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Comune di Roma

Guide ai servizi delle aree naturali protette del Lazio

Parco Regionale di
Veio
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Guide ai servizi delle aree naturali protette del Lazio

Parco Regionale
di Veio
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Antica città di Veio - strada romana


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Prefazioni
Prefazioni

Questa pubblicazione, dedicata al Parco Regionale di Veio, accompagna l’edizione di una serie di guide ai servizi
dedicate alle aree protette nei pressi della città di Roma.
Si tratta di un Parco importante non solo per la sua estensione ma soprattutto perché è un parco periubano, che si estende
per buona parte nella città di Roma, preservando le suggestioni dei paesaggi dell’Agro Veientano, e offrendo ai cittadini
e ai turisti una nuova dimensione della fruizione e del tempo libero.
Questa iniziativa editoriale è importante poiché va a completare la già ricca “Collana di guide ai servizi dei Parchi del
Lazio”, voluta dall’Assessorato all’Ambiente e Cooperazione tra i Popoli della Regione Lazio.
La pubblicazione è finanziata con i fondi dell’Accordo di Programma Quadro “Aree sensibili: parchi e riserve” e si
inserisce all’interno di una strategia di promozione del turismo sostenibile e delle aree naturali protette regionali.
Queste guide ai servizi intendono promuovere la conoscenza dello straordinario patrimonio costituito dai Parchi e dalle
Riserve della Regione illustrandone i valori naturalistici e storico-culturali presenti, offrendo una chiave per una
fruizione “leggera” del territorio. Il lettore troverà spunti utili per orientarsi nella molteplicità di servizi esistenti: dalla
ricettività (agriturismi, bed&breakfast, alberghi) alla ristorazione, dalle possibilità di fare sport all’interno delle aree
protette ai prodotti tipici, dai servizi di educazione ambientale offerti dalle fattorie educative, alle aree sosta, alla rete
di sentieri natura.
Attraverso queste pubblicazioni si possono osservare in maniera completa ed esaustiva le opportunità esistenti, che per
molti assumeranno il sapore della scoperta di un’inaspettata ricchezza a pochi passi da casa, ai confini tra città e
campagna.

Filiberto Zaratti
Assessore Regionale Ambiente e Cooperazione tra i Popoli
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La guida dei servizi del Parco di Veio si inserisce all’interno della pubblicazione delle “guide dei servizi” delle aree
naturali protette della Regione Lazio che insistono nel territorio del Comune di Roma; un progetto voluto e coordinato
dall’Assessorato all’Ambiente ed alla Cooperazione dei Popoli della Regione Lazio per incentivare e facilitare la visita
alle aree protette e promuovere lo sviluppo di un turismo sostenibile.
La guida è un viaggio alla scoperta del territorio del Parco che si caratterizza per il ricco patrimonio di valori
paesaggistici, naturali e storico-archeologici, e rappresenta un utile strumento per i visitatori: turisti, abitanti e studenti.
L’area Protetta viene presentata negli aspetti istituzionali ed attraverso la descrizione delle peculiarità; l’illustrazione
della geo-morfologia del territorio, delle flora e della fauna dà modo di individuare la varietà degli ecosistemi presenti.
Particolare rilievo, tra gli ambienti di pregio, viene dato alla presenza del sito d’interesse Comunitario delle Valli del
Sorbo che costituisce patrimonio dell’ Unione Europea. Gli spazi dedicati alle attività tradizionali, all’esposizione
dell’escursus storico e alla illustrazione delle ricchezze storico-artistiche, approfondiscono il legame creatosi in questo
contesto tra l’uomo e il suo ambiente.
La guida fornisce informazioni pratiche sui servizi presenti nel territorio del Parco: dall’accoglienza e ristorazione negli
alberghi, agriturismi, B&B e ristoranti, alle strutture ed attività sportive. Particolare rilievo è dato alle tipicità
enogastronomiche ed agli operatori e servizi certificati con il marchio di “sostenibilità ambientale” del Parco.
L’attenzione alle tradizioni locali si ritrova ancora nel ricco calendario degli eventi e delle manifestazioni che animano
i nove Comuni del Parco.
Attraverso il percorso conoscitivo della guida il Parco si propone di avvicinare i suoi abitanti al territorio, alle proprie
radici ed alla comune identità da recuperare e consolidare, e consentire una fruizione turistica ampia e diversificata
incentivando un turismo responsabile.

Fernando Petrivelli
Presidente del Parco di Veio
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Indice
Indice

• Inquadramento geografico 9
• Geologia 11
• Idrogeologia 13
• Flora e vegetazione 15
• Agricoltura e allevamento 21
• Fauna 23
• Valli del Sorbo un sito d’importanza europea 29
• Storia 31
• Come si arriva al Parco 37
• Informarsi sul Parco 38
• Educazione e fruizione 39
• Attività di vigilanza 42
• Biblioteche, Centri di Documentazione, Musei 43
• Testimonianze storiche e archeologiche 47
• Sentieri e Percorsi 71
• Cosa fare nel Parco 79
• Numeri Utili 92

Bibliografia 94

Veio
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Belmonte - Castelnuovo di Porto

InquadRamento geogRafIco
Inquadramento geogra-
I l Parco Naturale Regionale di Veio, con i suoi 14.984 ettari, è il quarto parco per estensione del Lazio ed
è stato istituito alla fine degli Anni ’90 (legge regionale n. 29 del 1997). Si estende a nord di Roma tra la
via Flaminia e la via Cassia e comprende il cosiddetto Agro Veientano, in un territorio dove le componenti
naturalistiche e storico-culturali si fondono in un paesaggio di particolare valore. Nel Parco sono presenti
nove Comuni: Campagnano di Roma, Castelnuovo di Porto, Formello, Magliano Romano, Mazzano
Romano, Morlupo, Riano, Sacrofano ed il XX Municipio del Comune di Roma; quest’ultimo con una super-
ficie di 7.000 ettari ricopre quasi la metà dell’area protetta.
Il Parco si inserisce nel settore nord della capitale andando a lambire il confine della Riserva Naturale
dell’Insugherata, una delle 14 aree protette gestite dall’Ente Regionale RomaNatura. A ovest confina con il
Parco Naturale di Bracciano – Martignano e a nord con il Parco Naturale della Valle del Treja. Questa cin-
tura verde intorno a Roma produce un effetto mitigante sul clima e garantisce una continuità dell’ambiente
naturale, a tutela della biodiversità. Il Parco di Veio, pur avendo subito in passato processi di urbanizzazio-
ne, risulta nel complesso ancora integro ed ha quindi conservato un elevato valore paesaggistico. Al suo
interno 1.200 ettari di terreno, comprendenti boschi e pascoli, sono destinati ad uso civico: un istituto di ori-
gine medievale che ha consentito di mantenere pubblica la proprietà di alcune aree utilizzate dalle comunità

Veio
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locali in modo collettivo ed


oggi amministrate dalle Uni-
versità Agrarie di Campa-
gnano, Isola Farnese, Riano e
Sacrofano e dai Comuni di
Castelnuovo di Porto, For-
mello, Magliano e Morlupo.
Questa destinazione d’uso ha
preservato l’integrità ambien-
tale e paesaggistica. L’area è
caratterizzata in prevalenza da
altopiani di tufo utilizzati a
scopo agro-pastorale e incisi
dall’azione delle acque che
hanno originato nel tempo
vallate strette, le forre, scavate
dall’erosione e ricoperte da
boschi, tutti elementi che
caratterizzano l’Etruria Meri-
dionale. Oggi il Parco si esten-
de in una porzione del territo-
rio adiacente alla bassa Valle
del Tevere ed è per questo che
sono presenti numerosi corsi
d’acqua che, formando un
ampio reticolo di fossi, attra-
versano tutto il territorio da
nord-ovest verso sud-est e
confluiscono nel Tevere stes-
so. Ne sono un esempio il tor-
rente Crèmera - Valchetta,
sulle rive del quale era sorta la
città etrusca di Veio, quello
della Crescenza e della
Torraccia. Indubbia è poi l’in-
fluenza che hanno avuto sul paesaggio le opere realizzate dalla civiltà etrusca e da quella romana, testimo-
niate dalla presenza di numerose emergenze archeologiche. Assai diffusi sono, infatti, i cunicoli di epoca
etrusca scavati a scopo agricolo per regimentare le acque. Altrettanto evidenti sono i tracciati stradali realiz-
zati in buona parte del territorio, basti pensare che il Parco si estende fra le consolari Cassia e Flaminia, due
importanti vie di comunicazione di origine romana. Di grande interesse è poi la presenza di necropoli ed
insediamenti abitativi, come il sito dell’antica città etrusca di Veio e la villa romana di Livia a Prima Porta.
Ancora oggi le aree archeologiche rivestono notevole importanza non solo culturale ma anche ambientale e
paesaggistica, poiché con la loro presenza hanno contribuito a preservare piccoli nuclei di verde inseriti in
ambiti notevolmente urbanizzati.

Veio
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geologIa
Geologia
l paesaggio collinare del Parco di Veio, così come ci appare oggi, è stato modellato più di 600.000
I anni fa dall’attività del complesso vulcanico sabatino che ha terminato la sua attività solo 40.000
anni fa. La quantità di prodotti emessa da un sistema complesso di coni vulcanici, fu così elevata che
colmò la valle dell’antico Tevere, spostandone il corso a est del Monte Soratte.
L’attività eruttiva nel territorio del Parco cominciò contemporaneamente ad altre zone del Lazio oggi
identificabili con i laghi di Bolsena, Vico, e con i Colli Albani e produsse enormi quantità di un mate-
riale particolarmente facile da lavorare, ma comunque molto resistente: il tufo. Utilizzato per l’edilizia
già dai tempi degli Etruschi, il tufo caratterizza oggi la fisionomia dei paesi del Parco che sono costrui-
ti in tufo e che spesso si poggiano su speroni tufacei.
Le prime eruzioni si ebbero nella zona di Morlupo-Riano la cui testimonianza è rappresentata dai
depositi di tufo giallo della via Tiberina che raggiungono spessori di 50-70 metri nella zona nord-
orientale del Parco. Originatisi circa 550.000 anni fa, i depositi di tufo giallo sono ancora oggi prele-
vati sotto forma di “blocchetti” utilizzati per costruire.
Successivamente l’attività iniziò anche nella zona di Sacrofano, con la formazione di un centro erutti-
vo tra i più rilevanti, sia per la durata, che per l’enorme quantità dei prodotti emessi: il vulcano di

Cratere di Sacrofano

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Sacrofano. Questo vulcano rimase in attività per circa 150.000 anni, ma in maniera discontinua, tanto
che tra i depositi vulcanici di quel periodo, i tufi varicolori di Sacrofano e La Storta, si nota lo svilup-
po di antichi suoli coperti di vegetazione.
A quel tempo, l’attività vulcanica si diffuse ampiamente nella zona dei Monti Sabatini e nacquero
diversi centri vulcanici che diedero origine a molti edifici secondari oggi riconoscibili in Monte
Musino, Monte Solforoso e Monte Ficoreto. Queste colline non sono altro che coni di scorie, costi-
tuiti principalmente da lapilli, scorie e cenere. Le ultime importanti fasi dell’attività esplosiva del vul-
cano di Sacrofano terminarono all’incirca 330.000 anni fa, quando l’acqua presente nel sottosuolo
entrò in contatto con la camera magmatica causando violente eruzioni esplosive che produssero il tufo
di Sacrofano e distrussero la parte sommitale del vulcano; ne seguirono lo sprofondamento della cal-
dera di Sacrofano, sul cui margine sorge oggi il paese. Queste violente esplosioni diedero origine anche
a Monte Razzano, sulle cui pendici settentrionali sorge oggi il paese di Campagnano di Roma.
L’attività finale del distretto sabatino continuò soprattutto nel settore orientale dove, sempre grazie
all’interazione esplosiva tra magma ed acqua, si originarono delle concavità, che si sono successiva-
mente riempite di acqua dando origine ai laghi di Martignano, Monterosi e Baccano. La bonifica di
quest’ultimo fu voluta dalla famiglia Chigi ed è terminata in tempi moderni. Oggi nella Valle del
Baccano corre la via Cassia.

I geositi
La tormentata storia geologica del territorio del Parco, è riconoscibile in alcuni punti di particolare
interesse: i geositi. In questi punti si riconoscono formazioni rocciose caratteristiche, resti fossili,
depositi di minerali particolari o spettacolari forme di erosione. Tra i luoghi più caratteristici nel ter-
ritorio del Parco, c’è l’affioramento di fluorite nei pressi di Monte Ficoreto, vicino a Campagnano e
nel Fosso dell’Acqua Traversa a Roma. Il nome di questo minerale deriva dal latino fluire = fonde-
re, per il suo utilizzo come fondente in metallurgia, ma anche dai minatori inglesi del medioevo che
la chiamarono “fiore (flower) di minerale” per la sua bellezza. Dalla fluorite deriva poi il nome del
fluoro e del fenomeno della fluorescenza. In entrambi i luoghi, la fluorite è costituita da particelle
molto fini ed assume una colorazione biancastra in spessori variabili. Gli Antichi Greci la tagliava-
no come pietra preziosa, mentre i Romani la usavano per la costruzione di vasi multicolori Oggi
viene utilizzata prevalentemente nella produzione di acido fluoridrico e come propellente nelle con-
fezioni spray, mentre una piccola percentuale è impiegata nel campo della porcellana e del vetro.
Passeggiando nel Parco è facile osservare gli affioramenti di tufo e i depositi di lapillo. Si tratta di
una roccia originata da una violenta eruzione esplosiva, molto compatta e porosa con le caratteristi-
che di una buona pietra da costruzione: buona lavorabilità, resistenza ed aderenza con le malte. Si
ritiene che il tufo sia entrato a far parte delle costruzioni dell’antica Roma solo dopo la conquista di
Veio (396 a.C.) poiché le cave erano localizzate nel territorio di questa città: soprattutto nella Valle
Lunga e nell’area di Grotta Oscura, prossima al Tevere. Proprio lungo il Tevere i blocchi venivano
trasportati dalle cave fino a Roma. Con questo materiale, infatti, sono stati costruiti molti edifici sto-
rici di Roma come le mura repubblicane, la basilica Emilia, alcuni templi nel Foro Boario e di largo
Argentina e ponte Milvio.

Veio
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Valle del fosso della Valchetta - Roma


IdRogeologIa
Idrogeologia
l Parco di Veio è ricco di acqua, in quanto si estende nella Valle del Tevere, e in particolare nella sua porzione
I ter- minale. Inoltre, la ricchezza in questa zona vulcanica di acque di falda, ha dato origine a moltissime sorgen-
ti, alcune delle quali caratterizzate da acque minerali fredde e termominerali: ne sono un esempio le acque ferrose
nei pressi di Ponte Sodo e dei Bagni della Regina, in prossimità del sito archeologico di Veio e quelle di S. Antonino,
dell'Acqua Ferruginosa e del fosso dell'Acqua Forte a Castelnuovo di Porto.
Tre sono i corsi d’acqua principali: il fosso della Torraccia (o di S. Antonino), il torrente Crèmera – Valchetta,
e il fosso della Crescenza (o del Fontaniletto). Tutti hanno un andamento a pettine, da nord-ovest a sud-est
riversandosi nel Tevere come affluenti di destra e rappresentano un ineguagliabile serbatoio di diversità
ambientale e biologica.
Nel corso dei milioni di anni, l’acqua di questi torrenti, scorrendo sul morbido terreno tufaceo, ha lentamente eroso
il letto dei fiumi determinando la formazione delle forre, vallate strette e profonde molto suggestive, che oggi rap-
presentano una delle caratteristiche principali del territorio, anche per la loro straordinaria valenza naturalistica.
Purtroppo le condizioni in cui versano attualmente questi corpi idrici destano non poche preoccupazioni. In par-
ticolare gli scarichi di diversi centri abitati ancora privi di sistemi di depurazione delle acque reflue, o comunque con
impianti malfunzionanti, si aggiungono all’inquinamento proveniente dalla zootecnia e dall’agricoltura e minaccia-
no il già precario equilibrio dei sistemi naturali.
Uno studio svolto nel 2006 dal Parco, in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità di Roma, ha permesso di
investigare lo stato dei corsi d’acqua in termini di qualità ambientale. E’ stato quindi possibile evidenziare le nume-
rose criticità nel territorio del Parco, ma anche identificare nei tratti più a monte, l’importantissima presenza di una
comunità animale e vegetale ancora in buono stato. Proprio questa comunità, infatti, potrà rappresentare in futuro
il serbatoio genetico in grado di espandersi nei tratti più a valle quando, grazie ai finanziamenti regionali, il Parco ed
i Comuni saranno intervenuti per eliminare le sorgenti di inquinamento.

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Fosso di S. Antonino - Castelnuovo di Porto


Veio
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floRa e VegetazIone
Flora e vegetazione
a vegetazione del Parco di Veio è
l fortemente influenzata dalle
vicende storiche che hanno condizio-
nato l’uso del territorio nel tempo e
che hanno prodotto come risultato
un’alternanza armoniosa tra spazi
ancora naturali e spazi destinati all’uso
agricolo e abitativo. Oggi il Parco è
caratterizzato da estesi pianori coltiva-
ti o destinati all’allevamento estensivo,
generalmente interrotti dalle forre,
ovvero valli strette scavate dall’azione
erosiva dei fiumi, dove permangono i
boschi, un tempo molto più estesi.
Questi spazi ancora naturali sono
costituiti in prevalenza da bosco misto di caducifoglie ma, dove emergono affioramenti tufacei, possia-
mo trovare anche il leccio (Quercus ilex) sempreverde. Specie principe dei boschi del Parco è il cerro
(Quercus cerris): una quercia caducifoglia, con corteccia di colore bruno e foglie verde scuro, con i mar-
gini lobati. Si riconosce facilmente per il suo profilo alto ed espanso; avvicinandosi è possibile osserva-
re i suoi frutti (ghiande allungate) e, nel periodo di fioritura, le spighe pendule
giallo-verdi. I boschi si trovano principalmente nel settore settentrionale del
Parco, fra i rilievi vulcanici esterni al cratere di Sacrofano come la Macchia
di Roncigliano, ad ovest di Campagnano, Monte Musino - Monte
Broccoleto - Monte Bruciato tra Sacrofano e Formello e lungo le valli,
quali ad esempio le Valli del Sorbo.
Le specie più diffuse sono, oltre al già citato cerro, l’acero campestre (Acer
campestre), il nocciolo (Corylus avellana), il
ligustro (Ligustrum vulgare), il pungitopo
(Ruscus aculeatus) e l’edera (Hedera helix). In
funzione dell’esposizione, dell’intensità e
frequenza dei tagli boschivi e del suolo,
sono presenti altre specie arboree come
la roverella (Quercus pubescens), la farnia (Quercus
robur), l’orniello (Fraxinus ornus), il bagolaro (Celtis australis), l’acero di
Montpellier (Acer monspessulanum) che localmente possono divenire
dominanti rispetto al cerro.
Il Parco di Veio si distingue per la ricchezza e l’importanza delle spe-
cie floristiche presenti. Le specie censite sono 787 ed alcune meritano
una particolare attenzione per l’importante ruolo ecologico.
All’interno delle forre, le particolari condizioni microclimatiche consentono lo
sviluppo di specie vegetali tipiche di ambienti freschi ed umidi (mesofile), come

Veio
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ad esempio l’agrifoglio (Ilex


aquifolium) che normalmente è
presente ad altitudini più eleva-
te, le felci e altre specie tipiche
di ambienti molto più freddi e
umidi come quelli di faggeta.
Un altro ambiente che merita di
essere ricordato è quello dei tufi
dove si possono trovare piante
erbacee annuali, spesso molto
rare, quali la Veccia serena
(Vicia lathyroides), il Ginestrino
sottile (Lotus angustissimus), il
Prezzemolo bastardo (Ammoides
pusilla), la Silene conica. Infine,
Fiori di Croco va ricordato il gruppo degli endemi-
Il rovo smi che, anche se non particolar-
mente ricco, include la Linaiola
Il Rovo (Rubus fruticosus) è uno dei purpurea (Linaria purpurea), il
pochi arbusti che resiste all’attività Fiordaliso cicalino (Centaurea deu-
di pascolamento dei grandi ungula-
sta) e lo Zafferano odoroso
ti. Il suo portamento rampicante,
(Crocus suaveolens), quest’ultimo è
compatto e spinoso, è difficilmente
penetrabile dall’esterno e comporta una specie particolarmente rara,
lo sviluppo di un microambiente presente solo in alcune aree
protetto dove possono crescere dell’Umbria, del Lazio e della
delle piante che, in sua assenza, Campania.
verrebbero facilmente brucate.
Perciò la crescita del rovo è consi-
derata come una fase di passaggio
che permette la ricrescita del bosco
nelle zone di prato. I suoi cespugli
sono frequentati da molti uccelli,
quali la Capinera (Sylvia atricapilla),
che vi trova riparo per il nido,
numerosi roditori, fra cui il
Moscardino (Moscardinus avellanarius),
che sono soliti riprodursi e nascon-
dersi nelle sue siepi e innumerevoli
artropodi, sia predatori di specie
parassite di colture agrarie, sia
insetti impollinatori visibili durante
la fioritura da maggio a agosto,
periodo nel quale si possono assag-
giare le gustose more.

Rosa canina
Veio
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I boschi
I boschi sono molto importanti perché contribuisco-
no alla mitigazione del clima, rappresentano un freno
all’azione erosiva delle piogge, ma anche offrendo
cibo e rifugio agli animali contribuiscono alla tutela
della biodiversità e portano un generale migliora-
mento del paesaggio. In virtù di questi aspetti, l’Ente
Sottobosco con ciclamini
Parco rivolge un’attenzione particolare alla loro con-
servazione, svolgendo anche attività di riforestazione dei terreni abbandonati. La vegetazione foresta-
le locale è rappresentata dai querceti e dalle cerrete. In particolare, è possibile individuare due aree
distinte: nel settore meridionale del Parco, caratterizzato da un periodo di aridità nei mesi estivi, è pre-
sente un paesaggio di macchia mediterranea di tipo collinare; nel settore settentrionale, caratterizzato
da un clima più fresco e umido prevalgono boschi misti più estesi (Macchia di Roncigliano, ad ovest
di Campagnano, M. Musino e M. Bruciato, tra Sacrofano e Formello, e le Valli del Sorbo presso
Formello).
Nella zona nord-ovest del Parco, inoltre, sono da segnalare alcuni boschi di castagno introdotti dal-
l’uomo in tempi antichi per la produzione del frutto e del legname.
A causa dell’intenso impiego agricolo-forestale del territorio, le formazioni arbustive sono rappresen-
tate per la maggior parte da siepi o da macchie, che si insediano sui versanti più ripidi e ai margini
delle aree boscate, rivestendo una particolare importanza anche dal punto di vista ecologico in quan-
to offrono cibo e riparo per numerose specie animali. Tra le specie locali, si segnala la ginestra: un
arbusto diffuso allo stato naturale anche su terreni difficili; specie pioniera, ottima colonizzatrice dei
terreni sottratti all’agricoltura, la ginestra è una pianta di notevole bellezza durante la fioritura e facil-
mente riconoscibile per il colore giallo brillante dei fiori.
Lungo i corsi d’acqua è presente la vegetazione ripariale; nello strato arboreo sono meritevoli di nota
le formazioni ad ontano nero. Nello strato arbustivo sono frequenti il sambuco e la sanguinella, men-
tre tra le erbacee si ricorda la saponaria.

