svizzera1 e l’Australia
(rispettivamente, il 5,1 e il 4,9%). I paesi europei, nel complesso, hanno rappresentato il 19%
delle importazioni; fra questi il 3,6% proveniva dalla Germania e il 2,1% dal Belgio; Francia e
Italia detenevano una quota pari a 1,5% e 1,3%, rispettivamente. Escludendo la Cina, circa il
10% delle importazioni proveniva dall’Asia. Di queste il 2,3% era riconducibile al Giappone,
l’1,9% alla Corea.

Gli Emirati Arabi Uniti (con una quota del 13,4%) sono il principale paese di destinazione dei
prodotti indiani, seguiti dagli USA e dalla Cina (cfr. Tavola 3 e Figura 2b). Il rallentamento
delle economie avanzate si è riflesso in un calo della quota di esportazioni verso questi paesi.

Figura 2a: Destinazione delle esportazioni di beni Figura 2b: Origine delle importazioni di beni

(1) Quote %, dati riferiti all’anno fiscale 2009/10. Il (1) Quote %, dati riferiti all’anno fiscale 2009/10. Il
resto dell’Asia include Australia e Nuova Zelanda. resto dell’Asia include Australia e Nuova Zelanda.
Fonte: Ministry of Commerce and Industry

La quota di esportazioni indiane verso gli Stati Uniti è scesa al 10,9% dall’11,4% nell’anno
fiscale 2008/09. Quella verso i paesi europei ha segnato un calo più moderato, scendendo al
18,5% dal 18,7%. Per contro, è salita l’incidenza delle esportazioni rivolte alla Cina (dal 5 al
6,5%). Il blocco dei paesi asiatici (al netto della Cina e Hong Kong) assorbe circa un quinto
delle esportazioni indiane; la loro quota peraltro è rimasta pressoché invariata rispetto al
2008/09.

1 Oltre l’85% delle importazioni dalla Svizzera sono nel comparto delle gemme, perle e metalli preziosi.

Rapporti Paese congiunti Ambasciate/Uffici Ice estero 1^ sem. 2010


Tavola 1: Evoluzione degli scambi commerciali con l’India
Export Import
1997-1998 2002-2003 2009-2010 1997-1998 2002-2003 2009-2010
Paesi del Golfo Persico 7.5 9.3 17.2 12.1 3.3 24.8
USA e Canada 20.6 22.0 11.6 10.0 8.2 6.6
Cina e Hong Kong 7.6 8.7 10.9 3.4 6.1 12.3
Resto dell'Asia 19.7 18.9 19.5 22.3 20.9 21.6
Europa 25.3 21.3 18.5 32.1 24.3 18.1
di cui:
Italia 3.2 2.6 1.9 2.2 1.3 1.3
Germania 5.5 4.0 3.0 6.1 3.9 3.6
Francia 2.2 2.0 2.1 1.9 1.8 1.5
Regno Unito 6.0 4.7 3.5 5.9 4.5 1.5
Brasile 0.4 0.9 1.4 0.5 0.5 1.2
Russia 2.7 1.3 0.5 1.6 1.0 1.2
(1) Quote %. Il resto dell’Asia include Australia e Nuova Zelanda.
Fonte: Ministry of Commerce and Industry

Rapporti Paese congiunti Ambasciate/Uffici Ice estero 1^ sem. 2010


Tavola 3: Esportazioni per paese di destinazione
(miliardi di dollari, dati riferiti all’anno fiscale)
Posizione Paese di 2008/2009 Quota 2009/2010 Quota Crescita
destinazione % % %
MONDO 185.3 100 178.8 100 -3.5

1 Emirati Arabi Uniti 24.5 13.2 24.0 13.4 -2.1


2 USA 21.1 11.4 19.5 10.9 -7.6
3 Cina 9.4 5.0 11.6 6.5 24.2
4 Honk Kong 6.7 3.6 7.9 4.4 18.5
5 Singapore 8.4 4.6 7.6 4.2 -10.1
6 Paesi Bassi 6.3 3.4 6.4 3.6 0.8
7 Regno Unito 6.6 3.6 6.2 3.5 -6.4
8 Germania 6.4 3.4 5.4 3.0 -15.3
10 Arabia Saudita 5.1 2.8 3.9 2.2 -23.6
11 Francia 3.0 1.6 3.8 2.1 26.5
12 Belgio 4.5 2.4 3.8 2.1 -16.1
13 Giappone 3.0 1.6 3.6 2.0 20.0
14 Corea 4.0 2.1 3.4 1.9 -13.4
15 Italia 3.8 2.1 3.4 1.9 -11.1
16 Indonesia 2.6 1.4 3.1 1.7 19.7
17 Malesia 3.4 1.8 2.8 1.6 -17.1
18 Bangladesh 2.5 1.3 2.4 1.4 -2.6
19 Brasile 2.7 1.4 2.4 1.4 -8.9
20 Sri lanka 2.4 1.3 2.2 1.2 -9.8
21 Sudafrica 2.0 1.1 2.1 1.2 4.0
22 Spagna 2.5 1.4 2.0 1.1 -20.1
23 Israele 1.5 0.8 2.0 1.1 35.0
24 Taiwan 1.5 0.8 1.9 1.1 24.8
25 Iran 2.5 1.4 1.9 1.0 -26.9
26 Vietname 1.7 0.9 1.8 1.0 5.8
27 Tailandia 1.9 1.0 1.7 1.0 -10.2
28 Pakistan 1.4 0.8 1.6 0.9 9.3
29 Turchia 1.4 0.8 1.5 0.9 8.6
30 Nepal 1.6 0.8 1.5 0.9 -2.4
31 Kenia 1.4 0.7 1.5 0.8 6.6
32 Nigeria 1.5 0.8 1.4 0.8 -7.9
33 Egitto 1.7 0.9 1.4 0.8 -17.4
34 Australia 1.4 0.8 1.4 0.8 -3.8
35 Canada 1.4 0.7 1.1 0.6 -17.7
36 Oman 0.8 0.4 1.0 0.6 32.6
37 Russia 1.1 0.6 1.0 0.5 -10.6
Altri 31.5 15 24.3 14 6.9
Fonte: Ministero del Commercio Indiano

Rapporti Paese congiunti Ambasciate/Uffici Ice estero 1^ sem. 2010


Tavola 4: Importazioni per paese di origine
(miliardi di dollari, dati riferiti all’anno fiscale)
Posizione Paese d'origine 2008/2009 Quota 2009/2010 Quota Crescita %
% %
MONDO 303,7 100 288,4 100 -5,1

1 Cina 32,5 10,7 30,8 10,7 -5,2


2 Emirati Arabi 23,8 7,8 19,5 6,8 -18,0
3 Arabia Saudita 20,0 6,6 17,1 5,9 -14,4
4 USA 18,6 6,1 17,0 5,9 -8,6
5 Svizzera 11,9 3,9 14,7 5,1 23,8
6 Australia 11,1 3,7 12,4 4,3 11,8
7 Iran 12,4 4,1 11,5 4,0 -6,8
8 Germania 12,0 4,0 10,3 3,6 -14,1
9 Indonesia 6,7 2,2 8,7 3,0 29,9
10 Corea 8,7 2,9 8,6 3,0 -1,2
11 Kuwait 9,6 3,2 8,2 2,9 -14,0
12 Nigeria 8,9 2,9 7,3 2,5 -18,1
13 Iraq 7,7 2,5 7,0 2,4 -8,9
14 Giappone 7,9 2,6 6,7 2,3 -14,6
15 Singapore 7,7 2,5 6,5 2,2 -15,7
16 Belgio 5,8 1,9 6,0 2,1 4,2
17 Sudafrica 5,5 1,8 5,7 2,0 2,9
18 Malesia 7,2 2,4 5,2 1,8 -28,0
19 Honk Kong 6,5 2,1 4,7 1,6 -26,6
20 Quatar 3,5 1,2 4,6 1,6 32,9
21 Regno Unito 5,9 1,9 4,5 1,5 -24,0
22 Angola 1,4 0,5 4,2 1,5 206,1
23 Francia 4,6 1,5 4,2 1,5 -9,5
24 Italia 4,4 1,5 3,9 1,3 -12,8
25 Russia 4,3 1,4 3,6 1,2 -17,6
26 Oman 1,2 0,4 3,5 1,2 190,3
27 Brasile 1,2 0,4 3,4 1,2 189,9
28 Tailandia 2,7 0,9 2,9 1,0 8,4
29 Venezuela 4,2 1,4 2,9 1,0 -31,6
30 Taiwan 2,9 0,9 2,6 0,9 -8,9
31 Paesi Bassi 1,9 0,6 2,1 0,7 11,2
32 Canada 2,5 0,8 2,1 0,7 -14,7
33 Israele 2,1 0,7 1,9 0,7 -9,8
34 Egitto 2,1 0,7 1,7 0,6 -20,2
35 Turchia 1,5 0,5 1,6 0,6 6,6
Altri 0,0 9,5 0,0 9,0 5,7
Fonte: Ministero del Commercio Indiano

Rapporti Paese congiunti Ambasciate/Uffici Ice estero 1^ sem. 2010


Tavola 5: Interscambio commerciale dell’Italia, focus India e Cina
(miliardi di euro)

Importazioni

origine I sem. 2008 I sem. 2009 I sem. 2010 Crescita %

India 1,83 1,52 1,81 19,4


Cina 10,88 9,90 12,02 21,5
Asia 33,17 24,35 32,59 33,9
Mondo 198,35 148,51 176,04 18,5

Esportazioni

destinazione I sem. 2008 I sem. 2009 I sem. 2010 Crescita %


India 1,60 1,22 1,51 23,3
Cina 3,25 3,34 4,11 23,0
Asia 22,50 19,45 21,83 12,2
Mondo 191,66 143,68 161,79 12,6

Fonte: Istat,dati semestrali. Valori (miliardi di euro) e crescita sul periodo corrispondente del 2009.

