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Antonio Vigilante 2
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© 2005-2006 Antonio Vigilante
3 Muntu / Oltre Freud
Oltre Freud
Per molti dei suoi critici, la psicoanalisi è, più che una verificabile teoria
scientifica, una sorta di concezione religiosa, che si impone con la
suggestione delle sue immagini più che per la serietà dei suoi enunciati.
Comunque si giudichi questa critica, è certo che la storia della psicoanalisi
dopo la morte di Freud fa pensare a ciò che accade dopo la morte dei
fondatori delle religioni: da una parte c'è chi custodisce l'insegnamento del
fondatore, rappresentando l'ortodossia; dall'altra ci sono gli eterodossi,
quelli che sviluppano e interpretano il messaggio, spesso con esiti molto
lontani dalle intenzioni del fondatore. Nel caso della psicoanalisi,
l'ortodossia è rappresentata dalla International Psychoanalytic
Association, presieduta dalla figlia di Freud, Anna. Ma i contributi più
interessanti sono quelli provenienti da coloro che si sono allontanati dal
pensiero freudiano, elaborando teorie originali e coraggiose, che
studieremo nel presente percorso.
La libido
5 Ivi, p. 206.
6 Ivi, p. 209.
9 Muntu / Oltre Freud
7 Ivi, p.212.
8 Ivi, p. 87.
Antonio Vigilante 10
L'individuazione
La Psicologia Individuale
Alfred Adler è stato seguace e discepolo di
Freud fin dal 1902, ma ben presto la sua
ricerca lo ha portato lontano dalle tesi del
fondatore della psicoanalisi, che pure lo aveva
nominato presidente della Società di
Psicoanalisi (che Adler abbandona nel 1911,
per dar vita alla Società di Psicologia
Individuale). In ultima analisi, le differenze
teoriche tra Freud ed Adler sono riconducibili
a differenze legate all’esperienza, al carattere,
alla visione politica. Se Freud è politicamente
prudente, poco disposto a sbilanciarsi ed a
Adler farsi entusiasmare da progetti politici, Adler si
interessa ai problemi sociali, alla criminalità, alla condizione della donna,
all’educazione, con un ottica progressista e con posizioni piuttosto
innovative sul piano sociale. Adler, inoltre, ha alle spalle una infanzia
difficile, segnata dalle sofferenze fisiche e dai problemi di salute, cui spesso
si lega a livello psicologico un disagio nei rapporti interpersonali ed un
senso di inferiorità. Questa esperienza è centrale nella riflessione di Adler.
Proprio partendo dal fenomeno dello stato di inferiorità organica giunge ad
elaborare la sua originale teoria psicologica, che chiamerà Psicologia
Individuale. I bambini con organi poco o male sviluppati, inferiori a quelli
dei loro coetanei, hanno nei confronti della vita un atteggiamento
particolare, caratterizzato dalla attenzione quasi esclusiva alla propria
persona e dalla preoccupazione di raggiungere, lottando con gli altri, una
posizione di superiorità. Questo senso di inferiorità non è però tipico
soltanto di chi vive una condizione di inferiorità organica. In misura
diversa, tutti noi sperimentiamo il senso di inferiorità e siamo impegnati in
una lotta per la superiorità, che in fin dei conti è il tentativo di diventare
Dèi di cui parlano diversi miti. Ma l’uomo, nota Adler, può diventare un
essere superiore ad una sola condizione: quella di essere utile a tutti gli
altri uomini, di risolvere i problemi di tutti. Ecco dunque ben chiaro lo
scopo della vita: passare dalla competizione, dall’egoismo, dallo sfrenato
tentativo di prevalere sul prossimo, alla cooperazione, alla capacità di
lavorare con altri, alla vita collettiva. Cecilio aveva scritto che “homo
homini deus, si suum officium sciat”, l’uomo è un Dio per l’altro uomo, se
conosce il suo dovere. Per Adler questo dovere è la cooperazione.
