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Fratelli carissimi, amati Parrocchiani,

Viene colui che gi venuto


Il tempo di Avvento ci concente ogni anno di celebrare e di vivere concretamente la venuta del Signore, questo mistero di salvezza, con il quale tutti abbiamo una parte nella Chiesa. Il tempo di Avvento avr fine soltanto con lultima manifestazione del Signore, detta scatologica, con il ritorno di colui che gi venuto e che, tuttavia, stiamo ancora attendendo. Ma non si tratta di un tempo unico, come non lo ogni periodo dellanno. Non dobbiamo dunque lasciarci prendere dal sonno, stanchi di attendere inutilmente; ma dobbiamo invece darci da fare, sapendo che ogni giorno che passa ci avvicina sempre di pi alla manifestazione del Signore. Essa segner il trionfo della luce sulle tenebre, al termine di un combattimento che ha luogo oggi, e nel quale tutti, ciascuno di noi, sono impegnati. Ancora una volta ascolteremo lannuncio pi grande della storia delluomo: Et Verbum caro factum est, il Verbo si fatto carne. La celebrazione del Natale ci riporter mirabili testimonianze della nascita di Ges: un racconto indimenticabile, che tutti conosciamo bene e che riascoltiamo sempre volentieri, con commozione. Il Natale non una festa come le altre. Perch? Forse perch riprendiamo tante simpatiche tradizioni? No, il Natale non folklore. Forse sentiamo diversa questa festa perch, soprattutto in questo periodo, il desiderio di pace, di gioia, di fraternit da una parte e la paura della solitudine dallaltra si fanno pi acuti e pi forti che mai? Tutti questi elementi sono presenti nel Natale, perch esso una risposta al desiderio delluomo di una vita pi giusta e di liberarsi dalle proprie angosce e paure. Ma non possiamo ridurre il Natale ad un momento di evasione. E non necessario, come pensa qualcuno, il rimiscuglio di una certa religiosit ormai superata, della quale si sente un po la nostalgia. Il Natale non un anniversario, n riguarda il passato: un dono di Dio per luomo di sempre. Lannuncio che fu dato ai pastori e quello dato dallevangelista Giovanni Il Verbo si fatto carne toccano lintimo delluomo e sono sempre validi. Dio diventato uomo, ha preso la nostra umanit, si immedesimato nei nostri problemi, non ha avuto paura di sporcarsi le mani col fango della nostra debolezza, delle nostre miserie umane, non rimasto nel suo isolamento dorato, nello splendore della sua perfezione, perch chi ama veramente non si isola. Egli venuto a portare la sua luce, il suo amore, l dove regnanole tenebre dellodio, dellinvidia, dellegoismo, della violeanza. E tutto questo, anche l dove luomo non lo ha accettato, dove, come dice ancora Giovanni, non vuole la luce ma preferisce le tenebre. Il Natale , dunque, una presenza: il dono di s stesso. Una presenza non chiassosa, ma cominciata nel modo pi silenzioso e pi umile, quasi per non dare fastidio a chi non vuole essere importunato dallamore di Dio. Perch Cristo si impone con la violenza, ma chiamaed aspetta una risposta, una presenza viva e reale. Alluomo, che sente la necessit di giustizia, di amore e di pace, la presenza di Cristo non impone un mondo gi bello e fatto, ma risveglia nel suo intimo la capacit di realizzare la giustizia, di amare, di vincere il male e lodio, di creare la pace e larmonia. La presenza di Cristo nel mondo , per usare la

sua stessa espressione, lievito capace di far fermentare la massa, seme che, se trova il terreno adatto, capace di produrre una grande pianta, una nuova umanit.

Con fede vi benedico e vi auguro un Buon Natale di Pace nel Signore

Il vostro Parroco p. Gerardo


Scordia, 11 dicembre 2011 III Domenica di Avvento anno B

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