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I>icesi finalmeille Izicro ~1r01~i~iu ol itllrlti, 1rercli6 ailchc!

le frodi coi~~mcsso xriccliire n71ri costiper tuiscoiio bancarotta dolosa, se1~l)enc donatarii non i siano intorlioste pcrsonn. Ci6 clie i legislatori cercarono pcr tanti modi (1) d' iiupcdire al fallito P: il

11nnno doi creditori.


(i ) l Turchi henao la masslina che il fallito sotto la pruteziuiie [li Dio, ma per assici1rarsi Jslla realt5 della sua insolvenzn adottario un metodo speciale, IL giudice destina n1 fallito un curatore ni heni ed nlla persona: nella prima rlu:tliti esso ainniiuistra le rcIicluic del faHito e pensa a procurargli il nutriruerito nei limiti dclla neccssith: nella seconda ~~ualild E un sorvegliante clie non devo lasciare il ialesso lito n: giorno ni! notte, nla vigilarlo continuamente per accertarsi clie non al>l>iii ricchc~ze nascoste: T o r n a u w le rli'oft * ? i ~ l ~ i l l ~ i l fjl(1$. 202. f11

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PrrO disputaiasi so il danno deve cssere effettivo ba~tn nlla pa~iihilitCi, csistzi. in potenza: ma che c.:erto i clie non bttsta un danno meramente qinato. ! Puh avvei~ire riii negozirtxzte sia costretto ri paticlie i . f:illiniento cori un attivo di gran lunga superiore ~ ;t1 piissivo, porcllb cyuello non essendo realizzabile ~ ~ i latto ci si Irovi~costretto a sospendere i snoi l' ~~ngnriieriti. ciG avveniro per un errore di cslv Fu0 colo. JIL? la (lifesa dimostra (non per congetture di so lllt!1'3 ]~ossil)ilith, Ma per prova positiva) che va in iilnuu dei creditori il cento per cento, io ripeto che
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uun si deve punire. Diiilost~isipure clie qnei negoziarito eriaononmente c~eclevadi essere ol~ernto,c! clie si era posto in serbo qualche ~~zigliaio lire l ~ e i di saui bisogni; non poti'h pcr questo fatto sppu~glisi il reato di bancarotta. Si a\?rA se ruolsi una intwzioiie malvagia, ma questa non i: base sufircientc alla pnnililitit; e elii credentlo spendere i capitdi dei creditori non spese clxc i proprii si dove assolvere per le iilciltiche ragioni per le quali si assolve il ladro di cosn propria (1).
(1) Qui I n bancarotta sparisco per difetto di elemento w.1terlttle, Talvolta pub il dolitlo denaturarsi per la specjalilii dello elemento nzortile. Quando il fallito si iipprriprii moderati. valori nella ophione di auerne 76% di?vZ~to: escmpia iu per conto degli alimenti che ha diritto di avere sulla massa. Iri simile contingeriza tutto dipendo dal vedere se il fallito iigi clandestinamento cd in giriaa da nascondere la approprlazionu; nel qual Caso cara pia djfficile far degenerare in una tsagiorie fattasi quello che sarebbo slemento di bnncnrottct. 110 sc il fallito agi apertamente e diohiar sonza riiist~rola ap1)ropriazione allegando i1 bisogno dai suoi alinienti, cara nltrettanto difficile sostenere la ragi~nfattasi.

Io non m'impegno ad enumerare e descrivere tutte le forme materiali che Iianno costituito o costituiscono la bancarotta dolosa nelle cessate (1) e nelle contemporanee legislazioni, lo cho sarebbe opera ercnloa per le immenso varieth clie s' incoritrano: neppure rn'impegnerii ad analizzare in ogni l~ossibile aspetto del loro svolgirnenlo quelle di tali forma ciio si prevedono dal nostro codice di commercio.

- 104 I legislatori commerciali definiscono Come pinct; : i loro sigatte materialit, e se quelle descrizioni il:~llno occasione di dispute e di difficolta ci6 non Tiguarda la scienza criminale, la quale tiene dietrc~ai concetti e non alle accidentalit delle forme. I1 con-

cetto scientifico del fallimento doloso parmi posto in chiaro sufficientemente con la data definizione, e nella medesima si trova una guida sicura per lo scioglimento di ogni pratica controversia che voglia decidersi secondo lo stato di dottrina che r~revale oggidi t2). I commentatori dei coclici costituiti ed i giudici che infelicemente si trovano costretti u giudicare secondo le formule spesso infelicissime dei codici veglianti, hanno il duro compito di spesso contorcere la lettera della legge quando fa difetto al bisogno, di chiarirla quando essa B oscura, di moderarla quando essa trascenderebbe oltre ragione. Ogni codice dei diversi reami porge materia n chi esamina il diritto positivo di svariatissime osservazioni, e di conclusioni frequentemente discordi ecl aiico contradittorie : avvegnachb, se vi sono reati procedenti da una genesi naturale ( omicidio, furto, adulterio) i quali si definiscono presso a poco con lo identico concetto da tutti i legislatori, ci6 non avvenga per fermo nella bancarotta, reato di fabhricazione sociale e che si B fabbricato dappertutto con immensa diversith di disegno. Se io pertanto tentassi deflnire la bancarotta dolosa second In sua matemhlita prendendo a guida il nostro codice di commercio, io non avrei insegnato niente ai miei discepoli, perchb quello che oggi B caso di bancarotta d~losagiusta la lettera di quel codice pui, dimani non esserlo pi. Perci ho preferito anche

qui la clefinizione vecziolzale al13 descrizione delle mateiialitci.


(1) I1 vecchio codice Francese aveva noverato fcod. conal. crt. 595, n. 5 ) tra i casi di fallimento doloso anche un abuso rZi Jiducict conimesso dal fallito a danno di uu solo creclitore. Questo era uno sbaglio, e bene fu tolto mo-

dernamente. L' abuso di fiducia a danno di un individuo nieute ferisce la massa dei ereditori, niente aggredisce la fede pubblica, niente assume di sociale per la accidentalita clie quel fatto coincida nel tempo del fallimento. Lo errore 1;i stava nel dare un valore alla coincid(!naa d i te~lxpo, quale per sa sola non niente (assolutamente niente) in criminale quando la coincidenza di tempo non sviluppa uno speciale rapporto giuridico o politico; nel qual caso il valore sta in questo rapporlo e non nel tempo guardato in sS stesso. lila la contemporaneil di un abuso di fiducia e di un fallimento, un occidens senza nessuno ulteriore effelto giuridico O politico. Non p u t dunque farsi dell' abuso di fiducia una qualifica del fallirnenlo e molto meno una costituente della bancarotta, denaturando quella truffa col toglierle la indole di delitto naturale senza sufficiente ragione. La truffa si punirii come trufE~,ma se la massa dei creditori ebbe dal patrimonio del fallito tuttoci che aveva diritto di avere mancheranno sempre i caratteri della bancarotta, e malgrado la truffa comrnessa il mercante non potr essere dichiarato bancarottiere n colposo aS doloso. (2) Gi fiiio nella prima avvertenza che premisi alla parte generale del rnio programma io protestai che col pubblicare il presente lavoro non intendeva di assumere le parti di novatore, ma soltanto quelle pi umili di espositore dello dohtrine prevalenti oggi giorno fra noi. Anche a questo luo$0 io non faccio clie raccogliere lo stato presente delle doltrine giuridiche intorno alla bancarotta. nla ove si don~aiidassea me s e veramente io credo a questo dualismo di