La composizione merceologica del commercio estero indiano

I prodotti dell’industria dell’intaglio delle pietre e della gioielleria costituiscono storicamente la


principale voce delle esportazioni indiane (con una quota del 16,3% nel 2009/10). Tra il
2002/03 e il 2009/10 il loro valore è più che triplicato, anche in connessione con il marcato
rincaro dei metalli preziosi. I mercati di sbocco per tali prodotti sono prevalentemente gli
Emirati Arabi Uniti, Honk Kong e gli Stati Uniti (con una quota di, rispettivamente, il 43 il 21 e
il 16 per cento del totale). Al Belgio, tradizionalmente destinazione delle pietre dure vista la
specializzazione del distretto di Anversa, è peraltro destinata una quota calante di tali
esportazioni, riflettendo il declino della sua industria di intaglio dei diamanti (5,6% del totale
nel 2009/10).

Grazie al rapido sviluppo delle infrastrutture di raffinazione (in particolare quelle di Reliance
Industries), l’India esporta un volume crescente di prodotti petroliferi raffinati verso gli stati del
Golfo Persico, l’Europa (in particolare i Paesi Bassi) e i paesi dell’Asia orientale. Nel 2009/10 il
loro valore era pari a 29 miliardi di dollari, il 16,2% delle esportazioni totali (dal 5% nel 2002-
03).

Rapporti Paese congiunti Ambasciate/Uffici Ice estero 1^ sem. 2010


Figura 3a: Composizione settoriale delle esportazioni di merci indiane
(in percentuale sul totale)
18

16,3
16,2
16

14
1996-07

12
2002-03

10

2009-10
8

4,2 4,0 4,0


3,7 3,5 3,4
4
2,9 2,9 2,6 2,6 2,5
2,3
2

0
Gemme, Prodotti Chimica App. elettrici Macchine e Minerali Mezzi di Vestiario e Altri beni Prodotti Cotone Vestiario e Ferro e Prodotti in
perle, petroliferi organica app. metalliferi trasporto calzature farmaceutici calzature acciaio ferro e
oreficeria meccanici, non rifinite ricamate o acciaio
caldaie rifinite

(1) Fonte: Ministero del commercio indiano.

Nonostante l’ampia dotazione di manodopera non qualificata, la specializzazione in settori più


tipicamente labour intensive si è manifestata con particolare lentezza rispetto a quanto registrato
in altri paesi emergenti dell’Asia. Questo si riflette nel peso ancora limitato dei comparti
dell’abbigliamento e delle calzature nel complesso delle esportazioni indiane (il 6% nel 2009-
10).

Per contro, è cresciuta rapidamente l’incidenza nelle esportazioni dei prodotti dei settori ad alta
intensità di capitale e con manodopera più qualificata, quali la chimica, la metallurgia, la
meccanica e l’elettronica. Anche l’industria automobilistica riveste un peso crescente nel
complesso delle esportazioni (al 3,5% nel 2009/10).

Tra il 2002/03 e il 2009/10, in connessione con la domanda proveniente dalla Cina, le


esportazioni di prodotti dell’industria mineraria (particolarmente i metalli ferrosi) sono
quintuplicate in valore, divenendo quasi il 4% di quelle complessive.

Nel 2009/10, le importazioni indiane consistevano per circa un terzo di greggio e prodotti
petroliferi. Al netto della componente energetica, con un peso del 24% i metalli preziosi e le
gemme erano la principale voce di importazione (provenienti, in particolare, dall’Australia,
alcuni paesi africani e la Svizzera; cfr. Figura 3b). Seguivano le macchine e apparecchiature
meccaniche con un peso del 12,5%, e gli apparecchi elettrici per l’11,5 per cento. Fra le altre
voci di importazione, è in costante aumento la spesa per l’acquisto di velivoli e mezzi di
trasporto (circa il 4,2% del totale).

Rapporti Paese congiunti Ambasciate/Uffici Ice estero 1^ sem. 2010


Figura 3b: Composizione settoriale delle importazioni di merci indiane, al netto del
petrolio
(in percentuale sul totale)
30

24,1
25

1996-07
20
2002-03

15 2009-10
12,5
11,5

10

4,9 4,6
5
2,9 2,9
3,1
2,6 2,5 2,4 2,3
1,8 1,7 1,6

0
Gemme, Macchine eApp. elettrici Chimica Ferro e FertilizzantiOlii vegetali e Prodotti Velivoli e parti Beni Minerali App. ottici, di Chimica Prodotti navali Mezzi di
perle, app. organica acciaio animali plastica ingegneristicametalliferi precisione, inorganica trasporto
oreficeria meccanici, medici etc
caldaie

(1) Fonte: Ministero del commercio indiano.

Investimenti esteri
Gli investimenti esteri sono ancora tutti formalmente sottoposti a procedura di approvazione
governativa, che peraltro in molti casi ha carattere automatico e non discrezionale. Le principali
eccezioni alla libertà di accesso al mercato continuano ad essere rappresentate dalle attività
riservate al settore pubblico e da quelle sottoposte a licenza non automatica, per il rilascio della
quale le Autorità conservano ampi poteri discrezionali. Tra i settori ancora oggetto di limitazioni
agli investimenti stranieri, che non possono superare il 26%, figura il settore dei servizi
finanziari ed assicurativi, anche se sono allo studio misure di attenuazione di tali vincoli.
Pur formalmente aperti agli investimenti diretti stranieri, circa 35 settori sono riservati alla
micro-impresa, con un limite massimo di capitale straniero del 24% senza approvazione
governativa. Sul piano politico, va inoltre rilevato che l’attuale Governo intende coinvolgere il
settore privato nella grande opera di modernizzazione delle infrastrutture, secondo la formula
delle Private-Public Partnerships e con operazioni BOT (Build - Operate - Transfer),
concessioni in gestione ed altre formule analoghe. Una significativa porzione di tali progetti
dovrebbe essere allocata ad imprese estere.
Si assiste negli ultimi anni ad un costante incremento degli investimenti diretti dall’estero,
dovuto alle prospettive di crescita del Paese ed al processo di graduale liberalizzazione
dell’economia. L’apporto di capitale straniero attraverso la formula dei FDI ha raggiunto nel
giugno 2010 oltre 180 miliardi di dollari, con un aumento del 27% rispetto al giugno 2009. Gli
investimenti esteri indiani nello stesso periodo sono risultati oltre 82,1 miliardi di dollari,
registrando un incremento del 18% rispetto allo stesso periodo del 2009.

Rapporti Paese congiunti Ambasciate/Uffici Ice estero 1^ sem. 2010


INDIA
Investimenti: la posizione internazionale
(dollari USA milioni)
Marzo Giugno Sett- Dic- Marzo1 Giugno
Periodo 09 09 09 09 0 10(P)
-
Posizione Netta d'Investimento (IIP, net) -62,8 -86,3 -100,0 123,6 -158,4 -185,1
A. Attivita' 346,1 356,7 375,0 380,7 378,9 373,6
Investimenti esteri diretti 67,3 69,9 74,1 77,3 79,2 82,0
Investimenti di portafoglio 1,2 1,2 1,2 1,1 0,9 0,9
Altri Investimenti 25,7 20,4 18,4 18,8 19,7 14,9
Riserve 252,0 265,1 281,3 283,5 279,0 275,7

B. Passivita' 409,0 443,0 475,0 504,3 537,2 558,7


Investimenti esteri diretti 125,2 142,0 152,4 164,2 174,5 180,5
Investimenti di portafoglio 83,1 95,8 106.0 117,2 134,2 139,0
Altri Investimenti 200,6 205,2 216,7 222,9 228,6 239,3
P : dati provvisori
Fonte: RBI, Elaborazione Ambasciata d'Italia New
Delhi

Top-Ten dei Paesi investitori (+ Italia)


(valori in miliardi di rupie e miliardi di dollari)
2010
Cumulato
2006 2007 2008 2009 (genn.-
PAESE (gennnaio 2000 - aprile 2010)
aprile)
in Rs in Rs in Rs in Rs in Rs in Rs in US$ Quota %
1 Mauritius 222,2 319,4 598,6 560,1 92,4 2.142,4 48,0 40,47
2 Singapore 28,5 58,3 157,8 148,3 50,4 470,8 10,6 8,94
3 U.S.A. 33,2 36,4 75,4 98,7 20,6 381,9 8,5 7,17
4 Regno Unito 78,2 19,7 70,1 22,6 15,2 263,2 5,9 4,97
5 Paesi Bassi 22,4 27,9 42,8 40,0 9,0 205,2 4,6 3,88
6 Giappone 5,2 27,7 17,0 60,9 19,3 186,9 4,1 3,46
7 Cipro 2,6 22,0 58,2 77,7 14,3 179,0 3,9 3,29
8 Germania 14,0 14,1 33,3 28,8 5,0 126,1 2,8 2,36
9 Francia 3,9 5,2 20,4 14,4 4,6 71,4 1,6 1,35
10 E.A.U. 11,0 8,8 12,4 30,1 2,2 70,6 1,5 1,26
12 Italia 2,6 1,2 14,9 7,2 5,6 42,3 1,0 0,84
TOTALE 503,6 797,3 1.397,5 1.312,4 326,925.9 5.292,8 118,6 100,00
Fonte: SIA Newsletter – Ministry of Commerce and Industry
Elaborazione Ambasciata d’Italia

