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LO SPAZIO FRA LA TERRA E IL CIELO 1. Introduzione i. Spazio 2. Il Lavoro di Maturit i. Confronto italo svizzero, la prima bozza ii.

La scelta di un'unica tecnica: la stampa ed il clich iii. Un cambio di prospettiva e uno sguardo al cielo iv. Il monotipo v. Il mio LAM

Spazio. Spazio finito. Luogo. Astrazione. Spazio chiuso. Mente. Viaggio. Spazio aperto. Limite. Confine. Tempo. Spazio ignoto. Realt. Ambiente. Movimento. 1. Spazio Iniziare questo LAM non stato semplice, come d'altronde non stato realizzarlo. In via ufficiale il mio percorso si avviato il 28 febbraio 2010 con le prime annotazioni su un artigianale quanto meno indispensabile diario, sebbene ufficiosamente la mia testa, durante le prime lezioni di presentazione, si fosse gi attivata per creare, comprendere, smembrare e ricomporre quei pensieri che mi hanno permesso di affrontare questo lavoro. Tante idee e pensieri, dunque, che sono nati anzitutto nel tentativo di intendere la natura del nostro tema principe: lo spazio. Subito in biblioteca, cercando significati, etimologie, sinonimi e, perch no, qualche (im)probabile spunto. Nonostante le ricerche, la domanda resta senza risposta: cosa lo spazio in s? Lo spazio avvolto e avvolge in un alone di mistero: non pu essere toccato, non si vede se non tramite gli oggetti che lo occupano, non ha odore ne tantomeno suonotanto che, non a caso, nello spazio della fisica nessun onda sonora pu propagarsi. Innanzi tutto la percezione dello spazio data da due soli fattori: il movimento e il tatto. Per tutta la nostra vita siamo circondati da una realt materiale e concreta: oggetti che si possono sfiorare, toccare, spostare, distruggere o creare a partire da altri, suoni, odori, rumori. Tutto questo non illusione, la materia esiste. Ma sostenere che la materia equivalga allo spazio ingannevole. Sarebbe come affermare che legno e sasso sono spazio. Questo erroneo, poich come possono due materie evidentemente differenti (per consistenza, peso, colore,.) essere la stessa cosa, ossia spazio? Piuttosto sono due manifestazioni dello spazio, ma allora cosa lo spazio in s? E soprattutto, esiste in natura o ci perlomeno consentito di intravedere cosa sia lo spazio in s? Eppure lo spazio esiste, non limitato alla sfera dei concetti. Negare lesistenza dello spazio sarebbe come negare la nostra stessa esistenza: la realt in cui viviamo composta di oggetti noi compresi- che occupano e ci consentono di percepire la manifestazione dello spazio, che in definitiva una sorta di vuoto. Un vuoto occupato. Proprio questa idea di vuoto rende lo spazio esente da ogni vincolo spaziale. Nessun gioco di parole, il significato della frase precedente : lo spazio non ha dimensione. Guardando un bicchiere vuoto, si pu ragionevolmente supporre che il

