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STORIA, ANTROPOLOGIA E SCIENZE DEL LINGUAGGIO / Anno XXIV – fascicolo 1-2 – 2009

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ROMA QUADRATA
Un elemento pitagorico nello spazio romano?*

ABSTRACT: In this essay I hypothesize that the term Roma Quadrata may
have been introduced in the Roman historiographic traditions under the cultural
influence of Pythagoreanism. To verify this hypothesis, I briefly describe the
meaning of the square in Pythagorean dualism, as summarized by Aristotle and
Plutarch. Subsequently, I analyze the primary sources concerning the Roma
Quadrata and the debates they have generated in the secondary literature.
Then, I argue how the Pythagorean cultural influence might have been
historically introduced in the tradition of Roma Quadrata. I consider three
moments of relevant Pythagorean influence on Rome: 1) the Samnite Wars
(4th/3rd century BC), 2) the era of Ennius (2nd century BC), and 3) the late
Republic. I analyze the evidence available for each of the three periods. My
hypothesis, while uncertain for what concerns the first time period, seems more
sound for the other two, especially the latter, when the knowledge of
Pythagorean doctrines is well attested in Varro.

Nell’analisi delle tradizioni storiografiche e antiquarie che riguardano


la fondazione di Romolo ricorre talvolta il termine Roma Quadrata. La
difficoltà di attribuire a questa espressione un significato in grado di
__________
*
Vorrei ringraziare i Proff. E. Montanari, T. Cornell, J. Thornton e la
Dott.ssa F. Calisti per i loro preziosi consigli, critiche ed osservazioni che mi
hanno aiutato a sviluppare e migliorare i contenuti del presente articolo.

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spiegare i numerosi elementi disomogenei presenti nelle fonti primarie è


prova della complessità di questa tradizione. La bibliografia in proposito
è immensa e, solo negli ultimi quindici anni, sono stati pubblicati
numerosi saggi sull’argomento nei quali vari studiosi hanno affrontato
questo problema proponendo soluzioni estremamente diverse tra loro1.
In questo articolo vorrei affrontare l'argomento sotto una prospettiva
diversa. Musti ha suggerito, oltre trent’anni fa, che all’origine della
denominazione Roma Quadrata potessero esservi “complesse
implicazioni delle teorie pitagoriche”2; tale argomentazione è stata
ripresa ultimamente da Wiseman3. Un tentativo di meglio definire queste
“complesse implicazioni” di natura pitagorica nella loro realtà storica
potrebbe condurre ad una migliore comprensione dei processi di
formazione delle tradizioni relative alla Roma Quadrata.

__________
1
A. Grandazzi, “La Roma Quadrata: mythe ou réalité?”, MEFRA 105
(1993/2), pp. 493-545; P. Pensabene, “Vent’anni di studi e scavi
dell’Università di Roma “La Sapienza” nell’area Sud Ovest del Palatino”, Il
Palatino, Area sacra Sud-Ovest e Domus Tiberiana, a cura di C. Giavarini,
Roma 1998, pp. 70-84; A. Mastrocinque, “Roma Quadrata”, MEFRA 110
(1998/2), pp. 681-697; F. Coarelli, “Roma Quadrata”, LTUR, vol. 4, a cura di
E. M. Steinby, Roma 1999, pp. 207-209; Roma, Romolo, Remo e la
fondazione della città, catalogo della mostra a cura di A. Carandini e R.
Cappelli; C. Cecamore, Palatium, topografia storica del Palatino tra III sec.
a.C. e I sec. d.C., Roma 2002, pp. 15-32; A. Carandini, Remo e Romolo, dai
rioni dei Quiriti alla città dei Romani (775/750 – 700/675 a. C.), Torino 2006,
pp. 159-170; T. P. Wiseman, “Andrea Carandini and Roma Quadrata”,
Accordia Research Papers 10 (2006), pp. 103-125. Tra i contributi più datati
segnaliamo F. Castagnoli, , “Roma Quadrata”, Studies presented to D.M.
Robinson, Saint Lous 1951, pp. 388-399 (= “Roma Quadrata”, in F.
Castagnoli, Topografia antica. Un metodo di studio, I, Roma 1993, pp. 179-
187); D. Musti, “Varrone nell’insieme delle tradizioni su Roma Quadrata”,
Gli storiografi latini tramandati in frammenti, Atti del convegno in Urbino
1974, Urbino 1975, pp. 297-318, con bibliografia precedente.
2
D. Musti, “Varrone...”, cit., p. 316.
3
T. P. Wiseman, “Andrea Carandini and Roma Quadrata”, cit., p. 118.

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Lo studio dell’influenza del Pitagorismo su singoli aspetti


significativi del mondo romano è stato oggi approfondito e vivificato da
numerosi contributi4, nonostante per molti versi il monumentale volume
di Leonardo Ferrero, Storia del Pitagorismo nel mondo romano (Torino
1955), sia ancora il più rilevante come trattazione organica del fenomeno
in epoca repubblicana. Mi sembra quindi che i tempi siano maturi per
riprendere il suggerimento proposto da Musti: vorrei in questa sede
avanzare l’ipotesi che l’espressione Roma Quadrata potrebbe essere
nata in un ambiente influenzato da concezioni di natura pitagorica.
Per verificare tale ipotesi inizierò, nella parte I, precisando il
significato del quadrato nelle dottrine attribuite ai Pitagorici.
Successivamente, nella parte II, andrò a considerare le fonti letterarie
riguardanti la Roma Quadrata riassumendo le principali interpretazioni
proposte dagli studiosi moderni. Contestualmente, parlerò degli elementi
archeologici e topografici per i quali si è proposta l’identificazione con
la Roma Quadrata ed esaminerò gli argomenti favorevoli e contrari alle
ipotesi avanzate.
Nella parte III, alla luce di quanto emerso dalle fonti, cercherò di
definire storicamente i momenti in cui un’influenza pitagorica avrebbe
potuto contribuire alla formazione della tradizione riguardante la Roma
Quadrata. Mi concentrerò sui tre momenti della storia della Repubblica
in cui l’influenza del Pitagorismo sembra manifestarsi in maniera diretta,
ovvero il periodo delle guerre sannitiche (IV/III secolo a.C.), quello in
cui operò Ennio (inizio II secolo a.C.) e infine il periodo tardo
repubblicano, in cui traspare un esplicito interesse intellettuale nei
__________
4
Tra i contributi più recenti: M. Humm, “Les Origines du Pythagorisme
Romain: problèmes historiques et philosophiques”, I, Les études classiques 64
(1996), pp. 339-353; “Les Origines du Pythagorisme Romain: problèmes
historiques et philosophiques”, II, Les études classiques 65 (1997), pp. 25-42;
Le pythagorisme en milieu romain, a cura di C. M. Ternes, Bruxelles 1999; A.
Storchi Marino, Numa e Pitagora, sapientia constituendae civitatis, Napoli
1999; M. Humm, Appius Claudius Caecus, La République accomplie, Roma
2005; C. A. Huffman, Archytas of Tarentum, Pythagorean, Philosopher and
Methematician King, Cambridge 2005.

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confronti del Pitagorismo che coinvolge anche Cicerone e Varrone (I


secolo a.C.). Per quanto riguarda l’ultimo periodo, qualora l’espressione
Roma Quadrata abbia avuto un’origine diversa, si potrebbe comunque
ipotizzare un’interpretazione pitagorica più tarda.

Prima di esporre il significato del quadrato, così come appare nelle


dottrine attribuite ai Pitagorici, vorrei richiamare l’attenzione sulla
prospettiva del presente articolo. Per verificare la mia ipotesi iniziale, ciò
che mi interessa in questa sede non è la genesi storico-filosofica delle
dottrine attribuite ai Pitagorici, ma la loro influenza su Roma, che risale
probabilmente al IV secolo a.C.5. Con questa precisazione mi riferisco
soprattutto al dibattito sull’origine delle dottrine filosofiche e
matematiche pitagoriche che, secondo la teoria formulata da Burkert6,
risalirebbero in realtà a Filolao, oppure dipenderebbero da elaborazioni
interne dell’Accademia, che avrebbero attribuito ad un’influenza esterna
alcune opinioni concepite da Platone nell’ultima parte della sua vita. Le
posizioni di Burkert sono state oggi temperate da lavori recenti ad opera
di Zhmud, Kahn e Riedweg7, che tendono al contrario a proporre
l’ipotesi di un’origine più antica di alcune dottrine attribuite, in
particolare da Aristotele, ai Pitagorici. In questa sede, comunque, non è

__________
5
L. Ferrero, Storia del Pitagorismo nel mondo Romano, cit, pp. 108-174.
6
W. Burkert, Lore and Science in Ancient Pythagoreanism, Cambridge
1972 (= Weisheit und Wissenschaft: Studien zu Pythagoras, Philolaos und
Platon, Nürnberg 1962), citeremo qui l'edizione inglese, aggiornamento più
che semplice traduzione.
7
L. Zhmud, Wissenschaft, Philosophie und Religion im frühen
Pythagoreismus, Berlin 1997; C. H. Kahn, Pythagoras and the Pythagoreans,
a Brief History, Cambridge 2001; C. Riedweg, Pythagoras. Leben, Lehre,
Nachwirkung, München 2002, (ed. It) Pitagora. Vita, dottrina e influenza,
Milano 2007.