Fra i Paesi UE piu’ presenti si annoverano nell’ordine: Regno Unito, Paesi Bassi, Cipro, seguiti
da Germania, Francia e Italia. Nonostante il numero delle societa’ europee presenti in India sia
elevato, e’ comunque al di sotto delle potenzialita’ del mercato e solo parzialmente gli
investimenti si indirizzano ai settori che l’India considera prioritari, quali ad esempio la
costruzione di superstrade e la realizzazione di progetti elettrici e di telecomunicazione. Gli
investimenti indiani nell’ambito dell’Unione Europea negli ultimi anni sono stati caratterizzati

Rapporti Paese congiunti Ambasciate/Uffici Ice estero 1^ sem. 2010


da una continua crescita, dato l’attivismo e la liquidita’ delle multinazionali indiane Tata,
Kingfisher, Mahindra, Videocon, Apollo, Essar, Hindalco. Il maggior numero di investimenti
indiani e’ tradizionalmente indirizzato verso i Paesi Bassi ed il Regno Unito. Piu’ nello
specifico, nell’anno fiscale in corso (aprile 2010 – giugno 2011) i principali paesi UE di
destinazione degli investimenti esteri indiani sono risultati i Paesi Bassi con 0,19 miliardi di
dollari e Cipro con 0,07 miliardi di dollari2.
Nel complesso, nello stesso periodo, gli investimenti esteri indiani - che avevano subito un
rallentamento per effetto della crisi internazione - hanno registrato un andamento positivo con
5,4 miliardi di dollari, rispetto a 3,7 miliardi di dollari nello stesso periodo del 2009-10.
L’analisi macro-settoriale degli investimenti indiani all’estero vede al primo posto il settore
manifatturiero con una quota del 49,2%, seguito da quello dei servizi finanziari, servizi non-
finanziari, costruzioni, trasporti e comunicazioni, agricoltura, ed energia. Piu’ in dettaglio, i
principali paesi di destinazione degli investimenti diretti esteri indiani sono stati: Mauritius,
Singapore, USA, Paesi Bassi, Svizzera e Emirati Arabi Uniti3.

c) Andamento dell’interscambio commerciale con l’Italia e degli investimenti diretti


esteri bilaterali

L’interscambio con l’Italia

Sulla base dei dati Istat, nel primo semestre del 2010 le importazioni dall’India sono ammontate
a 1,8 miliardi di euro, salendo del 19,4% rispetto al medesimo periodo del 2009, a fronte di una
crescita del 18% registrata da quelle complessive; cfr. Tavola 5; la quota di mercato delle merci
indiane nel nostro paese è pertanto salita leggermente all’1,03 per cento a quelle cinesi era
invece riconducibile il 6,8%. Le importazioni dall’India si compongono in primo luogo di
prodotti dell’industria tessile e dell’abbigliamento, con un’incidenza del 29%, seguiti dai mezzi
di trasporto 13% e dai prodotti di base e metallo e quelli chimici rispettivamente 10,7% e
10,3%. Sempre sotto il profilo merceologico, i mezzi di trasporto sono fra i prodotti per cui si
registra il più sensibile aumento nell’incidenza complessiva sulle nostre importazioni dall’India.

La maggiore dinamicità delle economie emergenti si è riflessa nell’evoluzione ancora sostenuta


delle esportazioni italiane verso questi paesi. Quelle verso l’India, pari a 1,51 miliardi di euro,
hanno segnato un aumento del 23,3%, quasi doppio di quello registrato dalle nostre esportazioni
complessive 12,6%, e in linea con la dinamica segnata nei confronti della Cina 23%. Fra i
prodotti italiani più esportati in India, figurano in primo luogo i macchinari e gli apparecchi
elettrici e meccanici con una quota del 43,1%, seguiti dai prodotti di base in metallo 12,1%, le
sostanze e i prodotti chimici 9,3% e i mezzi di trasporto 6,7%.

Nel primo semestre del 2010, il saldo commerciale bilaterale con l’India è rimasto negativo, pari
a circa 230 milioni di euro su base annua. L’analogo saldo, misurato sulla base dei dati di fonte
indiana ha peraltro il segno opposto4.

2
Fonte Reserve Bank of India, Monthly Bulletin October 2010
3
Fonte: Reseve Bank of India, Monthly Bulletin October 2010
4 I dati Istat e quelli di fonte indiana sugli scambi commerciale tra Italia e India, sostanzialmente in linea nei

primi anni di questo decennio, divergono particolarmente dal 2007.

Rapporti Paese congiunti Ambasciate/Uffici Ice estero 1^ sem. 2010


Figura 4a: Cambio effettivo reale della rupia1 Figura 4b: Esportazioni di servizi 1

1 Indice 1993=100. Un aumento dell’indice indica un 1 Dati trimestrali, medie mobile di 4 trimestri,
apprezzamento della rupia. Fonte RBI. su base annuale. Miliardi di dollari.

Investimenti italiani in India

Dati di fonte indiana indicano che nella classifica relativa ai FDI cumulativi gennaio 2000-aprile
2010 l’Italia si colloca al 12o posto, con una quota sul totale dello 0,84% ed un valore pari a 991
milioni di dollari5. La Francia ha investito nello stesso periodo 1 miliardo e 580 milioni, la
Germania quasi tre miliardi, i Paesi Bassi oltre 4 miliardi e mezzo ed il Regno Unito quasi sei
miliardi di dollari. E’ da segnalare in particolare che nel solo 2008 il valore degli investimenti
diretti dall’Italia e’ notevolmente cresciuto passando da 1,17 miliardi di rupie indiane a 14,87
miliardi. Nel periodo gennaio 2000-aprile 2010 i principali paesi investitori in India sono
risultati: Mauritius con una quota del 40,5%, Singapore 8,9%, USA 7,2%, Regno Unito 5%,
Paesi Bassi 3,9%, Giappone 3,5%, Cipro 3,3%, Germania 2,4%, Francia 1,3% e Emirati Arabi
Uniti.

Le statistiche sui primi quattro mesi del 2010 attribuiscono al nostro Paese 5,6 miliardi di Rupie
in investimenti diretti in India, piu’ della Francia (4,6 miliardi) e della Germania (5 miliardi). I
Paesi Bassi hanno investito 9 miliardi di rupie, 14,3 miliardi Cipro e 15,2 miliardi il Regno
Unito6. Il dato disaggregato dimostra che una parte rilevante delle operazioni italiane approvate
in tale periodo e’ attribuibile al consolidamento di investimenti esistenti, in primis della Fiat. Si
registrano peraltro segnali di diversificazione incoraggianti, come la Joint Venture della
Prysmian Cavi e Sistemi con la Ravin Cables di Mumbai per la produzione di cavi a fibre
ottiche.

Per quanto riguarda gli investimenti esteri che implicano un trasferimento di tecnologia l’Italia
occupa una posizione importante, con 488 collaborazioni approvate fino a ottobre 2009 (ultimi
dati disponibili) pari a più del 6% del totale. In questo ambito essa si colloca al quinto posto
dopo Stati Uniti, con 1.832 trasferimenti 22,67% del totale, Germania 1.115 = 13,80%,
Giappone 879 = 10,9% e Regno Unito 874 = 10,82%. Questi dati dimostrano che gli

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Fonte: SIA Newsletter – Ministry of Commerce and Industry Vol. XIX No. 1 May 2010
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Fonte: SIA Newsletter – Ministry of Commerce and Industry Vol. XIX No. 1 May 2010

Rapporti Paese congiunti Ambasciate/Uffici Ice estero 1^ sem. 2010


investimenti italiani, a differenza di quelli di altri Paesi, riguardano soprattutto insediamenti
industriali e non semplici partecipazioni al capitale delle societa’ costituite in India.
Raffrontando il totale degli investimenti stranieri e guardando alla posizione di alcuni nostri
partners europei, appare comunque evidente come la quota italiana sia ancora al di sotto delle
potenzialità, soprattutto se si considera che esiste una finestra di opportunità su questo mercato
che non durerà troppo a lungo e che gli spazi oggi disponibili rischiano di essere occupati nel
giro di qualche anno dai nostri principali concorrenti.