Valli del Sorbo - Formello


Veio
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l’ambiente di forra
Nelle profondità delle valli tufacee si può scoprire un mondo straordinario caratterizzato da una
grande diversità ambientale e biologica: le forre sono gli ambienti più spettacolari del Parco. Il ter-
ritorio è infatti solcato da un significativo sistema di incisioni che, scavate dal gran numero di tor-
renti e fossi che attraversano il Parco, rappresentano degli importantissimi corridoi ecologici.
Infatti, a causa della difficile accessibilità, in corrispondenza delle forre si è potuta mantenere una
copertura boschiva densa e continua, che risulta invece rarefatta in gran parte del territorio del
Parco dove sono prevalse le attività agro-pastorali. Le particolari condizioni microclimatiche che si
instaurano all’interno delle forre (elevato ombreggiamento, variazioni di temperatura ed umidità
poco accentuate, ristagno di nebbie, assenza di vento, inversione termica) fanno sì che queste diven-
tino siti di rifugio per le specie cosiddette “microterme”, legate cioè ad ambienti a clima freddo tipi-
ci di quote altimetriche superiori. Tra le specie più significative si ricordano l’agrifoglio (Ilex aquifo-
lium) e l’Acero opalo (Acer obtusatum), tipiche dei boschi di faggio.
L’ambiente delle forre fornisce inoltre le condizioni ottimali per lo sviluppo e la presenza di felci,
di cui il Parco può vantare un numero notevole, che raggiunge le 16 entità tra cui alcune di partico-
lare rarità. Tra le specie di maggior interesse si ricordano Athyrium filix-femina Dryopteris filix-mas,
Polystichum setiferum e Polystichum aculeatum.
Molte felci avevano una distribuzione più estesa nel periodo Terziario (da 65 a 2 milioni di anni fa)

Fosso della Citerna – Castelnuovo di Porto

Veio
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ed attualmente hanno potuto trovare rifugio solo nelle forre ad elevata umidità e vengono pertanto
definite specie relitte; è questo il caso di una formazione sempreverde non mediterranea rappresenta-
ta da una foresta temperata umida (la Laurisilva) di cui attualmente nell’area veientana si rinvengono
alcuni elementi, quali l’alloro (Laurus nobilis), il bosso (Buxus sempervirens), la Dafne laurella (Daphne lau-
reola) e l’Erba di S. Giovanni arbustiva (Hypericum androsaemum).
Anche per la fauna le forre rappresentano un ambiente di particolare importanza, in quanto sono dei
veri e propri corridoi biologici che favoriscono gli spostamenti e la diffusione delle specie, creando
elementi di connessione tra aree differenti. Esse costituiscono inoltre un rifugio ed un riparo per
diversi gruppi faunistici e per la loro inaccessibilità forniscono protezione alle specie più sensibili; tra
queste si ricorda la Salamandrina dagli occhiali (Salamandrina terdigitata), un anfibio particolarmente
importante, protetto anche dalle direttive della Comunità Europea, e di cui recentemente è stato rin-
venuto nel Parco un importante sito riproduttivo.
L’ambiente delle forre per sua composizione favorisce quelle comunità biologiche che non sono adat-
te a vivere negli ambienti aperti e più esposti. Tutto ciò si tramuta in un elevato fattore di rischio
ambientale poiché l’inaccessibilità dei luoghi fa si che in caso di incendi sia difficile intervenire per sal-
vare l’ambiente.
Le forre più interessanti si trovano nell’area nord del Parco lungo il fosso della Torraccia e lungo il
fiume Crèmera. In queste zone, nonostante la maggiore distanza dai centri abitati, la captazione da
parte di pozzi artesiani si traduce talvolta una eccessiva diminuzione della portata dei fiumi che,
soprattutto in estate, può portare a momenti di secca.
Fosso della Citerna – Castelnuovo di Porto

Veio
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I pascoli

Valli del Sorbo - Formello


I pascoli rappresentano un ambiente importante del Parco in quanto costituiscono una notevole risorsa
sia dal punto di vista ecologico-ambientale che da quello paesaggistico e produttivo.
Le aree a pascolo sono più estese nel settore settentrionale del Parco, per lo più in corrispondenza dei ter-
reni di proprietà comunale o delle Università Agrarie. Qui dominano le piante a ciclo annuale, che si sec-
cano durante l’estate, superando la stagione avversa sotto forma di seme. Dai semi crescono velocemen-
te le piante erbacee in primavera e in autunno, tanto da determinare delle significative variazioni cromati-
che nel paesaggio che segnano il susseguirsi delle stagioni.
Il prato è influenzato nella sua composizione da vari fattori: il clima, il suolo e gli animali pascolatori. Sono
principalmente gli erbivori a costituire un fattore determinante per lo stato del pascolo, ma anche gli altri
animali presenti vi partecipano attraverso le deiezioni, il calpestamento e il grufolamento.
Le attività di pascolo brado e semibrado hanno consentito la conservazione di ambienti aperti, altrimen-
ti soggetti al naturale processo di ricolonizzazione da parte del bosco. Gli ambienti a pascolo sono di fon-
damentale importanza per diverse specie di uccelli, tra cui alcuni rapaci che li utilizzano come territori di
caccia, micromammiferi, rettili ed insetti come i coleotteri scarabeidi, che nei pascoli e nelle radure trova-
no le loro risorse vitali, in seguito ad un equilibrio stabilitosi attraverso millenni di attività pastorale.
Affinché gli allevamenti bradi influiscano positivamente sui pascoli, il Parco tutela e promuove uno svi-
luppo sostenibile delle forme di allevamento, ossia una corretta gestione che porti ad un equilibrio tra il
numero di capi allevati e la capacità di rigenerazione del manto erboso. E’ necessario stimare con esattez-
za quanti capi di bestiame possono pascolare in un determinato ambiente, in modo da evitare situazioni
di sovrapascolamento. Queste, se si susseguono nel tempo, determinano un generale impoverimento della
copertura vegetale, con conseguentemente micro-desertificazione ed erosione del territorio. L’eccessivo
carico di bestiame, provoca la scomparsa delle specie appetibili a vantaggio delle poche specie non appe-
tite, quali i cardi, la centaurea o poa annua, determinando una riduzione della biodiversità.

Veio
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agRIcoltuRa e alleVamento
Agricoltura e alleva-
I l territorio del Parco è fortemente modificato dall’azione dell’uomo che, nel corso dei millenni, ha desti-
na- to i terreni pianeggianti all’agricoltura e all’allevamento. Si tratta di un paesaggio agrario le cui origini
risalgono all’antichità: il pascolo, la produzione del grano del vino e dell’olio, la gestione dei boschi, sono lega-
ti ad ordinamenti quasi millenari. Le vicende storiche hanno portato ad un territorio organizzato con un’am-
pia maglia aziendale, basata sulla grande proprietà privata e sulla presenza di estese proprietà collettive. Infatti,
circa 1.200 ettari di ter-
ritorio che si estendo-
no come una fascia
nella zona centrale del
Parco, sono destinati
ad uso civico, tutti
boschi o pascoli. Que-
sto antico retaggio
medievale è nato dalla
necessità dei Signori
locali di sfamare la
popolazione, attraver-
so la cessione alla co-
munità di aree esterne
al centro abitato dove
poter raccogliere il
legnatico e i frutti del
bosco. Questi usi han-
no perpetuato la pro-
prietà pubblica nel
tempo di alcune aree,
molto belle ed importantissime dal punto di vista ecologico. Sebbene questi territori siano governati dalle
Università Agrarie di vari Comuni, rappresentano comunque per il Parco un presidio importante per l’integri-
tà del territorio e per il mantenimento degli originari valori del paesaggio.
I pascoli rappresentano senza dubbio uno degli aspetti prevalenti all’interno del Parco e costituiscono un’im-
portante risorsa sia dal punto di vista produttivo che paesaggistico.
Le produzioni zootecniche sono riconducibili principalmente ad allevamenti di bovini da carne allevati allo
stato brado. Proprio l’impiego di questo metodo di allevamento garantisce una elevata qualità delle carni pro-
dotte. Tra le specie bovine allevate è importante ricordare la razza maremmana, tipica della zona, che produ-
ce carni di qualità elevata e di ottimo sapore.
Molto diffuso, come nel resto della Campagna Romana è l’allevamento della pecora da latte. La contamina-
zione storica con gli allevamenti che con la transumanza venivano periodicamente trasportati dalla Sardegna
attraverso il Parco per raggiungere l’Appennino, ha fatto si che oggi non si possa riconoscere una varietà tipi-
ca locale. Molto frequente è la pecora sarda ibridata in alcune zone con la comisana. Nel complesso però la
produzione di formaggi ovini è importante, con prodotti interessanti per il buon sapore e l’ottima qualità.

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la vacca maremmana

Allevata già dagli Etruschi, è una razza di antichissima origine, incrociata successivamente con i bovi-
ni a grandi corna provenienti dalla steppa e giunti in Italia con le invasioni barbariche. Questo bovi-
no che vive in grandi mandrie, ha dominato per secoli la zona della Maremma, occupando il territo-
rio compreso tra Pisa e Roma e tra il litorale e le zone pre-appenniniche.
La Maremma, salubre e fertile al tempo degli Etruschi e dei Romani grazie ad un complesso sistema
di canalizzazione per il drenaggio delle acque, con le prime invasioni barbariche divenne un luogo
paludoso e malsano e tale restò fino alla fine del 1700. In questo periodo prese avvio l’opera di boni-
fica che si è conclusa nel secolo appena trascorso.
Queste condizioni hanno dunque contribuito alla creazione di una razza dal manto biancastro e dalle
belle corna a lira, che risulta estremamente rustica e frugale, resistente alle malattie ed al clima poco
clemente, e che mal sopporta la stabulazione; la Maremmana vive bene solo allo stato brado e neces-
sita quindi di ampi spazi.
Nel corso del XX secolo, la razza ha attraversato momenti di grave crisi che l’hanno portata ad esse-
re incrociata, sulla linea femminile, con le più prestigiose razze da carne nazionali (Chianina) ed este-
re (Charolaise e Limousine). I vitelli ottenuti da questi incroci, pur mantenendo l’eccezionale robu-
stezza, la rusticità e le capacità di adattamento all’allevamento brado della Maremmana, sono caratte-
rizzati da rese al macello ed in tagli commerciali simili a quelli delle razze paterne. Proprio questa pra-
tica dell’incrocio ha, però, fatto sì che, con l’andare del tempo, la razza pura andasse incontro ad una
tale rarefazione da dover essere annoverata dalla Comunità Europea (Regolamento Comunitario
2078/92) tra quelle minacciate di estinzione. Attualmente la razza è diffusa in Toscana, nel Lazio, in
Emilia Romagna, nelle Marche ed in Puglia.

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fauna
Fauna
nche se nel Parco gli ambienti naturali (aree boscate, forre, cespuglieti)
a e seminaturali (pascoli) sono spesso interrotti da aree densamente abitate,
il patrimonio faunistico può annoverare ancora una fauna ricca e diversificata,
con specie importanti per la conservazione.
Tra i mammiferi predatori, faine (Martes foina) e donnole (Mustela nivalis) sono relativa-
mente comuni. Lungo le rive dei fiumi e dei fossi si osservano spesso tracce della puz-
zola (Mustela putorius), e del tasso (Meles meles), un plantigrado onnivoro delle dimensio-
ni di un cane di taglia media, riconoscibile grazie all’inconfondibile colorazione del capo a strisce
bianche e nere. Questa specie, generalmente legata alle aree boscate di latifoglie, vive anche negli ambienti
agricoli che nel Parco sono ampiamente diffusi. Sempre vicino ai fossi e soprattutto nella zona più vicino a
Roma, non è difficile osservare le nutrie (Myocastor corpus), importate dal Sud America negli anni ’70 per pro-
durre pellicce (castorino).
Un carnivoro che trova un ambiente favorevole negli ecosistemi agricoli tradizionali è la volpe (Vulpes vulpes),
mentre tra gli ungulati, oltre al cinghiale (Sus scrofa) ampiamente distribuito nel territorio, è presente nel setto-
re settentrionale del Parco un piccolo gruppo di daini (Dama dama): un cervide tipico di ambiente mediterra-
neo, ma che ben si adatta agli ambienti di prateria aperta e radure. Di notte non è difficile incontrare la lepre
europea (Lepus europeus), mentre si aggira nei prati pascolo.
Tra gli insettivori si ricorda la presenza del riccio (Erinaceus europaeus) e della talpa (Talpa romana), mentre i
Roditori sono rappresentati dall’istrice (Hystrix cristata), riconoscibile per i lunghi aculei striati, dal moscardi-
no (Muscardinus avellanarius): un
tipico abitante delle siepi e
delle zone ai margini del
bosco, e da diverse specie di
arvicole.
Tra gli uccelli si annoverano
diverse specie stanziali e
migratorie. Fino ad oggi è
stata rilevata la presenza di 18
specie nidificanti a priorità di
conservazione secondo le
direttive della Comunità
Europea, tra le quali si ricorda-
no il falco pecchiaiolo (Pernis
apivorus), probabilmente nidifi-
cante nella zona settentrionale
del Parco, il coloratissimo
gruccione (Merops apiaster) che
scava la sua tana in pareti o
terreni friabili come quelle
prossime al Tevere, il picchio
Volpe
verde (Picus viridis) che vive diffusamente

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Il riccio
Simbolo del Parco di Veio, il riccio (Erinaceus europeus) è un nei boschi di querce, l’averla Rana italica
piccola
animale terricolo di piccole dimensioni (20-30 cm) che abita (Lanius collurio) e l’averla capirossa
boschi e campi coltivati. E’ facilmente riconoscibile per la
(Lanius senator), legata a zone pascola-
fitta copertura di aculei (2-3 cm) di colore bruno scuro, che
te con cespugli sparsi.
ha funzioni di difesa contro i predatori (volpi, cani, cinghia-
li ed alcuni uccelli rapaci). Proprio per proteggersi, infatti, Di interesse sono le diverse specie di
possiede particolari muscoli dorsali che gli permettono di rapaci diurni come il nibbio bruno
appallottolarsi e di rizzare gli aculei in caso di pericolo. (Milvus migrans) ed il falco pellegrino
E’ un animale notturno, schivo e solitario, dai movimenti (Falco peregrinus), mentre al crepuscolo
lenti, che costruisce il suo nido sotto arbusti e cespugli, tra- il Parco diventa il territorio di caccia di
scorre il giorno dormendo, rapaci notturni come la civetta, il bar-
restando nascosto sotto bagianni, l’assiolo, il gufo comune e
rami secchi e foglie. Come l’allocco.
gran parte dei mammiferi si Ancora, particolarmente numerosi
sveglia al crepuscolo per
sono i rettili: presenti il biacco
andare in cerca delle sue
(Hierophis viridiflavus), la vipera (Vi-pera
prede preferite: gli insetti ed
altri invertebrati, oltre a aspis), il saettone (Zamenis longissimus) e
frutta, ortaggi e funghi. E’ la testuggine di Hermann (Testudo her-
l’unico insettivoro italiano manni).
che va in letargo, da ottobre Nelle zone umide abitano, infine, alcu-
a marzo, per risvegliarsi in ni anfibi come la rana appenninica
primavera. Nonostante la sua importanza come fattore di (Rana italica), la rana verde (Rana ber-
controllo delle popolazioni di invertebrati dannose all’agri- geri – kl hispanica), il rospo comune
coltura, per le sue abitudini notturne spesso è soggetto ad (Bufo bufo) e il rospo smeraldino (Bufo
essere investito da parte delle autovetture. viridis) ed una specie di particolare
Il riccio, intensamente cacciato in passato, attualmente è una
interesse conservazionistico: la
specie protetta così come previsto dalla Convenzione di
Salamandrina dagli occhiali (Sala-man-
Berna (L. 5/8/1981, n.503). Nel Parco è possibile incontrar-
lo tra i cespuglieti e le siepi che delimitano gli spazi rurali. drina perspicillata).

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la salamandrina dagli occhiali

Nel Parco di Veio vive un anfibio particolarmente interessante e colorato: la salamandrina dagli
occhiali (Salamandrina perspicillata). Si tratta di un anfibio con la coda (urodelo), lungo circa 10 cm, che
vive nell’area settore occidentale dell’Italia.
La colorazione mimetica del dorso ne rende particolarmente difficile l’osservazione; le parti inferiori
presentano, invece, colori vivaci caratterizzati da fondo biancastro con macchie irregolari nere sulla
gola e sul ventre e da un rosso brillante sotto le zampe e la coda. Sulla testa, tra gli occhi, è presente
una macchia bruna più o meno triangolare, da cui deriva il nome di salamandrina dagli occhiali. La
colorazione così contrastante varia da individuo a individuo e ha la funzione di terrorizzare i possibi-
li predatori. Quando gli animali percepiscono il pericolo, si voltano supini per mostrare la parte più
colorata, fingendosi morti, oppure assumono atteggiamenti aggressivi alzando la coda sottile per
mostrare il rosso brillante del sottocoda.
Poiché non sopporta il caldo, d’estate si infossa in luoghi freschi cadendo in un letargo estivo (estiva-
zione), per riprendere l’attività all’inizio dell’autunno.
Il suo ambiente di elezione è rappresentato dai boschi di latifoglie, ove si riproduce utilizzando soprat-
tutto ruscelli limpidi e privi di pesci, dove le uova deposte vengono attaccate sotto ai sassi sommersi,
o sotto le foglie cadute.
Nel Parco sono stati individuati dei siti di riproduzione importanti negli ambienti di forra, in prossi-
mità di pozze ombrose e tranquille con acque relativamente limpide.
La salamandrina, oggetto di particolari attenzioni da parte del Parco, è tutelata anche a livello comu-
nitario dalla Direttiva “Habitat” 92/43/CEE ed è inserita nelle categorie IUCN (International Union for
Conservation of Nature) come specie minacciata. I principali fattori di minaccia per la specie sono rap-
presentati dall’alterazione dell’ambiente, dalla riduzione della portata delle sorgenti, dall’inquinamen-
to delle acque e dalla raccolta indiscriminata degli esemplari.

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la testuggine
Tra i rettili presenti nel Parco una menzione particolare merita la testuggine di Hermann, particolarmen-
te protetta dalla Comunità Europea, diffusa nella nostra penisola lungo la costa tirrenica e nelle isole.
Questa specie con abitudini terricole è facilmente riconoscibile per la corazza a placche colorate. La lun-
ghezza massima è di 30 cm. comprensiva di 6 cm. spettanti alla coda, mentre il peso può raggiungere
anche i 2 kg.
Si tratta di una specie diurna, vegetariana e molto longeva che in cattività può superare facilmente il seco-
lo di vita. In genere è attiva da marzo ad ottobre, ma si osserva con più facilità nei periodi di aprile-mag-
gio. Il letargo invernale è
legato alla temperatura
ambientale e di regola
inizia alla metà dell’au-
tunno.
La specie, legata alle aree
con presenza di arbusteti
e prati, un tempo era
comune in tutta l’area
veientana e, pertanto,
frequentemente ‘usata’
come animale da giardi-
no. Purtroppo, attual-
mente, appare rarissima e
in serio pericolo di estin-
zione, in quanto a segui-
to della riduzione del-
l’ambiente, risulta ormai
limitata a piccole e fram-
mentate popolazioni che
vivono sui pendii coperti dalla macchia mediterranea rimasti tra le ampie aree coltivate nell’area di Isola
Farnese. Oltre alla frammentazione delle popolazioni, che ha determinato una seria difficoltà d’incontro
tra i maschi e le femmine, un serio fattore di minaccia è rappresentato dagli incendi che causano la morte
di questa specie nota per la sua lentezza.
Ricerche finanziate dal Parco e realizzate in collaborazione con l’Università degli Studi Roma Tre, hanno
evidenziato che le piccole macchie, gli arbusteti e i frammenti boschivi presenti in particolare nell’area di
Isola Farnese, insieme alle zone ruderali dell’antico abitato di Veio, sono aree di notevole interesse dal
punto di vista erpetologico, dal momento che oltre alle ultime popolazioni di Testudo hermanni, ancora
ospitano composite popolazioni di rettili (biacchi, vipere, saettoni, bisce dal collare e diverse specie di
lucertole).

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l’avifauna
Nonostante ampie porzioni del Parco di Veio siano
fortemente abitate dall’uomo, gli uccelli presenti In corrispondenza dei
sono abbondanti rispetto ad altre zone del Lazio pascoli e delle zone agrico-
meno densamente popolate. Ciò grazie all’alternarsi le è possibile osserva-
di ambienti diversi, che consentono di ospitare una re numerosi passeri-
comunità nidificante abbastanza ricca, costituita da fomi come la cap-
circa 55 specie con esigenze ecologiche diverse. pellaccia (Galerida cri-
Nelle zone boscate non è difficile osservare le tane stata), il pigliamo-
dei picchi ed è possibile osservare il torcicollo (Jynx sche (Muscicapa
torquilla), il picchio verde (Picus viridis) ed il picchio striata), l'allodola
rosso maggiore (Dendrocopos major). (Alauda arvensis),
Specie tipicamente legate agli ambienti umidi, costi- lo strillozzo (Milia-
tuiti nella zona di Veio da fossi e corsi d’acqua (fosso ria calandra) e le aver-
della Valchetta - Crèmera, fosso della Torraccia) sono le piccola e capirossa. Altre specie presenti, di mag-
invece l’usignolo di fiume (Cettia cetti) che allieta con giori dimensioni, sono inoltre la pavoncella (Vanellus
il suo canto le notti estive del Parco, la ballerina gial- vanellus), il fagiano comune (Phasianus colchicus) e la
la (Motacilla cinerea), la gallinella d’acqua (Gallinula chlo- quaglia (Coturnix coturnix).
ropus) e l’airone cenerino che non nidifica nel Parco Questi ambienti, ampiamente diffusi nel Parco ed in
ma è osservabile tutto l’anno nelle particolare nei pianori erbosi tra Sacrofano e
Valli del Sorbo. Castelnuovo di Porto (Pian di Lalla, Le Rocchette) o

Gruccione
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Averla piccoladel Sorbo, tra Formello


nelle Valli Il picchio verde
e Campagnano, sono luoghi di
particolare importanza come Il picchio verde (Picus viridis) è il più conosciuto tra i picchi euro-
zone di caccia dei rapaci e quindi pei. La tipica colorazione verde del dorso, è il risultato della
necessità di mimetizzarsi con il prato quando si posa sul terreno
vanno attentamente tutelati.
per cercare i formicai di cui si nutre, Altro carattere distintivo è la
Infatti a partire dagli anni ’70, a
colorazione rossa del capo. Come tutti i picchi, ha una lingua
causa di un’agricoltura sempre più vischiosa particolarmente lunga con la quale cattura larve e for-
meccanizzata e per l’utilizzo di miche. Vive in boschi decidui alternati a radure e zone coltivate.
sostanze chimiche, è stato riscon- Il nido, costruito scavando i tronchi degli alberi è facilmente rico-
trato in Europa un crescente noscibile per la forma circolare dell’ingresso. La camera interna
declino di quelle specie legate agli scavata dalla coppia, è pro-
ambienti agricoli e prativi. Quindi fonda e verticale. Nel
il Parco, per favorire gli uccelli periodo riproduttivo è faci-
degli ambienti agro-pastorali, e in le ascoltare nei boschi il
generale la biodiversità, incentiva tipico richiamo del
maschio che somiglia ad
tutte le azioni volte a ridurre l’uso
una risata forte e squillante.
di prodotti chimici, a mantenere le
Anche il picchio verde è
zone con incolti, le stoppie d’in- protetto dalla Convenzione
verno, le siepi, i piccoli stagni, i Internazionale di Berna (L.
ruderi e simili fattori di arricchi- 5/8/1981, n.503) ed è inse-
mento ambientale. rito nella categoria “A più
I pascoli del Parco a carattere basso rischio” della “Lista
estensivo, ad esempio, conserva- Rossa” degli uccelli nidifi-
no al loro interno i cespugli sparsi canti in Italia (LIPU e
che sono indispensabili per il WWF 1999).
posizionamento del nido e come Nel Parco è la specie più
diffusa tra i non passeri-
posatoio per le incursioni di cac-
formi e dopo la tortora ed
cia o come postazioni privilegiate
il cuculo, la più abbondan-
per fare ascoltare il proprio canto. te.

Veio
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VallI del soRBo: un sIto d’ImPoRtanza euRoPea


Valli del Sorbo: un sito d’importanza europ
Unione Europea ha pubblicato una direttiva (La Direttiva Habitat 92/43/CEE) che impegna gli Stati
l’ membri a individuare le aree più importanti per il loro valore naturalistico e ambientale e a sottoporle
ad una tutela particolare. Queste aree sono definite “Siti di Importanza Comunitaria (SIC)” e, insieme alle
Zone di Protezione Speciale (ZPS) particolarmente importanti per la presenza di uccelli, rappresentano i nodi
di una invisibile rete sul territorio
che serve a conservare il serbato-
io di biodiversità dell’Europa. La
Rete Natura 2000, ovvero una
rete ecologica di livello europeo
ha, infatti, lo scopo di conservare
gli habitat naturali e le specie pre-
senti.
Nel Territorio del Parco di Veio
è stato identificato il Sito
di Importanza Comunitaria -
IT6030011 - Valle del Crèmera –
Zona del Sorbo. L’importanza di
quest’area risiede nell’ambiente
caratteristico dei valloni tufacei
della Campagna Romana, con un
habitat fluviale discretamente con-
servato e nella presenza di specie
animali interessanti appartenenti
a diversi gruppi zoologici.
L’area si sviluppa a 200-250 m di
altitudine ed è caratterizzata,
lungo i versanti collinari ed in cor-
rispondenza delle forre, da una
vegetazione tipica degli ambienti
freschi ed umidi. Il bosco misto è
dominato dal cerro (Quercus cerris),
cui si associano altre specie quali
la roverella (Quercus pubescens),
l’acero campestre (Acer campestre),
l’acero minore (A. monspessula-
num), il carpino nero (Ostrya carpi-
nifolia) e l’orniello (Fraxiunus
ornus). In corrispondenza dei ter-
reni pianeggianti, dove è diffuso il
pascolo bovino ed equino, il prato
è dominato da piante annuali, che
hanno il massimo sviluppo vege-

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tativo nel periodo primaverile e autunnale, in conco- bruno (Milvus migrans). Particolarmente importante è
mitanza con i picchi di piovosità. Durante il periodo la Melanargia arge, una farfalla tipica dell’Italia meri-
tardo-primaverile ed estivo il manto erboso diviene dionale, particolarmente minacciata ed in via di dimi-
secco, ed in parte viene sostituito dai cardi ed altre nuzione per cause naturali e ad opera dell’uomo.
specie poco appetite dagli erbivori. Altre specie di rilievo sono tra i mammiferi, l’istrice
Per la fauna va ricordato il serpente non velenoso (Hystrix cristata), la martora (Martes martes), il moscar-
cervone (Elaphe quatuorlineata), specie che si incontra dino (Muscardinus avellanarius), la puzzola (Mustela
lungo i bordi dei boschi, nelle brughiere e nei pendii putorius), tra i serpenti il colubro dei riccioli (Coronella
rocciosi, di preferenza in luoghi ombreggiati e che girondica), il colubro di Esculapio (Elaphe longissima), la
ama gli ambienti caldi e piuttosto umidi e la salaman- biscia tassellata (Natrix tessellata) e la rana appennini-
drina dagli occhiali (Salamandrina terdigitata). Nelle ca (Rana italica); per la flora la Digitale appenninica
acque del Crèmera abita il ghiozzo etrusco (Padogobius (Digitalis micrantha).
nigricans): un piccolo pesce un tempo comune e
abbondante nei corsi d'acqua dell'Italia centrale e ora
in progressiva diminuzione a causa dell'inquinamen-
to e del degrado ambientale. Tra gli uccelli si posso-
no avvistare l’averla piccola (Lanius collirio) e il nibbio

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stoRIa
Storia
Il territorio del Parco può vantare una storia antica, risultato del susseguirsi di popolazioni diverse (etruschi, fali-
sci, romani) e dell’istaurarsi di variegati modelli insediativi: dai villaggi di capanne preistorici, ai borghi fortificati
medievali, alle ville romane e rinascimentali, sino ai casali agricoli dell’ultimo secolo.

