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Comune di Roma
Parco Regionale di
Veio
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Parco Regionale
di Veio
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Prefazioni
Prefazioni
Questa pubblicazione, dedicata al Parco Regionale di Veio, accompagna l’edizione di una serie di guide ai servizi
dedicate alle aree protette nei pressi della città di Roma.
Si tratta di un Parco importante non solo per la sua estensione ma soprattutto perché è un parco periubano, che si estende
per buona parte nella città di Roma, preservando le suggestioni dei paesaggi dell’Agro Veientano, e offrendo ai cittadini
e ai turisti una nuova dimensione della fruizione e del tempo libero.
Questa iniziativa editoriale è importante poiché va a completare la già ricca “Collana di guide ai servizi dei Parchi del
Lazio”, voluta dall’Assessorato all’Ambiente e Cooperazione tra i Popoli della Regione Lazio.
La pubblicazione è finanziata con i fondi dell’Accordo di Programma Quadro “Aree sensibili: parchi e riserve” e si
inserisce all’interno di una strategia di promozione del turismo sostenibile e delle aree naturali protette regionali.
Queste guide ai servizi intendono promuovere la conoscenza dello straordinario patrimonio costituito dai Parchi e dalle
Riserve della Regione illustrandone i valori naturalistici e storico-culturali presenti, offrendo una chiave per una
fruizione “leggera” del territorio. Il lettore troverà spunti utili per orientarsi nella molteplicità di servizi esistenti: dalla
ricettività (agriturismi, bed&breakfast, alberghi) alla ristorazione, dalle possibilità di fare sport all’interno delle aree
protette ai prodotti tipici, dai servizi di educazione ambientale offerti dalle fattorie educative, alle aree sosta, alla rete
di sentieri natura.
Attraverso queste pubblicazioni si possono osservare in maniera completa ed esaustiva le opportunità esistenti, che per
molti assumeranno il sapore della scoperta di un’inaspettata ricchezza a pochi passi da casa, ai confini tra città e
campagna.
Filiberto Zaratti
Assessore Regionale Ambiente e Cooperazione tra i Popoli
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La guida dei servizi del Parco di Veio si inserisce all’interno della pubblicazione delle “guide dei servizi” delle aree
naturali protette della Regione Lazio che insistono nel territorio del Comune di Roma; un progetto voluto e coordinato
dall’Assessorato all’Ambiente ed alla Cooperazione dei Popoli della Regione Lazio per incentivare e facilitare la visita
alle aree protette e promuovere lo sviluppo di un turismo sostenibile.
La guida è un viaggio alla scoperta del territorio del Parco che si caratterizza per il ricco patrimonio di valori
paesaggistici, naturali e storico-archeologici, e rappresenta un utile strumento per i visitatori: turisti, abitanti e studenti.
L’area Protetta viene presentata negli aspetti istituzionali ed attraverso la descrizione delle peculiarità; l’illustrazione
della geo-morfologia del territorio, delle flora e della fauna dà modo di individuare la varietà degli ecosistemi presenti.
Particolare rilievo, tra gli ambienti di pregio, viene dato alla presenza del sito d’interesse Comunitario delle Valli del
Sorbo che costituisce patrimonio dell’ Unione Europea. Gli spazi dedicati alle attività tradizionali, all’esposizione
dell’escursus storico e alla illustrazione delle ricchezze storico-artistiche, approfondiscono il legame creatosi in questo
contesto tra l’uomo e il suo ambiente.
La guida fornisce informazioni pratiche sui servizi presenti nel territorio del Parco: dall’accoglienza e ristorazione negli
alberghi, agriturismi, B&B e ristoranti, alle strutture ed attività sportive. Particolare rilievo è dato alle tipicità
enogastronomiche ed agli operatori e servizi certificati con il marchio di “sostenibilità ambientale” del Parco.
L’attenzione alle tradizioni locali si ritrova ancora nel ricco calendario degli eventi e delle manifestazioni che animano
i nove Comuni del Parco.
Attraverso il percorso conoscitivo della guida il Parco si propone di avvicinare i suoi abitanti al territorio, alle proprie
radici ed alla comune identità da recuperare e consolidare, e consentire una fruizione turistica ampia e diversificata
incentivando un turismo responsabile.
Fernando Petrivelli
Presidente del Parco di Veio
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Indice
Indice
• Inquadramento geografico 9
• Geologia 11
• Idrogeologia 13
• Flora e vegetazione 15
• Agricoltura e allevamento 21
• Fauna 23
• Valli del Sorbo un sito d’importanza europea 29
• Storia 31
• Come si arriva al Parco 37
• Informarsi sul Parco 38
• Educazione e fruizione 39
• Attività di vigilanza 42
• Biblioteche, Centri di Documentazione, Musei 43
• Testimonianze storiche e archeologiche 47
• Sentieri e Percorsi 71
• Cosa fare nel Parco 79
• Numeri Utili 92
Bibliografia 94
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InquadRamento geogRafIco
Inquadramento geogra-
I l Parco Naturale Regionale di Veio, con i suoi 14.984 ettari, è il quarto parco per estensione del Lazio ed
è stato istituito alla fine degli Anni ’90 (legge regionale n. 29 del 1997). Si estende a nord di Roma tra la
via Flaminia e la via Cassia e comprende il cosiddetto Agro Veientano, in un territorio dove le componenti
naturalistiche e storico-culturali si fondono in un paesaggio di particolare valore. Nel Parco sono presenti
nove Comuni: Campagnano di Roma, Castelnuovo di Porto, Formello, Magliano Romano, Mazzano
Romano, Morlupo, Riano, Sacrofano ed il XX Municipio del Comune di Roma; quest’ultimo con una super-
ficie di 7.000 ettari ricopre quasi la metà dell’area protetta.
Il Parco si inserisce nel settore nord della capitale andando a lambire il confine della Riserva Naturale
dell’Insugherata, una delle 14 aree protette gestite dall’Ente Regionale RomaNatura. A ovest confina con il
Parco Naturale di Bracciano – Martignano e a nord con il Parco Naturale della Valle del Treja. Questa cin-
tura verde intorno a Roma produce un effetto mitigante sul clima e garantisce una continuità dell’ambiente
naturale, a tutela della biodiversità. Il Parco di Veio, pur avendo subito in passato processi di urbanizzazio-
ne, risulta nel complesso ancora integro ed ha quindi conservato un elevato valore paesaggistico. Al suo
interno 1.200 ettari di terreno, comprendenti boschi e pascoli, sono destinati ad uso civico: un istituto di ori-
gine medievale che ha consentito di mantenere pubblica la proprietà di alcune aree utilizzate dalle comunità
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geologIa
Geologia
l paesaggio collinare del Parco di Veio, così come ci appare oggi, è stato modellato più di 600.000
I anni fa dall’attività del complesso vulcanico sabatino che ha terminato la sua attività solo 40.000
anni fa. La quantità di prodotti emessa da un sistema complesso di coni vulcanici, fu così elevata che
colmò la valle dell’antico Tevere, spostandone il corso a est del Monte Soratte.
L’attività eruttiva nel territorio del Parco cominciò contemporaneamente ad altre zone del Lazio oggi
identificabili con i laghi di Bolsena, Vico, e con i Colli Albani e produsse enormi quantità di un mate-
riale particolarmente facile da lavorare, ma comunque molto resistente: il tufo. Utilizzato per l’edilizia
già dai tempi degli Etruschi, il tufo caratterizza oggi la fisionomia dei paesi del Parco che sono costrui-
ti in tufo e che spesso si poggiano su speroni tufacei.
Le prime eruzioni si ebbero nella zona di Morlupo-Riano la cui testimonianza è rappresentata dai
depositi di tufo giallo della via Tiberina che raggiungono spessori di 50-70 metri nella zona nord-
orientale del Parco. Originatisi circa 550.000 anni fa, i depositi di tufo giallo sono ancora oggi prele-
vati sotto forma di “blocchetti” utilizzati per costruire.
Successivamente l’attività iniziò anche nella zona di Sacrofano, con la formazione di un centro erutti-
vo tra i più rilevanti, sia per la durata, che per l’enorme quantità dei prodotti emessi: il vulcano di
Cratere di Sacrofano
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Sacrofano. Questo vulcano rimase in attività per circa 150.000 anni, ma in maniera discontinua, tanto
che tra i depositi vulcanici di quel periodo, i tufi varicolori di Sacrofano e La Storta, si nota lo svilup-
po di antichi suoli coperti di vegetazione.
A quel tempo, l’attività vulcanica si diffuse ampiamente nella zona dei Monti Sabatini e nacquero
diversi centri vulcanici che diedero origine a molti edifici secondari oggi riconoscibili in Monte
Musino, Monte Solforoso e Monte Ficoreto. Queste colline non sono altro che coni di scorie, costi-
tuiti principalmente da lapilli, scorie e cenere. Le ultime importanti fasi dell’attività esplosiva del vul-
cano di Sacrofano terminarono all’incirca 330.000 anni fa, quando l’acqua presente nel sottosuolo
entrò in contatto con la camera magmatica causando violente eruzioni esplosive che produssero il tufo
di Sacrofano e distrussero la parte sommitale del vulcano; ne seguirono lo sprofondamento della cal-
dera di Sacrofano, sul cui margine sorge oggi il paese. Queste violente esplosioni diedero origine anche
a Monte Razzano, sulle cui pendici settentrionali sorge oggi il paese di Campagnano di Roma.
L’attività finale del distretto sabatino continuò soprattutto nel settore orientale dove, sempre grazie
all’interazione esplosiva tra magma ed acqua, si originarono delle concavità, che si sono successiva-
mente riempite di acqua dando origine ai laghi di Martignano, Monterosi e Baccano. La bonifica di
quest’ultimo fu voluta dalla famiglia Chigi ed è terminata in tempi moderni. Oggi nella Valle del
Baccano corre la via Cassia.
I geositi
La tormentata storia geologica del territorio del Parco, è riconoscibile in alcuni punti di particolare
interesse: i geositi. In questi punti si riconoscono formazioni rocciose caratteristiche, resti fossili,
depositi di minerali particolari o spettacolari forme di erosione. Tra i luoghi più caratteristici nel ter-
ritorio del Parco, c’è l’affioramento di fluorite nei pressi di Monte Ficoreto, vicino a Campagnano e
nel Fosso dell’Acqua Traversa a Roma. Il nome di questo minerale deriva dal latino fluire = fonde-
re, per il suo utilizzo come fondente in metallurgia, ma anche dai minatori inglesi del medioevo che
la chiamarono “fiore (flower) di minerale” per la sua bellezza. Dalla fluorite deriva poi il nome del
fluoro e del fenomeno della fluorescenza. In entrambi i luoghi, la fluorite è costituita da particelle
molto fini ed assume una colorazione biancastra in spessori variabili. Gli Antichi Greci la tagliava-
no come pietra preziosa, mentre i Romani la usavano per la costruzione di vasi multicolori Oggi
viene utilizzata prevalentemente nella produzione di acido fluoridrico e come propellente nelle con-
fezioni spray, mentre una piccola percentuale è impiegata nel campo della porcellana e del vetro.
Passeggiando nel Parco è facile osservare gli affioramenti di tufo e i depositi di lapillo. Si tratta di
una roccia originata da una violenta eruzione esplosiva, molto compatta e porosa con le caratteristi-
che di una buona pietra da costruzione: buona lavorabilità, resistenza ed aderenza con le malte. Si
ritiene che il tufo sia entrato a far parte delle costruzioni dell’antica Roma solo dopo la conquista di
Veio (396 a.C.) poiché le cave erano localizzate nel territorio di questa città: soprattutto nella Valle
Lunga e nell’area di Grotta Oscura, prossima al Tevere. Proprio lungo il Tevere i blocchi venivano
trasportati dalle cave fino a Roma. Con questo materiale, infatti, sono stati costruiti molti edifici sto-
rici di Roma come le mura repubblicane, la basilica Emilia, alcuni templi nel Foro Boario e di largo
Argentina e ponte Milvio.
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floRa e VegetazIone
Flora e vegetazione
a vegetazione del Parco di Veio è
l fortemente influenzata dalle
vicende storiche che hanno condizio-
nato l’uso del territorio nel tempo e
che hanno prodotto come risultato
un’alternanza armoniosa tra spazi
ancora naturali e spazi destinati all’uso
agricolo e abitativo. Oggi il Parco è
caratterizzato da estesi pianori coltiva-
ti o destinati all’allevamento estensivo,
generalmente interrotti dalle forre,
ovvero valli strette scavate dall’azione
erosiva dei fiumi, dove permangono i
boschi, un tempo molto più estesi.
Questi spazi ancora naturali sono
costituiti in prevalenza da bosco misto di caducifoglie ma, dove emergono affioramenti tufacei, possia-
mo trovare anche il leccio (Quercus ilex) sempreverde. Specie principe dei boschi del Parco è il cerro
(Quercus cerris): una quercia caducifoglia, con corteccia di colore bruno e foglie verde scuro, con i mar-
gini lobati. Si riconosce facilmente per il suo profilo alto ed espanso; avvicinandosi è possibile osserva-
re i suoi frutti (ghiande allungate) e, nel periodo di fioritura, le spighe pendule
giallo-verdi. I boschi si trovano principalmente nel settore settentrionale del
Parco, fra i rilievi vulcanici esterni al cratere di Sacrofano come la Macchia
di Roncigliano, ad ovest di Campagnano, Monte Musino - Monte
Broccoleto - Monte Bruciato tra Sacrofano e Formello e lungo le valli,
quali ad esempio le Valli del Sorbo.
