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Alessio Di Giannantonio matr. 0900001215 Tesina desame per il corso di teorie e tecniche del linguaggio giornalistico, Prof. Sarti.

Immagine e realt
(Aspetti di fotogiornalismo di ieri, oggi e domani)

Indice: Le origini Il fotogiornalismo oggi tra stampa e tv Futuro del fotogiornalismo: il cittadino giornalista Appendice: Pietre miliari Bibliografia ------------------------------------------------------------------------------------------------Le origini
La storia del fotogiornalismo costellata da aneddoti ed eventi mitici, da personaggi eroici, da rivoluzioni. Poche sono le innovazioni nel campo esteso del newsmaking che godono di un equiparabile alone epico, proprio perch nessun supporto pi evocativo e trasmette una realt pi lucida di un immagine che fissa il momento nel tempo. Non un caso infatti che fin dai primi istanti di vita, il sistema mediale si accorge immediatamente delle potenzialit della nuova tecnologia, soprattutto in termini di spinta alla vendite di prodotti editoriali. Gi dalla met del diciannovesimo secolo nascono le prime riviste settimanali illustrate, la prima delle quali The Illustrated London News che inaugura di qualche anno un trend mondiale che porter alla fondazione anche in Italia di una rivista simile, Lillustrazione italiana a Milano. Fino alla fine del 1800 per le tecniche per riprodurre le illustrazioni erano sostanzialmente miste, ricalcando tuttalpi limmagine originale prodotta su lastre di metallo. Bisogner aspettare dunque le nuove migliorie tecniche quali le pellicole, le emulsioni sensibili e le lenti anastigmatiche perch si avveri una delle rivoluzioni che risulter di maggior impatto di sempre. Da questo momento infatti la riproducibilit delle immagini scattate dal fotoreporter sar sempre pi al servizio della stampa, anche quotidiana. E necessario rimarcare che ad ogni innovazione tecnologica nellarco della sua storia ( ve ne sono state molte e a molte assistiamo tuttoggi), la fotografia ha ricevuto una spinta al suo utilizzo, basti pensare alla rivoluzione imposta dalla creazione di macchine maneggevoli e della pellicola 35 mm da 36 pose allinizio del secolo, e alla fotografia digitale oggi. Dopo la prima guerra mondiale, linteresse per questo mezzo tecnico-espressivo conosce il suo periodo doro, grazie ad una serie di incentivi di vario tipo: la ricerca artistica di Moholy-Nagy, ma anche di Man Ray, Cartier-Bresson, del gruppo dei futuristi in Italia, che si