dalla preistoria agli etruschi


a più antica presenza dell’uomo risale alla preistoria sca di Veio era già densamente popolato da comunità
l (XVI-X secc. a.C.), quando furono abitati luoghi di agricoltori che vivevano in capanne e seppellivano i
loro morti all’esterno dell’abitato (necropoli di Casale
come le rive dell’antico specchio lacustre della Valle del
Baccano a Campagnano di Roma, e la rupe dove oggi del Fosso, Grotta Gramiccia, Valle La Fata, Quattro
si trova il Borgo di Isola Farnese. Tra il IX-VIII sec. Fontanili). Tra l’VIII ed il V sec. nacque e si sviluppò
a.C. (età del ferro-villanoviana), a 17 km da Roma, il la celebre città etrusca che i romani chiamavano Veii, la
pianoro delimitato dai fossi del Piordo e della città più meridionale d’Etruria, tradizionale rivale di
Valchetta (antico Crèmera) dove sorgerà la città etru- Roma. Veio controllava un vasto territorio (Agro

Antica città di Veio – Scavi al Santuario di Portonaccio (1965)


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to che si sviluppò ben presto tra


Veio e Roma fu il controllo sugli
approdi commerciali lungo il
Tevere e le saline, poste alla sua
foce, che nell’antichità costituivano
una risorsa vitale per l’alimentazio-
ne di uomini ed animali e per la
conservazione del cibo. Allo scop-
pio della guerra solo Fidene, Falerii
e Capena, si allearono con Veio,
mentre, le altre città della Lega
Etrusca rifiutarono l’aiuto richiesto
dalla città assediata, probabilmente
perché aveva mantenuto un regime
monarchico al contrario degli altri
centri, che si erano aperti ad un
modello repubblicano di governo,
La guerra fu lunga e con alterne
vicende. Tra gli episodi meglio noti
si ricorda la celebre battaglia intra-
presa nel 477 a.C. dalla famiglia
romana dei Fabii contro Veio, in
Antica città diconfinante
Veientano) Veio – Tomba dei Pilastri con
a nord-est (1965)
l’ampia regione seguito all’uccisione di Quinto Fabio da parte dei
abitata da falisci e capenati ai confini con la Sabina, a veienti. Lo scontro si concluse con il massacro dei 306
nord-ovest con la zona dominata dalla città etrusca di Fabii, caduti in un’imboscata organizzata dai nemici
Caere (Cerveteri), mentre a sud comprendeva i terreni nei pressi del fiume Crèmera. Ancora, si racconta del-
lungo la sponda destra del fiume Tevere (ripa veiens), l’uccisione di quattro ambasciatori romani ad opera del
ovvero gli attuali quartieri romani Gianicolo, Re veiente Lars Tolumnius, vendicata da Aulo Cornelio
Trastevere, Vaticano ed il colle di Monte Mario. A dife- Cosso che riuscì ad uccidere il re etrusco, conducendo
sa delle zone più lontane dalla città ed in prossimità trionfante le sue spoglie a Roma. Dopo un assedio
delle aree di confine e dei punti nevralgici di comuni- descritto con tratti leggendari simili alla celebre presa
cazione erano collocati alcuni avamposti. Nel territorio di Troia, durato secondo la tradizione dieci anni, nel
del Parco di Veio gli archeologi hanno scoperto gli 396 a.C. il dittatore Marco Furio Camillo prese e
insediamenti prossimi al Tevere presso la collina della distrusse definitivamente la città.
torre di Prima Porta ed in località Monte delle Grotte
lungo la via Flaminia. Il motivo principale del conflit-

la conquista romana
opo la conquista di Veio la maggior parte nel 395 a.C., i Falisci nel 394 a.C. ed i loro territori
d della popolazione scampata al massacro fu furono colonizzati. Con Giulio Cesare una porzione
ridotta in schiavitù, mentre il territorio fu frazionato del territorio di Veio fu assegnata ai veterani di guer-
e concesso ai cittadini romani. Anche le popolazioni ra, mentre Augusto nel 27 d.C. la elevò al rango di
alleate di Veio capitolarono rapidamente: i Capenati Municipio al fine di rivitalizzare il centro abitato ed

Veio
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arrestarne la decadenza. raggiungeva l’Umbria.


Tuttavia, già alla fine del I sec. d.C. la città andò spo- Le vie consolari, oltre alla funzione di collegamento
polandosi ed in poco meno di un secolo venne total- militare e commerciale, avevano anche un valore
mente abbandonata. funerario. Infatti, erano costellate di tombe monu-
L’espansione romana si sviluppò attraverso la mentali e necropoli: di particolare rilievo la vasta
costruzione di importanti arterie stradali che colle- necropoli di Grottarossa lungo la via Flaminia, il
gavano Roma con i territori conquistati. Alla fine del mausoleo dei Veienti lungo la via Veientana, la
III sec. a.C. fu costruita la via Flaminia per collega- tomba cosiddetta di Nerone lungo la via Cassia,
re, attraverso la Valle del Tevere, l’agro falisco, prossima al territorio del Parco.
l’Umbria e il Piceno; lungo la via erano alcune sta- Le campagne attraversate dalle vie consolari si popo-
zioni di posta per il riposo dei viaggiatori ed il cam- larono inoltre di ville rustiche e residenziali, alcune
bio dei cavalli, nel territorio del Parco si trovavano le delle quali legate a personaggi importanti della vita
stazioni di ad rubras (IX miglio) ed ad vicesimum (XX politica romana come la villa di Lucio Vero sulla
miglio) Nel II sec. a.C. venne realizzata la via Cassia Cassia e quella di Livia lungo la Flaminia.
per raggiungere i centri di Chiusi, Arezzo e Firenze, La cristianizzazione di questo territorio è invece
nel territorio del Parco erano dislocate le stazioni di testimoniata dalla presenza di alcune catacombe:
posta di ad sextum, Veii, Vacanae. Altrettanto impor- Monte Stallone dove è in corso un progetto di scavo
tanti erano alcuni assi viari che si staccavano dalla e recupero realizzato dal Comune di Formello in
Cassia: nei pressi della cosiddetta Tomba di Nerone collaborazione con il Pontificio Istituto di
la via Veientana lasciava la consolare per dirigersi a Archeologia Cristiana, e la catacomba ad vicesimum a
Veio, mentre dall’antica località Vaccanae (Baccano) a Morlupo.
Campagnano di Roma si staccava la via Amerina che

Il medioevo
ell’VIII sec. d.C., a seguito dello spopolamen- medievali che furono all’origine dei Comuni e che
n to delle campagne prodotto con la fine videro protagoniste le casate degli Orsini e dei
Colonna, in costante conflitto. Nelle campagne abi-
dell’Impero Romano e le invasioni barbariche, nel-
l’agro romano vennero fondate le domuscultae: villag- tava la popolazione rurale che viveva delle risorse
gi agricoli amministrati direttamente dalla chiesa con della terra, come testimoniano le numerose mole ali-
lo scopo di rivitalizzare il territorio. Papa Adriano I mentate ad acqua diffuse nel territorio (mola di
si fece promotore dell’istituzione della Domusculta Magliano, mola Li Monti a Campagnano, mola di
Capracorum che aveva un centro amministrativo Formello, mola Paradisi, mola di Sopra e mola di
pochi chilometri a nord-est di Veio, dove sono stati Sotto a Castelnuovo di Porto. In caso di pericolo, i
trovati i ruderi della chiesa dedicata a S. Cornelio. Ma contadini si rifugiavano nei borghi fortificati chie-
questi villaggi ebbero vita breve e già dopo l’anno dendo la protezione dei signori locali. Il territorio,
1000 decaddero, sostituiti nei secoli seguenti da un infatti, era spesso insidiato dalla presenza dei brigan-
sistema fortificato di castelli e torri di vedetta creato ti che imperversarono nella campagna romana fino
dalle famiglie baronali che si contendevano il con- all’età moderna. Note sono le gesta leggendarie di
trollo del territorio. Sorsero in quest’epoca il castel- alcuni celebri briganti come Francesco Piccolomini
lo della Valchetta, il castello della Crescenza, la torre e Francesco Marocco soprannominato Tartaglia.
delle Cornacchie, la torre del Bosco, la torre Vergata, Il medioevo fu anche un periodo di forte spiritualità
la torre di Pietra Pertusa. Nacquero quindi i borghi di cui troviamo memoria nel territorio del Parco.

Veio
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Lungo l’antica via Cassia passava infatti la via presso La Storta). Nelle Valli del Sorbo, invece, l’an-
Francigena un itinerario di pellegrinaggio che attra- tico castello fu trasformato in santuario di pellegri-
versava l’Europa per giungere a Roma dove i pelle-
naggio dedicato al culto della “Madonna del Sorbo”
grini ottenevano l’indulgenza plenaria: gli antichi iti-
nerari ricordano le soste di Bacane (Baccano), e di a seguito di un’apparizione miracolosa.
Johannis IX (forse presso il Borgo di Isola Farnese o

Mola lungo il Fosso di S. Antonino - Castelnuovo di Porto


l’età moderna
on la fine del medioevo il territorio venne lazione locale furono creati alcuni presidi sanitari
c sud- diviso in grandi proprietà terriere, un pro- e scuole rurali (borgo di Isola Farnese). Ma la sto-
ria agraria di questo territorio proseguì con le
cesso che ebbe il suo culmine nel XIX sec. con la
concentrazione delle tenute in poche mani. I lotte dei braccianti contadini che si conclusero
fondi disponevano di casali rurali e talvolta di ville con un grande intervento riformatore della strut-
residenziali (villa Versaglia, castello della tura fondiaria, condotto dall’istituto dell’Ente
Crescenza). Ma, la diffusione della malaria e l’in- Maremma negli anni Cinquanta, che consistette
curia, contribuirono ad impoverire le attività agri- nell’esproprio di vasti latifondi appartenenti a
cole, fino a quando lo Stato Unitario (fine XIX grandi proprietari e nella suddivisione in poderi
sec, primi decenni XX sec.) intervenne con ampie assegnati ad ex-braccianti.
opere di bonifica (paludi di Baccano) che restitui- Nel corso dell’età moderna, infine, si conservò
rono le campagne alla loro vocazione agricola. l’antico sistema stradale delle vie Cassia e
Inoltre, per la cura e l’alfabetizzazione della popo- Flaminia che videro non solo il passaggio delle

Veio
34
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Casale Paglierini (Sacrofano) in una pianta del 1800


merci e delle popolazioni rurali, ma anche di arti- quali si possono ancora apprezzare lungo le due
sti e letterati stranieri impegnati nel Grand Tour, un consolari: posta di Baccano, osteria dell’Ellera,
viaggio intrapreso per completare la loro forma- osteria de La Storta, osteria del Fosso lungo la via
zione culturale visitando i luoghi più importanti Cassia, osteria di Grottarossa, osterie di Prima
della storia antica in Italia. Le loro suggestive Porta, casale di Malborghetto, osteriola del Fico,
descrizioni ci raccontano di stazioni di posta ed posta di Castelnuovo lungo la via Flaminia.
osterie incontrate lungo il viaggio, alcune delle

Prima Porta nel Catasto Alessandrino (1660)


Veio
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Veio
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come sI aRRIVa al PaRco


Come si arriva al parco

Pietra Pertusa- Roma


In macchina
Dall’Autostrada del Sole si può uscire a Fiano Romano e seguire le indicazioni per Capena e quindi per
Morlupo.
Dal Grande Raccordo Anulare (G.R.A.), si può uscire sulla via Flaminia (uscita 6), sulla via Cassia Veientana
(uscita 5), o sulla via Cassia.

In treno
Da Roma il Parco è raggiungibile utilizzando la linea ferroviaria Roma - Viterbo, che parte da Piazzale
Flaminio; le stazioni utili lungo la via Flaminia sono diverse: alcune comprese nel territorio del XX
Municipio, altre nei Comuni di Sacrofano, Riano, Castelnuovo di Porto e Morlupo.

Inoltre, la Ferrovia Metropolitana FM3 per Viterbo, ha alcune stazioni utili nel territorio del XX Municipio
(La Storta, Olgiata) oltre alla fermata nel Comune di Cesano.

In autobus
Dal nodo di scambio CO.TRA.L. di Roma - Saxa Rubra, partono le linee che servono la via Flaminia, la via
Cassia e la via Cassia Veientana.

Veio
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InfoRmaRsI sul PaRco


Informarsi sul parco
’Ente Parco ha sede a Campagnano
l di Roma, in via F. Cavallotti, 18, dove si tro-
vano gli uffici amministrativi, in via B. Lesen,1,
dove si trova l’ufficio tecnico urbanistico e di
pianificazione territoriale, e in via del Pavone n.
79 dove si trova l’ufficio di vigilanza.
Un importante strumento che consente al
Parco di avere un contatto con i cittadini è il
sito web (www.parcodiveio.it) che fornisce
notizie accessibili a tutti. Il sito, che è un
potente mezzo di conoscenza del territorio,
viene aggiornato costantemente e consente di
avere informazioni sulle caratteristiche
ambientali, paesaggistiche e storico culturali
del ricco patrimonio che il Parco è chiamato a
tutelare, e sulle attività proposte dal Parco.
Per migliorare la conoscenza, la promozione e
la fruizione del territorio, il Parco ha dislocato
bacheche informative nei centri abitati ed ha
Punto Informativo Territoriale a Campagnano di Roma istituito alcuni Punti Informativi gestiti in col-
laborazione con i Comuni e con alcune asso-
ciazioni locali. I Punti Informativi si occupano di favorire la fruizione turistica, la promozione delle attivi-
tà dell’Ente Parco e del territorio, distribuendo il materiale informativo e valorizzando i produttori locali
che agiscono in modo sostenibile e rispettoso dell’ambiente.

I Punti Informativi del Parco di Veio:

• Punto Informativo Territoriale di Campagnano di Roma


piazza Regina Elena, angolo via F. Cavallotti – Campagnano di Roma (RM)
numero verde 800727822
apertura: lun - ven 9.30 - 16.30, sab, dom 9.30 - 12.30
e-mail: pit@parcodiveio.it

• Infoshop
piazza S. Lorenzo, 14 – Formello (RM)
tel. 06 90194259, fax 06 90194275
e-mail: info@infoshopveio.it
sito internet: www.infoshopveio.it - apertura: merc, giov, ven 9.00-12.00 - sab 11.00-13.00

• Casolare 311
via Santi Martiri, 12 – Loc. Le Perazzeta, Formello (RM)
tel. 340 9294634
e-mail: finodi@interfree.it
apertura: su prenotazione

• Il Centro di Cultura Territoriale


strada provinciale rianese km 3.00 – Riano (RM)
tel. 06 90132031

Veio
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educazIone
Educazione e fRuIzIone
e fruizione
’Ente Parco ha tra i suoi obiettivi l’educazio- Regionale dei Parchi, l’Ente offre agli insegnanti
l ne allo sviluppo sostenibile, un impegno ed alle scuole l’opportunità di lavorare insieme
sulle risorse del nostro territorio. Il personale del
costante a coinvolgere tutti per avere un ruolo atti-
vo nel cambiamento: se cambiamo anche di poco le Parco (Guardiaparco e funzionari tecnici) concor-
nostre abitudini, pos- da insieme agli inse-
siamo dare un grande gnanti i percorsi edu-
contributo per un cativi e gli argomenti
futuro migliore su da approfondire du-
questa piccola, gran- rante l’anno scolasti-
de Terra, in armonia co ed ha il compito
ed equilibrio con gli di supportarli alla
altri e con l’ambiente. scoperta dei valori e
In questa ottica rien- delle caratteristiche
trano le molteplici dell’area protetta, pre-
attività che il Parco sentando a scuola le
organizza con le proprie esperienze e
scuole, ma anche per conducendo la classe
gli abitanti ed i turisti. in visita nell’area pro-
E’ ormai diventa- tetta.
ta una consuetudine apprez- Inoltre, grazie alla collabora-
zata la realizzazione delle zione che il Parco ha attivato
visite guidate alla scoperta con alcune aziende agricole
del ricco patrimonio natura- che hanno deciso di mettere
le, paesaggistico e storico al servizio del territorio le
custodito in questo territo- proprie esperienze e le pro-
rio. Sono generalmente rea- prie strutture, le scuole pos-
lizzate con la collaborazione sono andare in azienda per
di associazioni culturali loca- far capire ai ragazzi da dove
li ed offerte gratuitamente al viene il formaggio, il miele, il
pubblico. Per favorire la pane, il vino o l’olio, osser-
socializzazione il Parco orga- vare i cavalli, gli asini e le
nizza anche dei corsi temati- razze da cortile, scoprire gli
ci volti ad approfondire alcu- strumenti tradizionali usati
ni aspetti dell’ambiente natu- dai contadini.
rale (corso sulle erbe sponta- Informazioni sono presenti
nee, corso di micologia, nel sito internet del Parco
corso di botanica ecc.) ed a sviluppare nuove sen- www.parcodiveio.it e possono essere ricevute
sibilità attraverso percorsi creativi (corso di pittu- richiedendo l’iscrizione alla mailing list attraverso
ra, corso di scalpellino, corso di fotografia natura- la compilazione dell’apposito modulo disponibile
listica ecc.). on-line.
Con il programma GENS coordinato dall’Agenzia

Veio
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chi collabora alle iniziative del Parco


Associazione “Amerina” e-mail: arteme@tiscali.it del territorio.
strada del Follettino, 14 - Campagnano Attività culturali connesse alla fruizione Concessionaria del Marchio del Parco.
di Roma (RM) e valorizzazione dei beni culturali e
tel. 06 9042882 del territorio. Associazione culturale Modulus
e-mail: assamerina@libero.it Concessionaria del Marchio del Parco. via Monti di Marvaiata, 38 -
Associazione per la formazione e Formello (RM)
la promozione culturale e turistica. Associazione culturale Arte in Opera tel. 06 9089595
Concessionaria del Marchio del Parco. via Montegrugnanello, 35 - Morlupo e-mail: flaviobarbaro@libero.it
(RM) Promozione di iniziative culturali,
Associazione Amici di Sacrofano tel. 06 9072281, fax 06 9072504 artistiche e ricreative.
via 11 febbraio, 1 - Sacrofano (RM) e-mail: arteinopera@yahoo.it Concessionaria del Marchio del Parco.
tel. 06 9086260, fax 06 9086966 sito internet: www.arteinopera.it
e-mail: ambr.o@tiscali.it Attività culturali connesse alla fruizione Associazione di promozione
Valorizzazione del territorio e e valorizzazione dei beni culturali e sociale Maestro Cavallo
delle tradizioni. del territorio. piazza Fontana di Trevi, 100 - Roma
tel. 06 6790104, fax 06 69783514
Associazione Archeoclub d’Italia, Associazione Culturale Educazione ambientale attraverso
sez. di Formello Fonderie Musicali il cavallo.
via di Monte Madonna, 12 - via Mazzini, 39 - Sacrofano (RM) Concessionaria del Marchio del Parco.
Formello (RM) tel. 347 8846417, fax 1782284736
tel./fax 06 9088384 e-mail: info@fonderiemusicali.it Associazione La Castelluzza
Attività culturali connesse alla fruizione sito internet: www.fonderiemusicali.it via A. De Gasperi s.n.c. - Castelnuovo di
e valorizzazione dei beni culturali e Corsi di musica, organizzazione Porto (RM)
del territorio. di manifestazioni musicali. tel. 06 9078182, fax 06 90199182
Concessionaria del marchio del Parco. e-mail: p.flim@tiscali.it
Associazione Communità Valorizzazione del territorio e delle tra-
dell’Isola Farnese Associazione Culturale dizioni, eventi culturali.
Castello Farnese, via Baronale - Giuseppe Moretti Concessionaria del Marchio del Parco.
Isola Farnese - Roma SP Campagnanese, 30
tel. 06 30893286 Campagnano di Roma (RM) Associazione Ecoriflesso
e-mail: info@isolafarnese.it tel. 3338550145, fax 06 9042989 Via del Sagittario, 6 – Roma
sito internet: www.isolafarnese.it e-mail: anginisimasa@libero.it Tel. 3401628262
Attività culturali connesse alla fruizione acqua.alta@libero.it e-mail: ecoriflesso@gmail.com
e valorizzazione dei beni culturali e Attività teatrale sito internet: www.ecoriflesso.org
del territorio. Attività di educazione ambientale
Concessionaria del marchio del Parco. Associazione culturale GiridArte
via Fosso del Poggio, 57/c - Roma Associazione Onlus Ganesa
Associazione Culturale “Aprile” tel. 328 0758152 via G. Mazzini, 5 - Campagnano
via Sacrofano Prima Porta, 3622 - e-mail: masiasara@yahoo.it di Roma (RM)
Sacrofano (RM) Attività culturali connesse alla fruizione tel. 06 9041103
tel. 06 9084065 e valorizzazione dei beni culturali e e-mail: aldeangelis@katamail.com

Veio
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Promozione culturale. e-mail: Pangea Naturalisti Associati.


Concessionaria del Marchio del Parco. legambiente.castelnuovo@viverenuovo.it Studio Professionale
Servizi connessi con l’attività di difesa e Via Salaria, 1418 – Roma
Associazione socio-culturale Liberarte valorizzazione ambientale. tel. 3356880515
via Matiera snc - Sacrofano (RM) e-mail: pangeanaturalisti@libero.it
tel. 06 9082277 Circolo Legambiente Terra Etrusca Educazione ambientale e
Attività artistico – culturali via San Giovanni, 29/C - Campagnano studi naturalistici.
Concessionaria del Marchio del Parco di Roma (RM)
tel. 06 9077415 Sinergie società cooperativa sociale
Associazione Sport, Ambiente e-mail: guidocontinenza@alice.it via dei Fossi Vecchi, 19
e Natura Su e Giù Servizi connessi con l’attività di difesa e Formello (RM)
via Don Vittorio Nadalin, snc, c/o valorizzazione ambientale. tel. 06 90140021, fax 06 9088146
via S. Giacomo, 14 - Nettuno (RM) Concessionario del Marchio del Parco e-mail: info@coopsinergie.org
tel. 333 9238077, fax 06 98831029 sito internet: www.coopsinergie.org
e-mail Cooperativa Ambientale Climax Servizi in ambito sociale e di promozio-
info@asan.it, manricomartini@yahoo.it via A. Fava, 46 - Roma ne del territorio.
Escursionismo, Speleologia, Canyoning tel. 06 43409480
e valorizzazione del territorio. e-mail: info@insugherata.com Società Cooperativa Alchimia
Valorizzazione ambientale e via G.Verdi, 40 – Caprarola (VT)
Associazione Ti con Zero storico-culturale del territorio. tel. 3284385750. fax 0761 646644
via Fioravanti, 8 - Bracciano (RM) e-mail: infoalchimia@libero.it
tel. 06 99802149 Cooperativa Il Sorbo Attività di educazione ambientale.
e-mail: fernanda@navigare.net via Roma, 80 - Campagnano
sito internet: di Roma (RM) Società Cooperativa Fauna urbis
www.ticonzeroassociazione.it tel. 06 9044263 via F. Bertenghi, 25 - Roma
Didattica e promozione culturale. Manifestazione “le bancarelle di tel. 339 2757268, fax. 06 56352695
Campagnano”. e-mail: faunaurbis@libero.it
Centro Culturale Artipelago Concessionaria del marchio del Parco. Attività di conservazione e
Via Roma, 32 – Castelnuovo di educazione ambientale.
di Porto (RM) L’Albero di Marta
Tel. 06 9079728 via Santi Martiri, 4 - Formello (RM)
e-mail: info@artipelago.it tel. 06 9084395 Le strutture che hanno anche funzione di Punti
sito internet: www.artipelago.it Educazione agro-alimentare. Informativi del Parco sono segnalate a p.38
Didattica e promozione culturale Concessionaria del marchio del Parco. I produttori che collaborano alla attività educa-
Concessionario del marchio del Parco tive sono segnalati alle pp. 85
Kiasso- Turismo Internazionale Gli artigiani che collaborano alle attività edu-
Circolo Legambiente Castelnuovo per Sordi cative sono segnalati a p. 86
di Porto piazza Dè Renzi, 28 – Roma I centri ippici che collaborano alle attività edu-
c/o Mita Pippa, via Garibaldi, 37 - tel. 06 58334807, cell. 3479334602 cative sono segnalati a p. 79
Castelnuovo di Porto (RM) e-mail: cristina@sordomuti.it
tel. 06 90178835 Attività e servizi dedicati ai sordi

Veio
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attIVItà
Attività dI VIgIlanza
di vigilanza
utelare un’area vasta ed etero-
tgenea quale quella di un Parco
naturale non è certamente un’atti-
vità facile. Nelle attività di vigilan-
za del Parco di Veio sono impe-
gnati attualmente sedici guardia-
parco, che, quotidianamente, rap-
presentano il braccio operativo
dell’Ente sul territorio. Hanno il
compito di proteggere l’ambiente
combattendo illeciti di ogni tipo,
partecipando alle azioni di moni-
toraggio e recupero della fauna
selvatica e svolgendo attività di
educazione ambientale.
Nel Parco di Veio, un parco
periurbano strettamente legato
alla periferia di Roma, una delle
attività principali dei guardiapar-
co è, purtroppo, la lotta all’abusi-
vismo edilizio, portata avanti con
il supporto dei Carabinieri e della
Polizia Municipale. Tra gli altri
illeciti rilevati nell’area protetta, la
maggior parte riguardano la cac-
cia di frodo, gli incendi boschivi,
il taglio dei boschi, le discariche
non autorizzate e gli atti di vanda-
lismo. I guardiaparco, inoltre,
sono impegnati nei controlli antibracconaggio, soprattutto nei mesi di apertura dell’attività venatoria, vieta-
ta nel Parco. Con il supporto del Corpo Forestale dello Stato, il controllo sul territorio viene assicurato gior-
no e notte ed è possibile recuperare e curare tempestivamente gli animali selvatici feriti.
La dotazione di due fuoristrada allestiti con moduli antincendio consente ai guardiaparco di raggiungere
località anche impervie per lo spegnimento degli incendi, salvando così molti ettari di bosco che ogni estate
corrono il rischio di bruciare. Nelle zone di Parco più difficili da raggiungere, i guardiaparco effettuano il
loro servizio di vigilanza a cavallo.
Nel complesso, l’attività di tutela detiene il suo elemento di maggiore interesse nel valore culturale dell’affer-
mazione della legalità. Un impegno costante in difesa del territorio e della bellezza del paesaggio, il più indi-
feso ed immateriale dei nostri beni.