Gli uomini si trovano per Adler ad affrontare tre problemi principali. Il
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Wilhelm Reich
Ma l'allievo di Freud che maggiormente ha approfondito i punti di contatto
tra la psicoanalisi ed il marxismo è stato Wilhelm Reich. Non solo. Reich è
stato anche colui che ha inteso valorizzare e sviluppare le teorie freudiane
sulla sessualità, quelle teorie che fin dall'inizio sono state motivo di
imbarazzo ed oggetto di critiche da parte degli stessi collaboratori ed allievi
Hitler, a Reich non rimase che riparare all'estero, prima in diversi paesi
europei e poi in America. Comincia così una seconda fase, molto
controversa, del pensiero di Reich, nella quale la ricerca psicoanalitica si
amplia in una teoria generale riguardante il funzionamento della vita.
Studiando la sessualità, Reich aveva concluso che i problemi psichici sono
conseguenza di uno sfogo imperfetto dell'energia sessuale. Una funzione
sessuale regolare, fondamentale per la salute generale, segue una dinamica
di tensione-carica-scarica-distensione. Ma questa dinamica per Reich non
è caratteristica solo dell'orgasmo, è la legge che regola tutti i fenomeni e
processi vitali, dalla divisione delle cellule al funzionamento degli organi.
Esiste per Reich una energia particolare, che chiama orgone, che si trova
tanto nell'uomo quanto nell'universo, che presiede alla formazione della
vita, delle galassie, degli uragani eccetera, e la cui corretta circolazione
nell'organismo è condizione essenziale per mantenersi in salute. Reich si
avvicina, con questa teoria, ad alcune concezioni proprie della cultura
orientale – il chi ed il prana - , ma si muove ai margini della scienza
ufficiale, suscitando ben presto il sospetto delle autorità, che giungeranno
ad imprigionarlo. E in carcere, nel 1957, Reich terminerà la propria
esistenza di geniale eretico della psicoanalisi.
Ma la libertà non è facile. Essere liberi vuol dire anche essere soli: essere
l'origine dei propri pensieri e delle proprie azioni, rispondere in prima
persona per i propri errori. Tutto questo non è facile. Molto più semplice è
rifugiarsi nel conformismo, fare quello che fanno gli altri e pensare come
tutti. E' in questo modo che si spiegano il fascismo, spiega Fromm in Fuga
dalla libertà (1941). I sistemi totalitari hanno una struttura gerarchica che
ha il vantaggio di impedire il pensiero autonomo. Ognuno obbedisce ad un
superiore, che è il responsabile delle sue azioni. Ognuno è inquadrato in un
sistema capace di dar senso all'esistenza individuale. Al singolo non si
chiede nulla di più dell'obbedienza. Se ci chiediamo come è stato possibile
Auschwitz, ci troviamo di fronte proprio all'obbedienza. Lo sterminio degli
ebrei, come tanti altri tragici errori del Novecento, è stato reso possibile
dalla obbedienza di una intera nazione alla volontà di un capo politico. Ciò
mostra i rischi di ogni sistema gerarchico e aiuta a scoprire il valore della
disubbidienza. L'uomo che non obbedisce, che afferma la propria libertà di
giudizio e di azione, è l'uomo che può salvare il mondo dalla follia
collettiva, quella follia che potrà giungere, se non vi sarà qualcuno ad
ostacolarla, fino all'autodistruzione dell'umanità.
L'uomo contemporaneo, sostiene Fromm in Avere o Essere? (1976), la sua
opera più famosa, è infelice perché confonde l'essere con l'avere. L'uomo
che vive secondo il principio dell'avere cerca la felicità attraverso il
possesso delle cose ed il potere sulle persone. Ad esempio, acquista
l'automobile e trae da ciò un piacere particolare, che però non dura: dopo
due anni ne acquista una nuova, per provare nuovamente quel senso di
soddisfazione legata al dominio che l'acquisto di un bene prestigioso gli
dà16. Come si può immaginare, la via dell'avere non porta alla felicità. Essa
stabilisce un rapporto tra un soggetto e gli oggetti che possiede, ma si
tratta di un rapporto illusorio. Da una parte gli oggetti sono transitori,
possono rovinarsi o distruggersi; dall'altra il soggetto può perdere la
capacità di possederli. L'automobile di lusso che ho acquistato può venirmi
rubata o rovinarsi in seguito ad un incidente; io che ne sono il proprietario
posso perdere la capacità di guidarla a causa di una malattia. Nessuno
dunque può stabilmente possedere nulla. Ci si può illudere di possedere,
però. E si tratta di una illusione pericolosa, perché rende oggetti noi stessi.
