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omenica D

La
DOMENICA 7 AGOSTO 2011/Numero 338

lattualit

Silenzio stampa, giornalisti nel mirino


ATTILIO BOLZONI

cultura

di

Repubblica

Quando i detective vanno in pensione


GIANCARLO DE CATALDO e ALICIA GIMNEZ-BARTLETT

Berlino, 13 agosto 1961 la citt si risveglia divisa

dalla pi grande cortina della Guerra fredda Il racconto di quei giorni

PETER SCHNEIDER
a prima, e ancora primitiva, versione del Muro mi apparve davanti quando scesi alla stazione Zoo di Berlino. Allora nella citt era ancora diffusa la percezione che la costruzione di quel mostro fatto di mattoni di cemento, filo spinato e facciate delle case murate fosse un delitto epocale. Migliaia di berlinesi occidentali si erano precipitati per vedere quella frontiera eretta nel grigiore dellalba, senza capacitarsi di quello che si ritrovavano davanti agli occhi. Subito dopo si erano attaccati al telefono per dire parole dincoraggiamento ai concittadini nellEst che osservavano il Muro con lo sguardo pietrificato, e avevano insultato gli operai che lo stavano costruendo lanciando contro di loro anche qualche pietra. In 250mila si erano poi raccolti davanti al palazzo comunale di Schneberg per sollecitare le potenze che pro-

teggevano le loro zone ad avviare un negoziato. I leader di queste, tuttavia, non ci pensavano proprio a rischiare unaltra guerra mondiale a causa della costruzione di quel muro. Tutti concordavano che, se la Repubblica Democratica Tedesca voleva sopravvivere, doveva porre fine alla fuga di milioni di cittadini. E se la soluzione era un muro, che muro fosse. La collaborazione dellEsercito del popolo e di milizie armate della Ddr ai lavori di costruzione sanc in poche ore il destino di centinaia di migliaia di persone; e non solo separando violentemente innumerevoli famiglie per un quarto di secolo, ma anche strappando al loro posto di lavoro decine di migliaia di pendolari della Ddr che lavoravano a Berlino Ovest. I berlinesi dellEst che per caso quel 12 agosto 1961 avevano dormito da parenti o amici a Berlino Ovest dovettero decidere se restare in Occidente o tornare nella loro zona sigillata cos allimprovviso. (segue nelle pagine successive)

Muro
le tendenze i sapori lincontro

Cera una volta il


Benvenuto, uomo in technicolor
LAURA ASNAGHI e LAURA LAURENZI

Pompelmo, il dolceamaro della vita


LICIA GRANELLO e MASSIMO MONTANARI

Stefano Bollani, Volevo essere nero


GIUSEPPE VIDETTI

Repubblica Nazionale

FOTO ALINARI

32 LA DOMENICA DI REPUBBLICA

DOMENICA 7 AGOSTO 2011

la copertina
Cera una volta il Muro

Era la notte tra il 12 e il 13 agosto 1961. Prima con il filo spinato e poi mattone dopo mattone la Ddr eresse la cortina che divise la Germania e il mondo tra Occidente e socialismo reale

Quella barriera che cambi la vita di migliaia di persone sarebbe rimasta in piedi quasi trentanni, ma, come racconta un testimone dei fatti, la sua ombra non se ne and mai del tutto
LA COSTRUZIONE
Inizia nella notte tra il 12 e il 13 agosto 1961: la Ddr vuole impedire le fughe verso Occidente

KENNEDY
Il 26 giugno 1963 J. F. Kennedy pronuncia vicino al Muro di Berlino il celebre discorso: Io sono berlinese

IL CEMENTO
Nel 1975 viene costruito il Muro di quarta generazione in cemento armato rinforzato

SALUTI. Una donna di Berlino Ovest sventola il fazzoletto sul muro in costruzione

BAGAGLI. Fuga da una finestra in Bernauerstrasse

Berlino Est, ultima fermata


PETER SCHNEIDER
(segue dalla copertina) ncora oggi non si dispone di ricerche esaurienti su come i berlinesi dellEst reagirono al nuovo status di ostaggi del governo Ulbricht. Le dimostrazioni di giubilo organizzate a Est dai partiti devono essere apparse ai pi come una fiera delle mostruosit. Eva e Jens Reich, due berlinesi dellEst dei quali poi diventai amico, si recarono quella sera alla Brandenburger Tor. Nello sguardo di quasi tutti quelli che incontravano si leggeva lindignazione. Da quel momento in poi la metropolitana non si sarebbe pi fermata nelle stazioni di Berlino Ovest e nei vagoni affollati da pendolari la tensione era cos alta che sarebbe bastata una scintilla per far esplodere la rabbia trattenuta. Solo una minoranza di funzionari e di scrittori sostenitori del Partito unitario socialista tedesco gio per le nuove opportunit che grazie al Muro il sociali-

smo avrebbe avuto per costruire una Germania migliore. Le immagini dei berlinesi disperati, che riuscirono a saltare in Occidente allultimo istante lungo la delimitazione della Bernauerstrasse mentre il piano di sotto era gi murato, hanno fatto il giro del mondo. Meno note sono invece le tragedie di chi decise di intraprendere la fuga senza riuscirci nelle settimane e nei mesi successivi alla costruzione del Muro. Una di queste storie, che si svolse subito dopo il 13 agosto, lho approfondita assieme a Margarethe von Trotta: un gruppo di maturandi aveva deciso di fuggire in Occidente passando dalle fogne, che non erano ancora state chiuse. Uno dei ragazzi arriv troppo tardi e dovette tornare dai genitori. Gli altri, tra cui il suo grande amore, raggiunsero lOccidente. Il film Gli anni del Muroracconta come quel momento mancato determin il destino di una coppia di amanti per trentanni, come i due difesero il loro amore nonostante vite molto differenti e come, anche cos, gradualmente si allontanarono. Di queste storie ce ne furono ovvia-

mente a migliaia. Nella parte occidentale per non si raccontavano, se si eccettua il caso unico di Uwe Johnson, che riusc a trasferirsi a Ovest. Nella letteratura, lo squilibrio fu evidente ben presto. Mentre nella Ddr, negli anni della Germania divisa, non ci fu un solo scrittore importante che, pur con tutta la cautela richiesta dalla censura, non affrontasse letterariamente il dramma della divisione, nella Repubblica Federale il tema non fu affrontato neanche da uno scrittore. Per me, per quelli arrivati tardi, la storia decisiva fu quella di Peter Fechter, raggiunto dalle pallottole della polizia di frontiera durante un tentativo di fuga, il 17 agosto 1962, vicino al Checkpoint Charlie. I poliziotti, i cosiddetti Grepo, rimasero l a guardare per quasi unora con i fucili caricati come Fechter si dissanguava. Atterriti dalla scena, gli abitanti di Berlino Ovest sollecitarono i soldati americani a intervenire per aiutarlo. Lufficiale di turno era incerto sul da farsi e telefon al comandante americano a Berlino, il maggiore generale Albert Watson II, che gli rispose: Te-

nente, lei conosce i suoi ordini. Tenga duro. Non faccia niente. La lotta contro la morte di Peter Fechter e le sue urla di aiuto diventarono per me e per molti dei miei compagni il test di una coscienza politica non ancora messa alla prova: chi di noi avrebbe osato avvicinarsi al moribondo per trascinarlo nella parte occidentale? La risposta a questa domanda salv o spezz allora molte amicizie. Alcuni studenti, conosciuti pi tardi gi negli anni della rivolta, rischiarono la vita e la libert per diventare soccorritori di fuggiaschi, ma quando sei anni dopo lanticomunismo divent tra la nuova sinistra un peccato mortale, smisero quasi del tutto di rivendicare queste azioni eroiche. Dal progetto folle della costruzione del Muro derivarono logicamente tutte le altre anomalie della politica occidentale e orientale: un commercio di esseri umani per miliardi di marchi, che per non essere politicamente scorretto era chiamato acquisto della libert dei prigionieri politici; le adozioni forzate, a lungo ignorate dalle autorit federali, dei bambini figli di persone la cui fuga

era fallita; il sussidio da parte della ricca Rft di una Ddr che si avvicinava sempre di pi alla bancarotta. Nei giorni dopo la costruzione del Muro a Berlino Ovest, lesclamazione pi comune fu: Follia! In realt, la caduta del Muro rappresent la fine di una follia alla quale si erano abituati tutti e la ripresa di una normalit non presente per un lungo periodo e dimenticata. ancora sorprendente quanto lindignazione dei primi mesi e anni si trasformasse rapidamente in abitudine, quasi si potrebbe dire in accettazione, sebbene con diverse intensit. Se per i tedeschi della Ddr la costruzione del Muro signific la fine della libert di spostamento, per quelli a Ovest fu presto chiaro che, fatta eccezione per lo struggente fratelli e sorelle a Est con cui li martellava il gruppo editoriale Springer, a loro in realt non era venuto a mancare molto. Gradualmente la rabbia divent un arrabbiarsi contro le difficolt alla frontiera. Una crepa cominci a insinuarsi nella Repubblica Federale e anche a Berlino Ovest nella questione tedesca. Mentre i conservatori

I FUGGITIVI
In 5.043 (tra cui 574 militari) sono fuggiti a Ovest; 239 sono rimasti uccisi durante la fuga, 260 feriti

GLI ARRESTI
Ne arrestarono 3.221: la Stasi, polizia segreta della Ddr, aveva un suo agente ogni 150 abitanti

I TUNNEL
Ne furono scavati 70 In 57 fuggirono da un tunnel di 130 metri che sbucava in un panificio

SEPARAZIONI. Le donne si trovano nel settore sovietico, gli uomini in quello americano

CANTIERE. Il rafforzamento del muro in Niederkircherstrasse

Repubblica Nazionale

DOMENICA 7 AGOSTO 2011

LA DOMENICA DI REPUBBLICA 33
100m Limite estremo dellarea presidiata Rete metallica Strada per le ronde alta 2 metri Veicoli di ronda e guardie armate sulla strada Spuntoni Cavo asfaltata dacciaio di allarme sonoro Fosso Garitta anti e ottico veicoli Filo spinato