Le specie più diffuse sono, oltre al già citato cerro, l’acero campestre (Acer
campestre), il nocciolo (Corylus avellana), il
ligustro (Ligustrum vulgare), il pungitopo
(Ruscus aculeatus) e l’edera (Hedera helix). In
funzione dell’esposizione, dell’intensità e
frequenza dei tagli boschivi e del suolo,
sono presenti altre specie arboree come
la roverella (Quercus pubescens), la farnia (Quercus
robur), l’orniello (Fraxinus ornus), il bagolaro (Celtis australis), l’acero di
Montpellier (Acer monspessulanum) che localmente possono divenire
dominanti rispetto al cerro.
Il Parco di Veio si distingue per la ricchezza e l’importanza delle spe-
cie floristiche presenti. Le specie censite sono 787 ed alcune meritano
una particolare attenzione per l’importante ruolo ecologico.
All’interno delle forre, le particolari condizioni microclimatiche consentono lo
sviluppo di specie vegetali tipiche di ambienti freschi ed umidi (mesofile), come
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Rosa canina
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I boschi
I boschi sono molto importanti perché contribuisco-
no alla mitigazione del clima, rappresentano un freno
all’azione erosiva delle piogge, ma anche offrendo
cibo e rifugio agli animali contribuiscono alla tutela
della biodiversità e portano un generale migliora-
mento del paesaggio. In virtù di questi aspetti, l’Ente
Sottobosco con ciclamini
Parco rivolge un’attenzione particolare alla loro con-
servazione, svolgendo anche attività di riforestazione dei terreni abbandonati. La vegetazione foresta-
le locale è rappresentata dai querceti e dalle cerrete. In particolare, è possibile individuare due aree
distinte: nel settore meridionale del Parco, caratterizzato da un periodo di aridità nei mesi estivi, è pre-
sente un paesaggio di macchia mediterranea di tipo collinare; nel settore settentrionale, caratterizzato
da un clima più fresco e umido prevalgono boschi misti più estesi (Macchia di Roncigliano, ad ovest
di Campagnano, M. Musino e M. Bruciato, tra Sacrofano e Formello, e le Valli del Sorbo presso
Formello).
Nella zona nord-ovest del Parco, inoltre, sono da segnalare alcuni boschi di castagno introdotti dal-
l’uomo in tempi antichi per la produzione del frutto e del legname.
A causa dell’intenso impiego agricolo-forestale del territorio, le formazioni arbustive sono rappresen-
tate per la maggior parte da siepi o da macchie, che si insediano sui versanti più ripidi e ai margini
delle aree boscate, rivestendo una particolare importanza anche dal punto di vista ecologico in quan-
to offrono cibo e riparo per numerose specie animali. Tra le specie locali, si segnala la ginestra: un
arbusto diffuso allo stato naturale anche su terreni difficili; specie pioniera, ottima colonizzatrice dei
terreni sottratti all’agricoltura, la ginestra è una pianta di notevole bellezza durante la fioritura e facil-
mente riconoscibile per il colore giallo brillante dei fiori.
Lungo i corsi d’acqua è presente la vegetazione ripariale; nello strato arboreo sono meritevoli di nota
le formazioni ad ontano nero. Nello strato arbustivo sono frequenti il sambuco e la sanguinella, men-
tre tra le erbacee si ricorda la saponaria.
l’ambiente di forra
Nelle profondità delle valli tufacee si può scoprire un mondo straordinario caratterizzato da una
grande diversità ambientale e biologica: le forre sono gli ambienti più spettacolari del Parco. Il ter-
ritorio è infatti solcato da un significativo sistema di incisioni che, scavate dal gran numero di tor-
renti e fossi che attraversano il Parco, rappresentano degli importantissimi corridoi ecologici.
Infatti, a causa della difficile accessibilità, in corrispondenza delle forre si è potuta mantenere una
copertura boschiva densa e continua, che risulta invece rarefatta in gran parte del territorio del
Parco dove sono prevalse le attività agro-pastorali. Le particolari condizioni microclimatiche che si
instaurano all’interno delle forre (elevato ombreggiamento, variazioni di temperatura ed umidità
poco accentuate, ristagno di nebbie, assenza di vento, inversione termica) fanno sì che queste diven-
tino siti di rifugio per le specie cosiddette “microterme”, legate cioè ad ambienti a clima freddo tipi-
ci di quote altimetriche superiori. Tra le specie più significative si ricordano l’agrifoglio (Ilex aquifo-
lium) e l’Acero opalo (Acer obtusatum), tipiche dei boschi di faggio.
L’ambiente delle forre fornisce inoltre le condizioni ottimali per lo sviluppo e la presenza di felci,
di cui il Parco può vantare un numero notevole, che raggiunge le 16 entità tra cui alcune di partico-
lare rarità. Tra le specie di maggior interesse si ricordano Athyrium filix-femina Dryopteris filix-mas,
Polystichum setiferum e Polystichum aculeatum.
Molte felci avevano una distribuzione più estesa nel periodo Terziario (da 65 a 2 milioni di anni fa)
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ed attualmente hanno potuto trovare rifugio solo nelle forre ad elevata umidità e vengono pertanto
definite specie relitte; è questo il caso di una formazione sempreverde non mediterranea rappresenta-
ta da una foresta temperata umida (la Laurisilva) di cui attualmente nell’area veientana si rinvengono
alcuni elementi, quali l’alloro (Laurus nobilis), il bosso (Buxus sempervirens), la Dafne laurella (Daphne lau-
reola) e l’Erba di S. Giovanni arbustiva (Hypericum androsaemum).
Anche per la fauna le forre rappresentano un ambiente di particolare importanza, in quanto sono dei
veri e propri corridoi biologici che favoriscono gli spostamenti e la diffusione delle specie, creando
elementi di connessione tra aree differenti. Esse costituiscono inoltre un rifugio ed un riparo per
diversi gruppi faunistici e per la loro inaccessibilità forniscono protezione alle specie più sensibili; tra
queste si ricorda la Salamandrina dagli occhiali (Salamandrina terdigitata), un anfibio particolarmente
importante, protetto anche dalle direttive della Comunità Europea, e di cui recentemente è stato rin-
venuto nel Parco un importante sito riproduttivo.
L’ambiente delle forre per sua composizione favorisce quelle comunità biologiche che non sono adat-
te a vivere negli ambienti aperti e più esposti. Tutto ciò si tramuta in un elevato fattore di rischio
ambientale poiché l’inaccessibilità dei luoghi fa si che in caso di incendi sia difficile intervenire per sal-
vare l’ambiente.
Le forre più interessanti si trovano nell’area nord del Parco lungo il fosso della Torraccia e lungo il
fiume Crèmera. In queste zone, nonostante la maggiore distanza dai centri abitati, la captazione da
parte di pozzi artesiani si traduce talvolta una eccessiva diminuzione della portata dei fiumi che,
soprattutto in estate, può portare a momenti di secca.
Fosso della Citerna – Castelnuovo di Porto
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I pascoli
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agRIcoltuRa e alleVamento
Agricoltura e alleva-
I l territorio del Parco è fortemente modificato dall’azione dell’uomo che, nel corso dei millenni, ha desti-
na- to i terreni pianeggianti all’agricoltura e all’allevamento. Si tratta di un paesaggio agrario le cui origini
risalgono all’antichità: il pascolo, la produzione del grano del vino e dell’olio, la gestione dei boschi, sono lega-
ti ad ordinamenti quasi millenari. Le vicende storiche hanno portato ad un territorio organizzato con un’am-
pia maglia aziendale, basata sulla grande proprietà privata e sulla presenza di estese proprietà collettive. Infatti,
circa 1.200 ettari di ter-
ritorio che si estendo-
no come una fascia
nella zona centrale del
Parco, sono destinati
ad uso civico, tutti
boschi o pascoli. Que-
sto antico retaggio
medievale è nato dalla
necessità dei Signori
locali di sfamare la
popolazione, attraver-
so la cessione alla co-
munità di aree esterne
al centro abitato dove
poter raccogliere il
legnatico e i frutti del
bosco. Questi usi han-
no perpetuato la pro-
prietà pubblica nel
tempo di alcune aree,
molto belle ed importantissime dal punto di vista ecologico. Sebbene questi territori siano governati dalle
Università Agrarie di vari Comuni, rappresentano comunque per il Parco un presidio importante per l’integri-
tà del territorio e per il mantenimento degli originari valori del paesaggio.
I pascoli rappresentano senza dubbio uno degli aspetti prevalenti all’interno del Parco e costituiscono un’im-
portante risorsa sia dal punto di vista produttivo che paesaggistico.
Le produzioni zootecniche sono riconducibili principalmente ad allevamenti di bovini da carne allevati allo
stato brado. Proprio l’impiego di questo metodo di allevamento garantisce una elevata qualità delle carni pro-
dotte. Tra le specie bovine allevate è importante ricordare la razza maremmana, tipica della zona, che produ-
ce carni di qualità elevata e di ottimo sapore.
Molto diffuso, come nel resto della Campagna Romana è l’allevamento della pecora da latte. La contamina-
zione storica con gli allevamenti che con la transumanza venivano periodicamente trasportati dalla Sardegna
attraverso il Parco per raggiungere l’Appennino, ha fatto si che oggi non si possa riconoscere una varietà tipi-
ca locale. Molto frequente è la pecora sarda ibridata in alcune zone con la comisana. Nel complesso però la
produzione di formaggi ovini è importante, con prodotti interessanti per il buon sapore e l’ottima qualità.
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la vacca maremmana
Allevata già dagli Etruschi, è una razza di antichissima origine, incrociata successivamente con i bovi-
ni a grandi corna provenienti dalla steppa e giunti in Italia con le invasioni barbariche. Questo bovi-
no che vive in grandi mandrie, ha dominato per secoli la zona della Maremma, occupando il territo-
rio compreso tra Pisa e Roma e tra il litorale e le zone pre-appenniniche.
La Maremma, salubre e fertile al tempo degli Etruschi e dei Romani grazie ad un complesso sistema
di canalizzazione per il drenaggio delle acque, con le prime invasioni barbariche divenne un luogo
paludoso e malsano e tale restò fino alla fine del 1700. In questo periodo prese avvio l’opera di boni-
fica che si è conclusa nel secolo appena trascorso.
Queste condizioni hanno dunque contribuito alla creazione di una razza dal manto biancastro e dalle
belle corna a lira, che risulta estremamente rustica e frugale, resistente alle malattie ed al clima poco
clemente, e che mal sopporta la stabulazione; la Maremmana vive bene solo allo stato brado e neces-
sita quindi di ampi spazi.
Nel corso del XX secolo, la razza ha attraversato momenti di grave crisi che l’hanno portata ad esse-
re incrociata, sulla linea femminile, con le più prestigiose razze da carne nazionali (Chianina) ed este-
re (Charolaise e Limousine). I vitelli ottenuti da questi incroci, pur mantenendo l’eccezionale robu-
stezza, la rusticità e le capacità di adattamento all’allevamento brado della Maremmana, sono caratte-
rizzati da rese al macello ed in tagli commerciali simili a quelli delle razze paterne. Proprio questa pra-
tica dell’incrocio ha, però, fatto sì che, con l’andare del tempo, la razza pura andasse incontro ad una
tale rarefazione da dover essere annoverata dalla Comunità Europea (Regolamento Comunitario
2078/92) tra quelle minacciate di estinzione. Attualmente la razza è diffusa in Toscana, nel Lazio, in
Emilia Romagna, nelle Marche ed in Puglia.
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fauna
Fauna
nche se nel Parco gli ambienti naturali (aree boscate, forre, cespuglieti)
a e seminaturali (pascoli) sono spesso interrotti da aree densamente abitate,
il patrimonio faunistico può annoverare ancora una fauna ricca e diversificata,
con specie importanti per la conservazione.
Tra i mammiferi predatori, faine (Martes foina) e donnole (Mustela nivalis) sono relativa-
mente comuni. Lungo le rive dei fiumi e dei fossi si osservano spesso tracce della puz-
zola (Mustela putorius), e del tasso (Meles meles), un plantigrado onnivoro delle dimensio-
ni di un cane di taglia media, riconoscibile grazie all’inconfondibile colorazione del capo a strisce
bianche e nere. Questa specie, generalmente legata alle aree boscate di latifoglie, vive anche negli ambienti
agricoli che nel Parco sono ampiamente diffusi. Sempre vicino ai fossi e soprattutto nella zona più vicino a
Roma, non è difficile osservare le nutrie (Myocastor corpus), importate dal Sud America negli anni ’70 per pro-
durre pellicce (castorino).
Un carnivoro che trova un ambiente favorevole negli ecosistemi agricoli tradizionali è la volpe (Vulpes vulpes),
mentre tra gli ungulati, oltre al cinghiale (Sus scrofa) ampiamente distribuito nel territorio, è presente nel setto-
re settentrionale del Parco un piccolo gruppo di daini (Dama dama): un cervide tipico di ambiente mediterra-
neo, ma che ben si adatta agli ambienti di prateria aperta e radure. Di notte non è difficile incontrare la lepre
europea (Lepus europeus), mentre si aggira nei prati pascolo.
