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La cooperativa agricola “Il Forteto”
T
tuali, erano in 24 soci che riuscivano a ri- glie vivono nelle nove case coloniche ri- mento pubblico. Perché se non eravamo
UTTO PARTE DA UN GRUPPO DI AMI- distribuirsi ogni mese quelli che oggi sa- strutturate e si prendono cura dei 500 et- in grado di mantenerci da soli, allora tutto
CI. ERANO in 33, alcune coppie, rebbero 516 euro. Nell’ultimo anno il fat- tari di terreno. Le macchine sono in co- avrebbe perso senso». Decidono allora di
qualche famiglia. Nemmeno turato è arrivato a 18 milioni di euro, i soci mune; i conti si fanno insieme alla sera, uscirne facendo un grosso investimento
ventenni che negli anni 70 si sono 109 e lo stipendio - uguale per tutti - dopo cena. «Il momento più difficile è sta- per aprire il caseificio. È la soluzione giu-
riunivano in una parrocchia è di 2.600 euro. to alla fine degli anni 80: eravamo coperti sta: dalla fine degli anni 90 i bilanci di-
tra Prato e Calenzana. L’inse- «Quando abbiamo iniziato non sape- di debiti», ricorda Luigi. «Dall’87 avevamo ventano più che positivi. «Siamo diventati
gnamento di Don Milani in testa, una fat- vamo neanche che cosa imprenditori, una cosa per noi del tutto
toria abbandonata, quaranta pecore, tre fosse l’agricoltura», rac- imprevista, anche se non abbiamo come
mucche e cinque maiali. La storia del For- conta Luigi Goffredi, uno unico obiettivo il profitto». Nei 34 anni di
teto comincia così. Oggi la cooperativa dei fondatori. «Alcuni di storia del Forteto sono stati accolti oltre
agricola è il maggior esportatore di peco- noi erano studenti univer- cento minori, bambini o adolescenti con
rino toscano dop nel mondo: il formaggio sitari, altri lavoravano già alle spalle storie di disagio, abuso o ab-
prodotto nel loro caseificio si trova in come educatori. Già allora bandono. «Oggi ci sono più di dieci bam-
Giappone, Germania, Australia e Stati Uni- facevamo doposcuola per bini in affido da noi», spiega Goffredi.
ti. Da noi è da tempo approdato alla gran- i ragazzi disabili, assisten- Dal 1998 il Forteto è anche una fonda-
de distribuzione grazie alla Coop. Oggi su za e corsi di teatro per zione: «Per fare formazione», spiega Luigi,
70 lavoratori dipendenti, il 20% sono per- quelli che uscivano dal che ne è diventato il presidente. «Siamo
sone disabili. Per capire che cosa sono sta- riformatorio e per i primi convinti», conclude, «che quello che ab-
ti in grado di fare quei ragazzi, basta guar- immigrati». Tutto viene biamo fatto non è eccezionale e può es-
dare i loro bilanci: nel 1977 sono partiti da organizzato secondo una sere realizzato anche in altre realtà».
L
A GENTE VIENE DA NOI NON PER BONTÀ D’ANIMO ma che lavorano regolarmente nella cooperativa, modo che siano in grado di svolgere almeno
perché i nostri prodotti sono buoni». Eraldo cinque giorni alla settimana, dalle 8 alle 16. C’è due mansioni. Non facciamo “riabilitazione”,
Berti, tra i fondatori della cooperativa Conca anche un punto ristoro, i ragazzi stanno ai for- semplicemente lavoriamo con loro fianco a fian-
d’oro di Bassano del Grappa, ci tiene a preci- nelli e servono ai tavoli del ristorante. «Così ri- co, giorno dopo giorno». Un ruolo fondamen-
sarlo. La fattoria sociale si trova a poco più di baltiamo il concetto di inclusione: sono loro ad tale, riconosciuto dall’Azienda sanitaria locale,
due chilometri dal centro città, i clienti non accogliere chi viene a trovarci», dice il presi- con cui la Conca d’oro collabora sin dall’inizio.
mancano. «Anzi, facciamo fatica a star dietro a dente. Dal punto di vista economico, come regge
tutti gli ordini», dice Eraldo. I prodotti sono La cooperativa nasce nel 2006 grazie al con- tutta l’impresa? «Non prendiamo nessuna sov-
quelli tipici della zona, tributo della Fondazione Pirani-Cremona. Lo venzione pubblica. Un contributo importante
dall’asparago bianco al storico ente bassanese mette a disposizione la ci arriva dalla Fondazione Cariverona o da sin-
broccolo. Tutto rigorosa- fattoria, una struttura della seconda metà del gole donazioni, il resto è tutto frutto del nostro
mente biologico. «Abbia- diciannovesimo secolo, e il fondo di circa sette lavoro. Nonostante la crisi del settore, gli affari
mo un punto vendita nel- ettari. «Sin dall’inizio abbiamo fatto corsi di or- vanno bene: nell’ultimo bilancio il fatturato è
la nostra sede», continua ticultura rivolti a persone con disabilità, muo- stato di 600mila euro», risponde Berti. Per que-
Berti, «in più ogni setti- vendoci nell’ambito di progetti della Comunità sto si possono permettere di vendere le loro 35
mana siamo con la nostra Europea», spiega Berti. Oltre che luogo di lavo- varietà di ortaggi a prezzi competitivi, nella me-
bancarella al mercato cit- ro, per i ragazzi, soprattutto disabili mentali, la dia di quelli di mercato. «E poi la comunità lo-
tadino». Con la particola- Conca d’Oro è anche una comunità alloggio. cale ci è molto vicina», aggiunge Berti. «Quando
rità che a vendere i pro- «Ma qui nessuno la chiama così, per loro è sem- abbiamo dovuto ristrutturare la fattoria son ve-
dotti ci sono anche i ra- plicemente la casa», dice Berti. Per essere inse- nuti a darci una grossa mano gli alpini di Bas-
gazzi che li hanno colti- riti nell’attività seguono dei veri e propri corsi. sano del Grappa. Ormai tutti qui sentono questa
vati: 12 giovani disabili «Cerchiamo di insegnargli il più possibile, in realtà come propria». [A.S.]