- II)O i i : ~ ; ~ p;~c 1

civile. e di una le3,c crirnnii.i.ciri!c c ~ - f ' l i ~ i ~ i [ l i i t . l ~ ~ + ' (li]ft.rcnti fra loro (dunlisi1)o ignoto ;iII.t sririit!1lz;i fOlIl:~li:l, +: se i o crcclr, alla pcrscvcrnnzn di questo diisii~iiioudlu :i\'scnire del1;i scienza C delle 1cpi~l:tzioiii; io rispr>ri4erei sulla p r i n i ~ ,e no sulla secoudo intrrrnq:izioiic. Lu ilistioaiutie del ~ i u r e coii~in~rci:ile giirrc c j ~ j i t ?hii rccnto 2r::ndl cial benrifizi in quei tempi nei quali qriesto non era nneord itiatiiri, per cnianc!yarsi dalle pastuie di certo furnie e di certi privilegi: ma esso k destinata un giornu a cessare. Le scieuzc economiolie proclailiando il ~iriricipiri che anche il denaro i iina merce hanno preparato il riconoccirnento di questa vei rit5 che nelle transazioni ecououiiclie fra di uoruiui tutto coiiimercio. Restcrii ctcrria In distinziorie fra diritti personali e diritti rcali pcrclii! fondata sulla natura delle cosa: In clistinzioue fra cosc (3 contruttnzioiii comilibroiali c cose f> contratlazioui non conin~ercinIih purtitacnle Rttizia, arbitrari:~iielle sue delimitnxio~ii,c perciil destinata presto o t w l i ii scornp.rrire,conie Iri di~linzione fra crimini e (lelitli, od :iltri Jllnili artificii dello ingegno uri?ano che non piboct?clono di1 t i d ~ . veriti precostituito, RIn io debbo dalla onltcdra insegnare cib clie oggi c i crede s tiori foruiare dei vaticinii. 3lolti sono gli argorncnti nei quali fra u n secolo se tuttavia esistcruono i miei scritti essi non sarauuo che la tradizione di uuu delle larite f ~ s iper le quali i: d e s ~ i ~ a t o passare, a come tutte le cosc unlane, anche il giure penale.

&fa e egli vero c,ho in un codice ponalo i ~lelitti non si possailo definire pcr via [li concetti ginridici t? sin necessitii farne una casriisticft? & egli vero che il metodo della descrizione materiale sia pii ntile, pi sicuro e meglio inserviente ai giudicanti? (Jncsto cib che si crede da troppi oggidi toglienrlo j~retesto ilah istituzione dci giudici popolari; ai quali

si co~iciilu tutta la intelligenza clnunrio i2-t comcrrlo a chi li Iiropagna, e al tempo stesso si nega opui intelligeuzz (quasi riclucc~idulialla hnzioiie di automi) da clii regola le loro altri1,rlzioui. 10 caredofxmaifierite il contrario, I: penso clie i codici C O S ~detti 2;ii'~~tlci (t-alt?a dire quelli nei ilunli i delitti si descrivono c m le. ~izcr,Ze~+ZnUtci) siano buoni n6 per' non ~nagist~ati Gela giurati: e ad altro noli servano nC se noi1 clie a lasciare aperte delle xrie cl' iulpnilith. ai colpevoli o delle vie L' intulleral~iliarhitrii ai giuI dicanti. Quosto mio pensiero facevami pur hisogno di svolgere una yudche volta, e m ne serl~s-ii oce e la

casiolie a questo luogo quantunque gi tratto tiatto ne abbia dato cenilo in diversi punti del mio lavoro; e piii largamente ( so piace a Dio) lo verrb illustrando nel mio opus~olointitolato delle dcflnizio?zd 2~eg~iculosc~gitcre pencrZe,'del quale 110 intrapreso la $92 pul~?Aicazione. S. 3434.

Quando la legge penale dicesse ai giurati con formula soccau~entescientifica ~ l i cdevexi punire nel fallito qualunque fraudc da lui adoperata per arricdiire i~igiastamenlose stesso o gli amici suoi a danno dei creditori, credate voi &e i giurati non capissero ciriando devono condannare e quailclo assolvere ! ! ! No : questo noi1 si vuole che basti : si $si vuole la casuistica, pet.cl~& vuolo copiare le leggi di Francia Come fece il codice commerciale del 1842, che tradusse ncgli articoli oggi 607 fino al 792 la legge francese del i538 dc?l17artt fino all'art. 600 5% senza mutarvi negpuro una sillaLn. Si C rluncluc vnluto divagare in closcrizione di rnai;orialitcS (1).E bo-

ne io qui voglio far toccare con mano con vari csempi la insufficienza di clualle predilette descrizioni, e cosi il -vizio radicale del melodo francese.
(1) Se tanto piace questo sistema clesct'iftivo e tanto si li:! paura tlalle Jefiiiiziuni che pongono recisumente il concetto giuridico, perch: non si htlo altrettanto in tutli i reati, per ecenipio nel furto, nell' adulterio, nell' oniicidioS l'crchh si B delto che B omicida chi toglie la vita invece di dire che k oruicida chi dh un coIpo di coltello o un colpo di bastone, o via cosi discorreildo? Come i giurati capiscono cosa vuol dire toglier la vita, cos capirebbero cosa vuol dire defri\udare i creditori: e se non capiscono neppur qiiesto lasciateli a cosa.

Plli?lio esc111;)~Zo I1 codice Italiano nll'nrt. 703 i:sprirnc qnella che io 110 izidicato con le parole si~~lf!lcg,ciosie 21ass;luo diccndo - ivi --o che ~ c 9 di libili, o +ze7Ec scslittzwe od i?& atti aztte?~,zlicE p~ivctti, o ou aelho ~ r e lDilancio si tS f~1auclolo?,tew2enle i3ico 120.~ciatrtodebiiniv di soniilae cZu kci faolz cTocl?tc. Tizio tivevn un clcl~ito commerciale risultante da con12011 tratto, per esenlpio per compra di beni cli dieciziiilcz Darxdli. Egli lo ~ O V Q pG&gato,ma invecc di quiotanm autentica si contento (li una ricovutn volante. Posieriorniente fallisce: fugge c non fa Lilanciu : ma priiiia di fuggire vonde per una suirima al gik suo iIcbitorc cjuolln ricevuta. 3 x vi alterazione di 01 libri, non vi O forinazione di scrittiire od atti nk iiulontici nt? privati. Duriqae quel caso nori cacle sotto la Icttcra dell' articolo. Dunque eccoci alla conseguenza costante tlolle definizioni concepite per dc-

- 109 scrizions di materialiti+:o bisogna riconoscere una laonna nella legge, ed assolvere quella fi.anda, lo che B un male ;o bisogna condannare per analogia, lo che uu mnls anche pii1 funesto e terribile. La formula chiunque avr& sSitula;to qwz pmsslco, ben& teoro2lica ed astratta, si sureblse capita cia tutti e non avrebbe lasciato possibilitii di lacune.