muoveranno tra il neorealismo e il realismo astratto, creando le basi per un inedito linguaggio artistico; il sostegno da parte degli organismi governativi, specie quelli totalitari, che vedranno nella natura iconica della fotografia un mezzo per affermare la propria immagine e il culto della personalit del leader, ricorrendo sovente a manipolazioni e falsificazioni del soggetto; lo sfruttamento commerciale delle immagini, sia da parte della stampa che dalla pubblicit. Proprio in questa fase storica nasce il concetto di fotogiornalismo, in primo luogo con la fondazione dei settimanali americani Fortune nel 1930 e Life nel 1936, oltre alle testate Look mensile e PM quotidiano. In Italia risponde Leo Longanesi che da vita a Omnibus nel 1937, inaugurando la formula del rotocalco, aprendo quindi la strada per i settimanali Mondo, Tempo e Leuropeo, che saranno arena e vetrina per i mutamenti sociali dellepoca. Nel dopoguerra il fotogiornalismo ha ormai una funzione informativa irrinunciabile, ed per questo che si assiste ad unorganizzazione sistematica delle routine produttive con la costituzione delle agenzie di fotoreporter. Lagenzia pi famosa certamente la Magnum di Parigi, fondata tra gli altri anche da Cartier-Bresson e Capa, lautore di una della fotografie pi famose della storia, Il momento della morte. Grazie al lavoro di questi pionieri nascer il reportage, che diverr un genere giornalistico influenzando il mondo del newsmaking in generale. Lo spartiacque riconosciuto come maggiore nella storia del reportage, ovvero levento dopo il quale nulla sar pi uguale a se stesso, secondo la maggior parte dei critici la guerra del Vietnam, per cui, prima di parlare del fotogiornalismo oggi, e di quello futuro, sembra doveroso un accenno. Mai infatti come in Vietnam il fotogiornalismo ha reso possibile vedere la guerra in maniera cos brutale, intensa e drammatica, mostrandone gli orrori, gli eccessi e l'inutilit. Per questo si dice che le fotografie di quel conflitto sono state le ultime vere immagini di guerra realizzate e viste, prima che la lezione fosse stata recepita dai governi e della conseguente forte stretta censoria. L'impatto mediatico della guerra del Vietnam stato enorme. Le cronache giornalistiche, fotografiche e televisive di quel conflitto (che ha avuto il suo culmine tra la fine degli anni Sessanta e l'inizio degli anni Settanta) sono state talmente efficaci ed impressionanti da avere delle precise conseguenze politiche. La quasi totalit di giornalisti, studiosi ed intellettuali attribuiscono alle immagini mostrate dai cine-fotooperatori presenti sul campo il merito o la colpa, a seconda dei diversi orientamenti politici, della sconfitta statunitense in Vietnam. Addirittura alcuni alti vertici militari hanno definito quella degli USA in Vietnam "una sconfitta in salotto". Oggi sarebbe impossibile una tale influenza dei mass media sulla politica e sugli interventi militari.

Il fotogiornalismo oggi tra stampa e tv


Non sono pochi i casi in cui le agenzie fotografiche ricavano le immagini fisse da distribuire ai media cartacei dai video televisivi. Questa pratica di tv grab particolarmente usata per le notizie sportive, la moda, ma soprattutto per eventi importanti a livello internazionale. Per citare alcuni esempi, la recente distruzione ad opera dei Talebani delle antichissime statue di Buddha stata documentata dai video della CNN, cos come i primi materiali visivi dellattacco terroristico alle Twin Towers dell11 Settembre sono stati i filmati televisivi. La tendenza alla convergenza di utilizzo di materiali visivi caratterizzati da linguaggi differenti e realizzati con tecniche diverse destinata ad rinforzarsi con gli sviluppi delle nuove tecnologie dellimmagine. Lapplicazione delle tecnologie digitali ai processi di produzione, archiviazione e distribuzione delle immagini, qualunque sia il loro status di composizione, rende possibile una comunanza trasversale di linguaggio che non si era mai verificata prima n nella comunicazione giornalistica n in quella artistica. A questa convergenza di processo e di linguaggi visivi, si affianca una convergenza di strumenti. Secondo Dirck Halstaed, direttore della webzine specializzata nel fotogiornalismo, The Digital Journalist , la differenza tra una macchina fotografica digitale e una videocamera digitale sta diventando sempre pi irrilevante. Le nuove fotocamere digitali hanno la possibilit di registrare un certo numero di minuti di video, dunque le funzioni della tradizionale macchina fotografica si estendono verso la ripresa televisiva. Valido anche il processo contrario per cui, utilizzando una videocamera digitale ad alta definizione, possibile migliorare la qualit dellimmagine fissa ricavata dal frame video. Lutilizzo di strumenti digitali di registrazione visiva rende inoltre possibile in tempo reale un cambio di prospettiva e di angolazione, in relazione alle esigenze di sviluppo della notizia. Questa flessibilit nelle tecniche di costruzione della notizia visiva e nelle tecniche di editing e di post-produzione particolarmente vantaggiosa da punto di vista dei costi. I soggetti editoriali, agenzie di stampa, giornali cartacei e on line e televisioni, nella nuova societ dellinformazione possono sviluppare economie di scala nella fase di produzione verticale e in quella orizzontale. Nei processi di confezione si possono selezionare, muovere, ricomporre files di immagini fisse e in movimento, infografici, clip audio che possono essere smistati da una redazione allaltra. Il concetto di redazione centrale viene cos modificato e si arricchiscono le funzioni di gestione e coordinamento degli apparati produttivi. Laccento quindi sui nuovi modi di produzione della foto-notizia. Tra questi anche i modelli di convergenza tra immagine fotografica e immagine video in movimento in un ambiente ipertestuale. Secondo gli analisti, il nuovo tipo di giornalista visivo deve essere capace di integrare competenze diverse provenienti da differenti background (il fotografo e il cameraman) ed essere esperto nella gestione sia della fase di realizzazione che di quella di editing e di confezionamento. Non ci sono pi isole di linguaggio, ma si richiede al fotogiornalista una competenza trasversale che abbracci pi linguaggi visivi in contaminazione.

