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LADOMENICA

DIREPUBBLICA

DOMENICA 4 DICEMBRE 2011 NUMERO 355

CULT
Allinterno

La copertina

Lera di YouBook: perch adesso gli editori cercano scrittori fai-da-te


FERRARI E SIMONE

La recensione

Quel romanzo giocattolo che assomiglia ad Alice


GIORGIO VASTA

FOTO ANNIE LEIBOVITZ. FROM PILGRIMAGE (RANDOM HOUSE, 2011)

La morte del padre e della compagna, i debiti La Leibovitz reagisce con un pellegrinaggio nelle case dei suoi maestri: Freud, Dickinson, Darwin...
il riscatto della grande fotografa
Limmagine
ANNIE LEIBOVITZ MICHELE SMARGIASSI
uel che resta quando le persone se ne vanno. Un paio di guanti che hanno stretto migliaia di mani. Un televisore bucato da un colpo di pistola. Un vestito bianco come un fantasma. disabitato il nuovo mondo di Annie Leibovitz. Proprio lei, la fotografa pi people mai esistita, sovrana, tiranna del ritratto ai livelli pi luccicanti e costosi. Anzi dis-abitato: abbandonato dalle persone che vi hanno vissuto. Non c un solo essere umano, solo case vuote e paesaggi deserti, nelle oltre duecento pagine di Pilgrimage, il libro che le sconsigliavano di fare, non ne venderai una sola copia, il libro che lei ha voluto o forse ha dovuto fare: Dovevo salvarmi la vita. A volte esplode, nella carriera dei grandi fotografi, il bisogno di disintossicarsi dal mondo che i loro stessi occhi hanno costruito. Quello di Annie Leibovitz era grande come il sogno americano, con tutto il suo immaginario di successo, glamour, potenza. (segue nelle pagine successive)

In viaggio con Annie


Q

Lintervista

Stefan Merrill Block Se la malattia ci aiuta a capire chi siamo davvero


ANTONIO MONDA

Il teatro

Storia di Chimera il bianco e nero secondo Mattotti


PINO CORRIAS

Spettacoli

Alan Parker Il mio cinema fatto di musica


ALAN PARKER

uando arrivai alla casa di Emily Dickinson non cera quasi pi luce. Avevo portato con me una piccola fotocamera digitale e cominciai a scattare una foto dopo laltra. Senza pensarci. In una vetrinetta di plexiglass era esposto uno dei suoi abiti bianchi e mi ritrovai attratta dai dettagli del vestito, i bottoni di alabastro e i pizzi. In una fotografia dellabito intero scattata da lontano il risultato un normale abito bianco. Ma da vicino scopri che di fattura raffinata. Per una donna che passava quasi tutto il tempo in solitudine doveva essere meraviglioso contemplare i dettagli. E sentirli al tatto. Sapendo che non erano destinati ad altri che a lei. In questa casa Emily e la sorella vissero gli ultimi anni da sole. Fu venduta dopo la loro morte e adesso un museo, ma per decine di anni vi hanno abitato altre persone. Nel perimetro del museo cera una seconda casa e le guide che ce la mostrarono ci chiesero se volessimo vederla da vicino. (segue nelle pagine successive)

Glauco Mauri porta in scena il suo circo pieno di fiabe


RODOLFO DI GIAMMARCO

Il libro

Una certa idea di mondo American Dust ti fa ridere dentro


ALESSANDRO BARICCO

Repubblica Nazionale

DOMENICA 4 DICEMBRE 2011

LA DOMENICA

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La copertina
Annie Leibovitz
Dal lettino di Freud al vestito bianco di Emily Dickinson. Dopo un periodo

difficile la pi celebre ritrattista americana si rimette in viaggio. Stavolta non immortala vip e rockstar, ma gli oggetti e i luoghi dei maestri Per consegnarci il suo diario pi intimo
ANNIE LEIBOVITZ

(segue dalla copertina) on cera quasi pi luce e dapprima rifiutammo, ma poi finimmo col seguire un piccolo sentiero che conduceva l. Le case erano molto vicine, a un centinaio di metri di distanza luna dallaltra. La seconda apparteneva al fratello di Emily, Austin. La casa di Austin fu una rivelazione. Rimasi esterrefatta. Era buia, misteriosa. [...] Scoprii che con la fotocamera digitale non mi serviva molta luce. Mi sembrava di riuscire a vedere negli angoli. Nessuna distorsione di contrasto o di colore come avviene quando premi il pulsante delle macchine analogiche. La digitale rendeva praticamente quello che vedevo [...]. Diversi anni fa Susan Sontag e io avevamo in mente di fare un libro intitolato Beauty Book. Il Beauty Bookci avrebbe fornito la scusa di viaggiare in tutti i posti che ci interessavano e che volevamo vedere. Per me significava poter fare di nuovo fotografie solo se stimolata a farle. Senza programmi prestabiliti. [...] Trovarmi in una situazione in cui cogliere unimmagine solo per ispirazione. Dopo la morte di Susan capii che non avrei potuto realizzare il Beauty Book, anche se con il passare del tempo mi rendevo conto che avrei potuto fare un libro diverso, con una lista di posti diversi. Inevitabilmente la lista sarebbe stata influenzata dal mio ricordo di Susan e da quello che interessava lei, ma sarebbe stata comunque la mia lista. Allinizio non avevo unidea ben chiara di che cosa avrei potuto fotografare, si form per gradi. Emily Dickinson era la poetessa preferita di Susan. [...]

IL LETTINO DI FREUD
Il divano nello studio di Maresfield Gardens, a Londra

Casa Freud La Hogarth Press, gestita per molti anni da Leonard e Virginia Woolf, aveva pubblicato le opere di Freud fin dagli anni Venti del Novecento. I Woolf andarono a trovare Freud nella sua nuova casa al 20 di Maresfield Gardens nel 1939, poco tempo dopo che lui era emigrato a Londra. Leonard scrisse che lo studio di Freud era cos pieno di antichit da sembrare un museo. Ora davvero un museo e tutto si trova esattamente nello stesso posto in cui era quando i Woolf andarono a prendere un t. A Londra Freud aveva dei pazienti e li segu fino a due mesi prima della morte, avvenuta nellautunno del 1939. Aveva abitato l soltanto per un anno ma lo studio era identico a quello del suo appartamento di Vienna. [...] Visitando la casa, guardando tutte le stanze, aprii una porta pi piccola e vidi un lettino rivestito con un tessuto dai motivi geometrici molto elaborati. Mi dissero che un tempo si trovava nello studio di Freud ed era stato il suo letto di morte. Freud si era trasferito nello studio dopo uno dei primi allarmi aerei nel quartiere, pensando che sarebbe stato pi al sicuro che al piano di sopra. Pass i suoi ultimi giorni guardando il giardino, circondato dalle sue collezioni e dai suoi libri.

Ho fotografato i miei fantasmi


LA MOTO DI ELVIS
LHarleyDavidson Hydra Glide del 1957 a Graceland

IL PICCIONE DI DARWIN
Lo scheletro di piccione della raccolta di Darwin a Tring

Casa Darwin Down House, la casa di Charles Darwin nel Kent, stata restaurata splendidamente ma al posto del suo studio adesso si trova il negozio di souvenir. Darwin comper Down House nel 1842 allet di trentatr anni, quando era gi famoso. Il diario delle sue esperienze come naturalista durante il viaggio compiuto a bordo del Beagle aveva colpito la fantasia popolare. Darwin rimase via cinque anni durante i quali accumul migliaia di esemplari e gett le basi intellettuali dellopera della sua vita. Down House divent per lui il centro del mondo. La lasciava di rado. [...] La storia di Darwin che viene illuminato sullevoluzione studiando le forme dei becchi dei diversi fringuelli presenti nelle isole Galapagos solo una leggenda. [...] Il primo capitolo de Lorigine della specie contiene un lungo passo sullallevamento dei pic-

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IL LIBRO
Pilgrimage di Annie Leibovitz (De Agostini, 248 pagine, 100 fotografie a colori, 50 euro) in libreria. Da Emily Dickinson a Virginia Woolf, da Sigmund Freud a Charles Darwin, da Elvis Presley a Louisa May Alcott: la grande fotografa ci porta nelle case dei maestri del passato

