Sono rigorosamente Vietati la Riproduzione, la Traduzione, l'Adattamento, anche parziale e/o per estratti, per qualsiasi uso e con qualsiasi mezzo effettuati, senza la preventiva Autorizzazione scritta dell' Editor del " Notiziario Massonico Italiano" e comunque sempre con l'Obbligo di citare l' Autore e la Fonte.
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Premessa E' notorio come gli avvenimenti maturati e susseguitisi da alcuni anni in più raggruppamenti massonici nazionali (ma se Sparta piange, Atene non ride: così che anche al di fuori dell'Italia la situazione è in più parti complessa, disarmonica, ricca di divisioni sostanziali) abbiano determinato fiere contrapposizioni interne – talvolta sfociate persino in ricorsi alle Autorità profana -, separazioni laceranti, nonché il conseguente quanto irresistibile impulso di riprendere un proprio autonomo (autòs nomòs, appunto: nelle scelte e nelle decisioni) e libero percorso così sottraendosi alla rituale “sottomissione e obbedienza” dovuti ovvero prestati ad una qualche Gran Maestro e/o Sovrano. In verità, negli ultimi 8-12 mesi tale pulsione ha pervaso sempre più Fratelli estendendosi di conseguenza a sempre più numerose Logge, che – queste ultime attraverso la denunzia anche delle modalità con cui venivano perseguite le idealità fondanti - hanno proceduto ad un formale atto di distacco fisico e amministrativo così riprendendo piena autonomia e sovranità per poter continuare i propri Lavori con più ampio respiro, con serenità e con una ritrovata armonia. Un susseguirsi di episodi sempre più frequenti che è ormai scaturito in un vero e proprio movimento: un movimento, questo, che assume spesso i contorni clamorosi della pubblica quanto irrituale denunzia delle presunte manchevolezze altrui e della feroce reprimenda di scandali ed abusi, e che si sta spargendo con una certa qual rapidità, figlia dell'insofferenza – quando non della nausea - in cui ormai versano molti contesti. E' evidente come - con il tempo, complice anche il web (che veicola rapidamente notizie e iniziative) - siano fioriti i contatti tra Fratelli e/o Logge autonomi/e che – proprio perché tali – si chiedevano come potersi efficacemente collegare gli/le uni/e agli/alle altri/e, senza per ciò correre il rischio di dover patire nuovi vincoli, come pure senza doversi nuovamente sottomettere ad una qualche pur autorevole figura. In estrema sintesi: tanto lacerante era stata la loro esperienza, tanto cocente era stata la loro delusione nel dover abbandonare il precedente contesto, tale era stato il loro doloroso rammarico nel doversi distaccare dagli altri Fratelli, che ferma era la decisione di non convergere verso altre Grandi Logge ovvero verso contesti comunque già organizzati: per non sottostare ad anomalie, irritualità, irregolarità e/o bizzarrie di soggetti definiti Gran Maestri o Sovrani. Una sorta di shock post-traumatico, che li faceva rifuggire da forme già organizzate amministrativamente e ritualisticamente (Grandi Orienti, Gran Logge, et similia), per trovare una nuova e diversa via di comunicazione inter- Logge finalizzata a stimolare la crescita personale e di gruppo come pure il normale dialogo e confronto (senza i quali, è evidente, l'azione massonica diviene talmente povera e sterile da suggerire il più proficuo rifugio nel proprio Tempio Interiore). C'è un “ma”, però, negli sviluppi di queste manifestazioni che - tentando di aggregare in modo semi-informale e secondo nuovi o rinnovati schemi più Logge resesi autonome - provano ad individuare, tracciare e quindi percorrere un comune cammino iniziatico, culturale e umano: questo “ma” è la mancanza di precisione – e quindi chiarezza e determinazione - non tanto