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Modulo 1
Premessa
Le linee principali della riforma, per ciò che riguarda l’Ordine degli Ingegneri
sono: �riconoscimento della laurea (triennale) alla quale è equiparato il
precedente diploma universitario
la costituzione di due sezioni dell’Albo dedicate alla laurea e alla laurea
specialistica o “magistrale”(quinquennale)
la suddivisione dell’albo in tre settori ciascuno dedicato ad un gruppo di
specializzazioni (formazione)
la prevista effettuazione di un periodo di tirocinio prima dell’Esame di Stato
la riforma dell’Esame di Stato
l’accertamento durante la prova orale di detto esame di una formazione
etica e deontologica inerente la professione.
Il fine è l’ottimizzazione tra singoli, tra gruppi, con riferimento agli interessi della
comunità più larga.
Anche la legge (lex, dura lex) può apparire come una limitazione della libertà del
singolo, limitazione allorquando la libertà dell’uno va a ledere la libertà e i diritti
naturali dell’altro.
Il criterio di massimizzazione del profitto nel mercato dei capitali tende a sfuggire a
qualunque controllo politico nazionale o internazionale; devono essere posti o
chiariti i “paletti” – limiti per condizionare la sua esistenza o modus operandi agli
interessi comuni.
Con l’illuminismo, che pervade tutto il 1700, matura una nuova presa di coscienza
della persona
1776 Indipendenza degli Stati Uniti d’America,
1789 – ’92 Rivoluzione Francese
1845 Risorgimento Italiano
1850 Slovenia presa di coscienza nazionale
1914 Inizio della prima guerra mondiale e conseguente crollo degli imperi centrali
Con l’illuminismo si progredisce anche nel campo scientifico dove trovano spazio
personaggi fondamentali per lo sviluppo delle scienze, e soprattutto della
tecnologia moderna, quali Papin, Watt, Faraday, Röegent, Laplace, Volta
solo per citarne alcuni, anche grazie alle nuove tecniche matematiche, chimiche
e soprattutto quelle relative alla trasformazione dell’energia.
Si intravede l’intreccio
da un lato tra la maturazione umanistica della persona come il diritto di guidare se
stessi senza l’imposizione di strutture superiori vincolanti
dall’altro la presa di coscienza delle realtà tecniche, un intreccio tra
Il pensiero si sviluppa nei confronti della “morale del senso comune” che per
Sidgwick non è qualcosa da superare, come hanno immaginato i fautori della
Nuova Morale che lo hanno eletto fra i propri progenitori, ma è invece qualcosa
da conservare seppure correggendola, oppure è qualcosa che a volte sembra
dover essere superata, a volte conservata, e a volte identificata con la moralità
“realmente esistente” degli “illuminati”.
I metodi dell’etica è un libro strano, come il suo autore.
Tale libro è assurto poi al rango di prima opera autenticamente accademica in
filosofia morale ed è il prototipo di un trattato moderno di filosofia morale, seguito
da una formulazione decisiva della “nuova morale”, quella che finalmente, o
purtroppo, ha fatto piazza pulita degli assoluti morali, vista infine non come lo
scacco matto agli avversari dell’utilitarismo, non come l’annuncio trionfante
dell’avvento della nuova morale o un finalmente imparziale trattato accademico,
ma un saggio sull’impossibilità di scoprire un ordine nel “mondo pratico”, e quindi
nel mondo nel suo complesso, con l’inevitabile constatazione finale della “morte
di Dio”, un saggio che termina con le parole inevitable failure”.
Perciò, come afferma nel suo libro Sidgwick, nel corso del tentativo di “esporre il
più chiaramente e pienamente possibile i diversi metodi dell’Etica che trovo
impliciti nel ragionamento morale che abbiamo in comune, non si può evitare di
discutere le considerazioni che dovrebbero essere decisive nel determinare
l’adozione dei principi primi etici: ma non è mio obiettivo primario stabilire questi
principi; e neppure fornire un insieme di direttive pratiche per la condotta”.
Non tutta l’etica è però filosofia; la casistica “certamente non è filosofia” perché il
compito della filosofia non è dare una soluzione dettagliata alle domande su ciò
che va fatto in casi particolari.
Così pure non tutta la politica e non tutto il diritto sono filosofia; politica e diritto, in
quanto tali, non sono delle scienze, ma delle “arti”, anche se la divisione fra
scienze e arti non deve essere assoluta.
Un altro aspetto del compito della filosofia – accanto a quello che consiste
nell’unificare concetti e metodi delle scienze della natura – consiste nell’
‘unificare’ i principi e metodi di ragionamento che tendono a conclusioni pratiche
che chiamiamo
‘politici’ quando si riferiscono alla costituzione e azione del governo,
‘etici’ quando si riferiscono alla condotta privata.
Questa parte o funzione della filosofia può essere chiamata ‘pratica’.
Sidgwick ‘constata’ che la morale del senso comune sta migliorando” e invita a
“considerare l’attuale morale civilizzata del tempo presente semplicemente come
uno stadio in un lungo processo di sviluppo nel quale la mente umana si è
gradualmente mossa verso una comprensione più fedele di ciò che deve essere.
“Non troviamo soltanto cambiamento, vediamo progresso”.
Questo progresso sembra consistere in cambiamento concettuale e un'uscita
dall’errore, dalla confusione e dall’incertezza grazie a una “più ampia esperienza,
più piena conoscenza, più estese e raffinate simpatie”.
Infine per Sidgwickil senso comune è definibile come,
• “la morale comune che io e il mio lettore condividiamo”,
• “il comune senso morale dell’umanità ordinaria”,
• “il senso comune dell’umanità in generale,
• “l’esperienza comune degli uomini civilizzati”,
e sembra essere una cosa diversa da quello del tempo dell’illuminismo.
La ricerca di Sidgwick in etica nega che sia possibile risolvere il conflitto possibile
fra legge civile e legge morale se non ricorrendo a considerazioni utilitaristiche e
afferma che il Senso Comune manifesta un consenso su considerazioni vaghe e
indeterminate che per venire rese precise hanno bisogno proprio di tali
considerazioni utilitaristiche.
Prova ne sia che fra i giuristi vi sono opinioni diverse: ad esempio sul fatto di liceità
“se noi siamo strettamente tenuti ad obbedire alle leggi quando queste
comandano ciò che non è in altro modo un dovere o proibiscono ciò che non è
altrimenti un peccato”.
Whewell, aveva illustrato come la morale dipendesse, per un certo aspetto, dalla
legge ovvero come definizione dei diritti sui quali fa vertere le norme.
Ma tutto ciò va giudicato in base alla morale per un aspetto diverso, in quanto la
morale fornisce un criterio, o una ‘idea regolativa’ in base al quale le leggi date
vanno ora giudicate, tendendo al momento al quale è auspicabile siano
modificate.
“quindi, al momento, in ogni momento, la Morale dipende dalla Legge; ma sui
tempi lunghi, la Legge deve essere regolata dalla Morale”.
La risposta è che i Concetti dei Diritti Fondamentali, che la Legge stabilisce, sono
necessari e universali per tutti gli uomini; ma che le Definizioni di questi Diritti sono
fatti che derivano dalla Storia di ogni comunità e possono essere diversi in diversi
tempi e luoghi.