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particolarmente rilevante ai fini della tesi iniziale determinare se la


dottrina che mi accingo ad esporre risalga o meno a Pitagora. Quello che
conta è che, almeno a partire dal IV secolo a.C., tali dottrine venivano
sicuramente considerate pitagoriche e che tali avrebbero potuto essere
considerate a Roma.
Ora, il quadrato rientra nello schema dualistico attribuito ad alcuni
Pitagorici da Aristotele, nel primo libro della Metafisica:

Altri (Pitagorici) affermano che i principi sono dieci, enunciati


in coppie di contrari: limite - illimitato, dispari – pari, uno –
molteplice, destro – sinistro, maschio – femmina, quiete –
movimento, dritto – curvo, luce – tenebra, buono – cattivo,
quadrato – rettangolo.8

Kahn ha sostenuto l’antichità di questa dottrina: “the way in which


abstract and concrete, mathematical and moral-aesthetic opposites are
jumbled together here may indicate an archaic origin”9. Secondo lo
studioso l’assenza della coppia Uno - Diade potrebbe implicare
l’anteriorità di questa concezione rispetto a quella di Pseusippo10. Del
resto, anche il paragone operato da Aristotele tra questo sistema e quello

__________

8
Met. A5 986a 22: e(/teroi de\ tw=n au)tw=n tou/twn ta\j a)rxa\j de/ka
le/gousin ei)=nai ta\j kata\ sustoixi/an legome/naj, pe/raj [kai\]
a)/peiron, peritto\n [kai\] a)/rtion, e(\n [kai\] plh=qoj, decio\n [kai\]
a)ristero/n, a)/rren [kai\] qh=lu, h)remou=n [kai\] kinou/menon, eu)qu\
[kai\] kampu/lon, fw=j [kai\] sko/toj, a)gaqo\n [kai\] kako/n,
tetra/gwnon [kai\] e(tero/mhkej: Trad. con lievi adattamenti M.
Giangiulio, Pitagora, le opere e le testimonianze, a cura di M. Giangiulio, I,
Milano 2000, p. 89
9
C. H. Kahn, Pythagoras and the Pythagoreans..., cit., p. 65. Contra W.
Burkert, Lore and Science, cit., pp. 51-52, secondo cui l'antichità della
dottrina non può essere negata né confermata.
10
Ivi, p. 66.

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simile formulato da Alcmeone di Crotone, personaggio degli inizi del V


secolo a. C., sembra suggerire l’antichità di tale dottrina11.

Schema dualistico pitagorico attestato in Aristotele


pe/raj (limite) a)/peiron (illimitato)
peritto/n (dispari) a)/rtion (pari)
e(\n (uno) plh=qoj (molteplice)
decio/n (destro) a)ristero/n (sinistro)
a)/rren (maschio) qh=lu (femmina)
h)remou=n (quiete) kinou/menon (movimento)
eu)qu\ (dritto) kampu/lon (curvo)
fw=j (luce) sko/toj (tenebra)
a)gaqo/n (bene) kako/n (male)
tetra/gwnon (quadrato) e(tero/mhkej (rettangolo)

Sembra evidente il significato simbolico che il quadrato viene ad


assumere in questo contesto. Esso è associato al limite, al bene, alla luce
ed alla quiete. È un simbolo di determinazione, di bene e di luce che in
quanto tale sembra avere delle caratteristiche che si potrebbero definire
cosmiche, che si contrappongono alla caratteristiche negative e caotiche
di indeterminazione e di mutamento perenne che sono invece
simbolizzate dal rettangolo12.
__________
11
Su Alcmeone si veda D. Teti, Alcmeone e Pitagora: scuola medica
crotoniate e scuola pitagorica italica, Padova 1970.
12
Tale sistema potrebbe intuitivamente causare alcune perplessità: in
particolare l’associazione dei numeri dispari al quadrato. Per comprendere
tale associazione bisogna rammentare che i Pitagorici, come ricordato da
Aristotele (Met. N5 1092 b12), utilizzavano delle piccole pietre per raffigurare
i numeri. Ora, a partire dall’unità, aggiungendo il primo numero dispari (3) si
ottiene il 4 (22). Dal 4, aggiungendo il numero dispari successivo, si ottiene 9
(32) e così via. Pertanto, i numeri dispari se sommati con i numeri precedenti

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La connessione delle coppie di opposti (e in particolare limite-


illimitato) con la creazione del cosmo, viene del resto testimoniata in un
altro passo aristotelico:

Infatti essi (i Pitagorici) affermano chiaramente che, una volta


che si fu costituito l’Uno – sia da piani, sia da colore, sia da seme,
sia da elementi che essi trovano difficoltà a definire –
immediatamente la parte dell’illimitato che è più vicina cominciò
ad essere attratta e delimitata dal limite.13

In questo passo è evidente il valore cosmogonico di tale coppia di


opposti ed è già stato rilevato da Burkert come tale concezione presenti
molte similitudini con alcuni miti attribuibili agli orfici14.
È impossibile identificare con esattezza quali siano i Pitagorici a cui
si riferisce Aristotele. Il filosofo mette a fronte questa dottrina ad
un’altra riguardante la contrapposizione tra i numeri dispari e pari pur
nella loro fondamentale unità, giacché entrambe le categorie derivano
dall’uno, che è dispari e pari insieme. Questo pensiero è anch’esso
__________

della stessa serie generano sempre numeri quadrati. Con lo stesso


procedimento, utilizzando la serie dei numeri pari si ottengono sempre
rettangoli. Per una spiegazione più ampia con l'ausilio di grafici si veda C. H.
Kahn, Pythagoras and the Pythagoreans..., cit., pp. 30-32; C. Riedweg,
Pitagora…, cit., pp. 150-151; W. Burkert, Lore and Science, cit., p. 33 n. 27.
13
Met. N3 1091a 15: fanerw=j ga\r le/gousin w(j tou= e(no\j
sustaqe/ntoj, ei)/t' e)c e)pipe/dwn ei)/t' e)k xroia=j ei)/t' e)k spe/rmatoj
ei)/t' e)c w(=n a)porou=sin ei)pei=n, eu)qu\j to\ e)/ggista tou= a)pei/rou o(/ti
ei(/lketo kai\ e)perai/neto u(po\ tou= pe/ratoj. Trad. G. Reale, Aristotele,
Metafisica. Saggio introduttivo, testo greco con traduzione a fronte e
commentario (a cura di), Milano 1993.
14
W. Burkert, Lore and Science, cit., pp. 36-40. Ci si riferisce al mito
dell’uovo cosmico che si forma nelle profondità del mare e racchiude in esso
entrambi i sessi. A proposito di tale mito si veda inoltre P. Dronke, Fabula,
Explorations Into the Uses of Myth in Medieval Platonism, Leiden 1974, pp.
79-99.

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attribuito ai Pitagorici ed è esposto da Aristotele subito prima del passo


in cui sono definite le coppie degli opposti15. Kahn ha avanzato l’ipotesi
che questa concezione sia attribuibile a Filolao16. Il sistema dualistico
sarebbe quindi riferibile ad un altro gruppo di pensatori classificati come
Pitagorici, distinti però dal filosofo crotoniate.
Questo schema sembra modificarsi nel tempo, ma continua ad essere
associato al Pitagorismo. Nel De Iside et Osiride, proprio nel corso di
una rassegna di varie concezioni di natura dualistica, Plutarco fornisce
un’altra lista di dieci coppie di principi opposti tra loro, che attribuisce
genericamente ai Pitagorici17. Tale lista presenta indubbiamente un
carattere meno arcaico di quella tramandata da Aristotele, e sembra
influenzata da categorie platoniche (ad esempio e(\n – plh=qoj viene
sostituito da e(\n – dua/da). Resta comunque costante la presenza del
quadrato tra la serie positiva, opposto al rettangolo che fa parte della
serie negativa.
Definito il significato del quadrato all’interno del pensiero pitagorico,
passerò, ora, all’analisi delle fonti riguardanti la Roma Quadrata e
verificherò se tale significato pitagorico del quadrato possa spiegare
alcune espressioni tramandate nelle fonti primarie.

II
__________
15
Met. A5, 986a 15.
16
C. H. Kahn, Pythagoras and the Pythagoreans..., cit., p. 65.
17
Mor. 370 E: oi¸ me\n Puqagorikoiì dia\ pleio/nwn o)noma/twn
kathgorou=si tou= me\n a)gaqou= to\ eÁn to\ peperasme/non to\ me/non to\
eu)qu\ to\ perisso\n to\ tetra/gwnon <to\ iãson> to\ decio\n to\
lampro/n, tou= de\ kakou= th\n dua/da to\ aÃpeiron to\ fero/menon to\
kampu/lon to\ aÃrtion to\ e(tero/mhkej to\ aÃnison to\ a)ristero\n to\
skoteino/n, w¨j tau/taj a)rxa\j gene/sewj u(pokeime/naj. Simili liste
sono presenti inoltre in Por., VP 38; Simpl., Phys. 181, 22. Per l'elenco
completo e un commento si veda W. Burkert, Lore and Science, cit., p. 52.

