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IL TEATRO

LATINO

Paolo Zentilin
SOMMARIO
Temi e modi delle rappresentazioni

z L'organizzazione degli spettacoli


Le origini
z Le ricorrenze
z I primi generi
I FESCENNINI
L’ATELLANA z Gli attori e le compagnie
IL MIMO
z I costumi
Il modello greco
ANALOGIE
DIFFERENZE z Le maschere
IMMAGINI

La tragedia z La musica
z Cothurnata e Praetexta
IMMAGINI

La commedia z L’edificio scenico


z Palliata IMMAGINI (teatri romani)

z La palliata: forme metriche z Le scene


IMMAGINI (L’anfiteatro Flavio)
z Togata
Bibliografia
Le origini
z la data "ufficiale" d'inizio del "vero" teatro latino viene
tradizionalmente fatta coincidere con la prima
rappresentazione drammatica di Livio Andronico, avutasi nel
240 a.C.
MA
z Erano già presenti a Roma antiche forme di spettacolo :cfr.
passo di Livio: dice che nel 364 a.C. i Romani, per debellare una pestilenza e placare
l’ira divina, decisero d'istituire anche ludi scenici: per i quali fecero venire appositamente
artisti dall'Etruria ("ludiones"), che eseguirono grottesche danze al suono del flauto
[VII, 2], da cui ricaviamo almeno due preziose indicazioni:

1. origini religiose, o almeno carattere apotropaico del teatro


arcaico
2. evidente influsso etrusco su quelle stesse origini, da cui i
Romani trassero il gusto per il divertimento (motti scherzosi
“iocularia”, improvvisazione, danze buffe…)
I primi generi
I FESCENNINI

z Etimologia incerta: dalla città falisca di Fescennium, da fascinum


(malocchio), come sinonimo di veretrum.

z tratti caratterizzanti:
l'azione drammatica del contrasto dialogato,le maschere, le danze
buffonesce; i fescennini non si risolsero mai in una vera e propria
azione teatrale

z Il loro stile licenzioso rimase vivo, soprattutto a livello popolare,


ad es. come canto rivolto dagli amici agli sposi novelli (in segno di
buon augurio e fertilità) o come una forma di mordace
componimento invettivo-satirico contro personalità in vista (un
esempio di fescennino "letterario" si trova nel carme LXI di Catullo).

z Contribuirono enormemente alla nascita della "drammaturgia"


latina (soprattutto della commedia)
L’ATELLANA

z Etimologia:
dalla città campana di Atella, per il carattere etnico di acetum della
regione, luogo d'incontro di multiformi correnti etniche e culturali.

z Le atellane, create da attori professionisti in base ad una sorta di


canovaccio, nella forma primitiva (I metà del III sec. a.C. fino a Novio e Pomponio),
erano improvvisazioni di breve durata, di contenuto farsesco, un
insieme di comiche complicazioni ed incidenti, detto trica (da cui il
nostro "intrigo").

z Tratti caratterizzanti:
forma più definita rispetto alle altre (paragonabile alla nostra "commedia
dell'arte" del 1700), con personaggi fissi con proprie maschere e propri
costumi: es. Pappus, il vecchio ridicolo; Maccus, lo scemo maltrattato; Dossenus, il gobbo astuto
ed imbroglione;Bucco, insaziabile tardo e maleducato, spesso con il ruolo di servo.

z Servivano da spettacolo finale nelle rappresentazioni tragiche, per


ridare agli spettatori quel senso di serenità che le scene
drammatiche avevano spento.
IL MIMO

z era un'azione drammatica di breve durata, di carattere


macchiettistico e caricaturale, derivazione (anche etimologica =
"imitare") greca (ma molto diverso dall’antenato nella forma). In
alcuni casi si trasformava in spettacolo "composito" vero e
proprio.

z Esistevano vari tipi:


dagli hypothésesis, che avevano una "trama" precisa, ai paignia,
che consistevano in esercizi di destrezza eseguiti da giocolieri, in
danze...