Whewell parte dal “fatto” dell’esistenza di norme nelle società umane a cui
aggiunge il fatto della necessità di norme come parte della struttura dell’azione
umana in quanto azione razio-nale e poi la constatazione di un’autorità della
ragione sul desi-derio come punti di partenza della dimostrazione dell’esistenza di
norme necessarie, immutabili e razionali il cui contenuto può essere ricostruito a
partire da evidenze razionali poste in rela-zione con le circostanze di fatto della
vita umana associata.
Ne risulterebbe che la giustizia è una forma di eguaglianza o meglio di imparzialità
che includerebbe i principi della riparazione,quelli della giustizia conservatrice
(osservanza di contratti e leggi e delle aspettative “normali”), della giustizia ideale
che contiene ideali contrastanti: individualista e cioè ideale della libertà, e
socialista cioè ideale della ricompensa del merito, entrambi con difficoltà di
applicazione.
Whewell, sulla nozione di giustizia, affermava che questa consiste nel “desiderio
che ogni persona debba avere ciò che le è proprio” e la parte della Norma
Suprema che perviene a questa virtù può essere espressa dicendo che “ogni
uomo deve avere ciò che è suo”.
La norma di “dire la verità” non sarebbe difficile da applicare; tuttavia, anche se
“molti moralisti lo hanno considerato come un esempio decisamente
incontrovertibile di assioma etico”, la “riflessione” mostrerebbe che non si può
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La cultura:
“non è una scienza, anche se la include,
non è generico sapere, anche se lo include,
non è nemmeno pensiero filosofico, anche se lo include;
… non ha valore conoscitivo di per se,
è eminentemente pratica….” (Mario Pomilio)
L’etica professionale
si pone l’obbiettivo di disciplinare il comportamento dell’ingegnere al fine di
garantire che il suo operato non vada mai ad urtare o addirittura a detrimento
degli interessi delle figure con le quali entra in rapporto e che la sua azione si
svolga alla luce di principi forti come la correttezza, l’onestà e la giustizia.Nasce
da ciò la necessità di individuare i modelli di riferimento di valore fondamentale,
sempre più articolati, utili a definire le modalità delle azioni nei confronti degli altri,
singoli, collettività ed Istituzioni.
Il diritto non è soltanto la libertà riconosciuta al singolo, ma è anche spesso
obbligazione e vincolo verso il pubblico o verso il privato. Proprio per questa
condizione di insicurezza tra libertà ed obbligazione, il diritto nasce con l’esigenza
di assicurare la salvaguardia dell’essenziale della libertà, pur nella accettazione
silenziosa di un vincolo, di una obbligazione.
È riduttivo pensare alle attività pratiche o tecniche come disgiunte dalle attività
dello spirito (esigenze della persona) e, come tali, immeritevoli di essere soggette a
speculazione filosofica. Si tende a voler conoscere della tecnica il solo aspetto
esteriore, quello che appare più utilitaristico.
Vanno valutati i binomi
scienza e tecnica
tecnica e ambiente culturale - sociale.
Umanesimo
Scienza
Insiemi disgiunti
Umanesimo Scienza
Tecnica
Risvolto etico:
Si compendia nella responsabilità di
Valutare, o meglio predire se possibile, in presenza di rilevanti applicazioni, i
probabili significativi effetti delle azioni allo studio.
Attribuire inoltre i “pesi” ai diversi fattori destinati ad orientare le scelte della
specifica soluzione da adottare.
Fare scelte ponderate, o meglio “ponderali”
Si impone una radicale revisione di prospettiva che, dando giusto risalto agli
aspetti etici della attività tecnico -scientifica, ponga le basi per un futuro privo di
rischi connessi all’attività tecnica stessa.
Nella sua opera “Filosofia della scienza” degli anni trenta, Federico Dessauer
individuava tre elementi
La formulazione di un dato fine e l’intenzione di raggiungerlo (elemento
finalistico)
La conformità dell’ordine naturale (conoscenza delle leggi della natura)
Messa a punto, nell’ambiente di tale conformità, dei ritrovati atti al
raggiungimento dello scopo.
I tre aspetti non sono disgiunti, anzi!
La capacità di sintesi tra le sfere naturali e le aspirazioni dell’uomo, portano alla
capacità creativa dell’uomo stesso (genialità) non solo nella “novità assoluta”, ma
anche nella funzione di potenziamento dell’esistente (fare meglio e più in fretta o
più efficacemente).
L’invenzione, per altro, si svincola dal suo creatore per prendere una strada
propria ponendo le condizioni di una evoluzione che l’inventore stesso non poteva
o pensava di conoscere, modificando, via via, anche le esigenze dell’uomo.
È proprio questo aspetto, che incide profondamente nei costumi dell’uomo, non
può porre la Tecnica in posizione disgiunta dalla Filosofia.
Nel progredire, la tecnica non può prescindere dai valori dell’Etica.
Come diceva Luigi Morandi “il fatto tecnico non può non essere un fatto etico, …
la tecnica è atto creativo, reso tale dalla ragione, come lo è l’atto speculativo. ….
I nostri atti creativi partono dalla speculazione nel mondo delle idee, prendono
forma e sostanza nella ricerca scientifica, maturano nella ricerca tecnica e
progettazione e generano la realizzazione delle apparecchiature o degli impianti
industriali”.
Ma se è vero che sul piano della relazionalità l’ingegnere non è molto avanti, ci si
devono porre due domande:
cosa siamo?
come appariamo?
Per analizzare le ragioni di questo stato di cose, deve essere tenuto presente che
fino a non molto tempo fa, un ingegnere poteva ultimare gli studi senza aver mai
sentito una parola sulla essenza della tecnica, da dove essa ha avuto origine,
come la stessa sia intimamente connessa con l’essenza dell’uomo.
In altri termini la scuola non diceva come la tecnica si inserisce nell’umanità e nel
mondo in modo oggettivo e vivo; questo è privare l’umanità di una grande
ricchezza educativa di cui ha bisogno.
Gli ingegneri pertanto dovrebbero uscire dalla loro torre d’avorio dove si progetta,
si calcola, si costruisce in una visione individuale dei problemi. Dovrebbero esser
disposti a relazionarsi di più con gli ambienti sociali e politici ed il loro contributo
potrà essere molto apprezzato.
Anche l’Ordine, come ricordava il past presidente Angotti, si basa sul
convincimento di dover svolgere il proprio ruolo sociale e la propria influenza
assumendo responsabilità di una propria scelta politica a sostegno dello sviluppo
sociale.
Merita per altro ricordare che nel campo della medicina si è avuto un escursus
molto diverso.
Si parte dalla Scuola di Coo, fondata da Ippocrate, (460 – 366 a.C. circa) dove
era in atto una chiara distinzione tra il metodo dello scienziato e quello del filosofo
e conseguentemente il configurarsi di dinamiche della scienza vera e propria.
In questo senso i medici ippocratici rivestirono un ruolo ed un carattere di estrema
importanza non solo perché, nel risalire dai sintomi alla malattia e nel formulare
regole universalmente valide di questo loro procedimento, hanno posto in essere i
presupposti necessari per lo sviluppo del cosiddetto metodo induttivo, ma anche
perché, attraverso il controllo della materia stessa, essi evitarono il più possibile di
formulare ipotesi incontrollate. E quando le formularono, si sforzavano di sottoporle
alla verifica dell’esperienza, esprimendo l’estrema opportunità di integrare il
momento teoretico con il mondo empirico. (Farrington)
I trattati di Francesco Bacone (1605 – 07) “Sulla dignità e il progresso del Sapere” e
“Cogitata et visa” fanno affiorare intendimenti proiettati a considerare il sapere in
termini di servizio del progresso e controllo sulla natura in vista di precise finalità
socialmente utili. Tali considerazioni traggono origine dalle attività di ingegneri,
meccanici e artigiani assiduamente frequentati da Bacone.