Il servizio di vigilanza del Parco di Veio


si può contattare al numero:
tel. 06 90155473 - fax 06 90154788
e-mail: guardiaparco.veio@libero.it

Veio
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BIBlIoteche, centRI
Biblioteche, dI documentazIone,
centri museI
di documentazione,
Nei Comuni del Parco di Veio sono presenti una serie di servizi culturali che comprendono sette biblioteche civiche comunali, una biblio-
teca afferente ad una fondazione privata, due centri di studi tematici, tre musei archeologici ed un museo della civiltà contadina.

BIBLIOTECA COMUNALE – sito internet: BIBLIOTECA CIVICA


CENTRO CULTURALE “CARLO www.biblioteca.castelnuovodiporto.net DI MAZZANO ROMANO
MAGGIORANI” apertura: mar 9.00 - 11.00 piazza Giovanni XXIII -
c.so Vittorio Emanuele II, 2 - gio 15.30 - 17.30 Mazzano Romano (RM)
Campagnano di Roma (RM) tel. 06 9049001, 06 9049490,
tel. 06 9042924, fax 06 90159308 BIBLIOTECA COMUNALE fax 06 9049808
e-mail: campagnano@bibliotechesbcs.it MULTIMEDIALE DI FORMELLO e-mail: biblioteca.mazzano@libero.it
sito internet: www.bibliotechesbcs.it viale Regina Margherita - apertura: orario invernale ed estivo
apertura: orario invernale Formello (RM) lun, ven 15.00 - 18.00
lun-ven 8.30 - 13.00 tel./fax 06 9089032 mar, gio 10.00 - 13.00, 14.00 - 17.00
mar, gio, ven 15.00 - 18.30 e-mail: biblioteca@comunediformello.it Servizi
orario estivo sito internet: www.comunediformello.it numero volumi: 5.000
lun-ven 8.30 - 12.30 apertura: orario invernale periodici: non catalogati
mar, gio, ven 15.30 - 19.00 mart-sab 9.00 - 13.00 emeroteca: in corso di attivazione
Servizi orario estivo collezioni particolari: sezione territo-
numero volumi: 22.075 mar, gio 15.30 - 19.30 rio/sezione non vedenti
periodici: 17 Servizi audiovisivi: si
fondo antico: ex Convento dei numero volumi: 10.000 (in corso la multimedia: si
Cappuccini catalogazione di ulteriori volumi)
collezioni particolari: sezioni ragazzi – fondo antico: presenza di volumi anti- BIBLIOTECA COMUNALE
Centro Documentazione Parco chi non raccolti in unico fondo DI MORLUPO
Regionale di Veio collezioni particolari: fantascienza 800 piazza Armando Diaz - Morlupo (RM)
fototeca storica volumi, storia del cinema 2000 volumi tel/fax 06 9070660
consultazione, prestito, prestito interbi- audiovisivi: 77 DVD (in allestimento) sito internet:
bliotecario, ricerche bibliografiche, multimedia: area multimediale con 3 www.comune.morlupo.roma.it
pronto libro postazioni apertura: orario invernale
La biblioteca è parte del Sistema lun, mer, ven 9.00 - 13.00
Bibliotecario Ceretano-Sabatino BIBLIOTECA COMUNALE DI orario estivo
MAGLIANO ROMANO mart, gio 15.00 - 18.00
BIBLIOTECA COMUNALE DI via Romana, 29 - Servizi
CASTELNUOVO DI PORTO Magliano Romano (RM) numero volumi: 16.000
via Marcantonio Colonna, 34 - tel. 06 9048005 (Municipio) fondo Antico: sezione di Etruscologia
Castelnuovo di Porto (RM) apertura: solo nel corso dell’anno 500 volumi circa 4 volumi che illustrano
tel. 06 901740214, fax 06 90160015 scolastico lun, ven: 17.00 - 19.00 e raccontano il comune di Morlupo
e-mail: Servizi Audiovisivi: da inventariare
politicheculturali@comune.castelnuovodiporto.rm.it numero volumi: 1.400

Veio
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BIBLIOTECA GALLINE BIAN- ambiti disciplinari: arti visive, critica


CHE d’arte, filosofia, narrativa, agricoltura
via delle Galline Bianche n. 105 - Labaro periodici: da segnalare le raccolte di “Art CENTRO DOCUMENTAZIONE
(XX Municipio) Roma International”, “L’oeil”, “L’Arc”, PARCO DI VEIO
tel. 06 45446615 tel./fax 06 45446630 “L’ilustrazione Italiana”, “Marcatrè”, corso Vittorio Emanuele II, 2- Campagnano
e-mail: “Tel Quel”, “Il Verri”, “Rivista di di Roma (RM)
biblioteca.gallinebianche@bibliotechediroma.it Estetica”, “Filmcritica” c/o Biblioteca Comunale Centro Culturale
sito internet: collezioni e fondi storici particolari: “Carlo Maggiorani”
www.comune.roma.it/cultura/biblioteche fondo Emilio Villa, fondo Nanni tel. 06 9043355
apertura: orario invernale ed estivo Balestrini, fondi Camillo Manfroni e e-mail: cdpv@comunecampagnano.it
lun 15.00 - 19.00 Mario Baruchello. sito internet: http://sibiblioteche.caspur.it
mar, mer, ven 9.00 - 13.00, 15.00 - 19.00 Altri nuclei di documenti e materiali apertura: su richiesta
gio 9.00 - 19.00 fotografici: Archivi dell’opera di lun, mer 16.00-18.00
sab 9.00 - 13.00 Gianfranco Baruchello (manoscritti, Servizi
Servizi disegni, opere cinematografiche e video, numero volumi: 1900
numero volumi: 20.000 (di cui circa pittura, activity), Archivi del Cinema ricerche bibliografiche
5.000 costituiscono la sezione ragazzi) indipendente italiano degli anni
periodici: 23 (di cui due per bambini) Sessanta.
emeroteca: 5 La biblioteca è un servizio interno alla MUSEO DI CASALE
collezioni particolari: sezione Roma Fondazione Baruchello, istituita nel MALBORGHETTO
(circa 500 volumi), sezione Medicine 1998 è nata dalla donazione dell’artista Il casale di Malborghetto è un comples-
Naturali (circa 500 volumi) Gianfranco Baruchello. La fondazione so monumentale adibito a Museo che
audiovisivi: 1400 Baruchello promuove la conoscenza la ospita alcuni reperti archeologici prove-
multimedia: 100 (79 per ragazzi, 30 per ricerca dell’arte contemporanea in una nienti dai rinvenimenti effettuati lungo
adulti) prospettiva sperimentale ed interdisci- la via Flaminia.
La biblioteca è parte del Sistema plinare. Al piano terreno è in mostra un tratto
Bibliotecario del Comune di Roma. dell’antica via Flaminia. La maggior
E’ attivo il servizio di prestito interbi- parte dei reperti esposti riguarda la
bliotecario tra le biblioteche di Roma. CENTRO DI RICERCHE PER LA necropoli romana che si estendeva da
STORIA DELL’ALTO LAZIO Tor di Quinto sino a Prima Porta; di
Palazzetto Borghese - Morlupo (RM) rilievo alcune statue, due ritratti, una
BIBLIOTECA DELLA tel./fax 06 9071296 stele, un’ara in marmo, un frontone ed
FONDAZIONE BARUCHELLO e-mail: alcune lastre fittili. Inoltre, sono esposti
via Santa Cornelia, 695 - Roma cersal@centroricerchealtolazio.it documenti relativi alla necropoli ed alle
tel. 06 3346000 sito internet: fornaci rinvenute nella zona della Celsa;
e-mail: info@fondazionebaruchello.it www.centroricerchealtolazio.it di rilievo un busto dell’imperatore
sito internet: apertura: su richiesta Tiberio e alcuni vasetti forati usati nel-
www.fondazionebaruchello.com Servizi l’allestimento dei giardini. E’ presente
apertura: lun - ven 10.00 - 18.00 multimedia: si anche uno spazio dedicato ai rinveni-
(su appuntamento) ambiti disciplinari: archivistica, biblio- menti etruschi della necropoli di Volusia
Servizi grafia, storia, storia delle tradizioni e dell’insediamento di Prima Porta.
numero volumi: 40.000 popolari. Il piano superiore è dedicato alla rico-

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struzione della storia del complesso di morea pertinente ad una statua di Bacco dom 9.00 - 12.00
Malborghetto in età post-classica. Un ed un comignolo in ceramica. ingresso: gratuito
modellino riassume le fasi di trasforma- corso Vittorio Emanuele, 2 - Campagnano di MUSEO STORICO-ETNOGRAFI-
zione del monumento, alcuni documen- Roma (RM) CO “CASOLARE 311”
ti raccontano la storia del casale, le vetri- tel. 06 9042924 Il “Casolare 311” è un museo della civil-
ne raccolgono vasi di maiolica decorata visita: temporaneamente chiuso in attesa di tà contadina realizzato dai proprietari di
dei secc. XVI-XVIII. una nuova destinazione di spazi. un casale costruito nelle campagne di
Formello durante la riforma fondiaria
via Flaminia km 19.200 - Roma degli anni Cinquanta dall’Ente
tel. 06 33625595 MUSEO DELL’AGRO VEIENTANO Maremma.
visita: Il museo, che avrà la propria sede nel Il Museo raccoglie attrezzi agricoli
feriali 9.00 - 14.00 - festivi 9.00 - 19.30 Palazzo Chigi di Formello in corso di manuali ed a traino animale dagli anni
sab 16.00 - 19.30 - martedì chiuso restauro, è provvisoriamente ospitato Trenta agli anni Sessanta quali l’aratro, il
ingresso: gratuito all’interno del palazzetto comunale. giogo, la saccoccia ed il caratteristico
L’esposizione è destinata ad illustrare le carro da lavoro della campagna romana.
vicende dell’Agro Veientano attraverso i Inoltre, espone la ricostruzione di una
MUSEO CIVICO secoli (IX sec. a.C. – XV sec. d.C.). cucina tradizionale ancora funzionante,
ARCHEOLOGICO DI Centrali sono i reperti che raccontano la utilizzata a scopi didattici per la prepara-
CAMPAGNANO storia della città etrusca di Veio e le zione di dolci tipici.
Il museo è allestito al primo piano di vicende della conquista romana tra i Il museo si inserisce in una fattoria
Palazzo Venturi, all’ingresso del Centro quali vanno segnalati: vasi in bucchero, ancora funzionante dove vengono alle-
Storico di Campagnano; il percorso un segnacolo tombale, un frammento di vate mucche, pecore, galline e conigli e
espositivo illustra la storia del territorio lastra campana che decorava un tempio, si coltivano olive, frumento e foraggio.
di Campagnano ripercorsa attraverso i un bacile in bronzo, alcuni ex-voto pro- Il “Casolare 311” è fattoria-didattica per
reperti archeologici ed integrata con venienti da una stipe votiva di età le scuole e Punto Informativo del Parco
pannelli didattici. L’esposizione si apre repubblicana; una menzione particolare di Veio. Qui vengono regolarmente
con un corredo funerario etrusco recu- meritano due statue in marmo di età organizzati anche corsi tematici ed atti-
perato in località Quarticcioli, nella valle imperiale, il cosiddetto Miripara e vità culturali (letture, concerti, proiezio-
del Baccano; seguono quindi i reperti l’Imperatore che sino al 1908 erano col- ni cinematografiche).
restituiti dallo scavo archeologico della locate all’ingresso del borgo antico di
stazione di posta di età romana di Formello. Le vicende del territorio in via Santi Martiri, 12,
Vacanas. Tra i materiali esposti prevalgo- età post-antica invece sono documenta- loc. Le Perazzeta - Formello (RM)
no oggetti legati alla vita quotidiana: te da un gruppo di maioliche di età rina- tel. 06.9084255,
ceramiche di uso comune per il traspor- scimentale provenienti dagli scavi del cell. Armando Finodi 340 9294634
to, la cottura ed il consumo del cibo, Centro Storico e di Palazzo Chigi. e-mail: finodi@interfree.it
ornamenti ed oggetti utilizzati per la visita: su richiesta
cosmesi femminile, dadi e pedine legati piazza S. Lorenzo,7 - Formello (RM) (gruppi, scuole, associazioni)
ai giochi ed ai passatempi, lucerne per tel. 06 90194240, 06 90194236
l’illuminazione. Una menzione partico- e-mail: museo@comunediformello.it
lare meritano un sostegno da tavolo in visita: gio, ven 10.00 - 13.00,
marmo decorato con il busto di un fan- 15.00 - 18.00
ciullo, un orologio solare, una testa mar- sab 9.00 - 13.00, 15.00 - 19.00

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testImonIanze stoRIche
Testimonianze e aRcheologIche
storiche e archeologiche
campagnano di Roma

Campagnano di Roma
A - perimetro del borgo medievale
B - perimetro del borgo Paolino - B1 - porta Romana
T case-torri
a - fontana dei Delfini
1 - chiesa di S. Giovanni Battista
2 - chiesa del Gonfalone
3 – palazzo Venturi
4 - chiesa di S. Maria della Pietà
5 – palazzo comunale

Il paese, situato su uno sperone roccioso tra il cratere di Baccano e la Valle del Tevere, deriva probabilmen-
te la sua denominazione da un fondo agricolo di età romana, fundus Campanianus, testimone dell’antica fre-
quentazione umana di questo territorio.
I primi riferimenti storici relativi al borgo si trovano in documenti dell’XI e XII secolo, dove viene menzio-
nato come castellum o castrum campaniani, di proprietà degli Annibaldi della Molara con i quali i cittadini del
castello stipularono lo statuto; nel corso del XIV sec. fu venduto alla
famiglia Orsini, proprietari sino al 1662 quando passò ai Chigi, insieme a
Formello, Sacrofano e Cesano.
Sin dal XII-XIII sec., la morfologia del sito, già naturalmente difeso, venne
potenziata con la costruzione di strutture fortificate, le case-torri, anche se il
consolidamento definitivo del sistema difensivo fu realizzato nel XV secolo
ad opera degli Orsini. Nel corso dei secoli XVI-XVII il perimetro dell’area
urbana si espanse a sud dell’abitato medievale, con l’apertura di un asse viario
rettilineo denominato Borgo Paolino (attuale Corso Vittorio Emanuele) che
si conclude con la Porta Romana (1714).
Moumenti di rilievo
La fontana dei Delfini forse opera del Vignola (XVI sec.), poi rimaneg-
giata per volontà di Agostino Chigi (1753); la Chiesa del Gonfalone, d’impianto tardo cinquecentesco con
altari barocchi decorati in stucco; la Chiesa Parrocchiale di S. Giovanni Battista, di origini medievali (XIII
sec.) rimaneggiata nei sec. XVI-XVII, con caratteristico campanile barocco, affreschi della scuola dello
Zuccari ed opere di Giacomo del Duca; la piccola chiesa medievale di S. Maria della Pietà con l’affresco
raffigurante la Madonna che sorregge il Cristo trafitto; Palazzo Venturi, opera settecentesca della famiglia
Chigi, ampliata nell’Ottocento con l’affiancamento di una torre neogotica; “Il Tifo” caratteristica figura a
rilievo medievale, paragonabile, nella tradizione popolare locale, al Pasquino di Roma.
Veio
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Il santuario della madonna del sorbo


Il Santuario è arroccato sulla
sommità di una rupe ben difesa
nelle Valli del Sorbo, al confine
tra i Comuni di Campagnano e
Formello. Il luogo fu abitato sin
dal medioevo, ma le prime notizie
risalgono al diploma di Ottone
III del 996, inviato al Monastero
dei SS. Alessio e Bonifacio sul-
l’Aventino, dove viene menziona-
to come “castellum”. Il castello
potrebbe essere sorto a seguito
delle invasioni saracene del X sec.
E’ ancora citato come insedia-
mento fortificato nei documenti
dei secoli XI-XIV, quando appar-
tenne prima al Monastero di S.
Paolo fuori le mura e poi alla
famiglia Orsini. Il complesso era
invece una tenuta in abbandono,
quando, nel 1427, Martino V per-
mise ai Frati del Carmelo di erige-
re un monastero presso la chiesa
Beatae Mariae Castri Sorbi; fu quin-
di opera dei Carmelitani la tra-
sformazione dell’insediamento
medievale in Santuario di pellegri-
naggio dedicato alla Madonna. Il culto mariano, già presente nella chiesa medievale primitiva, fu probabil-
mente rinvigorito attraverso la leggenda che narra di un guardiano privo di una mano che usava pascolare i
maiali nella Valle del Sorbo. Un giorno, cercando una delle scrofe che si era allontanata, la ritrovò presso un
albero di sorbo, dove gli apparve la Madonna. La Vergine, facendo ricrescere la mano al giovane, gli disse:
“vai e convinci i tuoi paesani a costruire un santuario su questo colle. Chi verrà qui in processione avrà la
mia grazia. Se non ti credono mostra loro la tua mano”.
Il Santuario, oggi di proprietà dell’Università Agraria di Campagnano, è costituito dal monastero con rifaci-
menti sino al XVIII sec., e dalla chiesa risalente al XV sec. Al 1682 risalgono due altari su progetto di Carlo
Fontana. Di pregio è la tavola della Madonna con il bambino (XI-XIII sec.), conservata nel Museo
Parrocchiale di Campagnano. Fondi regionali hanno finanziato il recente restauro finalizzato all’apertura di
un centro visite del Parco di Veio. L’Ente Parco in collaborazione con l’Università Agraria di Campagnano
ed il Comune di Campagnano sta provvedendo alla sua apertura al pubblico.

via del Sorbo, Valli del Sorbo - Campagnano di Roma (RM)


visita: visibile dall’esterno, in corso di restauro. Aperto per matrimoni.

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l’antica stazione di posta di Baccano (mansio ad vacanas)

Ambienti termali

L’area archeologica si trova nella Valle di Baccano, tra il Parco di Veio e quello di Bracciano: un antico cra-
tere prodotto dall’attività del vulcano Sabatino, che sino al XIX secolo era occupato da un bacino lacustre.
Sin dalla preistoria, questo luogo ameno fu frequentato dall’uomo, in quanto ricco delle risorse utili per il
sostentamento. In età romana la valle assunse un’importanza notevole in relazione alla sua posizione e al pas-
saggio della via Cassia. Scavi archeologici condotti negli anni ’80 hanno messo in luce un bel tratto lastrica-
to dell’antica via consolare ed i resti della mansio ad Vacanas/Baccanas, una stazione di posta di età romana
citata da alcuni antichi itinerari che la collocavano al XXI miglio della via Cassia, ad un giorno di viaggio da
Roma.
Il complesso della mansio, che fu in uso dall’inizio del I al V sec. d.C., è costituito da una serie di edifici pre-
ceduti da un portico. Le strutture a meridione sono state interpretate come esercizi commerciali (tabernae),
mentre gli ambienti più a monte costituiscono un ampio complesso termale organizzato attorno ad un cor-
tile-palestra centrale. Nel corso del V sec. d.C. la stazione di posta fu abbandonata e spogliata sistematica-
mente per la costruzione di un nuovo centro abitato, il Burgus Baccanus, sorto attorno alla Basilica di S.
Alessandro costruita nel IV sec. d.C. al XX miglio della via Cassia. Un documento del VI sec. d.C., riferisce
che la basilica sarebbe stata costruita sul luogo del martirio del vescovo di Baccano, Alessandro, ma l’edifi-
cio non è mai stato ritrovato anche se alcuni reperti, probabilmente pertinenti, sono esposti nei Musei
Vaticani. Nel medioevo la stazione di Baccano fu ancora citata negli itinerari dei pellegrini che percorreva-
no la via Francigena per raggiungere la Basilica di S. Pietro a Roma ed ottenere l’indulgenza plenaria.
I reperti archeologici dell’antica stazione di posta romana sono conservati nel Museo Archeologico di
Campagnano.

Km 31.200 S.S. 2 via Cassia - Campagnano di Roma (RM)

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castelnuovo di Porto

Castelnuovo di Porto
A - castello
B - cattedrale
C - palazzetto cardinalizio
D - ex oratorio
E - palazzo Paradisi
F - palazzo già Piselli
G - casa medievale
H - casa medievale
I - palazzi del XVI sec.
L - palazzo
M - porta Maiori
N - porta Vecchia
O - porticella
R - corpo di difesa
S - ghetto
T - torri

Il paese si trova su una collina tra


due strette valli solcate dal fosso
Chiarano e dal fosso della Mola.
Sorse probabilmente su un centro
fortificato dei capenati, divenuto in seguito colonia romana, posto lungo un asse viario di collegamento tra
la via Flaminia e la Tiberina: la Campana vetus. Castelnuovo fu uno dei più antichi castelli della campagna
romana, ricordato per la prima volta nel 1074 quale possedimento dei Monaci di S. Paolo fuori le mura. Il
nome di Castrum Novum, indica la presenza di un centro fortificato più antico compreso nella diocesi di Porto
(da cui il nome) che alcuni studiosi ritengono di poter identificare nell’insediamento altomedievale di
Belmonte, situato a poca distanza, che conserva tracce di abitazioni ed una torre.
Dal XIII al XVI sec. il feudo, con alterne vicende, divenne stabile dominio della potente famiglia romana dei
Colonna, che rinforzò le opere di fortificazione ed emanò gli statuti cittadini. Nel 1581 cessò il lungo gover-
no colonnese e Castelnuovo passò sotto la giurisdizione della Camera Apostolica Vaticana.
L’accesso al borgo, il cui impianto si allunga a spina di pesce sulla collina, avviene ancora oggi attraverso
Porta Maiori, fiancheggiata da un torrione del XIV sec.
Monumenti di rilievo
Il castello voluto dai Colonna e trasformato nel XV sec. in palazzo nobile decorato con affreschi attribuiti
alla scuola dello Zuccari; la collegiata di S. Maria Assunta di origine medievale ed integralmente ricostruita
nel 1753-56, che conserva il Trittico del Salvatore (1501), opera riferibile alla cerchia di Antoniazzo da
Romano; l’elegante Chiesa della Madonna delle Virtù costruita nel 1672-74 dalla famiglia Degli Effetti; la
chiesa dei SS. Agostino ed Antonio Abate che conserva un pregevole affresco del XVI sec. raffigurante la
Vergine con il bambino; la piccola chiesa di S. Sebastiano con la raffigurazione affrescata (XVI sec.) dell’abi-
tato di Castelnuovo che emerge tra sequenze di paesaggi rurali.

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formello

Formello
A - perimetro del borgo
A1 - castello
1 - chiesa di S. Lorenzo
2 - palazzetto nuovo
a- fontanella
3 Chiesa di S. Michele Arcangelo

Il paese, situato in posizione interna, a distanza dalla via Cassia, deriva la sua denominazione dal latino forma (con-
dotta d’acqua) per la presenza di una rete di cunicoli per l’approvvigionamento idrico del territorio a nord della
città etrusca di Veio. Il centro, infatti, dovette essere già frequentato sin dall’epoca etrusca come testimonia la
presenza di una tomba monumentale: il tumulo di Monte Aguzzo cosiddetto “Chigi”, ma i primi riferimenti al
borgo risalgono alla fine dell’XI sec. d.C., quando venne menzionato come castrum (castello) e donato da
Gregorio VII ai Monaci di S. Paolo. Il castello fu di proprietà degli Orsini fino al XVIII sec. e successivamente
dei Chigi che furono protagonisti di opere di rinnovamento del borgo e della costruzione di una prestigiosa villa
suburbana, “La Versaglia”. La rocca medievale, circondata da un fossato, conserva la porta turrita dell’antico
castello che in origine era difesa da un ponte levatoio. Il borgo, sviluppato sull’asse viario centrale che collega la
“Porta da Capo” con la “Porta da Piedi”, è caratterizzato da case medievali, del XV e del XVI secolo. Mentre al
di fuori del centro storico sorge il Borgo di S. Antonio (detto anche Spannitore) costruito nel XVII sec.
Monumenti di rilievo
Palazzo Chigi
Complesso fortificato medievale di cui era parte una torre quadrata, oggi riproposta nel suo volume con l’im-
piego di materiali moderni (Progetto dell’Architetto Andrea Bruno), trasformato in palazzo residenziale dagli
Orsini e dai Chigi con interventi di Felice della Greca, Carlo Fontana, Giovan Battista e Francesco Laurenti,
Giovanni de Momper, Francesco Milizia, Paolo Albertoni.
Chiesa di S. Lorenzo
Di origini medievali, ma con forme architettoniche del XVI secolo, ospita affreschi di Domenico Palmieri ed
una meridiana realizzata (1796) nel pavimento che riprende quella di S. Maria degli Angeli a Roma.
Chiesa di San Michele Arcangelo
Di origine medievale, con portale del XVI sec., conserva affreschi con il Cristo benedicente e S. Michele
Arcangelo.