Le fortificazioni del Muro


MURO DI BERLINO
Feritoie per fucili

Torretta di guardia Collocata al di qua o al di l del Muro Muro in calcestruzzo e rete metallica attraversata da corrente elettrica

Muro in lastre di calcestruzzo Un tubo di amianto sulla sommit impedisce di aggrapparsi con le mani

BERLINO
IL MURO

Striscia di controllo

OVEST
3.6 m
WEST BERLIN

OVEST

EST

302

Torri di guardia

14.000

Guardie al perimetro

259

3-5m

Corridoi per cani

20

Bunker

La lunghezza del Muro dentro Berlino

43,1 km

5 km

PETER FECHTER
Era un muratore di Berlino Est, che fu ucciso nel 62 davanti alle guardie americane mentre tentava di scappare

LA SCOSSA
Il 23 agosto1989 lUngheria apre il confine con lAustria: 13mila tedeschi dellEst in vacanza scappano

IL CROLLO
Nellottobre dell89 iniziano le proteste nella Ddr. In migliaia oltrepassano il Muro nella notte del 9 novembre

SGOMBERI. Intere famiglie vengono sfrattate dalle case lungo il confine in Bernauerstrasse

della Cdu e le pubblicazioni della Springer continuavano a parlare, seppure a un pubblico sempre pi ristretto, dellunificazione della Germania, nella sinistra e nel Partito socialdemocratico si era diffusa la convinzione che non ci fosse modo di cambiare lo stato delle cose con i desiderata. Fu in questa terra desolata di uno sterile scontro Occidente-Oriente che Willy Brandt ed Egon Bahr gettarono il seme della politica della distensione. Questo nuovo approccio per poteva essere applicato solo a caro prezzo. Per non mettere a repentaglio il dialogo con i governanti comunisti, i negoziatori dellOvest dovettero troncare ogni contatto con i dissidenti della Ddr, dellUnione Sovietica e della Polonia. Parole provocanti come Muro della vergogna o riunificazione dovettero essere cancellate dal vocabolario per essere sostituite dal concetto falso ma distensivo che il socialismo in questi paesi fosse riformabile. Di questo pensiero ristretto fu vittima il tema pi importante della Germania: la separazione e il suo superamento. Lo slogan contro loppressione nella Ddr

divent monopolio della destra; chi si collocava a sinistra preferiva aggirare questi scomodi dati di fatto. Nel 1980 trascorsi sei mesi tenendo conferenze nellAmerica Latina. Al mio ritorno, il mio sguardo per quella frontiera nel frattempo modernizzata fu pi distaccato: s, il Muro era la costruzione pi assurda del mondo cui nessuno riusciva a sottrarre lo sguardo, pensai, lantagonista tedesco, per cos dire, della Statua della libert, ma al tempo stesso niente si sapeva su quello che la costruzione aveva fatto alle persone che vivevano nella sua ombra. Quando cominciai le ricerche per Il saltatore del Muro, dovetti scontrarmi con lo scetticismo di quasi tutti gli amici ai quali parlavo del mio progetto. Gi il tema stesso mi rendeva sospetto. Innanzitutto cozzava contro i canoni delloriginalit in letteratura. Non cerano gi migliaia di articoli che avevano il Muro come tema? Secondo, e questargomento pesava di pi, non mi stavo inoltrando nel territorio della destra e della Bild-Zeitung, che una persona di sinistra ben informata avrebbe voluto evitare a tutti i costi? Chi

avesse rimestato nella questione del Muro e della divisione della Germania, ritenuto anchesso un risultato della guerra di Hitler, sarebbe diventato un sostenitore della Guerra fredda e, s, anche un revisionista e un revanscista. Non occorreva essere particolarmente brillanti n avere capacit profetiche per scoprire il Muro nella testa di ciascuno di noi, che io nel mio libro chiamai per nome e descrissi per primo. Bastava la curiosit. Una curiosit che tuttavia, nellisterico periodo della Guerra fredda e del pensiero ristretto, era merce rara. Una recensione di Die Welt, giornale del gruppo Springer, scrisse allora che era sorprendente che il libro fosse stato scritto proprio da una persona di sinistra. Il libro era decisamente pi intelligente del suo autore. Nel corso degli anni, da entrambi i lati del Muro, incontrai dei dissidenti della Ddr che nel cuore erano ancora dei comunisti Stephan Hermlin, Stephan Heym, Heiner Mller, Thomas Brasch, Christa Wolf, Christoph Hein e Volker Braun, tra molti altri. Ancora oggi mi chiedo che cosa li abbia spinti a re-

stare fedeli, anche a Muro caduto, a uno Stato che aveva cacciato via tanti loro colleghi e minacciato loro stessi con la censura e con il divieto di pubblicare la loro critica solidale. Qual era lorigine di quella curiosa lealt, in qualche modo anche masochista, per i loro aguzzini? Era la convinzione che la Ddr fosse in principio davvero lunico Stato antifascista sul suolo tedesco? O era forse che non riuscivano semplicemente ad ammettere di aver scommesso per tutta una vita su un progetto mandato a monte dai popoli dellEuropa centrale e dellEst con una vera rivoluzione? O forse lo Stato li aveva davvero viziati? La fedelt di molti intellettuali della Ddr a una dittatura che aveva imposto loro la strada e che aveva trasformato in prigionieri politici decine di migliaia di loro concittadini meno noti continua a essere un fenomeno tutto tedesco e senza analogie in nessun altro paese del blocco dellEst. ancora sorprendente, inoltre, che tra gli scrittori di orientamento di sinistra della Repubblica Federale nessuno abbia abbracciato la tempesta della libert che impazzava

nellEuropa centrale e dellEst. Temo che la classe intellettuale tedesca non si sia ancora ripresa da quella incredibile e finora non ammessa assenza di reazione da parte dei rappresentanti della sua letteratura. Quando il Muro cadde, ventinove anni dopo la sua costruzione, la tempesta che invest quella mostruosit arriv indubbiamente da Est. I tedeschi dellOvest e le potenze che li proteggevano sono rimasti l a sfregarsi gli occhi mentre i popoli dellEuropa centrale e dellEst e infine anche i tedeschi dellEst assalivano i bastioni della dittatura comunista. Che cosa accadde veramente a Ovest? Perch nessuno vide arrivare quella rivoluzione? Persino nella Cdu, ha ammesso Helmut Kohl un anno fa, nessuno credeva pi alla possibilit di una caduta del Muro e della riunificazione. Non un rimprovero, ma un fatto storico: a Berlino Ovest e nella Germania Federale non c stata una sola manifestazione a favore della riunificazione. Traduzione di Guiomar Parada
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GLI ABITANTI
Tra il 61 e l89, Berlino Ovest contava tra 1,9 e 2,1 milioni di persone, Berlino Est tra 1,1 e 1,2 milioni

IL LAVORO
Fino al 61, ogni giorno 12mila abitanti dellovest lavoravano a est; 53mila di Berlino Est lavoravano a ovest

LA MONETA
Con il tempo la divisione divenne anche economica: 9 marchi federali venivano scambiati con 100 della Ddr

PROTESTA. Libert per Harry Seidel, in carcere per aver aiutato i fuggiaschi

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FOTO ARCHIVIO STATALE DI BERLINO

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DOMENICA 7 AGOSTO 2011

lattualit
Schiene dritte
Sanno troppo, scrivono tutto E pagano per questo Minacce, auto in fiamme, proiettili. Soprattutto in Calabria, ma dal Sud al Nord sono pi di cento
i giornalisti che rischiano la vita perch fanno il loro mestiere. Ecco le loro storie

ATTILIO BOLZONI
onoinvisibili, facce che non si vedono nei talk show. Sono soli, sperduti nella provincia italiana pi lontana. Sono decisi, appassionati, sfrontati. E danno notizie che fanno male. Sul mafioso della porta accanto, sul sindaco che magari amico del cugino o dello zio, sul compagno di scuola che diventato trafficante di coca. Scrivono. E pi scrivono e pi sono in pericolo. Raccontano. E pi raccontano e pi sono bersaglio. Cronisti di paese, corrispondenti dal fronte. Li vogliono con la bocca chiusa. Muto tu e muto io. Silenzio stampa. Chi sono? Cosa rivelano e cosa denunciano quei giornalisti senza nome e senza firma che combattono una guerra oscura negli avamposti criminali dItalia? Quanti sono e a chi fanno paura gli sconosciuti reporter che ogni giorno setacciano i loro territori sputtanando saccheggi, accordi loschi, commerci? Diffondono informazione scomoda. E in cambio ricevono minacce, subiscono attentati, sono destinatari di anonimi, pallottole calibro 12, consigli, avvertimenti dedicati a figli e a mogli. linferno del giornalista che vede e che sente e che parla. Quello che non si volta dallaltra parte. Dallinizio di questo 2011 sono 143 i cronisti che si sono svegliati allimprovviso di notte per il botto della loro auto saltata in aria, o che hanno trovato una lettera con una croce sopra, o che sono stati pedinati e percossi, che hanno aperto una scatola con dentro la testa di un capretto o di un cane. Avvisati. Accanto ai pochi noti e famosi come Roberto Saviano, Lirio Abbate e Rosaria Capacchione, ci sono gli altri, gli ignoti, quelli che sopravvivono nel terrore nella Piana di Gioia Tauro, quelli che fanno i conti con i signorotti di Casal di Principe o i guappi napoletani, quelli guardati in Sicilia da Cosa Nostra e quegli altri vessati dai malacarne di Viterbo o di Fondi. Non c zona franca per i cronisti con la schiena dritta. Se a Partinico preferiscono il fuoco, a Vicenza oscurano i siti web. Se a Sabaudia sinfilano nelle loro abitazioni per impaurirli, in Lombardia fanno un uso intimidatorio di querele e cause civili. Ogni volta che un articolo non piace mandano avanti gli avvocati. Piccoli giornali e fogli locali sono sommersi da citazioni. Un modo come un altro per metterli a tacere. Ogni potente ha i suoi metodi. Dopo la retinata il tirare le redini come si fa con i cavalli a volte si ottiene leffetto: il silenzio. il silenzio quello che conta. Il giornalista deve stare al suo posto. Una parola di troppo pu provocare risentimenti, affossare affari. E cos latitanti come Michele Zagaria e Antonio Iovine chiamano in diretta Carlo Pascarella del Giornale di Casertache sollevava dubbi su certi equilibri criminali: Noi ci siamo stufati, noi siamo delle famiglie che ci stimiamo da tanti anni e da domani mattina non scrivere pi certe cose... attento, non che ti stiamo minacciando. Dare notizie peggio. Ne sanno qualcosa i ventuno cronisti calabresi che negli ultimi nove mesi sono stati colpiti. Troppo informati. Sono quasi tutti giovanissimi, qualcuno non ha neanche trentanni. Precari, pagati a pezzo, senza assistenza legale si aggirano per le vie di Reggio o fra gli ulivi di Rosarno con addosso il fiato dei capobastone. il drappello pi numeroso dei giornalisti a rischio in Italia. Ogni loro articolo studiato, ogni movimento controllato. In una terra dove la mafia stata a lungo protetta e coccolata, dove i boss della Ndrangheta non erano abituati a finire in prima pagina, allimprovviso sono arrivati loro. Si chiamano Michele Albanese e Francesco Mobilio, Giuseppe Baldessarro e Lucio Musolino, Michele Inserra, Nino Monteleone, Pietro Comito. E ce ne sono tanti, tanti altri ancora. Le loro storie sono tutte diverse e tutte uguali. Cronache asciutte su omicidi e faide, resoconti impeccabili su operazioni poliziesche e giudizia-