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Il problema principale relativo alle fonti primarie riguardanti la Roma


Quadrata è che esse descrivono evidentemente due realtà diverse.
Alcune di esse, infatti, si riferiscono chiaramente alla Roma Quadrata
come ad una città palatina mentre, in altre, essa sembra essere un luogo
di dimensioni più modeste, forse un piccolo edificio o un monumento.
Dionigi di Alicarnasso, che fa parte del primo gruppo di fonti,
descrive la Roma Quadrata come un solco di forma quadrangolare
tracciato con l’aratro da Romolo intorno al Palatino18.
Anche Appiano parla di una simile fondazione, fornendone inoltre le
misure (perimetro di sedici stadi, con quattro stadi per lato)19. Musti ha
messo in relazione tale brano con la descrizione, in Strabone20, di Nicea
di Bitinia, fondazione ellenistica di forma quadrata, con quattro lati
lunghi quattro stadi ciascuno: per lo studioso le notizie di Dionigi e
Appiano potrebbero essere dovute ad influssi greci21.
Le fonti che descrivono invece la Roma Quadrata come un luogo di
dimensioni ridotte sono più numerose. Nella sua opera De verborum

__________

18
Dion. Hal. 1, 88, 2. e)peiì de\ pa=n, oÀson hÅn e)k logismou= qeoiÍj
fi¿lon, %Óeto pepra=xqai kale/saj aÀpantaj ei¹j to\n a)podeixqe/nta
to/pon perigra/fei tetra/gwnon sxh=ma t%½ lo/f%... “Quando ritenne che
fosse stato fatto tutto quello che a suo avviso era gradito agli dei, chiamò tutto
il popolo al luogo designato e qui descrisse in cima alla collina una figura
quadrangolare”, trad. F. Cantarelli, Dioniso di Alicarnasso, le antichità
romane, Roma 1984 (a cura di).
19
App., Basil. fr. 1A, 9: au)toiì de\ po/lin eÃktisan e)piì tou= potamou=
[...] hÁn kaiì w©no/masan ¸Rw¯mhn, to\ thnika/de tetra/gwnon
legome/nhn, oÀti de/ka eÁc stadi¿wn hÅn au)th=j h( peri¿metroj, e(ka/sthj
pleura=j te/ssara sta/dia e)xou/shj. “(Romolo e Remo) fondarono sul
fiume una città... che chiamarono Roma, detta quindi quadrata, perché il suo
perimetro misurava sedici stadi, giacché ogni lato misurava quattro stadi”.
20
Strabo 12, 4,7.
21
D. Musti, “Varrone…”, cit., pp. 305-306.

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significatu, basata su un riassunto del lavoro antiquario di epoca


augustea di Verrio Flacco, Festo scrive sotto la voce Roma Quadrata:

Viene detto Roma Quadrata un luogo sul Palatino, davanti al


tempio di Apollo, dove sono conservate le cose che si è soliti
utilizzare in segno di buon presagio nella fondazione di una città,
poiché dall’inizio è munito di un muro di forma quadrata. Ennio
ricorda questo luogo quando scrive “E chi + è era + regnare sulla
Roma quadrata”22.

Roma Quadrata sembra qui essere una sorta di deposito di oggetti


rituali localizzato sul Palatino, nei pressi del tempio di Apollo, collegato
alla fondazione della città e circondato da un muro di forma quadrata.
Quanto scritto da Festo è stato naturalmente messo in relazione, vista
l’affinità di contenuto, alle notizie di Ovidio e Plutarco. Ovidio descrive,
in seguito agli auspicia primordiali, lo scavo di una fossa, accanto alla
quale viene successivamente eretto un altare e acceso un fuoco23.
Plutarco, nella sua descrizione del rito di fondazione, menziona una
fossa simile, che costituirebbe il centro del sulcus primigenius24.
Giacché Plutarco denomina mundus questa fossa, e la localizza nel
Comizio, sono state ad essa collegate le notizie che Macrobio25 e Festo26
riportano a proposito del mundus Cereris, che essi collocano nel

__________
22
Fest. 310 L.: Quadrata Roma in Palatio ante templum Apollinis dicitur,
ubi reposita sunt quae solent bona ominis gratia in urbe condenda adhiberi,
quia saxo munitus est initio in speciem quadratam. Eius loci Ennius meminit
cum ait «et qui + est erat + Romae regnare quadratae» (=Ann. 157 Vahlen).
23
Ovid., Fast. 4, 813-824.
24
Plut., Rom. 11, 2.
25
Macr., Sat. 1, 16-18.
26
Fest. 144 L.

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Comizio. Quindi, sopratutto negli studi più datati, si sono messi


variamente in relazione mundus e Roma Quadrata27.
Oggi sembra che tale relazione sia da escludere, come hanno
mostrato in maniera dettagliata i recenti studi della Cecamore e della
Calisti28. La Cecamore in particolare, in seguito ad un’analisi puntuale
delle fonti, ha creduto di riconoscere nel resoconto di Plutarco del rito di
fondazione, la fusione di due varianti differenti, di cui una di origine
varroniana29. Coarelli ha proposto di identificare il mundus con il
cosidetto umbilicus Urbi, struttura che avrebbe come modello
l’Omphalós di Delfi30. Se questa ipotesi fosse esatta, sarebbe forse
spiegabile il ruolo preminente che Plutarco, egli stesso sacerdote di Delfi
a partire dal 95 d.C., vuole dare al mundus a partire dalla fondazione
stessa della città. Plutarco, del resto, nomina Roma Quadrata poche
righe prima di trattare del mundus31. La descrive come luogo scelto da
Romolo per la futura fondazione, in opposizione al Remorium voluto da
Remo sull’Aventino. Manca una localizzazione precisa di Roma
Quadrata, e il nome viene spiegato in virtù della sua forma. Subito dopo
si parla degli auspici.
__________
27
Per una disamina degli studi sull’argomento precedenti agli anni
cinquanta del novecento e relativa bibliografia rimandiamo a F. Castagnoli,
“Roma Quadrata”, cit., pp. 388-399.
28
C. Cecamore, Palatium, topografia storica del Palatino, cit., pp. 15-32; F.
Calisti, “Il mundus, l’umbilicus e il simbolismo del centro a Roma”, SMSR 73
(2007/1), pp. 51-77.
29
C. Cecamore, Palatium, cit., pp. 26-27. Considerate le numerosi
contraddizioni del resoconto plutarcheo della fondazione, tale ipotesi appare
molto fondata.
30
F. Coarelli, Il Foro Romano, I, Roma 1986, pp. 199-226.
31
Plut., Rom. 9, 4. ¸Rwmu/loj me\n ouÅn th\n kaloume/nhn ¸Rw¯mhn
kouadra/tan, oÀper e)stiì tetra/gwnon, eÃktise, kaiì e)keiÍnon
e)bou/leto poli¿zein to\n to/pon... “Romolo fondò quella che chiamano
Roma Quadrata, perchè ha la forma di un quadrilatero, e voleva trasformare
quel luogo in città...”, trad. C. Ampolo, Plutarco, le vite di Teseo e Romolo,
Milano 1988.

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Carandini, sulla base della comparazione del passo di Festo con


quello di Ovidio, ha proposto l’identificazione della Roma Quadrata con
la fossa del rito di fondazione descritto da Ovidio32. Questa ipotesi è
stata messa in dubbio da Wiseman in un recente articolo33. Infatti,
afferma lo studioso inglese, Ovidio non menziona la Roma Quadrata
quando descrive lo scavo della fossa e, soprattutto in un’opera
didascalica come i Fasti, questa omissione genera forti dubbi sulla
possibile identificazione. L’espressione reposita sunt utilizzata da Festo,
effettivamente, sembra suggerire un piccolo edificio dove vengono
custoditi gli oggetti utilizzati nella fondazione della città, più che una
fossa in cui tali strumenti sarebbero inumati. I testi di Ovidio e Plutarco
sembrano in effetti collegati, ma la fossa di fondazione ivi descritta
sembra difficilmente collegabile sia con il mundus sia con la Roma
Quadrata.
La citazione di Ennio nel testo di Festo è un elemento
particolarmente importante. Essa rappresenterebbe infatti il più antico
riferimento alla Roma Quadrata e potrebbe aiutare a chiarire la sua
natura originaria. Timpanaro ha dimostrato che la lettura corretta del
verso corrotto sarebbe et qui se sperat Romae regnare quadratae34.
Purtroppo questo non aiuta a stabilire quale sia la natura originaria della
Roma Quadrata, se piccolo luogo o città palatina.
Coloro che ritengono che Ennio si riferisse alla Roma palatina si
basano sull’associazione tra Roma Quadrata e regnare. Mentre si può
regnare su una città, risulterebbe più difficile immaginare un regno
incentrato su un piccolo luogo35.

__________
32
A. Carandini, Remo e Romolo, cit., pp. 159-170; ma già su A. Carandini,
“Variazioni sul tema di Romolo”, in Roma, Romolo, Remo, cit., pp. 124-133.
33
T. P. Wiseman, “Andrea Carandini and Roma Quadrata”, cit., p. 114.
34
S. Timpanaro, “Romae regnare quadratae”, Maia 3 (1950), pp. 26-32.
35
A. Carandini, Remo e Romolo, cit., p. 163, n. 443, per cui la Roma
Quadrata avrebbe dall’origine la duplice natura di monumento e città; D.
Musti, “Varrone...”, cit., p. 316.