Il vuoto dietro il glamour


MICHELE SMARGIASSI
(segue dalla copertina)

inire nel campo visuale delle sue lenti era entrare nel Pantheon. Tutti, da Lennon a Kidman a Nicholson fino alla regina Elisabetta (Maest, potrebbe togliersi la corona? cos formale...), hanno subto i suoi ordini, i suoi set geniali, bizzarri o sontuosi. Ritrattista superstar di icone superstar, questo stata per decenni Anna-Lou Leibovitz di Waterbury, dinoccolata, algida, volitiva ragazzona della provincia americana, fino a quando la sua vita di successo and a sbattere sugli scogli. Perse assieme, nel 2005, il padre e la compagna, la scrittrice Susan Sontag, grande intellettuale radical. Poco dopo, una valanga di debiti (rimediata in qualche modo) fu sul punto di costringerla a svendere il suo invalutabile archivio. Reag come scritto nel sangue americano: mettendosi in viaggio verso una nuova frontiera. Nellagosto 2009 part con le due figlie gemelle per una vacanza scacciapensieri alle cascate del Niagara: and tutto male, carta di credito bloccata, deprimente camera di motel, inseguimento impietoso degli avvocati. Ma di fronte al grande salto dacqua, dietro le spalle delle bimbe eccitate, la mano istintivamente alla macchina, locchio inquadra, il dito preme: davanti al catino verde smeraldo (sar la copertina del libro) era straordinaria la sensazione di galleggiare sopra le cascate, di volare senza cadere sopra un vuoto senza celebrit, scenografie, lustrini... Quando era viva Sontag, stilavano liste di luoghi da visitare assieme per scriverci un libro che aveva gi un titolo, Beauty Book. Non ce ne fu il tempo. Ma dopo quellimmagine acquea libera e liberatrice, Leibovitz fece la sua lista, e part. Un po folle, arbitraria, a volte casuale, tra Europa e America, era una lista di case senza inquilini, case di grandi personaggi: Lincoln, Roosevelt, Woolf, Freud, Darwin, per prima Emily Dickinson, la poetessa preferita di Susan. Case piene di cose, e paesaggi pieni di tracce di chi li rese immagini (lo Yosemite di Ansel Adams). fra oggetti e luoghi orfani che Leibovitz, a sessantadue anni, ha scritto il suo diario interiore (mai tanto scritto un suo libro). Alla ricerca di quel che resta quando le persone non sono pi l, cio una cosa cruda e semplice. Sono tornata a quel che conta davvero.
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LABITO DI EMILY
Lunico vestito rimasto di Emily Dickinson ad Amherst

IL MONDO DI MARTHA
I materiali di scena dello studio di New York della Graham

cioni. Convinto che sia sempre meglio studiare un gruppo specifico, dopo attenta riflessione, ho scelto i piccioni domestici scrisse Darwin. Si iscrisse a dei Pigeon club e document particolari come la quantit di melma accumulata dai piccioni sulle zampe quando pioveva. Per confrontare gli scheletri delle varie razze, raccoglieva i corpi e li bolliva, ma lodore e il disordine in cucina erano troppo per sua moglie, e quindi decise di spedirli dove potessero essere sottoposti a un trattamento pi professionale.

comperare una casa per i genitori. Nel 1957 acquist Graceland, una villa in arenaria con colonne corinzie. I genitori di Elvis e la nonna Minnie Mae vivevano l con lui e in seguito anche la moglie Priscilla e la figlia Lisa Marie. I vestiti della madre, Gladys, sono tuttora nellarmadio. Gli occhiali da sole di Minnie Mae sono su un vassoio sopra un cassettone.

Casa Presley La casa di Elvis Presley a Memphis stata conservata pi o meno comera ai tempi in cui lui vi abitava. Le stanze al pianoterra attirano migliaia di turisti, ma il secondo piano dove lui mor rimane privato. Elvis e la sua famiglia si trasferirono da Tupelo a Memphis nel 1948, quando Elvis aveva tredici anni. Elvis parlava spesso di

Casa Graham Ho passato la vita a guardare le foto di Martha Graham scattate da Barbara Morgan. Continuo a tornare a quelle immagini:la migliore collaborazione possibile fra un fotografo e il suo soggetto. [...] Cerano due o tre stanze stracolme di pile di scatole e bauli. Trovammo una scatola di oggetti di scena di Deaths and Entrances, balletto su tre sorelle che probabilmente sono le Bront, o forse lartista e le sue due sorelle. La danza la pi fragile delle arti. Gli

scrittori hanno i testi, i compositori gli spartiti. La danza esiste solo nellattimo. Quando se ne va un coreografo, i custodi pi affidabili del suo lavoro sono i ballerini che hanno eseguito lopera sotto la sua guida. Ci sono filmati di performance o di prove di danza, ma non saranno mai efficaci quanto un coreografo che modella il movimento di un singolo corpo. O, nel caso di Martha Graham, lei stessa che balla. Il che mi rende ancora pi care le fotografie di Barbara Morgan.
Traduzione Giovanna Arenare e Claudia Cavallaro 2011 by AL Archive LLC. Published in the United States by Random House, an Imprint of The Random House Publishing Group, a division of Random House, Inc. New York / Agenzia Santachiara 2011 De Agostini Libri Spa in accordo con Jeffrey D. Smith / Contact Press Images
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DOMENICA 4 DICEMBRE 2011

LA DOMENICA
Simili a marionette ma ricoperte di oro, argento e abiti prestati dalle famiglie ricche, sfilavano in processioni a met strada tra sacro e profano. Per secoli
amatissime da fedeli e parroci sparirono per volere di Papa Pio X. Adesso una mostra

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Le storie

Festa dellImmacolata

ne celebra gli antichi fasti. E le assolve

La cacciata delle madonne vestite


LA VESTIZIONE
In successione i momenti della vestizione della Madonna del Rosario di Delebio (Sondrio): il prezioso abito in ganzo veneziano che indossa il vestito da sposa donato da una gentildonna del Settecento La Madonna di Delebio tra le pi belle in mostra

LA LETTERA
A sinistra, la lettera di incarico alla bottega Fantoni per lesecuzione di una Madonna da vestire (per gentile concessione della Fondazione Fantoni) nella chiesa di Breno vicino a Brescia Sotto, labito della Madonna della Neve di Chiuro (Sondrio)

JENNER MELETTI

SONDRIO

e hanno trovate nei solai nascosti delle chiese, in fondo agli armadi delle sagrestie. Alcune, per salvarsi, erano diventate Madonne partigiane, portate nelle cappelle di alta montagna per evitare il rastrellamento imposto dai vescovi. Adesso sono qui, le Madonne vestite, che ovviamente diventano le Madonne nude quando vengono spogliate dei loro abiti preziosi e sembrano burattini di legno. Un volto scolpito e dipinto con colori vivi. Orecchini, collane doro, parrucche di capelli veri. E sotto il volto un semplice torsolo di legno, per snodabile come il Pinocchio di Collodi perch solo muovendo busto e braccia si pu procedere

alla vestizione. Saranno in mostra, queste Madonne vestite o spogliate, dal 10 dicembre al Mvsa, il museo valtellinese di storia e arte, e nella galleria del Credito Valtellinese. Insomma, conquisteranno il cuore della citt, dopo essere state per decenni ricercate, umiliate e distrutte. In confidenza col sacro, statue vestite al centro delle Alpiracconta la storia di Madonne diverse da tutte le altre, perch cambiavano abito e trucco seguendo la moda del tempo. Ecco la Madonna di Torre Santa Maria, il cui corpo stato segato a met per poter aggiungere un altro pezzo di addome e fare crescere la statua di trenta centimetri. Queste Vergini spiega la direttrice del museo, Angela dellOca erano vestite con abiti donati di solito da famiglie ricche. Nel CinquecentoSeicento la parte inferiore di questi manichini aveva forma di cono, con assi di

legno che simulavano una gonna. Ma nel Settecento la moda cambiata e allora anche le nostre madonne sono state modificate e tante, come le dame di quel tempo, si sono ritrovate con un vitino di vespa. La nostra storia inizia nel 1998 quando Francesca Bormetti, storica dellarte e curatrice della mostra, in un sottotetto della chiesa di Mazzo di Valtellina trova una Madonna con le braccia rotte. Era unAddolorata, col volto dolente. Com-

presi che una statua in quelle condizioni, con assi dipinte di verde al posto della gonna, non poteva certo essere esposta in chiesa. Doveva dunque essere una Madonna vestita. Statue di questo tipo erano presenti soprattutto nel Sud dellItalia, in Spagna e nellAmerica latina, ma non se ne conosceva lesistenza sulle nostre Alpi. La ricerca vera e propria inizia nel 2005 e porta alla scoperta di quaranta Madonne nascoste o esposte in piccole chiese, mentre si ha notizia di altre novanta che invece sono andate distrutte. Al loro posto sono arrivate le Madonne moderne, alcune in legno ma molte in gesso o plastica, prodotti seriali, coloratissimi e di grande effetto scenico, ma fredde, da ammirare a distanza, non pi da vestire e da accudire. Tanti corredi sono andati dispersi. In una chiesa di Venezia

una sola madonna aveva sessantuno abiti completi. A vestirle di solito il giorno prima della processione erano solo le donne. In alcuni casi venivano usati anche i profumi e il trucco per le labbra e il viso. fra la fine dellOttocento e i primi decenni del Novecento racconta Bormetti che inizia la caccia a queste madonne popolari. Laccusa quella di non essere conformi alle regole fissate dalla liturgia della chiesa, di essere indecorose e poco adatte a ispirare sentimenti di devozione. Nella mia ricerca ho comunque ritrovato un legame fortissimo fra i fedeli e queste strane statue. E anche i parroci in molti casi non hanno accettato il diktat dei vescovi. Prima di una visita pastorale arrivava in parrocchia un questionario della curia, con il quale si chiedeva se fossero presenti delle madonne vestite. Spesso il parro-