Questi concetti portano nel XIX secolo a considerare il laboratorio scientifico e
l’impianto industriale, cioè la ricerca su scala ridotta e l’applicazione su larga
scala, alla stregua di un'unica impresa.
Nascono interessi sempre più vicini tra Tecnica e Ricerca, enfatizzati dal positivismo
che, basandosi sul culto per lo studio scientifico dei fatti sperimentali e sulla ricerca
metodologica e sistematica, esercitò una funzione di estrema rilevanza.
L’estensione anche al campo tecnico deve essere messa al centro l’attenzione,
essere sottoposta ad un maggiore rigore metodologico per una maggiore
conoscenza dei processi fisici.
Allo stato attuale, in ordine alle responsabilità etiche, risulta possibile delineare uno
spartiacque tra
scienza pura
scienza applicata
tecnica
dove con tecnica si intende la via dell’esperimento e dell’applicazione, che
sempre più si presta a rendere alcune attività responsabili di produrre
modificazioni significative, “modificazioni fisiche” sull’uomo e sull’ambiente, con
responsabilità di sollevare questioni etiche di rilevante risonanza.
Molti esponenti del mondo tecnico-scientifico, al fine di tutelare la loro autonomia,
sono tendenzialmente orientati a presentare le attività della scienza e della
tecnica alla stregua della scienza pura, cioè come eticamente neutrale.
Il concetto di “attività eticamente neutrale” è uno stereotipo dietro al quale lo
scienziato difende e tutela la sua autonomia.
Ciò è stato valido fino alla prima guerra mondiale ritenendo che, una volta
rispettate alcune regole deontologiche (applicative di un’etica), si potesse
operare in base a “conoscenza e coscienza”, ossia in base alla propria
valutazione. Nessuno, tranne poche eccezioni, si poneva il problema del
significato sociale e del significato generale per l’umanità della ricerca e delle
conseguenti applicazioni.
Nel 1600 si crearono i presupposti storico culturali per affrancarsi dalla scienza
della Filosofia Scolastica di Aristotele (350 a.C.); le varie discipline scientifiche
cominciarono a svilupparsi in modo autonomo e i suggerimenti della filosofia ne
costituirono solo un fattore, e non decisivo.
Dopo Descartes e Leiblinz (inizio e fine ‘600) le strade sono sostanzialmente divise:
università della scienza della natura
università della scienza dello spirito
Oggi ci si rende conto che il compito dello scienziato è quello di superare il puro
specialismo, pur ammettendo la specializzazione come fattore indispensabile nello
sviluppo scientifico e tecnico, ma che non implichi un'autolimitazione a problemi
particolari e non pregiudichi la possibilità di far riferimento ad una visione
complessiva del mondo (Geymonat).
Nel 1960 Finetti puntualizza che …l’errore sta in un concetto esclusivo, anziché
intensivo, della specializzazione …
Nel 1970 Evandro Agazzi ricorda che Il progresso della scienza è sempre stato
determinato in misura di gran lunga preponderante dall’opera di uomini che
hanno tentato una sintesi globale dei fenomeni, una comprensione simultanea di
fatti dispersi, una periodica revisione di concetti e di principi ritenuti troppo
pacificamente come sicuri, un‘interpretazione e una spiegazione delle stesse
novità emerse dalla ricerca sperimentale.
È proprio di questo che si tratta: uno può fare scienza in modo immediato e
acritico, pago al massimo della conoscenza di un fine limitato della sua ricerca e
di pochi obiettivi concreti da raggiungere, un altro può invece esigere di più e
cercare di rendersi conto della misura in cui la ricerca dipende o interagisce con
settori vicini o lontani, di capire fino a che punto è condizionata da quelli, o da
presupposti ancor più lontani, fino a giungere ad un'esigenza di chiarezza
metodologica criticamente consapevole.
Il resto sarà metafisica e non più scienza; per fare scienza basta la intersoggettività
(Giuliano Toraldo di Francia)
Il paradigma probabilistico
Nell’ambito scientifico si è preso atto di una dimensione casualistica (affidata al
caso) della realtà fenomenica tale da predisporre il mondo scientifico a
considerare l’aleatorio in termini di costituente essenziale di una realtà disvelatasi
fortemente indipendente dal caso.
Bisogna subito sottolineare il fatto che è forte la consapevolezza che
l’interpretazione deterministica continua a conservare un indiscutibile proprio
dominio di validità e applicabilità.
Capita spesso di incontrare fenomeni il cui andamento pur essendo a ben vedere
di estrazione casualistica [dovuto ad un fatto casuale], ai fini operativi è
assimilabile con sufficiente approssimazione ad un andamento di tipo causalistico
[dovuto ad una causa].
Nonostante ciò una parte del mondo tecnico è restia ad accettare il paradigma
probabilistico rimanendo attratta dalla concezione deterministica.
Nel osservare il fenomeno probabilistico in tutti i campi dello scibile, il prof. Liquori
affermava
La casualità, in ultima analisi, non è altro che un aspetto della nostra non
conoscenza, casualità che si riduce man mano che procediamo nella
conoscenza della materia dando significato alle devianze.
riuscire a rendersi conto delle implicazioni correlate a ciò che si sta ammirando,
vale a dire riflettervi.
Si è di fatto in presenza di un indebolimento del senso critico riflessivo di aristotelica
memoria che, in quanto costantemente proiettato ad abbracciare le
problematiche nella loro globalità, sempre dovrebbe intervenire ad informare il
processo di conoscenza alla base dell’agire tecnico scientifico.
È importante la differenza rilevata da Eric Fromm tra la modalità dell’avere e la
modalità dell’essere
La conoscenza ottimale nella modalità dell’essere consiste nel conoscere più
profondamente mentre secondo la modalità dell’avere consiste nell’avere più
conoscenze.
Negli anni ’50 Heiddeger osservava Ciò che è veramente inquietante non è che il
mondo si trasformi in un completo dominio della tecnica. Di gran lunga più
inquietante è che l’uomo non è affatto preparato a questo radicale mutamento
del mondo.
Negli ultimi anni l’uomo ha investito la Natura con progetti sempre più straordinari
e tanto più imprevedibili nei loro esiti ultimi giungendo a privarla di quella
“immunità” che nel passato rendeva superfluo sollevare il rapporto uomo natura.
Ai ritmi lenti e graduali di evoluzione, validi fino alla svolta tecnico scientifica del
XIX secolo, si contrappone ora un’evoluzione di tipo esponenziale tale da porre le
grandi imprese della tecnica moderna nella condizione di avanzare la pretesa di
sostituire l’opera lenta e casuale dell’evoluzione con una pianificazione
programmata e consapevole.
L’avanzare a piccolo passo può portare a piccoli errori che possono essere via via
corretti.
L’avanzare con colossali eventi può portare a grossissimi errori forse difficilmente
rimediabili.
