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3. Vari tipi di neumi
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5. Altro esempio di notazione adiastematica: Graduale.
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Vi erano 15 famiglie di notazioni neumatiche, ognuna espressione della cultura
musicale dei vari centri monastici europei (S. Gallo, Nonantola, S. Marziale,
Montecassino, Limoges, Metz, ecc.).
Un punto a destra del neuma (detto mora vocis) suggeriva di raddoppiare la durata
del suono; un trattino sotto o sopra del neuma allungava un po’ il suono senza
raddoppiarlo; un trattino verticale (adottato nelle edizioni di Solesmes) indica le note
ittiche (i suoni da appoggiare con la voce).
Un asterisco * indica l’entrata del coro, due ** l’entrata di un secondo coro in un
brano antifonale.
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8. Un canto gregoriano: Ave Maria
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10. Notazione su linea rossa
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Si indicò una prima linea di riferimento incidendo con un solco la pagina, quindi ad
inchiostro: linea rossa per il Fa, linea gialla per il Do. Un ulteriore passo in avanti
venne compiuto con il tetragramma: quattro linee, con i neumi in notazione
quadrata. Dopo la notazione quadrata dei neumi, vengono introdotte 2 figure: la
Longa e la Brevis .
e la Semibrevis .
“Prolatio” era l’espressione con cui si intese solo il rapporto tra minima e semibreve;
“tempus” quello tra semibreve e breve; “modus” quello tra breve e lunga.
In questi rapporti la divisione binaria dei valori divenne equiparata alla
ternaria: da qui la necessità di indicare con segni diversi, all’inizio di ogni brano,
quale fosse la suddivisione delle unità ritmiche maggiori.
Il cerchio O, simbolo di perfezione (la Trinità), avvertiva che il “tempus” era
ternario, cioè “perfectum” (la “brevis” doveva essere scomposta in tre “semibreves”);
il semicerchio C, simbolo d’imperfezione, avvertiva che il “tempus” era binario, cioè
“imperfectum” (la “brevis” doveva essre scomposta in due “semibreves”). Un punto
all’interno del cerchio e del semicerchio indicava la “prolatio major”, e cioè la
successiva divisione ternaria della “semibrevis”. Mancando il punto, si aveva la
“prolatio minor”, e cioè la suddivisione binaria della “semibrevis”.
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Notazione francese medievale
11. I 6 Modi ritmici dell’Ars Antiqua (Leoninus, Perotinus, fine XII-XIII
sec.)
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13. Gli Ordines della Notazione medievale (Scuola di Notre-Dame de Paris)
14. Ars Nova francese: Mensuralismo (Ph. de Vitry, J. de Muris, sec. XIV)
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La notazione dell’Ars Nova italiana
Con l’affermazione dell’Ars Nova italiana, si determinarono ulteriori sviluppi
della notazione, con soluzioni che distinsero l’esperienza italiana dal mensuralismo
francese. Furono i maestri italiani ad avvalersi per primi dell’equiparazione tra
divisione binaria e ternaria, raffigurando – di conseguenza – anche le suddivisioni
minori dei valori presenti nelle loro melodie (vedi es. 3; cfr. Marchetto da Padova,
Pomerium in arte musicae mensuratae, Cesena, dopo il 1318).
Con Prosdocimo di Beldemandis “ Paduanum” (Tractatus practice de musica
mensurabili ad modum Italicorum, 1402) viene, tra l’altro, introdotta la semiminima,
con la duplice possibilità di essere distinta ed eseguita in valore binario (= a 2
minime) oppure ternario (“in sexquialtera” : = tre semiminime equivalgono a 2
minime):
In Italia come attestano i codici, nella prima metà del Trecento - anziché utilizzare il
cerchio ed il semicerchio (come nelle composizioni francesi) - si usarono segni di
abbreviazione in lettere maiuscole o minuscole che venivano poste all’inizio del brano
sopra la chiave. Con la lettera b la “binaria divisio”, con la t la “ternaria”, con la q la
“quaternaria”, con s la “senaria”, con s p la “senaria perfecta”, con s i la “senaria
imperfecta”, con o la “octonarias”, con n la “novenaria” e con d la “duodenaria”.
Questa abbreviazione, segnalando il tipo di divisione, avvertiva in quante semibrevi
una breve doveva essere divisa.
Fu, fondamentalmente, il punctus divisionis a caratterizzare la differenza tra
la notazione francese e quella italiana. Con la sua apparizione si introduceva per la
prima volta il principio della battuta che anticipava quanto diversi secoli dopo verrà
rappresentato dalla sbarra di divisione. Mentre i francesi usavano il punto con altri
significati, gli italiani se ne servivano per esprimere, tra un punto e l’altro, una somma
di valori pari a una “mensura”.
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Notazione italiana medievale
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17. Notazione italiana
18. Simboli e trascrizione dei valori in uso nel tardo Medio Evo: Longa, Brevis,
Semibrevis, Minima, Semiminima.
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