Se mi definisco come possessore di cose, alla fine sono le cose a possedere
me, perché tutto ciò che sono dipende da loro. La via dell'avere è la via
della morte, perché stabilisce rapporti tra un soggetto-cosa ed un oggetto-
cosa.
La via dell'essere è l'unica che può rendere felici. Se è relativamente facile
descrivere la via dell'avere, perché si tratta di una relazione tra cose, e le
cose sono facilmente descrivibili, è tutt'altro che facile descrivere l'essere.
16 Cfr. E. Fromm, Avere o Essere?, Mondadori, Milano 1995, p. 87.
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L'analisi esistenziale
Nella psicoanalisi freudiana non c’è posto per la religione: essa è una
illusione, una sorta di nevrosi collettiva, secondo quanto affermato ne
L’avvenire di un’illusione. L’ analisi esistenziale di Viktor Frankl è una
reazione contro questa negazione della dimensione spirituale dell’uomo. Se
è stata efficace nell’indagare il profondo dell’uomo, la psicoanalisi non è
riuscita, per Frankl, a comprendere la dimensione verticale dell’essere
umano, ciò che lo conduce verso la trascendenza. Freud ed i suoi
continuatori hanno fatto psicologia del profondo, Frankl intende fare una
psicologia dell’altezza.
Viennese ed ebreo come Freud, Frankl ha vissuto sulla propria pelle una
delle tragedie più grandi del Novecento. Dal 1942 al 1945 è stato
prigioniero dei lager nazisti, tra cui quello di Auschwitz. Da questa
esperienza è nato uno dei suoi libri più importanti e toccanti, Uno
psicologo nei lager, nel quale, analizzando la condizione spirituale ed
esistenziale degli internati nei campi di concentramento, giunge ad una
conclusione ottimistica: anche in una situazione estrema ed assolutamente
priva di speranza, gli uomini hanno la possibilità e la capacità di
conservare la propria dignità umana e di trovare un significato. «Dal modo
in cui accetta il suo ineluttabile destino e con questo destino tutta la
sofferenza che gli viene inflitta, dal modo in cui un uomo prende su di sé la
sofferenza come la ’sua croce’, sorgono infinite possibilità di attribuire un
significato alla vita, anche nei momenti più difficili, fino all’ultimo atto di
esistenza.»18 Ognuno può resistere a qualsiasi prova, se possiede un
perché, un significato che riesca ad orientarlo verso il futuro.
L’uomo possiede una dimensione spirituale che si aggiunge a quella
psichica ed a quella fisica: egli è una unità di corpo, psiche e spirito. Queste
18 V. Frankl, Uno psicologo nei lager [1946], Ares, Milano 2003, p. 117.
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24 Ivi, p. 53.
27 Muntu / Oltre Freud
La psicologia transpersonale
Come sappiamo, la storia della psicoanalisi comincia con il caso di isteria
di Anna O. e procede grazie ad una serie di casi clinici, analizzando i quali
Freud giunge alle sue conclusioni sulla psiche umana, sulla libido, sulle
cause delle nevrosi. Ma siamo sicuri che lo studio delle patologie sia la via
migliore per comprendere la realtà umana? Abraham Maslow, che con
Rogers è considerato il maggior rappresentante della psicologia
umanistica, lo nega. La visione dell'essere umano offerta da Freud è
parziale, proprio perché è stata elaborata a partire dalla patologia: «è come
25 Ivi, p. 94.
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26 A. H. Maslow, Verso una psicologia dell'essere, tr. it., Ubaldini, Roma 1971, p. 17.
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La psicoanalisi oggi
Abbiamo cominciato questo percorso riferendo alcune critiche alla
scientificità della psicoanalisi, accusata di essere una sorta di religione o
setta. Questa ed altre critiche sono condensate nelle oltre ottocento pagine
27 M. Eckhart, Sermoni Tedeschi, Adelphi, Milano 1985, p. 269.
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28 AA.VV., Le livre noir de la psychanalyse . Vivre, penser et aller mieux sans Freud, a
cura di C. Meyer, Les Arènes, Paris 2005.
29 Cfr. J. Hillman – M. Ventura, Cent'anni di psicanalisi e il mondo va sempre
peggio, tr. it. Rizzoli, Milano 2005.
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