Ne è esempio l’uso dell’energia atomica non solo in campo militare, ma anche in
campo civile e soprattutto il problema dell’eliminazione delle scorie.
Questo stato di cose rappresentò la prima occasione per riflettere sugli effetti che
la tecnica contemporanea produce sul mondo naturale circostante.
Oltre che degli aspetti tecnici deve essere messo l’accento e stimolare la
sensibilità nei confronti dei risultati etici della attività della tecnica.
Non dovete dimenticare l’abitudine al ragionamento, alla sensibilità per i valori
umani, per la bellezza.
Il convincimento baconiano di porre il progresso e il controllo della natura per
finalità socialmente utili, appare ai nostri giorni del tutto realizzato.
C’è una certa difficoltà a regolare il potere della tecnica stante che la tecnica
moderna si pone oggi come attività capace di organizzare, su vasta scala, i
processi di modificazione e di trasformazione della materia, della energia, della
biologia, dell’habitat.
Ma per questo convincimento, ispirato alla formula del “sapere è potere”
affiorano oggi impreviste implicazioni che si traducono in una difficoltà, estrema e
preoccupante, di intervenire su di essa per regolamentarla ai fini di limitare i
pericoli che incombono nella civiltà del nostro tempo.
Il filosofo Carlo Sini ci ricorda: La richiesta di senso etico non è altro che il ritorno
dell’originaria ambizione metafisica già perfettamente espressa da Platone
quando osservava che la filosofia è una scienza che, a differenza di tutte le altre,
non sa solo il come e la causa della conoscenza, ma anche il suo perché. Con la
domanda etica, le scienze, nella figura ultimativa della tecnica, tornano a casa e
cioè tornano al problema della filosofia donde erano nate.
La tecnica segna così il ritorno della filosofia a cui è presumibile sempre più
assisteremo in futuro.
PROBLEMI SUSCITATI DAL DIROMPENTE PROGRESSO DELLA TECNICA E DELLA SCIENZA
APPLICATA
Il racconto
Un battaglione di prigionieri inglesi in Birmania, viene comandato alla costruzione del ponte sul fiume Kway
che servirà per il completamento della ferrovia Bankok – Rangoon, strategica per i giapponesi in quel teatro
bellico.
Inizialmente il colonnello Nicholson si oppone perché in offesa alla Convenzione di Ginevra sui diritti dei
prigionieri , tutti vengono considerati “schiavi” e viene richiesto di lavorare anche agli ufficiali. Ma la
costruzione del ponte non procede: si viene a stabilire un compromesso che Nicholson accetta per dare
dignità e morale ai suoi soldati, e per dimostrare, inoltre, la supremazia degli inglesi anche nel campo delle
costruzioni.
L’imperativo Kantiano: Agirò in modo che anche tu possa volere che la tua
massima diventi legge universale può essere qui tradotta in Agisci in modo che le
conseguenze delle tue azioni non distruggano le possibilità di vita futura.
Se il messaggio kantiano si riferiva all’individuo, la sua trasposizione si riferisce alla
politica (governo della polis).
Il cardinale Ersilio Tonini osserva che le grandi mutazioni della tecnica non esigono
una nuova funzione etica, ma bensì una proporzionale rivalutazione
dell’importanza data alla dimensione etica nell’agire dell’uomo: L’etica, da molti
riduttivamente considerata la scienza dei limiti e dei divieti, in realtà recupera il
suo più profondo significato e la sua efficacia solo nella misura in cui si rileva in
grado di ispirare nell’essere una tensione al perfezionamento.
L’etica cristiana e l’etica laica, che sono progredite su strade parallele, possono
trovare una convergenza proprio per la salvaguardia di quei concetti che il
cristianesimo ha portato alla base della coscienza della vita.
Ma oggi la sicurezza sta uscendo dalla sua protostoria per acquisire un rango di
disciplina scientifica. Infatti, con la pluriennale esperienza in fatto di guasti ed
incidenti, accumulata metodologicamente nelle ormai numerose banche dati e
con metodologie già sviluppate per la sicurezza di settori particolari, sta arrivando
anche per l’industria tradizionale nella forma di “sicurezza misurata” in sostituzione
della “sicurezza aggettivata” ancora, ma sempre meno presente.
Si è giunti ad una sensibilità nuova nei confronti della sicurezza ed alla sua
concezione probabilistica.
L’accettazione soggettiva di un livello di rischio inevitabilmente impone valutazioni
di tipo etico.
Come si vedrà, l’Ordine rappresenta per legge l’insieme di persone cui la Pubblica
Amministrazione si rivolge per la realizzazione di un progetto.
L’ordine degli Ingegneri si fonda, infatti, sulla tutela della collettività per aspetti
professionali di rilevante importanza sociale costituzionalmente protetti fra i quali
spiccano la sicurezza e l’ambiente affidati appunto a professionisti iscritti all’albo e
pertanto tenuti a un comportamento eticamente e professionalmente corretto.
[Angotti]
Sotto questa visione l’uomo-ingegnere entra di diritto a far parte del dialogo etico-
politico alla base delle scelte che finiscono di avere come riferimento la soluzione
tecnica in se, ma il principio di valori delle implicazioni che sottintendono
all’impresa.
Appare sempre più evidente come la sfida della sostenibilità stia suscitando, e
sempre più susciterà, "problemi sistemici" di tale vastità e complessità da
configurare l'esigenza di un radicale cambiamento di rotta rispetto ai vigenti
modelli economici, rispetto agli odierni stili di vita altamente energivori, rispetto
alla capacità di sviluppare strategie di governante da parte dei vari attori
istituzionali, economici e sociali. Una sfida, dunque, che nella sua più intima
essenza sollecita "modi nuovi di pensare e di agire", implicando preliminari e
basilari discussioni sull'opportunità di un generale ripensamento delle prassi di
ordine sociale, giuridico, politico, economico e, in ultima istanza, degli
aspetti fondamentali della stessa cultura occidentale.
Politica demografica
Nell’affrontare il problema etico ecologico non può essere tralasciato campo
dell’incremento e degli squilibri demografici
Nel ‘900 crescita demografica: da 1,6 a 6,7 mid di persone
Grave squilibrio demografico tra il nord ed il sud del mondo;
Victor Holse (1992) così si esprime: L’universalizzazione del tenore di vita dei paesi
industrializzati occidentali non è attuabile senza il collasso ecologico della Terra …
se tutti gli abitanti di questo pianeta sprecassero tanta energia, producessero tanti
rifiuti, liberassero tante sostanze nocive come fa la popolazione del Primo Mondo,
le catastrofi verso le quali ciecamente ci dirigiamo si sarebbero verificate già da
molto tempo.
1 POZZATI & PALMERI - Verso la cultura della responsabilità – Edizioni Ambiente – (2006)
I fattori
• Il paradigma Ovest – Est e Nord – Sud
• Incremento demografico generale dovuto a accrescimento dell’età media,
alla riduzione della mortalità infantile
• Paesi dell’OCSE (1961) che comprende tutta l’Europa occidentale inclusa
Polonia, Rep. Ceca, Turchia, Ungheria e Australia, Canada, Corea del Sud,
Giappone, Messico, New Zeland, USA costituisce solo il 15 % della popolazione
del mondo con un tasso di crescita del 0,5 – 0,6 % annuo.