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Altri hanno invece proposto un’argomentazione che porta a


conclusioni diverse. Verrio Flacco, la fonte di Festo, poteva leggere gli
Annales di Ennio per intero. Pertanto, se descrivendo la Roma Quadrata
come piccolo luogo Verrio Flacco citava Ennio, anche costui doveva
descriverla probabilmente come un luogo di dimensioni ridotte (si veda
lo Eius loci Ennius meminit nel testo). Personalmente quest’ultima
argomentazione mi sembra più convincente: mentre sarebbe possibile
spiegare l’associazione tra l’atto di regnare e un locus che comunque
nella tradizione viene legato a Romolo dalla maggior parte delle fonti,
risulterebbe più difficile pensare che Verrio Flacco, descrivendo la
Roma Quadrata come un piccolo luogo, citi Ennio che la descrive
invece come una città36.
Possono essere fatte solo delle ipotesi sull’identificazione del
personaggio a cui si riferiva Ennio. Grandazzi ha ipotizzato che debba
trattarsi di Romolo37. Lo studioso francese ha sostenuto infatti che la
citazione debba provenire dal libro I degli Annales, in quanto nell’opera
di Festo, generalmente, le citazioni di Ennio sono in ordine e quella
successiva alla voce quadrata Roma, Quaeso, viene dal libro II. La
Cecamore ultimamente ha mostrato come, in realtà, l’argomentazione di
Grandazzi sia tutt’altro che certa e come l’ordine delle citazioni enniane
nell’opera di Festo non sia certo rigoroso38. Sembra insomma che non
sia possibile determinare con precisione chi sia il personaggio a cui fa
riferimento il verso di Ennio.
Un altro passo importante sulla Roma Quadrata si trova in Solino,
che cita Varrone come fonte.
Infatti, come afferma Varrone, autore affidabilissimo, Romolo, nato
da Marte e Rea Silvia o, come ritengono alcuni, da Marte e da Ilia, fondò
Roma: e fu detta dapprima Roma quadrata, poiché è stata posta in modo
__________
36
Così A. Grandazzi, “La Roma Quadrata”, cit., p. 503; A. Mastrocinque,
“Roma Quadrata”, cit, pp.681-682.
37
A. Grandazzi, “La Roma Quadrata”, cit., pp. 497-499.
38
C. Cecamore, Palatium, cit., pp. 20-21.

161
DANIELE MIANO
______________________________________________________________________________

equilibrato; essa ha inizio dal bosco nell’area di Apollo, e ha termine


sulla sommità delle scale di Caco, dove fu la capanna di Faustolo. Qui
crebbe Romolo, che, presi gli auspici, gettò le fondamenta delle mura39.
Questo passo si presta a numerose riflessioni. Un primo punto di
discussione è rappresentato dall’estensione della citazione varroniana.
L’antiquario reatino, infatti, morì nel 27 a.C., mentre il tempio di Apollo
fu edificato nel 28 a.C. Grandazzi ha sostenuto che immaginare
un’aggiunta o un aggiornamento da parte di Varrone non creerebbe
eccessive difficoltà40. Secondo lo studioso francese, nulla vieterebbe
infatti di pensare che il riferimento topografico sia un'aggiunta
dell’erudito, il quale ci viene descritto da Valerio Massimo come
sorpreso dalla morte mentre, in avanzatissima età, era ancora intento a
scrivere41. In effetti, abbiamo un esempio di questo aggiornamento
continuo dell’opera dell’antiquario anche nell’indice delle Res Rusticae,
in cui vengono menzionate le idus Augustae, mentre nel testo si parla
ancora di Idus Sextiles42. Se si pensa che il mese Sextilis divenne
Augustus a partire dal gennaio del 27 a.C., ovvero pochi mesi prima
della morte di Varrone, non diventa così assurda, secondo Grandazzi, la
possibilità di un'aggiunta del riferimento topografico da parte dell’autore
stesso anche nel nostro testo. Immaginare questa aggiunta in extremis
non è tra l’altro strettamente necessario, poiché è noto che Ottaviano, già
nel 36 a.C., tornato dalla Sicilia, aveva promesso la costruzione del
Tempio43. Potrebbe esserci stata quindi già prima del 28 a.C. un’area
__________
39
Sol. 1, 16. Nam, ut adfirmat Varro auctor diligentissimus, Romam
condidit Romulus, Marte genitus et Rea Silvia, vel ut nonnulli, Marte et Ilia :
dictaque primum est Roma Quadrata, quod ad aequilibrium foret posita, ea
incipit a silva quae est in area Apollinis, et ad supercilium scalarum Caci
habet terminum, ubi tugurium fuit Faustuli. Ibi Romulus mansitavit, qui
auspicato murorum fundamenta iecit.
40
A. Grandazzi, “La Roma Quadrata”, cit., pp. 504-505.
41
Val. Max. 8, 7, 3.
42
A. Grandazzi, “La Roma Quadrata”, cit., p. 504.
43
Cass. Dio. 49, 15, 5.

162
ROMA QUADRATA
______________________________________________________________________________

Apollinis, riservata alla sua futura edificazione. Visto che i due


riferimenti topografici sono molto vicini tra loro, essendo distanti di
appena pochi metri, questo passo sembra di nuovo far riferimento a un
piccolo monumento, o comunque ad un’area limitata.
Di diverso avviso è invece Wiseman. Secondo l’autorevole studioso
inglese, Varrone non poteva dare i precisi riferimenti topografici44.
Wiseman argomenta che lo stile di questa parte dell’opera di Solino, che
ha come fonte principale Varrone, è ricco di digressioni secondarie e
pertanto i riferimenti topografici per la Roma Quadrata rientrerebbero
tra queste digressioni45. Lo studioso, eliminato il problema della
vicinanza dei due punti, ritiene quindi che Varrone faccia riferimento
alla fondazione della città e non ad un piccolo monumento46.
Sembra dubbio, inoltre, il significato più generale da attribuire al
passo. In particolare si è cercata una soluzione che riuscisse a spiegare il
senso della denominazione Roma Quadrata: quod ad aequilibrium foret
posita. L’espressione è, in effetti, poco chiara.
Coarelli ha sostenuto in proposito che tale espressione volesse fare
riferimento ad un edificio costruito su una sorta di piattaforma
sopraelevata e per questo descritto come in equilibrio47. Carandini
ipotizza, invece, che l’indicazione alluda a due monumenti chiamati
Roma Quadrata, uno davanti al tempio di Apollo ed uno davanti al
tempio di Victoria48. Per il primo punto, che corrisponderebbe al centro
dello spazio legato al tempio di Apollo, Carandini non riesce ad
individuare degli elementi archeologici di riferimento, mentre per il
secondo l’archeologo propone di identificare la Roma Quadrata con una

__________
44
T. P. Wiseman, “Andrea Carandini and Roma Quadrata”, cit., p. 113.
45
Ivi, p. 115-117.
46
Ibidem.
47
F. Coarelli, “Roma Quadrata”, cit., p. 208.
48
A. Carandini, Remo e Romolo, cit., pp. 163-166.

163
DANIELE MIANO
______________________________________________________________________________

fossa studiata a più riprese da Brocato49. L’archeologo ne ricostruisce


così le sorti: la fossa sarebbe stata scavata in fase arcaica (750-650 a.C.)
ed è ipotizzabile secondo lo studioso che accanto ad essa sia stata
realizzata una sorta di ara, ricostruzione suggerita dalla presenza di un
basamento rettangolare ricavato nel banco naturale; è anche possibile
che essa sia stata in origine una sepoltura, forse di un bambino.
Successivamente, nella fase 450 (550-307 a.C.) la fossa venne aperta e in
essa furono deposti alcuni oggetti e probabilmente delle ossa, il che
farebbe forse supporre, per Brocato, un rituale di consacrazione. Durante
i lavori di costruzione del Tempio di Victoria si costruì un ambiente
intorno alla fossa e all’ara, con ingresso ad ovest, e la fossa venne
coperta da una lastra di tufo di Monteverde51. Nel 204 a.C. fu poi
costruito, accanto al tempio di Victoria, quello della Magna Mater e tale
intervento portò a nuove modifiche nell’area. L’ambiente della fossa
venne ampliato verso nord est, ed assunse una forma rettangolare con
l’ingresso aperto verso le scale di Caco. Fu dunque innalzata, in
corrispondenza della fossa, un’ara quadrata orientata secondo i punti
cardinali. Brocato ipotizza anche che questo ambiente potesse ospitare la
“casa di Romolo”52. In seguito all’incendio del 111 a.C., il tempio della
Magna Mater venne ricostruito ma l’ambiente non subì ulteriori
modifiche, circostanza che implicherebbe, secondo l’archeologo, un suo
significato sacrale. Per Brocato e Carandini tale fossa monumentalizzata
sarebbe identificabile con la Roma Quadrata. Tale luogo sarebbe in
relazioni geometriche particolari con il punto che Carandini identifica
__________
49
P. Brocato, “Dalle capanne del Cermalus alla Roma Quadrata”, in A.
Carandini, La nascita di Roma, Torino 1997, pp. 618-622, P. Brocato, “Dalle
capanne del Cermalus alla Roma Quadrata”, in Roma, Romolo, Remo, cit., pp.
684-687.
50
Le fasi individuate da Brocato sarebbero: fase 1 (900-750 a.C.), fase 2
(750-650 a.C.), fase 3 (650-550 a. C.), fase 4 (550-307 a.C.), fase 5 (307-204
a.C.), fase 6 (204-111 a.C.), fase 7 (dopo il II secolo a.C.).
51
P. Brocato, “Dalle capanne…”, cit., Roma 2000, p. 684.
52
Ivi, p. 686.