Tra gli insettivori si ricorda la presenza del riccio (Erinaceus europaeus) e della talpa (Talpa romana), mentre i
Roditori sono rappresentati dall’istrice (Hystrix cristata), riconoscibile per i lunghi aculei striati, dal moscardi-
no (Muscardinus avellanarius): un
tipico abitante delle siepi e
delle zone ai margini del
bosco, e da diverse specie di
arvicole.
Tra gli uccelli si annoverano
diverse specie stanziali e
migratorie. Fino ad oggi è
stata rilevata la presenza di 18
specie nidificanti a priorità di
conservazione secondo le
direttive della Comunità
Europea, tra le quali si ricorda-
no il falco pecchiaiolo (Pernis
apivorus), probabilmente nidifi-
cante nella zona settentrionale
del Parco, il coloratissimo
gruccione (Merops apiaster) che
scava la sua tana in pareti o
terreni friabili come quelle
prossime al Tevere, il picchio
Volpe
verde (Picus viridis) che vive diffusamente
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Il riccio
Simbolo del Parco di Veio, il riccio (Erinaceus europeus) è un nei boschi di querce, l’averla Rana italica
piccola
animale terricolo di piccole dimensioni (20-30 cm) che abita (Lanius collurio) e l’averla capirossa
boschi e campi coltivati. E’ facilmente riconoscibile per la
(Lanius senator), legata a zone pascola-
fitta copertura di aculei (2-3 cm) di colore bruno scuro, che
te con cespugli sparsi.
ha funzioni di difesa contro i predatori (volpi, cani, cinghia-
li ed alcuni uccelli rapaci). Proprio per proteggersi, infatti, Di interesse sono le diverse specie di
possiede particolari muscoli dorsali che gli permettono di rapaci diurni come il nibbio bruno
appallottolarsi e di rizzare gli aculei in caso di pericolo. (Milvus migrans) ed il falco pellegrino
E’ un animale notturno, schivo e solitario, dai movimenti (Falco peregrinus), mentre al crepuscolo
lenti, che costruisce il suo nido sotto arbusti e cespugli, tra- il Parco diventa il territorio di caccia di
scorre il giorno dormendo, rapaci notturni come la civetta, il bar-
restando nascosto sotto bagianni, l’assiolo, il gufo comune e
rami secchi e foglie. Come l’allocco.
gran parte dei mammiferi si Ancora, particolarmente numerosi
sveglia al crepuscolo per
sono i rettili: presenti il biacco
andare in cerca delle sue
(Hierophis viridiflavus), la vipera (Vi-pera
prede preferite: gli insetti ed
altri invertebrati, oltre a aspis), il saettone (Zamenis longissimus) e
frutta, ortaggi e funghi. E’ la testuggine di Hermann (Testudo her-
l’unico insettivoro italiano manni).
che va in letargo, da ottobre Nelle zone umide abitano, infine, alcu-
a marzo, per risvegliarsi in ni anfibi come la rana appenninica
primavera. Nonostante la sua importanza come fattore di (Rana italica), la rana verde (Rana ber-
controllo delle popolazioni di invertebrati dannose all’agri- geri – kl hispanica), il rospo comune
coltura, per le sue abitudini notturne spesso è soggetto ad (Bufo bufo) e il rospo smeraldino (Bufo
essere investito da parte delle autovetture. viridis) ed una specie di particolare
Il riccio, intensamente cacciato in passato, attualmente è una
interesse conservazionistico: la
specie protetta così come previsto dalla Convenzione di
Salamandrina dagli occhiali (Sala-man-
Berna (L. 5/8/1981, n.503). Nel Parco è possibile incontrar-
lo tra i cespuglieti e le siepi che delimitano gli spazi rurali. drina perspicillata).
Veio
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Nel Parco di Veio vive un anfibio particolarmente interessante e colorato: la salamandrina dagli
occhiali (Salamandrina perspicillata). Si tratta di un anfibio con la coda (urodelo), lungo circa 10 cm, che
vive nell’area settore occidentale dell’Italia.
La colorazione mimetica del dorso ne rende particolarmente difficile l’osservazione; le parti inferiori
presentano, invece, colori vivaci caratterizzati da fondo biancastro con macchie irregolari nere sulla
gola e sul ventre e da un rosso brillante sotto le zampe e la coda. Sulla testa, tra gli occhi, è presente
una macchia bruna più o meno triangolare, da cui deriva il nome di salamandrina dagli occhiali. La
colorazione così contrastante varia da individuo a individuo e ha la funzione di terrorizzare i possibi-
li predatori. Quando gli animali percepiscono il pericolo, si voltano supini per mostrare la parte più
colorata, fingendosi morti, oppure assumono atteggiamenti aggressivi alzando la coda sottile per
mostrare il rosso brillante del sottocoda.
Poiché non sopporta il caldo, d’estate si infossa in luoghi freschi cadendo in un letargo estivo (estiva-
zione), per riprendere l’attività all’inizio dell’autunno.
Il suo ambiente di elezione è rappresentato dai boschi di latifoglie, ove si riproduce utilizzando soprat-
tutto ruscelli limpidi e privi di pesci, dove le uova deposte vengono attaccate sotto ai sassi sommersi,
o sotto le foglie cadute.
Nel Parco sono stati individuati dei siti di riproduzione importanti negli ambienti di forra, in prossi-
mità di pozze ombrose e tranquille con acque relativamente limpide.
La salamandrina, oggetto di particolari attenzioni da parte del Parco, è tutelata anche a livello comu-
nitario dalla Direttiva “Habitat” 92/43/CEE ed è inserita nelle categorie IUCN (International Union for
Conservation of Nature) come specie minacciata. I principali fattori di minaccia per la specie sono rap-
presentati dall’alterazione dell’ambiente, dalla riduzione della portata delle sorgenti, dall’inquinamen-
to delle acque e dalla raccolta indiscriminata degli esemplari.
Veio
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la testuggine
Tra i rettili presenti nel Parco una menzione particolare merita la testuggine di Hermann, particolarmen-
te protetta dalla Comunità Europea, diffusa nella nostra penisola lungo la costa tirrenica e nelle isole.
Questa specie con abitudini terricole è facilmente riconoscibile per la corazza a placche colorate. La lun-
ghezza massima è di 30 cm. comprensiva di 6 cm. spettanti alla coda, mentre il peso può raggiungere
anche i 2 kg.
Si tratta di una specie diurna, vegetariana e molto longeva che in cattività può superare facilmente il seco-
lo di vita. In genere è attiva da marzo ad ottobre, ma si osserva con più facilità nei periodi di aprile-mag-
gio. Il letargo invernale è
legato alla temperatura
ambientale e di regola
inizia alla metà dell’au-
tunno.
La specie, legata alle aree
con presenza di arbusteti
e prati, un tempo era
comune in tutta l’area
veientana e, pertanto,
frequentemente ‘usata’
come animale da giardi-
no. Purtroppo, attual-
mente, appare rarissima e
in serio pericolo di estin-
zione, in quanto a segui-
to della riduzione del-
l’ambiente, risulta ormai
limitata a piccole e fram-
mentate popolazioni che
vivono sui pendii coperti dalla macchia mediterranea rimasti tra le ampie aree coltivate nell’area di Isola
Farnese. Oltre alla frammentazione delle popolazioni, che ha determinato una seria difficoltà d’incontro
tra i maschi e le femmine, un serio fattore di minaccia è rappresentato dagli incendi che causano la morte
di questa specie nota per la sua lentezza.
Ricerche finanziate dal Parco e realizzate in collaborazione con l’Università degli Studi Roma Tre, hanno
evidenziato che le piccole macchie, gli arbusteti e i frammenti boschivi presenti in particolare nell’area di
Isola Farnese, insieme alle zone ruderali dell’antico abitato di Veio, sono aree di notevole interesse dal
punto di vista erpetologico, dal momento che oltre alle ultime popolazioni di Testudo hermanni, ancora
ospitano composite popolazioni di rettili (biacchi, vipere, saettoni, bisce dal collare e diverse specie di
lucertole).
Veio
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l’avifauna
Nonostante ampie porzioni del Parco di Veio siano
fortemente abitate dall’uomo, gli uccelli presenti In corrispondenza dei
sono abbondanti rispetto ad altre zone del Lazio pascoli e delle zone agrico-
meno densamente popolate. Ciò grazie all’alternarsi le è possibile osserva-
di ambienti diversi, che consentono di ospitare una re numerosi passeri-
comunità nidificante abbastanza ricca, costituita da fomi come la cap-
circa 55 specie con esigenze ecologiche diverse. pellaccia (Galerida cri-
Nelle zone boscate non è difficile osservare le tane stata), il pigliamo-
dei picchi ed è possibile osservare il torcicollo (Jynx sche (Muscicapa
torquilla), il picchio verde (Picus viridis) ed il picchio striata), l'allodola
rosso maggiore (Dendrocopos major). (Alauda arvensis),
Specie tipicamente legate agli ambienti umidi, costi- lo strillozzo (Milia-
tuiti nella zona di Veio da fossi e corsi d’acqua (fosso ria calandra) e le aver-
della Valchetta - Crèmera, fosso della Torraccia) sono le piccola e capirossa. Altre specie presenti, di mag-
invece l’usignolo di fiume (Cettia cetti) che allieta con giori dimensioni, sono inoltre la pavoncella (Vanellus
il suo canto le notti estive del Parco, la ballerina gial- vanellus), il fagiano comune (Phasianus colchicus) e la
la (Motacilla cinerea), la gallinella d’acqua (Gallinula chlo- quaglia (Coturnix coturnix).
ropus) e l’airone cenerino che non nidifica nel Parco Questi ambienti, ampiamente diffusi nel Parco ed in
ma è osservabile tutto l’anno nelle particolare nei pianori erbosi tra Sacrofano e
Valli del Sorbo. Castelnuovo di Porto (Pian di Lalla, Le Rocchette) o
Gruccione
Veio
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Veio
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Veio
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tativo nel periodo primaverile e autunnale, in conco- bruno (Milvus migrans). Particolarmente importante è
mitanza con i picchi di piovosità. Durante il periodo la Melanargia arge, una farfalla tipica dell’Italia meri-
tardo-primaverile ed estivo il manto erboso diviene dionale, particolarmente minacciata ed in via di dimi-
secco, ed in parte viene sostituito dai cardi ed altre nuzione per cause naturali e ad opera dell’uomo.
specie poco appetite dagli erbivori. Altre specie di rilievo sono tra i mammiferi, l’istrice
Per la fauna va ricordato il serpente non velenoso (Hystrix cristata), la martora (Martes martes), il moscar-
cervone (Elaphe quatuorlineata), specie che si incontra dino (Muscardinus avellanarius), la puzzola (Mustela
lungo i bordi dei boschi, nelle brughiere e nei pendii putorius), tra i serpenti il colubro dei riccioli (Coronella
rocciosi, di preferenza in luoghi ombreggiati e che girondica), il colubro di Esculapio (Elaphe longissima), la
ama gli ambienti caldi e piuttosto umidi e la salaman- biscia tassellata (Natrix tessellata) e la rana appennini-
drina dagli occhiali (Salamandrina terdigitata). Nelle ca (Rana italica); per la flora la Digitale appenninica
acque del Crèmera abita il ghiozzo etrusco (Padogobius (Digitalis micrantha).
nigricans): un piccolo pesce un tempo comune e
abbondante nei corsi d'acqua dell'Italia centrale e ora
in progressiva diminuzione a causa dell'inquinamen-
to e del degrado ambientale. Tra gli uccelli si posso-
no avvistare l’averla piccola (Lanius collirio) e il nibbio
Veio
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stoRIa
Storia
Il territorio del Parco può vantare una storia antica, risultato del susseguirsi di popolazioni diverse (etruschi, fali-
sci, romani) e dell’istaurarsi di variegati modelli insediativi: dai villaggi di capanne preistorici, ai borghi fortificati
medievali, alle ville romane e rinascimentali, sino ai casali agricoli dell’ultimo secolo.
la conquista romana
opo la conquista di Veio la maggior parte nel 395 a.C., i Falisci nel 394 a.C. ed i loro territori
d della popolazione scampata al massacro fu furono colonizzati. Con Giulio Cesare una porzione
ridotta in schiavitù, mentre il territorio fu frazionato del territorio di Veio fu assegnata ai veterani di guer-
e concesso ai cittadini romani. Anche le popolazioni ra, mentre Augusto nel 27 d.C. la elevò al rango di
alleate di Veio capitolarono rapidamente: i Capenati Municipio al fine di rivitalizzare il centro abitato ed
Veio
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Il medioevo
ell’VIII sec. d.C., a seguito dello spopolamen- medievali che furono all’origine dei Comuni e che
n to delle campagne prodotto con la fine videro protagoniste le casate degli Orsini e dei
Colonna, in costante conflitto. Nelle campagne abi-
dell’Impero Romano e le invasioni barbariche, nel-
l’agro romano vennero fondate le domuscultae: villag- tava la popolazione rurale che viveva delle risorse
gi agricoli amministrati direttamente dalla chiesa con della terra, come testimoniano le numerose mole ali-
lo scopo di rivitalizzare il territorio. Papa Adriano I mentate ad acqua diffuse nel territorio (mola di
si fece promotore dell’istituzione della Domusculta Magliano, mola Li Monti a Campagnano, mola di
Capracorum che aveva un centro amministrativo Formello, mola Paradisi, mola di Sopra e mola di
pochi chilometri a nord-est di Veio, dove sono stati Sotto a Castelnuovo di Porto. In caso di pericolo, i
trovati i ruderi della chiesa dedicata a S. Cornelio. Ma contadini si rifugiavano nei borghi fortificati chie-
questi villaggi ebbero vita breve e già dopo l’anno dendo la protezione dei signori locali. Il territorio,
1000 decaddero, sostituiti nei secoli seguenti da un infatti, era spesso insidiato dalla presenza dei brigan-
sistema fortificato di castelli e torri di vedetta creato ti che imperversarono nella campagna romana fino
dalle famiglie baronali che si contendevano il con- all’età moderna. Note sono le gesta leggendarie di
trollo del territorio. Sorsero in quest’epoca il castel- alcuni celebri briganti come Francesco Piccolomini
lo della Valchetta, il castello della Crescenza, la torre e Francesco Marocco soprannominato Tartaglia.
delle Cornacchie, la torre del Bosco, la torre Vergata, Il medioevo fu anche un periodo di forte spiritualità
la torre di Pietra Pertusa. Nacquero quindi i borghi di cui troviamo memoria nel territorio del Parco.