Silenzio

Quei cronisti senza nome nel mirino per una notizia


rie, lapprofondimento dei fatti, le testimonianze. Un giornalismo a tutto campo. Troppo giornalismo. E troppo ravvicinato a quelli che l sono considerati i padroni. Finito il silenzio cominciato il terrorismo mafioso. Chi si trova un passo avanti entra nel mirino. Chi ha una notizia in pi diventa obiettivo militare e politico della Ndrangheta che vuole sempre comandare. Anche sui giornalisti. La loro colpa quella di far conoscere la mafia calabrese anche fuori dal suo regno. A Michele Albanese, corrispondente dalla Piana per Il Quotidiano della Calabria, di minacce ne sono arrivate esplicite e in codice, firmate e anonime. Lultima da Rosarno, un paese che in proporzione al numero dei suoi abitanti appena quindicimila ha cinque volte i mafiosi di Palermo. Da quando ha raccontato la caccia al nero nelle campagne dove raccoglievano arance, Michele non ha pi avuto pace. Esperto di cose mafiose, descrive gli avvenimenti e li interpreta con il suo sapere. Pericoloso. Spiega bene e spiega troppo. Ha casa a Polistena, che un piccolo comune sfiorato dalla strada che collega il mar Tirreno allo Jonio. Lo trattano come se fosse un appestato: Loro sanno chi sei, ti conoscono fisicamente. Li incontri quando escono dal carcere, li incontri al bar, dal benzinaio, al super-

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stampa

mercato quando sei con la moglie a fare la spesa, in pizzeria quando le figlie festeggiano il compleanno. Ti fanno capire che sei un nemico: che sei un mpamu, un infame. I giornalisti delle grandi testate che raccontano la Calabria scendono due giorni a seguire un fatto e poi se ne vanno, Michele resta l. Solo nella piazza di Polistena, a guardarsi intorno se qualcuno gli scivola alle spalle. A Lucio Musolino hanno bruciato la macchina, a Pietro Comito di Calabria Ora hanno spedito la solita lettera (Sei una cosa fitusa) e poi partita la telefonata: Smettila con i Soriano che ti gettiamo nel cimitero. I Soriano di Filandari, quelli che facevano politica dagli arresti domiciliari, che comandavano dalla casa dove non potevano uscire. A Giuseppe Baldessarro, anche lui cronista giudiziario per il Quotidianoe corrispondente dalla Calabria per Repubblica, sono state consegnate via posta un po di pallottole. Dice Giuseppe: Il loro obiettivo quello di farci smettere di scrivere.

Fino a una decina di anni fa in Calabria si vendeva un solo giornale locale e cera una sola televisione regionale. Da quando sono nate altre testate e le notizie circolano sui blog, scoppiata una rivoluzione. il giornalismo che si ribellato alla Ndrangheta. Le prime vittime sono stati questi ventuno colleghi. Silenzio stampa. Andare oltre. Il confine impercettibile. Basta trovarsi con un piede dallaltra parte e diventi spione, uno che non si fa gli affari suoi. Bastano trenta righe in cronaca e ti stampano addosso il marchio di sbirro. C chi se ne frega e c chi evita. La normalit diventa coraggio. Tutti hanno paura, qualcuno va avanti. Isolato dentro e fuori il suo ambiente, compatito e a volte anche attaccato dai colleghi (Chi te lo fa fare, Te la sei cercata, Cos vai a sbattere), scansato come un cane rognoso. Una notizia in pi porta sempre guai. Meglio non scrivere. Perch il giornalismo fa paura? C una strategia contro chi non vuole piegarsi alle cupole cri-

SU REPUBBLICA.IT
Silenzio stampa linchiesta di Attilio Bolzoni online da oggi sul sito RE Le inchieste di Repubblica.it Un documentario video di Bolzoni e Giulio La Monica (girato in Calabria, Sicilia e Lazio) racconta le storie dei giornalisti sconosciuti al grande pubblico minacciati, aggrediti e intimiditi perch fanno bene il proprio lavoro

minali e alle cupole politiche? Ci sono colleghi che si ostinano a fare il loro lavoro e questo sta diventando molto rischioso, risponde Alberto Spampinato, un bravissimo giornalista siciliano segue per lagenzia Ansa i presidenti della Repubblica che nel 2007 ha avuto lidea di far nascere un osservatorio, Ossigeno per linformazione,sui cronisti sotto minaccia. Nel 1972 Alberto ha perso un fratello. Si chiamava Giovanni, era corrispondente dellOra da Ragusa: lo assassinarono mafia ed eversione nera. Dopo avere scritto un libro su Giovanni, Alberto Spampinato si buttato in questavventura: Ho capito che il meccanismo che aveva ucciso mio fratello tuttora attivo e continua a macinare vite di giornalisti. Losservatorio ha anche un contatore che registra i nuovi casi di intimidazione. Dicono quello che altri non dicono. Pino Maniaci, dagli schermi di TeleJato a Partinico. Enzo Palmesano, che svela le contiguit fra i camorristi Ligato e Lubrano e uomini politici di Pignataro Maggiore. Le testimonianze di Tina Palomba e Marilena Natale nelle terre di Gomorra. Gianni Lannes, freelance pugliese e il siciliano Nino Amadore con le sue cronache sul pizzo fra le due sponde dello Stretto. Sei morto, il messaggio che ha trovato sulla scrivania Daniele Camilli, collaboratore de LOpinione di Viterbo. Lhanno seguito di notte e hanno fatto irruzione nella casa di Vetralla, il suo paese. Lo perseguitano. Nei cunicoli di Viterbo Daniele aveva scoperto una trentina di scavi clandestini, traffico di reperti archeologici. sopraffatto: Me ne vado: a Vetralla non posso pi vivere. Pi di tutti gli altri per, assediati sono sempre i giornalisti calabresi. Angela Corica ha solo venticinque anni, cinque colpi di pistola contro la sua auto. Nino Monteleone ha ventisette anni e anche la sua macchina saltata in aria. Sul blog raccontava dei Serraino e della loro latitanza protetta dai picciotti di altre famiglie. Una notizia nella notizia che anche gli inquirenti non conoscevano: significava che tutti i clan di quella zona rispondevano a un solo comando. Averlo fatto sapere gli costato molto. Quello di Nino stato lunico attentato scoperto contro i giornalisti. I due mafiosi che lo seguivano avevano una cimice che li ascoltava. Si sentivano le loro voci mentre stavano per colpire. I mafiosi leggono. Fanno confronti. Giudicano i giornalisti. E poi reagiscono. A Michele Inserra hanno mandato un regalo: la cartuccia di un fucile da caccia. Allora Michele stava a Siderno, una delle capitali della Locride. Racconta: Una volta la Ndrangheta era come un fantasma, tutti ne sentivano parlare ma poi dicevano che non lavevano mai vista. Quella parola non bisognava scriverla. Ora sta cambiando, lentamente ma sta cambiando. Le cattive abitudini del vecchio giornalismo calabrese. Che poi qui erano anche le cattive abitudini dei poliziotti, dei magistrati, degli avvocati, degli imprenditori. Muto tu e muto io. Chi prova a spezzare il muro di omert entra nella lista. C finito anche Francesco Mobilio. Lui un cronista di bianca, nei suoi articoli non cita mai i nomi dei mafiosi. Apparentemente si occupa daltro. Apparentemente. Ogni mattina fa il giro delle stanze del Comune di Vibo Valentia, riferisce di consigli comunali, pubblica inchieste sui problemi della sua citt. Come quella sulledificio che a Vibo chiamano il palazzo della vergogna, una costruzione abbandonata da quindici anni nel centro storico. Un sindaco aveva avuto la bella idea di abbattere ledificio e ricavarci una piazza. Francesco ha fatto il suo articolo. Minacce di morte e pallottole. Il palazzo della vergogna sempre nel cuore di Vibo Valentia. E Francesco continua a fare il suo mestiere. Come gli altri. Come Michele, Giuseppe e Nino, Angela, Lucio, come Filippo, laltro Michele, Agostino, Leonardo, i due Antonio, Fabio, Lino, Alessandro. Tutti con il vizio di scrivere. Infami.
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ILLUSTRAZIONE DI ERIC DROOKER

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CULTURA*
GIANCARLO DE CATALDO