z Tratti caratterizzanti:
ignorava l'uso delle maschere ma ricorreva a personaggi "fissi",
distinguibili dal loro abbigliamento e ricorreva (caso unico) ad
interpreti di sesso femminile per i personaggi appunto femminili
(soprattutto durante i "Ludi Florales“ si assisteva a forme sceniche in cui il ruolo
principale era giocato dall'esibizione del nudo femminile nudatio mimarum, spesso
queste "attricette" erano arruolate tra i ranghi delle meretrices).
Il modello greco
ANALOGIE

z Dal 240 a. C (prima rappresentazione ufficiale in occasione dei


Ludi Romani) e in seguito ai contatti con la civiltà greca, si
cominciarono a rappresentare a Roma drammi sul modello greco,
che finirono col fondersi con le altre forme drammaturgiche
preesistenti.

z Di origine, ambientazione greca sono infatti:


Il principale genere tragico: la fabula cothurnata (per le calzature
indossate dagli attori, che ne accrescevano la statura e la dignità, i
cothurni appunto), con intrecci per lo più mitologici
Il principale genere comico: la fabula palliata (per il pallium, il tipico
abbigliamento dei greci)

z In tali rappresentazioni anche i nomi dei personaggi, spesso


anche i titoli rimangono quelli greci.
DIFFERENZE

z Il teatro greco è strettamente legato alla vita politica e civile


della polis, ha un intento educativo VS il teatro latino privo di
questo intento, ha funzione celebrativa (di eventi politici, vittorie
militari, feste religiose) ed è un’occasione di divertimento

z Il pubblico romano era vasto ed eterogeneo, imponeva all’autore


latino vasti rimaneggiamenti ed adattamenti del serio e difficile
testo greco:si praticavano tagli, accentuazioni, unione di diversi
testi: la contaminatio (introdotta da Nevio).

z I Latini riducevano i complessi valori della produzione greca per


enfatizzare gli aspetti dell’ orrido e del pathos nelle tragedie, del
farsesco e del comico nelle commedie. (si cercava il colpo di scena
spettacolare in entrambi i casi per attrarre il pubblico)
La tragedia
Cothurnata e Praetexta

z Possediamo meno informazioni e frammenti di tragedie latine


rispetto al corpus delle commedie

z Le fabulae cothurnathae riprendono la tragedia attica del V sec.,


ma rispetto ai greci quelle latine non presentavano i cori (parti di
commento, interpretate da un gruppo di attori, molto complesse e “alte”), perciò
ovviavano a tale vuoto alzando il livello stilistico di tutto il
dramma (non usano la lingua, ne il metro più vicino alla lingua
parlata) Scrissero cothurnatae: Livio Andronico, Nevio, Ennio

z Accanto alle tragedie di derivazione greca, i tragici latini


produssero anche tragedie di ambientazione romana chiamate
praetextae, dal nome della toga -contrassegnata da una striscia di porpora-
indossata dai magistrati romani. Erano ispirate alle leggende delle
origini (es. il Lupus di Nevio) o alla storia nazionale contemporanea (es.
Clastidium di Nevio), spesso per esaltare figure politiche influenti !
Autori di praetextae furono Nevio, Ennio, Pacuvio
La commedia
Palliata

z Si sviluppò a Roma, insieme con la tragedia dalla seconda metà del III sec.
a.C. Ne possediamo una ricca documentazione

z I commediografi conoscevano la Nea ellenistica, e la fusero con le forme


preletterarie (Fescennini, Atellane, saturae)

z È ambientata in Grecia, anche i personaggi mantengono nomi greci

z Non ha punti di contatto con la sfera dell’attualità politica

z Fu introdotta a Roma da Livio Andronico, coltivata da Nevio e da Ennio (con


poca fortuna), poi da Plauto (di cui conserviamo venti commedie), Cecilio
Stazio e Terenzio (sei opere)

z Dopo Terenzio la palliata subì un immediato declino: nell’età di Cesare e


Cicerone era sentita come antica, arcaica e poco veritiera.
La palliata: forme metriche

Roma (palliata plautina) Grecia (Nea ateniese)

NON divisione in atti divisione in atti

composte di parti recitate e cantate composte solo da parti recitate


(elemento sostanziale della presentazione (musica presente solo negli intermezzi, tra
scenica, soprattutto i cantica, per effetti un atto e l’altro)
di spettacolarità e presa sul pubblico )

struttura metrica molto ricca (polimetria) struttura metrica più lineare, che imita il
e musicale linguaggio quotidiano

il teatro plautino comprendeva tre modi di esecuzione (con relativa forma metrica):
z parti recitate senza accompagnamento musicale (in senari giambici)
z parti “recitative”, con accompagnamento (in settenari trocaici)
z parti “cantate” (in straordinaria varietà di metri), i cosiddetti “cantica”