Principali imprese italiane presenti in India


Sono oggi circa 400 le aziende italiane presenti in India. I settori trainanti per l’espansione del
“Made in Italy” sono quelli tessile e dell’auto. Fra gli investimenti italiani in India piu’
rappresentativi si citano: la joint-venture tra Fiat Auto e il colosso industriale Tata; la Carraro
India joint-venture della Carraro s.p.a. con la Escorts ltd. per la produzione di assali e
trasmissioni per trattori; la New Holland gruppo Fiat, in collaborazione con la Mahindra &
Mahindra leader locale nel settore dei trattori; la Magenti Marelli con una presenza a New Delhi
e Pune; la Perfetti Van Melle, che ha ormai conquistato una quota del 40% nel mercato indiano
di riferimento; il Gruppo Italcementi, entrato nel mercato indiano nel 2001 attraverso una joint-
venture al 50% fra la controllata francese Ciments Francais e la società locale Zuari Industries,
uno dei piu’ grandi produttori indiani di fertilizzanti; la Piaggio Vehicles pvt. ltd., che produce
veicoli a tre ruote nello stabilimento di Pune; la Interpump Group SpA nel settore delle pompe
ad alta pressione; la Tecnimont ICB pvt. ltd., società di engineering & contracting; il gruppo
ENI, sia nel settore esplorazione che nell’ingegneria; il Gruppo Luxottica; la
STMicroelectronics India; la Merloni Termosanitari India ltd., divenuta il maggior produttore di
scaldabagni elettrici in India, ma anche produttore di altri prodotti quali articoli sanitari Ariston
e piccoli elettrodomestici Racold esportati in varie parti del mondo; la De Longhi; la Pirelli; la
Prysmian ex Pirelli Cavi; la Ferrero; la Danieli; il Gruppo Generali nel settore delle
assicurazioni, nonche’ diverse societa’ nel settore della moda e abbigliamento: Benetton,
Gruppo Coin, Zegna, Liberti, La Perla, Monnalisa, Armani, Tod’s, Cavalli. Si segnala anche la
acquisizione da parte di Lavazza dei gruppi Barista costituito da numerosi punti di consumo in
India, distribuiti nella principali citta’ del Paese e Fresh & Honest, nonche’ l’acquisito di uno
stabilimento per la tostatura del caffe’ a Porur Chennai. Fra gli eventi piu’ recenti, vi sono: il
raddoppio degli impianti della BayForge gruppo FOMAS, la costituzione di una JV tra la
Verlicchi telai due ruote ed il gruppo Hema, la conclusione di un accordo di franchising tra la
Segafredo Zanetti e la Xenia Foods di New Delhi, la JV (50:50) tra Ilva Saronno e il Modi
Group che introdurra’ l’intera produzione della Ilva Saronno sul mercato indiano, la JV (51:49)
tra il gruppo Ermenegildo Zegna e Mukesh Ambani – Reliance Brands per l’apertura di 10 punti
vendita in 6-7 citta’ indiane entro il 2015; l’apertura di una galleria espositiva del gruppo
Natuzzi a Bangalore. Infine, la Fondazione Altagamma ha in programma il rafforzamento della
propria presenta in India contando di portare, entro il 2020, a 200 i marchi italiani su questo
mercato dagli attuali 30.
Sono inoltre operanti a Mumbai uffici di rappresentanza di diverse banche italiane. Fra queste si
annoverano: Unicredit-Banca di Roma, Intesa-San Paolo, Monte Paschi di Siena, Banco
Popolare di Verona e Novara, Banca Popolare di Vicenza, UBI Banca.

Investimenti indiani in Italia


Secondo fonte Istat nel periodo gennaio–settembre 2009 (ultimi dati disponibili) gli investimenti
indiani in Italia flussi sono stati pari a 3,9 milioni di Euro e per l’intero 2008 sono risultati 6,21

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milioni di Euro. L’India e’ assurta negli ultimi anni a rilevante attore dell’economia mondiale
anche grazie ad alcune spettacolari acquisizioni nei Paesi industrializzati.
Le operazioni indiane in Italia mostrano un andamento crescente nel tempo in particolare gli
ultimi 3 anni. Tali operazioni riguardano sia l’acquisizione dell’intero capitale sociale di aziende
italiane, che una partecipazione “di controllo” delle stesse, cosi’ come investimenti “green-
field”. I settori, come accennato, sono quelli dell’automotive, del farmaceutico, del tessile, dei
consumer goods e delle infrastrutture.
Entrando nello specifico di alcune di queste operazioni, le aziende che hanno investito in Italia
includono: il gruppo Tata (Tata Consultancy Services TCS (settore IT), Tata Motors), Adita
Birla (alluminio), S Kumars (tessile e abbigliamento), Wipro (IT), Videocon (elettrodomestici),
Engineers India Ltd (ingegneria), Gammon (infrastrutture), Mahindra & Mahindra
(automobilistico), Ranbaxy (farmaceutico), Raymonds (tessile), Abellon Clean Energy
(energia), Naru Exports (tessile), Kemrock Industries and Exports (materiali compositi per
estrusione inversa), Bombay Rayon Fashions (tessile), Neco Group (acciaio), Zydus Cadila
(bio-farmacologico), Atoline Industries (automobilistico), ABG Group (automobilistico), Dr.
Reddy Laboratories (farmaceutico), Aurobindo Pharma (farmaceutico), Bharatiya International
(tessile), Mararjee Textile del gruppo Ashok Piramal (tessile), Winsome Yarns (tessile),
Himatsingka Seide (tessile), Strides arcolai (farmaceutico), Endurance Technologies (metalli e
minerali), Varroc group (automobilistico), Malwa Industries (tessile e abbigliamento), Kanishk
Steel Industries (acciaio) Strides Arcolai (farmaceutico)7.

2. INDIVIDUAZIONE DELLE AREE DI INTERVENTO


a) Valutazione della penetrazione commerciale dei prodotti italiani sul mercato locale
I rapporti economici bilaterali Italia-India sono in costante espansione. Vi e’ un crescente
consapevolezza da parte delle imprese italiane delle vaste opportunita’ offerte dal mercato
indiano, testimoniata tra l’altro dall’amplissima adesione alla missione economica organizzata
da Confindustria nel febbraio 2007, in occasione della visita in India dell’allora Presidente del
Consiglio Romano Prodi, e della piu’ recente missione Stato-Regioni nel dicembre 2009 guidata
dal Ministro dello Sviluppo Economico Claudio Scajola e dal Vice Ministro Adolfo Urso. Le
visite hanno consacrato la priorita’ che il mercato indiano riveste in questo momento nel quadro
del processo di internazionalizzazione delle nostre imprese.
Opportunamente supportati dagli interventi realizzati sul programma Made in Italy, i settori
significativi in termini di penetrazione commerciale italiana nel mercato indiano continuano ad
essere quelli della meccanica, della componentistica auto e dell’alta tecnologia, che
rappresentano oltre il 50% del nostro export nel paese (2009).
Tradizionalmente si tratta di tutte le varie tipologie di attrezzature e macchinari per l’industria
manifatturiera leggera, in cui il nostro Paese è riconosciuto tra i leader mondiali. Si va quindi
dalle macchine utensili e per la lavorazione dei metalli e per fonderie, alle macchine e
componenti per la lavorazione del cuoio e le calzature, della plastica, del marmo e alle macchine
alimentari, per confezionamento, grafica e stampa.
b) Valutazione degli investimenti diretti da e verso l’Italia
Le potenzialita’ di una maggiore cooperazione tra i due Paesi in ambito economico e
commerciale sono immense. Basti pensare che il boom economico indiano ha creato una classe
media di un centinaio di milioni di persone, potenziali consumatori di prodotti d’importazione

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Fonte: India-Italia: opportunita’ per una crescita reciproca – settembre 2010, Indo Italian Chamber of
Commerce & Industry

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in possesso di un potere d’acquisto comparabile a quello europeo. Non va dimenticato, inoltre,
che circa il 40% della popolazione indiana e’ costituita da giovani al di sotto dei 15 anni,
tendenzialmente piu’ propensi al consumo e piu’ ricettivi verso le novita’. Rispetto alla seconda
meta’ degli anni ’90 la ricettivita’ del mercato per nuovi prodotti e’ cresciuta del 40%.
Le prospettive di cooperazione bilaterale tra Italia ed India sono numerose non soltanto per i
grandi gruppi: per la struttura stessa del suo sistema economico, e per il tipo di vantaggio
competitivo che essa offre, l’India si candida a divenire partner preferenziale dei nostri distretti
industriali. Nel nuovo modello di “cluster” che va affermandosi sotto la spinta della
globalizzazione dei mercati, il patrimonio di risorse che l’India puo’ vantare e’ a disposizione
delle piccole e medie imprese del nostro Paese.
c) Valutazione delle potenzialità di cooperazione commerciale ed industriale nei settori
ad alto contenuto tecnologico