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Villa chigi detta “la Versaglia”


Situata ca. 1.5 km a sud-est del
centro storico di Formello, la
villa, oggi ridotta a rudere, fu
fatta costruire nella seconda metà
del ‘600 su iniziativa del
Cardinale Flavio Chigi che, aven-
do acquistato il feudo di
Formello, concepì l’idea di una
residenza di villeggiatura in cam-
pagna.
Il nome italianizzante di Versaglia
deriva dalla celebre reggia france-
se di Versailles che il Cardinale
aveva avuto modo di apprezzare
quando era stato nunzio apostoli-
co in Francia e che volle emulare,
in forme minori, nella costruzio-
ne della sua dimora.
I lavori, avviati nel 1665, furono
affidati prima all’architetto Felice
della Greca e poi a Carlo
Fontana. La concezione di questa
residenza estiva fu grandiosa.
Un’elegante torre quadrata intro-
duceva alla villa e ne segnalava la
posizione per un ampio raggio.
Seguivano un complesso di edifi-
Torre d’ingresso alla villa “Versaglia” ci: il casino nobile, il casino della
famiglia, la cappella dedicata a S.
Francesco di Sales dipinta da Giovan Angelo Canini, immersi nel verde del giardino che comprendeva gio-
chi d’acqua, sculture e piantumazioni (alberi da frutto, gelsi e cipressi nei viali, fiori e siepi). E’ accertata, inol-
tre, la presenza di un collegamento sotterraneo tra la villa ed il palazzo Chigi a Formello. La tenuta agricola
si estendeva a valle dei fabbricati alternando vigneti e oliveti. La fauna del luogo venne accresciuta attraver-
so l’introduzione di daini, caprioli, gazzelle, tortore e levrieri, e fu costruita un’Uccelliera affrescata da
Camillo Saraceni. Le attività del fondo comprendevano anche l’apicoltura, l’allevamento dei bachi da seta, il
pascolo di capre e pecore, secondo quanto attestano numerosi documenti di archivio.
Abbandonata verso la metà dell’ottocento, la villa cadde presto in rovina. Oggi sono ancora riconoscibili
alcuni elementi architettonici: il muro di cinta, la torre d’ingresso, parte delle strutture del palazzo padrona-
le e la cappella.

via della Villa – Formello (RM)


visita: su richiesta al Museo dell’Agro Veientano di Formello tel. 06 90194240, 06 90194236
e-mail: museo@comunediformello.it

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magliano Romano
Il paese è situato su un
rilievo posto a controllo
del fosso delle Valli e della
valle Nocchia.
I primi riferimenti a
Magliano Pecorareccio ri-
salgono a documenti del-
l’XI sec., dove sono men-
zionati una massa Maiana
ed un fundus Maiani (forse
eredi di un fundus
Manlianus di età romana)
di proprietà del Mona-
stero di S. Paolo fuori le
mura.
Il castello sorse più tardi ed appartenne con alterne vicende (dal
XIII al XV sec.) ai Conti di Anguillara ed agli Orsini. Nel 1241 subì
le distruzioni dei viterbesi nella guerra contro i romani; nel XVI sec.
fu teatro di un noto fatto di sangue: vi furono condotti e trucidati i
presunti complici di Girolama Farnese, moglie di Giuliano
d’Anguillara, che fu a sua volta uccisa nel castello di Stabia a Faleria.
Successivamente il borgo divenne proprietà prima della famiglia dei
Cesi (1590), poi dei Borromeo (1659), quindi fu venduto al
Cardinale Flavio Chigi (1661), ed infine (1862) passò agli Arnaldi
che ancora oggi ne sono i proprietari. Nel 1907 il nome del paese fu
modificato con Regio decreto in Magliano Romano.
Il borgo è organizzato su due assi viari principali lungo i quali sono
allineate le abitazioni, chiusi a nord dalla chiesa di S. Giovanni
Battista ed a Sud dal castello.
Monumenti di rilievo
Castello
Di origine medievale il fortilizio ha subito una massiccia trasforma-
zione nel tardo cinquecento, secondo uno stile vicino alle opere del
Vignola. Notevoli il portale bugnato d’ingresso, lo scalone monu-
mentale interno, i camini del piano nobile.
Chiesa di S. Giovanni Battista
Di origine medievale (XIV sec.) la chiesa ha avuto diversi rifacimen-
ti. La facciata è del 1932, mentre al XVI sec. risalgono gli affreschi
Magliano Romano
1 - chiesa di S. Giovanni Battista conservati nelle tre absidi interne, attribuiti ai fratelli Zuccari. La
2 - castello chiesa conserva anche gli affreschi (distaccati nel 1939) provenienti
dalla Grotta dell’Angelo situata poco fuori dell’abitato, che raffigu-
rano Cristo tra gli Angeli ed alcune scene dell’infanzia del Cristo.

Veio
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mazzano Romano
Il paese è situato su un promontorio
che si eleva dalla vallata del fiume
Treja. Il territorio anticamente fu
abitato dai Falisci, come testimonia-
no le necropoli rinvenute ed i reper-
ti archeologici che oggi sono conser-
vati nel Museo dell’Agro Falisco di
Civita Castellana (VT). Con la con-
quista romana il territorio venne
incluso nell’Agro Falisco, donato ad
uso agricolo ai veterani dell’esercito;
probabilmente proprio ad un fondo
Matianum, di proprietà di una fami-
glia romana, si deve la denominazio-
ne attuale del paese. Il fondo, in
Mazzano Romano seguito, fece parte della domusculta
1, 2 - iscrizioni su architravi Capracorum istituita da Papa Adriano
3 - antico palazzo comunale I. La più antica menzione di
4 - casa del XVII sec. Mazzano risale al medioevo e riguar-
da la donazione dei Conti di Tuscolo
al Monastero di S. Gregorio al Celio (945 d.C.), in cui è ricordato come castello. Agli inizi del XV sec. il feudo
fu in parte di proprietà del famoso Everso I Anguillara, alla cui famiglia rimase sino al 1599 quando passò
prima ai Biscia e successivamente in eredità ai Del Drago che lo amministrarono ancora sino alla riforma
fondiaria dell’Ente Maremma. Il centro abitato, a cui si accede attraverso un passaggio voltato dove compa-
re lo stemma della famiglia Biscia, conserva l’aspetto originario dell’impianto urbanistico medievale, organiz-
zato attorno a due tortuose vie principali con edifici che mostrano ancora tratti architettonici medievali e
rinascimentali, e vicoli che si snodano tra le pieghe della rupe. L’edificio monumentale più imponente oggi
è il palazzo Baronale, ma il cuore
dell’antico borgo era la piazzetta
dell’Antistà dove sorgeva la chiesa
di S. Nicola, attribuita al Vignola o
ad un suo allievo (1563), in origine
provvista di un alto campanile (25
m); l’edificio fu demolito negli anni
’40 dal Genio civile ed oggi rimane
solo la parete di fondo. Tra le
opere realizzate all’interno era la
statua della “Madonna Vestita”,
oggi conservata nella nuova chiesa
Parrocchiale ed oggetto di una par-
ticolare devozione da parte della
comunità mazzanese.

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morlupo Morlupo
1 - castello
2, 3 - torri
4 - porta
5 - chiesa di S. Giovanni Battista
6 - chiesa e convento di S. Caterina da Siena
7 - palazzotto
8 - cappella della Madonna di Costantinopoli
9 - chiesa di S. Maria Assunta
10 - palazzina Borghese
a - piazza Giovanni XXIII
b - piazza delle Acquareccie

Il paese si trova su uno sperone roccioso


probabilmente già occupato anticamente
da un insediamento dei Capenati. Il territo-
rio fu frequentato anche in età romana e
paleocristiana come dimostrano i ruderi
della villa romana del Casalaccio visibili nel
Parco dell’Assura con l’imponente cisterna
fortificata nel medioevo, e la catacomba Ad Vicesimum (chiusa in proprietà privata) in località il Muraccio.
Inoltre, anche la strada che dalla via Flaminia conduce al paese è di origine romana.
La più antica menzione del borgo risale all’anno 873: una lapide ricorda la costruzione della chiesa di S.
Giovanni Battista per volere del Duca Giovanni di Leone. Dal 1081 fu castello (castrum morilupo) di pro-
prietà dei Monaci di S. Paolo mentre, a partire dal XIII sec., passò alla potente famiglia degli Orsini. Nel
1425 papa Martino V nell’ambito delle lotte tra i Colonna e gli Orsini, fece distruggere Morlupo. Ma il
feudo rimase agli Orsini sino al XVII sec., quando fu ceduto al principe Marco Antonio Borghese.
L’abitato era organizzato in due nuclei, ma del più antico (XIII sec.), detto popolarmente Mazzocca,
rimangono solo alcune tracce delle mura di cinta. Antimo Orsini intraprese un progetto di ristrutturazio-
ne del borgo e realizzò un ampliamento esterno con la costruzione di case a schiera lungo due direttrici
stradali principali (via della Fontana, via del Borgo).
Monumenti di rilievo
Il castello Orsini con la pregevole loggia e la cordonata monumentale; la palazzina Borghese che fu resi-
denza baronale, decorata con affreschi al piano nobile; la chiesa di S. Giovanni Battista ricostruita da
Antimio Orsini nel 1593, con campanile aggiunto nel 1611 ed all’interno una tavola del ‘400 con il
Salvatore ed alcuni quadri del ‘500; il convento di S. Maria Seconda del XVI sec., il cui nome deriverebbe
dalla tavola dipinta che sarebbe la seconda delle immagini conosciute della Madonna di S. Luca.

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Riano

Riano
L’abitato è situato su una collina naturalmente ben
1 - cinta muraria
difesa. La denominazione deriva dal romano Raius;
2 - porta
un fondo Raianum, infatti, faceva parte del territo-
3 - castello
rio dell’agro capenate. Nel 1040 Riano fu occupa-
4 - chiesa parrocchiale
to dall’Imperatore Enrico II e sottoposto alle
5 - palazzo baronale
6 - fontana
distruzioni dei Saraceni e degli Ungari. Nel 1159
era conosciuto come castello (castrum Renani) inse-
rito in un sistema di strutture difensive del territo-
rio di Castelnuovo di Porto. Dal XIII secolo al
1527 appartenne al Monastero di S. Paolo con
alterne vicende che videro anche l’occupazione
(1321) da parte di Stefano Colonna, signore di
Castelnuovo. Successivamente (1570) passò alla
famiglia Cesi, poi ai Ruspoli (1717) ed infine ai
Boncompagni (1819).
L’impianto generale dell’abitato risale al XVI seco-
lo ed è organizzato su tre assi viari che convergono
sull’unica piazza dove si affacciano gli edifici prin-
cipali. E’ ancora in gran parte visibile l’antico cir-
cuito delle mura con le torri rettangolari e la porta
monumentale di acceso al borgo che fu eretta nel
XVIII da Francesco Maria Ruspoli. Nel tratto
meridionale delle mura è una caratteristica stradina
coperta (vicolo degli Archi) dove si aprono gli
accessi a cantine e stalle.
Monumenti di rilievo
Il castello, menzionato già nel XIII sec., ha struttu-
ra quadrilatera con torri circolari e conserva affreschi della bottega degli Zuccari e lo stemma dei
Boncompagni sul portone d’ingresso. La chiesa Parrocchiale della SS. Concezione, edificata dai monaci di
S. Paolo nel 1490 ed integralmente ricostruita nel 1738 da Francesco Maria Ruspoli, conserva due porta-
li quattrocenteschi, un dipinto dell’Immacolata sorretto da angeli in stucco e lo stemma ligneo dipinto dei
Ruspoli-Boncompagni. Il palazzo Baronale (Cesi) risalente al XVI sec. è ornato con affreschi di Federico
Zuccari e della sua scuola. La Fontana, costruita nel 1730 da Francesco Maria Ruspoli fuori dalle mura, è
decorata con una testa leonina.

Veio
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Roma (XX municipio)

Santuario di Portonaccio Statua di Apollo

l’area archeologica dell’antica città etrusca di Veio


I resti dell’antica città etrusca di Veio (la storia a pp. 31-32) si trovano in prossimità di Isola Farnese (Roma)
poco fuori dal Raccordo Anulare, su un ampio altopiano di 200 ettari circa, delimitato dai fossi del Piordo e
della Valchetta (antico Crèmera).
Di questa vasta area archeologica solo una parte è emersa con gli scavi archeologici avviati già nel XVII sec.
ad opera del Cardinale Flavio Chigi, proseguiti nel corso del XIX sec. su commissione di M. Cristina di
Sardegna, e poi dell’erede Imperatrice Teresa Cristina del Brasile ed ancora, sino ad oggi, con le ricerche con-
dotte dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Etruria Meridionale e dal Dipartimento di Scienze
Storiche Archeologiche ed Antropologiche dell’Antichità dell’Università “La Sapienza” di Roma.

Il santuario di Portonaccio
Il santuario etrusco, dedicato a Minerva, sorgeva immediatamente fuori dalla città, ed era venerato in tutta
l’Etruria come luogo di culto oracolare. Nell’area sacra sono ubicati oltre al tempio, una “piscina” per riti
connessi con l’acqua, ed un altare destinato ai sacrifici. Il tempio aveva una copertura ornata da splendide
decorazioni in terracotta dipinta, ritrovate in frammenti nel corso degli scavi. Tra i capolavori, conservati nel
Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, si trovano le statue di Apollo, Ercole e Latona, opere di Vulca, il
celebre artista veiente che fu inviato a Roma per modellare le sculture del tempio di Giove Capitolino.
Alle spalle dell’altare si trovano i resti di un edificio al cui interno è stato trovato un ricchissimo materiale
votivo, con le dediche di personaggi eminenti della scena politica dell’Etruria del tempo, segno della parti-
colare fama del santuario che infatti rimase a lungo attivo ed assiduamente frequentato.
Veio
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la città e la cittadella di Piazza d’armi


L’area urbana era cinta da mura (V sec. d.C.) realizzate in blocchi di tufo, lungo le quali si aprivano numero-
se porte (almeno dieci): sono ancora visibili i resti della porta nord-est detta di Capena. Sulla sommità del
pianoro, in località Campetti si trovano i resti di un complesso archeologico occupato in età romana a par-
tire dal I sec. d.C., che recenti ricerche interpretano come luogo con funzione termale-terapeutica e cultua-
le per la presenza di numerose strutture collegate con l’acqua: cisterne vasche, piscine; da qui proviene il cele-
bre “mosaico del drago”, trasferito a Villa Giulia. Procedendo lungo il pianoro si può vedere un tratto del-
l’asse stradale principale della città lastricato dai romani, mentre sull’altura in località Piano di Comunità,
forse in origine l’Acropoli del centro etrusco, si trovano le strutture di una villa romana. Ma l’area centrale
della città è a Macchiagrande dove accanto ad alcune case etrusche si trovano i resti del foro del municipio
romano, da dove provengono preziose sculture oggi conservate ai Musei Vaticani a Roma.
Al limite sud del pianoro è la collina di Piazza d’Armi dove si trova una “cittadella” etrusca fortificata con
imponenti mura ed una porta monumentale; all’interno si trovano i resti dell’impianto urbanistico diviso in
isolati da un reticolo di strade, una piazza con al centro una grande cisterna, i resti dell’impianto di un tem-
pio da cui proviene una bella lastra in terracotta con la rappresentazione di una processione di carri, oggi
conservata nel Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia a Roma.
Veio è nota anche per la presenza di un sistema di cunicoli sotterranei realizzati già al tempo degli etruschi
che furono abili ingegneri idraulici. All’estremità nord-ovest della città, lungo il fosso della Valchetta si rag-
giunge Ponte Sodo, una suggestiva galleria scavata nel tufo, lunga oltre 70 m, entro la quale venivano cana-
lizzate le acque per contenere le piene del fiume. La costruzione secondo alcuni risalirebbe al periodo etru-
sco, secondo altri sarebbe posteriore alla conquista romana. In località La Selvotta, (Comune di Formello) si
trova invece il cunicolo del Fosso degli Olmetti, un sistema costituito da un condotto che alimentava un
laghetto artificiale ed una diga di sbarramento.

L’antica città di Veio- Mappa

Veio
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le necropoli e le tombe monumentali


Il pianoro, su cui sorgeva il centro etrusco, era circondato da vaste aree di necropoli, disposte lungo le prin-
cipali strade di accesso alla città. Tra le sepolture più prestigiose è possibile ammirare la tomba delle Anatre
(secondo quarto del VII sec.
a.C.) nella necropoli della
Riserva del Bagno: una came-
ra sepolcrale scavata nella roc-
cia decorata da affreschi in
vivaci colori, rosso, giallo e
nero, che raffigurano cinque
anatre. A nord del sepolcreto
di Grotta Gramiccia troviamo
la tomba dei Leoni Ruggenti
scoperta nel 2006, grazie alle
confessioni di un “tombarolo
pentito”. E’ la più antica
tomba dipinta d’Etruria
(primi due decenni del VII Tomba delle Anatre
sec. a.C.), con le pareti ornate da un fregio pittorico di uccelli acquatici e leoni ruggenti ed un ricco corredo
di ornamenti insieme ai resti di un carro deposto nel corridoio d’ingresso. Alle pendici di Monte Michele è
un’altra celebre tomba dipinta, la tomba Campana (fine VII sec. a.C.), dal nome di un ricco collezionista
dell’Ottocento, il Marchese Campana che la scavò: un lungo corridoio fiancheggiato da due leoni ed all’in-
terno due camere affrescate con motivi vegetali, scene con cavalieri ed animali fantastici, e la raffigurazione
di due grandi scudi, oggi scarsamente leggibili per il pessimo stato di conservazione. Nella valle di Picazzano
vanno menzionate la tomba dei Pilastri, caratterizzata da due pilastri posti al centro della camera sepolcrale
e la tomba del Letto Funebre, cosiddetta per la presenza di un letto di pietra con decorazioni a rilievo.
Nelle vicinanze della porta Capena, a nord-est della città, si trova la necropoli romana in uso dal II al I sec.
a.C., nota come Colombario o Spezieria per la serie di nicchie scavate sotto le mura etrusche, usate per acco-
gliere le urne cinerarie.
Più isolate sono alcune tombe monumentali, riconoscibili per il tumulo di terra che le ricopre con in cima
suggestive alberature (tra i più grandi: tumulo della Vaccareccia, di Monte Aguzzo, di Monte Oliviero). Sono
le tombe di alcune famiglie di alto rango, simbolo del controllo che queste esercitavano su alcune porzioni
del territorio. Particolarmente noto è il tumulo “Chigi”, in località Monte Aguzzo (Comune di Formello),
celebre per il rinvenimento della olpe “Chigi” e di un alfabetario.

via Riserva Campetti, Isola Farnese - Roma


Santuario del Portonaccio, su richiesta (tel. 06 30890116) Tomba delle Anatre, Tomba Campana
visita: mar, mer, ven, dom 8.30 - 13.30 - gio-sab 8.30 - 15.30 - lunedì chiuso
ingresso: 2 euro
Le altre aree archeologiche e monumenti si possono visitare solo durante visite guidate predisposte periodicamente dalla
Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Etruria Meridionale (tel. 06 3201951), dal Parco di Veio (n. verde
800727822), dal Museo dell’Agro Veientano del Comune di Formello (tel. 06 90194236, 06 90194240) in collabora-
zione con l’Università “La Sapienza” di Roma.

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Il Borgo di Isola farnese


Il borgo si trova arroccato su una rupe a ca. 1.5 km di distanza dal 18° km della via Cassia. Il nome medie-
vale di Insula, deriva dalla presenza dei fossi del Piordo, delle valli della Storta e di S. Sebastiano che circon-
dano l’abitato, appunto isolan-
dolo dal territorio circostante.
Di origine medievale, sin
dall’XI sec. è citato come
castello di proprietà del mona-
stero romano dei SS. Cosma e
Damiano; nel XIII sec. passò
in mano alla potente famiglia
baronale degli Orsini che lo
tenne saldamente sino al
1616, quando fu venduto al
cardinale Alessandro Farnese
da cui deriva il nome moder-
no. Il borgo è noto per aver
ospitato la sosta di alcuni
imperatori che si recavano a
Roma per l’Incoronazione tra
i quali Ottone IV e Enrico
VII. Già dai primi decenni del
XV sec. Isola Farnese divenne
Comune: alla comunità fu Castello di Isola Farnese
infatti richiesto da Papa Eugenio IV di inviare fanti armati a Bracciano, per combattere le schiere di Nicolò
Fortebraccio, avversario della Chiesa.
La rocca medievale oggi non è più riconoscibile, poiché è stata incorporata nel seicentesco palazzo barona-
le, ma si possono scorgere alcune torri di guardia del recinto murario fortificato. Un piccolo borgo di case
in stile seicentesco circonda il castello; al centro è una piazzetta denominata della Colonnetta in quanto con-
serva un frammento di colonna romana, sulla quale si affaccia la chiesa di S. Pancrazio eretta nel ‘400 e
restaurata nel ‘600, che conserva affreschi del XV e XVI sec. ed alcune testimonianze archeologiche come i
due capitelli che formano l’acquasantiera.

km 17.800 della via Cassia – via dell’Isola Farnese

la cappella della Visione


La cappella è una piccola chiesa che ricorda l’apparizione di Gesù con la croce a S. Ignazio di Loyola, nella
quale il sacerdote veniva esortato a perseverare nella difesa della fede. Secondo quanto riporta
l’Autobiografia del Santo che fu fondatore della “Compagnia di Gesù”, la visione mistica sarebbe avvenuta
nel novembre del 1537, quando S. Ignazio si stava recando pellegrino a Roma. Un pregevole affresco che
ricorda questo evento, opera del tridentino Padre Pozzo, si trova nella chiesa gesuita di S. Ignazio a Roma.
All’interno della cappella si trova la scritta che ricorda la promessa di Gesù al santo “Io sarò con voi”.

piazza della Visione, km 15.500 via Cassia - La Storta


visita: su richiesta alla chiesa Parrocchiale di La Storta

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le fortificazioni a controllo della via cassia e flaminia


Del complesso sistema di fortifi-
cazioni medievali che controllava
il territorio della Campagna
Romana lungo le due consolari
Cassia e Flaminia in prossimità di
Roma, oggi sono visibili solo
alcune strutture, seppur inaccessi-
bili poiché di proprietà privata.
Al km 14.800 della via Cassia si
trova la torre “delle Cornacchie”
costruita tra i secoli XI e XII.
Grazie alla sua particolare altezza
(20 m) dominava il territorio riu-
scendo a comunicare con le torri
di vedetta della via Aurelia e della
Flamina. La torre prende il nome
dall’essere il ritrovo preferito
delle cornacchie, come ricorda
anche una poesia dedicatale da
Augusto Jandolo, poeta dialettale
romanesco amante delle bellezze
della Campagna Romana.
Seguendo via Due Ponti, che col-
lega la via Cassia con la Flaminia
nuova, ed inoltrandosi in via del
casale della Crescenza, si raggiun-
ge uno dei monumenti più noti e
riprodotti dagli artisti della cam-
pagna romana, arroccato pittore-
scamente su un’altura: il castello
della Crescenza. Il fortilizio fu
costruito nel luogo dove sorgeva
una torre del XIII sec. che costi-
tuiva una vedetta a guardia della
Torre delle Cornacchie
via Flaminia, in comunicazione
con le vicine torri dell’Annunziatella (in via Quarto dell’Annunziatella) e della Valchetta. Nel XV sec., la
potente famiglia romana dei Crescenzi se ne impadronì e realizzò un notevole esempio di villa-castello rina-
scimentale. Un tempo isolata mediante un fossato superabile con un ponte levatoio, la struttura era salda-
mente munita e nello stesso tempo impreziosita da pregevoli opere pittoriche tra cui un affresco che rappre-
sentava lo stesso castello. Lungo la via Veientana Vetere, raggiungibile attraverso l’abitato di Labaro, è visi-
bile la torre di quello che un tempo fu il castello della Valchetta, un fortilizio costruito nel XIII sec. e dife-
so da alcune torrette dislocate lungo il corso del fosso della Valchetta. Il nome indica probabilmente la pre-
senza in origine di una “gualca”, denominazione usata nel medioevo per i mulini ad acqua, destinati alla lavo-
razione ed al lavaggio dei panni di lana, talvolta utilizzati anche per la produzione di farina.

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I monumenti lungo il VI-V miglio dell’antica via cassia


Tra la via Cassia e l’attuale via
Abbadia S. Salvatore nel 1964 è
stata scoperta una sepoltura (II
sec. d.C.) eccezionale: in un sar-
cofago era deposta una bambina
con il corpo mummificato ed
accanto un ricco corredo funera-
rio tra cui una bambola, una col-
lana di oro e zaffiri ed un anello
con il sigillo della gens Cornelia,
una delle famiglie patrizie romane
più importanti. Nell’antica Roma
non era consuetudine imbalsama-
re i defunti, si tratta quindi di un
caso forse unico e quindi la cosid-
detta Mummia di Grottarossa è
oggi esposta al Museo Nazionale
Romano – Palazzo Massimo a
Roma.
All’incrocio tra la Cassia e via di
Grottarossa, si trovano i resti di
una villa residenziale con terme
(età repubblicana – IV sec. d.C.),
forse di proprietà della famiglia
Volusia da cui deriva il nome
moderno di questa località; lungo
via di Casale Ghella è visibile un
tratto di strada lastricata, proba-
bilmente la via che conduceva alla
villa. L’area archeologica, attual-
mente chiusa in proprietà privata,
attende un’adeguata sistemazione Sepolcro dei Veienti
per la fruizione, nell’ambito di un
progetto per la realizzazione di un parco pubblico.
Nel Parco della Pace, lungo l’attuale via Veientana, è visibile il sepolcro dei Veienti sorto lungo l’antica stra-
da che conduceva a Veio. La tomba di età augustea, a più piani, conserva solo alcuni blocchi del rivestimen-
to originario in marmo e travertino. All’intero si apre la camera sepolcrale costruita in blocchi di tufo, con
nicchie per le deposizioni ricavate lungo le pareti.
In località Acquatraversa, al km 8 della via Cassia, è visibile la splendida villa Manzoni costruita nel 1925 dal-
l’architetto Armando Brasini su commissione dei conti Manzoni, nipoti del celebre scrittore. Il complesso
residenziale con il parco che lo circonda, oggi è proprietà dell’ambasciata del Kazakistan e pertanto è chiu-
so al pubblico. Inaccessibili sono anche i resti della lussuosa villa di Lucio Vero, imperatore con Marco
Aurelio dal 161 al 169 d.C., che furono scoperti nel parco di villa Manzoni nel corso degli scavi intrapresi
già a partire dal XVII sec. sino ai nostri giorni.