negli obiettivi (che, ci permettiamo qui rammentare, devono essere enunciati chiaramente e correttamente, comuni, trasparenti e infine condivisi: come in qualsiasi pratica aggregativa e/o rappresentativa) ma il modo di pervenire all'identificazione della road-map da seguire. Ossia, se si debba prevedere un eventuale ruolo di coordinamento e secondo quali modalità; l'eventuale valenza di un Rito che potrà valutarsi di adottare (sempre che si possa prefigurare una volontà di accedere a gradi successivi a quelli Simbolici); l'incidenza che può esercitare il limitare ovvero ampliare la visione iniziatica attraverso l'inclusione, nella fase costruttiva, di elementi che pratichino ritualità diverse dallo scozzesismo; come pure forme aggregative non ortodosse in quanto non tradizionali (là dove la c.d. Tradizione intendano riferirsi sia datata qualche anno dopo il 1717, e venga correlata agli enunciati di cui ai Landmarks comunemente seguiti: anche se a loro volta queste indicazioni possono dare la stura ad un ulteriore, ampio dibattito con il conseguente confronto di tesi ed antitesi). Per offrire un contributo alla chiarezza che dovrà informare quanti intenderanno affrontare con evidente serietà il non semplice contesto dell'autonomia, mi permetto di fissare su questi fogli alcuni elementi “certi” (in quanto sostenuti da ampia letteratura storica e filosofica) ed “invariabili”: ossia che non possono essere soggetti a modifiche e/o alterazioni, pena la totale irregolarità ed irritualità di ciò che si potrà fare oppure di ciò che come conseguenza potrebbe poi nascere ed essere viziato fin da subito. Cercherò di essere sintetico là dove taluni argomenti sono certamente più che noti a chi leggerà, soffermandomi solo dove credo sia utile sottolineare o porre in evidenza aspetti poco esplorati o che taluno potrebbe avere non ben chiari o ritenere ovviabili se non di scarso interesse. Inizio proprio dal titolo, “Loggia di San Giovanni”, studiandone – con Voi che potrete e vorrete leggere – aspetti dell'origine; in una seconda parte intendo trattare alcune particolarità soggettive di “San Giovanni”; nella terza e ultima parte un'analisi tanto sull'attualità come pure sui riflessi operativi – d'ordine simbolico, come ritualistico: specie per chi intenda operare in autonomia – che comporta oggi il definirsi “Loggia di San Giovanni” – o assumerne il titolo o il semplice riferirsi ad esso. Una precisazione: il riferimento a fonti bibliografiche vuol costituire uno stimolo alla ricerca ed all'approfondimento, così da non considerare mai esaurita una qualsivoglia tematica. Per ultimo un nota personale: fin da prima della mia Iniziazione, studiandone ed avendo come Primo Maestro il mio amato Genitore, Francesco Bellantonio, ho considerato che era stata solo la “Massoneria Moderna” a nascere dopo il 1717, mentre quella che io definisco ormai da due lustri la Massoneria delle Antiche Pietre è costituita dagli elementi e dal filosofare di quella antecedentemente operante, che per me costituisce l'Originaria Tradizione e quindi il Pozzo di Conoscenze presso cui pur cautamente poter attingere. Una Tradizione che ha tracce certe, fatte di studi, di continue scoperte e di approfondimenti, che unisce arti e scienze antiche, profondi sentimenti devozionali a profonde radici di libertà (di pensiero, di popoli, di animi e di cuori: dell'Uomo, in ogni sua più nobile espressione), unite al filosofare di tanti saggi giunti alla soglia della Conoscenza. Una soglia che, nell'Attimo Finale, viene varcata ed oltre la quale qualcosa di Inimmaginabile e Sublime ci guiderà in un'esperienza nuova e diversa: un Cammino di Conoscenza nella Vera Luce che emana da Colui che è l'Uno. Ed il Tutto.