Sulla base di valutazioni che comprendono l’esame della posizione dell’India nel commercio
mondiale, l’orientamento geografico e settoriale dei suoi flussi commerciali e l’interscambio
settoriale con l’Italia, sono stati individuati alcuni comparti che possono essere definiti, a buona
ragione, come i piu’ promettenti per le attivita’ economiche (sia in termini commerciali che di
investimenti) del nostro Paese. Accanto ai tradizionali punti di forza delle nostre esportazioni in
India (prodotti chimici, fibre sintetiche e artificiali, macchine ed apparecchi elettrici e
meccanici) stanno prendendo piede i comparti dell’industria della trasformazione alimentare,
della difesa, dell’elettronica.
Alcuni settori particolarmente interessanti per una collaborazione con l’Italia sono i seguenti:
Componentistica auto
Il settore della componentistica auto è caratterizzato da una vivace competizione tra aziende
sempre piu’ conscie dell’importanza dell’aspetto “qualità”. Una vasta base produttiva a basso
costo ed alta specializzazione ha attirato numerosi partner stranieri in questo settore, ma anche il
settore nazionale è ben sviluppato, con numerose aziende in grado di fornire prodotti di standard
e qualità certificati. Negli ultimi anni è cresciuta l’enfasi sullo sviluppo dell’export da parte dei
produttori di marchi originali con base in India, molti dei quali conducono da qui una aggressiva
politica di esportazione, inclusi investimenti nel mercato cinese. La componentistica è cosi’
segmentata: 23% motori, 16% trasmissioni, 11% sospensioni e freni, 9% parti elettriche. I
prodotti indiani vengono usati come componenti originali da aziende quali, tra le altre, General
Motors, Mercedes e Iveco. Molte tuttavia sono ancora le aziende interessate
all’ammodernamento dei processi e delle tecnologie.
Considerato che la maggioranza delle aziende appartengono al settore della piccola e media
industria con fatturati al di sotto dei 10 milioni di dollari, vi sono ottime possibilità di
cooperazione con le PMI italiane. L’industria è in rapida crescita. Il settore deve il suo sviluppo
all’integrazione verticale della filiera automobilistica che oggi include tra i produttori d’auto -
oltre alle aziende locali quali Maruti Udyog, Tata, Mahindra e Hindustan Motors – le grandi
case estere: Volvo, Daimler Chrysler, Toyota, Ford, General Motors, Hyundai, Honda, Skoda,
FIAT.
L’India ambisce a diventare uno dei maggiori esportatori mondiali, con un volume di affari
stimato in oltre 20 miliardi di dollari entro il 2015. Esiste anche un largo segmento di accessori
per auto e due/tre ruote: 400 aziende nel settore organizzato e 5000 in quello non organizzato.

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Infrastrutture
L’India sta compiendo un imponente sforzo di adeguamento infrastrutturale: entro il 2014 ha
intenzione di portare al 9% del PIL la spesa complessiva in infrastrutture, dall’attuale livello del
6.5%. Il governo indiano ha annunciato un raddoppio del volume complessivo dei finanziamenti
per le infrastrutture nel quinquennio 2012 – 2016 (12° piano quinquennale): mille miliardi di
dollari, rispetto ai 500 miliardi dell 11° piano ed ai 220 del 10°. Indicativo dell’accelerazione in
corso anche l’incremento dei fondi allocati alle infrastrutture nel Bilancio 2010-2011 (il 46 %
dell’intero ammontare della spesa pubblica programmata): 198,9 miliardi di rupie per il
trasporto su strada, con un aumento del 13% rispetto al precedente anno fiscale; 167,5 miliardi
per le ferrovie, 9,5 in piu’ rispetto al 2009-2010; 51,30 miliardi nel comparto energia, piu’ del
doppio rispetto al 2009-2010.
Tra le opere in programma si annoverano:
 Strade e autostrade. 2.984 miliardi di rupie in stanziamenti pubblici (incremento del
106% rispetto al 10° piano quinquennale). Il progetto piu’ ambizioso (National
Highway Development Program/NHDP) riguarda la costruzione e modernizzazione di
piu’ di 50 mila chilometri di autostrade entro il 2015. Per conseguire l’obiettivo,
occorrera’ realizzare 7 mila chilometri di strade l’anno per i prossimi 5 anni, ovvero 20
km al giorno. Di particolare interesse la seconda fase dello Special Accelerated Road
Development Programme per il Nord Est (SARDP/NE), incentrato sullo sviluppo della
rete stradale nel Nord Est del Paese.
 Ferrovie. 1.l00 miliardi di rupie in stanziamenti pubblici (incremento del 118% rispetto
al 10° piano quinquennale). Forte enfasi sul rinnovamento delle stazioni ferroviarie ed
in particolare sui programmi di “capacity augmentation” relativi alle stazioni di New
Delhi, Mumbai, Patna e Secunderabad. Segnalo in particolare il Dedicated Rail Freight
Corridor (DRFC), mirante alla creazione di strade ferrate dedicate al trasporto merci
nelle regioni orientale (da Ludhiana a Dankuni) e occidentale (da Mumbai a
Tughlakabad) dell’India; il Metro Rail Project (Hyderabad, Mumbai, Chennai); i sistemi
di segnalazione e sicurezza integrata; lo sviluppo di parchi logistici multi-modali e
centri di stoccaggio; i progetti miranti alla creazione di centinaia di budget hotels e food
plazas (di cui 40 gia’ commissionate) sotto la responsabilita’ dell’Indian Railway
Catering and Tourism Corporation.
 Aeroporti. 130 miliardi di rupie in stanziamenti pubblici (incremento del 364% rispetto
al 10° piano quinquennale). La Airport Authority prevede la modernizzazione di 35
aeroporti non metropolitani (gare gia’ aperte per gli aeroporti di Lucknow, Jaipur,
Amritsar, Udaipur, Kolkata, Visakhapatnam, Indore, Ahmedabad e Guwhati). Un
investimento complessivo di 3,4 miliardi di rupie e’ inoltre programmato per tre
aeroporti del Nord Est (Paykong, Chiethu e Itanagar).
 Porti. 440 miliardi di rupie in stanziamenti pubblici (incremento del 528 % rispetto al
10° piano quinquennale). Nel quadro del National Maritime Development Program
(NMDP) e’ prevista la realizzazione di 254 progetti miranti a potenziare le capacita’
portuali attraverso una maggiore dotazione di macchinari ed equipaggiamenti per la
gestione dei cargo, delle connsessioni con le vie di trasporto terrestre e
dell’informatizzazione delle operazioni.
La Banca Mondiale ha predisposto un programma di sviluppo “Country Strategy for India 2009-
2012” che prevede un investimento di 17 miliardi di dollari destinati principalmente al settore
infrastrutturale.

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La Banca Asiatica di Sviluppo ha nel suo portafoglio 53 progetti per 8,4 miliardi di dollari, nei
settori dei trasporti, delle infrastrutture urbane, energetico, e finanziario.

Moda/Design/Made in Italy
La cooperazione bilaterale in questo settore si basa su comprovate complementarita’ e sinergie,
sfociate nel 2006 nella costituzione di una “Indo-Italian Task Force on Fashion, Design and Life
Style Products” a seguito di un accordo tra il Ministero del Commercio indiano e l’allora
Ministero delle Attivita’ Produttive. Elementi costitutivi ne sono: da parte indiana: FICCI –
Federation of Indian Chambers of Commerce & Industry, NID – National Institure of Design e
da parte italiana: Confindustria, Altagamma, Universita’ Bocconi, ICE. Punti forti dell’India in
questo settore sono: vasta manodopera qualificata e semi-qualificata – minor costo del lavoro –
vasto patrimonio tradizionale nel tessile e in particolare nella lavorazione a mano ricami
complessi – solida base di materie prime: cotone, juta e seta – ampia disponibilita’ di materia
prima nel settore cuoio; nel settore gioielleria: manodopera qualificata per il taglio e la
lavorazione di pietre dure, in particolare diamanti. Da parte italiana: tecnologia avanzata,
macchine e utensili di precisione – avanzata competenza nel design e nei trend internazionali –
immagine di eccellenza del Made in Italy – sviluppo di distretti e mini-distretti per prodotti
specifici – altissimi livelli di lavorazione e finitura.
Il settore del cuoio e della pelletteria rappresenta un mercato di grande interesse strategico per
l’industria Italiana. L’industria indiana del cuoio e della pelletteria e’ la sesta nel mondo per
dimensione. La quota di mercato indiana del commercio mondiale di beni in pelle e’ del 6%. Il
motore principale dell’industria del cuoio e’ il comparto delle calzature dove l’India ha scalzato
il Brasile come secondo produttore mondiale. Le calzature contano per il 43% del totale delle
esportazioni di beni in pelle dall’India. L’Italia con una quota del 14,47 % e’ il principale
mercato di esportazione per la pelletteria indiana seguita da Germania e Regno Unito.
Nel settore orafo e della gioielleria l’industria indiana delle gemme e dei gioielli e’ una dei
segmenti a piu’ alta crescita nell’economia del paese, con un tasso di incremento annuale medio
del 15%. Con un valore delle esportazioni pari a 20 miliardi di US$ nell’ultimo biennio il
settore della gioielleria conta per circa il 13% del totale delle esportazioni indiane. Secondo una
recente indagine di ASSOCHAM (The Associated Chambers of Commerce and Industry of
India) questo settore impiega circa 1.3 milioni di persone. L’India e’ gia’ il principale centro
mondiale per il taglio e la finitura polishing dei diamanti con una quota del 60% di questo tipo
di lavorazione. Secondo altre fonti questa percentuale e’ piu’ grande e alcune associazioni
arrivano ad affermare che circa 9 diamanti su 10 che vengono venduti nel mondo sono tagliati e
lucidati in India.
In India il consumo pro capite per l’abbigliamento e’ crescito notevolmente negli ultimi 5 anni,
raggiungendo la quota del 5% sul totale del reddito disponibile. Il settore moda abbigliamento
detiene inoltre una quota del 20% di tutta la distribuzione organizzata in India facendone il
settore piu’ grande ed importante per il retail. La distribuzione organizzata nel settore moda
abbigliamento sta crescendo a ritmi vertiginosi e si stima che continuera’ a crescere ad un tasso
del 20% nei prossimi 4 anni.
Cooperazione tra PMI italiane e indiane
Il settore della piccola industria in India contribuisce al 6,8% del PIL, il 40% della manifattura e
il 35% delle esportazioni. Esistono 10 milioni di piccole industrie che producono oltre 7000
prodotti e impiegano 27 milioni di lavoratori.