-4Zleici L'.~t?2?q)io L' art. 703 punisce chi ha so$tt.atto i suoi libr. 51a se li ha cancellati n guasti

in guisa da non potervisi leggere ? Ecco cosa risponde E o n n i n g a n s e u (b. C png. 7 8 ) a yucsta dimanda occasionata dal codice Olandese e Prnncese identici al nostro ivi - qzcz'd$i~ris,si 1r12ea.cnbor 12'b~~os7 abscondidit, scd alio petocsrriayztti na o gnnodo delevit, m i&r,mutiXavit, zcl .r*0'1*zrmstcathznjb b stutzas cx i2s colzpci n e p e d ? fiicaf hoc facto u w -

ditorles non '1~2ijazcs yzwn uBscondenc70 Zz'iliros P*CI.Z(deeizttcrr* et jlaeincalor &lo nzrtlo qt~tt'i11~~ p ca?zd~'i)b c t .~neveal~c~* poolanitz, iitijzeiz cb 2ew ?zosli.n .stZc~fio zm i u e c trnnsiil, 2 1 o e ~VGICGI?-B2jilii,te.~1*, 11011disc~'t8 ~l IO questa conclusione del B o n n i n g h a u x e n, che a me pare giastissjmtl qnttntnncjue i fautori del)' atbitilio tlcll' analogia possano dubitarne. Intanto 1;! una questiono e basta; e la cjnestione apparve tanto
grave a1 nuovo legislcztore Eelga do1 1851, che al1' art. 877, n. I ampli6 la formula come segw -s' il u S O Z C S ~ Y ~ ~scs Iivr.~?~, S il C I Z CC fi~a.dlti(etf~ 024 ' selizent snle 06, c~cr,cO014 itflr!~it; ~onte.rttc, l$

dltr*0 sj,i~iZ6e.$~'iil]]i!l 11 C O L ~ ~ C C ? T.clgn (al%. :~i/) ha ureduto cornpletarc 12 cczsuistica aggiung~jnilo alle parole sol!.stir%$it le altro olc eiz7t;le:6; I I ~ C I C ? Oif altdr41.le colztelzzr,. IIa se un ~ierfido negoziante preoi.. dinandosi da Inngn inmo a defkauda~ei suoi WCdiioii non ha m ~ te121110 libri, O gli l h a tenribi sola i per mostra lasciandoli bianchi, si potrh egli quanrlo risulti lo nt*tifizio frodolsntu por sue diclriarazionf cnrifldenzinli pnniro come boncamttierc in bnst t r questa clisl~osizioiie rpolla sola ostrinstcnzioi~t. ycr di dolo8 Costai non 11% s o l l l ~ ~ ! t t non ha t.!a+7reZlr,fo, o, non ha Ic~ccrcclo,nctn 1111 Ztcrctto sciditturl:.Lo sltirito della clisprisizions IJQ~~(:Y~L ad cclriipararr? il (;:i,su (li chi non Bccia a1 caso j?revisto dalla su:&lettoni cli dii ~ G I C G ~ CcIisf/!c~rtC: eutendsile ad 1~11 e ~ 1113 atto 1zcgnt2.i~ sanzione cilo colpisce un atto pola sff600, c: ci6 al fine di applicare In casa (li.fo~za, pub psrerc ri. molti (come pwc a m o ) troppo ardilo. Nessnila difficult,ib si anre1.d r inconi~atasu la ~ O Y e inidn dcsignn~~n concelto iileale (dissimulare in il tutto o 111 parto il suo attivo) mcntre con , tubt:! qriclla fifania di t l t t i c? cose iiiatcriali si lascia irXI:~ lacuna.

llmtinu que.iti esempi ed altri cenni ilellci stesso pfjnsiero clic ci proaenterh 13 1~:tricnrottn colposa per iiloslcnro h neci:ssitii di ricurioscerc I:l sovr:initti ilolfo foi.~nale scicntiflclir in t':lccin alle formule mrrte12i:lli, 1 delitto i-? 1111 / ~ ) t lgiin-ilfico c non un (,*ilte 1 c

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.~~zat~~~iuZe: chi lo Odefhisce col concetto giuriclico si awicineru sempre pii1 alla cosa deffnita di clii lo vuol definire con la descrizione di certe msterinlita (i).
(1) Chi che non capisce la idea che s i vuole esprimere con la formula reccwc lesiorte pcrsoncrle ? Certo nessulio. ;\la i francesi prefedscono ia defialziono materiale portr de,c cozcps: con ci evadono la pena i danni recati alla persona per modi indiretti, i quali non sfuggono alla forriluln Toscsna. Inoltre i mooumenti di qrielia giurisprudenza attestano che s i fece seria disputa se chi aveva iuforito u16 solo plcgno cadesse sotto I1 art. 311 di quel codlce percbi: Li legge proibiva soltanto I' atto plurle, s vi valle li oracolo dello Coric Supt-eain per decidere la questione. Allra volta si disputb sc una spinta fosse un CO(~]), conle 81fr0'1'e ricordai. l.3 ilill~osst-. bile cile una definizione ~ t ~ c t t ~ v icorsa la sua vila p&~e ticn scnza dnre occosionc a perpleasit?~,

Prima di passar altre voglio uggiuilgerc una ssservazione su cjuesto fatto della sott~rc,.latz~! liiliillQ. di Troro che molti a mostrare che la sottr;xziono di libri 8 giustamente noverata fra le costituenti rlclla baucailotta dolosa ailciucono che quella sottrazione porta ceco presta~zsiotze pazlib nel merwnte. Ecco cGi ci.u.clie qui una veritl~iizcontrastabile die si vuole dirriostra,re con uno a~~gouleillo incilio erro. Doda vrebhesi una volta rispettare la. civiltl~odierna e farla finita con yhe&te presunzioai dei sccoli Iinrbari. La. sottrazione clci lil~ri puG farsi voloili,o riamente anche senza il. flae di rnlilzrc i2i ~i~ccliiori, per tener celato un articolo di sposa pzlrl.icolnrr o p8i" nas~~n(lei'e tcn?n.l;n c r ~ ~ s ~ j - i ~ i f .cniAtc In rli ; ~ , s~it!so

- 112 ed evitare un' accusa di colpa. Lasciamo nel sepolcro questa velleita di costituire presunzioni jlu'is et cle j2til.e in giare penale. La occultazione dei libri giustamente si pu noverare tra i casi di fallimento doloso perch quei libri sono in loro stessi una gudrentigia ed una fonte di luce alla cluale hanno interesse e diritto i creditu\ri. La sottrazione dei 1it~i.i elle inabilita a realizzare i minuti crecliti del fallito reca ai creditori danno ma~piore la sottiaziorie che {li un sacchetto di mille lire. Ecco la veritzl. Si delinclue percli si sottrae una cosa sulla quale altri ha diritto, e con ci questo diritto si viola. Qual bisogno vi egli di andare espiscando altre ragioni? Si farnetica nella mania di costruire i processi sulle presunzioni, o si trascura la realta per correr clietro alle iperboli.

