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CHE COS LORATORIA Loratoria linsieme delle abilit che consentono a chi parla in pubblico di conseguire lo scopo di persuadere

e linterlocutore. LA RETORICA La retorica invece la disciplina che presiede alle tecniche attraverso le quali il discorso raggiunge il massimo livello di efficacia persuasiva. La retorica quindi, la disciplina che forma loratore mettendolo in grado di parlare efficacemente di fronte a un pubblico. LORATORIA LATINA NELLULTIMO SECOLO DELLA REPUBBLICA Tra la seconda met del II e la prima del I secolo a.C., Roma divenne il centro delleloquenza. In particolare si opposero due scuole nate in Grecia: quella asiana e quella atticista. A Roma lasianesimo assunse la stessa valenza che aveva avuto in Grecia, cio quella di un attacco alla tradizione. Lasianesimo divenne per un certo periodo la tendenza dominante nelleloquenza romana; esso era caratterizzato da uno stile ampio, solenne, animato, raffinato ed elegante e i suoi maggiori esponenti furono i Gracchi e Crasso. Dopo Cicerone si sarebbe invece imposto latticismo, caratterizzato da uno stile semplice, piano, nitido e il suo maggior esponente fu Cesare. Cicerone incarn una terza tendenza accanto ad atticismo e asianesimo, una sorta di conciliazione tra le due tendenze opposte: la retorica rodiese, che era meno accesa e pi controllata rispetto a quella asiana. LORATORIA DI CICERONE Marco Tullio Cicerone fu il maggiore oratore di tutta la latinit. Le sue 58 orazioni ci documentano come la sua eloquenza si sia posta subito al di sopra delle forme codificate e degli stili di scuola. Cicerone, infatti, elabor uno stile oratorio del tutto personale, che d fondo a tutte le risorse dellarte del dire. Lorazione ciceroniana fonde efficacia argomentativa, eleganza e armoniosit nellesposizione, entusiasmo nel convincere e calore nel commuovere. Lampio e simmetrico giro della frase valorizza la ricchezza di sfumature lessicali, da cui sono peraltro esclusi arcaismi, grecismi e tecnicismi. Cicerone guarda a una retorica umanistica, cio non solo interessata alle tecniche del parlare in pubblico, ma soprattutto nutrita di humanitas, ovvero di sapere filosofico e di creativit culturale. Questa tendenza risulter la vincente nella storia della cultura latina; nellimmediato, essa esaudiva le richieste degli ottimati, timorosi che venissero indiscriminatamente divulgati i segreti dellars discendi, indispensabile bagaglio per ogni carriera politica. In tutte le sue opere Cicerone eviter con cura di annettere al sapere retorico il senso di una contestazione del mos maiorum: anche in questo campo la sua una posizione eclettica, cio di conciliazione tra le opposte tendenze, tesa a superare le dispute apertesi tra le scuole retoriche e filosofiche per il controllo della cultura. Il capolavoro retorico di Cicerone il De oratore, composto nel 55 a.C., in un momento di temporaneo esilio da Roma. La strutturazione in forma dialogica attribuisce vivezza alle varie tesi esposte e permette di rappresentarle in esempi attinti alla vita concreta del Foro. La tesi centrale del dialogo, incarnata in Crasso, lidea secondo cui loratore necessita di una completa formazione culturale, se vuole riuscire a sostenere il contraddittorio in qualsiasi circostanza; la retorica diviene, quindi, lo spazio di incontro di ambiti culturali anche molto differenti. Questa formazione, umanistica, delloratore, deve essere suffragata da rettitudine morale e da una volont di servizio allo stato; lo scopo ultimo delloratore piegare la folla al volere dei boni cives. Linterpretazione catoniana delloratore, vir bonus, discendi peritus non esprime al meglio il progetto ciceroniano, che mirava a fornire alla res publica una classe dirigente