John Rebus che va in pensione. Kay Scarpetta che scompare Miss Marple e Nero Wolfe che si dedicano al giardinaggio Maigret che fuma la pipa guardando la Loira. Ogni creatore

di crime story si posto il problema: come fa un eroe a sconfiggere il tempo che passa? Ecco come i personaggi (e spesso i lettori) costringono i loro autori

a risolvere il dilemma. Anche a costo di infrangere le leggi del noir

ispettoreJohn Rebus va in pensione, e il Parlamento scozzese propone di elevare let pensionabile dei poliziotti per richiamarlo in servizio. Il commissario Kurt Wallander scivola malinconicamente nellAlzheimer. Kay Scarpetta ha fatto perdere le sue tracce sulla soglia dei fatidici cinquanta. Legioni di lettori insorgono. I grandi detective invecchiano. C chi si arrende e si fa da parte cedendo il passo alle nuove leve e c chi resiste stoicamente. Come il vice-sceriffo Dave Robicheaux, che, passati da un po i settanta, continua a fare cento flessioni al giorno e a cacciarsi nei guai nella Lousiana dei vecchi rancori razziali, dei bayoue del blues, la musica del diavolo. Come il suo coetaneo Matthew Scudder, occhio privato senza licenza, un passato da alcolista, tuttora impegnato in indagini ad alto rischio nella New York sempre meno scintillante e sempre pi abbacchiata di oggi. O come il nostro Salvo Montalbano, che, frequentato da ricorrenti incubi, riversa le sue inquietudini in dialoghi pirandelliani con il suo

doppio. Ma tutti devono fare i conti con gli anni che passano. Il crime, una volta universo di eroi senza tempo, costretto a misurarsi con le inesorabili leggi della natura. lultimo passaggio di un lungo percorso dallepoca del poliziesco classico. Miss Marple che risolve enigmi sferruzzando nel suo eremo di Saint Marys Mead, nella campagna inglese, uno dei luoghi a pi elevata concentrazione criminale nellintero Occidente; Nero Wolfe fra le sue orchidee nella casa di arenaria sulla 35ma strada; il commissario Maigret che si aggira fra le Halles e la Rue Picpus, o fuma la pipa su una chiatta che percorre pigra la Loira; Padre Brown che inchioda un assassino sgranando il rosario possiamo immaginarceli ancora adesso cos come li abbiamo conosciuti la prima volta, con la stessa emozione (o la stessa indifferenza). Possiamo farlo perch loro non hanno bisogno di cambiare. Pu cambiare, e anzi cambia, il mondo circostante: ma leco delle novit penetra immancabilmente nelle avventure attraverso i personaggi di contorno, e non sfiora il protagonista. Questi eroi senza tempo incarnano la metafisica del genere: leterno conflitto fra il Bene e il Male declinato come sfida fra eccelse intelligenze. In questo genere di racconto, la fine nota, e il letto-

re va a nanna piacevolmente rassicurato dal trionfo della giustizia. Poi, a partire dagli anni Cinquanta, si affacciano sulla scena altri eroi: gente che cambia, ma appena un po. Philip Marlowe sposa una delle tante miliardarie disperate che per ventanni hanno attraversato il suo cammino lungo le turbolente strade della California, e tutti si chiedono se finir borghese arricchito a zappettare nel giardino della faraonica villa di Malibu o se prevarr il richiamo del sangue. E Steve Carella, poliziotto italo-americano della serie dell87mo Distretto (nei primi Gialli Mondadori era diventato Carell, senza la a finale, per farlo pi americano), in quarantanni di romanzi si sposa, fa due figli, perde il padre in seguito a una tragica rapina, e, come lui, crescono e cambiano i suoi colleghi e amici. Ma crescono, e cambiano, appunto, un po, solo un po: perch Ed McBain usa sapientemente un doppio passo cronologico che gli permette, da un lato, di registrare il mutamento dei costumi, dallaltro di ritardare ad libitum il deterioramento degli eroi. In questi racconti, la fine nota solo in parte: sappiamo che la giustizia trion-

Stati Uniti
ELLERY QUEEN 1928-1970 di Ellery Queen HENRI BENCOLIN 1930-1937 di John Dickson Carr PERRY MASON 1933-1973 di Erle Stanley Gardner MIKE HAMMER 1947-1996 di Mickey Spillane STEVE CARELLA 1956-2005 di Ed McBain TRAVIS MCGEE 1964-1984 di John D. MacDonald

MATTHEW SCUDDER 1976-2005 di Lawrence Block

KAY SCARPETTA 1986-2009 di Patricia Cornwell

DAVE ROBICHEAUX 1987-2008 di James Lee Burke

HARRY BOSCH 1992-2011 di Michael Connelly

LINCOLN RHYME 1997-2010 di Jeffery Deaver

Francia
MONSIEUR LECOQ 1863-1875 di mile Gaboriau COMMISSARIO MAIGRET 1936-1950 di Georges Simenon NESTOR BURMA 1943-1983 di Lo Malet FABIO MONTALE 1994-1997 di Jean-Claude Izzo

Lungo Addio
Il

Nord
KURT WALLANDER 1991-2009 di Henning Mankell

Quando i detective invecchiano

HARRY HOLE 1997-2011 di Jo Nesb

MIKAEL BLOMVKIST 2005-2007 di Stieg Larsson

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DOMENICA 7 AGOSTO 2011

LA DOMENICA DI REPUBBLICA 37

Padri
AUGUSTE DUPIN 1841-1844 di Edgar Allan Poe SHERLOCK HOLMES 1887-1915 di Conan Doyle

Classici
NERO WOLFE 1934-1974 di Rex Stout SAM SPADE 1930-1932 di Dashiell Hammett

PHILIP MARLOWE 1939-1960 di Raymond Chandler

fer, ma non sappiamo a che prezzo, perch gli sbirri dell87mo vengono feriti, sospesi dal servizio, qualcuno ama la donna sbagliata, qualcun altro commette un errore, e via dicendo. E noi lettori siamo interessati, in egual misura, tanto alla soluzione del caso che alle vicende personali dei protagonisti. La serie dell87mo Distretto , da questo punto di vista, lo snodo cruciale di unevoluzione storica del crime: dopo Mc Bain, e grazie a lui, lentamente, ma inesorabilmente, il destino delleroe diverr, ai nostri occhi, pi importante dello stesso esito dellindagine. E i modelli narrativi del detective seriale si avvicineranno, sino a una quasi perfetta identificazione, alle strutture della lunga serialit televisiva. O di certi fumetti in versione hollywoodiana, vedi lUomo Ragno o Batman, che ci attraggono non solo e non tanto per lo spreco di effetti speciali, ma per le questioni profonde che lo spleen degli eroi ci costringe ad affrontare. Invecchiare un problema per chiunque, figurarsi per un eroe. Un investigatore alle prese con protesi dentarie e altri ausili sanitari alquanto imbarazzante. Nel crimesi spara, ci si scambiano cazzotti, si rischia la pelle a ogni ragionevole numero di pagine, un po di prestanza fisica richiesta. Ma se il personaggio ha ancora qual-

cosa da dire? Se lotta con tutte le sue forze per non essere accantonato? Si possono immaginare allora prequel, ambientando nel passato lultima avventura delleroe senescente, o intersezioni temporali che prevedono il rientro in scena di antichi bad guys erroneamente creduti morti. Si possono ipotizzare serie alternative, alla Frank Miller, con ucronia e universi paralleli. Con la buona volont si pu fare tutto, se il mercato lo esige. Ma se lautore a ribellarsi al personaggio? Il rapporto fra lautore e la sua creatura quanto di pi complesso si possa immaginare. Pu assumere, in certi casi, laspetto di unautentica ossessione. A volte, chi ha inventato un personaggio di grande successo finisce per sentirsene prigioniero. Non vede lora di liberarsene. Forse accaduto proprio questo a Ian Rankin, a Mankell, alla Cornwell. Accadde persino al padre nobile di tutto il crime, sir Arthur Conan Doyle. Lui, la sua creatura, la uccise, precipitandola nella cascata di Reichenbach insieme al mortale nemico, il turpe professor Moriarty. Tutto inutile. Fu costretto a resuscitare Sherlock Holmes a furor di popolo. Aveva vinto lui, ancora una volta.
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Regno Unito
PADRE BROWN 1911-1935 di G. K. Chesterton HERCULE POIROT 1920-1975 di Agatha Christie NIGEL STRANGEWAYS 1935-1968 di Cecil Day-Lewis ADAM DALGLIESH 1962-2008 di P. D. James JOHN REBUS 1987-2007 di Ian Rankin