I eriterii misuratori dclla quantith in questo reatu sotto il punto di vista del danno mediato dipendono dal iriaggioro o minore artilizio usato dal colpevole l~cr occultare le sue frodi c dalla perseveranza 11c1 i~ialvagio volere enlergcnte dalla ripetizione (1) clcgli atti.
(1) Un falliniciito rion k che un unico fatto giuridico wa

sli aiii dolosi coi quali il hllito defriiuda i suoi creditor possoiiu csscrc parecclii e diKorri~i. Ci rion ostanto il clelitto risultitnir d1 una serie n~olteplicedi fatti bcncliC dilit?r?renti tiella iiinleri:ilit8, sar sempre tino solo quando sono diisctti d danno rli una sola massa di creditori. Cosicchh i disputa: bile se potesse neppure adattarvisi il coiicclto dclla coali~tirnzio~re; un tal dubbio k di poca iniportiiiizii pratica tna

poiche nessuno potr negare che quella moltiplicila di fatti costituisca un criterio misuratore dellii qutinlil del reaiti.

Sotto il rapporto del clan110 immediato t? intuitivo il criterio misuratore desunto dal pi o meno di perdita cagionata agl' interessati nel fallimento. Ma qui bisogna avvertire che il valore del danno deve misurarsi dal danno recato con la f9-ode e non (la1 danno definitivo del fnZZi?nento. Un negoziante che lasciando scoperto un passivo di centomila lire ahbia sottratto sole mille lire, offre nel suo delit>touna quantit naturale minore di quella che ne abbia presentato un altro negoziante sottrattore di cinrluemila lire da un passivo di diecimila.

Come criterio ri?isuratoro della yriantitk nntui.;ile del nzalefizio io credo debba pure calcolarsi la situazione delle vittime clel fallimento, poi.cI~i?pensi) che in un fallimento nel cluale siano principalnlente compromessi negozianti e s t e ~ i debba riconoscersi un danno immetlialo 'rrzaggio;ol*edi cjuello si trovi in un falliiuento che defiauda soltanto creditori ncrrionali. Questo mio pensiero puU a prima giunta parere strano, ma si rifletta e si giudichi. Certamente esso avrebbe incontrato repugnanza in qriei tempi nei quali gli stranieri si chiaii~avanoncmici, e incnntrerit repugnanza anche oggidi appo coloi*o che in generale credono cloversi pri~iirmeno i di:litti con~messin danno di persone straniere. bln nel VOL.VII. S

concetto umanitario nel quale noi contempliamo il giure penale simili idee non possono aver valore. E neppure pu aver valore la osservazione economica che il danno della Nazione nostra interessa a noi pih che il danno alla Nazione straniera: anche questo sarebbe un equivoco. Coi furti non si danneggia mai la Nazione, perch il valore sottratto rimane sempre nello Stato: e se si opponesse che il mercante col tradire la ficlncia degli esteri ha accresciuto le ricchezze del nostro paese, si opporrebbe una veduta immorale e si farebbe la Nazione conplice clel ladro. Queste obiezioni non sono pertanto apprezzabili. , 3443. Ora io dico che la bancarotta dannosa agli esteri naturalmente pi grave della bancarotta dannosa ai nazionali, perchk nel reato di bancarotta io trovo due foriile distinte di danno irn~nediutoe due distinte categorie di danneggiati. La prima categoria i., quella [lei c?*editoridefraudati; e ci presto s' intende. La seconda categoria & quella di tutti i negozianti della piazza ove dimora il fallito, i quali (selilsene niente creditori di lui) qualora esercitino j loro traffici allo estero soffrono per il fallimento di lui un danno immediato reale e sensibile in yuanto il credito all'estero di ciascuno di loro ne viene n sofcire dircttnniente; e cosi ne soffre il patrimonio di ciascuno cli loro, perchb il credito B il patrimonio del negoziante. Ecco la ragione che mi porta n segnalare questo criterio.

Osservo anzi una singolarith. Se vi B caso in tutta 1' universo ginre penale di una v@ara,ziotze del danno Qnnzeciz'ato operata dalla pena come pena, questo caso io lo veggo nella pena inflitta al bancarottiere, perch come il fallimento ha diminuito i1 patrimonio del nostro credito all' estero cosi la pena del bancarottiere rialzando il credito reintegra quel patrimonio. , 3445. Non occorre trattenerci a svolgere il criterio rnisuratore derivante dalla comnplessiuitil. Anclie la bancarotta pnb complicarsi col falso documentale, o con la simulazione di delitto come il peculato, od anche con la rottura di sigilli (i). Ma ci che alla materia del peculato notammo ( S. 3359 ) intorno questa combinazione pud applicarsi al presente luogo, e non occorre ripeterlo.
(1) Della rottura dei sigilli costru il codice Francese uri titolo spccicile di malefizio e vi destin gli art. 249, 250, 251, 252, sui quali b a vedersi B l a n c h e quatribnze et~6de pug. 246 et sz~iv. non credo che la rottura dei sigilli Io possa mai formare un titolo speciale di reato, e perci non le ho destinalo una sede particolare nella mia esposizione. I1 delitto di rottura di sigilli quando si faccia come Gne a si! stesso e non per giungere ad un altro delitto non B che un danno dato, e non merita disposizioni eccezianali. Quando si faccia come mezzo per consumare un altro delitto principale, questa sua natura di mezzo lo rende circostanza qualificnnte di quello. & come lo scalamento o la effrazioue di chiusure:

ora danno dato quando fine a s stesso; ed ora qualifica della violazione di domicilio o del furto s e adoprato [I tal fine. La rottura di sigilli pu essere anch7 essa qualifica del furto, ed in questo senso la contempla il codice Francese al17 art. 253 sebbene fuori della congrlia sede. Essa pu qualificare altri reati come il falso per sopprcsslone, il violato Sequestro, ed anche la perduellione: e cos pu qualificare il faliinlento doloso, quantunque tale rottura non sin dichiarata nella legge reato di per s stante, percb sempre rappresenta una oggettivit giuridica ulteriore violata col fatto. In ordine per all' alterazione dei libri pu farsene una qualifica della bancarotta allora soltanto. che la legge non desisni in quel semplice fatto una costituenle di b a n c n ~ o t t a ,percli in questo caso sorge la repugnanza che una istessa circostauza sia ad un tempo medesimo essenziale ed aggrnvnnte. Allora non pu pi dirsi che una circostanza aggravi 1' altra O che l' altra aggravi I' una. Si avr una bancarotta costituita da due rutti di diversa materialit (a modo di esempio, sotlrazione di libri, e siinulazione di passivo) anzich da un solo fatto o da pi fatti di identica materialit (per esenlpio, una sola sottrazione, o pi ripetute sottrazioni) ma allora l' aggravamento nasce dallo insielile dei fatti, coine osservo nella nota a S. 5440, e non pu darsi i nessuna di quelle circostanze il predicato di quntificu delle altre. La differenziale non sempile di rnera parola: essa diviene importante nell' argomenlo del modo di porre lc questioni ai giurati, potendosi senza vizio di rito cumuliirc in un solo quesito le circostanze essenziali, dovendosi invece scindere le aggravanti.