164
ROMA QUADRATA
______________________________________________________________________________

come la seconda Roma Quadrata, voluta da Augusto davanti al tempio


di Apollo, e così si spiegherebbe l’ad aequilibrium foret posita53. Anche
Pensabene ha proposto di identificare questa fossa e la struttura costruita
intorno ad essa con la Roma Quadrata, valorizzata a partire dai lavori
per la costruzione del tempio di Victoria, tra il IV e il III secolo a.C.54
Tale identificazione è stata ultimamente criticata da Wiseman. Per lo
studioso inglese, la stessa idea di concepire la Roma Quadrata come due
monumenti distinti va contro l’evidenza delle fonti. Egli propone,
inoltre, un’interpretazione molto ingegnosa per spiegare l’espressione ad
aequilibrium foret posita55. Lo studioso riconosce innanzitutto che il
contesto del passo di Solino è cronologico e la sua fonte principale è
Varrone. In seguito ad un’accurata analisi, egli avanza l’ipotesi che il
passo si riferisca alle speculazioni astronomiche sulla nascita di Roma,
ad opera del matematico L. Taruzio (Tarruntius nel testo di Solino),
amico di Varrone, per il quale Roma sarebbe stata fondata con la luna
nel segno della bilancia: pertanto la Roma Quadrata, fondata da
Romolo, sarebbe stata ad aequilibrium foret posita. In effetti il suddetto
passo di Solino prosegue proprio con l’oroscopo di Roma di Taruzio56 e
l’ipotesi di Wiseman sembra quindi abbastanza convincente.
È del resto possibile anche spiegare il passo di Solino accettando
l’ipotesi qui proposta di un’influenza pitagorica nella tradizione
riguardante la Roma Quadrata. Ricordiamo infatti che in Aristotele il
Quadrato era associato a h)remou=n, nonché contrapposto a
kinou/menon. Questa contrapposizione potrebbe fare luce
sull’espressione di Solino: ad aequilibrium foret posita potrebbe

__________
53
A. Carandini, Remo e Romolo, cit., p. 533.
54
P. Pensabene, “Le reliquie dell’età romulea e i culti sul Palatino”, in
Roma, Romolo, Remo, cit., p. 78.
55
T. P. Wiseman, “Andrea Carandini and Roma Quadrata”, pp. 117-118.
56
Sol. 1, 19. ...sicut L. Tarruntius prodidit mathematicorum nobilissimus,
Ioue in piscibus, Saturno Venere Marte Mercurio in scorpione, Sole in tauro,
Luna in libra constitutis.

165
DANIELE MIANO
______________________________________________________________________________

alludere a h)remou=n, cui è associato il Quadrato nel dualismo


pitagorico.
Sembra quindi che, nella maggior parte delle fonti, per Roma
Quadrata debba intendersi un luogo di dimensioni limitate posto sul
Palatino. Dell’esistenza di tale luogo abbiamo anche traccia negli atti dei
ludi Saeculares severiani, che parlano di un tribunal ad Romam
quadratam57 indicando chiaramente un luogo concreto e ben delimitato.
Poco si può dire di un testo estremamente mutilo, ovvero il
cosiddetto papiro di Servio Tullio58, in cui si parla dell’attività del sesto
re di Roma in relazione anche alla Roma Quadrata. Purtroppo è
impossibile ricostruire il contesto di tale brano, né identificarne
l’autore59. È certo però che non manca un riferimento all’atto di
fondazione con l’espressione [con]dita est utilizzata subito prima del
termine Roma Quadrata.
__________
57
CIL VI, 32327 (1.11-12) : In Palatio in tribunali Augustorum nn. quod
[est in area aedis Apollinis ..] / [...] Salvius Tuscus applicit[... quod es]t ad
Romam quadratam.
58
Pap. Oxyr. 2088, 8-17: ]sine ...[ / ]. S . [.] siquis . sent[ / ] . o. Insua .
centu [ / ] men . ferre . posset . [ / ] ....r [ +-4] . ae . et . ceterae . cen[ / ]nunc
. sunt . omnes . Servi Tulli . [ / ]mus . omnino . centurias . fecit . [ / ] . ceres .
Ser . Tullius . rex . belli . sti .[ / ] causa .exercitum . conscripsit .co[ ] ... [ / ] .
m . finitumis . belligerabat . deinde . o[ / ]. u . perdito . divisit .pagosque . in .
tribu[ / ]ea . in . oppido . ‘quo’ qui[[.o]]sque . pago . civis .ha[ / ] exque .
pagis . cogebatur – primoque . ...in pago [ / ]dita . est .eaque . Roma. muro[ /
]nis . at . Romam . quadratam[ / ] put . Rom[a]m . quad[rat]am[. Il testo è
così frammentario che i tentativi di ricostruzione restano irrimediabilmente di
carattere ipotetico. Si veda R. Thomsen, King Servius Tullius, Gyldensal
1980, pp. 14-16; G. Traina, ʺIl papiro di Servio Tullioʺ, ASNP 17.2 (1987),
pp. 397-404.
59
Si veda il brillante tentativo di Grandazzi di proporre l’imperatore
Claudio come autore del testo, che resta comunque ipotetico. A. Grandazzi,
“La Roma Quadrata”, cit., pp. 508-511. Altri hanno proposto come autore
Catone, Elio Tuberone, Verrio Flacco, Varrone o un gromatico del II secolo
d.C. (Per la bibliografia si veda A. Grandazzi, “La Roma Quadrata”, cit., p.
508). La datazione del testo viene quindi fatta variare a seconda della
soluzione scelta, in un arco di quattro secoli.

166
ROMA QUADRATA
______________________________________________________________________________

Sembrerebbe quindi, da questa breve analisi delle principali fonti:


1 – che il toponimo Roma Quadrata sia utilizzato prevalentemente
con il significato di un piccolo luogo o monumento. Escludendo, infatti,
il verso di Ennio, del quale resta impossibile determinare il significato
esatto, e la vaga allusione in un testo estremamente composito e
problematico come quello di Plutarco, le fonti che parlano
esplicitamente di Roma Quadrata come città palatina sono Dionigi e
Appiano, per i quali Musti ha rintracciato dei modelli ellenistici60. A
cosa facesse riferimento Varrone utilizzando questo termine, dipende
dalla diversa interpretazione dei riferimenti topografici presenti nella
citazione da parte di Solino. Mastrocinque ha sostenuto, a proposito
della natura originaria della Roma Quadrata, il principio della lectio
facilior: “è impossibile che qualche storico o antiquario abbia inteso il
pomerio come una piccola area sacra contenente le offerte di
fondazione, mentre è possibilissimo che qualche autore, non avendo
compreso la ragione per cui essa si chiamava Roma quadrata, la avesse
confusa con il pomerio”61.
2 – la Roma Quadrata monumento è indubbiamente da localizzare
sul Palatino, come fanno tutte le fonti, qualora diano una localizzazione
precisa: si trovava nel luogo dove sarebbe stato, successivamente, eretto
il tempio di Apollo.
3 – nella maggior parte delle fonti, essa sembra legata alle tradizioni
connesse a Romolo e alla fondazione della città.

III

Esaminate le fonti sulla Roma Quadrata, ed avendo meglio definito


la natura del problema, occorrerà analizzare ora i vari momenti in cui

__________
60
D. Musti, “Varrone...”, cit., pp. 305-306.
61
A. Mastrocinque, “Roma Quadrata”, cit., p. 684.

167
DANIELE MIANO
______________________________________________________________________________

influenze pitagoriche avrebbero potuto contribuire alla formazione di


questa tradizione.
Il Pitagorismo entra nello spazio civico romano in maniera evidente a
partire dalle guerre sannitiche (342-290 a.C.). Come viene tramandato
da Plinio, infatti, una profezia delfica assegnava la vittoria ai Romani
nella guerra solo se essi avessero eretto una statua, rispettivamente, al
più sapiente ed al più valoroso dei Greci. Proprio in seguito a tale
vaticinio sarebbero state erette nel Comizio le statue di Pitagora e di
Alcibiade62.
Il significato specifico da dare alla coppia di personaggi,
indubbiamente singolare, sfugge agli studiosi: già Plinio esprime le sue
perplessità su questa combinazione. La scelta di Pitagora non desta
sorpresa: nella Roma del IV secolo a. C., rivolta politicamente verso la
Magna Grecia, era naturale vedere in Pitagora il più sapiente dei Greci.
Più problematico da interpretare è il suo accostamento con Alcibiade,
giacché mentre Pitagora è legato a una politica aristocratica, Alcibiade è
un personaggio di ambiente democratico, in quanto ateniese.
È, in ogni caso, certo che l’accostamento tra i due avesse una sua
precisa valenza ideologica. Ciò è stato confermato da uno studio di Zevi,
nel quale egli ha notato la precisa corrispondenza tra l’elogio funebre di
P. Scipione Barbato, presente nel sepolcro degli Scipioni sulla Via
Appia, risalente agli inizi del III secolo a.C. e la profezia tramandata da
Plinio63. Il fatto che Scipione sia stato descritto come caratterizzato di
forza e sapienza (viene descritto fortis vir sapiensque64) indica che
l’accoppiamento delle qualità di Pitagora e di Alcibiade (fortissimo
Graiae gentis et alteri sapientissimo65), le cui statue erano state innalzate
__________
62
Plin., N.H. 34, 26; si veda anche Plut., Num. 8, 20. Sul problema della
veridicità di questa prima spedizione romana a Delfi si veda E. S. Gruen,
Studies in Greek Culture and Roman Policy, Leiden 1990, p. 161.
63
F. Zevi, “Considerazioni sull’elogio di Scipione Barbato”, Studi
Miscellanei 15 (1970), pp. 65-73.
64
CIL VI, 1285.
65
Plin., N.H. 34, 26.