La mia amica Petra Delicado bella e immobile nei suoi anta


ALICIA GIMNEZ - BARTLETT
etra nata con quarantanni. Mi era sembrata unet giusta per farla venire al mondo. Si ha gi unesperienza: abbastanza da esibire un passato interessante; un carattere formato: si sa abbastanza su se stessi; si ha ancora un aspetto giovanile: imprescindibile per fare delle conquiste ogni tanto... Insomma, mi ero convinta che una donna di quarantanni affrontasse la vita in maniera passionale, seppure gi leggermente cauta. Anche professionalmente unet ideale: si ha un passato, ma davanti si apre ancora il futuro... Sono sincera, non ho pensato pi allet del mio personaggio. Nei romanzi che ho scritto, uno dopo laltro, Petra ha agito, ha avuto problemi di lavoro, ha approfondito la sua amicizia con Garzn, si innamorata o si fatta illusioni su un nuovo uomo... stato cos fino a Serpenti in paradiso. Qui la detective ha attraversato una sorta di crisi personale chiedendosi come sarebbe stato diventare madre prima o poi. La filosofia temporale della sua vita si svelata in tutta la sua crudelt. C una strada tracciata e quando si sceglie qualcosa, ci si lascia dietro molto altro. La crisi si chiusa con una conclusione chiara e matura: Petra non avrebbe mai avuto un figlio e ci non lavrebbe fatta soffrire. andata cos e basta. Ci PEPE PETRA KOSTAS nonostante, sono rimasta di stucco quando un giornalista mi ha chiesto per la CARVALHO DELICADO CHARITOS prima volta: Abbiamo visto che anche Petra invecchia continuer a invec1972-1997 1996-2009 2000- 2011 chiare?. Non avevo mai ragionato in un modo cos concreto e corretto. Allora ho di M. Vsquez Montalbn di Alicia Gimnez-Bartlett di Petros Markaris riflettuto, ho rivisto i libri gi pubblicati... non cerano riferimenti diretti alla sua et, ma era ovvio che gli anni passavano, che cambiava, che esprimeva giudizi e commenti che si adeguavano a questioni che dipendevano dal trascorrere del tempo. Petra invecchiava, s. La mia reazione come autrice stata ben poco coraggiosa. Dovevo procedere con lintuizione che mi aveva ispirato, permettendo al mio personaggio di fare i giri che voleva fare. Eppure: quanta fatica faccio per inserire un riferimento agli anni che passano anche per Petra! E come evito sempre di menzionare se ha quarantacinque o quarantanove anni! come se mi spaventasse lidea di trasporla di un decennio. La Delicado che ha cinquantanni? Impossibile! Il punto perch? La risposta mi riporta sempre alla stessa spiegazione: la quantit di argomenti stupidi ma terribili che la societ sfodera attorno alla questione dellet, soprattutto delle donne. Una donna di cinquantanni invisibile, le sessantenni sono fuori dai parametri di ci che attraente... Non voglio continuare, saDUCA SARTI ISPETTORE COMMISSARIO pete gi a che cosa mi riferisco. LAMBERTI ANTONIO COLIANDRO MONTALBANO Parlando con le lettrici, molte mi hanno detto di identificarsi con lispettrice. 1966-1969 1980-2004 1991-2009 1994-2011 di Giorgio Scerbanenco di Loriano Macchiavelli di Carlo Lucarelli di Andrea Camilleri La forbice della loro et va dai trenta ai sessantanni. E quindi, che devo fare, lasciare che certe si sentano orfane permettendo, dopo aver saputo quanti anni compie esattamente Petra, che le loro menti siano permeate dagli argomenti sociali in uso comunemente? Tutto questo mi fa pensare che un personaggio abbia dei tratti di personalit precisi e che, secondo ci che avviene nei suoi giorni di carta, reagir in un modo o nellaltro. In fondo, agli esseri umani succede lo stesso, solo che nel loro corpo compaiono delle rughe e la pelle cede, e che, visto che sono sempre circondati da gente vera, finiscono per soccombere alle stupidi imposizioni dettate dagli altri. Quando ho fatto sposare Petra per la terza volta, molti lettori hanno alzato le braccia al cielo. Non lho capito: che le donne suLALLIGATORE AVVOCATO biscano una transustanziazione quando si sposano? In assoluto, si suppone che BURATTI GUERRIERI sar sempre la stessa persona: che sia nubile, sposata, vedova o persino monaca. Con let accade lo stesso. Lasciamo Pe1995-2009 2002-2010 tra dove sta, o meglio, lasciamo che sia esattamente com; un giorno spegner le candeline di una torta di compleanno, di Massimo Carlotto di Gianluca Carofiglio ma per ora che continui a mangiare il dolce senza distruggere la torta. Quanto a Garzn Fermn non diventer mai un vecchio. Sarebbe una trafila noiosa: dovrebbe andare in pensione, non lo lascerebbero pi mangiare salsicce e uova allocchio di bue... no, Fermn non invecchier mai perch un mio amico, e che tutti si mettano lanimo in pace. Traduzione di Guiomar Parada Lultimo libro di Alicia Gimnez-Bartlett Dove nessuno ti trover (Sellerio) Lautrice sar a Pordenonelegge domenica 18 settembre

Mediterraneo

Italia

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Era il 1971, la crisi economica piegava gli Stati Uniti e il cuore di Manhattan era un luogo malfamato. Finch due avvocati credettero in un nuovo spettacolo, A Chorus Line. Fu la svolta: da allora i teatri si riempirono ininterrottamente. E oggi, con lAmerica

SPETTACOLI
di nuovo in recessione, la storia si ripete
FEDERICO RAMPINI

NEW YORK

gni sera a Broadway va in scena uno spettacolo unico: fiumane di newyorchesi e turisti sgomitano e si spintonano sotto la luce accecante delle maxipubblicit di Times Square, lottano per farsi strada verso gli ingressi di The Book of Mormon e Spider Man, i musical pi gettonati del momento. Se il resto dellAmerica in affanno, con 17 milioni di disoccupati, qui ogni sera il tutto esaurito una certezza: la stagione teatrale 2010-2011 ha visto salire del sei per cento le entrate, ha sfondato abbondantemente il miliardo di dollari di fatturato. In un anno 12,5 milioni di spettatori si contendono loggetto del desiderio: un biglietto per il musical Chicago o il teatro dautore, Al Pacino che recita Il mercante di Venezia di Shakespeare, Vanessa Redgrave in Driving Miss Daisy. Megaproduzioni con un glamour di massa che attirano turisti dal mondo intero, o teatro colto di alta qualit con i talenti pi quotati della cultura angloamericana: il ventaglio della scelta infinito. Sembra impossibile che un giorno, non molto tempo fa, questo luogo scintillante di seduzione fosse

Lo show di Times Square quarantanni di sold out

Broadway
derelitto, malfamato, infrequentabile. Eppure la storia di Broadway, cos come la conosciamo oggi, risale a soli quaranta anni fa. il 1971, lanno in cui si tocca il fondo. Non solo Broadway, ma la citt di New York a quellepoca versa in una crisi profonda: economia depressa, alta disoccupazione, casse comunali in eterno rosso (nel 1973 si sfiorer la bancarotta vera e propria). In quel disastro, Times Square una sorta di vetrina degli orrori. zona malfamata, distretto a luci rosse: striptease e peep-show di basso livello, nulla di paragonabile al Crazy Horse parigino. Gli albergatori di Manhattan consigliano ai turisti di stare alla larga da quella zona, dove scippi e piccole aggressioni sono allordine del giorno. I teatri sono decaduti, ombre del passato, fantasmi rispetto alle Ziegfeld Follies degli anni Venti. Radio City Hall si rianima sotto Natale, con un mediocre balletto che eccita i provinciali venuti dal Midwest. A gestire molti di quei teatri c un relitto umano: Lawrence Shubert Lawrence, erede dellimpero dei tre fratelli Shubert che avevano inventato Broadway nel 1900, un ubriacone che amministra la sua societ vivendo notte e giorno in un bar, da Sardis. Ma alle dipendenze di Shubert lavorano due avvocati, Bernard Jacobs e Gerald Schoenfeld, che non si rassegnano alla decadenza. E in quellanno di grazia 1971 i due complottano, fanno fuori Shubert, prendono i comandi della societ. Fin dalla prima mossa, la coppia Jacobs-Schoenfeld mostra un fiuto speciale e firma due successi: Pippin nel 1972 ed Equus nel 1974. Poi vengono a sapere di un giovane regista, Michael Bennett, che non trova produttori per uno show dedicato proprio ai ballerini di Broadway. I due si fanno avanti e nasce A Chorus Line che fa la sua prima nel 1975. Quel musical rester in programmazione allo Shubert Theater per quindici anni di fila, incassando centinaia di milioni di dollari. la svolta, come ricorda oggi Philip Smith che ha ereditato le redini della Shubert organization: Prima di A Chorus Line non cera denaro. Dopo A Chorus Line non c altro che denaro. Ma il lieto fine non ovvio, allora. In quellinizio degli anni Settanta nessuno pu immaginare che basti un successo a segnare la fine di unera. Limmagine negativa non si cancella dun tratto. Jacobs e Schoenfeld si mettono alla testa di una mobilitazione cittadina per risanare Times Square, arruolano un pezzo di establishment, mecenati illustri. La caccia di nuovi talenti non si ferma ai confini dellAmerica. Jacobs e Schoenfeld varcano loceano, spingono i loro tentacoli verso Londra, da sempre una citt gemella e rivale, fucina di creativi del teatro. Nel giro dei due impresari si aggrega un giovane produttore inglese, Cameron Mackintosh, inizialmente cos squattrinato che quando sta a New

story

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LA DOMENICA DI REPUBBLICA 39

I MUSICAL
Da Il re leone a The Phantom of the Opera e Spider-man: in queste pagine, le locandine dei musical pi famosi della storia di Broadway Al centro, Times Square negli anni Settanta e oggi

York dorme nel tinello di Bernard Jacobs. lui che sperimenta, prima a Londra, lidea di trarre un musical da una raccolta di poesie sui gatti firmata T. S. Eliot, affidando la colonna sonora originale a Andrew Lloyd Webber. Nasce nel 1980 Cats, prima come una miniproduzione frugale, poi trasportata a Broadway: diciotto anni di trionfi ininterrotti. il fenomeno Cats a generare unaltra innovazione: lidea di produrre versioni parallele da mettere in scena in diverse citt del mondo. Al posto della classica tourne nasce un concetto pi moderno: il clone. In un passato pi remoto alcuni successi americani come West Side Story erano stati s allestiti in altre nazioni, ma con impresari locali e senza garanzie sugli standard di qualit. Catsinvece viene prodotto in contemporanea dai suoi creatori originali, le versioni da esportazione sono tutte di ottimo livello, grazie a rigorosi criteri di reclutamento dei cantanti-ballerini. La premiata ditta

In cartellone ci sono i volti pi popolari del cinema:

Denzel Washington, Scarlett Johansson, Ben Stiller, Robin Williams


Mackintosh dopo Cats sforna successi a ripetizione, di pubblico e di critica: sono The Phantom of the Opera(ancora musiche di Lloyd Webber), Les misrables e Miss Saigon, i fatturati dalle centinaia di milioni balzano ai miliardi di dollari grazie alle co-produzioni parallele in giro per il mondo, pi il merchandising di dischi, T-shirt. Lascesa di Broadway procede irresistibile lungo gli anni Ottanta fino a piazzare la Mecca del musical sugli schermi radar dellaltra industria americana dello spettacolo, Hollywood. Allinizio degli anni Novanta nasce cos una sorprendente alleanza: tra il sindaco della tolleranza zero Rudolph Giuliani e il colosso californiano del cinema danimazione Walt Disney. Giuliani ha preso sul serio il sogno di Jacobs-Schoenfeld di ripulire Times Square, ha chiuso i locali a luci rosse, ha cacciato implaca-

bilmente spacciatori, ladruncoli e mendicanti. La sua amministrazione corteggia a lungo la Disney e finalmente la convince, nel 1993, a rilevare un antico locale decaduto, il New Amsterdam Theater sulla 42esima Strada. Dal matrimonio fra Hollywood e Broadway nasce la versione teatrale de La bella e la bestianel 1994: tredici anni di tutto esaurito. Un colpo ancora pi grosso arriva nel 1995 quando la Disney arruola una regista colta e raffinata, Julie Taymor, nota per allestimenti operistici e shakespeariani: lei a firmare Il re leone in versione teatrale, il pi grande successo di tutti i tempi per il numero di repliche messe in scena in contemporanea su quattro continenti (e sulle due coste degli Stati Uniti, perch Los Angeles si piega a reimportare da New York il musical tratto da un suo film). Il glamour di Broadway tale che anche la televisione si adegua, piazza a pochi isolati da Times Square gli studi dei talkshow pi popolari come Today e David Letterman. Il genere teatrale si issa su un piedistallo, fondendo qualit e fatturato, fino al punto che le star di Hollywood non si sentono professionalmente realizzate se non passano lesame di Broadway. Julia Roberts accetta nel 2006 di calcare le scene teatrali (con risultati controversi) e da allora londata non si ferma pi, ogni sera a Times Square i cartelloni vedono presenti i volti pi popolari del cinema: da Denzel Washington a Scarlett Johansson, da Catherine Zeta-Jones a Ben Stiller, Robin Williams, Kathleen Turner. A far volare alle stelle i profitti dei teatri ha contribuito la legge della domanda e dellofferta: con lassedio costante del pubblico che affluisce dal mondo intero, gli impresari possono permettersi i prezzi che vogliono, compresi quelli delle famigerate poltrone premium che superano i quattrocento dollari. Nel tremendo biennio 2007-2009, quando a New York lintera economia sembra fermarsi, le banche di Wall Street licenziano migliaia di dipendenti, i prezzi delle case crollano, lunica industria che regge quella della cultura: teatro, musica, musei. E a quarantanni dalla sua rinascita Broadway coniuga lappeal di massa con lintelligenza: proprio mentre due mormoni (Mitt Romney e Jon Huntsman) si candidano alla nomination repubblicana per le presidenziali, gli autori di South Park firmano The Book of Mormonper bersagliare il connubio religione-politica in una satira beffarda e spietata.
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le tendenze
Tentazioni destate

Fucsia, viola, arancio, verde speranza, blu elettrico: il guardaroba per lui che abbraccia tinte squillanti e sfumature pastello ha smesso di scandalizzare per diventare la norma

E le case di moda fanno a gara nel proporre scarpe, giubbotti, borse, ma anche bermuda e polo dalle nuance ardite. Limportante attingere al caleidoscopio con misura. E soprattutto con ironia

Dove non finisce larcobaleno


LAURA LAURENZI
asta, almeno destate, con luomo incolore, in grisaglia, che non osa e si cancella. Una volta per tutte le tinte squillanti, ma anche le tenere sfumature pastello vengono sdoganate senza nulla concedere alla mascherata. Anzi, connotano il maschio metropolitano che sceglie di essere vistoso se non altro nei dettagli: la cintura, il mocassino, il giubbotto, la borsa da viaggio ma se occorre anche i bermuda, il costume da bagno, la polo. Quante polo rosa, violetto, glicine, lavanda hanno smesso di scandalizzare per diventare addirittura la norma. Lunga stata la marcia perch luomo in technicolor o per lo meno con qualche tocco di colore ardito, ma classico nel taglio fosse accettato e accettabile. passato quasi un secolo, era il 1914, da quando Giacomo Balla nel Manifesto Futurista propugn abiti che fossero aggressivi, agilizzanti, dinamici, gioiosi, illuminanti, dotati di iridescenze entusiasmanti e rischiarati da colori muscolari, violettissimi, rossissimi, turchinissimi, verdissimi, gialloni, arancioni, vermiglioni. Ma quella provocazione rest una breve parentesi. In fondo da poco tempo che un uomo pu indossare una polo total pink senza suscitare battute. Eppure precedenti ed esempi illustri non mancano: Moravia amava le camicie fucsia o anche verde smeraldo, Carlo Ripa di Meana, il pi elegante di tutti, ha sempre osato dettagli sgargianti non soltanto nella montatura degli occhiali, Renzo Arbore predilige gilet super colorati, Paolo Crepet va in tv con una gamma variegata di maglioncini pastello-confetto, Gianfranco Fini sembra possedere solo cravatte rosa, Lapo Elkan, neo-dandy, una tavolozza ambulante, Massimo DAlema stato fotografato nei mari della Sardegna mentre si tuffa con indosso un costume arancione Guantanamo. Certo, poi ci sono gli eccessi, le rivolte contro luniformit, lausterit, lomologazione. E allora ecco un Roberto Formigoni che di colpo si presenta in tiv con camicia a fiorellini o a disegni psichedelici ma anche con pantaloni arancioni e mocassini blu elettrico. Predicava Bertrand Russell che tra le varie libert fondamentali delluomo una vera democrazia dovrebbe contemplare anche quella alleccentricit. Il punto che ormai luomo a tinte forti di moda. Non c griffe che non si sia lanciata nel saccheggio dei colori che poi gli esperti definiscono per esempio lilium, camomilla, geranio, corallo, lime, menta, quarzo ma, insomma, la sostanza non cambia: le sfumature sono e restano quelle e la libert di mettersi addosso tutti i colori dellarcobaleno & derivati sta diventando una nuova uniforme. Limportante sono le piccole dosi, attingere al caleidoscopio con misura. Il colore lespressione di una virt nascosta, scrisse Marguerite Yourcenar, che per la verit tendeva a prediligere il nero. In cromoterapia, per chi ci crede, ogni colore corrisponde a uno dei sette chakra: ci sono colori calmanti e rinfrescanti come il blu, colori dellarmonia e della speranza come il verde, della felicit e del buon umore come il giallo, della forza e delleccitazione come il rosso e via elencando. Che ognuno possa scegliere quello che preferisce, senza dare spiegazioni, semplicemente dando nellocchio. Meglio se con ironia.

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MOCASSINO
In camoscio nei colori caldi dellestate con il laccetto realizzato in pelle intrecciata Un classico di Tods

CRAVATTA
In pura seta disponibile in sei diverse varianti di colore la cravatta Gallo

QUADRETTI
Luomo bianco e rosso per D&G con un trionfo di quadretti Vichy su giacca e camicia

VERDE
Ai pantaloni con piega a cannolo verde marcio Armani abbina una maglia girocollo color lime

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ZAINO
Espandibile, porta computer, in nylon antistrappo e water-proof Anche porta iPad e cellulare. Piquadro

SCARPONCINO
In pelle e suede blu cobalto con suola a contrasto color sabbia Lo scarponcino firmato Murphy & Nye

CAPPELLO
A tesa piccola in paglia intrecciata con fascia in tessuto a righe bianco, rosso, blu: il tema marinaro secondo Energie

OCCHIALI
Si vestono di colori fluo gli occhiali da sole Carrera, abbinati a ricercate lenti trasparenti specchiate

Lintervista / Kean Etro

Dalla camicia al costume da bagno quello che conta lo stato danimo


LAURA ASNAGHI
ean Etro, lei disegna la linea maschile del marchio di famiglia, che da sempre adotta il colore anche per luomo. Qual la filosofia che sta dietro questa scelta? Il colore come il paisley, il tessuto con disegni cachemire, che fa parte del dna di Etro. Colore luce, vita. Illumina le zone dombra e sottolinea la personalit. Ecco perch il colore ha un posto importante nella storia di Etro. Per i maschi vestono quasi sempre di blu, di nero o di beige, perch il colore un po li spaventa. Come si pu convincere un uomo a osare di pi? Il colore il segnale di uno stato emotivo, lapertura verso lesterno. In unepoca di chiusura e introspezione segnata dalluso frequente del nero e del blu, osare un colore, almeno in un accessorio, come una cravatta o un foulard, accettare di vivere, cogliere loccasione di spezzare una routine fintamente rassicurante. Ecco perch il colore richiede una forte consapevolezza da parte di chi lo indossa. Colore e rispetto della sartorialit in chiave moderna: come si crea un equilibrio tra queste due componenti? La sartorialit convive da sempre con il colore. E consiste nelluso sapiente dei tessuti e delle forme. Per armonizzare bene i colori occorre avere anche un forte senso estetico. Com il guardaroba colorato di Etro? Io sostengo da sempre la sperimentazione del classico, in una visione che rientra nella nuova tradizione. Stampe a righe, pois, mi-

cro fantasie convivono con tessuti a tinta unita in unalternanza giocosa di colori, spesso inusuale e talvolta irriverente ma sempre rispettosa dellarmonia e della bellezza. Ci sono occasioni in cui labito colorato fondamentale? Personalmente non credo nelle occasioni ma negli stati danimo. Chi ha classe pu sempre permettersi il colore. Quando crea gli abiti colorati a chi si ispira? I personaggi che ho in mente sono tanti. Giotto, Piero della Francesca, Leonardo da Vinci, tutto il Rinascimento italiano, i personaggi famosi del Medioevo. Gli indiani pellerossa di ogni trib, con collane e orecchini, portatori di unetica colorata e di rispetto per madre natura. Tutto questo e altro alimenta la mia fantasia e diventa fonte di ispirazione per le collezioni. Nella valigia estiva di un uomo quali sono i capi colorati che non possono mancare? Camicia, polo, pantalone e costume da bagno. Tutto deve essere allinsegna del colore. Non uno qualsiasi, ma un colore che ha affinit elettive con il nostro modo di essere. Questo perch i colori raccontano chi siamo e quindi la scelta deve essere mirata. Quali sono i suggerimenti di Kean Etro per indossare capi colorati in modo divertente? Guardarsi allo specchio e sentirsi non solo belli e interessanti ma anche pronti ad aprirsi alla vita.
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BLU
Prada accosta ai pantaloncini in popeline blu due camicie dello stesso tessuto indossate una sullaltra

GIALLO
Domina il giallo nel look Etro: dal giubbotto in pelle ai bermuda in cotone con stampa paisley

SENAPE
ll completo formato da camicia di seta color senape e pantaloni in lino Louis Vuitton

ROSSO
Sgargianti pantaloni rossi a contrasto con il bomber di camoscio tinto turchese e la T-shirt bianca Dsquared2