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L’Italia, che registra il piu’ alto numero di PMI in Europa, per la maggior parte a conduzione
familiare ma a medio-alto contenuto tecnologico, e’ il partner ideale per cooperare con
l’omologo settore indiano. Benche’ infatti il settore in India includa principalmente industrie di
piccole o piccolissime dimensioni, il ruolo che esso riveste nell’economia del Paese evidenzia
forti analogie con il modello italiano, suscettibili di importanti sinergie e ritorni nei due sensi.
Le potenziali aree di cooperazione includono: scambi di delegazioni, sviluppo di JV, accordi di
collaborazione tecnologica, ricerca e sviluppo, creazione di centri di formazione in India in
collaborazione con l’Italia, progetti congiunti e laboratori per il miglioramento della qualita’ e
degli standard ambientali, creazione di sinergie tra i distretti italiani e indiani, promozione
dell’outsourcing dai distretti indiani.
Tra gli strumenti atti a favorire lo sviluppo di questa collaborazione figura il progetto UNIDO
“Integrated/Consolidated Programme for SME development in India through Mutual Guaratee
Schemes, encompassing Cluster Twinning, Foreign Investment and Technology promotion”,
finanziato dal Governo italiano con un dono di 3,2 milioni di Euro. Lo scopo e’ di integrare tutte
le attivita’ italiane di sostegno all’imprenditoria locale focalizzando l’attenzione su tre
tematiche: distretti industriali, fondi di garanzia e promozione degli investimenti. Il progetto
promuove il decentramento della promozione industriale e si integra con altri progetti finanziati
da Unione Europea ed Agenzie bilaterali al fine di contribuire al miglioramento qualitativo delle
produzioni con particolare attenzione agli aspetti ambientali e sociali.
Tra le istituzioni presenti in India che mirano a promuovere la cooperazione tra PMI italiane e
indiane si ricordano, oltre alla FICCI e alla CII, l’ICE, la Indo-Italian Chamber of Commerce
and Industry IICCI, l’ASTER ente promotore delle aziende dell’Emilia Romagna, il Ministry of
Small Scale Industry.
Cooperazione scientifico-tecnologica:
Alcuni settori di interesse in cui intraprendere iniziative per il trasferimento di tecnologia e di
ricerca e sviluppo (con particolare riferimento al campo delle biotecnologie) sono:

 Biotecnologie ambientali (produzione dell’energia da fonti rinnovabili: rifiuti solidi;


biotecnologie per il risanamento ambientale)
 Biotecnologie agro-alimentari
 Biotecnologie farmaceutiche
 Biotecnologie mediche (cellule staminali)

Descrizione di alcuni settori che offrono buone opportunita’ d’affari:


Agricoltura e Industria alimentare
Circa il il 52% della forza lavoro indiana e’ impiegata nel settore agricolo, che contribuisce per
il 16% al PIL del paese. Grazie alla diversita’ dei climi presenti nel territorio, l’India produce
un’ampia varieta’ di prodotti, tipica delle regioni tropicali, temperate e secche. Attualmente e’ il
secondo produttore di frutta e verdura del mondo e partecipa per il 10% circa delle esportazioni
mondiali di prodotti agricoli.
L’agricoltura indiana sta faticosamente adottando metodi di produzione piu’ moderni, che le
consentano di raggiungere un livello di competitivita’ accettabile. Benche’ le capacita’ di
investimento dei singoli produttori siano generalmente limitate la scala media delle aziende
agricole e’ ancora insufficiente, non mancano interessanti opportunita’ di cooperazione con
consorzi di produttori ed enti locali. A parte il settore delle macchine agricole restano
interessanti quello delle apparecchiature specializzate, delle tecnologie per l’agricoltura
biologica e dei sistemi di irrigazione.

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Alcuni gruppi industriali indiani stanno analizzando possibili soluzioni per incrementare la
produttivita’ del settore ed eliminare le diseconomie di scala attualmente esistenti.
Sono allo studio progetti di sviluppo finalizzati alla costituzione di centri commerciali in grado
di offrire una gamma differenziata di servizi agli agricoltori: servizi bancari, vendita di sementi,
vendita di macchinari, corsi di formazione. Il Governo ha annunciato la volonta’ di investire
rilevanti risorse nella modernizzazione del settore agro-alimentare, e punta a migliorare la
produttività del settore agricolo attraverso la promozione di riforme istituzionali, l’introduzione
di tecnologie avanzate, l’applicazione di una nuova politica dei prezzi basata su regole di
mercato e non più sui sussidi, ed incoraggiando la partecipazione industriale e la formazione di
capitale. La costituzione di “Parchi agro-tecnologici”, sottoposti a regimi fiscali particolarmente
vantaggiosi, rientra nell’azione del Governo diretta ad attrarre capitali stranieri. Nell’attesa che
le politiche governative facciano effetto, il settore continua a far notizia per le potenzialita’
inespresse, ma anche per le indubbie opportunita’ che racchiude.
Grandi potenzialita’ future si ravvisano nel settore agro-alimentare, soprattutto in termini di
trasferimento di know-how, vendita di apparecchiature specializzate e trasformazione dei
prodotti. Secondo fonti del governo indiano il settore delle macchine per l’industria
agrolimentare si aggira attualmente sui 200 miliardi di dollari e si stima che tale cifra possa
arrivare al 310 Miliardi nel 2015. L’India e’ il principale produttore mondiale di latte, bovini, te’
ed il secondo produttore mondiale di frutta, verdura, riso e zucchero di canna, materie prime che
stanno conoscendo sempre piu’ una trasformazione “industriale”. Questi dati, uniti ad un
costante sviluppo del mercato al dettaglio danno la chiave dell’importanza del settore.
L’India, dopo aver raggiunto l’autosufficienza alimentare nel 1980 grazie alla cosiddetta
“rivoluzione verde” degli anni ’70, seguita negli anni ‘80 dalla “rivoluzione bianca” nel settore
lattiero che l’ha portata ad occupare il primo posto al mondo per produzione di latte, si accinge
ora a dare forte impulso al settore del “food-processing”. La politica nazionale del settore
prevede di innalzare il livello degli alimenti processati dal 2 al 10% entro il 2010 e al 25% entro
il 2025. Oggi, nonostante solo il 2 % dell’ortofrutta e il 15% dell’enorme produzione di latte
vengano trasformati, il food-processing rappresenta il 6,3% del PIL, il 13% delle esportazioni e
il 6% degli investimenti industriali. Il mercato indiano offre pertanto buone possibilita’ ancora
inesplorate. Il settore che presenta maggiori opportunità, a breve e medio termine, per il nostro
Paese, è quello della trasformazione alimentare, del packaging e della catena del freddo. Oggi
gran parte della produzione agricola in India deperisce prima di giungere al consumatore finale,
per la mancanza di sistemi di trasformazione e conservazione adeguati. La catena del freddo e’
ancora un’eccezione e l’inaffidabilita’ dei sistemi di trasporto e di distribuzione contribuisce
all’inefficienza generale del sistema. Vi sono comunque ampi spazi ed ampie opportunita’ per
gli investimenti stranieri, che dovrebbero crescere notevolmente anche in considerazione
dell’imminente ingresso nel mercato indiano della grande distribuzione organizzata, verso la
quale si stanno ormai orientando i principali gruppi industriali del Paese. Interessanti le
prospettive di collaborazione fra le associazioni industriali indiane e le controparti italiane.
Il settore alimentare, ed in particolare i cibi di importazione, stanno acquisendo in India una
importanza crescente con la graduale apertura del paese verso il mondo esterno. Il comparto
rappresenta ancora la prima componente del consumo privato con circa il 53% del reddito
speso. Il consumo di beni agroalimentari cresce di circa l’8% all’anno con una costante
incremento della componente “fresh” quali verdure e frutta fresca.
Per quanto riguarda il settore del vino, l’attuale consumo pro capite in India è di appena 5 ml,
ancora molto lontano dai 50 litri pro capite dell’Italia, ma bisogna considerare che la
percentuale di popolazione che può permettersi una bottiglia di vino è ancora bassa. Il mercato
del vino inoltre, soprattutto nel Maharshtra dove ha sede la citta’ di Mumbai dove viene