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Lungo l’antica via Cassia passava infatti la via presso La Storta). Nelle Valli del Sorbo, invece, l’an-
Francigena un itinerario di pellegrinaggio che attra- tico castello fu trasformato in santuario di pellegri-
versava l’Europa per giungere a Roma dove i pelle-
naggio dedicato al culto della “Madonna del Sorbo”
grini ottenevano l’indulgenza plenaria: gli antichi iti-
nerari ricordano le soste di Bacane (Baccano), e di a seguito di un’apparizione miracolosa.
Johannis IX (forse presso il Borgo di Isola Farnese o
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Veio
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In treno
Da Roma il Parco è raggiungibile utilizzando la linea ferroviaria Roma - Viterbo, che parte da Piazzale
Flaminio; le stazioni utili lungo la via Flaminia sono diverse: alcune comprese nel territorio del XX
Municipio, altre nei Comuni di Sacrofano, Riano, Castelnuovo di Porto e Morlupo.
Inoltre, la Ferrovia Metropolitana FM3 per Viterbo, ha alcune stazioni utili nel territorio del XX Municipio
(La Storta, Olgiata) oltre alla fermata nel Comune di Cesano.
In autobus
Dal nodo di scambio CO.TRA.L. di Roma - Saxa Rubra, partono le linee che servono la via Flaminia, la via
Cassia e la via Cassia Veientana.
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• Infoshop
piazza S. Lorenzo, 14 – Formello (RM)
tel. 06 90194259, fax 06 90194275
e-mail: info@infoshopveio.it
sito internet: www.infoshopveio.it - apertura: merc, giov, ven 9.00-12.00 - sab 11.00-13.00
• Casolare 311
via Santi Martiri, 12 – Loc. Le Perazzeta, Formello (RM)
tel. 340 9294634
e-mail: finodi@interfree.it
apertura: su prenotazione
Veio
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educazIone
Educazione e fRuIzIone
e fruizione
’Ente Parco ha tra i suoi obiettivi l’educazio- Regionale dei Parchi, l’Ente offre agli insegnanti
l ne allo sviluppo sostenibile, un impegno ed alle scuole l’opportunità di lavorare insieme
sulle risorse del nostro territorio. Il personale del
costante a coinvolgere tutti per avere un ruolo atti-
vo nel cambiamento: se cambiamo anche di poco le Parco (Guardiaparco e funzionari tecnici) concor-
nostre abitudini, pos- da insieme agli inse-
siamo dare un grande gnanti i percorsi edu-
contributo per un cativi e gli argomenti
futuro migliore su da approfondire du-
questa piccola, gran- rante l’anno scolasti-
de Terra, in armonia co ed ha il compito
ed equilibrio con gli di supportarli alla
altri e con l’ambiente. scoperta dei valori e
In questa ottica rien- delle caratteristiche
trano le molteplici dell’area protetta, pre-
attività che il Parco sentando a scuola le
organizza con le proprie esperienze e
scuole, ma anche per conducendo la classe
gli abitanti ed i turisti. in visita nell’area pro-
E’ ormai diventa- tetta.
ta una consuetudine apprez- Inoltre, grazie alla collabora-
zata la realizzazione delle zione che il Parco ha attivato
visite guidate alla scoperta con alcune aziende agricole
del ricco patrimonio natura- che hanno deciso di mettere
le, paesaggistico e storico al servizio del territorio le
custodito in questo territo- proprie esperienze e le pro-
rio. Sono generalmente rea- prie strutture, le scuole pos-
lizzate con la collaborazione sono andare in azienda per
di associazioni culturali loca- far capire ai ragazzi da dove
li ed offerte gratuitamente al viene il formaggio, il miele, il
pubblico. Per favorire la pane, il vino o l’olio, osser-
socializzazione il Parco orga- vare i cavalli, gli asini e le
nizza anche dei corsi temati- razze da cortile, scoprire gli
ci volti ad approfondire alcu- strumenti tradizionali usati
ni aspetti dell’ambiente natu- dai contadini.
rale (corso sulle erbe sponta- Informazioni sono presenti
nee, corso di micologia, nel sito internet del Parco
corso di botanica ecc.) ed a sviluppare nuove sen- www.parcodiveio.it e possono essere ricevute
sibilità attraverso percorsi creativi (corso di pittu- richiedendo l’iscrizione alla mailing list attraverso
ra, corso di scalpellino, corso di fotografia natura- la compilazione dell’apposito modulo disponibile
listica ecc.). on-line.
Con il programma GENS coordinato dall’Agenzia
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attIVItà
Attività dI VIgIlanza
di vigilanza
utelare un’area vasta ed etero-
tgenea quale quella di un Parco
naturale non è certamente un’atti-
vità facile. Nelle attività di vigilan-
za del Parco di Veio sono impe-
gnati attualmente sedici guardia-
parco, che, quotidianamente, rap-
presentano il braccio operativo
dell’Ente sul territorio. Hanno il
compito di proteggere l’ambiente
combattendo illeciti di ogni tipo,
partecipando alle azioni di moni-
toraggio e recupero della fauna
selvatica e svolgendo attività di
educazione ambientale.
Nel Parco di Veio, un parco
periurbano strettamente legato
alla periferia di Roma, una delle
attività principali dei guardiapar-
co è, purtroppo, la lotta all’abusi-
vismo edilizio, portata avanti con
il supporto dei Carabinieri e della
Polizia Municipale. Tra gli altri
illeciti rilevati nell’area protetta, la
maggior parte riguardano la cac-
cia di frodo, gli incendi boschivi,
il taglio dei boschi, le discariche
non autorizzate e gli atti di vanda-
lismo. I guardiaparco, inoltre,
sono impegnati nei controlli antibracconaggio, soprattutto nei mesi di apertura dell’attività venatoria, vieta-
ta nel Parco. Con il supporto del Corpo Forestale dello Stato, il controllo sul territorio viene assicurato gior-
no e notte ed è possibile recuperare e curare tempestivamente gli animali selvatici feriti.
La dotazione di due fuoristrada allestiti con moduli antincendio consente ai guardiaparco di raggiungere
località anche impervie per lo spegnimento degli incendi, salvando così molti ettari di bosco che ogni estate
corrono il rischio di bruciare. Nelle zone di Parco più difficili da raggiungere, i guardiaparco effettuano il
loro servizio di vigilanza a cavallo.
Nel complesso, l’attività di tutela detiene il suo elemento di maggiore interesse nel valore culturale dell’affer-
mazione della legalità. Un impegno costante in difesa del territorio e della bellezza del paesaggio, il più indi-
feso ed immateriale dei nostri beni.
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BIBlIoteche, centRI
Biblioteche, dI documentazIone,
centri museI
di documentazione,
Nei Comuni del Parco di Veio sono presenti una serie di servizi culturali che comprendono sette biblioteche civiche comunali, una biblio-
teca afferente ad una fondazione privata, due centri di studi tematici, tre musei archeologici ed un museo della civiltà contadina.
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struzione della storia del complesso di morea pertinente ad una statua di Bacco dom 9.00 - 12.00
Malborghetto in età post-classica. Un ed un comignolo in ceramica. ingresso: gratuito
modellino riassume le fasi di trasforma- corso Vittorio Emanuele, 2 - Campagnano di MUSEO STORICO-ETNOGRAFI-
zione del monumento, alcuni documen- Roma (RM) CO “CASOLARE 311”
ti raccontano la storia del casale, le vetri- tel. 06 9042924 Il “Casolare 311” è un museo della civil-
ne raccolgono vasi di maiolica decorata visita: temporaneamente chiuso in attesa di tà contadina realizzato dai proprietari di
dei secc. XVI-XVIII. una nuova destinazione di spazi. un casale costruito nelle campagne di
Formello durante la riforma fondiaria
via Flaminia km 19.200 - Roma degli anni Cinquanta dall’Ente
tel. 06 33625595 MUSEO DELL’AGRO VEIENTANO Maremma.
visita: Il museo, che avrà la propria sede nel Il Museo raccoglie attrezzi agricoli
feriali 9.00 - 14.00 - festivi 9.00 - 19.30 Palazzo Chigi di Formello in corso di manuali ed a traino animale dagli anni
sab 16.00 - 19.30 - martedì chiuso restauro, è provvisoriamente ospitato Trenta agli anni Sessanta quali l’aratro, il
ingresso: gratuito all’interno del palazzetto comunale. giogo, la saccoccia ed il caratteristico
L’esposizione è destinata ad illustrare le carro da lavoro della campagna romana.
vicende dell’Agro Veientano attraverso i Inoltre, espone la ricostruzione di una
MUSEO CIVICO secoli (IX sec. a.C. – XV sec. d.C.). cucina tradizionale ancora funzionante,
ARCHEOLOGICO DI Centrali sono i reperti che raccontano la utilizzata a scopi didattici per la prepara-
CAMPAGNANO storia della città etrusca di Veio e le zione di dolci tipici.
Il museo è allestito al primo piano di vicende della conquista romana tra i Il museo si inserisce in una fattoria
Palazzo Venturi, all’ingresso del Centro quali vanno segnalati: vasi in bucchero, ancora funzionante dove vengono alle-
Storico di Campagnano; il percorso un segnacolo tombale, un frammento di vate mucche, pecore, galline e conigli e
espositivo illustra la storia del territorio lastra campana che decorava un tempio, si coltivano olive, frumento e foraggio.
di Campagnano ripercorsa attraverso i un bacile in bronzo, alcuni ex-voto pro- Il “Casolare 311” è fattoria-didattica per
reperti archeologici ed integrata con venienti da una stipe votiva di età le scuole e Punto Informativo del Parco
pannelli didattici. L’esposizione si apre repubblicana; una menzione particolare di Veio. Qui vengono regolarmente
con un corredo funerario etrusco recu- meritano due statue in marmo di età organizzati anche corsi tematici ed atti-
perato in località Quarticcioli, nella valle imperiale, il cosiddetto Miripara e vità culturali (letture, concerti, proiezio-
del Baccano; seguono quindi i reperti l’Imperatore che sino al 1908 erano col- ni cinematografiche).
restituiti dallo scavo archeologico della locate all’ingresso del borgo antico di
stazione di posta di età romana di Formello. Le vicende del territorio in via Santi Martiri, 12,
Vacanas. Tra i materiali esposti prevalgo- età post-antica invece sono documenta- loc. Le Perazzeta - Formello (RM)
no oggetti legati alla vita quotidiana: te da un gruppo di maioliche di età rina- tel. 06.9084255,
ceramiche di uso comune per il traspor- scimentale provenienti dagli scavi del cell. Armando Finodi 340 9294634
to, la cottura ed il consumo del cibo, Centro Storico e di Palazzo Chigi. e-mail: finodi@interfree.it
ornamenti ed oggetti utilizzati per la visita: su richiesta
cosmesi femminile, dadi e pedine legati piazza S. Lorenzo,7 - Formello (RM) (gruppi, scuole, associazioni)
ai giochi ed ai passatempi, lucerne per tel. 06 90194240, 06 90194236
l’illuminazione. Una menzione partico- e-mail: museo@comunediformello.it
lare meritano un sostegno da tavolo in visita: gio, ven 10.00 - 13.00,
marmo decorato con il busto di un fan- 15.00 - 18.00
ciullo, un orologio solare, una testa mar- sab 9.00 - 13.00, 15.00 - 19.00
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testImonIanze stoRIche
Testimonianze e aRcheologIche
storiche e archeologiche
campagnano di Roma
Campagnano di Roma
A - perimetro del borgo medievale
B - perimetro del borgo Paolino - B1 - porta Romana
T case-torri
a - fontana dei Delfini
1 - chiesa di S. Giovanni Battista
2 - chiesa del Gonfalone
3 – palazzo Venturi
4 - chiesa di S. Maria della Pietà
5 – palazzo comunale
Il paese, situato su uno sperone roccioso tra il cratere di Baccano e la Valle del Tevere, deriva probabilmen-
te la sua denominazione da un fondo agricolo di età romana, fundus Campanianus, testimone dell’antica fre-
quentazione umana di questo territorio.