Relsttivamcnle al gra4o nella forza morale clol delitto in credo vitale sopra di ogni altra la distinziorie tra fallimeiito vello e Ihllimeiito sinazclnto. Ttlttr~

i odio della giustizia penale deve scrl~areicontro ' colui che del fallimento si fa un giuoc'o preorclinato alla sna futura ricd~ezzadopo aver posto in serbo un l~aoiisacco di denaro. Invece sar'h sempre panibile ma coi1 benignitsi maggiore quel negoziante che vittima infelice di non meritati iilfurtnnii si agita fra i1 dolore della patita rovina, ed il timoro della futura miseria ; e cerca nella calamit4 saIvare un pane a se stesso ed alla sua disgraziata famiglia. Inonesto e colpevole sa& pur sempre anche costui se adopera mezzi illegittimi, ma egli agisce sotto la pressione di passioni non riprovevoli, ed il suo dolo degradato in confroz~todel dolo dell' altro che agi freddamente e deliberalamente per. calcolo di sordida. cupidigia (i).

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(l) quanto alla forza morale soggeliivu della bancarotta, In dolosa deve aversi ancora un riguardo alla ?haturi1 dello affello movente. Tale alIelto deve essere il fine di libero: ma forse qui il fine di lucro deve inteiidersi ia un senso meno comprensi~odi quello clse esso rlceve nel furto, perchh in quello la soltrazione cade sullu proprietb altrui, e qsi sulla rioetra. I1 fallito pub aver sottratbo oggetti d i sua parlicolare affezione, il ritratto di sua madre, l'anello nuziale, tiu ricordo di un amicoj ed esser8 i medesimi di non tenue valore. Chi potrebbe condannarlo alla casa di forza quando d' altronde avesse dato fedele coilto di ogni altra sua sostanza? Per dirimero la sua imputabiiith la fnrniula B quella cbe mqncb il fine d i 121~2'0; per niinornrla la formula sarebbe quella delln pressione di un affetto non pravo sull' animo il~llotrjenle,

Circa il grado nella forza fisica di qacsto rilttletizio ztvverto in primo Inogo che non SO furu-mrnii la idea di un fclztictiz;~di batlcarotta dolosa. Se i iinsconclirrionti di denaro, i contratti fittizi ed altre arti furono preparate al fine di un fallimento, ma pr~iil fitlliiiionto non avvenne, io veggo in rjnclli una serie di prave intenzioni, unn serie (li atti inonesti, ma ginridicarnelite vi t r u ~ ~ o serilplici fatti prel~~matcirii non un principio di esecuzione, del fale limento. E se c i o ~ ~frlorli ed il Bllimonto dicliitzle ~ rnto avvenga por buona fortuna ctie i ripostigli si scuoprano, le situulazioni si svclino, gli artiflxi si (10ludan{ cd i valori sottratti si:ino riportati alla massa cosi c:lie i creclitnri non no risentano perdite ed il colpevolo non raggiunga il suo flne, si avrk ci0 nonostailie un reato 21el+fctto, porchb la 1.clilcarotta b un delitto sociale, ecl il suo olricttivo giuridico non k il patrimonio privato ma la publ~licafede (1).
(l) Nepprire la fuga e ld proliin$atla cisscnzn (le quali di per loro non bastano a coatiluirc bancarotta: Rlo r i o iirt. 8293) potrchbcro punirsi come tentativi.

prende la fhntasia di domanclare quale 8 1% ragiono per cui nei codici contemporwnci non si riproiluce pel briiicn~*ottiere doloso rludla dirniiiuente ilcllo in~@nnixco si i? che lnrgitn a1 ladro (l) ed al peculntoi3c. So il fallito dopo avere sottratto tina
fJtri
irii

parte del suo attiva e dopo essere stato querelato per baucar*otta sodisfaccia con lo aiuto di aniici tutti i suoi creditori, o se pentito riporti alla massa i valori che aveva trafugato, non dovr aversi a lui quel rignaru che si usa in altre analoghe dclinquenze forse pih odiose? I codici conteniporanei tacciono sa questo, ma la ragione @ la eqaitZ4 lo co-, manda. Una rigorosa aderenza ai principii troverebbe a cib forse un ostacolo nello essere la bancarotta nn roato contro la 2ecbDlica fecIe e non conRTw tro la p~o2~l~iel.d. se la indole di ,tale obiettivo non si 8 tenuta como impeditiva Bella diminuente nel peculato non sarebbe logico darlo una importanza maggiore nela bancarotta.
(1) La restituzione del tolto como diniinuenie della pena del furto trovb gagliardi oppositori. Si tia n d 11a d y i n f~xercitatiunes I.alc?ues disserl. 6 ) una dissertazione apposila intitolala Do poenn ctrpitnli in fiirto haud ~llith gunda ob resiilutionenz rei nblutcre. Ivi a1 S. 12 si obiclla: 1."Che il fi?zc delle pene (specialmcnte capitali) non cessa per 1s iodennizza~lone del leso 2 0 Che questa non di. minuisce il biso;.no della e s e ~ ~ i p l a r i t d : argomento chc si unifica col precedente 8.0 C l i ~non fu ammessa nel gQre ronlano: 1. 154,S. 5, fJ de Dwtis; l . Gli, T. ddc fllrlis. JXa quesli argomenti se provano che il furto devc pulzirsi malgriido la restituzione del tolto non provano perb clie debba punirsi uyttahwcntc e senza miti~azionc:tesi combattuta dal1' B o m n1 e i de ?~tStignarEa fi?.ti poena ob rcstltzrtz'oneoa irei allatue e dal L u d o v i c o cle rcstitttiionc rei fi~~'tivae cap. 2. Osservo perb che anche h1 a d y i n conclude doversi la mitigante Ilmilare alla restituzione operala per vero pelitinento del reo; e printa della inquisizione. iita qui non E luogo a discutere una regola che in questi ultimi termini b

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o ~ * ~ u ricevuto nel moderno giure penale. Uuicamente 6 a ai ditnandarsi se siano giusti e coerenti seco rnedeslmi quei codici odioriii che dopo avere ammesso quella dirninu~nte riel peoulato, c.iie S piire un delitto sociale, non 1' hnnno riprodotta nella bancarotta.

Circa la coznplicit la materia della bancarotta tlulosa lia dato occasione a grandi oscillazioni nelle leggi o giurisprudenze moderne. Parve ai coinpilatori del codice do1 1807 clie le regole coinuni della complicitA e le generali deflliizioni dei suoi casi non fossero arlattabili a questa specie erimisosa, e perci tentarono darne una particolare dcfinizionc. Noll' art. 507 del loro coilice di cornmerrio disposero - ivi - Saranno dicl~iaraliconqlici ({ci UancurotIiwi frnzidalenti e savalano condan?zctt$ oli: stcsse penc dcll' nccusuto co2orci che wer?-awtto co?zuinli DI ESSERsI I N T E S I col bancuroZtie+*e per ,zawondere e sotk'uC1r?-c: iztuto o in parte i suoi t@ belai cc. Questa forilitila condnsso la ginrisprudenza a porre in disparte nelle accuse di compliciti in bancarotta i precetti e definizioni dcl codice pcnale; c nella medesima via si corso in tutti quei paesi nei quali venne dalle armi ilapoleoxiiclio importato il csoilice commerciale Francese.