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consumato circa il 60 % del totale del vino in India e’ fortemente penalizzato da dazi del 160%
e accise del 200% e regolamentazioni assai complesse che di fatto rappresentano un enorme
barriera all’entrata dei vini esteri nel mercato indiano. Secondo una recente indagine
l’ammontare complessivo di dazi, accise, altre tasse e costi connessi alle procedure di
sdoganamento fanno si che una bottiglia di vino acquistata al prezzo di 1€ dopo tutte le accise
ammonti a 7.5 euro prima del margine del rivenditore indiano.
Macchine Utensili
In India crescono stabilmente la propensione al consumo e le importazioni di tecnologia e cio’
produce grandi opportunita’ di commercializzazione per le macchine utensili italiane, sia come
vendita diretta, sia come collaborazioni tecnologiche. E’ un settore tradizionalmente di punta
dell’export italiano verso l’India. Nei campi della lavorazione del legno, dei marmi, delle
materie plastiche e dei metalli, e nei settori storici di utilizzazione di macchinari italiani -
automotive e infrastrutture – la forte crescita della capacita’ produttiva installata in India offre
prospettive significative agli operatori italiani. L’India importa attualmente circa il 50% del
consumo totale di macchine utensili. Le imprese italiane potrebbero avere dunque buone
opportunita’ se non fosse che scontano svantaggi competitivi in termini di prezzo rispetto alla
concorrenza “low-end” dei Paesi emergenti.
Nel settore della lavorazione del legno esiste una tradizionale collaborazione tra i due paesi, con
il progetto indo-italiano avviato nel 2003 tra l’Istituto Commercio estero, l’ACIMALL ed il
centro AWTC Advanced woodworking Training Center, per la costituzione di un centro con
sede a Bangalore per la formazione di tecnici indiani all’utilizzo di macchinari italiani per la
lavorazione del legno.
Anche il settore della macchine utensili per la lavorazione dei metalli e’ particolarmente
promettente. Il settore indiano della fonderia è il sesto per importanza dopo USA, Cina,
Giappone, Russia e Germania, con una crescita annuale del 6% l’anno e con previsioni di tassi
di sviluppo annuale di oltre il 10%. In termini di forza lavoro impiegata nel settore, l’India e’
seconda dopo la Cina. Nel paese vi sono oltre 4.500 fonderie, il 90% delle quali di medio-
piccole dimensioni, che stanno attraversando un processo di ristrutturazione e di
ammodernamento dovuto alle nuove liberalizzazioni del governo indiano. La crescita della
fonderia indiana e’ dovuta soprattutto al forte sviluppo del settore automotive, con un mercato
che oscilla tra i 650 e i 700 miliardi di dollari. L’Italia e’ il quarto Paese fornitore dell’India nel
settore delle macchine per fonderia, dopo Germania, Cina e Corea del Sud.

d) Suggerimenti per l’attivazione degli strumenti di sostegno finanziario e


assicurativo pubblico per SACE e SIMEST
Come risulta dall’elenco delle societa’ italiane operanti in India, diverse sono quelle che hanno
installato localmente unita’ di produzione, alcune di queste con il contributo della SIMEST,
preposta ad offrire agevolazioni e finanziamenti a favore delle aziende interessate ad operare sui
principali mercati esteri. Numerosi sono i progetti approvati nel corso dell’ultimo decennio,
soprattutto nei settori elettromeccanico, chimico/farmaceutico, tessile/abbigliamento. Secondo
gli ultimi dati (dicembre 2009) la SIMEST ha finanziato 37 progetti di investimento
(partecipazioni) in India per un valore di 419 milioni di euro; 15 progetti di investimento tramite
il Venture Capital Fund Simest gestito per conto del Ministero dello Sviluppo Economico, per
un impegno pari a 15,7 milioni di Euro nei settori elettro-meccanico, tessile-abbigliamento,
agro-alimentare, chimico-farmaceutico, elettronico IT, e costruzioni. Infine, gli strumenti di
sostegno all’esport, gli studi di fattibilita’ e i programmi di sviluppo commerciale hanno
interessato un totale di 77 progetti con un impegno di 456 milioni di Euro. SIMEST e’ coinvolta

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nello sviluppo di un progetto di svilutto di una nuova piattaforma logistica-industriale allo
studio in India che potrebbe essere creata nel porto di Nava Sheva in Mumbai.8
Nel dicembre 2009 e’ stato avviato un accordo di collaborazione tra SIMEST e FICCI
(Federazione delle Camere di Commercio indiane) per favorire la cooperazione tra le imprese
dei due paesi, soprattutto PMI.
Negli ultimi anni la SIMEST ha sottoscritto accordi di collaborazione e intese con
 BNL – Gruppo BNP Paribas per sostenere congiuntamente, attraverso le rispettive
strutture, i processi di internazionalizzazione delle aziende italiane all'estero. L'accordo
consente alle imprese italiane interessate ad operare nei mercati extra-UE di beneficiare
di un’offerta specializzata e personalizzata in quelle aree dove BNL opera con proprie
strutture e professionisti dedicati;
 West Bengal Industrial Development Corporation WBIDC, per mettere in contatto
partner italiani e bengalesi interessati a costituire joint-ventures nel Bengala
occidentale;
 ABI, SACE e con il patrocinio del Ministero del Commercio Internazionale,
mettendo a punto nel 2007 il pacchetto “GO-INDIA”, destinato in particolare alle
piccole e medie imprese. Sette banche italiane hanno aderito all’iniziativa, mettendo a
disposizione un plafond iniziale di 300 milioni di euro, che potrà aumentare grazie al
coinvolgimento di un sempre maggior numero di banche. Il pacchetto è composto da un
servizio base, cioè il finanziamento bancario a medio-lungo termine assistito dalla
parziale garanzia SACE, e da una serie di prodotti opzionali che l’impresa può chiedere
in relazione alle sue specifiche esigenze.
 CII (Confederation of Indian Industries) per uno speciale programma promozionale per
favorire ulteriormente la creazione di joint-ventures italo-indiane e il trasferimento di
tecnologie dall’Italia;
 con Assocamerestero per rafforzare l’attività di promozione delle due istituzioni in
favore del sistema produttivo italiano sui mercati esteri.
Le garanzie deliberate da SACE nel paese, al 30 giugno 2010, ammontavano a 832,4 milioni di
euro e le garanzie perfezionate a 619,9 milioni di euro, di cui 456,0 milioni di euro gia’ erogati.
Tra i settori che hanno maggiormente beneficiato del supporto di SACE si menzionano: il
settore oil & gas (58% dell'esposizione nel Paese), quello automobilistico (21%) e l'industria
metallurgica (15%)9. In una strategia di espansione sui mercati in ascesa, il piano di sviluppo
della SACE ha allo studio la possibilita’ di aprire una sede in India10.

3. POLITICA COMMERCIALE E DI ACCESSO AL MERCATO


I retaggi del passato sopravvivono in India nelle elavate barriere tariffarie ancora, in media, tra
le piu’ alte al mondo; in un sistema di autorizzazioni e licenze macchinoso e lento; nel limitato
accesso al mercato offerto agli investitori stranieri in mercati critici come quelli dei servizi
finanziari e del “retail”; nel permanere di una riserva per le piccole e medie imprese
comprendente centinaia di attivita’, che di fatto limita la possibilita’, per le societa’ straniere, di
operare in numerosi settori.

8
Fonte: Italplanet “Con Simest il mercato indiano e’ meno lontano”, e’Italia, numero 60, novembre-
dicembre 2009
9
India News, gennaio 2010
10
Radiocor - Il sole 24 ore, 25 giugno 2010

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Al superamento di tali ostacoli mira l’Unione Europea attraverso la finalizzazione di un
Accordo di Libero Scambio con l’India. Il negoziato e’ giunto ad una fase gia’ avanzata e
l’auspicio e’ di poterlo condurre a termine entro i prime mesi del 2011.

a) Barriere tariffarie
- gravosa imposizione fiscale su molti prodotti tra cui alcolici e vino, il cui dazio di
importazione va da un minimo del 150% fino ad oltre il 250% tenuto conto di tutte le
tasse accessorie che vengono applicate dopo lo sdoganamento del prodotto. Fra queste:
excise duty, countervailing duty, tasse locali a seconda dello Stato, costi di registrazione
delle etichette, etc.
- massiccio ricorso a misure di anti-dumping a scopo protezionistico sono circa 200 i
prodotti su cui grava un dazio anti-dumping.

- differente imposizione fiscale fra uno Stato e l’altro, che puo’ incidere sensibilmente
sulla redditivita’ di un investimento estero.

b) Barriere non tariffarie


- estrema mutevolezza del quadro normativo nazionale, talvolta con l’imposizione di
regole di controversa interpretazione. Ad esempio, nel comparto alimentare fra le
misure cautelari contro la “Highly Pathogenic Avian Influenza” nel 2007 era stata
vietata non solo l’importazione di carni avicole, ma anche di carne suina e derivati dai
Paesi affetti. E’ inoltre in vigore anche un divieto d’importazione per la carne bovina ed
i suoi derivati a causa della “Transmissible Spongiform Encephalopathy”. Piu’
recentemente erano introdotti certificati sanitari per pelli grezze e cuoio particolarmente
penalizzanti per l’industria italiana, anche se - grazie anche all’attivo coinvolgimento
dell’Ambasciata – nel giugno 2009 le Autorita’ indiane hanno modificato gli obblighi di
certificazione richiesti nel senso indicato sia dal nostro Ministero della Salute, sia dalle
nostre associazioni di categoria.
- verifiche sanitarie su tutte le forniture dall’estero di prodotti alimentari, con controlli di
laboratorio su ciascuna spedizione anche in presenza di adeguata certificazione sanitaria
del Paese d’origine.
- restrizioni all’importazione di taluni prodotti, come e’ stato il caso fino a poco tempo fa
di oro e gioielli e come e’ tuttora il caso per il marmo ed altri prodotti. Attualmente
ogni singola importazione e’ sottoposta ad un regime di licenza “caso per caso” ed il
volume dell’importazione consentita e’ vincolato ad alcuni parametri.
- obbligo di una certificazione specifica per alcuni prodotti, come ad esempio i certificati
fito-sanitari per i prodotti di origine vegetale, oppure la certificazione sui pneumatici.
- normativa specifica sull’etichettatura di tutti i prodotti destinati alla vendita al dettaglio,
sui quali deve obbligatoriamente essere indicato il prezzo massimo di vendita al
consumatore comprensivo di tutte le tasse applicabili.
- Estensione del sistema di licenze non automatiche per numerosi settori industriali, ad
esempio quello dei pneumatici radiali o di determinati prodotti dell’acciaio.
- assenza di un’armonizzazione degli standards locali di qualita’ con quelli europei, per
cui ad esempio l’importazione in India di acque minerali e’ praticamente impossibile