Parte I° : il riferimento iniziatico a “SAN GIOVANNI”
I Franchi Muratori delle Confraternite di San Dionigi e di San Giovanni - che in Italia presero anche il nome di Maestri Comacini - si misero all'opera per costruire la prima Cattedrale Gotica, alla cui ombra fiorì l'Ermetismo. Come noto, i Franchi Muratori – siamo ancora nella Massoneria Operativa, l'epoca della Muratorìa, ben prima della famosa data del 1717 ! - dedicarono a San Dionigi la prima Cattedrale: questa fu il modello simbolico di tutte le altre che seguirono. E' dunque vero che San Dionigi e San Giovanni furono citati e indicati anche prima di allora – tanto del 1717 che della costruzione della prima Cattedrale Gotica - con devozione e rispetto dalle varie Confraternite di Franchi Muratori e di Tagliatori di Pietre, ma è altrettanto vero che la storiografia più ampia (ivi inclusa quella parte “leggendaria” basata comunque su decise tracce storiche: talvolta decise, talaltra superficiali) ci indica molti patroni dei Muratori e dei Tagliatori di Pietre: ad esempio San Biagio, San Gregorio, San Luigi, San Marino, i Quattro Santi Coronati, Santo Stefano, San Tommaso, e forse altri che le cronache ad oggi ci celano, tra i quali certamente anche una donna: Santa Barbara. Cito anche un San Alessandro di Scozia, i cui riferimenti nelle Corporazioni non sono molto consistenti ma in onore del quale fu intitolata quella Loggia Madre di Parigi presso la quale fu nominato Gran Maestro il venezuelano Simon Bolivar. Tra le varie annotazioni una risalta in modo particolare: tra le ricorrenze che i Franchi Muratori ed i Tagliatori di Pietre tradizionalmente celebravano con significativo riguardo, vi erano le festività dell'Ascensione e dell'Assunzione. Tematica – questa - circa la quale sto ultimando particolari e specifici approfondimenti, ma comunque segno certo dell'animo devozionale che allora era certamente evidente e preminente rispetto a quella laicità che scaturì successivamente ed in modo prorompente da due grandi avvenimenti: Rivoluzione Francese e Illuminismo. Una laicità che, proprio con l'avvio nel 1717 della “Massoneria Moderna”, trovò uno dei suoi cardini nell'ammantarsi di laicismo: una degenerazione quindi, che aveva la propria chiave di lettura nell'anticlericalismo – in generale – e nell'anticattolicesimo in particolare. Una posizione che – complici diversi enunciati rituali e regolamentari, costituenti le fondamenta della Massoneria Moderna, – venne di fatto “fatta propria” da tutto ciò che ebbe vita da quella nuova fase costituente: fu anche la nascita di cattive o strumentali interpretazioni di antiche Tradizioni – quelle della Massoneria delle Antiche Pietre, come io amo definirla – e l'innescarsi, sovente, di scontri e polemiche con gli ambienti confessionali. Contrasti, come ho sostenuto in altri miei scritti, profondamente ingiusti perché immotivati; frutto di una non-conoscenza (ma oserei dire “voluta cattiva applicazione”) di precise parole e di precisi concetti espressi da chi – costituendo le Confraternite – non si era di certo posto “contro” questa o quella forma religiosa: bensì “al di sopra”, perché “al di sopra” delle umane passioni e “al di sopra” di tutto ciò che potesse innescare contrasti o liti tali da sconvolgere gli equilibri e l'armonia interni. Ma di San Giovanni – sia esso il San Giovanni Battista o il San Giovanni Evangelista - quale patrono dei Massoni, non c'è traccia certa; ma nonostante ciò ormai entrambe le ricorrenze sono molto sentite e celebrate, soprattutto per le coincidenze solstiziali ed il complesso simbolismo che ad esse viene collegato. Più fonti autorevoli riconducono la devozione a San Giovanni (i riferimenti talvolta sono contraddittori, però) alla devozione espressa dai Cavalieri Templari: devozione che, con il trasferirsi dei Cavalieri nelle fila della Massoneria, sarebbe stata adottata da quest'ultima. Personalmente, sono dell'avviso che questa pur dotta ricostruzione abbia inconfessati margini di inesattezza, ritenendo che il riferimento a San Giovanni possa essersi manifestato anche antecedente – e di molto tempo - a quel periodo: forse in modo meno evidente - oserei dire meno “materiale”, operativo - ma molto più spirituale, velato, filosofico