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Il monte delle grotte e l’area archeologica di grottarossa


Il costone di tufo che delimita a ovest la via Flaminia dal fosso della Crescenza sino a Prima Porta, ricordato
nelle fonti antiche come i Saxa Rubra per il colore rossiccio del tufo, nel primo tratto, sino alla valle del Vescovo,

Necropoli di Grottarossa
è denominato Monte delle Grotte per la presenza di
numerose tombe rupestri, forse di origine etrusca,
manomesse per essere adattate a ricoveri di fortuna.
Alla sommità del colle, nel 1926, fu scoperta una gran-
de villa di età repubblicana mentre, alla base della pare-
te orientale, è ancora oggi visibile una fontana monu-
mentale di età adrianea, forse parte di un complesso
termale di carattere pubblico o legato alla villa sovra-
stante. L’ansa del Tevere ad est della stazione di
Necropoli di Grottarossa Grottarossa accoglie una necropoli monumentale,
forse legata ai proprietari della villa sul Monte delle
Grotte, o di un’altra che occupava l’area dei Casali Molinario.
L’area è attraversata da un bel tratto lastricato dell’antica via Flaminia (VI miglio); ai lati della via, tra i ruderi
emergono due grandi mausolei risalenti all’età augustea: uno presenta un corpo cilindrico, originariamente rive-
stito da blocchi di marmo, è definito a pianta stellare per la presenza di 12 nicchie, l’altro è del tipo “a torre” e
nel medioevo fu trasformato in fortilizio a controllo del Tevere. Oltre sono visibili i resti di un sepolcro a forma
di tempietto (prima metà II sec. d.C.), di cui si è recuperata e ricomposta in museo, parte della bella facciata in
laterizi sagomati e cornice marmorea, mentre più a nord è un recinto funerario (I sec. d.C.) con nicchie per olle
cinerarie.
A sud del primo mausoleo si trova un impianto costituito da un quadriportico che racchiude una vasca circo-
lare, forse una peschiera pertinente alla villa individuata nell’area dei Casali Molinario. I reperti provenienti dal-
l’area archeologica sono esposti nel Museo Archeologico del casale di Malborghetto.

via Flaminia (stazione di Grottarossa)


visita: su richiesta alla Soprintendenza Archeologica di Roma tel. 06 33625595
ingresso: gratuito

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la tomba dei nasoni

La celebre tomba, scoperta nel 1674 durante l’ampliamento della via Flaminia, ed ancora integra agli inizi
dell’Ottocento, subì gravi danneggiamenti (facciata e decorazione pittorica) dalle attività estrattive intercor-
se tra la fine dell’800 e la prima metà del ‘900.
Il monumento (II sec. d.C.) è una tomba rupestre completamente scavata nella parete tufacea dei Saxa Rubra.
La facciata, distrutta, era in forma di tempietto e doveva esporre l’iscrizione dedicatoria di Nasonius
Ambrosius, rinvenuta all’interno, che permette di attribuire il sepolcro alla famiglia romana dei Nasoni.
L’interno della tomba è costituito da una camera rettangolare con tre nicchie sui lati lunghi ed una sul fondo,
che contengono i cassoni per le sepolture. Il pavimento, perduto, era in mosaico bianco e nero con motivo
a losanghe e rosette. La decorazione pittorica che ornava completamente la camera sepolcrale è conservata
solo in parte, ma è dettagliatamente ricostruita dalle riproduzioni realizzate nel ‘600 da Pietro Santi Batoli.
Si trattava di un disegno complesso realizzato con tecnica pittorica e riquadrature in stucco. Una cornice divi-
deva la decorazione parietale del fregio superiore da quella delle nicchie. Queste accoglievano grandi scene
mitologiche tra elementi decorativi: nella prima a sinistra sono riconoscibili Atena ed Eracle. Pilastri affian-
cavano l’apertura delle nicchie e tra queste si ponevano figure di Geni con i frutti, mentre gli spazi di risul-
ta ai lati accoglievano coppie di mostri marini e Vittorie alate. Il fregio superiore era diviso in pannelli sem-
pre con scene mitologiche: sulla destra sono visibili Eracle ed il Cerbero. La decorazione del soffitto, di cui
rimane parte del “Giudizio di Paride” era particolarmente ricca, comprendendo figure allusive alle Stagioni,
Vittorie e Geni alati, e forse la rappresentazione della conclusione della guerra di Troia.

via Flaminia
visita: su richiesta alla Soprintendenza Archeologica di Roma tel. 06 33625595
ingresso: gratuito

Veio
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la tomba di fadilla
Nel 1925 all’interno della fattoria dei Casali Molinario gli
archeologi rinvennero preziosi reperti archeologici di età
romana che sembravano attestare l’esistenza di un com-
plesso residenziale. In rapporto con questa villa potrebbe
essere la piccola tomba (fine II sec. d.C.) scoperta nel 1924
lungo la via che fiancheggia il casale nuovo di Grottarossa.
Un sepolcro rupestre, scavato nella roccia come quello
poco distante dei Nasoni, cui manca la fronte, con l’acces-
so forse in origine dotato di un fronte monumentale. Una
soglia in marmo introduce nella camera sepolcrale di
forma rettangolare con due nicchie laterali ed una sul
fondo che accolgono ognuna due loculi per i defunti. Il
pavimento in mosaico bianco e nero è decorato con moti- Affresco nella tomba di Fadilla
vi geometrici di ottagoni e quadrati, con al centro la figu-
ra di un uccello su un ramo; le pareti, la volta e le nicchie
sono affrescate con genietti alati ed animali (caprioli,
uccelli) racchiusi in riquadri; nella nicchia centrale sono
raffigurati due pavoni ai lati di un cesto ricolmo di frutti
che reggono con il becco una benda legata ad una corona
sospesa. Il nome della defunta sepolta nella tomba com-
pare in una piccola lapide di marmo, inserita nella parete
destra, con l’iscrizione funeraria dedicata dal marito alla
moglie Fadilla.

via dei Casali Molinario


visita: su richiesta alla Soprintendenza Archeologica di Roma tel.
06 33625595
ingresso: gratuito Affresco nella tomba di Fadilla

l’area archeologica la celsa


Sull’alto della rupe dei Saxa Rubra, lungo la via Flaminia, emerge un mausoleo con tumulo superiore di terra
(detto tomba Celsa) collegato scenograficamente ad un’esedra ed a una cisterna, forse per realizzare una fon-
tana monumentale (ninfeo); nel medioevo questo edificio fu adattato a fortezza, a controllo, con Castel
Giubileo, della valle del Tevere alle porte di Roma. Poco oltre è un gruppo di tombe rupestri (I sec. a.C. - I sec.
d.C.) con resti di decorazione parietale, loculi e nicchiette per la deposizione di urne cinerarie (colombari), attri-
buibili a servi o liberti della famiglia Ostoria a cui potrebbe riferirsi il grande mausoleo. Ancora oltre, è stato
scoperto un imponente scarico di fornace con ceramica malcotta prodotta nei primi due secoli dell’impero, pro-
veniente da un impianto artigianale attivo presso il Tevere. I reperti provenienti dall’area archeologica sono con-
servati nel Museo del casale Malborghetto.

via Flaminia km 12.700 – 12.800


visita : su richiesta alla Soprintendenza Archeologica di Roma tel. 06 33625595
ingresso: gratuito

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Villa di Livia-affresco di giardino


gli edifici di Prima Porta e la villa di livia
L’attuale piazza Saxa Rubra a Prima Porta corrisponde al punto in cui in età romana l’antica via Tiberina si
staccava dalla consolare Flaminia (IX miglio) per seguire la valle del Tevere. Qui, a ridosso del costone tufa-
ceo, sono visibili i resti di una fontana del II sec. d.C. internamente decorata ad affresco con la testa del dio
Oceano e gruppi di pesci. Sulla rupe, al di sopra della fontana, è collocata una lapide commemorativa della
vittoria di Costantino su Massenzio ai Saxa Rubra (312 d.C.), voluta da Pio X nel 1913.
In via della Villa di Livia, che ricalca il tracciato dell’antica via Flaminia, parzialmente inglobati nella faccia-
ta seicentesca della Chiesa dei SS. Urbano e Lorenzo, si trovano i resti di un arco del tardo impero, ancora
integro nel ‘600, da cui deriva il nome moderno di Prima Porta, il primo ingresso per chi giungeva a Roma
da Nord. L’arco, potrebbe essere parte di un acquedotto legato alla vicina villa imperiale di Livia. La collina
che sovrasta la chiesa è invece dominata da una torre rinascimentale, ben visibile da via della Giustiniana,
sorta su antichi insediamenti che risalgono sin al periodo etrusco, i cui reperti archeologici sono oggi con-
servati nel Museo Archeologico di Malborghetto. La torre può forse identificarsi con la torre di Orlando che
fu acquistata nel 1518 da Giordano Pichi, cui era contrapposta una torre (oggi distrutta) posta sull’altro lato
della via Flaminia a controllo del bivio con la via Tiberina, rappresentata ancora in un antico catasto del ‘600.
Una strada lastricata, ed in parte conservata, si staccava dalla Flaminia per raggiungere la villa Di Livia detta
ad Gallinas albas per il celebre prodigio della gallina con un ramo di alloro, segno di prosperità per la dinastia
giulio-claudia, che sarebbe giunta dal cielo a Livia Drusilla, moglie dell’imperatore Augusto, secondo quan-
to ricordano le fonti letterarie. Gli aruspici avrebbero quindi ingiunto a Livia di allevare il volatile e piantare
il ramo da cui sarebbe nato un boschetto da preservare religiosamente. In seguito tutti gli imperatori, in occa-
sione dei loro trionfi, avrebbero tenuto in mano un ramo e portato sul capo una corona presi da quel bosco
Veio
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e si sarebbe trasmessa la con-


suetudine di piantare i rami
che avevano tenuto in mano.
Sarebbero quindi sorti nume-
rosi bo-schetti con i nomi dei
diversi imperatori, ed alla
morte di ciascuno di loro, l’al-
bero piantato sarebbe inaridi-
to.
La villa, costruita su un ampio
terrazzamento sostenuto da
poderosi contrafforti lungo il
fronte prospiciente il Tevere,
è articolata in due settori: i
quartieri residenziali affiancati
da un vasto complesso terma-
le ed un’ampia zona destinata
probabilmente a giardino.
L’ingresso, preceduto da un
piazzale con fontana, immette
in un atrio che conduce ad
alcuni ambienti con alcove e
corridoi che conservano pavi-
menti in mosaico con motivi
realizzati in bianco e nero. Le
Villa di Livia – mosaico con i “Geni delle Stagioni” terme hanno al centro una
grande sala con vasche per i bagni freddi (frigidarium), circondata da ambienti riscaldati (calidarium).
Una scala moderna conduce ad una grande sala sotterranea, probabilmente utilizzata per il refrigerio estivo
(triclinio) le cui pareti erano affrescate con le celebri pitture riproducenti l’illusione di un fresco e lussureg-
giante giardino, che furono distaccate nel 1951 ed esposte nel Palazzo Massimo - Museo Nazionale Romano.
Chiude una zona di rappresentanza ricca di decori tra i quali un mosaico con i “Geni delle Stagioni” ed al
centro Saturno o Plutone in trono, pavimenti intarsiati con marmi colorati, pareti affrescate con figure volan-
ti e animali.
L’attuale ingresso all’area archeologica è preceduto da un piccolo Antiquarium dove si possono osservare
frammenti architettonici che illustrano la ricchezza delle tecniche costruttive impiegate ed alcune ceramiche:
servizi da tavola ed i tradizionali vasi forati da giardino. La celebre statua di Augusto, recuperata nella villa
nel corso dei primi scavi ottocenteschi, è invece esposta nei Musei Vaticani.

via Villa di Livia – loc. Prima Porta (S.S. Flaminia km 13)


visita: dom 10.00 - 13.00
durante la settimana per gruppi su prenotazione alla Soprintendenza Archeologica di Roma tel. 06 33625595
ingresso: gratuito

Veio
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dal cimitero flaminio a malborghetto


Proseguendo lungo la via Flaminia, nell’area del Cimitero Flaminio si trovano i resti di una villa di I-VI sec. d.C.
dotata di terme e di impianti per la lavorazione e conservazione dei prodotti agricoli. Al Km 16.100 della via, è
visibile un sepolcro di I sec. d.C. denominato Tomba Centocelle noto sin dal Rinascimento e disegnato da Pirro
Logorio. All’altezza del Km 18, su un piccolo promontorio nella valle del fosso della Borraccia, è la torre medie-
vale di Pietra Pertusa (in proprietà privata), mentre nella parete rocciosa che chiude la valle è realizzato un nin-
feo con decorazione a pomici e conchiglie, che probabilmente apparteneva ad una villa residenziale.
Il casale di Malborghetto (km 19.200) è
ricavato in un arco romano eretto agli
inizi del IV sec. d.C. all’incrocio tra la via
Flaminia ed un percorso di collegamen-
to tra Veio e la valle del Tevere, per com-
memorare la vittoria di Costantino su
Massenzio nel 312 d.C.; il monumento
sarebbe sorto sul luogo dell’accampa-
mento di Costantino, dove l’imperatore
avrebbe avuto la miracolosa visione della
croce che determinò la sua vittoria ed il
trionfo del Cristianesimo. Nel Medioevo
l’arco fu trasformato prima in chiesa e
quindi in casale fortificato circondato da
un Borgo denominato Burnus S. Nicolai
de Arcu Virginia, ed in seguito detto
Borghetto, Borghettaccio o Malbor-
Casale Malborghetto ghetto. Di proprietà dal 1278 del
Capitolo di S. Pietro, il borgo fu incen-
diato nel 1485 quando vi si svolse lo
scontro tra i Colonna e gli abitanti di
Sacrofano, capeggiati dagli Orsini. Nel
1744 il casale ospitò una Stazione di
Posta per il servizio da Prima Porta a
Castelnuovo, ma ebbe breve durata e
presto la struttura fu adattata a semplice
abitazione rurale. Il casale oggi è sede di
un museo archeologico.

via Flaminia km 19.200


tel. 06 33625595
visita:
feriali 9.00 - 14.00 - festivi 9.00 - 19.30
sab 16.00 - 19.30 - martedì chiuso
ingresso: gratuito
Antica via Flaminia a Malborghetto

Veio
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sacrofano
Il paese si trova adagiato sulle pendici vulcani-
che di Monte Musino; l’altura, ricca di testimo-
nianze archeologiche, in origine fu forse un
luogo di culto, come ricorda la dedica a Giove
Tonante ed Ercole Musino impressa su di
un’ara (148 d.C.) rinvenuta in questi boschi.
Le origini della denominazione “Sacrofano”
sono legate a diverse tradizioni e leggende. E’
ricordata la presenza di un ipotetico sacrum
fanum: probabilmente il luogo sacro presso il
Monte Musino; ancora, la tradizione popolare
Sacrofano
propone una leggenda legata al rinvenimento
1 - castello
2, 3 torri da parte di una scrofa di una sorgente d’acqua
4 - porta di Sopra che avrebbe salvato i raccolti degli agricoltori in
5 - porta di Sotto un periodo di forte siccità.
6 - chiesa di S. Giovanni Battista Abitato sin dal medioevo, il borgo è menziona-
7 - chiesa di S. Biagio to per la prima volta come Sacrofanum in un
8 - oratorio del Suffragio
documento dell’VIII sec.. Dalla fine del XIII
9 - palazzo Placidi-Serraggi
10 - scuderie Serraggi sec. agli inizi del XIV sec. fu dominato dalla
11 - palazzo del XVI sec. famiglia dei Nardoni, mentre alla metà del XIV
12 - palazzo del XVIII sec. sec. venne conquistato dagli Orsini che lo ten-
13 - carceri nero sino al 1662, quando assieme a
14 - frantoio Campagnano, Formello e Cesano fu venduto ai
15 - granaio Chigi. L’impianto urbanistico è costituito da un
16 - lavatoio
nucleo fortificato (il castello è andato distrutto)
con una strada principale e due percorsi laterali
minori lungo i quali sono distribuiti pittoreschi
edifici medievali, passaggi coperti ed archi cui si aggiungono palazzetti rinascimentali. Inoltre, peculiari sono le trac-
ce di un antico ghetto ebraico che segna la presenza di una comunità ebraica gia nel XVI sec..
Monumenti di rilievo
la porta Romana difesa da due torri cilindriche e monumentalizzata con un arco ornato dallo stemma del paese
con S. Biagio e la scrofa; la chiesa di S. Giovanni Battista di origine medievale, modificata alla fine del XV sec.
che conserva un bel campanile medievale ed un affresco (Annunciazione) di scuola romana della fine del ‘500;
la chiesa di S. Biagio risalente al XV sec. con restauri del XVIII sec. che conserva un prezioso soffitto ligneo con
la rappresentazione delle Storie di San Biagio; l’elegante settecentesco palazzo Placidi-Serraggi con la facciata orna-
ta di mascheroni e ghirlande.

Veio
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Veio
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sentIeRI
Sentieri e PeRcoRsI
e percorsi
I numerosi sentieri presenti nel Parco di Veio permettono di cogliere la varietà paesaggistica del suo territo-
rio nel quale, a breve distanza dalle zone urbanizzate, dolci rilievi collinari si alternano a profonde forre
boscose percorse da corsi d’acqua e a fondivalle pianeggianti. Lungo gli itinerari è, così, possibile scoprire casca-
te, boschi, estesi pascoli, così come necropoli o suggestive “tagliate” scavate nel tufo dagli Etruschi.
I sentieri che attraversano il Parco sono tutti percorribili a piedi ed in gran parte a cavallo, mentre solo alcuni
lo sono in bicicletta o mountain bike per la particolare morfologia del terreno, con diversi gradi di difficoltà.
Solo alcuni sono provvisti di idonea segnaletica, mentre altri possono essere percorsi seguendo le indicazioni
riportate nella mappa turistica. E’, tuttavia, imminente la definitiva marcatura di tutti sentieri indicati nella
mappa. I sentieri segnalati sono dotati di:
• tabella segnavia che indica la direzione
• pannelli illustrativi
Anello di Campetti
Interesse archeologico, naturalistico e paesaggistico
percorso pedonale facile
lunghezza: km 2.700
durata: 1 ora
itinerario segnato
Breve percorso, con partenza dal parcheggio nei pressi della mola di Isola Farnese, che passa per il santuario di
Portonaccio ed il complesso archeologico di Campetti, per raggiungere l’altopiano di Veio. Una breve deviazio-
ne iniziale, a sinistra, per vicolo di Campetti consente di raggiungere la tomba delle Anatre.

Anello di Veio
Interesse archeologico, naturalistico e paesaggistico
percorso pedonale facile ed in mountain bike
lunghezza: km 6
durata: 3 ore
itinerario non segnato
Lungo percorso attraverso l’altopiano di Veio, con partenza dalla mola di Isola Farnese, che passa per l’area
archeologica del Foro a Macchiagrande e raggiunge l’antica cittadella di “Piazza d’Armi”; si ritorna ad Isola
Farnese scendendo nella valle del fiume Piordo e risalendo via Prato della Corte.

Via della Mola (Formello – mola di Formello)


Interesse storico e naturalistico
percorso pedonale breve, ma scosceso
lunghezza: m 750
durata: 1 ora (andata e ritorno)
itinerario non segnato
Breve, ma ripida discesa per raggiungere velocemente le suggestive valli del Sorbo, percorse dal fiume Crèmera,
in prossimità della mola di Formello. Partenza dalla periferia di Formello (via di Grottefranca).

Mola di Formello
Interesse storico, naturalistico e paesaggistico
percorso pedonale facile
lunghezza: km 1.400
durata: 1 ora (andata e ritorno)
itinerario non segnato
Breve itinerario pianeggiante lungo la carrareccia che conduce ai resti dell’ antica mola di Formello, attraversan-
do suggestivi prati lungo la riva sinistra del fiume Crèmera dove pascolano ancora bovini e cavalli allo stato
brado. Partenza dalla strada carrabile che attraversa le valli del Sorbo (via Santa Maria del Sorbo).
Veio
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Mola di Formello - Grotte Franca


Interesse archeologico e naturalistico
percorso pedonale di media difficoltà
lunghezza: km 1.900
durata: 2 ore (andata e ritorno)
itinerario non segnato
Suggestivo percorso che, in prosecuzione del precedente, parte dalla mola di Formello e, dopo un guado, per-
corre la boscosa riva sinistra del fiume Crèmera sino ad alcuni ruderi e cascatelle; risale il ripido pendio sopra-
stante per raggiungere i resti dell’ antico abitato di Grotte Franca con ampia veduta sulla forra. Possibilità di usci-
ta in alto (su via della Spinareta - via di Grottefranca) aggirando proprietà private.

Mola di Formello (riva destra del fiume Crèmera)


Interesse storico e naturalistico
percorso pedonale facile
lunghezza: km 2.300
durata: 2 ore e mezza (andata e ritorno)
itinerario non segnato
Percorso pianeggiante che raggiunge la mola di Formello percorrendo la riva meno conosciuta del fiume
Crèmera. Partenza dalla strada sottostante il santuario della Madonna del Sorbo (ponticello).

Anello della “Collina ARSIAL”


Interesse naturalistico e paesaggistico
percorso pedonale facile
lunghezza: km 3.200
durata: 2 ore
itinerario non segnato
Percorso che ha i primi 500 metri in comune con l’itinerario della mola di Formello e se ne distacca con una pas-
serella sulla destra; conduce, poi, con un tracciato “ad anello” ad una collina boscosa tra le più integre della val-
lata e ai suggestivi pratoni lungo il fiume Crèmera.

Strada delle Piane – valli del Sorbo


Interesse naturalistico
percorso pedonale facile
lunghezza: m 750
durata: mezz’ora (andata e ritorno)
itinerario non segnato
Breve itinerario di raccordo tra il termine della strada delle Piane di Formello (Campagnano) ed il percorso lungo
la riva destra del fiume Crèmera nelle valli del Sorbo.

Via Costa di Macchiano - santuario della Madonna del Sorbo


Interesse storico e naturalistico
percorso pedonale facile
lunghezza: m 600
durata: mezz’ora (andata e ritorno)
itinerario non segnato
Breve percorso di raccordo per raggiungere il santuario della Madonna del Sorbo e la strada che attraversa le valli
del Sorbo, partendo dal termine di via di Macchiano (Campagnano). Piccolo guado del fosso del Follettino,
affluente del Cremera (fosso della mola di Formello).

Anello di Monte Castagna


Interesse naturalistico
percorso pedonale medio
lunghezza: km 2.300
durata: 1 ora

Veio
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itinerario non segnato


Breve percorso ad anello con partenza dalle valli del Sorbo (area pic-nic) per raggiungere i pascoli dell’altopiano
delle Porcineta, con una ripida salita nel bosco da cui si può ammirare la rupe su cui sorge il santuario della
Madonna del Sorbo. Discesa su vecchia mulattiera ed ultimo tratto sulla strada di fondovalle.

Sentiero delle Porcineta - cascata dell’Inferno


Interesse naturalistico e paesaggistico
percorso pedonale facile
lunghezza: km 2.200
durata: 2 ore (andata e ritorno)
itinerario non segnato
Percorso di crinale che attraversa ampi pascoli sino a raggiungere il ciglio della forra della cascata dell’ Inferno.
Partenza dalla periferia di Formello (cancello comunale in via delle Porcineta).

Formello - Sacrofano
Interesse naturalistico e paesaggistico
percorso pedonale di media difficoltà
lunghezza: km 6.500
durata: 6 ore (andata e ritorno)
itinerario non segnato
Lungo e suggestivo percorso che per i primi 2 km coincide con il sentiero delle Porcineta. Unisce i due impor-
tanti centri, attraverso colline, boschi e pascoli fino alla estesa Macchia di Sacrofano-Monte Musino. Consigliabili
due auto.

Anello di Monte Musino


Interesse naturalistico e paesaggistico
percorso pedonale facile
lunghezza: km 6.500
durata: 3 1/2 ore
itinerario non segnato
Ampio giro della Macchia di Sacrofano (Monte Musino), il più esteso bosco del Parco, raggiungendone con una
ripida salita anche il rilievo più elevato. Partenza dal campo sportivo di Sacrofano. Possibilità di accesso anche
dalla strada provinciale “Formellese”, da strada Miseria (Sacrofano) e da via di valle Muricana-via S. Lorenzo
(Sacrofano). Possibile effettuare deviazione di 1 km per il crinale di monte Formello (1 ora a/r).

Monte Musino (m. 389)


Interesse naturalistico e paesaggistico
percorso pedonale facile
lunghezza: km 2.100
durata: 2 ore (andata e ritorno)
itinerario non segnato
Percorso diretto per la “vetta” del Parco, stando sempre all’interno della Macchia di Sacrofano. Partenza dal can-
cello comunale sulla strada provinciale “Formellese”.

Monte Calvio
Interesse naturalistico e paesaggistico
percorso pedonale facile
lunghezza: km 2.000
durata: 2 ore (andata e ritorno)
itinerario non segnato
Itinerario pianeggiante con partenza da via dell’Università Agraria (Castelnuovo di Porto) lungo la carrareccia
che attraversa vaste distese a pascolo di proprietà comunale (cancello) per raggiungere l’ultima propaggine roc-
ciosa di Monte Calvio.

Veio
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Anello di monte Calvio


Interesse naturalistico e paesaggistico
percorso pedonale facile
lunghezza: km 2.500
durata: 1 ora e mezza
itinerario non segnato
Percorso ad anello con il quale si può prolungare l’itinerario “Monte Calvio” scendendo nei fossi che circonda-
no l’altura e aggirandola dal basso.