Postilla: è interessante la notizia che il cantante, che intonava il suo canto stando in primo piano sulla scena,
talvolta si faceva letteralmente "doppiare", poiché si limitava a mimare il canto, mentre un altro esecutore,
nascosto in fondo alla scena, gli prestava la voce (pare che la "trovata" sia stata di Livio Andronico, che -
recitando di persona una delle sue opere - la escogitò per ovviare ad una caduta di voce, a causa dei numerosi,
numerosi,
acclamati "bis").
Togata

z Si sviluppa tra il II e I sec a.C

z Prende il nome dalla toga, l’abito tradizionale latino

z Era ambientata a Roma, aperta a tematiche romane, con nomi


romani

z Non raggiunse mai la comicità della Palliata, ma riproduceva


meglio la realtà romana

z Perciò era un genere dai toni molto smorzati, per la censura: es. si
manteneva il rispetto dei ruoli sociali, per cui non venivano presentati
servi furbi che prevalgono su padroni sciocchi

z Seguitò anche dopo Terenzio. Tre furono gli autori maggiori : Titinio,
Afranio e Q.Atta
Temi e modi delle rappresentazioni
L‘organizzazione degli spettacoli

z I committenti erano le autorità statali (a cui spettavano gli oneri


finanziari): questo comportava un certo controllo o"censura", da parte
del potere politico sulla libertà di pensiero degli autori [si ricordino i guai
in cui incorse Ennio].

z L’organizzazione era compito dei magistrati: degli aediles o in qualche


caso del praetor urbanus, i quali se ne servivano volentieri come mezzo di
propaganda elettorale, spesso le finanziavano personalmente purché
avessero successo.

z I magistrati acquistavano il dramma dall'autore (che, per favorire


l'acquisto, inseriva nell'opera esplicite adulazioni); stipulavano un
contratto col “capocomico”, al quale pagavano una parte delle spese, ma si
facevano rimborsare in caso d'insuccesso: il rischio maggiore gravava
proprio sul “capocomico”.

z Non esisteva alcuna tutela del diritto d'autore, poiché - con la vendita -
l'autore stesso perdeva ogni diritto sulla sua commedia.
Le ricorrenze
z l’attività teatrale si svolgeva nel corso delle feste a carattere religioso,in
occasione di vittorie militari, consacrazione di pubblici edifici, o per i funerali
di importanti personalità.

z I Romani, precisamente, dedicavano alle diverse divinità alcuni giorni fissi


dell’anno, durante i quali organizzavano, oltre alle celebrazioni di rito,
spettacoli teatrali. Definivano tali periodi Ludi, accompagnati da un aggettivo
che richiamava la divinità che si celebrava; così, i più importanti di questi
"ludi" erano:
o ludi Romani, (settembre) in onore di Giove Ottimo Massimo, nel Circo Massimo;
o ludi plebei, (novembre) nel Circo Flaminio, pure in onore di Giove e per commemorare
la riconciliazione del patriziato con la plebe
o ludi Apollinares, ( luglio), presso il tempio di Apollo;
o ludi Megalenses, (aprile), in onore della "Magna Mater";
o ludi Florales, (dal 28 aprile al 3 maggio); in onore di Flora; qui predominavano gli
spettacoli di mimi

z Il numero di "festività" è destinato invece ad accrescersi, se a quelle si


aggiungono le numerose occasioni straordinarie , ad es.: ludi votivi, per
circostanze particolari dello stato; ludi funebres, per celebrare la morte di
qualche illustre cittadino; ludi triumphales, per celebrare un trionfo militare,
e l’instauratio, la ripetizione della festa
se qualcosa non era andato bene.
Gli attori e le compagnie
z A Roma (diversamente dalla Grecia) chi saliva sul palcoscenico per
recitare veniva bollato d'infamia: i censori lo cancellavano dai registri
della sua tribù, l’attore era dichiarato incapace giuridicamente e
politicamente; (cfr. Tertulliano nel de spectaculis parla addirittura di diminutio capiti;
soltanto con Roscio, il più grande attore della romanità vissuto ai tempi di Cicerone, si riuscì
a riabilitare tale professione) perciò gli attori – grex - di drammi "regolari"
erano schiavi o liberti.