e interiore: guardando più al Cielo che alla Terra, ad una visione cosmologica piuttosto che ad una visione terrena (pur se “universale”, secondo la nostra ottica; la stessa ottica delle confessioni religiose come pure – è utile, al riguardo, averne consapevolezza storica, filosofica e sociale - di alcuni contesti settari, molte volte deviati, che si considerano anch'essi universali se non addirittura padroni del mondo). Fermo restando tutto quanto sopra indicato, e notato come tutto venga definito in modo più evidente in un tempo successivo alle originarie Confraternite dei Muratori e dei Tagliatori di Pietre, è innegabile (cfr. Oswald Wirth) che la contemporanea indicazione di “Loggia di San Giovanni” derivi dal riferimento che nell'Evo di Mezzo contraddistingueva le Corporazioni di costruttori (Muratori, Tagliatori di Pietre). Erano queste le vere “Confraternite di San Giovanni” cui nel tardo periodo si unirono le “Confraternite di San Dionigi”: queste ultime, non un alter bensì frutto della pur graduale separazione allora verificatasi e dovuta ad una diversa identificazione e valutazione degli obiettivi da perseguire, come pure ad un rarefarsi dell'attività operativa ossia manuale. A ben vedere, a mio avviso, furono quelli i prodromi della divisione da cui ebbe avvio quella che - molto tempo dopo - sarebbe diventata la divaricazione sempre più marcata tra “operativi” e “speculativi”. In San Giovanni Battista, il Precursore, si identificarono le c.d. Logge di Rito Francese ovvero Riformato o Moderno, mentre in San Giovanni Evangelista - autore dell'omonimo Vangelo, indicato anche come Vangelo dello Spirito, visto lo spessore esoterico già evidente fin dal prologo – si identificarono quei Massoni che identificarono nello Scozzesismo e nelle sue Regole il loro riferimento. Trascurando in questa sede ogni commento sulle libere scelte adottate da talune Grandi Logge o Grandi Orienti che nel loro quotidiano poco si riferiscono all'originario scozzesismo – che per loro diviene “accessorio” piuttosto che “fondamentale” -, ricordiamo che in alcune Logge si pone la Bibbia aperta proprio sulla prima pagina del Vangelo di Giovanni l'Evangelista. quella che, appunto, inizia così: In principio erat Verbum Nel principio era la Parola et Verbum erat apud Deum, e la Parola era con Dio, et Deus erat Verbum. e la Parola era Dio. (...) (...) L'apertura del Libro Sacro – per noi, la Bibbia - per tanti è un gesto solenne, ricco di simbolismo e di allegorie; ma molti vivono il momento prodromico alla dichiarazione di Apertura dei Lavori con scarsa immedesimazione, vivendo quasi con superficialità routinaria una gesto ed una serie di allegorie che per me equivale allo scuotimento che può generare nell'anima, nella mente e nel corpo il fortissimo suono di un gong nel silenzio assoluto. Personalmente condivido le osservazioni di molti studiosi: San Pietro simbolizza la chiesa esteriore, San Giovanni Evangelista la chiesa interiore, la chiesa dello spirito. Da questa considerazione, e riconducendoci d'un balzo a questa mia nota, e quindi all'utilizzo dell'espressione “di San Giovanni” per qualificare o titolare le Logge, si è voluto vedere un legame alla Gnosi: da più e più parti autorevolmente considerata la dottrina interiore e per ciò segreta – ossia, nascosta e profonda - della Chiesa. Non dimentichiamo che l'invocazione a S. Giovanni è una costante nella Massoneria contemporanea (quella “moderna”, per intenderci): motivo per cui - io, Scozzese – non vedo nessun problema a festeggiare solennemente l'Evangelista – quale nostro Patrono - il 27 Dicembre, ed onorare il Battista il 24 Giugno. Entrambe le ricorrenze hanno riferimenti, contenuti e significati esoterici ed essoterici diversi, ma riconducibili ad un'unica Verità; questo mi sembra un buon motivo per tenerle entrambe in grande considerazione: ovviamente, avendo cura di evidenziare, spiegare e far comprendere ai Fratelli quali sostanzialità contraddistinguano le due Figure. La “seconda parte”, che seguirà tra qualche giorno, tratterà la “Figura di San Giovanni”.
Sul Crinale... Tavola Massonica Del Fratello Domenico Vittorio Ripa Montesano Gran Maestro Della Gran Loggia Phoenix Degli ALAM ® MASSONERIA UNIVERSALE