LE STATUE
I manichini usciti dalle botteghe degli intagliatori

I TESSUTI
Raffinate camicie, vesti e sottane in seta e altri tessuti preziosi

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ARTIGIANALI. Da sinistra, tre momenti della vestizione della Madonna della chiesa di San Carlo a Chiuro; di seguito, le Madonne di Mello, Pedesina, Rogolo e Livigno, in provincia di Sondrio
LA MOSTRA
Le madonne vestite saranno in mostra a Sondrio dal 10 dicembre al Mvsa, il Museo valtellinese di storia e arte e nella galleria del Credito Valtellinese. Allesposizione, dal titolo In confidenza col sacro, allegato un catalogo con foto di Massimo Mandelli e introduzione di monsignor Saverio Xeres

LINVENTARIO
A destra, linventario degli arredi dellaltare della Madonna del Rosario con lelenco del ricco corredo di abiti e gioielli della statua vestita a Mazzo di Valtellina Sotto, labito della Madonna del Rosario di Castello (frazione di Gerola)

co non rispondeva, o addirittura consigliava ai fedeli di nascondere la statua in una chiesetta sui monti o in cappelle periferiche delle confraternite. Sono madonne, queste, che vivevano una volta o due allanno, nel giorno della festa loro dedicata o quando unemergenza richiedeva il loro intervento. A Pedesina, in Val Gerola, c la Madonna delle ruine, portata in processione quando una frana minacciava il paese. Ci sono poi Vergini invocate contro la siccit, le alluvioni, le malattia. C una Madonna chiamata del buon consiglio, perch secondo la tradizione una ragazza le chiese quale dei due pretendenti al matrimonio dovesse sposare e una voce rispose: Prendi quello senza capelli. Si scopr poi che dietro la statua si era nascosto lo spasimante che non aveva bisogno del pettine. A Livigno una di queste Madonne

ancora oggi portata in processione, la prima domenica dagosto, quando in paese si fa lunica fienagione dellanno. Negli altri giorni nascosta in una teca oscurata in un oratorio. Il sabato il gudz, ossia il padrino, la toglie dalla teca e la mette su un piedistallo. Poi gli uomini debbono uscire dalloratorio e inizia la vestizione, che in questo caso il cambio dabito fra feriale e festivo. Due sorelle sono le gudze, le madrine. La maggiore veste la Madre, la pi giovane il Bambino. In un ricco saggio preparato per il catalogo della mostra (con fotografie di Massimo Mandelli) monsignor Saverio Xeres, direttore dellarchivio storico della diocesi di Como, cerca di spiegare i motivi per i quali la Chiesa per almeno due secoli ha accettato le Madonne vestite e poi ha cercato di elimi-

narle. Lambivalenza che denota molte manifestazioni di religiosit popolare scrive il prelato deriva in sostanza dal suo collocarsi in una zona di frontiera, nella quale i confini che separano la devozione da mentalit magiche e superstizione appaiono talvolta labili. La pratica di vestire le statue consente un contatto particolarmente concreto e intimo, una familiarit che ben risponde allesigenza tipica della religiosit popolare di appropriarsi della figura sacra, presente nel simula-

cro, rendendola partecipe della propria vita quotidiana. Nel caso specifico delle statue vestite documentata anche la prassi per cui la persona che aveva donato i propri indumenti al simulacro potesse periodicamente riprenderli e indossarli, cos da assicurare effettivamente tale scambio di contatti. In sostanza si pu dire che gli abiti, una volta indossati dalla statua, erano diventati reliquie. Manipolazioni che interessavano anche i Bambin Ges. Qui il monsignore cita la storica e antropologa francese Christiane Klapisch-Zuber: Nei monasteri femminili le pie donne non si accontentano di cullare i loro piccoli Ges; qui o l esse gli fanno il bagno, lo rivestono, gli ricuciono i vestitini. Nella dottrina della Chiesa non c per una condanna netta di questa forma di religiosit popolare. Nei docu-

menti repressivi di un secolo fa si cita il Concilio di Trento (1545-1563), ma la grande diffusione delle madonne vestite avvenuta senza problemi nei secoli successivi. Il Concilio si limita a raccomandare che le immagini non siano ornate in modo appariscente e provocante. Ancora nel 1888 la Congregazione dei riti accetta queste statue, precisando che non debbano avere nulla di indecente n di profano. Ad avviare una vera e propria guerra contro queste madonne il vescovo di Mantova, Giuseppe Sarto. E quando questi diventa patriarca di Venezia e infine, fra il 1903 e il 1910, Papa Pio X, tutti i vescovi si adeguano. Per fortuna il bellissimo saggio di monsignor Saverio Xeres, per queste madonne vestite e perseguitate, arriva oggi come unassoluzione.
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LA DOMENICA

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Limmagine
Sogni e incubi

Mattotti

Si intitola Chimera. Lo aveva incominciato nel 99, poi lo aveva interrotto. Ora il maestro
della graphic novel ha deciso di portare a termine quelloscuro racconto

perch in sintonia con la vita strappata che mi sento intorno Ecco le sue tavole inedite

LA STORIA
Un uomo si addormenta sotto lalbero dove sedeva sempre un famoso pensatore Il sogno la porta dingresso in un mondo fiabesco di nuvole antropomorfe, animali fantastici e rapaci. Il sogno diventa incubo fino alla scena finale del drago e al risveglio

Mostri Sento le nuvole che riempiono lorizzonte E la dissonanza emessa dalle persone che si scontrano anzich accarezzarsi Si mangiano anzich amarsi Siamo mostri. Animali sbiaditi che hanno perso ogni direzione

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Colori Il verde profondit. Il rosso energia Se metti larancione, il disegno comincia a vibrare. Fino a quando arriva il momento in cui tutti i segni vanno al loro posto e i colori iniziano a cantare

IL LIBRO
Chimera di Lorenzo Mattotti (Coconino Press - Fandango, 56 pagine, 18 euro) in libreria da domani

orenzo Mattotti ha lo sguardo specializzato in nuvole animate. Le insegue da quando stava sotto le coperte, a occhi spalancati, dentro al foglio bianco del letto, e fuori cera la campagna della sua infanzia di Bassa mantovana. Molte citt e molti viaggi pi tardi, ora che i suoi boschi sono i tetti di Parigi visti dalle sue grandi finestre di rue de Paradis, il suo bianco e nero tornato a quei primi paesaggi immaginari. A un viandante senza nome che si addormenta sotto al nero di un albero. Ai sassi che diventano montagne. Al cielo che sparisce dentro al labirinto del bosco, si alza in volo sulle ali di un uccello che ha la coda del drago. E corre via inseguito dallombra che sempre ci accompagna con la sua premonizione. Che noi chiamiamo destino. E che Mattotti intitola Chimera. Questa di Chimera una storia stramba. Senza testo. Un flusso che va dal bianco al nero. Una linea che evolve. Una corda tesa sul nulla e la sua vertigine, dice dalla sua consueta lontananza di narratore fermo sul molo dei congedi che guarda partire le sue storie per il loro viaggio in pubblico. Le prime trenta tavole sono del 1999, le ultime ventiquattro della scorsa estate. In mezzo ci sono molte vite, uninfinit di viaggi e di colori, i figli, la fatica, la depressione, il successo, i libri tradotti in tutto il mondo, i quadri

