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Piazza”
Prof.ssa Di Bernardo Cristina
Questo contrasto tra ideale e reale è presente nella vita dello stesso Ariosto
che desiderava, per esempio, la pace degli studi letterari ed è invece obbligato
a fare il, funzionario di corte. La stessa vita di corte, da molti vista come il
modello ideale del mondo, sede privilegiata di armonia, arte, raffinatezza,
ordine e valori ai quali la cultura rinascimentale aspira, in realtà è sede di
intrighi, falsità, ipocrisie, clientelismi.
Il desiderio di qualcosa, dunque, si scontra sempre con la sua irraggiungibilità e
così è per l’amore, la gloria guerresca, o letteraria.
Orlando diventa folle proprio perché non riesce ad accettare questo divario tra
ideale e reale, né che “la divina e perfetta” Angelica sia una donna terrena,
reale e sottoposta alle conseguenti passioni.
Orlando è uno sconfitto dalla vita. Perdendo Angelica, ha perso in colpo molti
ideali: si è comportato da perfetto cavaliere rispettando e proteggendo
Angelica, ma lei si è data ad un altro, ha difeso i valori di amicizia e fedeltà e la
donna da lui amata è stata messa in palio come premio.
Orlando è l’ironico simbolo del destino umano: tanta fatica per non stringere
nulla!
Per Ariosto, invece, il contrasto tra ideale e reale può trovare la sua sintesi
nell’arte in generale e nella letteratura in particolare, grazie all’ironia che
permette di comprendere le cose a fondo, mantenendo però un distacco
superiore.
La letteratura non deve, quindi, essere solo divertimento e mezzo per fuggire
dalla realtà , ma anche la più alta espressione della dignità umana e della
capacità dell’uomo di comprendere e dominare la realtà anche quando è
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negativa e dolorosa. Per Ariosto l’uomo deve essere capace di guardare la vita
con serena e laica tolleranza, senza cadere nell’ottimismo o nel pessimismo
estremi.
La dignità e la saggezza dell’uomo stanno anche nell’accettazione dei propri
limiti, nella consapevolezza dell’esistenza di contraddizioni che vanno
affrontate, però, a testa alta.
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LA PERDITA DELL’OGGETTO DEL DESIDERIO: LA
FOLLIA FURIOSA
La cultura del ‘500 modifica questa visione e segna una frattura con la
mentalità medievale. Il laicismo, infatti priva la povertà e la follia del rimando
ultraterreno ed esse divengono solo un terreno disordine umano. Esse sono,
quindi un problema di ordine pubblico. Non a caso, è proprio nel ‘500 che
compaiono le prime leggi contro la mendicità ed il vagabondaggio. Per quanto
riguarda la follia il problema è ancora più serio. Essa riguarda la profondità
dell’animo umano ed è difficile ridurla ad un problema di ordine sociale (questo
avverrà nel secolo successivo, quando negli Stati nazionali assoluti verranno
costruiti degli appositi edifici nei quali poveri, vagabondi e folli,
indistintamente, verranno rinchiusi e trattati come un problema da risolvere
con misure di Polizia)
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diventando “furioso”. Questo avviene quando non accetta di non poter
raggiungere l’oggetto del suo desiderio , quando cerca a tutti i costi di
raggiungere un sogno irraggiungibile e non accetta quindi la realtà. A tutti gli
uomini capita prima o poi, di inseguire una qualsiasi Angelica, o di perdersi in
un palazzo di Atlante; ogni uomo insegue un ideale irraggiungibile e quindi
tutti siamo condannati a non veder realizzato il nostro desiderio.
Esiste, tuttavia, una via di uscita: l’autoinganno (si dà la colpa a qualcun
altro, al destino, alla malasorte…). Ci si autoconvince cioè, di avere ancora la
possibilità di raggiungere l’oggetto del desiderio e si nega l’atroce verità che
esso non ci sia più.
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IL PALAZZO DI ALTLANTE : GLI UOMINI
PRIGIONIERI DEL DESIDERIO
Il tema della ricerca è tipico della letteratura romanzesca, tuttavia nel “Furioso”
, esso assume toni diversi rispetto, per esempio, i romanzi cortesi o arturiani. In
Ariosto la ricerca non porta mai a nulla, non è un percorso di formazione , è
spesso una ricerca a vuoto, l’inseguimento di un sogno vano, correndo dietro al
quale ci si può perdere nel labirinto della vita
Angelica è descritta da Ariosto con pochi tratti e non ha una personalità ben
delineata. L’unica costante, nel suo personaggio è la fuga. Ella fugge in
continuazione e il variare dei suoi sentimenti non dipende da lei, ma da una
condizione esterna.
Più che una donna in carne ed ossa, è un puro simbolo dell’Eros, è l’oggetto del
desiderio che coinvolge tutti e sconvolge l’ordine sociale.
Angelica è inafferrabile, sfuggente, tenera e diabolica, astuta ed ingenua,
preda e cacciatrice. E’ una cosa ed il suo contrario, è il simbolo della varietà
umana. Non solo: Angelica è metafora della vita stessa, in quanto tutti la
inseguono per dare pienezza al proprio essere , ma nessuno la raggiunge mai,
è l’inafferrabile oggetto del desiderio.
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Angelica rappresenta, inoltre, l’amore, ideale irraggiungibile, ma anche primo
motore delle nostre azioni. L’amore è il sentimento che dà pienezza
all’esistenza ed è capace di spingerci a grandi imprese, pur rimanendo però,
sempre un passo avanti , vicino, ma irraggiungibile. Il filo conduttore di tutto il
poema di Ariosto è dunque l’amore come scopo a cui tendere.
La descrizione dell’amore come desiderio non appagato ha un forte valore
metaforico: l’uomo è un essere sognate e desiderante e ognuno ha il suo fine
da raggiungere per dare senso alla vita. Angelica è il simbolo dello scopo di cui
ogni uomo ha bisogno per sapere di esserci. Per questo Angelica è
perennemente in fuga. Lei dà senso alla storia finché è irraggiungibile. Quando
un Medoro qualsiasi la possiede , lei esce dalla narrazione. Questo vuol
significare che l’ideale, una volta conquistato non è più importante, non dà più
senso alla vita. All’uomo che è privato dell’oggetto del desiderio non rimane più
nulla se non la rabbia, la furia, la perdita della ragione.