168
ROMA QUADRATA
______________________________________________________________________________

qualche decennio prima nel Comizio, era entrato a far parte a pieno
titolo dell’ideologia aristocratica romana.
Tale fatto è del resto confermato dalle tradizioni riguardanti le
simpatie pitagoriche di uno dei personaggi centrali della vita politica
dell’epoca, ovvero Appio Claudio Cieco, che avrebbe perfino scritto
delle opere di ispirazione pitagorica. Come ricorda giustamente Oakley,
qualsiasi testimonianza di un’attività letteraria in latino, in un’epoca così
antica, deve essere vista con sospetto66; tuttavia Humm ha dedicato
recentemente delle interessanti pagine allo studio comparativo dei
frammenti attribuiti ad Appio Claudio Cieco e di altri, a noi noti, di
Archita di Taranto67, personaggio di spicco del Pitagorismo magno
greco del IV secolo a.C. Le notevoli similitudini emerse da tale studio,
fanno indubbiamente riflettere: anche se falsi, i frammenti di Ap.
Claudio Cieco sembrerebbero essere comunque concepiti in un contesto
storico ed ideologico vicino a quello del Pitagorismo del IV secolo a.C.
Non si può parlare a pieno titolo di Pitagorismo romano: di una setta
pitagorica a Roma, sul modello della Magna Grecia, non abbiamo
notizie fino ai tempi di Nigidio Figulo. Si può, però, parlare di influenza
culturale pitagorica sulla classe politica romana.
Diversi indizi suggeriscono, inoltre, che questa influenza culturale
pitagorica, ha interessato anche una rilettura della storia del periodo
regio. Come hanno sostenuto la Storchi Marino68 e Gabba69, riprendendo
__________
66
S. P. Oakley, A Commentary on Livy, Books VI-X, vol. III, Oxford 2005,
p. 350 ss.
67
M. Humm, Appius Claudius Caecus, cit., pp. 521-540. Si veda anche C.
A. Huffman, Archytas of Tarentum, cit., pp. 324-336, per un’analisi
dettagliata del testo principale analizzato da Humm, la vetus oratio di Archita
riportata in Cic., Cato Maior 12, 39-41, la cui fonte potrebbe essere
Aristosseno.
68
A. Storchi Marino, Numa e Pitagora, cit., pp. 109-161.
69
E. Gabba, “Considerazioni sulla tradizione letteraria sulle origini della
Repubblica”, Les origines de la République Romaine. Entretiens sur
l'antiquité classique 13 (1967) (= Roma arcaica: storia e storiografia, Roma
2000), pp. 39-42.

169
DANIELE MIANO
______________________________________________________________________________

l’ipotesi di Ferrero70, la tradizione del Pitagorismo di Numa Pompilio


potrebbe con ogni probabilità risalire proprio alla fine del IV secolo a.C.
Gabba ha rilevato come tale tradizione potrebbe essere ricondotta ad
Aristosseno, personaggio della Taranto di metà del IV secolo a.C., che
aveva concepito una storia d’Italia in chiave pitagorica71. La Storchi
Marino ha sottolineato il ruolo che alcune gentes, le quali facevano
risalire la propria discendenza a Numa, sembrano aver avuto nella
creazione di questa tradizione (in particolare i Marcii e gli Aemilii
Mamerci)72.
È possibile che nella medesima epoca si sia voluto inserire un
elemento pitagorico anche nelle tradizioni riguardanti la fondazione
romulea della città? Grazie soprattutto agli studi di Wiseman, è noto che
il periodo a cavallo tra il IV e il III secolo a.C. ebbe indubbiamente un
ruolo molto importante nella formulazione delle tradizioni riguardanti
Romolo e la fondazione della Città73.
Ci è noto inoltre che, dal punto di vista archeologico l’area del
Palatino nei pressi del futuro sito del tempio di Apollo, ovvero quella in
cui le fonti situano la Roma Quadrata, fu valorizzata da numerosi lavori
in occasione dell’edificazione del tempio di Victoria (294 a.C.)74.
Si potrebbe ipotizzare che in un tale clima culturale di valorizzazione
e ripensamento delle tradizioni riguardanti le origini della città, ed al
__________
70
L. Ferrero, Storia del Pitagorismo nel mondo Romano, cit., pp. 340-345.
71
E. Gabba, “Considerazioni...”, cit., pp. 39-42.
72
A. Storchi Marino, Numa e Pitagora, cit., pp. 153-156. A proposito del
ruolo politico che varie gentes avrebbero avuto nella formazione del Numa
pitagorico si veda inoltre C. Santi, La costruzione annalistica della figura di
Numa. Apporti romano-sabini. Folklore italico. Tradizioni gentilizie.
Dissertazione di Dottorato di ricerca, Sassari 1993.
73
T. P. Wiseman, Remus: a Roman Myth, London 1995, passim.
74
Liv. 10, 33, 9. P. Pensabene, “L’interpretazione delle evidenze
archeologiche alla luce dei miti di fondazione”, Scavi del Palatino I, L’area
sud-occidentale del Palatino tra l’età protostorica e il IV secolo a.C., a cura
di P. Pensabene, S. Falzone, Roma 2001, pp. 14-19.

170
ROMA QUADRATA
______________________________________________________________________________

contempo di influenza culturale pitagorica, un elemento pitagorico


avrebbe potuto essere inserito nelle tradizioni romulee. I passi di
Aristotele sul dualismo pitagorico spiegano il valore che tale elemento
avrebbe potuto avere: se gli opposti pe/raj ed a)/peiron avevano un ruolo
nella creazione del cosmo, essi potevano avere evidentemente un ruolo
rilevante anche nella fondazione di una città, che si configura come
porre un limite all’illimitato, contrassegnando lo spazio urbano ed
escludendo lo spazio extra urbano.
Il periodo a cavallo tra il IV e il III secolo a.C. rappresenterebbe,
quindi, un primo momento in cui le influenze pitagoriche avrebbero
potuto manifestarsi nelle tradizioni riguardanti la Roma Quadrata. Il
monumento di cui parlano le nostre fonti avrebbe potuto essere stato
edificato, forse, in occasione dei lavori per la costruzione del tempio di
Victoria.
Se ripercorriamo le fonti letterarie relative alla Roma Quadrata, è
possibile proporre con maggior forza l’ipotesi dell’influenza pitagorica.
È noto che Ennio, la più antica fonte a noi pervenuta, sia anche stato uno
dei primi importanti divulgatori di concezioni di matrice pitagorica a
Roma75. Egli studiò probabilmente a Taranto, città di antiche tradizioni
pitagoriche, di cui abbiamo già accennato a proposito di Archita e
Aristosseno. Fu particolarmente legato a Catone e poi a M. Fulvio
Nobiliore, e infine al suo patrono più potente, Scipione l’Africano,
personaggio noto per le sue simpatie nei confronti della cultura greca ed
ellenistica76.
Vi sono all’interno della sua opera alcuni riferimenti a dottrine
pitagoriche: tra questi il noto sogno di apertura degli Annales, di cui
sono rimasti alcuni frammenti e le testimonianze di autori posteriori. Al
__________
75
Così L. Ferrero, Storia del Pitagorismo nel mondo Romano, cit., pp. 210-
211.
76
Sul rapporto tra Scipione l’Africano ed Ennio si veda L. Ferrero, Storia
del Pitagorismo nel mondo Romano, cit., pp. 210-211; F. W. Walbank, “The
Scipionic Legend”, PCPS 13 (1976), pp. 54-69; E. S. Gruen, Studies in Greek
culture and Roman policy, cit., pp. 106-123.

171
DANIELE MIANO
______________________________________________________________________________

poeta sarebbe apparso il fantasma di Omero per dargli spiegazioni e


insegnamenti sulle leggi dell’universo77, sulla trasmigrazione delle
anime, sulla sopravvivenza presso l’Acheronte di una forma intermedia
tra l’anima e il corpo78, ed infine per raccontargli di come, dopo la
morte, la sua anima, dapprima trasformata in pavone79, fosse rinata in
lui80.
Un’altra opera di Ennio, l’Epicharmus, comprendeva un sogno in cui
venivano rivelate dottrine cosmologiche81. Dal nostro punto di vista
questo componimento è particolarmente interessante, in quanto uno dei
protagonisti, Epicarmo appunto, era un commediografo siracusano del V
secolo a.C., che viene incluso da Giamblico nel catalogo dei Pitagorici82.
Ora, il Pitagorismo di Epicarmo è in realtà un argomento controverso,
ma è indubbio che ad un certo punto sia nata la tradizione di una sua
adesione al Pitagorismo che potrebbe aver influenzato Ennio83. Kahn ha
__________
77
Lucr., De rerum nat. 1, 126: rerum naturam expandere dictis.
78
Lucr., De rerum nat. 1, 120-123.
79
Sul Pavone nel sogno degli Annales si veda Pers., Sat. 6, 10-11: cor iubet
hoc Enni, postquam destertuit esse / Maeonides Quintus pauone ex
Pythagoreo. Tertull., de an, 33, 8: Pauum se meminit Homerus Ennio
somniante; sed poetis nec uigilantibus credam. Et si pulcherrimus pauus et
quo uelit colore cultissimus, sed tacent pennae, sed displicet uox, et poetae
nihil aliud quam cantare malunt. Damnatus est igitur Homeras in pauum, non
honoratus.
80
Porphyr., Ad Hor. Epist. 2, 1, 51-52. Ennius in principio Annalium
suorum se scripsit admonitum quod secondum Pythagorae dogma anima
Homeri in suum corpus venisset.
81
Cic., Ac. 51.
82
Giambl., Vita Pith. 166, 266.
83
Sul Pitagorismo di Epicarmo si legga D. Musti, “Pitagorismo, storiografia
e politica tra Magna Grecia e Sicilia”, Tra Sicilia e Magna Grecia. Aspetti di
interazione culturale nel IV sec. a.C. (Atti del convegno. Napoli 19-20 Marzo
1987), AION (Filol.) 9 (1989), p. 54, secondo cui il commediografo sarebbe
un pitagorico “in forma «criptica» (...) nel complesso e resistente ambiente
siceliota”, contra E. W. Handley, “Comedy”, The Cambridge History of