Castellaccio (o Casalaccio) dalla stazione di Morlupo


Interesse archeologico, naturalistico e paesaggistico
percorso pedonale facile
lunghezza: km 1.100
durata: 1 ora (andata e ritorno)
itinerario non segnato
Breve percorso che conduce al panoramico Colle del Castellaccio, sovrastato da un’antica cisterna romana tra-
sformata in torre nel medioevo, passando per il profondo fosso dei Quattro Pali. Attenzione ai ripidi pendii sulla
forra iniziali.

Castellaccio (dalla stazione di Magliano Romano)


Interesse archeologico, naturalistico e paesaggistico
percorso pedonale facile
lunghezza: km 1.800
durata: 1 ora e mezza (andata e ritorno)
itinerario non segnato
Percorso che raggiunge il colle del Castellaccio attraversando il Parco dell’Assura. Partenza dalla stazione ferro-
viaria di Magliano Romano e lungo lo stradello sottostante l’ex ostello di Morlupo.

Castellaccio (dalla strada provinciale Campagnanese, km. 1,600)


Interesse archeologico, naturalistico e paesaggistico
percorso pedonale facile
lunghezza: km 2.000
durata: 2 ore (andata e ritorno)
itinerario non segnato
Percorso panoramico che, dai campi sportivi sulla S.P. “Campagnanese”, raggiunge il colle del Castellaccio attra-
verso i vasti pascoli di proprietà del Comune di Morlupo (cancello) incrociando il percorso proveniente dalla sta-
zione ferroviaria di Magliano Romano.

Castellaccio (dalla stazione di Castelnuovo di Porto)


Interesse archeologico e naturalistico
percorso pedonale facile
lunghezza: km. 1,600
durata: 1 ora e mezza (andata e ritorno)
itinerario non segnato
Percorso con partenza dalla stazione di Castelnuovo di Porto (via Fontana del Giglio), che scende ripidamente
nel fondovalle sottostante e risale le pendici del colle del Castellaccio per raggiungere gli imponenti ruderi della
cisterna romana.

Laghetto di pesca sportiva (Grotta Pagana)


Interesse naturalistico
percorso pedonale facile
lunghezza: km 3.000
durata: 2 ore e mezza (andata e ritorno)
itinerario non segnato

Veio
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Percorso con partenza dalla stazione di Castelnuovo di Porto (via Fontana del Giglio), che scende ripidamente
nel fondovalle sottostante (tratto in comune con l’itinerario del Castellaccio) e prosegue lungo la valle del Fosso
di Sant’Antonino, ai piedi dell’omonimo crinale, fino al laghetto di pesca sportiva, in zona Grotta Pagana, su via
di Pian Braccone-Francalancia. Possibilità di discesa anche da via di Sant’Antonio (800 metri, oltre la linea fer-
roviaria, 15 minuti).

Morlupo - Sacrofano
Interesse naturalistico e paesaggistico
percorso pedonale di media difficoltà
lunghezza: km 7.400
durata: 6 ore (andata e ritorno)
itinerario non segnato
Il più lungo percorso che congiunge due comuni del Parco attraverso i vasti pascoli delle proprietà comunali dei
“Quarti”, intervallati da profonde forre boscate. Tocca Castellaccio, Fontanile Citerna, Monte Calvio, Sorgente
Acqua Ferrosa, Monte San Silvestro. (consigliabili due auto).
Varianti alla partenza:
a) dalla Stazione di Magliano Romano. Primo tratto in comune con l’itinerario del Castellaccio, poi prosegue per
il fosso di Monte Rosella, Coste della Croce, Fontanile Citerna;
b) dalla stazione di Castelnuovo di Porto. Primo tratto in comune con l’altro itinerario del Castellaccio, poi pro-
segue con deviazione a sinistra oltre il fosso di Monte Rosella verso la strada di Monte Santa Maria e discesa al
Fontanile Citerna.

Castelnuovo di Porto - Sacrofano


Interesse archeologico, naturalistico e paesaggistico
percorso pedonale di media difficoltà
lunghezza: km 6.800
durata: 6 ore (andata e ritorno)
itinerario non segnato
Lungo percorso che unisce Castelnuovo di Porto e Sacrofano, oltre alla variante b) del “Morlupo – Sacrofano”,
passando per il laghetto di pesca sportiva e l’omonimo itinerario. Una vecchia mulattiera, strada comunale, gua-
dagna nel bosco il crinale di Belmonte (antico abitato in proprietà privata) e prosegue su un altopiano per scen-
dere nel fosso di Costa Frigida e risalire verso monte San Silvestro e Sacrofano (consigliabili due auto).

Mola Paradisi e Pian di Lalla – monte di Cellano


Interesse storico e naturalistico
percorso pedonale facile
lunghezza: km 2.200
durata: 2 ore (andata e ritorno)
itinerario non segnato
Dolce percorso di fondovalle che raggiunge i suggestivi resti dell’ antica mola Paradisi. Partenza dal km 27.000
della via Flaminia (Castelnuovo di Porto). Possibilità di passare sull’altra riva, su un vecchio ponte, sino alla loca-
lità Pian di Lalla, lungo un sentiero che attraversa una zona boscata (1600 metri in più – un’ora andata e ritor-
no) per inserirsi a destra sulla carrareccia che conduce al panoramico monte di Cellano.

Le Mole di Castelnuovo
Interesse storico e naturalistico
percorso pedonale facile
lunghezza: m 1.000
durata: 1 ora (andata e ritorno)
itinerario non segnato
Breve percorso con partenza dall’area attrezzata del Prataccio (via Pian Braccone-Francalancia), che
scende nel fondovalle sottostante guadando a più riprese il corso d’acqua che alimentava le antiche mole
di Castelnuovo di Porto.

Veio
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Anello della Mola di Magliano


Interesse storico e naturalistico
percorso pedonale facile
lunghezza: km 3
durata: 1 ora e mezza
itinerario non segnato
Percorso quasi ad anello, con partenza dal fontanile di Ruinasse, che conduce ai resti della mola di Magliano,
attraversando il panoramico crinale di monte Cotto e tornando lungo il fosso di Ruinasse.

Anello dei campi dell’Istituto Sperimentale per la Cerealicoltura (Roma-XX Municipio)


Interesse paesaggistico e sportivo
percorso pedonale facile
lunghezza: km 3
durata: 1 ora
itinerario non segnato
Percorso sportivo “ad otto”, con accessi da via dei Due Ponti e via di Grottarossa, in una cornice di grande sug-
gestione paesaggistica ed ai piedi del castello della Crescenza. L’istituto proprietario (Ministero Politiche
Agricole) non si oppone alla presenza pluridecennale di camminatori e corridori. Rispettare le coltivazioni in atto.

Itinerario degli affioramenti Geologici


Interesse naturalistico
percorso in automobile
lunghezza: km 19
itinerario segnato
Itinerario con partenza dalla valle del Baccano (Campagnano di Roma), che si snoda su un percorso carrabile
lungo strade provinciali e comunali, attraversando una porzione di territorio di notevole valore paesaggistico,
caratterizzata dalla presenza di affioramenti geologici relativi all’attività del vulcano Sabatino.

Itinerario equestre dal Parco di Veio al Parco della Valle del Treja
Interesse storico e naturalistico
percorso equestre
lunghezza: km 12
itinerario segnato
Percorso con partenza dalle valli del Sorbo (area pic-nic), che si snoda lungo la direttrice di collegamento tra il
Parco di Veio e il Parco del Treja, attraversando i territori dei comuni di Campagnano e Mazzano, per raggiun-
gere le suggestive cascate di Monte Gelato.

Itinerari in bicicletta
Tre percorsi ad anello su strada asfaltata che, partendo dall’edificio dell’ ex Dazio di piazza Saxa Rubra a Prima
Porta (uffici del XX Municipio del Comune di Roma), attraversano le campagne più significative del Parco, ed
un percorso in mountain bike:

Percorso A
Interesse paesaggistico
percorso ciclabile
lunghezza: km 74.500
itinerario non segnato, ma presente sul sito internet del Parco
www.parcodiveio.it
Il più lungo degli itinerari ciclabili. Attraversa tutto il Parco e raggiunge il
Parco della Valle del Treja, toccando i paesi di Formello, Campagnano di
Roma, Calcata, Magliano Romano e Sacrofano.
Veio
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Percorso B
Interesse paesaggistico
percorso ciclabile
lunghezza: km 49.600
itinerario non segnato, ma presente sul sito internet del Parco
www.parcodiveio.it
L’itinerario percorre via di Santa Cornelia, via Formellese sino al cen-
tro di Formello, via Campagnanese fino al bivio di Magliano Romano e raggiunge Sacrofano, per proseguire
lungo via di Valle Muricana e tornare al luogo di partenza.

Percorso C
Interesse paesaggistico
percorso ciclabile
lunghezza: km 30.500
itinerario non segnato, ma presente sul sito internet del Parco
www.parcodiveio.it
Il più breve degli itinerari ciclabili, percorre via di Santa Cornelia, via
Formellese fino al centro di Formello; prosegue per via delle Perazzeta sino a via di Valle Muricana per raggiun-
gere il luogo di partenza.

Itinerario in mountain bike lungo le campagne dell’ agro veientano.


Interesse archeologico e paesaggistico
percorso mountain bike di media difficoltà
lunghezza: km 35 circa
itinerario non segnato, con brevi tratti su strade asfaltate ad intenso
transito veicolare.
Partenza dal santuario della Madonna Sorbo. Si attraversano le valli
del Sorbo fino a Formello per poi dirigersi su strade minori paralle-
le alla via Formellese (via di Grottefranca, via della Spinareta e via
della Ficoraccia); si entra nella strada provinciale Formellese e si scavalca la Cassia Bis. La si percorre per
circa 2 km sino a Vicolo Formellese (sx). Dopo 600 metri si volta dx verso l’area archeologica dell’antica città
di Veio e il Borgo di Isola Farnese attraversando la cascata della Mola. Si prosegue ai piedi del borgo lungo
via Prato della Corte sino alla passerella crollata sul Crèmera. Si guada e si sale al casale della Vaccareccia,
oltre un tumulo etrusco, dove c’è un varco lasciato appositamente dalla proprietà; si prosegue lungo una
mulattiera sino a monte Michele e ad un quadrivio. Si volta a dx per la strada comunale Meconi, poi a sx per
via della Selvotta che sovrappassa la Cassia
Bis sino a via Santa Cornelia. La si segue a le aRee dI sosta
dx per 100 m, poi si volta a sx. Si sale dirit-
ti verso le pendici di monte Aguzzo inne- Anello di Campetti I - Veio, Isola Farnese (Roma)
standosi su una sterrata che lo cinge. Si Attrezzatura: 3 tavoli da pic-nic
volta a dx e si segue la sterrata per circa 2 Anello di Campetti II - Veio , Isola Farnese (Roma)
km sino al fontanile di Acqua Viva per Attrezzatura: 7 tavoli da pic-nic
uscire su via delle Perazzeta. Si gira a dx Anello di Campetti III - Veio , Isola Farnese (Roma)
per 30 m. poi a sx per via di Monte Attrezzatura: 2 tavoli da pic-nic
Zuccherino che si segue in pendenza per Valli del Sorbo I - Campagnano di Roma
circa 3 km sino alla S.P. Formellese. Si Attrezzatura: 4 tavoli pic-nic, 2 barbecue
attraversa la strada e si entra in via delle Valli del Sorbo II - Campagnano di Roma
Bosseta che si segue sino alla fine. Si entra Attrezzatura: 2 tavoli pic-nic
nei prati a sx e ci si innesta sul percorso Mole di Castelnuovo di Porto – Località Prataccio
pedonale “Formello-Sacrofano” che si Attrezzatura: 6 aree attrezzate (1 attrezzata per portatori di handicap)
percorre a ritroso sino alla collina delle con 6 tavoli pic-nic, 4 panche.
Porcineta (Monte Castagna) per poi scen- Parco dell’Assura - Morlupo
dere ripidamente nelle valli del Sorbo, Attrezzatura: 5 tavoli pic-nic, 2 barbecue.
punto di partenza.

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Veio
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cosa
CosafaRe nelnel
fare PaRco
parco
Il marchio del Parco
l Parco di Veio, per valorizzare e promuovere le pratiche sostenibili nell’area protetta, ha istituito un
I mar- chio e una denominazione territoriale di riconoscimento che può essere applicata ai prodotti agroa-
limentari e artigianali e ai servizi culturali, turistici e ricreativi. Nelle azioni svolte dal Parco, finalizzate alla
promozione economica sostenibile del territorio, la concessione della denominazione e del marchio riveste
un ruolo fondamentale. Infatti, gli strumenti di tutela propri dell’area protetta possono trasformarsi in
opportunità economiche attraverso la valorizzazione delle buone pratiche ambientali, perseguite dagli ope-
ratori economici presenti nell’area. È proprio attraverso la concessione del marchio, ma non solo, che il
Parco tende ad incentivare la crescita di qualità del territorio, con il fine di creare e diffondere un “sistema
Parco” competitivo, in termini di fruibilità e d’immagine.
I concessionari sono oggi una quarantina nel campo dell’artigianato e dei servizi.

stRuttuRe ed attIVItà sPoRtIVe


Praticare lo sport nel Parco è possibile: molte sono le opportunità per fare trekking ed escursionismo
a cavallo. Si segnalano le strutture concessionarie del marchio del Parco:

Associazione sportiva dilettantistica Cicli Magni


ACSI Sacrofano Servizi connessi con le attività ciclistiche
Educazione allo sport piazza della Repubblica, 1 – Formello (RM)
Via dello Stadio, 24 – Sacrofano (RM) tel/fax 06 90146048
Tel. O6 9083301, fax 06 9083301 e-mail: info@ciclimagni.com
e-mail: Massimiliano.porena@yahoo.it sito internet: www.ciclimagni.com

Associazione sportiva equestre “Il Sorbo” Circolo culturale “L’Airone”


Servizi connessi con l’attività equestre Servizi connessi all’attività podistica
strada delle Piane di Formello, 5 - Campagnano di piazza Ferrucci, 5 – Formello (RM)
Roma (RM) tel 06 9089688, fax 06 9089688
tel/fax 06 9077052 e-mail: aironefor@hotmail.com

Associazione sportiva “Viaggia a Cavallo” Circolo Ippico Sacrofano


Servizi connessi con l’attività equestre Servizi connessi con l’attività equestre
corso Vittorio Emanuele, 48 - Campagnano di Roma (RM) Località Solfatare – Sacrofano (RM)
tel/fax 06 9077415 Tel 06 9071672

A.S.D. L’Auriga onlus Società Sportiva “Campagnano Basket”


Servizi connessi con l’attività equestre Attività di educazione allo sport
via Lonato, 62 - Roma via di Mazzangotta, 7 - Campagnano di Roma (RM)
tel/fax 06 33612710 tel 06 49913287
e-mail: info@lauriga.it e-mail: campagnanobasket@tin.it
sito internet: www.lauriga.it

Veio
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RIcettIVItà & RIstoRazIone

Le strutture segnalate in questa guida non sono le uniche presenti, ma quelle concessionarie del mar-
chio del Parco che rispondono, quindi, agli standard di qualità ambientale e di risparmio energetico.
In particolare, i requisiti richiesti sono finalizzati a:
• Rispettare l’ambiente naturale, attraverso l’organizzazione di una raccolta differenziata dei
rifiuti, l’utilizzo di detergenti ecologici e di lampade a basso consumo energetico;
• Utilizzare in modo rispettoso le risorse naturali, ad esempio servendosi di carta riciclata
e non utilizzando piatti e posate “usa e getta”;
• Valorizzare il territorio del Parco attraverso la promozione dei piatti tipici e delle iniziative
del Parco.

Per quanto riguarda le strutture del territorio del Comune di Mazzano Romano si rimanda alle indi-
cazioni del Parco Regionale Valle del Treja (Mazzano Romano, via Roma 1/3, tel. 06 9049295,
www.parcotreja.it) che tutela una porzione rilevante del territorio comunale comprensiva dello stesso
borgo storico.
accoglienza: 33 posti letto
DoVe DoRMIRe servizi: B&B; mezza pensione; agevolazioni per gruppi;
Agriturismo “Il colle delle querce” accoglienza animali domestici; parcheggio interno
via Santa Lucia, 193 – Morlupo chiusura del ristorante: 01/08 - 07/09
tel. 3282857490
e-mail: info@colledellequerce.it
sito internet: www.colledellequerce.it Case Vacanze “Residence Sleep&Breakfast”
categoria: media via Roma, 82 - Formello (RM)
accoglienza: 40 posti letto, 70 posti ristorante tel. 339 7088231
servizi: centro benessere, accoglienza animali domestici, fax 1782263486
parco giochi, piscina. e-mail: contatti@romesleepandbreakfast
sito internet: www.romesleepandbreakfast.it
Agriturismo “Valle Siriaca” categoria: media
via di Vallelunga, 49 – Castelnuovo di Porto (RM) accoglienza: casa vacanza, 18 posti letto
tel. 06 9078521 servizi: garage; piscina; parco giochi per bambini;
e-mail: vallesiariaca@fastwebnet.it campi da tennis; golf; equitazione
sito internet: www.vallesiriaca.it chiusura: sempre aperto
categoria: media
accoglienza: 30 posti letto, 50 posti ristorante Clarice Hotel
servizi: B&B, mezza pensione, pensione completa, via Monte Funicolo, 2/A - Castelnuovo di Porto (RM)
ristorazione, accoglienza animali domestici, tel. 06 90160193
parco giochi, piscina. fax: 06 90169245
e-mail: clarice.hotel@tiscali.it
Albergo Ristorante “Il Tempio di Apollo” sito internet: www.claricehotel.com
piazza della Colonnetta, 8 - Roma categoria: media
tel. 06 30890595 accoglienza: 18 posti letto
fax: 06 30890515 servizi: accoglienza animali domestici; accessibilità disabili
e-mail: info@tempiodiapollo.com chiusura: sempre aperto
sito internet: www.tempiodiapollo.com
categoria: media

Veio
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B&B “Giardini di Veio” Ristorante “Re Desiderio”


via Fontana Nuova, 11 – Sacrofano (RM) largo Cardinal Gasparri, 18 – Sacrofano
tel. 06 9039209 – 339 8979898 – 338 8701774 Tel. 06 9086326
e-mail: info@giardinidiveio.it e-mail: redesiderio@hotmail.it
sito internet: www.giardinidiveio.it sito internet: www.redesiderio.net
categoria: media categoria: media
accoglienza: 8 posti letto servizi: spazio giochi per bambini
servizi:garage, giardino, parco giochi per bambini chiusura: riposo lunedì
chiusura: 10/02 - 10/03
Osteria “Iotto”
B&B “Il Pineto” corso Vittorio Emanuele, 96 -
via Sacrofano-Prima Porta, 3622 - Borgo Pineto, Campagnano di Roma (RM)
Sacrofano (RM) tel. 06 9041746
tel. 06 9084065 e-mail: osteria.iotto@virgilio.it
e-mail: arteme@tiscali.it categoria: media
categoria: media servizi: aperto pranzo e cena; piatti tipici, cucina a base di
accoglienza: 5 posti letto in B&B , 3 miniappartamenti ed erbe spontanee
1 stanza per Casa Vacanze chiusura: 01/09 - 20/09, riposo:domenica sera e lunedì
servizi: B&B – Casa Vacanze, posto auto, giardino
Ristorante “Da Righetto”
B&B “La casa di Sté” corso Vittorio Emanuele, 70 - Campagnano di Roma (RM)
strada di Macchiano, 29 - Campagnano di Roma (RM) tel. 06 9041036
tel/fax: 06 9077035 sito internet: www.darighetto.it
sito internet: www.lacasadiste.com categoria: media
e-mail: lacasadeglianimali@yahoo.it servizi: aperto pranzo e cena; accoglienza animali domesti-
accoglienza: 4 posti letto ci
categoria: lusso chiusura: 01/08 - 13/08, riposo: martedì
servizi: accoglienza animali domestici; giardino;
parcheggio; piscina per cani Ristorante “Da Domenico al Vejo”
chiusura: 01/08 - 13/08, 12/01 - 03/03 via Isola Farnese, 107 - Roma
tel. 06 30890259
DoVe MAnGIARe fax 06 30894110
Ristorante “Antico mulino al Veio” sito internet: www.ristorantedadomenicoalvejo.it
via Riserva Campetti, 9 – Isola Farnese , Roma e-mail: “domenicoalvejo”@hotmail.it
tel. 06 30896464 categoria: media
e-mail: amerigo.troiani@tin.it servizi: aperto pranzo e cena; giardino
chiusura: lunedì chiusura: lunedì

Ristorante “Capitan Paff ” Trattoria “La Grotta”


via della Pietrara snc – Formello (RM) via San Sebastiano, 54 - Campagnano di Roma (RM)
tel. 06 90405090 tel. 06 90154608
e-mail: info@capitan-paff.it categoria: media
sito internet: www.capitan-paff.it chiusura: 04/08 - 23/08, riposo: lunedì, martedì
chiusura: riposo lunedì, martedì

Veio
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Prodotti tipici e folklore


Il territorio del Parco di Veio è caratterizzato dalla presenza di vaste aree adibite all’agricoltura e all’al-
levamento. Già al tempo degli Etruschi, infatti, l’agricoltura rappresentava, insieme al commercio, il
fulcro dell’economia locale, ed ancora oggi, nonostante le trasformazioni portate da secoli di storia, è
l’attività agricola a caratterizzare il paesaggio locale (il 60% circa della superficie del Parco è adibita ad
uso agricolo).
L’Ente Parco promuove un’agricoltura ed un allevamento rispettosi dell’ambiente e finalizzati alla con-
servazione delle risorse naturali e al rispetto delle tradizioni. L’agricoltura biologica viene inoltre pro-
mossa attraverso il marchio natura in campo che permette di riconoscere i prodotti di qualità dei
Parchi del Lazio.

enogastronomia
Le produzioni agricole dell’Agro Veientano sono con-
traddistinte da qualità e genuinità; tra i prodotti della
terra, i più importanti sono l’olio, il miele, il vino ed il
rinomato carciofo romanesco.
Ampio spazio di territorio è dato alla produzione del-
l’olio: dalla coltivazione dell’olivo alla lavorazione in fran-
toio; una vocazione per l’olivicoltura che vanta radici mil-
lenarie, come testimoniano i ritrovamenti di noccioli di
oliva all’interno delle tombe etrusche. Altra produzione
locale di rilievo è quella del miele, che consente un
importante commercio di questo prezioso prodotto, nelle
qualità “millefiori” e “monoflora”, e dei suoi derivati
quali il propoli, la melata e la pappa reale. La produzione
di vino è prospera, in continua estensione, favorita dalle
terre locali di origine vulcanica e delle attente cure dei
viticoltori. Nel territorio troviamo alcune eccellenze di
qualità come il vino “Baccanale” campagnanese ed i vini
rossi e bianchi della Azienda Vitivinicola “Terre del
Veio”, riconosciuti dalla Regione Lazio come I.G.T.
(Indicazione Geografica Tipica).
Numerose sono le aziende zootecniche presenti nel
Parco che, grazie all’estensione e alla ricchezza di questo
territorio, si dedicano all’allevamento brado o semibrado
di bovini, ovini e caprini. Un’attività che consente di utilizzare i pascoli in modo sostenibile, ottenen-
do allo stesso tempo eccellenze alimentari quali carni biologiche e formaggi di elevata qualità.

Tra le tradizioni culinarie caratteristiche del territorio si possono citare: l’acquacotta, la zuppa al cre-
scione, la salsiccia “Baciona” ed il liquore nocino; tra i dolci si ricorda lo “scarzellone”, pizza tipica di
Pasqua fatta con uova e farina e modellata con la forma stilizzata di “uomo” o “donna”, secondo il
destinatario. Solo alcune delle prelibatezze che questo territorio offre ai suoi visitatori.

Veio
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Il crescione
Il crescione (Nasturtium officinale) è una pianta perenne
dal fusto e foglie carnose di colore verde scuro e fiori
bianchi che sbocciano da maggio a settembre. Nel
parco di Veio cresce lungo i corsi d’acqua, i fossi ed i
luoghi umidi. Molto nota nell’antichità per le sue virtù
medicinali, soprattutto tra i greci che ne mangiavano i germo-
gli per tonificare ed irrobustire il proprio corpo, oggi è apprezza-
ta soprattutto in cucina, per il suo caratteristico sapore piccante. Il cre-
scione si raccoglie prima della fioritura, quando i principi attivi sono più efficaci.

Tratto da: Alla ricerca di erbe nel Parco di Veio, di Franco De Santis

LA RICeTTA - Zuppa al crescione


Modanate a fondo il crescione (mezzo mazzo per una ricetta per 4 persone) e con-
servatene circa una tazza di ciuffetti per guarnire. Tritate il resto delle foglie (gambi
compresi). In una casseruola fate sciogliere metà del burro e rosolatevi 2 cipolle
(pre-
cedentemente tritate) una patata (tagliata a dadini) e il crescione, salate. Coprite con
un foglio di carta oleata, quindi con un coperchio e fate cuocere per circa 10 minu-
ti a fuoco lento. Eliminate la carta oleata, aggiungete 2 tazze e mezza di il brodo di
pollo, quindi portate ad ebollizione e fate cuocere per 15 minuti. Trasferite la zuppa
nel mixer, riducetela in una crema liscia, che passerete attraverso un colino diretta-
mente in pentola, fate sciogliere il burro rimasto, quindi incorporatevi 2 cucchiai di
farina aggiungendola poco a poco, mescolando continuamente. Portate nuovamen-
te ad ebollizione, aggiungete 160 ml di latte scremato in polvere e aggiustate di sale.
Servite caldo o freddo decorando con i ciuffetti di crescione.