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nonostante le potenzialita’ del mercato perche’ non viene riconosciuto lo standard del
regolamento Codex.

c) Violazioni delle norme sulla tutela dei diritti di proprietà intellettuale


In materia di proprieta’ intellettuale, l’India ha compiuto nel 2002 uno sforzo ingente di
adeguamento della propria normativa interna ai diritti ed agli obblighi derivanti dall’accordo
TRIPs. Il 31 dicembre 2004, con un decreto legislativo giunto in extremis, l’India ha modificato
il proprio regime di tutela della proprieta’ intellettuale, adeguandolo alle norme TRIPs e
presentandosi formalmente adempiente alla scadenza – sancita dalle norme OMC – del 1
gennaio 2005.
Tra le recenti iniziative atte a favorire lo sviluppo di una cooperazione tra i due Paesi in materia
di proprieta’ intellettuale, si segnala la istituzione, presso l’Ufficio ICE di New Delhi di un desk
per la tutela della proprieta’ intellettuale.
Va segnalato anche che Italia e India sono impegnate da anni nel negoziato di un Memorandum
of Understanding sulla tutela della proprieta’ industriale.

d) Problematiche relative agli investimenti esteri nel Paese


Barriere ed ostacoli di ordine legislativo, tariffario e pratico, che contraddistinguono il mercato
indiano, continuano a rendere difficoltosi e problematici sia gli scambi commerciali che la
delocalizzazione di investimenti produttivi. Pur trattandosi di problemi comuni anche ai partners
europei ed in quanto tali oggetto di negoziati a livello comunitario, essi risultano
particolarmente gravosi soprattutto per le nostre piccole e medie imprese, costrette ad affrontare
extra-costi ed imprevisti che hanno un effetto disincentivante rispetto ad un mercato per altri
versi cosi’ ricco di potenzialita’ di collaborazione. Va inoltre notato come normative
particolarmente penalizzanti siano presenti in settori di prioritario interesse per l’Italia ad
esempio nel settore alimentare, del marmo e delle macchine utensili, ragion per cui ci troviamo
ad essere di fatto “capofila”, fra gli europei, nel tentativo di ottenere una evoluzione in senso
positivo della normativa locale.

4. POLITICA PROMOZIONALE E PROPOSTE OPERATIVE DI INTERVENTO


CONGIUNTO

a) Mappatura delle iniziative di sostegno all’internazionalizzazione del sistema


produttivo che la rappresentanza diplomatico-consolare e l’ICE intendono realizzare
nel corso del secondo semestre 2010
 PROGETTO CONFARTIGIANATO IN INDIA TESSILE, ABBIGLIAMENTO ED
ACCESSORI MODA MUMBAI, NEWDELHI, KOLKATA; GENNAIO-
SETTEMBRE
 CENTRO CONCERIA – CORSI DI FORMAZIONE LABORATORI KOLKATA,
GEN – DIC 2010
 CAMPAGNA PUBBLICITARIA IN OCCASIONE DI ITMA ASIA 2010 PER IL
SETTORE MACCHINE TESSILI INDIA, MARZO – SETTEMBRE
 PRESENTAZIONE STUDIO DI MERCATO “INDIAN RETAIL SECTOR:
OPPORTUNITIES FOR ITALIAN RETAILERS” BOLOGNA, 2010

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 LOGISTICA, DELEGAZIONE INDIANA A GENOVA PER INCONTRI B2B (13-17
settembre 2010)
 CALZATURE, DELEGAZIONE INDIA A MICAM (19-22 settembre 2010)
 SANITARYWARE, DELEGAZIONE INDIANA A CERSAIE BOLOGNA (27
settembre - 1 ottobre 2010)
 GIOIELLERIA, DELEGAZIONE INDIANA A VALENZA GIOIELLI 2010 (2-5
ottobre 2010)
 NAUTICA, DELEGAZIONE INDIANA A SALONE NAUTICO GENOVA (4-8
OTTOBRE)
 MACHINE TOOLS, DELEGAZIONE INDIANA A BIMU, MILAN0, (5-9
OTTOBRE)
 TESSILE: DELEGAZIONE INDIANA AZIENDE TESSILI VISITA MEMBRI
CONFARTIGIANATO (7-9 OTTOBRE)
 STONE & MARBLE, INTERNATIONAL SCIENTIFIC SEMINARS AND
TECHNOLOGICAL STAGES ON: ITALIAN TECHNOLOGICAL
ADVANCEMENTS IN DIMENSIONAL STONE MINING AND PROCESSING –
BANGALORE & CHENNAI (12-14 OTTOBRE)
 LEATHER & TANNING, DELEGAZIONE INDIANA A SIMAC & TANNINGTECH
BOLOGNA (12-13 OTTOBRE)
 MEDIA EQUIPMENT CATALOGOTECA AT THE BROADCAST INDIA 2010
MUMBAI SHOW (21-23 OTTOBRE)
 OCTOBRE 2010 – FEBBARIO 2011: CONVENZIONE REGIONE PIEMONTE
 OCTOBRE 2010 – GIUGNO 2011: REGIONE SICILIA PROJECT
 BUILDING & CONSTRUCTION, PUNTO ICE POINT A ACETECH 2010 MUMBAI
(11-14 NOVEMBRE)
 PARTICIPATIONE A WIRE & CABLE INDIA 2010, MUMBAI (18-20
NOVEMBRE)
 PACKAGING: PADIGLIONE ITALIANO A THE PACKTECH MUMBAI (18-20
NOVEMBRE)
 DELEGAZIONE INDIANA A MATCHING 2010, MILANO (22-24 NOVEMBRE)
 PARTICIPATIONE A INDIA CONVERTING SHOW 2010, PRAGATI MAIDAN,
NEW DELHI (3-6 DICEMBRE)
 GLASS MACHINERY, PADIGLIONE ITALIANO A THE GLASSTECH 2010
MUMBAI (3-5 DICEMBRE)
 AUTO’10 EXPO PUNE, PUNTO ICE A 11TH INDIAN AUTOMOBILE TRADE
FAIR PUNE (8-12 DICEMBRE)
 FLUYDO DYNAMICS, PADIGLIONE ITALIANO A THE MDA 2010 MUMBAI
(15-18 DICEMBRE)

b) Individuazione di eventi congiunti da svolgere con il concorso degli Uffici economico-


commerciali, degli Uffici ICE, degli Addetti Scientifici ,degli Istituti di Cultura e delle
Camere di Commercio Italiane all’estero

L’ufficio dell’Addetto scientifico ha in programma i seguenti workshop per il secondo semestre


2010:

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 Indo-Italian Conference “Industrial and Pharmaceutical Biotechnology”, Biotech
Research Society of India; National Institute for Interdisciplinary Studies, Trivandrum;
Universita’ La Sapienza, Roma; Madurai, 12 – 14 Nov.
 Indo-Italian workshop “Chemistry and Biology of Antioxidants”; Universita’ La
Sapienza, Roma, Delhi University; New Delhi, 16 Novembre
 Indo-Italian Seminar “Green Chemistry and Natural Products”; Universita’ La
Sapienza, Roma, Delhi University; New Delhi, 17 Novembre
 Indo-Italian Workshop “Bacteria and Fungi for Environmental Sustainability”, New
Delhi, AMITY University, 8 Universita’ italiane, New Delhi, 29-30 November and 1st
December

c) Progetti delle rappresentanze diplomatico-consolari e degli Uffici ICE per iniziative


promozionali nel corso del 2011
 PARTECIPAZIONE COLLETTIVA ALLA IMTEX PER IL SETTORE
LAVORAZIONE DEI METALLI BANGALORE, 20 – 26 GENNAIO 2011
 STAND INFORMATIVO E AZIONI DI COMUNICAZIONE ALLA FIERA IILF
PER IL SETTORE L’INDUSTRIA DELLE PELLI CHENNAI, 31 GENNAIO – 3
FEBBRAIO 2011
 PARTECIPAZIONE ALLA FIERA IFEX PER IL SETTORE MACCHINE PER LA
METALLURGIA AHMEDABAD, FEBBRAIO 2011
 PARTECIPAZIONE COLLETTIVA ALLA FIERA TASTE PER IL SETTORE
ALIMENTARI E BEVANDE MUMBAI, 3 – 5 FEBBRAIO 2011
 PARTECIPAZIONE COLLETTIVA AD AERO INDIA 2011 PER IL SETTORE
AEROMOBILI E VEICOLI SPAZIALI BANGALORE, 9 – 13 FEBBRAIO 2011
 PARTECIPAZIONE COLLETTIVA ALLA DELHIWOOD PER IL SETTORE
MACCHINE LAVORAZIONE DEL LEGNO NEW DELHI, 17 – 20 FEBBRAIO 2011

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