172
ROMA QUADRATA
______________________________________________________________________________

descritto questo lavoro come caratterizzato, dal punto di vista filosofico,


da “a stoic theory of elemental change, with a vaguely Pythagorean
flavour”84.
Da qui nacque la tradizione di Ennio come alter Pythagoras, come il
poeta viene descritto dalla tradizione successiva85. Essa non deve essere
chiaramente intesa in senso letterale. Come ha sottolineato Jocelyn, nella
cultura enniana erano presenti diversi elementi filosofici tratti da contesti
diversi, e quello pitagorico era solo uno di essi86. Ciò non toglie però,
come ammette lo stesso autore, che gli Annales e l’Epicharmus,
sembrano rivelare posizioni vicine al Pitagorismo87. Anche secondo
Goldberg è certo che Ennio, pur manifestando varie e numerose
influenze culturali, mostra una familiarità con gli insegnamenti di
Pitagora88.
Da quanto scritto finora, risulta evidente che Ennio avrebbe potuto
indubbiamente afferrare le implicazioni concettuali di una Roma
Quadrata concepita come elemento pitagorico. Anche Gabba ha
sottolineato che le influenze pitagoriche a Roma potrebbero essersi
rinvigorite dopo la presa di Taranto, durante la seconda guerra punica, e

__________

Classical Literature, Greek Drama, a cura di P. E. Easterling, Cambridge


1989, pp. 115-118 ove non si fa menzione del Pitagorismo di Epicarmo.
84
C. H. Kahn, Pythagoras and the Pythagoreans, cit., p. 87.
85
Schol. Ad Pers., 6, 11: ideo quintus dixit propter eam opinionem quae
dicit animam Pythagorae in pavonem translatam, de pavone vero ad
Euphorbum, de Euphorbo ad Homerum, de Homero autem ad Ennium. In tale
testo Ennio viene considerato una reincarnazione di Pitagora. Per una breve
discussione di tale tradizione si veda R. A. Brooks, Ennius and Roman
Tragedy, New York 1981, p. 16 n. 1.
86
H. D. Jocelyn, “The Poems of Quintus Ennius”, ANRW 1.2 (1972), a cura
di H. Temporini, p. 992.
87
Ibidem.
88
S. M. Goldberg, Epic in Republican Rome, Oxford 1995, p. 91.

173
DANIELE MIANO
______________________________________________________________________________

questo aiuta molto a capire la posizione di Ennio come intellettuale89. Si


potrebbe anche ipotizzare che sia stato Ennio stesso ad introdurre il
termine Roma Quadrata.
Abbiamo quindi identificato due momenti in cui il concetto di Roma
Quadrata avrebbe potuto svilupparsi in seguito ad influenze pitagoriche:
gli anni tra il IV e il III secolo a.C., quando l’area del Cermalus viene
sottoposta a dei lavori di monumentalizzazione durante la costruzione
del tempio di Victoria; e l’inizio del II secolo a.C., con l’opera di Ennio.
È anche possibile, tuttavia, che il concetto di Roma Quadrata abbia
avuto un’origine diversa, indipendente dal Pitagorismo, e che sia stato
quindi interpretato in epoche più recenti secondo le dottrine pitagoriche.
Tale circostanza mi sembra tuttavia meno probabile. Come abbiamo
avuto modo di vedere analizzando le fonti, la tradizione di una Roma
Quadrata come piccolo luogo sembra essere più antica e meglio
attestata di quella di una Roma Quadrata intesa come la città romulea.
Se questo è vero, mi sembra improbabile che si sia dato un nome così
singolare ad un piccolo edificio, senza delle precise motivazioni
ideologiche e filosofiche, come potrebbero essere quelle pitagoriche. Del
resto, l'urbanistica antica era spesso guidata da speculazioni di carattere
filosofico: un esempio famoso è Ippodamo di Mileto, noto architetto ma
anche filosofo e politologo, che nel V secolo a.C. cercò di applicare le
sue teorie all'architettura90. Tuttavia, è anche possibile che la
__________
89
E. Gabba, Roma arcaica, cit., p. 42.
90
Si veda R. E. Wycherley,”Classical city and sanctuaries”, The Cambridge
Ancient History, 5, a cura di D. M. Lewis, J. Boardman, J. K. Davies, M.
Ostwald, seconda edizione, Cambridge 1992, pp. 184-205. In particolare su
Ippodamo si veda I. Lana, “L'utopia di Ippodamo di Mileto”, Studi sul
pensiero politico classico, Napoli 1973, pp. 107-137. In C. L. Joost-Gaugier,
Measuring Heaven: Pythagoras and his Influence on Thought and Art in
Antiquity and the Middle Ages, Ithaca 2006, pp. 148-153, l'autrice ha
ipotizzato una possibile influenza specificamente pitagorica sull'architettura
del mondo antico. L'argomentazione della Joost-Gaugier si basa però
unicamente sulla connessione tra culto di Apollo e Pitagora e si finisce per
considerare qualsiasi tempio di Apollo “possibilmente” pitagorico. Si fa
riferimento in questo senso anche alla Roma Quadrata in relazione al tempio

174
ROMA QUADRATA
______________________________________________________________________________

denominazione Roma Quadrata abbia avuto un’origine indipendente e


possa essere stata interpretata secondo le teorie dualistiche pitagoriche in
un secondo momento.
Qualunque sia la sua origine, mi sembra molto probabile che, nel
testo di Varrone citato nel passo di Solino, la Roma Quadrata sia stata
interpretata secondo tali dottrine. L’erudito reatino di certo le conobbe
molto bene. È noto dalle fonti che nel I secolo a.C. vi fu a Roma un
revival di Pitagorismo, che Cicerone lega all’attività di Nigidio Figulo91.
Varrone, nonostante sia da escludere una sua adesione al circolo
pitagorico nigidiano92, ebbe un rapporto con il Pitagorismo che andò al
di là della curiosità intellettuale o della semplice simpatia. Egli scelse,
infatti, di farsi seppellire secondo le usanze dei Pitagorici: in un
sarcofago di argilla, con foglie di ulivo, di mirto e di pioppo nero93.
__________

di Apollo sul Palatino, ma l'autrice non tiene conto della maggiore antichità
del testo enniano rispetto al tempio. È possibile che ci sia stata una influenza
pitagorica nell'architettura antica, ma per indagarla sarebbe necessario uno
studio che analizzi con attenzione e prudenza le fonti letterarie e gli elementi
archeologici. Si veda ad esempio il tentativo di M. Humm di interpretare le
numerose opere del Comizio a Roma tra la fine del IV e l'inizio del III secolo
a.C. come innovazioni di ispirazione pitagorica. M. Humm “Le Comitium du
forum romain et la réforme des tribus d'Appius Claudius Caecus”, MEFRA
111.2 (1999), pp. 625-694.
91
Cic., Tim. 1: Multa sunt a nobis et in Academicis conscripta contra
physicos et saepe cum P. Nigidio Carneadeo more et modo disputata. Fuit
enim vir ille cum ceteris artibus, quae quidem dignae libero essent, ornatus
omnibus, tum acer investigator et diligens earum rerum quae a natura
involutae videntur; denique sic iudico, post illos nobiles Pythagoreos, quorum
disciplina extincta est quodam modo, cum aliquot saecla in Italia Siciliaque
viguisset, hunc extitisse qui illam renovaret. Sulla figura di Nigidio Figulo si
vedano A. Della Casa, Nigidio Figulo, Roma 1962; Nigidio Figulo, astrologo
e mago. Testimonianze e frammenti, a cura di. D. Liuzzi, Lecce 1983; D.
Musiał, “« Sodalicium Nigidiani » Les pythagoriciens à Rome à la fin de la
République”, RHR 218.3 (2001), pp. 339-367.
92
L. Ferrero, Storia del Pitagorismo…, cit., p. 319.
93
Plin., N. H. 30, 160.

175
DANIELE MIANO
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Ci risulta, in particolare, che scrisse due opere sulla teoria dei numeri,
purtroppo a noi non pervenute (L’Atticus sive de numeris e il De
principiis numerorum). Tuttavia alcune notizie riportate da Gellio ci
rivelano che, in esse, Varrone affrontò tematiche aritmologiche. Il
Reatino trattò, inoltre, delle teorie di armonia musicale, tradizionalmente
attribuite a Pitagora e delle loro implicazioni nel campo astronomico94.
Oltre a questi elementi indiretti, ci sono pervenuti alcuni brani di
Varrone nei quali si parla, probabilmente, di Pitagorismo. Ad esempio
del Tubero de origine humana ci sono pervenuti tre frammenti, che
sembrano ricondursi direttamente a concezioni cosmologiche orfiche o
pitagoriche95. I primi due frammenti a noi pervenuti paragonano il cielo
al guscio e la terra al tuorlo di un uovo96, concezione che, per Ferrero, è
riconducibile a quella dell’uovo cosmogonico degli orfici97 il quale,
come già ricordato, è stato associato da Burkert proprio al dualismo
pitagorico98. Nel terzo frammento, riportato da Censorino, si richiamano
concezioni di aritmetica e le loro implicazioni cosmologiche, riferite
esplicitamente a Pitagora99.