Da cib nacque un prirno inconveniente fecondo


il' irupunita a pro di lutti coloro clie avessero dato i~npulsoo soccoreo dla bancarotta in altro modo

fuori di clnello descritto dall' art. 507.Il criterio fondamentale della complicitii puniljile nel fallimento driloso si trorb neIlo esse& i~zlesii supposti cordplici col fallito. I co~zcertofra i terzi ed il fallito 1 costitni Io elemento della criininosita nei fatti di partecipazione, e poich il coizcerto segretamente passato fra i terzi ed il fallito difficilissimo a mettersi in sodo con chiare prove; cos ne avveniva che nei processi di fallimento la persecuzione penale dei terzi finiva frequentemente con la loro assoluzione. Oltre a ci non si era avvertito clie lo interesse della giustizia esigeva si punissero certi fatti dei terzi anche indipendentemente da ogni concerto col fallito, e si vide essere un secondo inconveniente Ia impunita di costoro.

Non era per8 vero che il requisito dello accordo fra le due vo1ont.h fosse una condizione speciale della complicitk nel fallimento. E regola generale ed k elemento comune a tutte le forme di vera complicita in tutti i reati, perchb il concorso d i aziofze se?2.zcc cotzcorso di volontic non costituisce per i principii fondamentali della scienza (4) partecipazione punibile. Ma il codice di commercio con lo aver dato una sanzione espressa a questo principio scientifico parve ne avesse voluto fare un qzlid facti nella bancarotta, ed averne richiesto una prova specifica e positiva non contentandosi delle induzioni e delle congetture.
(1) Si vedano ie niie lezioni sul yrado nella forzo fisicu rli~ldelitto, sestcc edizione S. 106,e quinta edizione,pag. 128.

hfa piu grave era il seconilo inconveniente sollra accennato. Vi sono ragioni spcciali per cui certi fatti dei terzi progiudicevoli alla massa dei creditori vogliono punirsi cjnantunclue posti in essere senza concorto col fallito ed andit: senza scienza di lui, parcllb posti in essere nel suo interesso. E poichb repugnerebbe ai priiicipii che in tali fatti si ravvisasse una complicit8 destituita del suo elemento morale (che B lo accordo) G U S ~ bisognava che i fatti medesimi si punissero come reati di per s stanti; e si defnissoro come figure principali di ~ilalefiziacksi d a bancarotta, nia non coesi alla meclosirna. Se il mio scrvo irritato contro di me lascia di notte aperto l' uscio dclla mia casa a flne di vendetta nella speranza che yridche ladro ne approfltti e mi rechi danno, dove realmente avvenga che un ladro introducasi per colA e ini derubi, non si potr dire quel servo complice ilel ladro sebbene il fatto di cluello accittentalmczile facilitasse il fatto di questo, perchb fra cluello e quesio zion intervenne accordo, Quel fatto maligno del servo non liieriior neppure clic si colpisca con una sanzione epccialr: attesa la infiequcnza del caso. Ma iiclle bancarotto eravi bisogno di speciali provvcdimcxiti per la facilitii dello evento. I1 mercante fallisce o fugge in terra lontana. Assente lui gli amici o congiunti sotiraggoiio dalla sua tnberna grandi valori ponendoli in salvo, non per proprio lucro, ma pcr darli poscitl al faito quaildo sia che ritorni. Di questa fraudc C igiiaro lo assente. Ma quando pure egli la conosca e ne abbia suggerito il disegno ci6 P, passato in sc-

grete e confidenziali parole impossibili a costntarsi in processo. Quindi quella operazione tanto dannosa ai creditori non pub colpirsi corile cowq?licit senza conculcare i pl.incipii cardinali clel giurc punitivo, si percli manca il concorso delle due voloi1t8, si perche sarebbe una compliciti senza autore primipale :non potrebbe quella operazione punirsi come furto perclib manca l' animo di lucrare. NeceasitB dnnqne di farne un reato principale sui g@?zerisse non vuolsi con grave pericolo lasciare senza repressioils. Lo stesso dicnsi di altri casi che acccnner6 tra poco.

S. 3453.
Da questa situazione giuridica usci la Francia con le riforme del 1538 trasportato tali quali in Piemonte no1 ,1842 ed in Italia nel 1865 (i). Nella materia presente quelle rifornze si strinsero in due innovazioni - 1P dettare nn risevvo generale dei casi di cornplicitCc per mostrare che anche la coinplicith in I~aricarottaricadeva sotto il giure penalo comune, od a tal firic fu dettata la claasula remissiva (omessa poi perchb inutile ncll' art. 480 del codice Belga) che leggesi ncll' art. 598 della nuova legge di Francia, o iiell' art. 706, S. I del codice commerciale Italiano. 2,"escrivere i fatti dei terzi non costituenti compliciik che par meritavano una repressione no110 intercsse dei creditori, e stabilire sanzioni contro i medesimi. E cos fu fatto. I1 primo provvedimento non merita osservazioni, almezio sotto un punto di vista generale. I1 secondo ci ricl-iiama a qui clesorivcre queste figure crimi-

nose spociali novelhmentc creatc,

riforma Francese si proiniiigii iiei nuovi ar(icoli {l; da 593 598 di quel codice comineroiale, e negli arlicoli da 030 a 640 del codice Albertino del 184%; e ne$i articoli da 706 n 711 del codice di comniercio Ilnliano* (&ando il Icgisiatore Italiano ( h a detto F n l v i o ) ha preso la legge Francese dei 1858 e trtrditcendulu alla letlcl't? 1' 113 impostn all' Italin, bisogtia rilenere che egli abbia < I ~ ~ T O " " O c lutti S ~ G Lutti i pronuncititi dclla giurisprudenza Francese O ~ diil 1858 al 1866; cos qiiesti pronuncilili vengono in certo modo a far parte della legislazioue positiva. Io non nego i l questo argomento un' apparenza di veriti, e pu tnlvolta esser buono ad addursi per sostenere una tesi: n18 noo vorrei prenderlo per troppo assoluto a cagione dei seguenti dubbi 2." Siamo noi certi che i nostri legislatori tradultori avessero profonda cognizione di tutli i pronunciati della giurisprudenza Fraucesc? Perchb 1' nrgorncnto fosse solido bisognerebbe arnnietter questo come presunzione jzrris et de jure 2.0 k egli decoroso per i tiostri magistrati di toglier loro in tal guisa il nobile ufficio d' interpetri dclla legge scrilta? 3 . O E se (cosit facilissiuia) qualcuno di quei pronunziati giurisprudenziali venisso a mutare radicalrneiile per niigliori studi nei tribunali Francesi, cosa dovrcbhe egii farsi fra noi? L' ossequio al vero porterebbe a dire che anche noi dove~sirno mutare opinione. Ma accettalo il principio suddelio (supposto cio che il legislatore Italiano abbi[\ voluto tradurre in legge posiliva i proniinolali c_iurisl~rudenziali che trov comuni in Francia nel 1842 e poi nel 1806) bisogna dire per logica inesorabile che quei prontiticiati sono converlili in Icgse p r r noi, e cho se i magictrnti di Francia hanno piena liberth di niutnre in meglio i dettati giurisprudenziali, i magistrnti Italiani non possono avere balia di liiutnre in meglio quei niedesimi dettati qualido si ritengono colivertili in f~olonldella leggo nostra. Per questi clubbi io 11Qn piglierei se non con inalla riserva la osservazione del P u lv i 0 cluantunqlie profcssi grandissima stima a c~iiello ' esimin Slurista in gerierale io provi simpatia per ]e s l i ~

