Você está na página 1de 3

Umanesimo Quattrocento La letteratura delle nuove idee, del Quattrocento, per 70 anni in latino. Si continuava comunque ad usare il volgare.

. E' un latino diverso da quello medievale. Gli umanisti (gli studiosi di queste nuove idee) si rifanno alla lingua dei grandi scrittori dell'et aurea della letteratura latina. Questi facevano parte dell'alta borghesia, erano uomini di corte mantenuti dai signori, che non consideravano i non letterati, cio coloro che non intendevano il latino. Gli u. fu un ceto ben definito, furono gli specialisti della cultura. Le universit erano i luoghi pi conservatori, centri di studio della cultura vecchia. Queste nuove idee si sviluppano nei cenacoli umanistici: ville o giardini in cui i dotti si riunivano. Uno sviluppo pi organizzato del cenacolo l'accademia: termine derivato da quella di Platone, per indicare una scuola filosofica che si rifaceva al suo insegnamento, venne adottato da Marsilio Ficino per ricordare il circolo di intellettuali che si riunivano nella villa di Careggi, donatagli da Cosimo de' Medici. Crescono e si moltiplicano le biblioteche. Gli intellettuali del Quattrocento si sentono appartenenti a un'et di rinnovamento. Il padre degli umanisti Petrarca. Gli umanisti si danno a una vera e propria caccia ai testi di autori antichi, latini, spesso trascurati nel Medioevo. Un altro aspetto di rinnovamento la ripresa dello studio del greco, datato probabilmente al 1397. Nasce la filologia, scienza che mette a confronto pi testi e compie una lettura critica di questi, che non sono pi intoccabili ma oggetti di cui si pu discutere l'autenticit. Nel Quattrocento viene avvertita l'et Medievale come un'et di mezzo oscura e barbara, dopo la caduta dell'Impero romano e ora la civilt rinasce. Una visione come quella della Commedia di Dante, dove in pochi versi si possono incontrare molteplici personaggi storici, visione del tempo appiattita sull'eternit, non sar pi concepibile. L'entusiasmo degli autori antichi innanzitutto l'ammirazione per l'espressione eloquente ed elegante. Lorenzo Valla si impegna per anni nella stesura dei sei libri Elegantiarum libri in cui analizza lo stile degli scrittori latini. Gli uomini antichi attraverso lo stile manifestano la figura di un uomo saggio, equilibrato e spiritualmente indipendente. Nasce il concetto di studia humanitatis studi che si chiamano di umanit perch perfezionano e adornano l'uomo, studi di tipo letterario (humanae litterae) centrati sulla lettura di classici. Questo ideale di sviluppo integrale dell'uomo, differenza dall'ideale Medievale, che contrapponeva lo spirito al corpo e vedevano nella svalutazione dei beni terreni una premessa per un'elevazione a Dio. Il nuovo tema della dignit dell'uomo percorre tutta la cultura del secolo. Nella filosofia di Ficino, l'anima umana definita copula dell'universo, perch da un lato partecipa dell'eternit e pu elevarsi fino alla conoscenza di Dio, dall'altro da vita alla materia del corpo umano. La rivendicazione del valore dell'uomo e del mondo non in chiave antireligiosa: gli umanisti si dicono cristiani. Ma si tratta di una religione laica che non aspetta la salvezza da una Chiesa, ma elabora la propria fede attraverso un pensiero indipendente. La laicit del pensiero comporta idee di tolleranza religiosa. Il cardinale Nicola Cusano auspica non solo l'unione delle chiese d'Oriente e d'Occidente, ma che le varie religioni possano essere praticate ovunque, purch si salvi la fede e la pace. Figura centrale della fioritura di Firenze, negli ultimi decenni del secolo, fu Lorenzo de' Medici, Il Magnifico. La sua politica mir soprattutto al mantenimento della pace tra gli stati italiani, politica che dur per 40anni e si concluse con la sua morte nel 1492. In questi anni trovano ospitalit nelle corti, poeti, come Luigi Pulci e uno di alte ambizioni come Poliziano, Ficino e artisti. La produzione poetica di Lorenzo vasta ma il fatto che parecchi testi siano incompiuti, fa pensare che questa poesia venisse praticata solo nel tempo libero. Nell'ambiente mediceo Luigi Pulci rappresenta un filone di cultura estranea alla classica. Nato nel