Futuro del fotogiornalismo: il cittadino giornalista


Si parla ormai spesso dellultima tendenza rivoluzionaria alla quale attualmente assistiamo e che promette di essere la punta di un iceberg: parlo del fenomeno cosiddetto del cittadino giornalista. Tale rivoluzione iniziata ai tempi della diffusione di immagini delle torture del carcere di Abu Ghraib, nellaprile 2004, ma la sua incontenibile ampiezza e diffusione diventata chiara a tutti in occasione della tragedia dello Tsunami del 26 dicembre 2004 e, ancora di pi, del luglio 2005, con la catena di attentati terroristici di Londra. Anche luragano Katrina, tra la fine di agosto e i primi di settembre 2005 ha consolidato il fenomeno. Stiamo parlando del fenomeno, in rapidissima espansione, delle fotografie di cronaca scattate da privati cittadini e poi inviate a siti web, a blog personali, o ai giornali on line e utilizzate poi dai principali media, sia cartacei, sia in internet. Lapice stato raggiunto, come dicevamo, proprio in occasione degli attentati del luglio 2005: il sito del New York Times, in quelloccasione, ha utilizzato per molte ore in home-page la foto scattata con un cellulare da un passeggero del metr coinvolto nellattentato. Il giorno successivo, con una scelta destinta a rimanere negli annali del giornalismo, i due principali quotidiani americani (New York Times e Washington Post), imitati da alcuni altri, hanno aperto in prima pagina con una foto fornita da un privato cittadino, Alexander Chadwick, che aveva assistito personalmente agli attentati e aveva voluto contribuire con la registrazione della propria testimonianza visiva al racconto di quei drammatici eventi. La rapida diffusione di cellulari dotati di fotocamera, rende di fatto ogni persona che ne sia in possesso un potenziale reporter visuale di qualunque evento, inclusi quelli degni dellattenzione da parte dei media. Questa nuova fonte di immagini di cronaca, destinata a crescere quantitativamente nel prossimo futuro, pone alcune questioni sulle quali sar bene iniziare a discutere fin da ora. Sono questioni che spaziano in molti campi, e che chiamano in causa, diversi fattori: la credibilit e laffidabilit dei media, i principi etici, il ruolo del fotogiornalismo inteso come professione esercitata da specialisti e, non da ultimo, le questioni economiche connesse con lutilizzo di contenuti di valore giornalistico da parte di organi ufficiali di informazione. Cercheremo di tracciare i contorni di queste questioni, consapevoli del fatto che, come ogni novit tecnologica ha sempre implicato, gli effetti sociali tendono a seguire con qualche ritardo la disponibilit dei nuovi strumenti e una lucida comprensione degli stessi chiede ancora maggiore tempo e dunque ancora presto per fare il quadro della situazione. Per quanto riguarda le questioni deontologiche ad esempio, necessario chiedersi: cosa significa, per un giornale, utilizzare delle immagini la cui provenienza , nel migliore dei casi, incerta? Significa, prima di tutto, saltare a pi pari tutti i codici deontologici che nel corso degli anni le associazioni professionali di giornalisti, gli editori di giornali e periodici, le testate stesse si sono dati, affinando via via gli strumenti di controllo e di autodisciplina che garantiscono al lettore il rispetto dei criteri di accuratezza, indipendenza, affidabilit e trasparenza sui quali il buon giornalismo ha costruito, non senza momenti di difficolt e pesanti scivoloni, la propria credibilit. Come fare, allinterno di una redazione, a valutare lattendibilit e la genuinit di unimmagine trovata su un blog o sul sito personale di uno sconosciuto? Quali criteri