opinioni. Noler qui che anche questo uno degli sconci delle leggi tradotte, oltre quello massimo del vituperio e della nota di disonore che infligge alla scienza nazionale. La legge tradotta conduce troppo spesso il magistrato nostro a cliinar la fronte agli insegnarnenl,i dei magistrati stranieri. Poi la giurisprudenza straniera si cambia ed allora cambiano ancora i nostri. Questa storia. hla quando il popolo dimanda il perchl quel nostro tribunale ha cambiato giudizio non gli si pu dare nessun altro pcrch tranne questo, che hanno mutato opinione in Francia. E il popolo dirh: dunque le liti italiane ,si decidono in Francia?

Ma prima di scendere a tale analisi fermiamoci un istante sopra 1' anzidetto riservo. Questo cosj espresso nell' art. 593 Francese ivi - le tout

snns prejzcc22ce des uzbtres cus prvzcs paga l' urticle 60 d z ~ cocieiidtzul. E nell' art. 706 del codice Italiano - ivi - salvo inoltre le cisposizio~zidel cicZice penale ~iguc~rdo coloro che come ccgetzti a pr.ilzc@aZi o coltylici avessero pu?*tecipaCo ccl g*euto. Parve a taluno che siffatti riservi fossero inutili (1) perch8 bastassero le regole generali. E questa osservazione pu esser vera quando si abbia ben chiaro in mente che le figure in appresso descritte non appartengono alla complicitb, e non sono casi (li questa ma titoli di reato di per sit stanti. Ma lasciamo di cib. Quello che importa considerare in ordine al suddetto riservo si B l' antinomia ( che pu6 essere gravissima ) la quale it sorta inconsapevolmente pel trasporto che si b fatto del riservo stesso dal coclice Francese al codice Italiano, senza avvertire che mentre il codice Francese si riferiva

ad una disposizione generale la quale pfcrificavu nella pena i cowglici agli autori, il codice Italiano si riferiva invece anche alla disposizione generale dell' art. 101 del codice Sardo per la quale il complice incontra una pena da uno a tre gradi inferiore a quella incorsa dall' autore principale. Da cib ne pu6 clerivare (se la giurisprudenza non soccorre) che un identico fatto sia punito meno clnando B comuesso di concerto col fallito, perche allora costituendo complicit gode la minorantc clell'art. 104; e sia punito pih quando e commesso in vantaggio del fallilo, ma alla di lui insaputa, perchis allora non pu6 evitare le sanzioni dell' art. 7015 combinato con l'art. 703; lo che a me pare assurdo.
(1) ECCOla opinione di D o n n i n g h a u s r n ( dc beticneTupiorunt delictis pug. 1 0 8 ) ivi Qtrfd iyitur de iis, qui ba~icaert~p~io?tis socii, stnlunt lcx, nccesse est ? sunt d~~il ornnino. Quacztnique de ufio hoc criinine specz'ufiab ,addunlzcr, Y e m univer,sant tirrbafzt et nirlla joris nrtioue stcndenle a gcneralioribtcs prtizcipiis inepte drJlectulaC?ir.

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Ecco dunque quali sono queste nuove specialitk crirninose : 1.O in primo luogo 1 art. 700, n, 2 ilicliiara ' colpevoli e punibili con la pena ordinaria della baricarotta dolosa - ivi - Coloro che sono convinti di avere scientrfizento e &l' hzfep-esse del fallito di~ t , ~ n t tricettnto o dissi~~~t,ulaCo m b l od i ~ ~ ? n o o beni o i i /)?li del mcdcsp~io,

La nuovit e specialit di questo caso consiste in dne punti. cc) Ncl punire oome delitto una contvettugio.rze eseguita nello intel1esse ed a be?ze&zio del propaictct~io. Questo b coerenlo ai principii, perchb l'oggettivo giuridico del reato di bancarotta essendo la pnljblica fede il reato stesso pn8 avere (come Ia fabbricazione cli falsa moneta) per suo soggetto passiro la proprieliz dello stesso agente. Qui non si sottrae una cosa per clispogliarne il proprietario: tutto all'opposto la cosa si sottrae per conservarla al prol~rietarioc restituirgliela. L' altra specit~litk consiste h ) nel punire la sottrazione o nascondimento quando 13 fatto senza connivenza clel fallito: poichb se vi sar& il co?zce?*to con lui si riczitrerct naturalmeiite in una forma di con~pZicitd,

Ed qui appunto dove sorge la incongruoilza test6 acccnnnta e che agli occhi miei seml-ira gravissima. Poiicte che un fallito abbia sottratto dalla sua taljerntl una quantiti+ di merci e le abbia nascoste in qualche suo luogo : egli ha cosi ormai con-

sumato un fatto costitutivo di bancarotb dolosa. Mentro pendono le operazioni del fallimento colui consegna a Tizio in deposito (pelle merci. Tizio si renderir complice del f'rillito e pel combinato disposto degli art. 103, n. 3, e 104 clel codice Sardo incontrerii Ia pena dclIs bancarotta diminuita da una a tre gradi. Ponete iimece che il i~lerc:~nte fugga e

lasci tutte le sue merci nella taberila o ne abbia una parte nascosta; ma Tizio alla insqota di lai ne asconda una qnantith per sottrarle alle ricerdle, e serbargliele a tempi migliori. In questa seconda ipotesi Tizio B colpito daUa pena della bancarotta sezizu speranza di diminuzioni. Questa differenziale di penalith (che, a me non sembra giusta) nuii era nell' originale francese, perchk la regola generri.le dell' art. 59 pcl~~iiicava nella pena i due casi. Si dunque venuta la medesima ad introdurre no1 codice Italiano per una mera disavvertenza, e non riflettutamente. Essa fa sorgere nella difesa dell'accusato lo interesse di allagare che egli agiva con scienza e cannivenza dello stesso fallito ; e quando se ne verifichi il caso pratico non rnancherk di dar luogo a grandi incertezze nel giudicarlo.