1432 da una famiglia impoverita entro nella corte di Cosimo il Vecchio, dove veniva apprezzato per i suoi versi comici. La sua fama dovuta al Morgante, poema cavalleresco in ottave che racconta le vicende del paladino Orlando che si allontana dalla corte di Carlo Magno e si avventura in Pagania, si accompagna al gigante Morgante che lo converte al Cristianesimo. Negli ultimi cinque cantari, Morgante muore e, la struttura narrativa si fa pi compatta e incerta. In questo materiale, Pulci esalta gli aspetti comici e grotteschi della vita dei personaggi il cui eroismo cavalleresco si confonde con la bricconeria, la cortesia con la spacconeria. Riccorrente in tema della fame e delle mangiate colossali, tipico della cultura popolare del carnevalesco, invece nei momenti di battaglia e duello, viene documentato l'aspetto splatter della vicenda. Il clima delle signorie dell'Italia padana, era diverso da quello di Firenze, era pi aristocratico. Vi fu la riforma della locale Universit e il rinnovamento architettonico promosso da Ercole I d'Este. Qui collochiamo Matteo Maria Boiardo, signore di Scandiano. L'opera a cui Boiardo dedic gli ultimi venti anni il poema cavalleresco l'Orlando innamorato, che rimase incompiuto per i suoi compiti militari durante l'invasione di Carlo VII e la sua morte, poco dopo. Il poema comprende 69 canti divisi in 3 parti. L'opera fonde elementi della tradizione carolingia e quella del circolo arturiano. C' un repertorio tradizionale di personaggi e temi. Inventa il tema dell'amore di Orlando, innamorato della maga Angelica, che giunge dall'Oriente nel campo dei cristiani per seminare rivalit e crea anche il personaggio di Ruggero. Non possibile riassumere la trama dell'Innamorato in quanto narra le vicende di questi personaggi, tra l'Europa e un Oriente di fantasia. La narrazione procede rapida e domina il gusto dell'avventura. Ci che rende unita la narrazione la voce del narratore che si rivolge al pubblico dei Signori e cavallier della corte estense. Narratore destinatari, sono consapevoli di vicende non pi realizzabili: di tanto il tanto il poeta scherza sulla dubbia veridicit e accenna o lascia trapelare un atteggiamento di nostalgia. L'Innamorato, dunque un opera umanistica nel senso che riprende una materia popolare con l'intento di elevarla a un ambiente nobile. Cinquecento Nel Cinquecento il volgare si afferma definitivamente sul latino. Fiorisce la prosa e la poesia in versi volgari. Continua, comunque, l'uso del latino come lingua internazionale, ma col passare dei decenni si affacciano sempre pi autori volgari. Si moltiplicano le edizioni di testi greci o latini tradotti in volgare, di conseguenza la cultura si va allargando fuori dalla cerchia dei dotti. L'affermazione del volgare non avviene senza contrasti; ci sono le polemiche di chi vuole ancora il latino e dall'altro fronte si sostiene che il volgare abbia tutti i requisiti per portarsi allo stesso livello dei classici latini. Ma qual', tra i tanti, il volgare adatto a una letteratura che possa competere con quelle classiche? A Pietro Bembo si deve una soluzione alla questione. Di famiglia patrizia veneziana, dedica la sua vita agli studi. Bembo scrisse sia in latino che in volgare ma nella seconda che ha vinto la maggiore influenza. L'opera che ha avuto per secoli un ruolo decisivo nel modellare la lingua letteraria italiana sono le Prose della volgar lingua. E' un trattato in forma di dialogo, in tre libri. Nel primo si sostiene che il volgare ha possibilit letterarie non inferiori al latino; la perfezione stata raggiunta nella poesia di Petrarca. Nel secondo si trattano precisioni di stile e metrica e il terzo contiene una spiegazione di grammatica volgare. Bembo sostiene la superiorit del fiorentino sugli altri volgari italiani, ma tiene a precisare che non si riferisce al fiorentino del volgo; il suo ideale aristocratico. Trattatisti sostennero il modello di una lingua cortigiana, ispirata a quell'italiano che secondo loro si parlava nelle corti, soprattutto a Roma. Dunque per arrivare a una lingua adatta, si dovevano selezionare forme tratte da diversi volgari. Contemporaneamente alcuni scrittori toscani sostennero che l'adozione della lingua toscana non doveva escludere quella contemporanea. Questa scelta fu praticata da Macchiavelli che la teorizz anche in un Dialogo della lingua rimasto inedito. Ma anche a Firenze nella seconda met del secolo, si afferm la supremazia del modello bembesco. Cos a partire dal Cinquecento c' una lingua letteraria che si pu chiamare a pieno titolo italiana, e contemporaneamente diventa legittimo

parlare non pi di versi volgari. Quando essi vengono impiegati in testi le si tratta ormai di una scelta consapevole in funzione comica. Proprio la nascita dell'italiano comporta la nascita delle letterature dialettiali.

Você também pode gostar