• Aree metropolitane: inurbamento anche con baraccopoli e abbandono della
campagna.
Inoltre gli eventi meteorologicamente estremi sono passati dal 1992 al 2002 da 360
a >700. Sono aspetti gravi almeno quanto quelli del nucleare.
Per dare luce a questi eventi studiare le possibilità della loro riduzione numerica,
esiste l’Intergovernmental panel on climate change (IPCC) del 1988 a cui
aderiscono 130 nazioni con i seguenti scopi
o Vagliare la letteratura scientifica
o Esaminare le implicazioni ambientali e socio economiche
o Informare e aggiornare l’opinione pubblica e la classe politica, analizzare
possibili strategie per mitigare gli impatti antropici sul sistema climatico
Deve essere inoltre aumentato sempre di più il numero dei trattati internazionali
che trattano la materia. Oggi sono 250 e la loro crescita è rappresentata nel
diagramma
250
0
1920 1960 2000
Ad esempio: dopo che sono stati banditi i CFC, la loro percentuale di emissione è
scesa dell’87 %, così come è diminuito del 60% il versamento di petrolio negli
oceani, (1961 -2000) pur con un contestuale raddoppio dei traffici marittimi.
Il “Principio di precauzione” (Dich. Di Rio – 1992) afferma che in caso di rischio di
danno grave o irreversibile, l’assenza di certezza scientifica assoluta non deve
servire da pretesto per rinviare l’adozione di misure adeguate ed effettive…” è
un’affermazione di buon senso che riconosce la necessità di fere ricorso a rimedi
onde evitare danni che possono essere irreparabili, facendo prevalere la ragion
pratica sulla ragione pura.
Effetti inquinanti ed accentuazione dell’effetto serra.
Effetto serra naturale: La temperatura media del globo pari a 15°C è dovuta a tre
distinti flussi energetici:
Flussi geotermico proprio della terra che riscalda di circa 30° rispetto allo zero
siderale (-273°C),
Anche i sostituto del CFC quali i l HCFC sono potentissimi effetti serra con
persistenza di 260 anni (il per fluoro propano persiste per 2600 anni paria l peso di
12.500; il per fluoro propano persiste per 50.000 anni con peso pari a 6.000).
L’Aquila G8
In primo luogo, alla luce delle indicazioni della comunità scientifica internazionale,
è stata riconosciuta l’importanza del limite di 2°C al riscaldamento climatico
(rispetto ai livelli pre-industriali), per evitare il rischio di ingenti danni economici ed
effetti irreversibili sull’ambiente e sul sistema climatico.
Conclusione:
l’effetto serra naturale è dovuto alla presenza in atmosfera di concentrazioni di
gas serra ridottissime e proprio per tale ragione è molto alta la sensibilità del
sistema. I rilevati incrementi di emissioni inquinanti comportano un aumento di gas
serra. Esiste una correlazione tra le concentrazioni di gas serra e la temperatura
del pianetaGrave allarme per l’aumento di CO2 in atmosfera che è ora 380 ppmv
rispetto allo storico di 290 da 400.000 anni ad oggi
Esiste un elevato trend di aumento delle temperature del pianeta
Esistenza di studi che prevedono nel 2100 un aumento della temperatura del
pianeta di 1,5 – 2,8 °C o maggiori.
Le azioni verso nuove forme di energia e riduzione dei consumi di energia.In Italia
c’è pochissimo petrolio, gas e carbone; la risorsa idrica è al massimo della sua
potenzialità ed espansibilità e le risorse rinnovabili rappresentano solo qualche
%.Per i seguenti prodotti la ripartizione tra importato e nazionale è la seguente:
trasformati in energia elettrica
Petrolio 94 - 6 trasformato i en. Elettrica 46
Gas 68 - 32 24
Carbone 90 - 10 11
L’atro 19 % di energia elettrica è prodotto dalle centrali idroelettriche 17% e da
risorse rinnovabili 2%.
Il nucleare in Italia è stato abbandonato nel 1987.
Le fonti rinnovabili:
Eolica solare geotermica
biomasse mini idroelettrica maree
moto ondoso gradienti termici degli oceani
nucleare per fissione nucleare per fusione.
Politica energetica
Risparmio energetico
Promozione degli sgravi fiscali per impianti di riscaldamento e condizionamento
con particolari caratteristiche, adozione di pompe di calore, riduzione dell’uso
delle luci superflue, uso, ma non abuso, di lampade a basso consumo,
temperature di lavaggio dei panni e delle stoviglie, elettrodomestici in classe A,
ridurre lo stand-by degli apparecchi quali i televisori e simili, l’adozione di
automobili “ibride” (benzina ed elettricità), linee elettriche a superconduttori.
Energia solare
Solare fotovoltaico (luminoso) da fotoni su pannelli Adozione molto spinta in
Germania
Solare termico
• a bassa temperatura (<100 °C) usato per il riscaldamento dell’acqua negli
edifici (1 – 10 kW)
• ad alta temperatura (400 – 1200°C) realizzato mediante specchi a
concentrazione di energia solare; funziona anche con luce diffusa e nubi
ed è adatta per regioni a forte isolamento. Oltre alle centrali di bassissima
potenza per usi locali, esistono unità fino a 200 MW elettrici in connessione
alla rete nazionale.
Nucleare per fissione
Rappresenta il 17% della produzione mondiale di energia elettrica (e solo questa)
Aspetto negativo: Altissimo costo d’impianto e ancora più nella fase di dismissioni;
possibilità di incidenti (vedi Chernobil), scorie radioattive pericolosissime per
migliaia di anni (ricerche in corso sulla sicurezza e sul decadimento delle scorie).
Aspetto positivo: Bassissime emissioni in atmosfera.
Si sta esaminando e provvedendo per l’aumento della “vita” della centrale da 20
- 25 anni a 40 – 45 anni.
In Italia si è nella condizione di “No al Nucleare” ma aperti al pericolo del nucleare
stante la presenza di centrali nucleari nei paesi confinanti. Oggi importiamo il 16%
di energia pari a 4 centrali come Caorso, ma a prezzi imposti dal mercato.
Il deposito superficiale
Profughi ambientali
La disuniformità delle risorse energetiche e di risorse primarie quali l’acqua e
l’aumentato delle esigenze delle popolazioni porta a migrazioni verso “ambienti”
più accettabili per la vita.
Si deve a Norman Myers (1995) la trattazione di questo problema illustrato nel libro
“Esodo ambientale. Popoli in fuga da terre difficili”
Nel 2003 Peter Singer scrive in merito a “One World”. L’etica della globalizzazione”
sviluppando un concetto già espresso negli anni ’60 dall’olandese Marshall
McLuhan in “War and Peace in the global Village”.
Ci si deve rivolgere non solo alle nostre risorse naturali ma bisogna far ricorso
anche alle risorse morali.
Ritrovando le origini del passato che un gruppo umano trova l’energia per
affrontare il suo presente e progettare il suo futuro (Edgar Morin 1999).
È essenziale studiare il contributo della scienza e della tecnica al pensiero e inserire
questo contributo nella narrazione teorica.
Il mutare della scienza in un’attività socialmente responsabile è solo ai suoi inizi. È
questo uno dei più radicali rivolgimenti della storia umana ed è pertanto
indispensabile che venga ampiamente discusso e compreso (cit. Koirè 1971).
