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5 GIUGNO 2011
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T I T O B O E R I , E C O N O M I S TA
MODELLO UNICO
DI CONTRATTO
UN TREND NEGATIVO
DA INVERTIRE
Il nostro paese insomma, sempre pi diventato negli ultimi anni un modello di stagnazione piuttosto che di sviluppo, e la crisi non ha fatto che acuire e rendere pi evidente un malessere diffuso. Si tratta di un bel problema, al di l di quanti auspicano anche nel nostro paese una decrescita economica, magari dolce, che porti alla messa in discussione del modello consumistico e a un minore sfruttamento delle risorse naturali. Certamente siamo tutti chiamati a riconsiderare consumi e stili di vita, bisogna per ricordare che senza crescita non ci potr es-
Innanzitutto, per quanto riguarda il mercato del lavoro, si propone lintroduzione di un modello unico di contratto di lavoro, a tempo indeterminato e con tutele progressive, per garantire alle imprese flessibilit in entrata e ai lavoratori un percorso di lungo periodo. Oggi il 90 per cento delle assunzioni avviene con contratti temporanei: una situazione che non spinge a investire sul capitale umano, non sostiene consumi (perch produce incertezza) e rischia inoltre di squilibrare la bilancia pensionistica, visto che nel lavoro precario si versano pochi contributi. Una seconda proposta riguarda la ripresa del cammino delle privatizzazioni ad esempio con una vera privatizzazione di poste e ferrovie e soprattutto la liberalizzazione delle professioni: le barriere allingresso e le tariffe minime limitano la concorrenza, penalizzando i giovani e pi in generale i consumatori.
Gli economisti de lavoce. info propongono infine una sempre maggiore internazionalizzazione e apertura delleconomia, la delegificazione e soprattutto un riequilibrio della spesa pubblica, oggi fortemente sbilanciata a favore delle politiche previdenziali (che in Italia arrivano al 37,29 per cento della spesa corrente, contro il 21,60 per cento del Regno Unito), a scapito di istruzione e ricerca, ambiente e politiche di sviluppo. Certo: il fatto che siano a costo zero per le casse dello stato non significa che queste proposte siano indolori e nemmeno neutre. La proposta, ad esempio, di trasformare detrazioni per
familiari a carico in sussidi condizionati allimpiego, se da una parte ha il merito di tentare di dare finalmente uno stimolo al lavoro femminile (uno dei pi bassi in Europa), dallaltra rischia di penalizzare le famiglie monoreddito, le pi esposte al rischio della povert. E rischia di umiliare ulteriormente il lavoro casalingo di tante donne che, in particolare nelle famiglie numerose, sono spesso costrette a rimanere a casa dalla carenza drammatica di servizi di cura essenziali. Non forse lideale per un paese come il nostro, in cui la crisi demografica forte almeno quanto quella economica.
Daniele Mont dArpizio
TTica CAVALLI
e-mail: otticacavalli@e-opti.net