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LA DIFESA DEL POPOLO

5 GIUGNO 2011

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T I T O B O E R I , E C O N O M I S TA

Ricette per la ripresa delleconomia nellItalia in piena stagnazione


Migliorare si pu e si deve, sempre. Il presupposto per innanzitutto quello di riconoscere la gravit della situazione esistente: lItalia il paese che cresciuto meno in Europa dal 2001, lunico dellarea Ocse, il club dei paesi democratici pi ricchi e industrializzati, il cui reddito non aumentato sensibilmente negli ultimi dodici anni. Certo nei numeri c lo zampino della crisi, che per non ha fatto che mettere in luce un dato strutturale della nostra economia. questa la tesi di Tito Boeri, docente di economia alla Bocconi e animatore del sito www.lavoce.info durante un seminario tenuto alla scuola Galileiana di Padova lo scorso aprile. I dati presentati (disponibili sul sito www.scuolagalileiana.unipd.it) sono impietosi: con lultima crisi ogni famiglia in media ha perso mille euro, annullando di fatto dieci anni di crescita di ricchezza: molto pi di quanto non sia accaduto negli altri paesi europei. E per il futuro le prospettive non sono migliori, visto che lItalia sta dimostrando di reagire molto pi lentamente di altri paesi: negli Stati Uniti infatti il reddito gi tornato ai livelli pre crisi, mentre Francia e Germania riusciranno a raggiungere lobiettivo presumibilmente entro questanno o il prossimo. Senza considerare che i cosiddetti paesi emergenti ad esempio Cina, India e Brasile in realt non si sono mai fermati. sere un vero risanamento dei conti pubblici, che proprio lEuropa in questo momento ci sta chiedendo; crescere significa inoltre stabilizzare la spesa pensionistica, migliorare la qualit dellassistenza sanitaria, avere la possibilit di ridurre le tasse... Basti pensare che se il trend non si inverte nel 2013 il nuovo governo, per rispettare gli impegni presi, dovr varare una manovra economica di almeno 40 miliardi di euro: soldi che dovranno venire quasi tutti da tagli e dallaumento delle tasse, con il rischio di deprimere ulteriormente leconomia. Fino a questo momento lItalia riuscita a tenersi fuori dallocchio del ciclone che ha investito i cosiddetti Pigs (Portogallo, Irlanda, Grecia e Spagna), grazie a unaccorta politica di bilancio; per il futuro per il nostro paese condannato a trovare una via per tornare a crescere. Come? A chi dice che lItalia non pu in questo momento permettersi delle riforme, Boeri risponde con una serie di ricette a costo zero, che dovrebbero garantire una serie di stimoli per leconomia.

MODELLO UNICO
DI CONTRATTO

UN TREND NEGATIVO
DA INVERTIRE

Il nostro paese insomma, sempre pi diventato negli ultimi anni un modello di stagnazione piuttosto che di sviluppo, e la crisi non ha fatto che acuire e rendere pi evidente un malessere diffuso. Si tratta di un bel problema, al di l di quanti auspicano anche nel nostro paese una decrescita economica, magari dolce, che porti alla messa in discussione del modello consumistico e a un minore sfruttamento delle risorse naturali. Certamente siamo tutti chiamati a riconsiderare consumi e stili di vita, bisogna per ricordare che senza crescita non ci potr es-

Innanzitutto, per quanto riguarda il mercato del lavoro, si propone lintroduzione di un modello unico di contratto di lavoro, a tempo indeterminato e con tutele progressive, per garantire alle imprese flessibilit in entrata e ai lavoratori un percorso di lungo periodo. Oggi il 90 per cento delle assunzioni avviene con contratti temporanei: una situazione che non spinge a investire sul capitale umano, non sostiene consumi (perch produce incertezza) e rischia inoltre di squilibrare la bilancia pensionistica, visto che nel lavoro precario si versano pochi contributi. Una seconda proposta riguarda la ripresa del cammino delle privatizzazioni ad esempio con una vera privatizzazione di poste e ferrovie e soprattutto la liberalizzazione delle professioni: le barriere allingresso e le tariffe minime limitano la concorrenza, penalizzando i giovani e pi in generale i consumatori.

Gli economisti de lavoce. info propongono infine una sempre maggiore internazionalizzazione e apertura delleconomia, la delegificazione e soprattutto un riequilibrio della spesa pubblica, oggi fortemente sbilanciata a favore delle politiche previdenziali (che in Italia arrivano al 37,29 per cento della spesa corrente, contro il 21,60 per cento del Regno Unito), a scapito di istruzione e ricerca, ambiente e politiche di sviluppo. Certo: il fatto che siano a costo zero per le casse dello stato non significa che queste proposte siano indolori e nemmeno neutre. La proposta, ad esempio, di trasformare detrazioni per

familiari a carico in sussidi condizionati allimpiego, se da una parte ha il merito di tentare di dare finalmente uno stimolo al lavoro femminile (uno dei pi bassi in Europa), dallaltra rischia di penalizzare le famiglie monoreddito, le pi esposte al rischio della povert. E rischia di umiliare ulteriormente il lavoro casalingo di tante donne che, in particolare nelle famiglie numerose, sono spesso costrette a rimanere a casa dalla carenza drammatica di servizi di cura essenziali. Non forse lideale per un paese come il nostro, in cui la crisi demografica forte almeno quanto quella economica.
Daniele Mont dArpizio

TTica CAVALLI
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