Dopo l’attacco a Pearl Harbour del 7 dicembre 1941 gli americani cominciano a
prendere in considerazione la minaccia delle scoperte dei tedeschi.Nel 1943 a Los
Alamos in Messico, su indicazione di Oppenheimer, si insedia il primo nucleo di
fisici. La bomba è considerata una “minaccia estrema” temendo che questa
possa innescare una reazione a catena non controllata che interessi tutta la
biosfera. Man mano che si procede nel progetto aumentano le preoccupazioni
tanto che gli scienziati inviano al presidente USA una nuova nota che illustra le
possibili conseguenze.
Probabilmente Roosevelt muore prima di leggerla.
Truman istituisce un “Interim committee” per valutare le opportunità militari e
politiche della bomba.
Sziland, nel tentativo di indirizzare le coscienze, redige una terza petizione firmata
anche da altri per scongiurare l’uso della bomba, e se del caso, solo dopo aver
dato chiara dimostrazione della sua potenza. Questa nota, inoltrata per via
gerarchica, non raggiungerà mai Truman, ma solamente l”Interim Committee”
che però si esprime a favore dell’uso della bomba.
Ma oltre ai danni immediati e persistenti nel tempo causati dalle due bombe, un
altro problema appare nello scenario politico mondiale: la divisione in blocchi, la
guerra fredda e la corsa agli armamenti nucleari. Gli scienziati si disgregano: Teller
si ritira, Openheimer, dimes-sosi da direttore del progetto, affiancato da Enrico
Fermi e Isador Rabi, tenta di operare all’interno delle istituzioni opponendosi alla
bomba a fusione ritenendo che quanto in atto è sufficiente per una funzione di
deterrenza. La bomba a fusione sarà sperimentata nel 1954 nell’atollo di Bikini.
In chiave etica è importante la riflessione di Segré:
“ Il fatto che non esistano limiti al potere distruttivo di quest’arma fa si che la sua
semplice esistenza e la conoscenza di come fare per costruirla costituisce un
pericolo per l’intera umanità. È indiscutibilmente una cosa malvagia da
qualunque punto di vista la si consideri” [1987].
Per fortuna non si sono più utilizzate armi nucleari, ma la loro presenza comporta
oggi il grande problema della loro neutralizzazione e dismissione.
L’eredità lasciata dal Progetto Manhattan riguarda nella sua essenza, al di la delle
armi atomiche, l’emergere di una nuova sfida per l’umanità: ridefinire il modo di
concepire
la responsabilità dell’agire umano in rapporto al suo “universo sociale e
ambientale”.
È una sfida antica; resa estrema sessant’anni fa e ancora più estrema ai giorni
nostri.
Con Hiroshima si entra nell’era post moderna, nell’era della “società del rischio“ in
cui l’aspetto ambientale si rivela punto centrale di ogni trattazione.
La questione ambientale
Ulrich Beck affermava nel 1986 [poco prima del disastro di Chernobil] che con la
crescita esponenziale delle forze produttive si liberano rischi potenziali
autodistruttivi in dimensioni oggi sconosciute di fronte ai quali la capacità di
immaginazione dell’uomo appare inadeguata.
Ma la crescita di coscienza avviene per stadi molto lenti:
1970: Intreccio tra l’incremento demografico e i limiti dello sviluppo
1980: Contaminazione della bassa atmosfera, acqua e sottosuolo nonché
incidenti di petroliere e impianti industriali1990: I problemi vengono recepiti; si
evidenzia l’effetto serra, la trasformazione degli asseti energetici mondiali, la
limitata disponibilità di acqua dolce, la perdita di patrimonio forestale, buco
dell’ozono, erosione e desertificazione.
Sono mutamenti che implicano:
incremento ed equilibri demografici
l’acutizzarsi di implicazioni sanitarie a causa della contaminazione della
bassa atmosfera, delle acqua e del sottosuolo
l’elettrosmog
le nano tecnologie
l’ingegneria genetica, settore medico, farmaceutico e agrario, OGM.
In Italia le riflessioni di Beck arriveranno solo nel 2001 !!
Se prima la natura era un rischio per l’uomo, oggi è l’uomo un rischio per la natura
e per se stesso.
Molti gli scrittori: Rachel Carson (1961) con “Silent spring”, Donatella e Denis
Medani (1972) “The limit of growth” a cui segue il pensiero di Eric Fromm che
evidenzia che si è posto per la prima volta il pensiero di carattere etico non già
come conseguenza di credenze morali, ma bensì come conseguenza di analisi
economica.
Nel The Global Report to President (Carter) del 25/5/1977 si afferma che I problemi
ambientali non si fermano ai confini nazionali … avviare studi sui probabili
mutamenti della popolazione mondiale, le risorse naturali e l’ambiente che
potranno avvenire entro la fine del secolo. Questo servirà ì come base della nostra
pianificazione a lungo termine.
R. Reagan, succeduto a Carter, lasciò cadere questi concetti che però erano
conclamati. Il Rapporto Brundtland del 1987 proclamò il concetto dell’uso delle
risorse naturali e ambientali in modo tale che i bisogni delle attuali generazioni
vengano soddisfatti senza compromettere la possibilità delle generazioni future di
soddisfare i propri. Nello stesso anno veniva firmato il Protocollo di Kioto e a Parigi
la “Dichiarazione sulle responsabilità delle generazioni attuali rispetto a quelle
future”.
Nel 1992 più premi Nobel hanno espresso il pensiero che gli esseri umani e la
natura si trovano in rotta di collisione. La capacità della terra a provvedere ad
una quantità crescente di persone ha un limite …. e ci stiamo avvicinando
velocemente a molti limiti della Terra. Non rimangono che pochi decenni prima
che vada perduta l’opportunità di allontanare le minacce che incombono su di
noi e che venga compromessa oltre misura la prospettiva per l’umanità.
E riprende il concetto di Newton per cui l’universo è una macchina che funziona
secondo leggi fisiche comprensibili e rappresentabili attraverso il ricorso alla
matematica (riassumendo il pensiero di Galileo e Keplero.
Si giunge al principio di Evoluzione inteso come trasferimento del pensiero
dell’uomo dalle categorie morali alle categorie scientifiche: dal bene al
benessere, dal male alla malattia, dalla verità alla statistica. Viene stravolto il
concetto Baconiano dell’utilità della natura per l’uomo che si trasforma nell’uomo
padrone e possessore della natura con una artificilizzazione della natura stessa
(Sermont, 1967).
Nell’emergente era industriale, fino agli anni 1950, l’ambiente naturale finisce per
essere considerato un insieme di risorse fra loro pive di qualunque legame eco-
sistematico, da sfruttare in considerazione degli interessi socio-politico economici.
Ci si rende poi conto che l’appropriazione della natura porta al degrado;
Konrad Lorenz nel 1983 scriveva: In questo momento le prospettive dell’umanità
sono cupe …. Essa è minacciata da una morte lenta a causa dell’inquinamento e
di altre forme di distruzione dell’ambiente nel duale e del quale vive ….Molti filosofi
se ne sono resi conto e la consapevolezza che la distruzione dell’ambiente e la
decadenza della civiltà vanno di pari passo è scritta in molti libri.