I primi riferimenti storici relativi al borgo si trovano in documenti dell’XI e XII secolo, dove viene menzio-
nato come castellum o castrum campaniani, di proprietà degli Annibaldi della Molara con i quali i cittadini del
castello stipularono lo statuto; nel corso del XIV sec. fu venduto alla
famiglia Orsini, proprietari sino al 1662 quando passò ai Chigi, insieme a
Formello, Sacrofano e Cesano.
Sin dal XII-XIII sec., la morfologia del sito, già naturalmente difeso, venne
potenziata con la costruzione di strutture fortificate, le case-torri, anche se il
consolidamento definitivo del sistema difensivo fu realizzato nel XV secolo
ad opera degli Orsini. Nel corso dei secoli XVI-XVII il perimetro dell’area
urbana si espanse a sud dell’abitato medievale, con l’apertura di un asse viario
rettilineo denominato Borgo Paolino (attuale Corso Vittorio Emanuele) che
si conclude con la Porta Romana (1714).
Moumenti di rilievo
La fontana dei Delfini forse opera del Vignola (XVI sec.), poi rimaneg-
giata per volontà di Agostino Chigi (1753); la Chiesa del Gonfalone, d’impianto tardo cinquecentesco con
altari barocchi decorati in stucco; la Chiesa Parrocchiale di S. Giovanni Battista, di origini medievali (XIII
sec.) rimaneggiata nei sec. XVI-XVII, con caratteristico campanile barocco, affreschi della scuola dello
Zuccari ed opere di Giacomo del Duca; la piccola chiesa medievale di S. Maria della Pietà con l’affresco
raffigurante la Madonna che sorregge il Cristo trafitto; Palazzo Venturi, opera settecentesca della famiglia
Chigi, ampliata nell’Ottocento con l’affiancamento di una torre neogotica; “Il Tifo” caratteristica figura a
rilievo medievale, paragonabile, nella tradizione popolare locale, al Pasquino di Roma.
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Ambienti termali
L’area archeologica si trova nella Valle di Baccano, tra il Parco di Veio e quello di Bracciano: un antico cra-
tere prodotto dall’attività del vulcano Sabatino, che sino al XIX secolo era occupato da un bacino lacustre.
Sin dalla preistoria, questo luogo ameno fu frequentato dall’uomo, in quanto ricco delle risorse utili per il
sostentamento. In età romana la valle assunse un’importanza notevole in relazione alla sua posizione e al pas-
saggio della via Cassia. Scavi archeologici condotti negli anni ’80 hanno messo in luce un bel tratto lastrica-
to dell’antica via consolare ed i resti della mansio ad Vacanas/Baccanas, una stazione di posta di età romana
citata da alcuni antichi itinerari che la collocavano al XXI miglio della via Cassia, ad un giorno di viaggio da
Roma.
Il complesso della mansio, che fu in uso dall’inizio del I al V sec. d.C., è costituito da una serie di edifici pre-
ceduti da un portico. Le strutture a meridione sono state interpretate come esercizi commerciali (tabernae),
mentre gli ambienti più a monte costituiscono un ampio complesso termale organizzato attorno ad un cor-
tile-palestra centrale. Nel corso del V sec. d.C. la stazione di posta fu abbandonata e spogliata sistematica-
mente per la costruzione di un nuovo centro abitato, il Burgus Baccanus, sorto attorno alla Basilica di S.
Alessandro costruita nel IV sec. d.C. al XX miglio della via Cassia. Un documento del VI sec. d.C., riferisce
che la basilica sarebbe stata costruita sul luogo del martirio del vescovo di Baccano, Alessandro, ma l’edifi-
cio non è mai stato ritrovato anche se alcuni reperti, probabilmente pertinenti, sono esposti nei Musei
Vaticani. Nel medioevo la stazione di Baccano fu ancora citata negli itinerari dei pellegrini che percorreva-
no la via Francigena per raggiungere la Basilica di S. Pietro a Roma ed ottenere l’indulgenza plenaria.
I reperti archeologici dell’antica stazione di posta romana sono conservati nel Museo Archeologico di
Campagnano.
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castelnuovo di Porto
Castelnuovo di Porto
A - castello
B - cattedrale
C - palazzetto cardinalizio
D - ex oratorio
E - palazzo Paradisi
F - palazzo già Piselli
G - casa medievale
H - casa medievale
I - palazzi del XVI sec.
L - palazzo
M - porta Maiori
N - porta Vecchia
O - porticella
R - corpo di difesa
S - ghetto
T - torri
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formello
Formello
A - perimetro del borgo
A1 - castello
1 - chiesa di S. Lorenzo
2 - palazzetto nuovo
a- fontanella
3 Chiesa di S. Michele Arcangelo
Il paese, situato in posizione interna, a distanza dalla via Cassia, deriva la sua denominazione dal latino forma (con-
dotta d’acqua) per la presenza di una rete di cunicoli per l’approvvigionamento idrico del territorio a nord della
città etrusca di Veio. Il centro, infatti, dovette essere già frequentato sin dall’epoca etrusca come testimonia la
presenza di una tomba monumentale: il tumulo di Monte Aguzzo cosiddetto “Chigi”, ma i primi riferimenti al
borgo risalgono alla fine dell’XI sec. d.C., quando venne menzionato come castrum (castello) e donato da
Gregorio VII ai Monaci di S. Paolo. Il castello fu di proprietà degli Orsini fino al XVIII sec. e successivamente
dei Chigi che furono protagonisti di opere di rinnovamento del borgo e della costruzione di una prestigiosa villa
suburbana, “La Versaglia”. La rocca medievale, circondata da un fossato, conserva la porta turrita dell’antico
castello che in origine era difesa da un ponte levatoio. Il borgo, sviluppato sull’asse viario centrale che collega la
“Porta da Capo” con la “Porta da Piedi”, è caratterizzato da case medievali, del XV e del XVI secolo. Mentre al
di fuori del centro storico sorge il Borgo di S. Antonio (detto anche Spannitore) costruito nel XVII sec.
Monumenti di rilievo
Palazzo Chigi
Complesso fortificato medievale di cui era parte una torre quadrata, oggi riproposta nel suo volume con l’im-
piego di materiali moderni (Progetto dell’Architetto Andrea Bruno), trasformato in palazzo residenziale dagli
Orsini e dai Chigi con interventi di Felice della Greca, Carlo Fontana, Giovan Battista e Francesco Laurenti,
Giovanni de Momper, Francesco Milizia, Paolo Albertoni.
Chiesa di S. Lorenzo
Di origini medievali, ma con forme architettoniche del XVI secolo, ospita affreschi di Domenico Palmieri ed
una meridiana realizzata (1796) nel pavimento che riprende quella di S. Maria degli Angeli a Roma.
Chiesa di San Michele Arcangelo
Di origine medievale, con portale del XVI sec., conserva affreschi con il Cristo benedicente e S. Michele
Arcangelo.
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magliano Romano
Il paese è situato su un
rilievo posto a controllo
del fosso delle Valli e della
valle Nocchia.
I primi riferimenti a
Magliano Pecorareccio ri-
salgono a documenti del-
l’XI sec., dove sono men-
zionati una massa Maiana
ed un fundus Maiani (forse
eredi di un fundus
Manlianus di età romana)
di proprietà del Mona-
stero di S. Paolo fuori le
mura.
Il castello sorse più tardi ed appartenne con alterne vicende (dal
XIII al XV sec.) ai Conti di Anguillara ed agli Orsini. Nel 1241 subì
le distruzioni dei viterbesi nella guerra contro i romani; nel XVI sec.
fu teatro di un noto fatto di sangue: vi furono condotti e trucidati i
presunti complici di Girolama Farnese, moglie di Giuliano
d’Anguillara, che fu a sua volta uccisa nel castello di Stabia a Faleria.
Successivamente il borgo divenne proprietà prima della famiglia dei
Cesi (1590), poi dei Borromeo (1659), quindi fu venduto al
Cardinale Flavio Chigi (1661), ed infine (1862) passò agli Arnaldi
che ancora oggi ne sono i proprietari. Nel 1907 il nome del paese fu
modificato con Regio decreto in Magliano Romano.
Il borgo è organizzato su due assi viari principali lungo i quali sono
allineate le abitazioni, chiusi a nord dalla chiesa di S. Giovanni
Battista ed a Sud dal castello.
Monumenti di rilievo
Castello
Di origine medievale il fortilizio ha subito una massiccia trasforma-
zione nel tardo cinquecento, secondo uno stile vicino alle opere del
Vignola. Notevoli il portale bugnato d’ingresso, lo scalone monu-
mentale interno, i camini del piano nobile.
Chiesa di S. Giovanni Battista
Di origine medievale (XIV sec.) la chiesa ha avuto diversi rifacimen-
ti. La facciata è del 1932, mentre al XVI sec. risalgono gli affreschi
Magliano Romano
1 - chiesa di S. Giovanni Battista conservati nelle tre absidi interne, attribuiti ai fratelli Zuccari. La
2 - castello chiesa conserva anche gli affreschi (distaccati nel 1939) provenienti
dalla Grotta dell’Angelo situata poco fuori dell’abitato, che raffigu-
rano Cristo tra gli Angeli ed alcune scene dell’infanzia del Cristo.
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mazzano Romano
Il paese è situato su un promontorio
che si eleva dalla vallata del fiume
Treja. Il territorio anticamente fu
abitato dai Falisci, come testimonia-
no le necropoli rinvenute ed i reper-
ti archeologici che oggi sono conser-
vati nel Museo dell’Agro Falisco di
Civita Castellana (VT). Con la con-
quista romana il territorio venne
incluso nell’Agro Falisco, donato ad
uso agricolo ai veterani dell’esercito;
probabilmente proprio ad un fondo
Matianum, di proprietà di una fami-
glia romana, si deve la denominazio-
ne attuale del paese. Il fondo, in
Mazzano Romano seguito, fece parte della domusculta
1, 2 - iscrizioni su architravi Capracorum istituita da Papa Adriano
3 - antico palazzo comunale I. La più antica menzione di
4 - casa del XVII sec. Mazzano risale al medioevo e riguar-
da la donazione dei Conti di Tuscolo
al Monastero di S. Gregorio al Celio (945 d.C.), in cui è ricordato come castello. Agli inizi del XV sec. il feudo
fu in parte di proprietà del famoso Everso I Anguillara, alla cui famiglia rimase sino al 1599 quando passò
prima ai Biscia e successivamente in eredità ai Del Drago che lo amministrarono ancora sino alla riforma
fondiaria dell’Ente Maremma. Il centro abitato, a cui si accede attraverso un passaggio voltato dove compa-
re lo stemma della famiglia Biscia, conserva l’aspetto originario dell’impianto urbanistico medievale, organiz-
zato attorno a due tortuose vie principali con edifici che mostrano ancora tratti architettonici medievali e
rinascimentali, e vicoli che si snodano tra le pieghe della rupe. L’edificio monumentale più imponente oggi
è il palazzo Baronale, ma il cuore
dell’antico borgo era la piazzetta
dell’Antistà dove sorgeva la chiesa
di S. Nicola, attribuita al Vignola o
ad un suo allievo (1563), in origine
provvista di un alto campanile (25
m); l’edificio fu demolito negli anni
’40 dal Genio civile ed oggi rimane
solo la parete di fondo. Tra le
opere realizzate all’interno era la
statua della “Madonna Vestita”,
oggi conservata nella nuova chiesa
Parrocchiale ed oggetto di una par-
ticolare devozione da parte della
comunità mazzanese.
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morlupo Morlupo
1 - castello
2, 3 - torri
4 - porta
5 - chiesa di S. Giovanni Battista
6 - chiesa e convento di S. Caterina da Siena
7 - palazzotto
8 - cappella della Madonna di Costantinopoli
9 - chiesa di S. Maria Assunta
10 - palazzina Borghese
a - piazza Giovanni XXIII
b - piazza delle Acquareccie
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Riano
Riano
L’abitato è situato su una collina naturalmente ben
1 - cinta muraria
difesa. La denominazione deriva dal romano Raius;
2 - porta
un fondo Raianum, infatti, faceva parte del territo-
3 - castello
rio dell’agro capenate. Nel 1040 Riano fu occupa-
4 - chiesa parrocchiale
to dall’Imperatore Enrico II e sottoposto alle
5 - palazzo baronale
6 - fontana
distruzioni dei Saraceni e degli Ungari. Nel 1159
era conosciuto come castello (castrum Renani) inse-
rito in un sistema di strutture difensive del territo-
rio di Castelnuovo di Porto. Dal XIII secolo al
1527 appartenne al Monastero di S. Paolo con
alterne vicende che videro anche l’occupazione
(1321) da parte di Stefano Colonna, signore di
Castelnuovo. Successivamente (1570) passò alla
famiglia Cesi, poi ai Ruspoli (1717) ed infine ai
Boncompagni (1819).
L’impianto generale dell’abitato risale al XVI seco-
lo ed è organizzato su tre assi viari che convergono
sull’unica piazza dove si affacciano gli edifici prin-
cipali. E’ ancora in gran parte visibile l’antico cir-
cuito delle mura con le torri rettangolari e la porta
monumentale di acceso al borgo che fu eretta nel
XVIII da Francesco Maria Ruspoli. Nel tratto
meridionale delle mura è una caratteristica stradina
coperta (vicolo degli Archi) dove si aprono gli
accessi a cantine e stalle.