Il mio inconscio in bianco e nero


PINO CORRIAS

a olio, le copertine del New Yorker, lamicizia con Art Spiegelman, il lavoro con Lou Reed e Bob Wilson su Edgar Allan Poe, e insomma quel tempo che la linea retta della vita trasforma in un labirinto nel quale Mattotti continua a perdersi per ritrovarsi. In quel fine secolo si era gi lasciato alle spalle Milano e tante altre citt, cominciando da Brescia, anno 1954, sempre dietro al padre ufficiale della Guardia di finanza che cambiava sede ogni quattro anni: Ancona, Udine, Como, Mantova, Venezia. Probabile che sia stato quellesodo perpetuo a dargli radici cos fragili da spingerlo a disegnarle per renderle portatili, paesaggio dopo paesaggio. Dice: Disegnare era il mio modo di portarmi dietro il mondo vecchio e di impadronirmi di quello nuovo. Disegnare era la mia ossessione. Ricordo uninfinit di pomeriggi nei quali venivo inghiottito da quel tempo dilatato che solo i colori sanno spalancare. A forza di campionare il mondo si era iscritto ad architettura, circondato dai colori dacqua di Venezia e da professori straordinari come Aldo Rossi capaci di mettere una cornice allo spazio per trasformarlo in una geometria abitabile. Ma il cielo era troppo basso per non cercare aria tra le diagonali primaverili di Bologna. Racconta: Era il mirabile anno 1977. Nellaria Radio Alice. Nelle case la scoperta delle prime tavole freak di Robert Crumb trovate sul Village Voice, dei viaggi psichedelici di Matteo Guarnaccia, e di quelli solitari di Andrea Pazienza. Si discuteva tantissimo. Si formavano gruppi. Si inventavano riviste. Mattotti pubblica la sua prima storia, Incidenti (1981), sulle pagine di Linus, diretto da quellaltro cercatore di mondi che fu Oreste del Buono. Lascia Bologna per Milano, va a caccia di lavoro tra la lucentezza dei colori a lieto fine della moda. Ma intanto finii tra i nebbioni della Bovisa. Ricordo labirinti di case e molta solitudine. Assorbivo ispirazioni dalla periferia, immaginavo personaggi cattivi, intrecci drammatici. Per sopravvivere riempie quaderni. Cercavo rivelazioni dentro le macchie di colore che mentre si dilatano e si asciugano suggeriscono forme, profili, animali. Si incanta dentro a viaggi che sono anche sonori: Perch i colori fanno parte di una unica sinfonia. Il

verde profondit. Il rosso energia. Il nero e il bianco sono il mistero. Se metti larancione, il disegno comincia a vibrare. Fino a quando arriva il momento in cui tutti i segni vanno al loro posto e i colori iniziano a cantare. Parigi la via duscita dalla gabbia italiana. Il luogo dove il disegno evolve. Il colore diventa cera e poi olio. C la rivelazione dei corpi immersi nellacqua di David Hockney, e di quello spazio curvo degli abbracci che sono i sentimenti. Quando inizia Chimera, Mattotti ha appena finito di completare le tavole francesi di Stigmate. Racconta: Avevo in mente il titolo e lo stile. Avrei continuato a lavorare con quel bianco e nero che per me il doppio colore dellinconscio. Gli serve per infilarsi nel bosco che ci portiamo dentro e da l sentire leco dei mostri in avvicinamento. Il viaggio regge per trenta tavole. Poi si interrompe. Non avevo pi la concentrazione per andare avanti. Pubblicai il libro pensando che quello era il suo destino. Del resto era una storia senza testo. Ognuno poteva guardarla con piena libert creativa e magari immaginare un finale in proprio. Ora tornata lenergia per regolare quel conto in sospeso. A ripensarlo adesso stato molto faticoso ricominciare. E reggere cos a lungo quella tensione. Calandomi dentro al mio mondo parallelo da cui non so mai se sar capace di tornare indietro. Autentico viaggio senza meta, come sanno tutti i veri viaggiatori che salpano dentro la propria stanza. Disegni di massima inquietudine. In sintonia dice con la vita strappata che mi sento intorno. Con le nuvole nere che riempiono lorizzonte. Con la dissonanza emessa dalle persone che si scontrano anzich accarezzarsi. Si mangiano anzich amarsi. arrivato fino al drago che esce dallacqua. E quando ho visto il drago ho capito che la storia era conclusa. Il bianco diventa il congedo del cartello finale: Dimprovviso mi svegliai. Siamo mostri. Chimere complicate. Animali sbiaditi che hanno perso ogni direzione. Il suo viandante ha impiegato dodici anni a risvegliarsi. O almeno sembra. Perch nel nostro mondo dombre anche il risveglio pu essere solo il prossimo sogno.
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LA DOMENICA
Ancora oggi pi che un regista si considera uno scrittore, mentre coltiva anche unaltra antica passione: il disegno

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Spettacoli
Saranno famosi

Il mondo per continua ad acclamarlo per i suoi film pieni di musica, come The Commitmentse Pink Floyd - The Wall Qui racconta del suo originalissimo rapporto col grande schermo. Iniziato nel sottoscala di unagenzia di pubblicit
CULT
Le locandine di tre film cult diretti da Alan Parker: dallalto Evita (1996), Saranno famosi (1980) e The Commitments (1991)

IL FESTIVAL
Con oltre 400 titoli tra anteprime, retrospettive e omaggi torna a Torino, dall8 al 17 dicembre, la XII edizione di Sottodiciotto Filmfestival, la rassegna di cinema fatta da e per i pi giovani Ad Alan Parker, che sar ospite del festival, dedicata una retrospettiva che ne ripercorre la lunga carriera attraverso pellicole diventate leggendarie, da Saranno famosi (1980) a Evita (1996), da Fuga di mezzanotte (1978) a The Wall (1982) Info: www.sottodiciottofilmfestival.it

THE WALL
La locandina del film Pink Floyd - The Wall che lanno prossimo compie 30 anni

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LE VIGNETTE Da sinistra: Abbiamo dimenticato di scrivere il nome del film; Madonna e il suo vocal coach: No mia cara, unaltra volta ancora: Do, Re, Mi, Fa...; Questo Carl, il sequel del mio primo marito

e mieorigini sono proletarie. E considerato lambiente che frequentavo, se fossi andato in giro a dire che sognavo di fare il regista cinematografico mi sarei preso un pugno sul naso. In realt a scuola ero decisamente bravo a scrivere e a disegnare, e infatti la mia vera ambizione era di diventare uno scrittore. Ancora oggi mi ritengo uno scrittore prestato alla regia. E ancora oggi credo che sia la scrittura la parte pi bella del mio lavoro. Mi sorprende sempre che ci siano registi che non scrivono, una cosa che proprio non capisco. Stephen Frears, ad esempio, non scrive una sola parola: si limita ad aspettare la consegna della sceneggiatura finita. Io invece scrivo sempre, e faccio dei cambiamenti anche la sera prima di una ripresa. Quando scrivi, realizzi il film nella tua testa. Poi vai sul set e fai il film una seconda volta. Successivamente, durante il montaggio, lo fai una terza volta. Ed qui, nella parte finale, che si trova unaltra delle fasi che amo del mio lavoro: il missaggio del suono, quando tutte le immagini sono assemblate con il sonoro. un momento bellissimo, perch tutto torna e per la prima volta vedi il tuo film. E poi ci sei solo tu, i tecnici del mix, i montatori: una mezza dozzina di persone.

Il cinema la colonna sonora L


ALAN PARKER
ti sono stati film musicali. Dico apparentemente perch in realt, secondo me, appartengono a generi diversi. Piccoli gangsters, per la sua struttura, un musical hollywoodiano classico. stato il mio film desordio ed nato in auto, mentre portavamo i nostri quattro figli nella casa di campagna, nel Derbyshire, Inghilterra settentrionale. Da Londra era un viaggio lungo, i bambini stavano seduti dietro e io per intrattenerli raccontavo loro una storia intitolata Bugsy Malone. Il pi grande, che aveva otto o nove anni, mi chiese se potessero essere loro i protagonisti. Fu cos che mi venne in mente di fare un film soltanto con attori bambini. Era unidea assurda, ridicola, una di quelle cose che fai solo se sei allinizio della carriera. Francis Ford Coppola, che ama molto quel film, mi disse che il tipico film diretto da un debuttante sprovveduto. E aveva ragione. Adesso non mi verrebbe mai in mente di imbarcarmi in un progetto del genere tanto pi che i musical in quel momento erano completamente fuori moda. Ci detto devo confessare che proprio un musical il mio film nel cassetto, quello che ho scritto e che non sono mai riuscito a produrre: si chiama Blood Brothers, ed una delle cose migliori che ho fatto. *** Saranno famosi un film musicale per eccellenza. Ma dal mio punto di vista semplicemente un film in cui io, da inglese, osservo la vita in America: e cosa c che sintetizza la vita in America meglio del mondo dello spettacolo? (Alla fine del film volevo uccidere tutto il cast. I ragazzi non erano granch simpatici. Del resto anche io con molti di loro sono stato davvero duro). Pink Floyd The Wall stato invece il tentativo di raccontare una storia soltanto con la musica e con le immagini. E se The Commitments stata lesperienza pi appassionante della mia vita, devo ammettere che The Wall stata la pi deprimente. Lavorare con Roger (Waters, ndr) stato difficilissimo. Allinizio non era previsto che io fossi il regista, il mio ruolo era quello di produttore e avevo promesso a Roger che lavrei solo aiutato a scrivere. Alla fine, per, mi consegn nelle mani questa sua folle idea, e io mi ritrovai a dover interpretare quel che lui avrebbe voluto dire. Alcune parti della sua storia erano molto chiare, altre non lo erano affatto. Comunque del tutto evidente che il problema vero era il rapporto tra me e Roger. Non abbiamo mai litigato per questioni artistiche, solo per questioni di ego. Lui era responsabile del suo mondo e io del mio. E i due mondi finirono per andare a sbattere. Sui titoli di testa cera scritto: Un film di Alan Parker; lui lo fece cambiare in Un film di Alan Parker, di Roger Waters. Non mi sono divertito per niente, fu unesperienza davvero patetica. Ci detto, devo ammettere che molte delle migliori sequenze animate me le trovai gi belle e pronte grazie ai Pink Floyd che avevano organizzato un tour dallimpianto molto teatrale. Avevano alle spalle un muro gigantesco sul quale proiettavano queste immagini. Anche la bellissima sequenza dei due fiori che fanno lamore e che poi si autodistruggono era gi pronta, come pure le sequenze dei martelli in marcia e quelle del fascismo. Il mio compito stato solo quello di incorporarle nella parte di film girata dal vero. In seguito ricevetti molte proposte per girare dei videoclip (del resto quello era anche il periodo in cui veniva lanciata Mtv) ma io ho sempre risposto di no col senno di poi evidentemente sbagliando perch i videclip rendono molto. Ma francamente credo che la ragione del mio diniego sia stata proprio il ricordo di quanto fosse stato deprimente lavorare con Roger Waters. Gli altri membri della band erano persone fantastiche: David Gilmour, Nick Mason. Ma lui mi fece passare la voglia di lavorare con i musicisti. Il mondo dellindustria discografica, che adesso, con iTunes, molto cambiato, allora era squallido, peggio di quello del ci-