di verifica e di selezione adottare prima di assumersi la responsabilit di diffondere sui media, inclusi quelli con pi lunga tradizione e storia, queste testimonianze visive? Quali conseguenze potrebbe avere, sia per quanto riguarda la rispettabilit della testata, sia per le ricadute in termini di diffusione dellinformazione e conseguente formazione dellopinione pubblica, la pubblicazione di immagini false o manipolate? E ancora: non c il pericolo di incoraggiare i cittadini a esporsi a rischi inutili al solo fine di ottenere a tutti i costi lo scoop? C poi la questione etica che impone che dietro ad ogni immagine giornalistica pubblicata dai media dovrebbero esserci non soltanto perizia tecnica e fiuto da professionista della notizia, ma anche e soprattutto sensibilit, senso di responsabilit, rispetto per la dignit delle persone fotografate e valutazioni di opportunit e rispetto anche nei confronti dei lettori. Se anche i redattori delle testate giornalistiche adottano tutte le necessarie precauzioni per valutare e selezionare il materiale visivo che giunge da pi fonti esterne, rimane il dubbio sulla liceit di utilizzare alcune immagini, soprattutto quelle che rappresentano scene drammatiche e/o cadaveri, soprattutto quando non si conoscono le condizioni e i modi che hanno portato alla realizzazione delle stesse. Ci sono poi da valutare questioni meramente tecniche e di natura professionale. Le immagini scattate con le fotocamere incorporate nei telefoni cellulari o nei palmari infatti, hanno una scarsa risoluzione nella maggior parte dei casi, salvo quelle ottenute da alcuni apparecchi di ultimissima generazione, da 2 megapixel in su. La qualit, misurata non soltanto in numero di pixel, ma valutata anche in termini di contrasto, ricchezza cromatica, precisione di messa a fuoco e composizione dellimmagine, certamente un fattore che rischia di diventare secondario quando ci che colpisce di unimmagine, o che la rende impedibile, lunicit della testimonianza, come nel caso delle fotografie degli attentati di Londra del 7 luglio. Quanto sono adattabili gli standard di qualit dei giornali alle nuove foto sgranate e mosse degli snapperazzi, si chiedono alcuni commentatori? Saranno i lettori contenti di vedere immagini a sette colonne tratte da un file di 32 kbytes? Infine rilevanti sono le questioni economiche. Dopotutto Finch le foto finivano sui siti personali o sui blog, non cerano transazioni economiche coinvolte nello scambio e nella pubblicazione delle immagini scattate dagli appassionati delle immagini in presa diretta. Ma da qualche tempo la faccenda radicalmente cambiata. I giornali, le emittenti radio-televisive e le loro versioni on-line sono stati tra i primi, in occasione di fatti di grande risonanza mondiale, ad incoraggiare i cittadini-reporter ad inviare i propri materiali visivi per poterli pubblicare e dare cos spazio ad una inconsueta forma di giornalismo diffuso, cio prodotto dal basso, anzich da unelite di professionisti. Fino a qualche tempo fa in effetti i media ufficiali erano pronti a chiedere il contributo dei cittadini nel portare le proprie testimonianze (anche visive) da luoghi di stretta attualit, ma raramente (mai?) hanno preso in considerazione lipotesi di compensare economicamente gli autori delle testimonianze. Quali prezzi saranno disposte a pagare le testate giornalistiche per queste immagini colte al volo dai passanti? Come reagiranno le associazioni professionali nei

confronti di questa nuova concorrenza, inaspettata e imprevedibile, veloce e sfuggente? Come si vede, tanti interrogativi, tanti temi, tante questioni ma poche risposte definitive.