Monumenti di rilievo
Il castello, menzionato già nel XIII sec., ha struttu-
ra quadrilatera con torri circolari e conserva affreschi della bottega degli Zuccari e lo stemma dei
Boncompagni sul portone d’ingresso. La chiesa Parrocchiale della SS. Concezione, edificata dai monaci di
S. Paolo nel 1490 ed integralmente ricostruita nel 1738 da Francesco Maria Ruspoli, conserva due porta-
li quattrocenteschi, un dipinto dell’Immacolata sorretto da angeli in stucco e lo stemma ligneo dipinto dei
Ruspoli-Boncompagni. Il palazzo Baronale (Cesi) risalente al XVI sec. è ornato con affreschi di Federico
Zuccari e della sua scuola. La Fontana, costruita nel 1730 da Francesco Maria Ruspoli fuori dalle mura, è
decorata con una testa leonina.
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Il santuario di Portonaccio
Il santuario etrusco, dedicato a Minerva, sorgeva immediatamente fuori dalla città, ed era venerato in tutta
l’Etruria come luogo di culto oracolare. Nell’area sacra sono ubicati oltre al tempio, una “piscina” per riti
connessi con l’acqua, ed un altare destinato ai sacrifici. Il tempio aveva una copertura ornata da splendide
decorazioni in terracotta dipinta, ritrovate in frammenti nel corso degli scavi. Tra i capolavori, conservati nel
Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, si trovano le statue di Apollo, Ercole e Latona, opere di Vulca, il
celebre artista veiente che fu inviato a Roma per modellare le sculture del tempio di Giove Capitolino.
Alle spalle dell’altare si trovano i resti di un edificio al cui interno è stato trovato un ricchissimo materiale
votivo, con le dediche di personaggi eminenti della scena politica dell’Etruria del tempo, segno della parti-
colare fama del santuario che infatti rimase a lungo attivo ed assiduamente frequentato.
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Necropoli di Grottarossa
è denominato Monte delle Grotte per la presenza di
numerose tombe rupestri, forse di origine etrusca,
manomesse per essere adattate a ricoveri di fortuna.
Alla sommità del colle, nel 1926, fu scoperta una gran-
de villa di età repubblicana mentre, alla base della pare-
te orientale, è ancora oggi visibile una fontana monu-
mentale di età adrianea, forse parte di un complesso
termale di carattere pubblico o legato alla villa sovra-
stante. L’ansa del Tevere ad est della stazione di
Necropoli di Grottarossa Grottarossa accoglie una necropoli monumentale,
forse legata ai proprietari della villa sul Monte delle
Grotte, o di un’altra che occupava l’area dei Casali Molinario.
L’area è attraversata da un bel tratto lastricato dell’antica via Flaminia (VI miglio); ai lati della via, tra i ruderi
emergono due grandi mausolei risalenti all’età augustea: uno presenta un corpo cilindrico, originariamente rive-
stito da blocchi di marmo, è definito a pianta stellare per la presenza di 12 nicchie, l’altro è del tipo “a torre” e
nel medioevo fu trasformato in fortilizio a controllo del Tevere. Oltre sono visibili i resti di un sepolcro a forma
di tempietto (prima metà II sec. d.C.), di cui si è recuperata e ricomposta in museo, parte della bella facciata in
laterizi sagomati e cornice marmorea, mentre più a nord è un recinto funerario (I sec. d.C.) con nicchie per olle
cinerarie.
A sud del primo mausoleo si trova un impianto costituito da un quadriportico che racchiude una vasca circo-
lare, forse una peschiera pertinente alla villa individuata nell’area dei Casali Molinario. I reperti provenienti dal-
l’area archeologica sono esposti nel Museo Archeologico del casale di Malborghetto.
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La celebre tomba, scoperta nel 1674 durante l’ampliamento della via Flaminia, ed ancora integra agli inizi
dell’Ottocento, subì gravi danneggiamenti (facciata e decorazione pittorica) dalle attività estrattive intercor-
se tra la fine dell’800 e la prima metà del ‘900.
Il monumento (II sec. d.C.) è una tomba rupestre completamente scavata nella parete tufacea dei Saxa Rubra.
La facciata, distrutta, era in forma di tempietto e doveva esporre l’iscrizione dedicatoria di Nasonius
Ambrosius, rinvenuta all’interno, che permette di attribuire il sepolcro alla famiglia romana dei Nasoni.
L’interno della tomba è costituito da una camera rettangolare con tre nicchie sui lati lunghi ed una sul fondo,
che contengono i cassoni per le sepolture. Il pavimento, perduto, era in mosaico bianco e nero con motivo
a losanghe e rosette. La decorazione pittorica che ornava completamente la camera sepolcrale è conservata
solo in parte, ma è dettagliatamente ricostruita dalle riproduzioni realizzate nel ‘600 da Pietro Santi Batoli.
Si trattava di un disegno complesso realizzato con tecnica pittorica e riquadrature in stucco. Una cornice divi-
deva la decorazione parietale del fregio superiore da quella delle nicchie. Queste accoglievano grandi scene
mitologiche tra elementi decorativi: nella prima a sinistra sono riconoscibili Atena ed Eracle. Pilastri affian-
cavano l’apertura delle nicchie e tra queste si ponevano figure di Geni con i frutti, mentre gli spazi di risul-
ta ai lati accoglievano coppie di mostri marini e Vittorie alate. Il fregio superiore era diviso in pannelli sem-
pre con scene mitologiche: sulla destra sono visibili Eracle ed il Cerbero. La decorazione del soffitto, di cui
rimane parte del “Giudizio di Paride” era particolarmente ricca, comprendendo figure allusive alle Stagioni,
Vittorie e Geni alati, e forse la rappresentazione della conclusione della guerra di Troia.
via Flaminia
visita: su richiesta alla Soprintendenza Archeologica di Roma tel. 06 33625595
ingresso: gratuito
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la tomba di fadilla
Nel 1925 all’interno della fattoria dei Casali Molinario gli
archeologi rinvennero preziosi reperti archeologici di età
romana che sembravano attestare l’esistenza di un com-
plesso residenziale. In rapporto con questa villa potrebbe
essere la piccola tomba (fine II sec. d.C.) scoperta nel 1924
lungo la via che fiancheggia il casale nuovo di Grottarossa.
Un sepolcro rupestre, scavato nella roccia come quello
poco distante dei Nasoni, cui manca la fronte, con l’acces-
so forse in origine dotato di un fronte monumentale. Una
soglia in marmo introduce nella camera sepolcrale di
forma rettangolare con due nicchie laterali ed una sul
fondo che accolgono ognuna due loculi per i defunti. Il
pavimento in mosaico bianco e nero è decorato con moti- Affresco nella tomba di Fadilla
vi geometrici di ottagoni e quadrati, con al centro la figu-
ra di un uccello su un ramo; le pareti, la volta e le nicchie
sono affrescate con genietti alati ed animali (caprioli,
uccelli) racchiusi in riquadri; nella nicchia centrale sono
raffigurati due pavoni ai lati di un cesto ricolmo di frutti
che reggono con il becco una benda legata ad una corona
sospesa. Il nome della defunta sepolta nella tomba com-
pare in una piccola lapide di marmo, inserita nella parete
destra, con l’iscrizione funeraria dedicata dal marito alla
moglie Fadilla.
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sacrofano
Il paese si trova adagiato sulle pendici vulcani-
che di Monte Musino; l’altura, ricca di testimo-
nianze archeologiche, in origine fu forse un
luogo di culto, come ricorda la dedica a Giove
Tonante ed Ercole Musino impressa su di
un’ara (148 d.C.) rinvenuta in questi boschi.
Le origini della denominazione “Sacrofano”
sono legate a diverse tradizioni e leggende. E’
ricordata la presenza di un ipotetico sacrum
fanum: probabilmente il luogo sacro presso il
Monte Musino; ancora, la tradizione popolare
Sacrofano
propone una leggenda legata al rinvenimento
1 - castello
2, 3 torri da parte di una scrofa di una sorgente d’acqua
4 - porta di Sopra che avrebbe salvato i raccolti degli agricoltori in
5 - porta di Sotto un periodo di forte siccità.
6 - chiesa di S. Giovanni Battista Abitato sin dal medioevo, il borgo è menziona-
7 - chiesa di S. Biagio to per la prima volta come Sacrofanum in un
8 - oratorio del Suffragio
documento dell’VIII sec.. Dalla fine del XIII
9 - palazzo Placidi-Serraggi
10 - scuderie Serraggi sec. agli inizi del XIV sec. fu dominato dalla
11 - palazzo del XVI sec. famiglia dei Nardoni, mentre alla metà del XIV
12 - palazzo del XVIII sec. sec. venne conquistato dagli Orsini che lo ten-
13 - carceri nero sino al 1662, quando assieme a
14 - frantoio Campagnano, Formello e Cesano fu venduto ai
15 - granaio Chigi. L’impianto urbanistico è costituito da un
16 - lavatoio
nucleo fortificato (il castello è andato distrutto)
con una strada principale e due percorsi laterali
minori lungo i quali sono distribuiti pittoreschi
edifici medievali, passaggi coperti ed archi cui si aggiungono palazzetti rinascimentali. Inoltre, peculiari sono le trac-
ce di un antico ghetto ebraico che segna la presenza di una comunità ebraica gia nel XVI sec..
Monumenti di rilievo
la porta Romana difesa da due torri cilindriche e monumentalizzata con un arco ornato dallo stemma del paese
con S. Biagio e la scrofa; la chiesa di S. Giovanni Battista di origine medievale, modificata alla fine del XV sec.
che conserva un bel campanile medievale ed un affresco (Annunciazione) di scuola romana della fine del ‘500;
la chiesa di S. Biagio risalente al XV sec. con restauri del XVIII sec. che conserva un prezioso soffitto ligneo con
la rappresentazione delle Storie di San Biagio; l’elegante settecentesco palazzo Placidi-Serraggi con la facciata orna-
ta di mascheroni e ghirlande.
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sentIeRI
Sentieri e PeRcoRsI
e percorsi
I numerosi sentieri presenti nel Parco di Veio permettono di cogliere la varietà paesaggistica del suo territo-
rio nel quale, a breve distanza dalle zone urbanizzate, dolci rilievi collinari si alternano a profonde forre
boscose percorse da corsi d’acqua e a fondivalle pianeggianti. Lungo gli itinerari è, così, possibile scoprire casca-
te, boschi, estesi pascoli, così come necropoli o suggestive “tagliate” scavate nel tufo dagli Etruschi.
I sentieri che attraversano il Parco sono tutti percorribili a piedi ed in gran parte a cavallo, mentre solo alcuni
lo sono in bicicletta o mountain bike per la particolare morfologia del terreno, con diversi gradi di difficoltà.
Solo alcuni sono provvisti di idonea segnaletica, mentre altri possono essere percorsi seguendo le indicazioni
riportate nella mappa turistica. E’, tuttavia, imminente la definitiva marcatura di tutti sentieri indicati nella
mappa. I sentieri segnalati sono dotati di:
• tabella segnavia che indica la direzione
• pannelli illustrativi
Anello di Campetti
Interesse archeologico, naturalistico e paesaggistico
percorso pedonale facile
lunghezza: km 2.700
durata: 1 ora
itinerario segnato
Breve percorso, con partenza dal parcheggio nei pressi della mola di Isola Farnese, che passa per il santuario di
Portonaccio ed il complesso archeologico di Campetti, per raggiungere l’altopiano di Veio. Una breve deviazio-
ne iniziale, a sinistra, per vicolo di Campetti consente di raggiungere la tomba delle Anatre.
Anello di Veio
Interesse archeologico, naturalistico e paesaggistico
percorso pedonale facile ed in mountain bike
lunghezza: km 6
durata: 3 ore
itinerario non segnato
Lungo percorso attraverso l’altopiano di Veio, con partenza dalla mola di Isola Farnese, che passa per l’area
archeologica del Foro a Macchiagrande e raggiunge l’antica cittadella di “Piazza d’Armi”; si ritorna ad Isola
Farnese scendendo nella valle del fiume Piordo e risalendo via Prato della Corte.
Mola di Formello
Interesse storico, naturalistico e paesaggistico
percorso pedonale facile
lunghezza: km 1.400
durata: 1 ora (andata e ritorno)
itinerario non segnato
Breve itinerario pianeggiante lungo la carrareccia che conduce ai resti dell’ antica mola di Formello, attraversan-
do suggestivi prati lungo la riva sinistra del fiume Crèmera dove pascolano ancora bovini e cavalli allo stato
brado. Partenza dalla strada carrabile che attraversa le valli del Sorbo (via Santa Maria del Sorbo).
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Formello - Sacrofano
Interesse naturalistico e paesaggistico
percorso pedonale di media difficoltà
lunghezza: km 6.500
durata: 6 ore (andata e ritorno)
itinerario non segnato
Lungo e suggestivo percorso che per i primi 2 km coincide con il sentiero delle Porcineta. Unisce i due impor-
tanti centri, attraverso colline, boschi e pascoli fino alla estesa Macchia di Sacrofano-Monte Musino. Consigliabili
due auto.
Monte Calvio
Interesse naturalistico e paesaggistico
percorso pedonale facile
lunghezza: km 2.000
durata: 2 ore (andata e ritorno)
itinerario non segnato
Itinerario pianeggiante con partenza da via dell’Università Agraria (Castelnuovo di Porto) lungo la carrareccia
che attraversa vaste distese a pascolo di proprietà comunale (cancello) per raggiungere l’ultima propaggine roc-
ciosa di Monte Calvio.