nema. Era brutta gente. E se vero che se fai un film avere a che fare con i produttori non cosa facile, altrettanto vero che ci sei abituato. Se invece ti metti a lavorate con una rocknroll band, i musicisti avranno le loro idee, la casa di produzione la sua, il manager unaltra ancora. E io volevo assolutamente evitare tutto questo. Poi gli anni passarono e and tutto molto meglio con Peter Gabriel: Birdy Le ali della libert fu unesperienza bellissima.

*** Comunque sia e comunque sia andata, la verit che sono stato molto fortunato se teniamo conto che venivo da Islington, nord di Londra. Allepoca cerano le cosiddette grammar school e selezionavano un numero limitato di ragazzini poveri da mandare in ottime scuole. Io fui scelto, e quella fu la mia vera svolta. Dopo le superiori non andai alluniversit. Fui invece assunto da unagenzia pubblicitaria. Facevo dei lavoretti semplici, come smistare la posta, ma i copywriter e lart director mi davano sempre delle cose da fare. Mi chiedevano, ad esempio, di inventare in poco tempo lo slogan per un whisky e io li accontentavo. Finii per inventarne sempre di pi e, alla fine, mi promossero a junior copywriter. Gli anni Sessanta a Londra furono un periodo rivoluzionario, tutto era in trasformazione. Soprattutto in ambito artistico e musicale. Accadde la stessa cosa in pubblicit e io ebbi la fortuna di trovarmici in mezzo. Il mondo della pubblicit era molto democratico: nessuno mi chiedeva quale universit avessi frequentato, bastava che mostrassi quello che sapevo fare. Anche se ero giovanissimo, molti miei slogan ottennero un grande successo. Eravamo agli albori della pubblicit televisiva e ottenni un piccolo budget per fare degli esperimenti nella cantina dellagenzia per la quale lavoravo. Io scrivevo la sceneggiatura degli spot, ma delle riprese e del suono si occupavano altri colleghi. Ero lunico a non saper fare nulla di tecnico. Mi limitavo a dire: Azione!. Ad un certo punto mi ritrovai a fare io il regista, e gli spot divennero sempre pi ambiziosi. Cos finii per pensare che forse avrei dovuto realizzare dei lungometraggi. *** A seconda del Paese in cui vado, mi presentano come il regista di Fuga di mezzanotte oppure di Angel Heart, Saranno famosi, Mississippi Burning, Birdy. Tutti film uno diverso dallaltro. Ma vero che apparentemente nella mia carriera mol-

*** The Commitments: il film che mi ha pi divertito fare, ogni mattina a Dublino non vedevo lora di andare a lavorare. Ma una fiction che solo incidentalmente parla di musica. Il fatto che in Irlanda tutti cantano o suonano strumenti, e anche se non sono capaci fanno finta di esserlo. Ovviamente nel film la musica fa comunque la parte del leone. Tutte le scene vocali vennero registrate dal vivo, esattamente lopposto di quel che accade in genere. Di solito prima si registra la musica e poi la si diffonde sul set in modo che le riprese, effettuate da angolazioni diverse, siano ad essa coerenti. Generalmente sul set si canta e si suona in playback. Hollywood ha sempre fatto cos. In The Commitments, invece, visto che i microfoni erano molto vicini agli attori, abbiamo utilizzato un sistema che mi permetteva di girare con le parti vocali eseguite dal vivo. In Evita feci esattamente lopposto, abbiamo realizzato la colonna sonora prima di iniziare le riprese: quattro mesi e mezzo chiuso in uno studio a registrare musica, con Madonna sempre a fare un sacco di domande alle quali dovevo essere in grado di rispondere: quale sarebbe stata la sua posizione sul set, quali gesti avrebbe dovuto compiere... Devo dire che quella donna ha unetica del lavoro incredibile. *** Ci sono film che amo rivedere e altri no. Pink Floyd The Wall stato unesperienza deprimente e cerco di pensarci il meno possibile. Roger Waters, di recente, mi ha invitato a vedere la versione teatrale che sta portando in giro e mi ha fatto tornare alla mente brutti ricordi. Del resto difficile capire se un film ti caro oppure no perch ha avuto molto successo oppure no; oppure se ti caro o meno per i ricordi che porta con s. Io rientro in questa seconda categoria. E se cos, in generale posso dire di essere stato fortunato. La maggior parte dei film che ho fatto sono state delle belle esperienze. Non voglio dire che per fare un buon film devi per forza essere circondato da gente simpatica. Ci sono film bellissimi nati su set molto conflittuali. Un ambiente difficile non determina necessariamente un buon film o un brutto film. Per abbastanza vero che se il clima sul set positivo si lavora meglio. Tutto ci detto ci sono film, come Il conformista o Ultimo tango a Parigi di Bernardo Bertolucci, che vengono ri-scoperti da generazioni sempre nuove. Ed una cosa straordinaria. Ed successo anche a Pink Floyd The Wall. Niente di male. Pi gente acquista il dvd, pi io ci guadagno. (Testi tratti da Alan Parker, a cura di Stefano Boni e Massimo Quaglia, Edizioni di Cineforum, Bergamo 2011)
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Quando penso a Roger Waters mi deprimo

And meglio con Peter Gabriel e poi anche con Madonna Ma i migliori in assoluto furono i ragazzi di Dublino, l anche se non sei capace di suonare almeno sai fare finta

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ALAN PARKER WILL WRITE AND DIRECT FOR FOOD, SOUTHBANK PUBL., LONDRA 2005

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LA DOMENICA
Non si tratta di affittare una tavolo e due sedie a chi non ha un ufficio. E non neppure lultima moda internettiana. Nato sei anni fa a San Francisco, il movimento dei coworkers si sta diffondendo ovunque (Italia compresa). Entrare a far parte del network non difficile: basta avere un buon progetto e la voglia
di condividerlo. Parola di chi ci ha appena provato

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Next

Mezzi di produzione

1129

i centri coworking in tutto il mondo, la maggior parte dei quali dislocati negli Stati Uniti (531) e in Europa (467)

di spazi coworking appartengono ad aziende private, il 13% a organizzazioni no profit, il 7 % a istituti governativi e altro

80%

1999

lanno in cui viene coniato il termine coworking, dal 2005 utilizzato per indicare uno spazio fisico

CO

Lavorare insieme non stanca

WORK

RICCARDO LUNA

posta per me. Ciao ragazzi/e, stiamo organizzando un primo incontro per Fronteggiare la Crisi INSIEME. Ci troveremo sulle colline reggiane il 3 e 4 dicembre. Costi contenuti, nessuno scopo di lucro e voglia di stare INSIEME. Pling! Cari hubbers, dobbiamo prendere altre 3 scrivanie per il nostro ufficio, il budget purtroppo tipo-Ikea, ma sarebbe carino trovare altre soluzioni di riuso, recupero, ecc. se avete idee, dovete liberarvi di 3 postazioni, o altro, fateci sapere! grazie mille!! Pling! Buongiorno!, sono una hubber di Rovereto! Vorrei chiederti se puoi mandare ai membri di Milano un evento che sto organizzando per Capodanno. Grazie mille davvero e buon lavoro! Pling! Cari Hubbers, provo a raccontarvi chi siamo e cosa facciamo qui nel nostro angolo dei nerd. Le nostre case stanno per essere invase da forni, lavatrici, lavastoviglie, televisori, bilance e una serie di altri interessanti oggetti che potranno essere virtualizzati e controllati da remoto.... Il progetto T. stato concepito circa 2 anni fa come servizio unificato per gestire tutti questi oggetti ed essere pronto, quando il futuro sar presente, con la propria soluzione... Siamo qui per qualsiasi domanda. Pling! Buongiorno! Vi scrivo per ricordarvi che domani alle 19, allEco Bookshop di Valcucine, Lisa Casali presenter il suo libro Cucinare in lavastoviglie. Gusto, sostenibilit e risparmio con un metodo rivoluzionario e racconter segreti e virt di questa tecnica apparentemente bizzarra ma molto salutare.... Pling! Ciao a tutti hubbers, credo che questo articolo dove descrive come saranno suddivisi i

finanziamenti sullasse innovazione sociale possa interessarvi! A presto. Benvenuti. Vi presento i miei nuovi amici. Si chiamano hubbers, vogliono cambiare il mondo e non aspettano che qualcuno lo faccia per loro. Intanto ci provano. La loro energia si chiama innovazione, la loro arma una startup, il loro obiettivo non sono i soldi, ma fare delle cose socialmente utili (e quindi cercano in genere i soldi necessari a realizzare un progetto non ad arricchirsi). Il loro modo per farle stare assieme: una scrivania accanto allaltra, contaminazione di intelligenze e di idee, condivisione della rete wifi e della cucina. La loro casa si chiama The Hub, lhanno creata Nicol Borghi, Alberto Masetti-