__________
94
Macr., Ad Som. Scip. 2, 1, 9 e Cens. 10, 7.
95
L. Ferrero, Storia del Pitagorismo…, cit., p. 324.
96
Prob., Ad Verg. Ecl. 6, 31 (Keil): Ad quam imaginem Varro mundo ovum
comparavi, in Logistorico qui inscribitur Tubero de origine humana, sic
dicens: coelum ut testa, item vitellum ut terra, inter illa duo humor,
quasi'ixma/j inclusus aer, in quo calor. In eodem etiam libro Varro
interpretatur vitellum appellatur, quia generet vitalia.
97
L. Ferrero, Storia del Pitagorismo…, cit., p. 324.
98
Supra, I.
99
Cens. 9: Hac Chaldaeorum sententia explicata transeo ad opinionem
Pythagoricam Varroni tractatam in libro, qui vocatur "Tubero" et intus
subscribitur "de origine humana"; quae quidem ratio praecipue recipienda ad
veritatem proxime videtur accedere.

176
ROMA QUADRATA
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Tuttavia, per quanto riguarda l’argomento di questo saggio, vi è un


passo di grande interesse in cui Varrone affronta il tema del dualismo
pitagorico:

Pitagora di Samo affermò che i principi di tutte le cose sono


doppi, come finito ed infinito, bene e male, vita e morte, giorno e
notte. Per cui, allo stesso modo, duali sono stato e moto o altrimenti
quadripartiti: ciò che sta fermo o si muove è il corpo, dove si
muove è il luogo, quando si muove è il tempo, ciò che è compiuto è
l’azione. La quadripartizione si capirà meglio in questo modo: il
corpo è come un corridore, il luogo lo stadio in cui corre, il tempo
l’ora in cui corre, l’azione la corsa.

Allo stesso modo avviene che, perciò, ogni cosa sia quadripartita ed
essa stessa eterna, poiché non c’è alcun tempo senza che vi sia stato
moto, infatti esso è l’intervallo del tempo; né vi è moto senza luogo e
corpo, poiché una cosa è ciò che si muove, un’altra il dove; dove non c’è
ciò che si muove, là non c’è azione; pertanto la quadriga dei principi è:
luogo e corpo, tempo e azione100.

L’esposizione varroniana presenta diversi problemi interpretativi,


soprattutto dal punto di vista del contenuto. È evidente la similitudine tra
la parte iniziale di questo passo e l’esposizione delle coppie dei contrari
riportata da Aristotele. Non c’è dubbio che Varrone faccia qui

__________
100
Varro, l. l., 5, 11-12: Pythagoras Samius ait omnium rerum initia esse
bina ut finitum et infinitum, bonum et malum, vitam et mortem, diem et
noctem. Quare item duo status et motus, utrumque quadripertitum: quod stat
aut agitatur, corpus, ubi agitatur, locus, dum agitatur, tempus, quod est in
agitatu, actio. Quadripertitio magis sic apparebit: corpus est ut cursor, locus
stadium qua currit, tempus hora qua currit, actio cursio. Quare fit, ut ideo
fere omnia sint quadripertita et ea aeterna, quod neque unquam tempus, quin
fuerit motus: eius enim intervallum tempus; neque motus, ubi non locus et
corpus, quod alterum est quod movetur, alterum ubi; neque ubi is agitatus,
non actio ibi. Igitur initiorum quadrigae locus et corpus, tempus et actio.

177
DANIELE MIANO
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riferimento alla stessa dottrina, seppure egli riporti solo quattro delle
dieci opposizioni aristoteliche e vi sia una coppia, vita et mors, che non
ha corrispettivo nella trattazione del filosofo greco. Per il resto: pe/raj -
a)/peiron corrispondono a finitus et infinitus, a)gaqo/n - kako/n a bonus
et malus, fw=j - sko/toj a dies et nox, h)remou=n - kinou/menon a status
et motus. La mancata corrispondenza di vita et mors con uno degli
opposti presenti nella lista aristotelica non crea particolari problemi.
Abbiamo già visto che dovevano essersi create nel tempo diverse
varianti delle liste di principi opposti, come quella a cui abbiamo
accennato, attestata in Plutarco.
Il fatto che nel paragrafo 12 Varrone sembra prendere spunto dalla
coppia di opposti status et motus per esporre una dottrina quadripartita,
evidentemente diversa da quella dualistica esposta all’inizio del
paragrafo 11, crea delle difficoltà interpretative101. Diversi studiosi si
sono dedicati all’esegesi di questo passo, proponendo soluzioni diverse.
Dahlmann ha sostenuto che la dottrina esposta da Varrone sarebbe una
Harmonisierung della dottrina dualistica pitagorica con un’altra, di
origine stoica102. Di contro Schmekel ha proposto la derivazione della
quadripartizione locus, corpus, tempus, actio dalle categorie
aristoteliche103. Nel suo studio sul settimo libro del De lingua Latina,
Piras ha espresso delle posizioni più prudenti, affermando che, a suo
parere, non si può determinare con sicurezza l’origine della
quadripartizione in Varrone104. Qualunque sia la genesi di tale teoria,
resta il fatto che è da escludere una derivazione diretta di Varrone dal
testo di Aristotele. L’erudito reatino, con ogni probabilità, era venuto a
__________
101
H. Dahlmann, Varro und die hellenistische Sprachtheorie, Berlin 1932, p.
37: "Entwerder, sollte man denken, folgt man einer Theorie, die besagt,
omnium rerum initia esse bina oder aber einer zweiten, nach der omnia
quadripertita et ea aeterna sind".
102
Ibidem: "Es liegt hier also eine Harmonisierung der pythagoreischen
Lehre mit einer anderen, und zwar der stoischen vor".
103
A. Schmekel, Die positive Philosophie, I, Berlin 1938, pp. 585-636.
104
G. Piras, Varrone e i poetica verba, Bologna 1998, pp. 41-56.

178
ROMA QUADRATA
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conoscenza di tale schema quadripartito tramite la mediazione di


Antioco di Ascalona, che avrebbe potuto fondere due dottrine di diversa
matrice filosofica105.
È soprattutto l’origine della quadripartizione che crea incertezza,
mentre non si ha ragione di dubitare della derivazione pitagorica della
dottrina dualistica esposta da Varrone, anche se, eventualmente, mediata
da una fonte di tipo diverso. Varrone dimostra, quindi, una certa
familiarità con la dottrina dualistica di cui parla Aristotele, ed è quindi
possibile che gli fosse nota l’interpretazione del quadrato come simbolo
cosmico. Questa ipotesi spiegherebbe definitivamente la giustificazione
varroniana della denominazione Roma Quadrata: dictaque primum est
Roma quadrata, quod ad aequilibrium foret posita, alluderebbe, quindi,
all’associazione tra status e quadratus presente nel dualismo pitagorico.
Se ricordiamo, come abbiamo accennato nel paragrafo I, che la dottrina
dualistica aveva un ruolo decisivo nella cosmogonia, si può
comprendere facilmente l’associazione del quadrato con l’atto di
fondazione della città, anch’esso atto cosmogonico per eccellenza106.

Per concludere, si può affermare che l’ipotesi iniziale si è dimostrata


utile a chiarire alcune questioni riguardanti la Roma Quadrata.
L’influsso pitagorico nella tradizione avrebbe potuto manifestarsi già nel
periodo più antico da noi preso in considerazione, a cavallo tra il IV e il
III secolo a.C. ed in tal caso le dottrine pitagoriche potrebbero essere
all’origine stessa della denominazione Roma Quadrata. Tale influenza è

__________
105
P Boyancé, “Les implications philosophiques des recherches de Varron
sur la religion romaine”, Atti del congresso internazionale di studi varroniani,
I, Rieti 1976, p. 144; G. Piras, Varrone, cit., pp. 54-55: “[....] se è vero che
Antioco ha tenuto presente nella sua dottrina anche teorie di provenienza
pitagorica, non è escluso che l’accostamento operato da Varrone tra
quadripartizione e pitagorismo sia di provenienza antiochea”.
106
Il collegamento tra la Roma Quadrata e dottrine filosofiche risulta del
resto anche dalla interpretazione astrologica di T. P. Wiseman, supra II.

179
DANIELE MIANO
______________________________________________________________________________

ancora più probabile nella concezione di Roma Quadrata in Ennio, visto


che il Pitagorismo sembra essere parte dell’identità culturale del poeta.
Infine, arrivando al I secolo a.C., e a Varrone in particolare, abbiamo dei
precisi riferimenti testuali che suggeriscono una conoscenza del
dualismo pitagorico che chiarirebbe alcune espressioni utilizzate
dall’antiquario nel descrivere la Roma Quadrata. L’influenza di una
speculazione filosofica spiegherebbe inoltre l’utilizzo simbolico
dell’espressione Roma Quadrata per indicare quello che, probabilmente,
era in origine un luogo di dimensioni ridotte e non l’intera città, da
sempre una delle questioni fondamentali nello studio di tale argomento.

DANIELE MIANO

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