Appendice: Pietre miliari


Come gi accennato nel primo paragrafo, la storia del fotogiornalismo costellata da avvenimenti mitici e suggestivi, legati alle specificit tecniche dellistantanea che in un momento preciso racchiude la storia di un evento, della vita di un uomo, o di una nazione. In questo paragrafo ci occuperemo di alcuni significativi eventi immortalati dalla macchina fotografica, e dellaltrettanto significativa aneddotica che vi ruota attorno. Tale sezione non vuole essere unesaustiva cronistoria, che peraltro risulterebbe assai faticoso ricostruire, ma uno spunto per riflettere sullessenza, mai ferma alla sola immagine ritratta, della fotografia per il giornalismo. Uno dei primi esempi particolarmente esplicativi sulla natura del hic et nunc, tipica della fotografia la storia dellattentato al sindaco di New York William J. Gaynor nel 1910. Il cronista William Warnecke arriv in ritardo ma ottenne comunque di poter scattare foto anche se gli altri fotografi se ne erano gi andati. Questo ritardo rese Warnecke lunico fotografo a documentare lattentato al sindaco, infatti proprio quel momento fu scelto dal sicario per sparare due colpi di pistola. Un alone di vero mistero invece avvolge le situazioni e le modalit di ripresa legate alla gi citata Il momento della morte, di Robert Capa. In questa celeberrima immagine appare un miliziano spagnolo con una camicia bianca e il fucile in mano nel momento in cui una pallottola lo colpisce alla testa. Robert Capa, il cui vero nome era Andreas Friedmann, non volle mai rivelare le circostanze precise legate a quella ripresa fotografica, n alla stampa, n ai biografi, n addirittura ai suoi familiari, alimentando le teorie pi disparate a riguardo. Uno degli avvenimenti pi importanti per il fotogiornalismo la guerra del Vietnam. Per raccontare questa guerra si disput una guerra parallela tra la tv che muoveva i suoi primi passi e la fotografia che doveva contrastare con la propria arte il mostro sputa-immagini e mangia-media-concorrenti. Diversi sono i casi in cui il fotoreporter ha avuto la meglio, come per esempio quando Peter Arnett fotografa un monaco buddista che si da fuoco per protestare contro lintervento americano, un immagine che far il giro del mondo. Limmagine pi famosa per rimane South Vietnam Children Burned by Napalm di Nick Ut del 1972. Da quello stesso anno limmagine dei bambini bruciati che corrono piangendo e seminudi il simbolo stesso della barbarie perpretata sulle piccole vittime di ogni guerra. Come ultimo esempio, un caso che ha fatto scorrere fiumi di inchiostro, uno dei momenti in cui il fotogiornalismo stato pi sotto lattenzione del tutti, ma che, ironicamente, non ha prodotto unimmagine simbolo, immediatamente riconducibile allevento. Sto parlando degli eventi legati alla morte della principessa Diana Spencer, meglio conosciuta come Lady D., del suo amante Dodi Al-Fayed, e del loro autista. Il 31 agosto 1997 un incidente stradale pone fine alle esistenze della coppia pi paparazzata del mondo, e subito la colpa ricade sui fotogiornalisti, per evitare i quali, o perch accecato dai flash dei quali, parrebbe, lautista si sarebbe schiantato. Da questo evento scatur una delle pi grandiose gogne mediatiche della storia, una sorta di autocatarsi che i media facevano scaricando la colpa sui giornalisti, nello stesso momento in cui sfruttavano lapice della storia pi sensazionalistica del secolo. Dal nostro punto di vista per, rimane la stranezza di registrare levento pi famoso del fotogiornalismo dei nostri tempi, senza averne unimmagine chiara.

Bibliografia
Papuzzi A. 2003 Professione giornalista, Roma, Donzelli editore Ramonet I. 1999 La tirannia della comunicazione, Trieste, Asterios editore Risorse web: http://www.fotoinfo.net

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