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i sapori
Ibridi

Prima era giallo e burbero, poi diventato rosa e si ingentilito Infine ha toccatoil rosso e si scoperto ancora pi zuccheroso. Da sempre compagno delle diete, enigma per i biochimici e incubo dei botanici, ora lagrume king size cambia di nuovo buccia. Basta spremute, cocktail
e sorbetti: il suo posto accanto a crudi di mare, crostacei e piatti dautore

Tartare dolce-piccante
Marco Fadiga (Marco Fadiga Bistrot, Bologna) abbina guacamole con tonno crudo a pompelmo rosa, menta, uvetta e cipolla fritta

Piccione in rosa
Antonio Guida (Il Pellicano, Porto Ercole, Grosseto) serve il piccione con caff su crema di topinambur, pompelmo rosa e mandorle

Ricciola in salsa
Giovanni Grasso (La Credenza, San Maurizio Canavese, Torino) scotta e affumica i filetti di ricciola con cavolfiori e salsa al pompelmo rosa

Senza Scampo
Accursio Craparo (La Gazza Ladra, Modica, Ragusa) arrostisce le code degli scampi Con granita di pompelmo, succo dostrica e zenzero

Granita con panna


Enrico Crippa (Piazza Duomo, Alba, Cuneo) accompagna la granita di nocciole fresche con sorbetto di pompelmo, panna al miele di castagno e vermut bianco

Pompelmo
I
LICIA GRANELLO

Rosso
Arriva dallAustralia in coincidenza con la nostra estate Piccolo, dolce, ha la buccia rosa chiaro e la polpa di colore rosso intenso. ricchissimo di vitamina C

n principio fu Jaffa, frutto formato king size marchiato con il nome della millenaria progenitrice di Tel Aviv. Cinque lettere per etichettare lagricoltura israeliana con il suo prodotto pi famoso, arrivato in Italia sulla scia di una promessa formidabile: far dimagrire i suoi consumatori pi fedeli grazie alla capacit di ridurre i

Il bello di restare col dolceamaro in bocca


5,2mln
le tonnellate di produzione nel mondo

32
la quantit di calorie presenti in 100 grammi

2
i chili di peso che pu raggiungere un frutto

livelli ematici di insulina. Numerosi studi compiuti in California (tra i maggiori produttori fin dagli anni Settanta) attestavano inderogabilmente che il consumo di mezzo pompelmo prima dei pasti era propedeutico alla perdita di peso. Il tempo di trasformare la diffidenza complice il gusto spiccatamente amarognolo in pratica dietetica, e dal Texas che contendeva alla California il primato delle coltivazioni arriv un altro studio di ben diverso tenore. Punto di partenza, il dato statistico che comprovava come i pazienti texani, abituati a combattere il gran caldo di quelle parti con succhi di pompelmo e bevande affini, fossero i pi refrattari a certe terapie, con incidenze di insuccesso farmacologico nettamente superiori a qualsiasi altro stato americano. Allertati dalla comunit scientifica locale, i biochimici delluniversit di Houston si misero al lavoro, scoprendo che la colpa era di un polifenolo presente nel pompelmo, la bergamottina, capace di competere e inibire gli enzimi epatici destinati a metabolizza-

re i componenti di alcuni psicofarmaci e della ciclosporina. Risultato: la Food and Drug Administration obblig le case farmaceutiche a inserire lavvertenza nel foglietto informativo delle medicine a rischio. Cos, negli ultimi trentanni, il pompelmo rimasto sospeso tra fortuna e dannazione, diventando il pi ondivago tra gli agrumi in circolazione. Grande e polposo molto pi dei nostri agrumi tradizionali, il pompelmo deve il suo nome a una crasi tra pompoen (grosso, in olandese) e limoes, limone nella lingua di Giava, termine mutuato dal primo nome botanico, citrus paradisi. Niente di pi inesatto. Infatti, la sua storia s figlia del miglior meticciato frutticolo, ma con da una parte il pomelo, un ipersuccoso, enorme agrume travestito da pera (pu arrivare a dieci chili) e dallaltra la piccola, deliziosa arancia. Un ibrido talmente riuscito che negli anni il pompelmo primario, quello giallo canarino, si colorato di mille sfumature dal rosa al rosso, seguendo la scia di ulteriori reincroci aranceschi o utilizzando il metodo dellirradiazione dei semi. Pi colorato, ma anche pi dolce, se vero che il pompelmo rosa ricco di fruttosio ed zuccherino quasi quanto unarancia. Il nuovo status di frutto pi dolce che amaro gli ha spalancato il mondo della cucina dautore, altamente sensibile al fascino dei gusti divergenti, dato che nulla meglio del pompelmo rosa in primis esemplifica gli estremi dei gusti in un solo boccone. I primi ad adottarlo sono stati i cuochi dediti alla cucina di mare, a partire dal festival dei crudi: un accento in levare per gli scampi, altrimenti fin troppo cedevoli nella loro dolcezza, un correttore di carnalit nei gamberoni, lalter ego ideale per le grassocce capesante. Se il sushi non tra i vostri cento piatti preferiti, trasformatelo in sorbetto. Una spruzzata di essenza di zenzero lo trasformer nel fine pasto pi chic dellestate.
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Rosa
Ibrido californiano di pompelmo giallo e arancia, lo Star Ruby ha una maturazione ritardata (intorno alla fine della primavera) La buccia sottile, laroma delicato

Giallo
Nota come Marsh seedless, la variet a polpa gialla, di maturazione invernale, si caratterizza per il sapore amarognolo e la buccia spessa priva di semi

Bianco
Al suo debutto commerciale, la nuova variet Jackson, originaria del Sud Africa, vanta dimensioni ridotte e un gusto dolce, con freschi sentori di lime

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LA DOMENICA DI REPUBBLICA 43

DallEden alle Esperidi il frutto scomparso dal giardino


MASSIMO MONTANARI

el giardino delle Esperidi il pompelmo (forse) non cera. Secondo il mito greco, in quel giardino leggendario crescevano alberi dai frutti dorati, guardati a vista dal drago Ladone e dalle tre Esperidi, figlie del titano Atlante. Una delle fatiche di Eracle fu di rubare quei frutti con un sotterfugio, diffondendoli per il mondo. Cos quei frutti preziosi diventarono patrimonio dellumanit. Ma quali frutti erano? Giovanni Pontano, agli inizi del Cinquecento, immagin che fossero gli agrumi. Anche il pompelmo? Scivolando dal mito alla storia, diventa difficile districarsi tra le avventure che in tempi e modi diversi portarono alla diffusione verso occidente degli agrumi, originari del sud-est asiatico. Il bel portamento della pianta, i colori splendidi dei frutti, il profumo inebriante: tutto ci basterebbe a spiegare lo strepitoso successo di questi pomi dorati. Ma poi fu il sapore a denominarli: agrumi (il termine compare nel Sedicesimo secolo, ma il concetto pi antico) sono i frutti dal sapore agro. Agro ma non solo: al tempo stesso dolce, al tempo stesso amarognolo. Un sapore complesso, che si adattava al gusto antico e medievale, che amava tenere insieme qualit diverse. Se mescolare miele e aceto era gi una consuetudine della cucina romana, nel Medioevo al miele si affianc lo zucchero e gli agrumi sostituirono laceto. Il gusto si ammorbid, confermando la passione del contrasto. Il pompelmo dolceamaro, se lo avessero conosciuto, avrebbe fatto furore. Frattanto, nuove specie arrivano in Europa: ai cedri dellantichit si aggiungono limoni e melangole (le arance amare). Allinizio dellet moderna appaiono le arance dolci, importate dai portoghesi. E poi scop-

pia una vera citromania, una passione per il giardinaggio e la frutticoltura che diventa anche un segno di distinzione sociale. Il pompelmo, per, si lascia a lungo desiderare: fino allOttocento nessun testo di agronomia o botanica ne parla, nessuno lo raffigura, nemmeno quel Bartolomeo Bimbi che nel Diciottesimo secolo dipinge per la villa medicea di Poggio a Caiano una serie di quadri che sono un vero catalogo dei frutti conosciuti. Eppure c chi ritiene che il pompelmo fosse gi noto agli arabi nel Medioevo, e che lo si possa rintracciare sotto altro nome, magari in quel pomo dAdamo che il botanico ottocentesco Giorgio Gallesio chiamer pompelmousse. La suggestiva evocazione del paradiso terrestre, in cui viveva il progenitore Adamo, torner nella denominazione citrus paradisi data al pompelmo nel diciannovesimo secolo. Qualcuno ha addirittura ipotizzato che il pompelmo non sia originario dellAsia (come tutti gli agrumi) ma dellAmerica. Le ipotesi e le fantasie si accavallano, come spesso accade nella storia degli agrumi: incroci, ibridi, invenzioni hanno moltiplicato nei secoli questi meravigliosi frutti, ma classificarli sempre stato ostico, anche perch molti ibridi (il pompelmo sembra derivato da un antico incrocio fra larancio dolce e il gigantesco pomelo) si sono imposti come specie autonoma. Chiss, il pompelmo forse era gi nel giardino delle Esperidi. Sicuramente vissuto nel giardino degli uomini, che nel corso dei secoli hanno lavorato, con passione, a moltiplicare e arricchire il fantastico dono di Eracle.
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44 LA DOMENICA DI REPUBBLICA