Zannini e Federica Scaringella. Sta a Milano in via Paolo Sarpi, in quello che per molti resta il quartiere cinese. Ma in realt gli hubbers sono a casa in tutto il mondo: in Italia hanno gi aperto una sede in Trentino, una in Sicilia e stanno per sbarcare a Roma, Bari e Trieste. Li ho incontrati ormai un paio di mesi fa: un giorno mi sono accorto che il mio ufficio non era pi in un luogo fisico, ma era nel mio zaino. Un laptop, un tablet, alcuni caricatori, una chiavetta Usb. Tutto qui. Con un amico cercavamo un posto dove lavorare assieme a un progetto e cos siamo entrati nel network. Ci hanno dato una scrivania di cartone, una password per il wifi. E siamo diventati hubbers. Questa non una moda, un movimento

mondiale. Si chiama coworking. nato sei anni fa a San Francisco, quando Brad Neuberg, un programmatore molto sveglio e molto hippy, prese un locale all801 di Minnesota Street, lo riemp di mobili Ikea e in pratica disse: se vi serve una scrivania per realizzare il vostro progetto, prendetela. In affitto. Quel posto si chiamava Hat Factory ed diventato un mito perch quel gesto apparentemente banale di Neuberg ha innescato una rivoluzione sociale. Tornate un attimo con la mente a quegli anni, in Silicon Valley: la prima bolla di Internet ormai lontana ma la ripresa deve ancora arrivare. In giro pieno di smanettoni geniali che lavorano dove capita: anzi, dove possono collegarsi a Internet con il loro laptop. Nei

COWORKER
Cosa fa
Programmatore Grafico, Web designer Consulente Pr & Marketing Dirigente Giornalista Architetto Artista, fotografo Proprietario di Coworking Altro
FONTE: SECOND GLOBAL COWORKING SURVEY (DESKMAG)

Quanti anni ha 34 %
Fino a 19 anni da 20 a 29 anni da 30 a 39 anni da 40 a 49 anni da 50 a 59 anni oltre i 60 anni

1% 31 % 44 % 18 % 5% 1%

12 % 12 % 9% 5% 5% 3% 3% 3% 14 %

*COWORKING
Si intende il ritrovo sociale di lavoratori che, sebbene continuino a lavorare in modo indipendente oltre a uno spazio condividono alcuni valori comuni: collaborazione, disponibilit, circolazione del proprio sapere

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ESEMPI
Hat Factory
LIFEOFTHEFREELANCER.COM
Nel 2005 Brad Neuberg, un giovane programmatore, lancia il primo esperimento di coworking: all801 di Minnesota Street, San Francisco

Cowo
COWORKINGPROJECT.COM
Offre la knowledge base pi guide operative e legal-fiscali, uso del marchio registrato per un anno (250 - 500 euro). Il network si compone di 54 spazi in 39 citt

The Hub
WWW.THE-HUB.NET
una rete internazionale di 30 spazi che raccoglie oltre 5.000 imprenditori Nato a Londra nel 2005, il network si estende ormai sui cinque continenti Tariffe dai 20 ai 790 euro al mese

Talent Garden
WWW.TALENTGARDEN.COM
Aperto pochi giorni fa a Brescia offre spazi in affitto (un mese costa 250 euro, unora 5) a professionisti e startupper con background diversi per dare vita a nuove creativit

40%

i coworkers che frequentano quotidianamente gli spazi condivisi, il 15% vi accede solo un paio di volte al mese

gli spazi coworking che si trovano in citt con pi di un milione di abitanti. Solo il 3% in piccoli centri

53%

1MESE

la durata massima di un progetto su tre intrapreso in uno spazio hub Le donne impiegano meno tempo degli uomini

RK

Sembrava che la scelta fosse tra lavere un lavoro, con una struttura e dei colleghi, e lessere un freelance, libero e indipendente. Perch non potevo avere entrambe le cose?
Brad Neuberg Fondatore di Hat Factory

ING*
FOTO GETTY

tanti libri a loro dedicati li chiamano i nomadic workers o beduini, perch vagano inseguendo reti wifi come fossero oasi di acqua, dove collegarsi e lavorare. Il loro luogo preferito la catena dei caff Starbucks che offrono connettivit gratis a chi consuma (mai i caff sono stati tanto vantaggiosi per un cliente). In questo contesto la proposta del coworking spopola. Non si tratta solo di affittare una scrivania, questo lo fanno gi i business center: si tratta di stare vicini a persone che condividono passione per linnovazione. Di entrare in un network di creativit e voglia di fare. Il coworking contagioso. Due anni fa il copywriter milanese Massimo Carraro che aveva una sede troppo grande a Lambrate, ha provato

Dove sta
NORD AMERICA

18 %

5% 3%

49 % 11 % 13 % 1 %
EUROPA

12 % 7 % 4 % 65 % 10 % 2 %

Freelance, libero professionista Imprenditore con impiegati Impiegato di una compagnia con meno di 5 dipendenti Impiegato di una compagnia con 6-99 dipendenti Impiegato di una compagnia con pi di 100 dipendenti Studenti Altro

a farne un Cowo: il successo stato tale che con la formula del franchising ha aperto 54 spazi in 39 citt. Il suo modello molto pi semplice di The Hub: hai uno spazio? Condividilo, che tu sia architetto, avvocato o designer non importa, allarga la tua rete. Il coworking non un progetto di business, un progetto di network. Quello che conta sono le persone, spiega Carraro che qualche giorno fa ha ricevuto nel Cowo di Lambrate lassessore alle politiche del lavoro del comune di Milano, Cristina Tajani, che sta studiando il fenomeno per rispondere a una domanda fondamentale: questi luoghi possono essere uno strumento per combattere la disoccupazione incoraggiando limprenditoria? La risposta s. Lo dicono decine di ricerche che testimoniano la produttivit di chi sceglie questa strada (il rischio semmai leccesso di lavoro, il coworker non ha orario, si ferma quando a corto di creativit). Ma pi di tutti lo dice quanto accaduto qualche giorno fa a Brescia. Il primo dicembre si inaugurava il nuovo spazio di coworking a Brescia: si chiama Talent Garden e lo ha creato un giovane startupper di genio, Davide Dattoli. Lui ha solo 21 anni, alle spalle un successo notevole con la sua societ di social media marketing, poi la voglia di fare altro, perch i soldi non sono tutto. Lidea di Talent Garden attrarre solo persone di qualit che si occupano di Web e innovazione. A loro disposizione, 750 metri su due piani, 56 scrivanie; una bolla sospesa per pensare, una playstation, sale riunioni in vetro per vedere come lavorano gli altri. Per essere ammessi qui non basta pagare 250 euro al mese, c un esame tosto: i 150 ragazzi che hanno fatto richiesta sono stati messi in gara con una presentazione di cinque minuti luna. Spiega Dattoli: Dobbiamo contaminarci. I talenti ci sono in ogni citt. Se li portiamo in un unico posto, creeremo qualcosa di bellissimo.
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LA DOMENICA
Gli indirizzi
DOVE DORMIRE
LODOLE COUNTRY HOUSE Localit Lodole 325 Monzuno (Bo) Tel. 051-6771189 Camera doppia da 90 euro colazione inclusa MOLINEVENTIDUE B&B Via delle Moline 22 Bologna Tel. 348-9996506 Camera doppia da 120 euro colazione inclusa LOCANDA DEI CINQUE CERRI Via Val di Setta 121 Sasso Marconi (Bo) Tel. 051-847734 Camera doppia da 85 euro colazione inclusa

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I sapori
Proteine
C il bollito, decisamente femminile per tutte le attenzioni che richiede C larrosto, cos maschio nel forno o alla griglia E in mezzo ci sono gli umidi, brasati e stufati
Il freddo alle porte accendete i vostri fuochi