Anche Hans Jonas si esprimeva con Mai tanto potere è stato accompagnato da
una così scarsa capacità di indicarne l’uso migliore. Le cause: sono molteplici, tra
queste quella della frammentazione dello studio in discipline elementari il che fa
perdere l’unità dei concetti generali. La iper specializzazione impedisce di vedere
il globale (che frammenta in particelle) così come il l’essenziale (che dissolve). Ora
i problemi essenziali non sono mai frammentari e i problemi globali sono sempre
più essenziali. Così più i problemi diventano multidimensionali, più si è incapaci di
pensare la loro multidimensionalità e più la crisi progredisce, più progredisce
l’incapacità di pensare la crisi; più i problemi diventano planetari, più essi
diventano impensati. (Morin 1999).
della filosofia donde erano nate. La tecnica segna così il ritorno della filosofia, cui
è presumibile che sempre più assisteremo in futuro. (Carlo Sini 1992)
Le tre fasi del lento processo di riaffermazione dell’etica
• Un nuovo modo di guardare la natura
• Riflessione sulla potenza della tecnica
• Riflessione sulle responsabilità intergenerazionali
Ma parlando di ecologia va ricordato il significato del temine “discorso sulla
casa”Aldo Leopold (docente di Wildlife management alla Wisconsin University)
propone una interessante sequenza:al primo stadio l’etica si interessa del rapporto
degli uomini con gli altri uomini con il compito di favorire la restrizione delle libertà
individuali a favore di criteri cooperativi e di reciproco rispetto. Nel secondo
stadio l’etica si allarga dai rapporti interpersonali quelli fra individui e istituzioni
sociali.
Nel terzo, etica della terra, l’interesse dell’uomo verso gli esseri non umani e cioè
gli animali, piante e tutti gli elementi naturali. Cioè vi deve essere un
coinvolgimento totale di tutte le realtà esistenti, legate tra loro da connessioni che
non vediamo o non volgiamo vedere per puro spirito egoistico.
L’uso della terra, che non ci appartiene, non reclude l’uso delle risorse , ma non
deve ledere il loro diritto di perpetuare la loro esistenza sempre e comunque allo
stato naturale. L’Homo sapiens non come conquistatore, ma come cittadino di
una comunità. Va fatta chiarezza tra la scienze ecologiche (la eco-filosofia) e i
movimenti ecologisti (movimenti d’opinione) ai quali vengono attribuiti dei meriti
ma va anche rilevata la loro cristallizzazione e generalizzazione delle posizioni in
modo tale da esporle ad accessi dogmatici e ideologici.
Se questi concetti erano propri della fine ottocento, nel novecento Heidegger,
Guardini e Gehlen evolvono questi pensieri. Martin Heidegger rifletteva: In
un’epoca in cui anche l’ultimo angolo del globo è stato conquistato dalla tecnica
ed è diventato economicamente sfruttabile, la decadenza spirituale della Terra è
così avanzata che i popoli rischiano di perdere l’estrema forza dello spirito, quella
che permetterebbe di valutare come tale questa decadenza. La potenza
della tecnica che dappertutto, ora dopo ora, … incalza, trascina, avvince l’uomo
di oggi: questa potenza è cresciuta a dismisura e oltrepassa di gran lunga la
nostra volontà, la nostra capacità di decisione perché non è da noi che procede.
Citando due versi del Pathos di Holderling, Heidegger ricorda che là dove c’è il
pericolo, cresce anche ciò che lo salva.
Romano Guardini è più pessimista: l’uomo ha il potere sulle cose, ma non ha,
esprimiamoci con maggior fiducia, non ha ancora potere sul proprio poter …. La
scienza e la tecnica hanno reso le energie della natura e quelle dell’uomo
disponibili a un tale grado che possono avvenire distruzioni di proporzioni
imprevedibili, acute o croniche …. Da ora in avanti e per sempre l’uomo vivrà ai
margini di un pericolo che minaccia tutta la sua esistenza e continuamente
cresce.
Arnold Gehlen da una posizione un po’ diversa: La crisi dell’uomo post moderno
non è tanto da esaminare alla luce di un fenomeno di decadenza spirituale
indotto dagli avanzamenti del paradigma tecnico scientifico quanto e piuttosto
alla luce di una prospettiva storica di ampio respiro entro cui la crisi si configura
come la conseguenza di un’epoca di transizione.
Da quanto sopra nasce la riflessione sulla responsabilità.
Max Weber, considerato il “padre delle scienze sociali”, introduce i concetti della
etica della convinzione e etica della responsabilità: la prima fa riferimento alle
intenzioni, la seconda impegnata verso le conseguenze dell’azione. Si perviene al
concetto di etica applicata (bioscientifica, economica, e ambientale).
Ma ancor più importante è il concetto della responsabilità intergenerazionale.
Il principio di precauzione:
Nel caso di eventi suscettibili di effetti dannosi gravi e irreversibili, misure adeguate
e rimedi debbono essere adottati anche quando non si dispongono di prove e/o
soluzioni scientifiche certe. Il rapporto di complementarietà tra responsabilità e
precauzione si coniuga nei termini di pensiero ed azione. O come dice Benedetto
Croce nasce per fini pratici ed è un momento della dialettica del fare. In altre
Paura e fiducia non sono due poli contrastanti ed opposti, sono piuttosto aspetti
coscienti del proprio essere fiducioso nelle proprie capacità intellettive nel saper
guardare avanti ed agire di conseguenza (accettare i maggiori costi per
realizzare costruzioni antisismiche laddove ciò è necessario; ad esempio la
definizione delle zone sismiche del territorio).
Oggi gli economisti si sono fatti portavoce di una nuova visione secondo cui etica
ed economia sono un binomio inscindibile.
L’etica è destinata a giocare un ruolo sempre più importante nell’economia ed il
rapporto etico – economico è chiamato a calarsi nella prassi applicativa e ad
investire in pieno le attività d’impresa in quanto proprio queste riassumono
l’intreccio attuale tra scienza – tecnica – economia.W. Evans e E. Freman nel “A
stakeholder theory of the modern corporation” affermano che la responsabilità
del manager non può riferirsi ai soli azionisti (shareholders) ma ad una più ampia
schiera di interlocutori pubblici e private dell’impresa stessa.
I paesi che hanno le più aggressive politiche ambientali sembrano essere quelli
più competitivi e con maggior successo economico
La tutela dell’ambiente si configura sempre di più non come un costo o un vincolo
ma come un’opportunità di sviluppo.
Breve estratto
Nella metà degli anni Settanta nasce negli Usa un movimento insieme scientifico e di
opinione (per il ruolo che in quel paese hanno le grandi università, al crocevia tra
mondo della cultura e mondo dell'economia) che pone all'ordine del giorno il
problema della Business Ethics o «etica degli affari».
Alla radice di questo processo sta la considerazione diffusa che l'impresa possa
essere considerata non soltanto come una «persona giuridica», ma anche come
una «persona morale» e che il suo comportamento possa essere soggetto a norme
prescrittive e non soltanto descritto e interpretato dal punto di vista analitico.
Manifestazione di ciò sono i cosiddetti «codici di impresa» che fissano regole morali
per coloro che in essa agiscono, in una continua mescolanza tra richiami alle leggi
vigenti e appelli a una deontologia che ha per oggetto i soggetti individuali e collettivi
con cui l'impresa interagisce. In essi si decantano i presupposti culturali sui quali
poggia la Business Ethics: un'applicazione di taluni principi dell'etica filosofica alla
giustificazione delle pratiche economiche che si svolgono nelle società contemporanee.