DOMENICA 7 AGOSTO 2011

lincontro
Stelle del jazz

Stefano Bollani

Ha la comicit del ragazzone che le donne trovano irresistibile, un imitatore formidabile, ma quando suona il pianoforte si fa serio Alla tentazione pop lo ha strappato Enrico Rava e ancora oggi, dopo due dozzine di album incisi, il Gran Visir dello swing confessa: Non mi piaceva la musica classica. Avrei voluto stare sulla 52esima con Charlie Parker. E volevo essere nero
gistrato allAnfiteatro delle Cascine davanti a venti persone, compresi noi sette sul palco), ma non mi era piaciuta. Era un mondo in cui non si parlava mai di musica (sbuffa, ndr), io a diciannove anni avevo voglia di scambiare dischi con i coetanei, che invece ascoltavano i Duran Duran. Quando finalmente avrei potuto parlare di musica, mi ritrovai a suonare con Raf. Al pop lo strapp Enrico Rava, che incontr nel 96. Gli disse: Non hai famiglia, sei giovane, chi te lo fa fare? Lascia perdere. E lui, che stava per partire in tour con Jovanotti, moll tutto. Rava lo aveva ammonito: Se fai quella cosa l, nessuno ti chiamer pi a suonare il jazz. In realt quando entri nel circuito pop sei considerato un musicista non disponibile, inaffidabile, i tour dei grandi artisti pop durano anche un anno, a quel punto per il jazz restano solo ritagli di tempo, spiega Bollani. Cos mollai tutto e mi misi nelle mani di Rava. In realt la sua fu solo una spinta morale, non mi aveva fatto promesse. Lascia Jovanotti e vedrai che pian piano comincerai a suonare jazz, e aveva ragione. Grazie al trombettista ho conosciuto i produttori delletichetta con la quale ho inciso i miei primi dischi e Manfred Eicher della Ecm. La seconda volta che suonammo insieme fu a Parigi, dove collaborai con Aldo Romano, Gato Barbieri e Jimmy Cobb. Il musicista jazz vive di incontri, la vita larte dellincontro (dice imitando alla perfezione Vinicius de Moraes, ndr). La popstar che viaggia in prima classe e i musicisti della band nel furgone un modulo che nel jazz non esiste. Anche Davis, leader spietato, era sempre aperto alle collaborazioni. Enrico, per esempio, non mi ha mai spiegato nulla, mi ha insegnato tutto con la complicit di un fratello maggiore. Avevo un mio gruppo, LOrchestra del Titanic, con il quale volevo fare il demagogo, impartire lezioni, e invece vedevo Rava che non diceva nulla, che mi faceva capire suonando. Allora cambiai atteggiamento. Una volta mi disse: Se chiami a suonare un musicista che stimi, non ha senso che gli dici cosa deve fare. un principio cardine nel jazz. Lassistente di studio si affaccia per sincerarsi che i tre minuti e mezzo saranno duecentodieci secondi e non uno di pi. Bollani la rassicura. Diciamoci la verit, cosa ci va a fare uno in televisione? A farsi pubblicit, minimizza. Non sar mai soddisfatto di unapparizione in tv come di un disco o di un concerto. Oggi la musica sul piccolo schermo purtroppo solo uno spot pubblicitario che racconta a un pubblico che non ti conosce che esiste qualcosaltro oltre a Lady Gaga. Tu entri per un attimo, lanci il tuo messaggio e fuggi per non essere divorato. Non la guardo. pi istruttivo YouTube. Ne intuii il pericolo quando Arbore mi chiam la prima volta nel suo spettacolo (Meno siamo meglio stiamo). Fu lui a scoprire la mia capacit di far ridere durante una serata tra amici. Disse, perch non vieni in tv e fai un brano musicale e poi uno sketch (ora parla con la voce di Renzo, ndr)? Avevo cominciato a imitare i cantanti nel 94, gag tra amici. Ero bravissimo a fare Paolo Conte. Bollani uno di quelli che ovunque lo metti fa la sua figura. Con la prestigiosa orchestra sinfonica di Lipsia o con la NDR Big Band di Amburgo. In tv a fare il comico, a Caterpillar su Radio Due o a Il Dottor Djembe: via dal solito tam tamsu Radio Tre, al Blue Note di New York o in tour con Chick Corea. Persino in libreria, dove il Gran Visir del Sultanato dello Swing, come stato battezzato da Freddy Colt, presente con LAmerica di Renato Carosonee La sindrome di Brontolo. Fa tanto, e bene. Suono circa duecento concerti allanno, ormai diventato il mio ritmo. Anche durante il conservatorio mi esibivo tre sere alla settimana. Logorante? Ancora no. Chiss quando sar pi vecchio Solo Fresu fa pi concerti di me. Siamo due workaholic. Il palco ci rigenera. Spengo il telefonino, faccio il mio dovere e ne ricavo piacere, sto bene, il mio lavoro, mi appassiona. La gente ha pagato il biglietto e io suono per loro. Questa per me la vera libert. Lassistente di studio irrompe sussiegosa. Tra dieci minuti siamo pronti per registrare. Io mi limiterei a tre minuti secchi, ce la fa a tagliare trenta secondi?. La notizia scivola sul buonumore di Bollani e rimbalza sul pavimento del camerino senza far rumore. Il jazz altrove.
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GIUSEPPE VIDETTI

MILANO

e al posto di Stefano Bollani ci fosse Miles Davis, lassistente di studio del programma RaiTv avrebbe un occhio nero. Le dispiacerebbe limitare la sua esibizione a tre minuti e mezzo?. Lui paziente: S, stia tranquilla, non un secondo di pi. Lei imperterrita: Il pubblico rischia di deconcentrarsi durante un brano musicale troppo lungo. Excusatio non petita. Il pianista acconsente e pi serafico di un monaco buddista continua a inseguire i suoi pensieri. Avevamo in casa un organo Bontempi e io a sei anni ci mettevo le mani sopra. Allora mi chiesero, vuoi prendere lezioni di piano? E io: s, certo. A quel punto comparve in salotto un pianoforte verticale. Confesso, iniziai a suonare per poter fare il cantante. Nella mia immaginazione quello era lo strumento che mi sarebbe servito un giorno per accompagnare la voce. Ero appassionato di canzonette, il mio idolo era Celentano, lo imitavo in playback davanti allo specchio. Finch non mi capit tra le mani una cassetta di Renato Carosone e fu amore a prima vista. Era tutto quello che io avrei voluto diventare: cantava, suonava il piano ed era divertente. A undici anni gli scrissi, e alla lettera allegai una cassetta con le sue canzoni cantate da me in un improbabile napoletano. Incredibile, mi rispose: poche righe in cui mi consigliava di studiare il blues. L inizi la febbrile ricerca di vecchi dischi, che mi ha portato fino al jazz e alla passione per la musica afroamericana. Cominciai a studiare con Luca Flores (1956-1995) il pianista su cui Veltroni ha scritto Il disco del mondo, che poi diventato un film Piano, solo, in cui Flores interpre-

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tato da Kim Rossi Stuart. A dodici anni ero gi un talebano del jazz. Flores mi ha trasmesso lo stupore di fronte al mistero dellimprovvisazione. Lui era timido, io un bambino, non gli chiedevo mai nulla. Senza parlare mi ha insegnato che la musica materia viva, quella che ho sempre poi voluto sotto le mani. Trentanove anni, sangue lombardoveneto, ma passo per esser fiorentino, perch ormai ci ho trascorso tanto di quel tempo, Stefano Bollani ha ereditato da Carosone la simpatia contagiosa e un senso dellumorismo che conquista. La comicit del ragazzone che le donne trovano irresistibile lui e Fresu sono i tombeur de femmes del jazz Mediterraneo, come Gerry Mulligan e Chet Baker negli anni del cool-Pacifico una dote ormai familiare anche al pubblico televisivo. Bollani un imitatore formidabile. Jovanotti, Arbore, Caetano Veloso, Enrico Rava: capace di riproporre le voci con una fedelt sorprendente. Ma non per far ridere lItalia che si diplomato al conservatorio e ha inciso in quindici anni due dozzine di album per etichette prestigiose come Label Bleu, Ecm, EmArcy e Verve. Alcuni con sorprendenti risultati commerciali, come BollaniCarioca, Rhapsody in Blue, insieme a Riccardo Chailly e alla Gewandhaus di Lipsia (un caso discografico: entrato nelle classifiche pop con oltre sessantamila copie vendute) e il recente Big Band!. Il conservatorio lo pativo un po, racconta. Ero la pecora nera. Pu immaginare la faccia che facevano quando mi sentivano suonare Oscar Peterson e Carosone. Questa non musica! Siamo una scuola seria!, dicevano. Non mi piaceva la musica classica. Cominciai ad apprezzarla solo lanno del diploma, nel 93, quando ancora l dentro sembrava di vivere nellOttocento. Ero intrippato con blues e jazz; rock e pop sono arrivati dopo, intorno ai ventanni. Prima era solo jazz anni Cinquanta, quasi esclusivamente bebop; avrei voluto stare sulla 52esima con Charlie Parker, Art Blakey e Horace Silver. E volevo essere nero. A quindici anni cominciai a fare la professione. Nel senso... a percepire un cachet. Alla fine sono ventitr anni che suono. Il Conservatorio Luigi Cherubini, lo stesso in cui Flores si diplom in pianoforte, gli ha messo in mano una tecnica invidiabile, quella che oggi gli permette di muoversi con grande libert. Infatti stato utilissimo, ammette, ma pur vero che molti dei musicisti che io amo non hanno nessuna formazione accademica. Oggigiorno sono tutti bravi ragazzi, non si drogano, sono

colti, hanno manager e ufficio stampa, ma i jazzisti con i quali io sono cresciuto erano maledetti e autodidatti. I miei idoli. Gli eroi dello swing, primo fra tutti Buscaglione. E tra i pianisti, Oscar Peterson, perch era velocissimo, e Art Tatut (Flores mi fece ascoltare Bill Evans, che invece non penetrai immediatamente, avevo tredici anni). Poi Miles Davis e Chet Baker. Infine, Joao Gilberto e Caetano Veloso per la semplicit e la purezza, che io rincorro sempre; riescono a commuovere con tre accordi, allora mi dico, cazzo! forse ho studiato troppo. Non voglio perdere in comunicazione, diventare troppo tecnico e dimenticare lintensit di quelli che amo, come Sinatra, o Chet quando canta. Il pop, diavolo tentatore, era dietro langolo. Volevo fare il pianista jazz e basta, ma dopo il diploma Raf mi chiam a suonare le tastiere nel suo tour. Avevo avuto una breve esperienza nel gruppo rock fiorentino La Forma Srl, in cui cantava Irene Grandi (ne esiste testimonianza in un infame live re-

Faccio duecento concerti lanno Solo Fresu ne fa di pi Siamo due workaholic Il palco ci rigenera
La gente ha pagato il biglietto e io suono per loro Questa vera libert

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