allaltezza del suo compito, per questo carriera politica e carriera oratoria costituivano un binomio indissolubile. LE PARTI DEL DISCORSO SECONDO LA RETORICA CLASSICA La secolare elaborazione retorica della cultura greco ellenistica fu accolta nei trattati teorici di Cicerone. Lorganizzazione del discorso si articolava in 5 fasi. 1) INVENTIO, invenzione: loperazione del reperire i temi da trattare. 2) DISPOSITIO, disposizione: come collocare in una sequenza ordinata i temi e gli argomenti trovati; questo ordine poteva essere naturale, rispettare cio la logica della comunicazione comune o artificiale, alterato, per maggiore efficacia comunicativa. Aristotele aveva diviso la dispositio in 4 momenti, mentre Cicerone, nel De oratore, identifica 6 momenti: a) EXORDIUM, inizio, un preambolo per accattivarsi luditorio. b) NARRATIO, esposizione dei fatti c) ARGUMENTATIO, argomentazione che si divide in: I. PARTITIO, enumerazione II. CONFIMATIO, dimostrazione III. REFUTATIO, confutazione d) PERORATIO, perorazione: una conclusione che ricapitola largomento. 3) ELOCUTIO, elocuzione: ovvero il rivestire con adeguata forma linguistica gli argomenti scegliendo con cura le parole. Cicerone si concentra su: propriet di linguaggio, chiarezza di esposizione, studiata collocazione dei termini. 4) MEMORIA, ovvero le tecniche per memorizzare il discorso. 5) PRONUNTIATIO, lo studio del modo migliore per porgere il discorso: intonazione della voce, gestualit ecc..

CICERONE
LA VITA Cicerone nacque nel 106 a.C. ad Arpino da una ragguardevole famiglia equestre. Nessun componente di essa aveva per mai tentato la carriera politica, egli fu dunque un homo novus. Da Arpino si trasfer a Roma per compiere gli studi di retorica. Studio anche filosofia e allet di 20 anni scrisse il suo primo trattato retorico, il De inventione. Nel 80 a.C. pronunci le prime orazioni in pubblico (entrambe di carattere giudiziario) e nel 79 a.C. comp, un viaggio di istruzione in Grecia. PROTAGONISTA DELLA SCENA POLITICA Cicerone cominci la carriera politica con la questura nel 75 a.C. a Lilibeo, in Sicilia. La sua fu un amministrazione equa; i siciliani gli affidarono laccusa nel processo da loro intentato contro lex governatore Verre, un seguace di Silla. La vittoria consacr Cicerone come grande oratore. Nel 63 a.C. divenne console e fronteggi con successo il tentato colpo di stato di Catilina, ricevendone onori straordinari: venne proclamato padre della patria. Tuttavia laver fatto condannare a morte i congiurati senza la provocatio ad populum gli cost, nel 58 a.C., lesilio, che anticip recandosi in Grecia. Ritorn a Roma nel 57 a.C. ma il nuovo corso della politica romana, con il primo triumvirato e i giochi di potere di Cesare e Antonio, escludeva chi, come lui, so ostinava a difendere lantico assetto repubblicano. Nel 52 a.C. assunse la sfortunata difesa di Tito Annio Milone, accusato dellomicidio di Clodio, e ci dest il sospetto dei triumviri, che lo inviarono proconsole in Cilicia. Allo scoppio della guerra civile, prima rest neutrale, poi si schier, a malincuore, con Pompeo. Si rec in Epiro ma non fu presente alla vittoria di Cesare. Poi per un anno attese il perdono di Cesare che giunse nel 47 a.C. Alle amarezza politiche si sommarono quelle familiari cos non gli rest che dedicarsi agli studi filosofici. Morto Cesare (44 a.C.), i cesaricidi guardarono a lui come al maestro delle libert repubblicane. Cicerone torn a difendere lutopia della res publica e con coraggio attacc lerede di Cesare, Marco Antonio: nacquero cos le orazioni dette Filippiche. Quando Antonio per si accord con Ottaviano e Lepido e stil le sue liste di proscrizione, Cicerone fu il primo nome dellelenco. Raggiunto dai sicari, venne ucciso nei pressi della sua villa nel 43 a.C. IL MAESTRO DELLHUMANITAS Cicerone fu un autentico protagonista del suo tempo anche sul piano politico. Tuttavia viene ricordato principalmente come scrittore, il + classico della latinit, assieme a Virgilio. Cicerone vivendo quasi al congedo della res publica tradizionale, volle raccogliere il meglio di essa. Sembra quasi che egli fosse consapevole della fine imminente di quel mondo, cui era legato con tutto il proprio essere. Per lui la fedelt alla tradizione implic anche scelte che oggi non sembrano condivisibili: leader degli oligarchici, egli metteva sempre al primo posto i boni cives, gli ottimati. Si parlato di Cicerone come di un grande scrittore, e in effetti lo fu realmente: il suo latino il + perfetto mai scritto in prosa. Cicerone pratic un po tutti i generi della prosa (eccetto la storiografia): scrisse orazioni, trattati retorici, testi filosofici, lettere private, tutte opere destinate a costruire un punto di riferimento essenziale per la successiva prosa latina, ma anche per la moderna letteratura europea.