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Percorso con partenza dalla stazione di Castelnuovo di Porto (via Fontana del Giglio), che scende ripidamente
nel fondovalle sottostante (tratto in comune con l’itinerario del Castellaccio) e prosegue lungo la valle del Fosso
di Sant’Antonino, ai piedi dell’omonimo crinale, fino al laghetto di pesca sportiva, in zona Grotta Pagana, su via
di Pian Braccone-Francalancia. Possibilità di discesa anche da via di Sant’Antonio (800 metri, oltre la linea fer-
roviaria, 15 minuti).
Morlupo - Sacrofano
Interesse naturalistico e paesaggistico
percorso pedonale di media difficoltà
lunghezza: km 7.400
durata: 6 ore (andata e ritorno)
itinerario non segnato
Il più lungo percorso che congiunge due comuni del Parco attraverso i vasti pascoli delle proprietà comunali dei
“Quarti”, intervallati da profonde forre boscate. Tocca Castellaccio, Fontanile Citerna, Monte Calvio, Sorgente
Acqua Ferrosa, Monte San Silvestro. (consigliabili due auto).
Varianti alla partenza:
a) dalla Stazione di Magliano Romano. Primo tratto in comune con l’itinerario del Castellaccio, poi prosegue per
il fosso di Monte Rosella, Coste della Croce, Fontanile Citerna;
b) dalla stazione di Castelnuovo di Porto. Primo tratto in comune con l’altro itinerario del Castellaccio, poi pro-
segue con deviazione a sinistra oltre il fosso di Monte Rosella verso la strada di Monte Santa Maria e discesa al
Fontanile Citerna.
Le Mole di Castelnuovo
Interesse storico e naturalistico
percorso pedonale facile
lunghezza: m 1.000
durata: 1 ora (andata e ritorno)
itinerario non segnato
Breve percorso con partenza dall’area attrezzata del Prataccio (via Pian Braccone-Francalancia), che
scende nel fondovalle sottostante guadando a più riprese il corso d’acqua che alimentava le antiche mole
di Castelnuovo di Porto.
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Itinerario equestre dal Parco di Veio al Parco della Valle del Treja
Interesse storico e naturalistico
percorso equestre
lunghezza: km 12
itinerario segnato
Percorso con partenza dalle valli del Sorbo (area pic-nic), che si snoda lungo la direttrice di collegamento tra il
Parco di Veio e il Parco del Treja, attraversando i territori dei comuni di Campagnano e Mazzano, per raggiun-
gere le suggestive cascate di Monte Gelato.
Itinerari in bicicletta
Tre percorsi ad anello su strada asfaltata che, partendo dall’edificio dell’ ex Dazio di piazza Saxa Rubra a Prima
Porta (uffici del XX Municipio del Comune di Roma), attraversano le campagne più significative del Parco, ed
un percorso in mountain bike:
Percorso A
Interesse paesaggistico
percorso ciclabile
lunghezza: km 74.500
itinerario non segnato, ma presente sul sito internet del Parco
www.parcodiveio.it
Il più lungo degli itinerari ciclabili. Attraversa tutto il Parco e raggiunge il
Parco della Valle del Treja, toccando i paesi di Formello, Campagnano di
Roma, Calcata, Magliano Romano e Sacrofano.
Veio
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Percorso B
Interesse paesaggistico
percorso ciclabile
lunghezza: km 49.600
itinerario non segnato, ma presente sul sito internet del Parco
www.parcodiveio.it
L’itinerario percorre via di Santa Cornelia, via Formellese sino al cen-
tro di Formello, via Campagnanese fino al bivio di Magliano Romano e raggiunge Sacrofano, per proseguire
lungo via di Valle Muricana e tornare al luogo di partenza.
Percorso C
Interesse paesaggistico
percorso ciclabile
lunghezza: km 30.500
itinerario non segnato, ma presente sul sito internet del Parco
www.parcodiveio.it
Il più breve degli itinerari ciclabili, percorre via di Santa Cornelia, via
Formellese fino al centro di Formello; prosegue per via delle Perazzeta sino a via di Valle Muricana per raggiun-
gere il luogo di partenza.
Veio
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Veio
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cosa
CosafaRe nelnel
fare PaRco
parco
Il marchio del Parco
l Parco di Veio, per valorizzare e promuovere le pratiche sostenibili nell’area protetta, ha istituito un
I mar- chio e una denominazione territoriale di riconoscimento che può essere applicata ai prodotti agroa-
limentari e artigianali e ai servizi culturali, turistici e ricreativi. Nelle azioni svolte dal Parco, finalizzate alla
promozione economica sostenibile del territorio, la concessione della denominazione e del marchio riveste
un ruolo fondamentale. Infatti, gli strumenti di tutela propri dell’area protetta possono trasformarsi in
opportunità economiche attraverso la valorizzazione delle buone pratiche ambientali, perseguite dagli ope-
ratori economici presenti nell’area. È proprio attraverso la concessione del marchio, ma non solo, che il
Parco tende ad incentivare la crescita di qualità del territorio, con il fine di creare e diffondere un “sistema
Parco” competitivo, in termini di fruibilità e d’immagine.
I concessionari sono oggi una quarantina nel campo dell’artigianato e dei servizi.
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Le strutture segnalate in questa guida non sono le uniche presenti, ma quelle concessionarie del mar-
chio del Parco che rispondono, quindi, agli standard di qualità ambientale e di risparmio energetico.
In particolare, i requisiti richiesti sono finalizzati a:
• Rispettare l’ambiente naturale, attraverso l’organizzazione di una raccolta differenziata dei
rifiuti, l’utilizzo di detergenti ecologici e di lampade a basso consumo energetico;
• Utilizzare in modo rispettoso le risorse naturali, ad esempio servendosi di carta riciclata
e non utilizzando piatti e posate “usa e getta”;
• Valorizzare il territorio del Parco attraverso la promozione dei piatti tipici e delle iniziative
del Parco.
Per quanto riguarda le strutture del territorio del Comune di Mazzano Romano si rimanda alle indi-
cazioni del Parco Regionale Valle del Treja (Mazzano Romano, via Roma 1/3, tel. 06 9049295,
www.parcotreja.it) che tutela una porzione rilevante del territorio comunale comprensiva dello stesso
borgo storico.
accoglienza: 33 posti letto
DoVe DoRMIRe servizi: B&B; mezza pensione; agevolazioni per gruppi;
Agriturismo “Il colle delle querce” accoglienza animali domestici; parcheggio interno
via Santa Lucia, 193 – Morlupo chiusura del ristorante: 01/08 - 07/09
tel. 3282857490
e-mail: info@colledellequerce.it
sito internet: www.colledellequerce.it Case Vacanze “Residence Sleep&Breakfast”
categoria: media via Roma, 82 - Formello (RM)
accoglienza: 40 posti letto, 70 posti ristorante tel. 339 7088231
servizi: centro benessere, accoglienza animali domestici, fax 1782263486
parco giochi, piscina. e-mail: contatti@romesleepandbreakfast
sito internet: www.romesleepandbreakfast.it
Agriturismo “Valle Siriaca” categoria: media
via di Vallelunga, 49 – Castelnuovo di Porto (RM) accoglienza: casa vacanza, 18 posti letto
tel. 06 9078521 servizi: garage; piscina; parco giochi per bambini;
e-mail: vallesiariaca@fastwebnet.it campi da tennis; golf; equitazione
sito internet: www.vallesiriaca.it chiusura: sempre aperto
categoria: media
accoglienza: 30 posti letto, 50 posti ristorante Clarice Hotel
servizi: B&B, mezza pensione, pensione completa, via Monte Funicolo, 2/A - Castelnuovo di Porto (RM)
ristorazione, accoglienza animali domestici, tel. 06 90160193
parco giochi, piscina. fax: 06 90169245
e-mail: clarice.hotel@tiscali.it
Albergo Ristorante “Il Tempio di Apollo” sito internet: www.claricehotel.com
piazza della Colonnetta, 8 - Roma categoria: media
tel. 06 30890595 accoglienza: 18 posti letto
fax: 06 30890515 servizi: accoglienza animali domestici; accessibilità disabili
e-mail: info@tempiodiapollo.com chiusura: sempre aperto
sito internet: www.tempiodiapollo.com
categoria: media
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enogastronomia
Le produzioni agricole dell’Agro Veientano sono con-
traddistinte da qualità e genuinità; tra i prodotti della
terra, i più importanti sono l’olio, il miele, il vino ed il
rinomato carciofo romanesco.
Ampio spazio di territorio è dato alla produzione del-
l’olio: dalla coltivazione dell’olivo alla lavorazione in fran-
toio; una vocazione per l’olivicoltura che vanta radici mil-
lenarie, come testimoniano i ritrovamenti di noccioli di
oliva all’interno delle tombe etrusche. Altra produzione
locale di rilievo è quella del miele, che consente un
importante commercio di questo prezioso prodotto, nelle
qualità “millefiori” e “monoflora”, e dei suoi derivati
quali il propoli, la melata e la pappa reale. La produzione
di vino è prospera, in continua estensione, favorita dalle
terre locali di origine vulcanica e delle attente cure dei
viticoltori. Nel territorio troviamo alcune eccellenze di
qualità come il vino “Baccanale” campagnanese ed i vini
rossi e bianchi della Azienda Vitivinicola “Terre del
Veio”, riconosciuti dalla Regione Lazio come I.G.T.
(Indicazione Geografica Tipica).
Numerose sono le aziende zootecniche presenti nel
Parco che, grazie all’estensione e alla ricchezza di questo
territorio, si dedicano all’allevamento brado o semibrado
di bovini, ovini e caprini. Un’attività che consente di utilizzare i pascoli in modo sostenibile, ottenen-
do allo stesso tempo eccellenze alimentari quali carni biologiche e formaggi di elevata qualità.
Tra le tradizioni culinarie caratteristiche del territorio si possono citare: l’acquacotta, la zuppa al cre-
scione, la salsiccia “Baciona” ed il liquore nocino; tra i dolci si ricorda lo “scarzellone”, pizza tipica di
Pasqua fatta con uova e farina e modellata con la forma stilizzata di “uomo” o “donna”, secondo il
destinatario. Solo alcune delle prelibatezze che questo territorio offre ai suoi visitatori.
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Il crescione
Il crescione (Nasturtium officinale) è una pianta perenne
dal fusto e foglie carnose di colore verde scuro e fiori
bianchi che sbocciano da maggio a settembre. Nel
parco di Veio cresce lungo i corsi d’acqua, i fossi ed i
luoghi umidi. Molto nota nell’antichità per le sue virtù
medicinali, soprattutto tra i greci che ne mangiavano i germo-
gli per tonificare ed irrobustire il proprio corpo, oggi è apprezza-
ta soprattutto in cucina, per il suo caratteristico sapore piccante. Il cre-
scione si raccoglie prima della fioritura, quando i principi attivi sono più efficaci.
Tratto da: Alla ricerca di erbe nel Parco di Veio, di Franco De Santis
Il carciofo romanesco
La coltivazione del carciofo romanesco, prodotto riconosciuto dalla
Indicazione Geografica Tipica (IGT), è presente in molti
Comuni del Parco, in particolare intorno a Campagnano di
Roma. Secondo recenti studi botanici, è da attribuire ancora
agli Etruschi l’addomesticamento e la coltivazione di questo
ortaggio a partire dalla specie selvatica di Cynara cardunculus
(Cardo Selvatico). L'attuale presenza di popolazioni selvatiche
di questa specie, e le raffigurazioni pittoriche di foglie di carcio-
fo rinvenute in alcune tombe etrusche della necropoli di
Tarquinia, sembrerebbero avvalorare questa tesi.
Il carciofo romanesco, nella varietà di Campagnano, viene raccolto
nei mesi da marzo a maggio; ha un sapore dolce, con foglie e cuore
interno morbido e succulento.
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Tratto da: Alla ricerca di erbe nel Parco di Veio, di Franco De Santis
l’acquacotta
LA RICeTTA - L’Acquacotta
Mettere in una grande pentola verdure
miste di stagione e gli odori spezzettati a
crudo e con poca acqua: un gambo di sedano,
uno spicchio di aglio, mezza cipolla, abbondante mentuccia fresca. Salate quanto
basta e coprite con un coperchio portando poi a cottura a fuoco basso.
Deve rimanere poco brodo. A cottura ultimata, gettare nella zuppa in ebollizione un
uovo sgusciato a persona e portare a cottura per 3-4 minuti. Disporre la zuppa nelle
scodelle sopra le fette di pane precedentemente tostate in forno.
Servite bollente o tiepida.
Tratto da: C’era una volta,… l’acquacotta. Ricette della Tuscia raccontate e illustrate dai bam-
bini, Società Consortile ISI.
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aRtIgIanato
La cultura contadina e la tradizione artigiana sono ancora vive nel territorio del Parco di Veio ed emer-
gono passeggiando per i borghi medievali così come nei profumi e nei sapori della tradizione enoga-
stronomica. Ma ancor di più, l’eredità dei secoli passati è presente nei laboratori di quegli artigiani che
si dedicano alle attività tradizionali quali la lavorazione della ceramica, la decorazione, la lavorazione
del cuoio, del legno e della pietra, contribuendo con passione a trasmettere e mantenere viva la memo-
ria di questi antichi mestieri.
Il valore fondamentale della conservazione di questa cultura locale è espresso compiutamente nella
raccolta di oggetti esposta nel Museo storico-etnografico Casolare 311 a Formello.