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vuoto da cui (non) occupato sia delimitato entro la forma stessa del bicchiere: quando diciamo che qualcosa vuoto ci riferiamo al fatto che allinterno dello stesso si trova il nulla. Si tratta di una norma: se i nostri antenati non lavessero adottata, forse oggi la parola vuoto starebbe ad indicare la mancanza (dal latino vituus,a ossia privazione) di ci che avvolge o circonda loggetto. In ogni caso, ci che conta la presenta di un termine di paragone: sia nel primo che nel secondo e del tutto ipotetico- caso, ci riferiamo allassenza di qualcosa, rispettivamente dellesterno o dellinterno, rispetto al contenitore. Purtroppo lesempio precedente non pu essere applicato allo spazio. Se la realt materiale appartiene allo spazio, allora questo il nostro bicchiere. E cosa si trova allinfuori di questo bicchiere, che lo spazio, il tutto, luniverso? Se oltre il nostro universo ci fosse ancora universo, allora entrambi sarebbero parte dello spazio occupato, materiale. Prima o poi, dopo una certa sequenza di universi, troveremo il nulla, un infinito spazio puro. Cos un ignoto e sconfinato spazio puro abbraccia il nostro gi troppo grande spazio materiale; il tutto circondato dal nulla. Un affermazione scottante per un essere umano: ammettere che oltre tutto, oltre luomo stesso ci sar solo un infinito niente. Per questo alluomo non dato sapere quali dimensioni abbia questo infinito. Oltre ogni confine, ogni muro creato dalluomo ci sar sempre qualcosa di ignoto, che per sua paura suscita timore. Se il controllo di un piccolo spazio materiale ha creato problemi sin dagli albori dellumanit, lidea di un illimitato spazio quasi astratto non pu che incutere terrore. Luomo consapevole della propria condizione, subordinato allimmensit del cosmo, e forse per questo motivo cerca di riflettere i propri limiti nel mondo che lo circonda: mappe, cartine geografiche, confini,.. tutto un disperato tentativo di limitazione della realt materiale, lunica che pu cercare di controllare e dominare per ottenere una sorta di sicurezza. La discriminante del ragionamento la seconda parte del titolo del LAM: attraverso un punto di vista in movimento. Rappresentare uno spazio in relazione ad un tempo, valutandone i cambiamenti o le costanti, o entrambe. Il movimento il secondo fattore che ci consente ci vivere lesperienza spaziale: ci consente di muoverci nello spazio a trecentosessanta gradi ,di correre in tutte le direzioni e soprattutto di toccare lo spazio. Immaginiamo di aver da sempre vissuto sospesi a mezzaria, fermi e senza alcuna possibilit si spostamento, quindi senza contatto con la materia; immaginiamo anche di essere immersi nelloscurit non poter vedere nientaltro che un lontano schermo su cui proiettato un gran bel film. In questo moderno adattamento del mito platonico, sarebbe impossibile percepire fra le altre cose- lo spazio. Non potendo toccare, essendo obbligati a osservare un disegno bidimensionale, nessuno potrebbe mai conoscere lesperienza spaziale, ma solo questa piatta fiction.

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1. LAM i. Confronto italo svizzero, la prima bozza

Escludendo in partenza le prime e immature idee, avevo optato per un confronto fra due nazioni confinanti, Svizzera e Italia; lo scopo sarebbe stato la rappresentazione del passaggio dentro ed oltre il confine, per porre in evidenza i differenti modi in cui luomo si adattato e ha adattato lambiente. Mi sono cos concentrata su variazioni costanti, che non dipendessero direttamente o esclusivamente dallo spostamento nel tempo: ho immortalato dei tratti propri, delle caratteristiche di ognuno dei due Stati. Le differenze sono molte (strade, case, cura del verde,..) e avrei voluto riportarle seguendo lesempio dei fotoreportage giornalistici, cercando di mostrare che oltre queste evidenti differenze rappresentate in fotografia, lo spazio e le sue componenti sono sempre le stesse. Per questa seconda parte, pensavo di dedicare una particolare tecnica ad ogni singola componente dello spazio: il volume scolpito e modellato nellargilla, le linee incise sul linoleum e poi stampate, il colore dipinto a partire dai pigmenti, il tipo di superficie (ruvida, liscia,) attraverso un collage. ii. La scelta di un'unica tecnica: la stampa tipografica ed il clich

Quando mi sono accorta che leterogeneit di queste tecniche avrebbe potuto compromettere il mio LAM il filo conduttore dei lavori sarebbe stato infatti del tutto teorico e non pratico, ed inoltre avrei rischiato di applicarmi in tante sfumature senza approfondirne o curarne a fondo alcuna- ho deciso di unificare il tutto in una sola tecnica, la stampa. Di tutti i vari processi inventati nei secoli, ho preferito sfruttare la tecnica del clich: in tipografia (dal greco , "impronta" e ,
"scrivere, ossia larte, nonch tecnologia, che si occupa della stampa dei testi) questo corrisponde al carattere in metallo che si usa come matrice per imprimere linchiostro sulla carta. La caratteristica del clich lassenza di incisione della matrice: tutto si aggiunge in superficie, lasciando di conseguenza il disegno in rilievo.

iii.