DOVE MANGIARE
OSTERIA BOTTEGA Via Santa Caterina 51 Bologna Tel. 051-585111 Chiuso domenica e luned Men da 35 euro MARCONI Via Porrettana 291 Sasso Marconi (Bo) Tel. 051-846216 Chiuso domenica sera e luned Men da 55 euro ANTICA TRATTORIA BELLETTI Via Lavino 499 Localit Monte San Pietro (Bo) Tel. 051-6767004 Chiuso luned Men da 25 euro

DOVE COMPRARE
SALUMERIA BRUNO E FRANCO Via Oberdan 16 Bologna Tel. 051-233692 MACELLERIA ZIVIERI Piazza XXIV Maggio 9 Monzuno (Bo) Tel. 051-6771533 LA BOTTEGA Via Porrettana 298 Sasso Marconi (Bo) Tel. 051-841143

Tacchinella
Due limoni bucherellati e rosmarino allinterno, sale, pepe e lardellatura di pancetta allesterno In forno per tre ore, sfumando con un poco di vino bianco

dell

Carni inverno
mentari: chi fa la spesa e chi cucina, chi organizza e chi allestisce tavole e sale. Impossibile affrontare il tourbillon delle feste di fine anno senza il puntello di pranzi e cene pensati e provati. Impensabile lasciare fuori dai men le carni, spesso cucinate allinsegna della pazienza. come se volessero addormentarsi nelle pentole colme dacqua, pronte al miracolo del brodo, del midollo, di lingua e testina che avvincono con la loro consistenza gelatinosa, tremolante. Al di l dei sette tagli previsti dalla religione del bollito misto, innamorano le tipologie di carne, introvabili sulle tavole della quotidianit lontano dallinverno. Un elenco che, a esclusione dei vegetariani, mette i brividi di piacere al pianeta dei mangioni: lingua, testina, coda, zampino, gallina, cotechino, rollata, da accoppiare con salse e bagnetti assortiti (verde, rossa, al miele, mostarda, rafano, cugn...). Nella tabellina del sette che regola la preparazione dei bolliti, fa eccezione il ventaglio dei contorni, composto di soli cinque alimenti: patate lesse, funghi trifolati, spinaci al burro, cipolle in agrodolce e limmancabile tazza di brodo. Se il bollito antropologicamente femmina perch esige la mediazione dellacqua e laccudimento domestico gli arrosti sono irrevocabilmente maschi: forno, brace, griglia, dove domare le carni pi difficili, come capretto, piccione e selvaggina. Da cucinare con addosso il gilet imbottito e un bicchiere di rosso serio in mano. In mezzo, troverete i cosiddetti umidi, dove il liquido alcolico (brasati) o a base di brodo (stufati). In caso di astinenza da verdure, un mestolo di minestrone ben fatto rimetter a posto i conti di fibre e sali minerali.
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Le

L
LICIA GRANELLO

aggettivo dice molto. Carnale. Che si riferisce al corpo, recita il dizionario, eleggendo il termine libidinoso come primo sinonimo. Tutta colpa della carne, intesa come insieme di pulsioni pi o meno peccaminose. Ma lavvento del primo freddo serio, quando il termometro si avvicina a quota zero, rimanda a un altro tipo di carnalit. Perch se lestate fatta di sfizi leggiadri, piatti preparati in punta di forchetta, carpacci e crudit, cotture impalpabili e salse lievi come un tulle, linverno si porta appresso la voglia di ricette pi sostanziose e robuste. Carnali, appunto. A inizio di dicembre, le cucine di casa scaldano

Dal pentolone alla brace


i fornelli in vista del superlavoro natalizio. Sono i giorni in cui si comincia a indagare con il macellaio di fiducia se ha sempre quellamico che alleva polli felici, maiali cresciuti con siero di latte e verdure invece che a mangimi, mucche lasciate libere di brucare in pace. Una sorta di allenamento culinario, a colpi di farciture tradizionali e mix di spezie, pentole in formato maxi e trinciapolli nuovi di zecca, memoria di ricette dantan e trucchi dautore imparati tra giornali, Internet e tv. Dicembre richiama tutti ai propri doveri ali-

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Spezzatino
Vitello, manzo, asino, agnello: bocconi di spalla o polpa, spadellati e infarinati, bagnati con vino e brodo. A bollore, passata di pomodoro e odori

Bollito misto
Sette tagli di polpa (tenerone, spalla, scaramella, muscolo, stinco, fiocco, cappello del prete), sette ammennicoli (dalla lingua alla gallina) e sette salse

Brasato
Marinatura nel vino rosso, con carota, sedano, alloro, chiodi di garofano, noce moscata In casseruola a rosolare e due ore di cottura col vino

I
Sulla strada

Emilia e Romagna unite dal cappone


MASSIMO MONTANARI

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Faraona
Farcitura con salsiccia rosolata, Parmigiano, pane ammollato nel latte, uovo sbattuto. A piacere: castagne, prosciutto, funghi. Servire con patate

Cappone
Cipolla, sedano, carota e pepe per aromatizzare lacqua di cottura. Quando bolle mettere il cappone togliendo la schiuma. Brodo ottimo per i tortellini

Capretto
Tagliato a pezzi, marinato mezzora nel vino bianco, asciugato e rosolato. Poi in forno, con pomodori e rosmarino. A met cottura aggiungere le patate

LA RICETTA

Risotto mantecato al caprino, battuta di agnello e topinambur


Ingredienti per 4 persone Per il risotto 280 gr. di riso vialone nano 100 gr. di caprino 30 gr. di latte intero 30 gr. di cipolla 50 gr. di olio extravergine brodo di carne qb Per la battuta di agnello 130 gr. di carne magra 1 foglia di maggiorana 2 gr. buccia di arancia sale e pepe qb Per il pur di topinambur 150 gr. di topinambur 30 gr. di cipolla 50 gr. di extravergine Pur Rosolare la cipolla e aggiungere i topinambur, lasciandone da parte uno. Stufare, coprendo con acqua, frullare e passare al setaccio. Friggere il topinambur rimasto tagliato sottile (chips) Battuta Battere la carne al coltello, condire con sale, pepe, buccia di arancia e maggiorana Formare un cerchio con la battuta di agnello di 3 mm di spessore e conservare in frigo Risotto Preparazione classica del risotto. Poi aggiungere di tanto in tanto il pur Mantecare con il caprino ammorbidito con latte e olio extravergine di oliva Nel piatto Versare un mestolo di riso al centro, adagiarvi sopra il disco di agnello, dei cucchiai di pur di topinambur, le chips e qualche fogliolina di maggiorana

Valeria Piccini gestisce col marito Maurizio Da Caino nel cuore della Maremma, terra di grandi carni, preparate con maestria come in questa ricetta ideata per i lettori di Repubblica

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ILLUSTRAZIONE DI CARLO STANGA

l viaggionella grassa Emilia, patria di carni squisite e di celebrati salumi, mi piace farlo in compagnia di Ortensio Lando, medico e letterato milanese, che nel 1548 pubblic un singolare Commentario delle pi notabili e mostruose cose dItalia e daltri luoghi, raccontando il nostro Paese da un punto di vista gastronomico: come attraversarlo, e conoscerlo, da sud a nord, fermandosi di citt in citt ad assaggiare le migliori specialit alimentari che i vari mercati potevano offrire. A Bologna, raccomand di non tralasciare per nulla al mondo i meravigliosi salcicciotti, i migliori che mai si mangiassero, buoni crudi, buoni cotti, buoni in qualsiasi momento della giornata: a tutte lore ne aguzzano lappetito e fanno apparire il vino saporitissimo, ancora che svanito e sciapito molto sia. Lando a cui piaceva portarne sempre nella saccoccia rivolge un grato pensiero a chi seppe inventarli: benedetto chi ne fu linventore, io bacio e adoro quelle virtuose mani. La grassa Bologna fu celebrata, nei secoli, anche per labbondanza di grano, di verdura, di frutta: luva e le olive delle sue campagne, gli enormi cardi e i finocchi dolcissimi facevano mostra di s sui banchi del mercato e stupivano i viaggiatori. Ma erano soprattutto le carni a essere celebrate. Giusto al confine fra lEmilia del maiale e la Romagna della pecora, Bologna sembrava sintetizzare la ricca cultura gastronomica di questa regione, le sue antiche e differenziate vocazioni produttive. Allavvicinarsi del Natale, per, queste differenze sfumavano: il predominio del maiale e della pecora lasciava il posto ad altri animali, ad altre carni. Attorno ai grandi bolliti di manzo tutti si stringevano, mentre in pentola bolliva il cappone, quel rimminchionito animale (come lo definir Pellegrino Artusi) che per sua bont si offre nella solennit di Natale in olocausto agli uomini.