z Godevano di maggiore prestigio i musicisti e gli attori di Atellanae che


erano uomini liberi.

z Gli attori si dividevano in due categorie principali: gli histriones e i mimi.

z Le compagnie teatrali – catervae - erano composte dagli attori, dal


"capocomico" - dominus grecis - (uno dei più famosi fu Ambivio Turpione,
amico di Terenzio), un conductor (direttore delle prove) e il choragus, un
"tuttofare" che forniva i costumi e provvedeva alla messinscena.
I costumi
z I costumi cambiavano a seconda del genere teatrale.

z Per le rappresentazioni di ambientazione greca gli histriones vestivano


abiti che richiamavano gli omologhi ateniesi: il pallium e i cothurni (nelle
commedie si adoperava invece una calzatura più "umile" e bassa, il soccus); per
quelle di ambientazione romana, indossavano la classica toga, o la
praetexta (l'abito tipico dei magistrati).

z le vesti, gli "accessori" servivano a caratterizzare i personaggi secondo


la loro funzione: i costumi di certi attori erano quasi sempre gli stessi,
sicché era facile riconoscerli al loro primo apparire sulla scena (così, il
soldato portava la spada e la clamide, il messaggero il tabarro e il cappello, il
villano la pelliccia, il parassita il mantello, il popolano il farsetto).

z Anche i mimi avevano un loro abbigliamento tipico e stabile ad es., il


mimus albus, vestito di bianco e il mimus centuculus, dall'abbigliamento
multicolore

z I ruoli femminili (tranne che nei mimi) erano sostenuti da attori maschi.
Le maschere

z Le maschere romane, sul modello di quelle greche, erano di legno


o di tela, con applicata una capigliatura; i tratti del viso erano
esagerati ( potevano meglio essere rilevati dagli spettatori) e la
bocca era fatta in modo da rafforzare il suono della voce.

z Il loro uso facilitava l’interpretazione degli attori, perché essi


dovevano impersonare più ruoli o personaggi di aspetto simile.

z La sua derivazione originaria e sembra essere Etrusca.

z Erano d'obbligo nella tragedia ma non certo ne appare l'uso nella


commedia (si è ipotizzato, quindi, ch'essa sia stata introdotta nella
commedia solo nel 130 a.C., dal "capocomico" Minucio Protimo).

z Nel teatro dei "mimi" la maschera invece non esisteva.


Le maschere
IMMAGINI

Modelli di maschere teatrali


Maschera teatrale romana
La musica
z Aveva una funzione importantissima: il flautista tibicen accompagnava,
con apposite melodie, gli attori nelle parti declamate e dialogate diverbia
o cantate cantica, tranne in quelle in senari giambici (sembra che i primi
suonatori siano venuti a Roma dall'Etruria).

z L'accompagnamento veniva fatto con la tibia : questa era semplice o


doppia (costituita da due tubi di lunghezza variabile) e si distingueva in
dextera e sinistra (se suonata con la mano destra o la sinistra; in realtà
l'indicazione designava il diverso tono dello strumento).

z I suoni più gravi, si addicevano maggiormente alle parti "serie" della


commedia, mentre quelli più acuti, si addicevano alle parti più comiche.

z L’accompagnamento aveva delle convenzioni molto rigide :il pubblico era in


grado di capire il personaggio che sarebbe entrato, o cosa sarebbe
accaduto dalla sola musica di introduzione; il musico suonava dall’inizio alla
fine spostandosi, a volte, insieme ai personaggi.

z Purtroppo, la musica del teatro romano è andata tutta perduta, e non si è


in grado di ricostruire in alcun modo le melodie di allora.
La musica
IMMAGINI

Scena con musico,


da un bassorilievo
di Pompei

Scena di commedia latina,


da un mosaico di Pompei

Musici di una rappresentazione


romana, da un mosaico di Pompei
L’edificio scenico
z I Romani cominciarono a costruire veri e propri edifici teatrali in
muratura soltanto nel 30 a.C., prima le strutture che ospitavano gli
spettacoli erano provvisorie, di legno e appositamente costruite per i
diversi eventi, spesso erette nel circo o davanti ai templi.