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feste e tradizioni
Nei Comuni del Parco si svolgono numerose feste tradizionali, sia religiose che legate alla storia, al
folklore, all’enogastronomia. L’Ente Parco realizza alcuni eventi annuali, con lo scopo di promuovere
e sviluppare la sensibilità degli abitanti e dei visitatori verso l’ambiente.
la notte di s. giovanni
Tra le feste organizzate dal Parco, grande successo riscuote la Notte di San Giovanni, una serata-even-
to per celebrare l’arrivo dell’estate. E’ l’occasione per riscoprire la nostra storia, partendo da antichis-
simi riti e tradizioni cristiane e prima ancora
pagane, che ruotavano intorno al solstizio
d’estate. In questa notte magica il fuoco
assumeva poteri propiziatori, l’acqua diven-
tava simbolo di purificazione, le erbe selvati-
che, raccolte nell’oscurità, servivano nelle
pratiche divinatorie. Una cena tipica a base di
erbe spontanee, rappresentazioni teatrali,
musiche popolari, e, soprattutto, il salto nel
fuoco sono gli elementi caratteristici di que-
sto evento.
s. antonio abate
La festività di S. Antonio Abate è particolar-
mente sentita in molte località del Lazio.
Anche il rituale di festeggiamento appare
simile: un corteo di animali in attesa del rito
della benedizione. Secondo la tradizione il
Santo avrebbe guarito miracolosamente un
Notte di S.Giovanni – Casolare 311 a Formello
maialino malato, che avrebbe iniziato a
seguirlo fedelmente diventando il suo inseparabile compagno. Altri sostengono che l’attributo di pro-
tettore degli animali venga dal fatto che le reliquie del Santo nell’XI secolo furono ospitate nel paese
francese di Motte Saint Didier, località in cui erano presenti numerosi centri ospedalieri per la cura
delle malattie della pelle (in particolare l’Herpes Zoster, detto tradizionalmente “Fuoco di S. Antonio”),
che si servivano del grasso suino come elemento medicinale.
A Morlupo la tradizione comprende l’accensione di un grande falò di fronte alla chiesa parrocchiale
in onore del Santo, una sfilata del corteo medievale, la processione solenne e, naturalmente, la bene-
dizione di tutti gli animali. Nel pomeriggio la festa prosegue con giochi popolari, merenda con le tra-
dizionali “pagnottelle” e spettacolo pirotecnico.
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le manIfestazIonI
GennAIo
• 6 Gennaio : presepe vivente – Comune di Sacrofano
• 6 Gennaio: festa dell’Epifania – Comune di Mazzano Romano
• domenica successiva al 17 Gennaio: S. Antonio Abate – Comuni di: Campagnano di Roma,
Castelnuovo di Porto, Formello, Magliano Romano, Mazzano Romano, Morlupo, Riano, Sacrofano
• fine mese: S. Sebastiano – Comune di Castelnuovo di Porto
FeBBRAIo
• Carnevale: sfilata di carri allegorici – Comuni di: Castelnuovo di Porto, Mazzano Romano, Morlupo
• 3 Febbraio: S. Biagio – Comune di Sacrofano
MARZo
• Venerdì Santo: processione – Comuni di Castelnuovo di Porto, Mazzano Romano, Sacrofano
• Lunedì di Pasqua: Madonna della Grotta – Comune di Sacrofano
• Lunedì di Pasqua: gita alle Valli del Sorbo – Comune di Campagnano di Roma
• Martedì di Pasqua: festa della Madonna del Sorbo, gita alle Valli del Sorbo – Comune di Formello
APRILe
• 25 Aprile: fiera di S. Marco – Comune di Campagnano di Roma
• fine mese: festa del Baccanale (vino locale) – Comune di Campagnano di Roma
• fine mese: Cuccioli & Campagna – Comune di Roma
• fine mese: sagra della pecora – Comune di Magliano Romano
• data variabile: festa del formaggio – Comune di Formello
MAGGIo
• 1° Maggio: SS. Filippo e Giacomo, patroni della campagna – sagra della fava e pecorino – Comune
di Mazzano Romano
• 12 Maggio: festa di S. Pancrazio – Comune di Roma, Isola Farnese
• 3ª domenica: pellegrinaggio al Santuario di Santa Maria ad Rupes di Castel Sant’Elia – Comune di
Mazzano Romano
GIuGno
• Corpus Domini: infiorata – Comune di Mazzano Romano
• 4ª domenica: SS. Biagio e Geminiano – Comune di Sacrofano
• 4ª domenica: SS. Giovanni e Pudenziana – Comune di Magliano Romano
• fine mese: S. Giorgio: spettacoli di butteri, concerto in piazza, spettacolo pirotecnico – Comune di Riano
• data variabile: Estate Rianese – Comune di Riano
• data variabile: festa del rione Monte Grugnanello: gnoccata, balli, spettacolo pirotecnico – Comune di Morlupo
• data variabile: “Alla corte degli Annibaldi”, rievocazione medievale – Comune di Campagnano di Roma
Veio
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LuGLIo
• 16 Luglio: Madonna del Carmine – Comune di Morlupo
• 3ª domenica: sagra della pasta, con sei tipi diversi di condimento – Comune di Riano
• 4ª domenica: sagra della bruschetta – Comune di Riano
• data variabile: Malborghetto Roma Festival – Comune di Roma
• data variabile: Estate Sacrofanese – Comune di Sacrofano
• data variabile: Estate Rianese – Comune di Riano
• data variabile: concerto al borgo di Isola Farnese – Comune di Roma
• data variabile (o Settembre): Eco-film-festival, rassegna cinematografica – Comune di Formello
AGoSTo
• 1ª domenica: sagra degli arrosticini – Comune di Riano
• 10 Agosto: SS. Lorenzo e Prudenzio – Comune di Formello
• 14-16 Agosto: ferragosto morlupese: palio dell’Assunta, giochi popolari, concerto in piazza, spet-
tacolo pirotecnico – Comune di Morlupo
• 27-29 Agosto: S. Giovanni Battista – Comune di Campagnano di Roma
• fine Agosto: sagra del fico – Comune di Riano
• data variabile: Estate Rianese – Comune di Riano
SeTTeMBRe
• 1ª domenica: S. Nicola, sfilata in costume d’epoca – sagra della bruschetta e della salsiccia –
mostra mercato di pittura – Comune di Mazzano Romano
• 1ª domenica: S. Antonino martire – Comune di Castelnuovo di Porto
• 2ª domenica: SS. Lucia e Gabriele – Comune di Castelnuovo di Porto
• 2ª domenica: Palio della Stella – Comune di Sacrofano
• 3ª domenica: sagra del fungo galletto – Comune di Magliano Romano
• ultimo sabato: festa di Castello – Comune di Campagnano di Roma
• data variabile: Madonna di Costantinopoli – Comune di Morlupo
noVeMBRe
• 11 Novembre: festa di S. Martino – Comuni di Formello, Mazzano Romano, Morlupo
DICeMBRe
• 6 Dicembre: festa di S. Nicola per i bambini – Comune di Sacrofano
• 8 Dicembre: sagra del pangiallo – Comune di Riano
• 25 Dicembre: presepe vivente – Comune di Castelnuovo di Porto
• data variabile: festa dell’olio e del vino – Comune di Formello
Ultima domenica di ogni mese (escluso Giugno, Luglio, Agosto,Dicembre): le bancarelle, grande mostra mercato del-
l’antiquariato e dell’artigianato – Comune di Campagnano di Roma
Veio
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numeri utili
Campagnano di Roma
altitudine: 270 m s.l.m.
distanza da Roma: 32 km
abitanti: 10.301
municipio: tel. 06 9015601, fax 06 9041991
posta elettronica: segreteria@comunecampagnano.it
sito: www.comunedicampagnano.it
carabinieri: tel. 06 9041006
polizia municipale: tel. 06 9044062
pro-loco: tel. 06 9077047
università agraria: tel. 06 9041014
Castelnuovo di Porto
altitudine: 270 m s.l.m.
distanza da Roma: 29 km circa
abitanti: 8.376
municipio: tel. 06 9017401, fax 06 90160015
posta elettronica: segreteria@comune.castelnuovodiporto.rm.it
sito: www.comune.castelnuovodiporto.rm.it
carabinieri: tel. 06 9079006
polizia municipale: tel. 06 9069835, fax 06 901740270
pro-loco: tel. 06 90160047
Formello
altitudine: 225 m s.l.m.
distanza da Roma: 28 km circa
abitanti: 11.831
municipio: tel. 06 901941, fax 06 9089577
posta elettronica: segreteria@comunediformello.it
sito: www.comunediformello.it
carabinieri: tel. 06 9088001
carabinieri le Rughe: tel. 06 9087028
polizia municipale: tel. 06 9089100, fax 06 90146066
Magliano Romano
altitudine: 270 m s.l.m.
distanza da Roma: 40 km circa
abitanti: 1.508
municipio: tel. 06 9048005, fax 06 90479770
posta elettronica: comune@comunedimaglianoromano.rm.it
sito internet: www.comunedimaglianoromano.it
carabinieri: tel. 06 9041006 (stazione di Campagnano di Roma)
polizia municipale: tel. 06 9048005
Mazzano Romano
altitudine: 250 m s.l.m.
distanza da Roma: 43 km circa
abitanti: 2.740
municipio: tel. 06 9049001/490, fax 06 9049808
Veio
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Morlupo
altitudine: 207 m s.l.m.
distanza da Roma: 32 km circa
abitanti: 8.016
Municipio: tel. 06 901951, fax 06 90195353
posta elettronica: info@comune.morlupo.roma.it
sito: www.comune.morlupo.roma.it
carabinieri: tel. 06 9079006 (stazione di Castelnuovo di Porto)
polizia Municipale: tel. 06 90195313
pro-loco: tel. presidente 339 1765912
Riano
altitudine: 125 m s.l.m.
distanza da Roma: 25 km circa
abitanti: 8.333
Municipio: tel. 06 9013731, fax 06 9031500
posta elettronica: riano.riano@tin.it
sito internet: www.lcnet.it/reticiviche/riano/riano.html
carabinieri: tel. 06 9031005
polizia municipale: 06 9031229
pro-loco: tel. 06 9031060
università agraria: tel. 06 9031037
Sacrofano
altitudine: 260 m s.l.m.
distanza da Roma: 18.5 km
abitanti: 6.950
Municipio: tel. 06 90117001, fax 06 9086143
posta elettronica: comune@comunedisacrofano.it
sito: www.comunedisacrofano.it
carabinieri: tel. 06 9088001 (stazione di Formello)
polizia municipale: tel. 06 9086381, fax 06 9082086
pro-loco: piazza Mercato, 1
università agraria: tel. 06 9083171
università possidenti di bestiame: tel. 06 9086345
Roma - XX Municipio
abitanti: 158.214
tel. 06 69620333, fax 06 37516303
posta elettronica: circos20@comune.roma.it
sito internet: www.comune.roma.it
polizia municipale: tel. 06 67697320
Università Agraria di Isola Farnese: tel. 06 30894006
Veio
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BIBLIOGRAFIA
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Veio
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G. Tomassetti La Campagna Romana Antica, Medievale e Moderna. Vie Cassia e Clodia, Flaminia e Tiberina, Labicana e
Predestina, nuova edizione aggiornata a cura di L. Chiumenti, F.Bilancia, voll. III 1979.
Veio
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Coordinamento redazionale e revisione editoriale: Alessandra Somaschini, Alessandra Reggi, Fabiana Zaccardini
Testi: A. Catena, M. Cantù, G. Castigliego D. D’Alberti, F. Furnari, F. Fuccelli, P. Gazzani, A. Marano, G. Monterosso,
M. Pagano, A. Reggi, M. Rita, A. Somaschini
Fotografie: Archivi Parco Regionale di Veio, A. M. Davidson, Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Etruria Meridionale,
Soprintendenza archeologica di Roma- Palazzo Massimo, Circolo Legambiente Volontariato Castelnuovo di Porto
Ed inoltre: M. Agostinelli, M. Azzella, C. Balestro, E. Barbaro, M. Belloni, A. Cecconi, S. Ciadamidaro, M. D’Adamo,
L. De Santis, D. Faustini, F. Fabbro, M. Gardusi, M. V. Gargioli, A. Gelderman, T. Guida, P. Mazzei, D. Ortensi, A. Rescigno,
P. e S. Rosini, V. Rossi, M. Scataglini, R. Sinibaldi, M. Viti
Le piante acquerellate sono tratte dall’Archivio di Stato di Roma: su concessione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali ASR
51/2007, con divieto di ulteriore riproduzione
Siamo grati a quanti, lettori e addetti ai lavori, segnaleranno eventuali errori o cambiamenti riscontrati nella guida.
Un ringraziamento speciale va in particolare al Dott. Raniero De Filippis, Direttore del Dipartimento Territorio della Regione
Lazio, all'Arch. Giovanna Bargagna, Direttore della Direzione Regionale Ambiente e Cooperazione tra i Popoli, al Dott. Guglielmo
Arcà, alla Dott.ssa Vincenza Baglione, alla Dott.ssa Daniela Michetti, all'Arch. Luca Colosimo degli Ufficio Centrali del Ruolo
Unico del personale dei parchi della Regione Lazio che hanno promosso la realizzazione del progetto e della guida.
Veio
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Comune di Roma