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LA DOMENICA

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Lincontro
Stelle

Svetlana Zakharova

A dieci anni ubbid alla mamma e si iscrisse alla scuola di ballo di Kiev. A diciotto era gi protagonista al Mariinskij di San Pietroburgo Poi, toile al Bolshoi e ospite alla Scala dove torner a febbraio Una carriera, dice, pagata a caro prezzo La fatica spesso terribile, la stanchezza sembra non abbandonarti mai Eppure si va avanti
so, bruciando le tappe. Nel 95 partecipa alla International Young Dancers Competiton, ha solo sedici anni, arriva seconda. cos brava che la celebre accademia Agrippina Vaganova di San Pietroburgo la chiama: per et ed esperienza dovrebbe frequentare il secondo corso e invece viene messa al terzo, la classe del diploma. Essere presi allistituto Vaganova voleva dire essere al top della danza. Io ero la pi piccola di tutti gli allievi. Sentivo che dovevo imparare tutto. Ancora una volta mi sono messa sotto e ho lavorato. Ottiene il diploma a diciottanni e stavolta a contattarla il prestigioso Teatro Mariinskij: senza nemmeno farla passare per il corpo di ballo come vorrebbe la consueta trafila, Svetlana a quellet viene messa nei ruoli di protagonista. Giselle, Aurora ne La bella addormentata, Sherazade Come cambi la mia vita! Innanzitutto ci trasferimmo a San Pietroburgo, mia madre e io. Per me fu uno shock. Ma ancora oggi dico grazie agli insegnanti. Sono onorata che le pi grandi ballerine del Mariinskij siano state mie insegnanti. La loro per me stata una lezione di vita. Il Bolshoi? Certo ci sono affezionata, il teatro dove ho costruito il mio stile, ma il Mariinskij fa parte della mia formazione. Al Bolshoi ci arrivai nel 2003: era la quarta volta che mi chiamavano, fino a quel momento avevo sempre detto di no perch stavo bene a San Pietroburgo. Solo in quel momento mi sono detta: ok, adesso ora di cambiare. Partita dalla cima rimasta sempre in vetta. C chi dice che pi della tecnica, la vera dote di Svetlana sia naturale: il suo corpo. Per essere una ballerina alta (1,70) ma trovare le sue proporzioni raro: testa piccola, ossa minute, collo del piede giusto e gambe lunghe con doti di estensione straordinarie e capaci di una velocit di esecuzione rara. S, so che c qualcosa di speciale nel mio fisico. Quando ero a scuola anche gli altri studenti lo vedevano. Io non me ne sono accorta subito. Anche perch per non fare differenze tra me e gli altri allievi, durante lanno gli insegnanti mi davano gli stessi voti dei miei compagni, non ero una prima della classe. Ma a fine anno quando cerano i saggi e arrivava la giuria esterna, i miei voti erano sempre i pi alti e le note eccellenti. A febbraio torner in Italia, sar alla Scala con Giselle e a maggio con Marguerite e Armand-Concerto Dsh di Ashton. Per tutto il 2012 non ha un momento libero: La danza tutta la mia vita: tutti i grandi classici li ho ballati, il Lago dei cignilho fatto in nove versioni diverse. Il moderno? Ho ballato con Neumeier (Now and Then), Bojarskij (Young Lady and the Hooligan), Ratmansky, ma non molto altro perch continuo a preferire il classico. stata membro della Duma dove ha lavorato a un progetto per i ragazzi per costruire scuole, perch importante creare strutture dove i giovani possano sperimentare e studiare in buone condizioni. E infondere la voglia di imparare come successo a me. Se il balletto russo conosciuto in tutto il mondo non solo per leccellenza tecnica che si insegna nelle nostre scuole, ma perch ci si iscrivono tanti ragazze e ragazze: c una scelta amplissima ed ovvio che questo permette anche di poter selezionare il meglio. Mai ribellata alla mamma? Alla disciplina? Alla fatica della danza? Per la prima volta Svetlana sbotta in una gran bella risata: Ribellata? No mai si schernisce davanti a una domanda che le deve apparire surreale Ma confesso che il periodo pi bello stato quando ero incinta. Non solo perch tutti erano attorno a me, ma perch finalmente mi potevo riposare. Ma intanto si gi messa in testa che Anja, nata dal matrimonio con il celebre violinista Vadim Repin, diventer ballerina. Vivono tutti e tre a Mosca: mamma e pap quasi sempre in tourne, la bambina affidata alle cure della nonna che si trasferita nella capitale dallUcraina. Anja ha solo otto mesi. un po presto, ma sarebbe bello se ballasse. Ho chiesto a mio marito: Ti piacerebbe che diventasse una violinista? Per carit, mi ha risposto lui. Bene, mi sono detta, a me invece farebbe piacere se diventesse una ballerina. Nonostante la fatica, vorrei che imparasse anche lei quello che ho imparato io. Quando ero alla scuola di Kiev una maestra bravissima ci diceva: quando ballate dovete pensare non solo a muovervi o alla tecnica o al bel gesto armonico. Per ballare ci vuole testa. Non si pu essere stupidi. Ecco il segreto: la bravura di una ballerina non sta nella gambe, ma nella testa.
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ANNA BANDETTINI

ra un bel po di tempo che non si vedeva una diva cos nel mondo della danza, adorata da gruppi di devoti fan, oggetto di venerazione per schiere di ragazzine, guardata con incanto dal pubblico, contesa dai teatri internazionali. Svetlana Zakharova, ucraina, la pi grande artista del balletto mondiale, toile al Bolshoi di Mosca, toile ospite alla Scala di Milano, Artista Emerita della Russia, cancella ogni traccia di divismo fuori dal palcoscenico. Entra nel salottino al secondo piano del Teatro dellOpera di Roma dove solo un paio di mesi fa stata applaudita in unedizione sfolgorante de La Bayadre di Minkus e non cammina con la leziosit che le ballerine classiche spesso mantengono nella vita quotidiana. una ragazza di trentadue anni, in jeans e maglioncino grigio, alta, sottile, i capelli neri sciolti sulle spalle, senza un filo di trucco e il celebre corpo capace di esprimere tenerissimi amori e struggenti solitudini, come nellindimenticabile Odile del trionfale Lago dei cigni, nella piccola Masha de Lo schiaccianoci, nella bella Giselle o nella seduttiva amante de Lhistoire de Manon leggero come un velo di organza. Pallida, timida, si siede in un angolo del divanetto ottocentesco. La schiena

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dritta, simpatica e sfuggente, a tratti dura, innanzitutto con se stessa: Se il risultato di quello che faccio piace alla gente ed un ideale per tutti i ballerini giovani, ne sono felice dice parlando in russo perch con linglese non riesce a raccontarsi Ma quando ballo non penso al successo. Sono molto critica con me stessa, non mi sento mai, neanche per un momento, unartista eccezionale. Eppure in quattordici anni cinquantaquattro spettacoli di cui una trentina da artista ospite, sonouna cosa eccezionale. Collegi, scuole, insegnanti materne e severe, concorsi, e poi tanta disciplina, la disciplina tremenda delle lezioni e degli allenamenti, una prigione da cui non si scappa. E pensare che da piccola non sognavo di diventare una ballerina. Quando a dieci anni mi sono iscritta alla scuola di ballo di Kiev, era perch lo voleva mia mamma. Io ho obbedito. Ricordo che cerano tanti bambini, mi sembravano tutti bravi, sicuramente pi di me e tutti con la voglia di vincere. Cera chi faceva quella selezione anche per la terza volta. Non pensavo di riuscire a entrare. E invece mi presero. Mi sentii per la prima volta molto importante, racconta. Mi trasferii a Kiev da sola. Seguivo le lezioni, mi allenavo, tutto mi veniva naturale. Lo dicevo al telefono a mia madre e lei mi rispondeva: Vai avanti, sembra facile ma devi studiare se vuoi imparare e se vuoi che la scuola ti sia utile. La vita di Svetlana sembra un romanzo ottocentesco che racconta una storia di fatiche e vittorie, di severit e conquiste. Mi alleno regolarmente cinque-sei ore al giorno. Quando c spettacolo lavoro tutta la giornata, senza orario. La fatica spesso terribile, la stanchezza sembra non abbandonarti mai. Ma si va avanti. Lho imparato fin da bambina. Non sono mai stata una ragazzina dal fisico forte, mi sono dovuta abituare alla disciplina, agli allenamenti. stato difficile, ho dovuto forzare il mio corpo alle regole della danza. Ma ho avuto il sostegno di mia madre e soprattutto delle mie insegnanti. Nomi di peso nel balletto, Olga Moiseyeva, Ludmilla Semenyaka che ancora oggi la segue al Bolshoi da ex grande ballerina di quel teatro e che ha aiutato Svetlana a cambiare stile, a trovare nuovi ruoli. Per fare carriera bisogna camminare sulle proprie gambe e Svetlana ha cor-

Il periodo pi felice della mia vita stato quando ero incinta


Finalmente mi sono potuta riposare

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