z La passione dei romani per generi di spettacolo molto importanti e


"ingombranti", rese necessaria la creazione di luoghi adeguati che
potessero ospitarli, esempi sono i grandi Anfiteatri (maggiore esempio
l’Anfiteatro Flavio o Colosseo).

z Le caratteristiche del teatro romano di età augustea e imperiale sono:


o edificio a pianta semicircolare costruito su terreno pianeggiante (non
appoggiato su un declivio come quello greco),
o chiuso da mura perimetrali di uguale altezza che collegano la cavea (le
gradinate per gli spettatori) con una scena monumentale di struttura
architettonica,
o Dinanzi alla scena c’e il palcoscenico pulpitum (nel teatro greco, invece, fino
al IV sec. a.C. non esisteva palcoscenico e gli attori agivano, insieme col coro, nell'
orchestra circolare, spazio che a Roma fu notevolmente ridotto per la scarsa
importanza data al coro che qui stava sul pulpitum).
o era possibile la copertura dell'intero edificio con un telone velarium, per
riparare gli spettatori dal sole, creava particolari
effetti di luce
Teatri romani
IMMAGINI
z Schema di un teatro Greco-Greco-Romano
A - Cavea
1 - muri di sostegno
2 - divisioni laterali delle gradinate
3 - divisioni tra i settori
4 - scale
B - Scena
5 - parte di fondo della scena
6 - parte anteriore della scena
7 - tavole dipinte con gli sfondi della scena
8 - parte della scena
C - Orchestra
9 - accessi all'orchestra
10 - sedili dei sacerdoti e dei maggiorenti
11 – alta

Ricostruzione del teatro romano


Teatro romano di Jerash (Giordania) di Cassino
Le scene
z Secondo le testimonianze di Vitruvio sembrerebbe che il teatro
romano, almeno all'inizio, non presentasse una scenografia molto
complessa, gli elementi scenografici sempre presenti erano:

1. il proscenium, in legno,quella parte anteriore dove gli attori


recitano (ciò che noi oggi chiamiamo “scena”); esso raffigurava
una via o una piccola piazza

2. la scenae fronts (il nostro “fondale”), costituita da una parete


dipinta, con un’architettura simile alla facciata di uno o più
edifici (le case dei personaggi nelle commedie, o un tempio o una
reggia nelle tragedie) che rappresentava gli “interni”.
Su di essa si aprivano diversi ingressi utilizzati dagli attori (due o
tre porte più una o due uscite laterali), che invece costituivano
convenzionalmente la via che portava al foro e la via che portava
al porto. Dietro le case c’era di solito un vialetto, angiportum,
che permetteva di raggiungere le case stesse attraverso il
giardino per il retro.
Lo spettatore antico sapeva già dove andavano e da dove
venivano i personaggi!
Le scene

3. i periaktoi, di derivazione greca, prismi triangolari rotabili con


i lati dipinti con una scena tragica su un lato, comica su un altro
e satiresca sul terzo.

4. l’ auleum, un telo simile al nostro attuale sipario (sconosciuto


invece ai Greci), che consentiva di rivelare improvvisamente,
lasciato cadere dall’alto, una nuova scena. Secondo altri
studiosi, invece, questo "sipario" non veniva calato dall'alto,
bensì sollevato dall'alto, e non veniva usato per distinguere un
atto dall'altro, ma solo alla fine della commedia.

z Negli anfiteatri gli effetti speciali erano realizzati spesso con


l’utilizzo di macchine teatrali, di provenienza greca: uno degli
effetti più sensazionali e graditi erano le scene di massa,
affollate di personaggi e animali.
L’anfiteatro Flavio
Negli anfiteatri gli effetti speciali erano realizzati
spesso con l’utilizzo di macchine teatrali, di provenienza
greca: uno degli effetti più sensazionali e graditi erano
le scene di massa, affollate di personaggi e animali.

Stato attuale

Ricostruzione virtuale
Bibliografia
A. RONCORONI, R. GAZICH, E. MARINONI, E. SADA, Exempla
humanitatis, vol. 1, ed. Le Monnier, 2003
G.B. CONTE, E. PIANEZZOLA, Storia e testi della letteratura latina,
vol. 1 ed. Le Monnier, 1988

www.biblio-net.com
www.cassino2000.com
www.xoomer.virgilio.it

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