Uno dei problemi più importanti della definizione dell'etica rispetto all'impresa è
quello relativo al rapporto che si istituisce – nel campo dei valori – tra l'impresa
come organizzazione e l'oggetto che ne definisce e ne precostituisce i cosiddetti dilemmi
morali.
Se si guarda invece all'impresa non come attore unitario, ma come associazione di
persone morali, ebbene, i dilemmi etici promanano dal rapporto che si instaura tra la
persona e l'organizzazione, ossia dal rapporto che ciascuna persona instaura con le
altre nei sistemi di ruoli, di potere, di autorità e in merito agli obiettivi che, di volta in
volta, nel conflitto e nella cooperazione, vengono perseguiti.
Ciò induce alla consapevolezza dell'esistenza di due paradigmi conciliabili spesso
solo nella pratica e non sempre nella sfera dei valori: l'obbedienza ai valori dell'azionista
come accettazione; la ricerca di una autodefinizione di un sistema di responsabilità
sociali plurime e multifattoriali come impegno continuamente da ricercarsi. Quanto più la
conciliazione sopra detta è problematica, tanto più può prodursi negli attori
dell'impresa un disagio morale, che può giungere a non trovare in essa dei valori
condivisi. Nasce allora la cosiddetta «anomia morale» del soggetto, ossia l'assenza –
nel rapporto con il sistema organizzativo – di qualsivoglia identificazione etica.
Tanto più forte, invece, è l'interiorizzazione della missione indicata dal vertice di-
Una economia solidale non è solo possibile, bensì in una certa misura necessaria
…La solidarietà però non una delle assunzioni di base della teoria economica
predominante, anzi i suoi opposti lo sono.
Parlare di economia solidale dunque vuol dire muovere in modo significativo da
presupposti diversi, altri, da quelli della teorizzazione economica prevalente, in
particolare dall’approccio detto della “scelta razionale”.
I Termini:
SHAREHOLDERS: portatori (proprietari) di parti dell’impresa – azionisti
STAKEHOLDERS: portatori di interessi, una vasta categoria di persone o enti come
ad esempio i dipendenti, i consumatori, gli utenti, le istituzioni sociali (vedere
l’impresa come potenziale di occupazionalità per i lavoratori), i consumatori nei
confronti delle politiche aziendali di impresa e molto altro.
Corporate Social Responsibility per noi vuol dire ciò che le aziende possono fare,
non ciò che devono fare. Si tratta di un’opportunità, non di un obbligo o di una
nuova norma. In altre parole, prestare più attenzione ad alcuni aspetti sociali e
ambientali nelle operazioni che l’impresa compie può dare valore aggiunto
all’azienda stessa.
L’evoluzione
Nel 2005 780 imprese interessate e 640 che ricevevano assistenza diretta.
Nel 2006 sono stati raggiunti 2370 utenti di cui 2240 destinatari di servizi per CSRLa
CSR si muove dal basso ed è un’esigenza che si avverte maggiormente laddove
esiste una radicata tradizione solidaristica.
La vocazione solidaristica viene premiata con uno sconto sui premi dovuti all’Inail.
Oltre che attraverso contatti diretti presso le CCIAA, c’è un’azione anche tramite
la rete con 115.000 contatti nel 2006.
Più in dettaglio:
La prima fase – informale – È la fase dell’approccio molte volte non cosciente, pur
essendoci azioni sia nei confronti dei lavoratori (benefit, prestiti agevolati) o azioni
nei confronti della comunità
La seconda fase – Corrente – Le imprese provvedono alle certificazioni ambientali
e di sicurezza e nei confronti del lavoratori. Il vantaggio è di costringere il
management a porre attenzione a tutte le politiche in atto con gli stakeholders.
Da qui possono emergere i cambiamenti da attuare: creazione di una chiara
mission e strategy, di proporre una governance in linea con le attese di
trasparenza ed efficacia, di attuare una politica ambientale. Si stabilisce un
codice etico e si dotano di un bilancio sociale di sostenibilità.
Esempi positivi
Vodafone
Organizzazione degli SMS solidali a costo zero
Riciclo di telefonini usati
Telefonini per non vedenti con software dedicati per navigare nei menù
Ras e Allianz
Promozione di una fondazione a favore dei minori (Umana Mente: disabilità
congenita intellettuale e disagio minorile)
Esempi negativi
Philips Morris
Ha avviato una campagna che invitava i giovani a non fumare, ma nel
contempo promuoveva il fumo per gli adulti. È un caso di ipocrisia che il mercato
ha penalizzato
Mattel
In più riprese (anche 2007) ha violato i concetti etici e di sicurezza nella sua
produzione in Cina sfruttando prima il lavoro minorile e poi utilizzando prodotti non
confacenti alla salute (suicidio del responsabile di produzione cinese).Ha operato,
dopo il primo caso alzando l’età dei lavoratori da 16 a 18 anni e nel secondo caso
ritirando dal mercato tutti i prodotti non conformi.
Disney
Anche questa ha prodotto giocattoli con materiali pericolosi.
Coca Cola
A seguito dell’assassinio di alcuni sindacalisti di una sua fabbrica di
imbottigliamento in Colombia, ha rifiutato la presenza di una commissione di
controllo. Come conseguenza la New York University e molte altre hanno
boicottato la Coca Cola impedendo la distribuzione delle sue bibite nei campus
universitari.
Le certificazioni
La Cina è un paese che offre molte opportunità vantaggiose ma molte sono state
le denuncie relative alle condizioni di lavoro , economiche e di sicurezza.
Qualche cosa sta cambiando anche dopo il suicidio di cui sopra;
il governo cinese ha una propria autorità per conformare le condizioni di lavoro
agli standard europei.
Pur non avendo sottoscritto il Protocollo di Kioto, la Cina si sta muovendo verso
modalità di governo orientate allo sviluppo sostenibile. Le imprese cinesi, con
l’apertura ai capitali stranieri, sentiranno sempre di più l’urgenza di una
governance e di un controllo che tengano conto dei rischi e dei criteri applicati ai
mercati più selettivi in modo di riconoscere maggiore affidabilità alle
organizzazioni capaci di conciliare redditività e rispetto degli stakeholders e
dell’ambiente.
IL BILANCIO DI SOSTENIBILITÀ
La visione sociale di una impresa, cioè della struttura di business, viene anche
estesa anche alle associazioni di ogni tipo specialmente quelle di “Service” quali i
Lions, i Rotary, Round Table, ALUT, Club 41, Junior Chamber, ….
In questo caso non prevale l’aspetto economico, che comunque non è estraneo,
ma soprattutto l’impegno personale dei soci.
ESEMPIO
SERVICE n°_______
Titolo del Service: ___________________________________________
Breve descrizione: ___________________________________________
___________________________________________
Destinatario del Service (Ente, Associazione o altro)
___________________________________________________________
Stima del numero di persone beneficiarie n° ________
Costo totale sostenuto o previsto € ________
Sponsor coinvolti in questo Services:
a - _________________________________________________________
b - _________________________________________________________
c - _________________________________________________________
Importo avuto da Sponsor € ____________
Importo messo dal Club € ____________
Numero Soci coinvolti n° ____________
Numero indicativo di ore/uomo dedicate n° ____________