Un cambio di prospettiva e uno sguardo al cielo

Alla luce della mia scelta tecnica, ho scelto di reinventare il mio Lavoro e cercare una nuova prospettiva per osservare lo spazio: infine, invece che osservare i miei piedi, grazie ad un insieme di fortuita casualit e buonsenso, ho puntato lo sguardo al cielo. Ho visto il tetto del mondo, la coperta delluniverso di cui nellintroduzione si scriveva. Ho ripassato con la mente e di fatto i luoghi che avevo visitato durante il giorno e sono cambiati. Il dettaglio di notte sparisce e lascia posto allinsieme. Quando la sola luce della luna e delle stelle illumina il mondo non manca nulla e nulla eccede. Lo sforzo visivo tutto concentrato a cogliere lessenziale. Se la terra perde dettaglio, lo stesso non accade al cielo, che si accende affollandosi di stelle e ricordandoci che oltre la volta celeste il mondo non finisce ma anzi, popolato da miliardi di altri pianeti e universi sconosciuti anni luce da noi. Con la sua lontananza e distacco il cielo appare, agli occhi di una profana dellastronomia, come un ammasso denso e caotico di luci. Niente di pi. Solo luci. Tante ed infinite al punto che, muovendosi anche per lunghe distanze, diviene improbabile distinguere le une dalle altre e riconoscere i cambiamenti, le precise posizioni che invece occupano nella notte. Al contrario la terra cambia, e ogni passo che facciamo, ogni sguardo che rivolgiamo in diverse direzioni ci lasciano cogliere nuovi profili, nuove immagini uniche e inconfondibili. Ma appena puntiamo gli occhi verso il manto stellato che per millenni guid luomo per mari e monti, precipitiamo nelloscurit e un senso di smarrimento ci pervade. Il cielo diventato un bellissimo ma criptico sfondo alla nostra amata terra. Ecco perch nelle stampe di questo Lavoro lunica

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costante sono il buio, e le stelle: tutto il resto ai miei occhi cambia, ma loro restano appese lass da sempre, senza mai cadere. iv. Il monotipo

Lultima variante che stata apportata a questo lavoro di natura tecnica: dal clich sono passata al monotipo. Il processo con cui si realizzano monotipi molto simile a tutti gli altri generi di stampe: la matrice, che in questo caso non incisa, viene inchiostrata e facendo pressione con il torchio il segno rimane impresso sulla carta. Tuttavia come suggerisce il nome (il termine monotipo deriva dal greco monos, unico e typos, immagine, impronta) ad esso estranea la serialit: per i monotipi non esiste tiratura 1. Limmagine finale unica, anche se qualche volta si pu recuperare, senza aggiunta di inchiostro, una seconda e una terza volta, naturalmente con contrasti sempre meno incisivi 2. Questa tecnica permette di utilizzare una gamma infinita di oggetti da sovrapporre alla matrice e lascia infinito spazio alla fantasia: nel mio lavoro ho sperimentato molto e con piacere, decidendo alla fine di utilizzare una continuit anche negli oggetti usati: carta, ovatta e sale grosso con cui ho coperto la matrice in plastica. v. Il mio LAM

Per tutti i motivi elencati in queste pagine, ho deciso di rappresentare degli spazi limitati, minimali e distinti. Ho cercato di dividere laspetto materiale dello spazio, da quello che pi di tutti credo si avvicini allidea di spazio puro: il cielo. Questo non stato un semplice lavoro manuale di arti visive. Prima di tutto stato uno sforzo mentale, un tentativo di guardare la semplicit delle cose e per poi applicarmi e rappresentare non solo ci che ho visto, ma anche unelaborazione accurata.

1;2

http://simonesantilli.wordpress.com/il-monotipo-the-monotype-2/

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