Prima ancora che scrittore, Cicerone fu un eccellente organizzatore e diffusore di cultura. Per tutta la vita am, insegn e semin cultura. Ripart da quellideale di humanitas che era stato elaborato dal circolo scipionico: un ideale universale. UN CAPOLAVORO: IL DE ORATORE Il capolavoro di Cicerone retore il De oratore. Non un trattato di forma tradizionale, bens un dialogo. Il De oratore ambientato circa 35 anni prima, cio al tempo delladolescenza di Cicerone. Parlano i + celebri oratori di quellepoca, ovvero Marco Antonio e Licinio Crasso; questultimo il portavoce dellautore. Il trattato non si limita ad esporre una teoria: grazie alla sua prosa elegante il De oratore fornisce anche un concreto esempio di come la lingua latina possa divenire uno strumento culturale alla pari della prestigiosa lingua greca. LO STILE PERFETTO DELLELOQUENZA CICERONIANA Linsieme delle orazioni di Cicerone, ci documenta la straordinaria qualit della sua eloquenza. Con sicurezza il giovane avvocato rifiut subito sia la magniloquenza dellasianesimo sia la scarna asciuttezza dellatticismo. Elabor invece uno stile oratorio del tutto personale, in grado di attingere a tutte le risorse possibili dellarte del dire: toni variabili, ritmo, figure retoriche, capacit narrativa, emozioni ecc. Il modello a cui Cicerone soprattutto guardava era quello dellamato Demostene, il grande oratore greco del IV secolo a.C. Si pu dire che lallievo raggiunse e super il maestro nelle veementi Filippiche contro Antonio, lultimo esempio in Roma di grande oratoria finalizzata a influenzare lazione politica. Ma gi dal tempo delle Catilinarie Cicerone aveva offerto un saggio memorabile di eloquenza politica e, insieme, di straordinaria verve espressiva: unoratoria in grado di fondere efficacia argomentativa, eleganza e armoniosit nellesposizione, entusiasmo nel convincere e calore nel commuovere. Il tipico stile oratorio ciceroniano caratterizzato da elementi ben precisi: Lampio e simmetrico giro della frase (concinnitas); I periodi organizzati secondo esatte norme prosodiche e ritmiche (oratio numerosa); Il lessico elegante e preciso, ricco per variet di scelte, pieno di sfumature, ma medio, privo di arcaismi, grecismi e tecnicismi, pensato non solo per i giudici, ma anche per il pubblico; La costruzione dei contenuti logica, incalzante, con argomenti che sembrano non esaurirsi mai, che si accumulano luno sullaltro senza dare respiro allavversario, mescolando la ricostruzione vivace dei fatti con citazioni di storia, filosofia, mitologia, poesia ecc.

LA FIGURA IDEALE DELLORATORE Secondo Cicerone loratore deve essere s un tecnico della parola, ma anche un intellettuale completo e un politico. Oltre che parlare bene, deve pensare bene e, agire bene: in questo senso loratore, viene definito vir bonus, discendi peritus (uomo integerrimo, esperto nellarte della parola). La retorica diviene per Cicerone lambito di incontro di temi diversi: esaminando il parlare in pubblico, si finisce per discutere di societ, di filosofia, di arte, di tradizioni civili. la valenza umanistica della retorica ciceroniana.

Lo scopo della lunga preparazione delloratore non lutile personale. Tutto nelloratore deve poi essere posto al servizio dello stato: il progetto ciceroniano mira a fornire la res publica in crisi di una classe dirigente allaltezza del suo compito, nel momento del declino. Non a caso le opere retoriche sono tutte successive al ritorno di Cicerone dallesilio, scritte nel momento della crisi politica della repubblica oligarchica. Si tratta dunque di opere non solo tecnico-letterarie, ma, in un certo senso, politiche: tutte insieme contribuiscono a formare il perfetto oratore, che non solo un abile parlatore, ma soprattutto un uomo di governo, o, uno statista: colui che sa guidare la citt con decisioni sagge, tenendo a freno le passioni della folla e piegandole al volere dei boni cives.

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