Il carciofo romanesco
La coltivazione del carciofo romanesco, prodotto riconosciuto dalla
Indicazione Geografica Tipica (IGT), è presente in molti
Comuni del Parco, in particolare intorno a Campagnano di
Roma. Secondo recenti studi botanici, è da attribuire ancora
agli Etruschi l’addomesticamento e la coltivazione di questo
ortaggio a partire dalla specie selvatica di Cynara cardunculus
(Cardo Selvatico). L'attuale presenza di popolazioni selvatiche
di questa specie, e le raffigurazioni pittoriche di foglie di carcio-
fo rinvenute in alcune tombe etrusche della necropoli di
Tarquinia, sembrerebbero avvalorare questa tesi.
Il carciofo romanesco, nella varietà di Campagnano, viene raccolto
nei mesi da marzo a maggio; ha un sapore dolce, con foglie e cuore
interno morbido e succulento.

Veio
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LA RICeTTA - I carciofi alla campagnanese


Dopo aver tagliato le punte più lunghe, i carciofi vengono battuti su una pietra per
allargarne le foglie e per potervi introdurre un trito di aglio fresco, mentuccia e sale.
Dopo questa operazione, vengono messi a cuocere direttamente su una brace
preparata con sarmenti di vite e irrorati di olio extra vergine di oliva. A fine cottura
si eliminano le foglie esterne che risultano bruciate e se ne gusta il cuore.

Tratto da: Alla ricerca di erbe nel Parco di Veio, di Franco De Santis

l’acquacotta

L’acquacotta è una ricettata tradizionale della Tuscia che


presenta una grande variabilità, sia stagionale che geografi-
ca, legata alla reperibilità delle materie prime.
In origine era preparata con erbe spontanee raccolte in
campagna, successivamente è stata arricchita da vege-
tali coltivati ed altri ingredienti (uova, carne, pesce).
L’altro elemento fondamentale del piatto è costi-
tuito dal pane, utilizzato ormai raffermo per poter
essere trasportato mantenendosi a lungo durante
gli spostamenti dei pastori.

LA RICeTTA - L’Acquacotta
Mettere in una grande pentola verdure
miste di stagione e gli odori spezzettati a
crudo e con poca acqua: un gambo di sedano,
uno spicchio di aglio, mezza cipolla, abbondante mentuccia fresca. Salate quanto
basta e coprite con un coperchio portando poi a cottura a fuoco basso.
Deve rimanere poco brodo. A cottura ultimata, gettare nella zuppa in ebollizione un
uovo sgusciato a persona e portare a cottura per 3-4 minuti. Disporre la zuppa nelle
scodelle sopra le fette di pane precedentemente tostate in forno.
Servite bollente o tiepida.

Tratto da: C’era una volta,… l’acquacotta. Ricette della Tuscia raccontate e illustrate dai bam-
bini, Società Consortile ISI.

Veio
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doVe tRoVaRe I PRodottI del PaRco dI VeIo

Passeggiando nel Parco è possibile scoprire i luoghi di produzione, assaggiare i


sapori tradizionali e comprare i prodotti locali e biologici dalle aziende certificate
con il marchio di qualità “Natura in Campo”, istituito dalla Regione Lazio per
identificare e qualificare i prodotti agroalimentari che provengono da aziende
insediate all’interno delle aree naturali protette. Possono ottenere il marchio i pro-
dotti che provengono dalle coltivazioni biologiche, i prodotti tipici, i prodotti a
denominazione protetta e/o garantita e i prodotti riconosciuti come tradizionali.

DoVe CoMPRARe Vino


Infoshop Azienda agricola vitivinicola “Terre del Veio”
piazza S. Lorenzo, 14 – Formello (RM) di Paolo David
tel. 06 90194259, fax 06 90194275 Vini bianchi e rossi I.G.T.
e-mail: info@infoshopveio.it via Formellese 173/D - Roma
sito internet: www.infoshopveio.it tel. 06 30880104, cantina 06 30888470
apertura: mer,giov, ven 9.00-12.00 - sab 11.00-13.00
Carne bovina da allevamento allo stato brado
Miele e prodotti dell’alveare Alfredo Marchetti
Apicoltura “Monte Funicolo” via Garibaldi, 27 - Castelnuovo di Porto (RM)
di Francesca Marcuccio tel. 3395866530
via Monte Funicolo, 25 - Castelnuovo di Porto (RM)
tel/fax 06 9078498 Crema di nocciole, castagne, noci
Dea Nocciola, De Angelis s.r.l.
Azienda agricola “Colline di Veio” via Taschini, 11 - Civita Castellana (VT)
di Rita Franceschini tel. 0761 090926, fax 0761 090929
via Formellese, 171 - Roma e-mail: info@deanocciola.com
tel/fax 06 30888747 sito internet: www.deanocciola.com

Azienda Apistica Tiziana Venti Frutti di bosco freschi e conservati


via Taddeide, 11 - Riano (RM) Azienda agricola “I frutti del paradiso”
tel. 06 9031265 di Patrizia Meridiani
strada delle Castagneta snc - Campagnano di Roma (RM)
olio extravergine di oliva tel. 348 3024727
Azienda agricola Emiliano Rossi (DOP Soratte)
via Roma, 103 - Castelnuovo di Porto (RM) Prodotti ortofrutticoli e marmellate
tel. 06 9079218 Azienda agricola biodinamica Casale Vecchio
di Marco Marchetti
Formaggi freschi e stagionati via Prato della Corte, 1602/A - Roma
Azienda agricola Pacifico D’Alessio tel. 06 33616156, fax 06 8414251
via della Perazzeta - Formello (RM) e-mail: casale@mclink.it
tel/fax 06 9084393

Veio
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aRtIgIanato

La cultura contadina e la tradizione artigiana sono ancora vive nel territorio del Parco di Veio ed emer-
gono passeggiando per i borghi medievali così come nei profumi e nei sapori della tradizione enoga-
stronomica. Ma ancor di più, l’eredità dei secoli passati è presente nei laboratori di quegli artigiani che
si dedicano alle attività tradizionali quali la lavorazione della ceramica, la decorazione, la lavorazione
del cuoio, del legno e della pietra, contribuendo con passione a trasmettere e mantenere viva la memo-
ria di questi antichi mestieri.
Il valore fondamentale della conservazione di questa cultura locale è espresso compiutamente nella
raccolta di oggetti esposta nel Museo storico-etnografico Casolare 311 a Formello.

DoVe ACquISTARe Prodotti tessili, ricami a mano e maglieria


“Piccoli Gianburrasca”
Ceramiche d’arte di Lucia Capofreda
Franco De Santis via Roma, 16B – Formello (RM)
strada del Follettino, 14 - Campagnano di Roma (RM) tel. 06 90146316
tel. 06 9042882
Prodotti di erboristeria biologici e naturali
Carla Francucci Erboristeria Apicoltura “Antica Veio”
via Regina Margherita, 4 - Formello (RM) Via G.Belardinelli, 91 – Roma
tel. 06 9088440, fax 06 9089958 Tel. 06 30893513

Prodotti di ebanisteria Erboristeria “La mia natura”


Fabio Giovannini via XX settembre – Sacrofano (RM)
via della Vittoria, 33 - Campagnano di Roma (RM) corso Vittorio Emanuele – Campagnano di Roma (RM)
tel. 333 2976261 tel. 06 9039039, fax 06 90151141

Sculture in pietra, tufo e marmo Servizi


Magliocchetti Giacomo Istituto Italiano Arte, Artigianato e Restauro
via Ortomadonna, 59 - Campagnano di Roma (RM) Viale di Porta Ardeatina, 108 A – Roma
tel. 06 9042507 tel. 06 5757185

Cuoio, pellami e finimenti equestri


Valeria Staffoli
via per Castelnuovo, 75-77 - Sacrofano (RM)
tel. 06 90112483

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feste e tradizioni
Nei Comuni del Parco si svolgono numerose feste tradizionali, sia religiose che legate alla storia, al
folklore, all’enogastronomia. L’Ente Parco realizza alcuni eventi annuali, con lo scopo di promuovere
e sviluppare la sensibilità degli abitanti e dei visitatori verso l’ambiente.

la notte di s. giovanni
Tra le feste organizzate dal Parco, grande successo riscuote la Notte di San Giovanni, una serata-even-
to per celebrare l’arrivo dell’estate. E’ l’occasione per riscoprire la nostra storia, partendo da antichis-
simi riti e tradizioni cristiane e prima ancora
pagane, che ruotavano intorno al solstizio
d’estate. In questa notte magica il fuoco
assumeva poteri propiziatori, l’acqua diven-
tava simbolo di purificazione, le erbe selvati-
che, raccolte nell’oscurità, servivano nelle
pratiche divinatorie. Una cena tipica a base di
erbe spontanee, rappresentazioni teatrali,
musiche popolari, e, soprattutto, il salto nel
fuoco sono gli elementi caratteristici di que-
sto evento.

s. antonio abate
La festività di S. Antonio Abate è particolar-
mente sentita in molte località del Lazio.
Anche il rituale di festeggiamento appare
simile: un corteo di animali in attesa del rito
della benedizione. Secondo la tradizione il
Santo avrebbe guarito miracolosamente un
Notte di S.Giovanni – Casolare 311 a Formello
maialino malato, che avrebbe iniziato a
seguirlo fedelmente diventando il suo inseparabile compagno. Altri sostengono che l’attributo di pro-
tettore degli animali venga dal fatto che le reliquie del Santo nell’XI secolo furono ospitate nel paese
francese di Motte Saint Didier, località in cui erano presenti numerosi centri ospedalieri per la cura
delle malattie della pelle (in particolare l’Herpes Zoster, detto tradizionalmente “Fuoco di S. Antonio”),
che si servivano del grasso suino come elemento medicinale.
A Morlupo la tradizione comprende l’accensione di un grande falò di fronte alla chiesa parrocchiale
in onore del Santo, una sfilata del corteo medievale, la processione solenne e, naturalmente, la bene-
dizione di tutti gli animali. Nel pomeriggio la festa prosegue con giochi popolari, merenda con le tra-
dizionali “pagnottelle” e spettacolo pirotecnico.

Il Palio della stella


Narra un’antica leggenda sacrofanese che, ai tempi delle crociate, un giovane cavaliere di nome
Desiderio, sulla via del ritorno dalla Terra Santa, giunto alle porte di Roma vide una bellissima fanciul-
la di nome Tommasina e se ne innamorò. La giovane era, però, promessa sposa del re di Sacrofano ed
il cavaliere, per avere la mano della bella, dovette accettare di sfidare in torneo i sette migliori cavalie-

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ri del regno. Il giovane innamorato, dopo una


lunga e faticosa sfida, ottenne la vittoria e
l’acclamazione di tutta la popolazione radu-
nata per l’occasione. Ma il malvagio re non
mantenne la sua parola e volle schernirlo
chiedendogli ancora un’ultima prova: che gli
mostrasse la sua abilità con la lancia infilzan-
do una stella. La tristezza e la rassegnazione
scese sui due amanti ma, quando oramai
tutto sembrava perduto, la bella Tommasina
si ricordò del ciondolo a forma di stella che
portava al collo da tempo immemore; il gio-
vane cavaliere, infilzato il ciondolo con la sua
lancia, si presentò al re circondato dalla folla
esultante e lo costrinse alla resa e all’esilio.
Desiderio ottenne così la mano della fanciul-
la amata e il reame di Sacrofano ed istituì un
palio in onore delle nozze a ricordo perenne
dell’antica sfida. Ancora oggi, nel Palio della
Stella, le sette contrade di Sacrofano, in abiti
antichi, si battono in un torneo spettacolare a
lancia e cavallo, cercando di infilzare le tre
stelle poste sul tracciato di gara e colpire il
“Saraceno” nel minore tempo possibile.
Il Palio è una forte tradizione locale e si svol-
ge anche nei Comuni di Morlupo,
Castelnuovo di Porto e Campagnano di
Roma.

Palio della Stella a Sacrofano


la festa del Baccanale
Il nome “Baccanale”, attribuito al vino locale e, di conseguenza, alla festa in suo onore, è dovuto
alla Valle del Baccano, che fin dall’antichità ospitava, intorno al Lago, la coltura della vite e rievoca
nella mente le celebrazioni festose e spettacolari che si svolgevano al tempo dei romani in onore di
Bacco e del frutto della vite.
A Campagnano di Roma, fin dagli anni ’60, la Festa del Baccanale è organizzata dal Comune e dalla
Pro Loco per celebrare la produzione agricola locale, sulla scia della esaltazione gioiosa dei prodot-
ti della natura e del lavoro dell’uomo che caratterizzava le antiche festività pagane. Nella Festa il
posto d’onore viene riservato al carciofo campagnanese e al vino Baccanale, strettamente legati tra
loro nella festa come nella cultura contadina.
Il vino rosso campagnanese, detto “Baccanale” o “di Baccano”, è un vino buono e forte, che viene
preparato e conservato, secondo una antica tradizione locale, nelle grotte scavate nel tufo al tempo
dei romani. È un vino ancora poco conosciuto fuori dalla provincia romana, che merita grande
attenzione per le sue caratteristiche, il suo gusto e la sua storia.

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Veio
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le manIfestazIonI
GennAIo
• 6 Gennaio : presepe vivente – Comune di Sacrofano
• 6 Gennaio: festa dell’Epifania – Comune di Mazzano Romano
• domenica successiva al 17 Gennaio: S. Antonio Abate – Comuni di: Campagnano di Roma,
Castelnuovo di Porto, Formello, Magliano Romano, Mazzano Romano, Morlupo, Riano, Sacrofano
• fine mese: S. Sebastiano – Comune di Castelnuovo di Porto

FeBBRAIo
• Carnevale: sfilata di carri allegorici – Comuni di: Castelnuovo di Porto, Mazzano Romano, Morlupo
• 3 Febbraio: S. Biagio – Comune di Sacrofano

MARZo
• Venerdì Santo: processione – Comuni di Castelnuovo di Porto, Mazzano Romano, Sacrofano
• Lunedì di Pasqua: Madonna della Grotta – Comune di Sacrofano
• Lunedì di Pasqua: gita alle Valli del Sorbo – Comune di Campagnano di Roma
• Martedì di Pasqua: festa della Madonna del Sorbo, gita alle Valli del Sorbo – Comune di Formello

APRILe
• 25 Aprile: fiera di S. Marco – Comune di Campagnano di Roma
• fine mese: festa del Baccanale (vino locale) – Comune di Campagnano di Roma
• fine mese: Cuccioli & Campagna – Comune di Roma
• fine mese: sagra della pecora – Comune di Magliano Romano
• data variabile: festa del formaggio – Comune di Formello

MAGGIo
• 1° Maggio: SS. Filippo e Giacomo, patroni della campagna – sagra della fava e pecorino – Comune
di Mazzano Romano
• 12 Maggio: festa di S. Pancrazio – Comune di Roma, Isola Farnese
• 3ª domenica: pellegrinaggio al Santuario di Santa Maria ad Rupes di Castel Sant’Elia – Comune di
Mazzano Romano

GIuGno
• Corpus Domini: infiorata – Comune di Mazzano Romano
• 4ª domenica: SS. Biagio e Geminiano – Comune di Sacrofano
• 4ª domenica: SS. Giovanni e Pudenziana – Comune di Magliano Romano
• fine mese: S. Giorgio: spettacoli di butteri, concerto in piazza, spettacolo pirotecnico – Comune di Riano
• data variabile: Estate Rianese – Comune di Riano
• data variabile: festa del rione Monte Grugnanello: gnoccata, balli, spettacolo pirotecnico – Comune di Morlupo
• data variabile: “Alla corte degli Annibaldi”, rievocazione medievale – Comune di Campagnano di Roma

Veio
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LuGLIo
• 16 Luglio: Madonna del Carmine – Comune di Morlupo
• 3ª domenica: sagra della pasta, con sei tipi diversi di condimento – Comune di Riano
• 4ª domenica: sagra della bruschetta – Comune di Riano
• data variabile: Malborghetto Roma Festival – Comune di Roma
• data variabile: Estate Sacrofanese – Comune di Sacrofano
• data variabile: Estate Rianese – Comune di Riano
• data variabile: concerto al borgo di Isola Farnese – Comune di Roma
• data variabile (o Settembre): Eco-film-festival, rassegna cinematografica – Comune di Formello

AGoSTo
• 1ª domenica: sagra degli arrosticini – Comune di Riano
• 10 Agosto: SS. Lorenzo e Prudenzio – Comune di Formello
• 14-16 Agosto: ferragosto morlupese: palio dell’Assunta, giochi popolari, concerto in piazza, spet-
tacolo pirotecnico – Comune di Morlupo
• 27-29 Agosto: S. Giovanni Battista – Comune di Campagnano di Roma
• fine Agosto: sagra del fico – Comune di Riano
• data variabile: Estate Rianese – Comune di Riano

SeTTeMBRe
• 1ª domenica: S. Nicola, sfilata in costume d’epoca – sagra della bruschetta e della salsiccia –
mostra mercato di pittura – Comune di Mazzano Romano
• 1ª domenica: S. Antonino martire – Comune di Castelnuovo di Porto
• 2ª domenica: SS. Lucia e Gabriele – Comune di Castelnuovo di Porto
• 2ª domenica: Palio della Stella – Comune di Sacrofano
• 3ª domenica: sagra del fungo galletto – Comune di Magliano Romano
• ultimo sabato: festa di Castello – Comune di Campagnano di Roma
• data variabile: Madonna di Costantinopoli – Comune di Morlupo

noVeMBRe
• 11 Novembre: festa di S. Martino – Comuni di Formello, Mazzano Romano, Morlupo

DICeMBRe
• 6 Dicembre: festa di S. Nicola per i bambini – Comune di Sacrofano
• 8 Dicembre: sagra del pangiallo – Comune di Riano
• 25 Dicembre: presepe vivente – Comune di Castelnuovo di Porto
• data variabile: festa dell’olio e del vino – Comune di Formello

Ultima domenica di ogni mese (escluso Giugno, Luglio, Agosto,Dicembre): le bancarelle, grande mostra mercato del-
l’antiquariato e dell’artigianato – Comune di Campagnano di Roma

Veio
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numeri utili
Campagnano di Roma
altitudine: 270 m s.l.m.
distanza da Roma: 32 km
abitanti: 10.301
municipio: tel. 06 9015601, fax 06 9041991
posta elettronica: segreteria@comunecampagnano.it
sito: www.comunedicampagnano.it
carabinieri: tel. 06 9041006
polizia municipale: tel. 06 9044062
pro-loco: tel. 06 9077047
università agraria: tel. 06 9041014

Castelnuovo di Porto
altitudine: 270 m s.l.m.
distanza da Roma: 29 km circa
abitanti: 8.376
municipio: tel. 06 9017401, fax 06 90160015
posta elettronica: segreteria@comune.castelnuovodiporto.rm.it
sito: www.comune.castelnuovodiporto.rm.it
carabinieri: tel. 06 9079006
polizia municipale: tel. 06 9069835, fax 06 901740270
pro-loco: tel. 06 90160047

Formello
altitudine: 225 m s.l.m.
distanza da Roma: 28 km circa
abitanti: 11.831
municipio: tel. 06 901941, fax 06 9089577
posta elettronica: segreteria@comunediformello.it
sito: www.comunediformello.it
carabinieri: tel. 06 9088001
carabinieri le Rughe: tel. 06 9087028
polizia municipale: tel. 06 9089100, fax 06 90146066

Magliano Romano
altitudine: 270 m s.l.m.
distanza da Roma: 40 km circa
abitanti: 1.508
municipio: tel. 06 9048005, fax 06 90479770
posta elettronica: comune@comunedimaglianoromano.rm.it
sito internet: www.comunedimaglianoromano.it
carabinieri: tel. 06 9041006 (stazione di Campagnano di Roma)
polizia municipale: tel. 06 9048005

Mazzano Romano
altitudine: 250 m s.l.m.
distanza da Roma: 43 km circa
abitanti: 2.740
municipio: tel. 06 9049001/490, fax 06 9049808

Veio
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posta elettronica: protocollo.mazzano@libero.it


sito internet: www.lcnet.it/reticiviche/mazzano/mazzano.html
carabinieri: tel. 06 9041006 (stazione di Campagnano di Roma)
polizia municipale: tel. 06 9049224
pro-loco: tel. 06.9049592

Morlupo
altitudine: 207 m s.l.m.
distanza da Roma: 32 km circa
abitanti: 8.016
Municipio: tel. 06 901951, fax 06 90195353
posta elettronica: info@comune.morlupo.roma.it
sito: www.comune.morlupo.roma.it
carabinieri: tel. 06 9079006 (stazione di Castelnuovo di Porto)
polizia Municipale: tel. 06 90195313
pro-loco: tel. presidente 339 1765912

Riano
altitudine: 125 m s.l.m.
distanza da Roma: 25 km circa
abitanti: 8.333
Municipio: tel. 06 9013731, fax 06 9031500
posta elettronica: riano.riano@tin.it
sito internet: www.lcnet.it/reticiviche/riano/riano.html
carabinieri: tel. 06 9031005
polizia municipale: 06 9031229
pro-loco: tel. 06 9031060
università agraria: tel. 06 9031037

Sacrofano
altitudine: 260 m s.l.m.
distanza da Roma: 18.5 km
abitanti: 6.950
Municipio: tel. 06 90117001, fax 06 9086143
posta elettronica: comune@comunedisacrofano.it
sito: www.comunedisacrofano.it
carabinieri: tel. 06 9088001 (stazione di Formello)
polizia municipale: tel. 06 9086381, fax 06 9082086
pro-loco: piazza Mercato, 1
università agraria: tel. 06 9083171
università possidenti di bestiame: tel. 06 9086345

Roma - XX Municipio
abitanti: 158.214
tel. 06 69620333, fax 06 37516303
posta elettronica: circos20@comune.roma.it
sito internet: www.comune.roma.it
polizia municipale: tel. 06 67697320
Università Agraria di Isola Farnese: tel. 06 30894006

Veio
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BIBLIOGRAFIA

AA.VV. La biodiversità del Parco di Veio a 10 anni dalla sua istituzione. I risultati degli studi e delle ricerche. Atti del Convegno,
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C’era una volta,… l’acquacotta. Ricette della Tuscia raccontate e illustrate dai bambini, Società Consortile ISI.

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dell’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”. Il Parco di Veio. L’identità storica di un territorio. Edizione dell’Ente
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Veio
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A. Naso, M. Salviati, E. Martella I Musei del Lazio e il loro territorio. Il patrimonio archeologico di Campagnano, Fratelli
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Habitat. Quad. Cons. Natura, 1, Min. Ambiente – Ist. Naz. Fauna Selvatica, 2001.

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Selvatica, 2002.

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G. Tomassetti La Campagna Romana Antica, Medievale e Moderna. La campagna romana in genere, nuova edizione aggiorna-
ta a cura di L. Chiumenti, F. Bilancia, vol. I 1979.

G. Tomassetti La Campagna Romana Antica, Medievale e Moderna. Vie Cassia e Clodia, Flaminia e Tiberina, Labicana e
Predestina, nuova edizione aggiornata a cura di L. Chiumenti, F.Bilancia, voll. III 1979.

Veio
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Ente Naturale Regionale Parco di Veio


via Felice Cavallotti n. 18
00063 Campagnano di Roma (RM)
tel. 06 9042774 - 06 90155417, n. verde 800727822
fax 06 90154548
posta elettronica: info@parcodiveio.it
sito internet: www.parcodiveio.it

Presidente Fernando Petrivelli Direttore Salvatore Codispoti

Il volume è inserito in una raccolta di guide sui parchi dell’area di Roma.


Coordinamento generale: Bruno Cignini, Francesca d’Angelo, Paola Vespasiani, Francesca Di Majo

Coordinamento redazionale e revisione editoriale: Alessandra Somaschini, Alessandra Reggi, Fabiana Zaccardini

Testi: A. Catena, M. Cantù, G. Castigliego D. D’Alberti, F. Furnari, F. Fuccelli, P. Gazzani, A. Marano, G. Monterosso,
M. Pagano, A. Reggi, M. Rita, A. Somaschini

Fotografie: Archivi Parco Regionale di Veio, A. M. Davidson, Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Etruria Meridionale,
Soprintendenza archeologica di Roma- Palazzo Massimo, Circolo Legambiente Volontariato Castelnuovo di Porto
Ed inoltre: M. Agostinelli, M. Azzella, C. Balestro, E. Barbaro, M. Belloni, A. Cecconi, S. Ciadamidaro, M. D’Adamo,
L. De Santis, D. Faustini, F. Fabbro, M. Gardusi, M. V. Gargioli, A. Gelderman, T. Guida, P. Mazzei, D. Ortensi, A. Rescigno,
P. e S. Rosini, V. Rossi, M. Scataglini, R. Sinibaldi, M. Viti

Disegni di: G. Pomella, F. Zaccardini

Le piante acquerellate sono tratte dall’Archivio di Stato di Roma: su concessione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali ASR
51/2007, con divieto di ulteriore riproduzione

Progetto grafico, impaginazione e stampa: Edigraf Editoriale Grafica – Roma

Siamo grati a quanti, lettori e addetti ai lavori, segnaleranno eventuali errori o cambiamenti riscontrati nella guida.

Un ringraziamento speciale va in particolare al Dott. Raniero De Filippis, Direttore del Dipartimento Territorio della Regione
Lazio, all'Arch. Giovanna Bargagna, Direttore della Direzione Regionale Ambiente e Cooperazione tra i Popoli, al Dott. Guglielmo
Arcà, alla Dott.ssa Vincenza Baglione, alla Dott.ssa Daniela Michetti, all'Arch. Luca Colosimo degli Ufficio Centrali del Ruolo
Unico del personale dei parchi della Regione Lazio che hanno promosso la realizzazione del progetto e della guida.

Finito di stampare Settembre 2009

© 2009 Regione Lazio


© 2009 Testi, immagini e cartografia, Ente Naturale Regionale Parco di Veio

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© 2009 Regione Lazio


© 2009 Testi, immagini e cartografia, Ente Naturale Regionale Parco di Veio

Tutti i diritti riservati


La presente pubblicazione è stata realizzata
con i fondi dell’Accordo di Programma Quadro “Aree sensibili: parchi e riserve” (APQ 7)
sottoscritta dal Ministero dello Sviluppo Economico,
dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare e dalla Regione Lazio.

Comune di Roma

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