Un altro difetto io trovo negli art. 563 Francese e nella sua traduzions dcl nostra art. 706 : ed B quello di non avere in qualche modo preso a considcrare In cronologia del fatto. Come giacciono quelli articoli portano alle consegrienze segueilti. Un mercante fallisce nel 1870, e pone in serbo la luogo occulto una quantitit di inorci. Esso o non sar& scoperto n& punito; o sari scoperto e processato, ma nssoluto ; oppure sar$ scoperto processato e punito: o~.ipuroprcscriverh l' azione penale o In coiidmna. In tutti questi casi avver~Bcile (lopo il giudizio contro il hllito, o dopo la espiazione, o la prescrizione della pena cjtielle merci vcogano utl avere un esito. Clie si dir& allora di rin Tizio cho

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si faccia scientemente ricettatore di quelle merci ? Se agisce di concerto col fallito sar complice. Ma potr ella sempre perseguitarsi tale complicit, dopochB prescritto il reato principale? Se agisce invece senza concerto col fallito (perch, per ipotesi, egli B tuttora assente) costui che era venuto in cognizione della viziosit di quel deposito e ha fatto vendita delle merci nel l890 pel fine di rimettere il denaro all' amico quando ritorni, ha posto in essere il n~ateriale descritto nell' art. 706. Ma questo non ! un fatto di complicit: 8 un reato di per se stante : un reato elle nasce e si consuma nel 1890. Dunque non B coperto dalla pyescrizione della liancaiotta, la fraude della quale rimase forse occulta sempre ai creditori ed alla giustizia; dunque dovrA Tizio inesorabilmente subire la pena ordinaria della bancarotta dolosa? Ci pare a me esorbitante.

Qui incvriwv grave perplessit a cagione di un quesito che non vidi mai prol~ostoda alcuno, per la gi detta ragione che i criminalisti si occuparono pocliissimo del reato di bancarotta e i commercialisti se ne occuparono come couimercialisti. I1 quesito i3 serio per gli effetti che sviluppa sulla applicazione delle teoriche della complicit e del conato. il Quando B che si G092~211)?ta delitto di bancarotta? Sappiailio orinai di quanta importanza sia deterniinnre nettamente il monzento co?zszc~?zativo speciale 1 ' di ogni n~alefizio,ed a tale deteiminazioile 2 1 ~iaino ad ogni nuovo titolo rivolto le nostre meditazioni. 1Ia forse in nessuno trovammo per cluosto lato tanta 9 VOL.VII.

difficoltk quanta ne offre la bancarotta. Se la nozione del fallimento doloso fosse (. 3423 nota) quale la concepi G i u l i a n i, cioh di una simulazione fraudolenta d'impotenza a pagare per parte di chi ne aveva modo, sarebbe facile la soluzione del presente quesito. I1 malefizio preparato con matura deliberazione e con atti idonei che tutti precedono la dichiarazione di fallimento; e cos la consumazione della bancarotta avrebbesi in quello istante nel quale h fatta (o dal giudice o dal mercante) la dichiarazione di fallimento. Dopo quello istante pi aon potrebbe dabitarsi di tentativo, n& pi potrebbero i terzi rendersi complici di un reato gi consumato; se ne potrebbero dire continuatori se questa figura venisse ad accogliersi nella scienza, come pi volte io proposi: sicchb oggi soltanto potrebbero essere punibili nei congrui casi come autori di delitti principali di per sP stanti.

Ma al concetto di G i u l i a n i non rispondono la dottrina e le leggi contemporanee. Pu9 avvenire una dichiarazione di fallimento senza che il fallito abbia avuto mai il menomo pensiero di defraudare i saoi creditori, e senza che niente abbia fatto a simile fine. E pu8 dopo la reale ed improvvisa csatastrofe sorgere nel fallito la tentazione di sottrarre, di simulare, di defraudare, per salvare a sb qualche avanzo del naufragio patito, e condurre ad effetto il malvagio proposito. Ci9 basta perchb colai (secondo il linguaggio universalmente adottato oggidi) si dica colpevole di bancarotta dolosa. Ma il delitto

avvenuto in tali condizioni non potrebbe senza assurdit dirsi consumato con la dichiarazione di fallimento, perche a questo momento non solo non si avevano atti esecutivi diretti al delitto ma neppure era nata la intenzione di delinquere.

In tutte queste ipotesi alle quali vuol darsi il nome di bancarotta dolosa, e che sono frequenti, bisogna dunque trovare un altro momento consumativo del malefizio che pu essere molto posteriore alla dichiarazione di fallimento. Allora ciascuno degli atti di simulazione o dissimulazione avr una fase criminosa tutta sua propria, ed un momento consumativo distinto per ogni singolo fatto. Oggi (dopo la leale dichiarazione di falliri~ento)si divisato di fare apparire come creditore un amico: ' questo fatto si consuiner quando 1 amico cornparso ac1 asseverare il falso credito: dimani si divisato di sottrarre alla massa alcuni valori pervenuti al fallito ;e questo secondo fatto avr la sua consumazione con la sottrazione o col nascondimento: e cos di seguito. Tutti questi fatti potranno unificarsi in uii solo ente giuridico per la conticnuaxione nascente dalla unica risoluzione criminosa rispetto alle persone che in tutti quelli avranno partecipato : ma in sB stessi per gli effetti della consumazione o della complicit dovranno considerarsi come materialmente distinti, e ciascuno subire le condizioni della sua fase particolare, ecl imputarsi come fatti singoli a chi abbia partecipato nell' uno senza partecipare nell' altro. Questa parmi doveiw

essere la soluzione del quesito. Ma ci torna a rilostrare quanto .sarebbe pi conveniente ed esatto serbare il nome di bancarotta dolosa alla sola prima ipotesi; e dare a tutte le altre (perpetuamente variabili nalla firma e nel tempo) il nome di scroccherie o fvodi ad occasione di fallimento. La distinzione servirebbe non solo ad un pi equo reparto d' imputazione, ina gioverebbe eziandio a mvglio definire le condizioni antologiche delle diverse fornie ili reato. S. 3462,
2.0 I1 secondo caso speciale (art. 706, n. 2 ) t. quello di chi abbia proposto fruudole?ztenzente e gizcrato nel fallimento claediti sinzzclati. l$ chiaro che se ci siasi fjtto per concerto col fallito questo fatto rientra negli ordinari termini della complicita, salvo a decidere se il terzo giurando il falso credito si renda co~zctoreo soltanto complice del reato. Notammo al S. 3425 che onde il falso credito asseverato dal terzo faccia nascere il titolo di Bancprot,ta dolosa B necessario che egli abbia agito &i concerto col fallito, Altrimenti sarebbe assurilo che un fallito onesto si dichiarasse bancarottiere per il fatto di un terzo, da Itii non eccitato n voluto. Elei~ientoiridispeilsahile perch un fnllkneszto degeneri in bancarotta B la fraude o la coZpa del fallito. Perci il capitolo 3." clcl nostro codice s' intitola - dei mati comnmssi ?lei fcdli~nenti ilai terzi, e non gik (lei sleati comnessi nelle banca?-olte;percl~equesti reati esistono completi nella loro forma tanto se per altre cause il fallito si rendette bancarottiero clrranto se il fallimento rimase iminrine da ogni dolo e cla

ogni colpa. I1 dolo del terzo che assevera un falso credito fa nascere la bancarotta quando a ci connivente il fallito. Ma questi pu non essere connivente e ci6 nonostante rendersi bancarottiero per altri fatti: e ci offre un mero uccidens rispetto al mentito creditore che agi senza connivenza del fallito: n quello pu dirsi complice e niolto meno autore o coautore della iancarotta, ma rimane ponibile per il titolo di reato dell' art. 706, n. 2. Tutto cio chiaro. S. 3463. Una difficolt % sorta sul punto di determinare se ad applicare questa disposizione di logge occorra che il terzo abbia fatto la falsa proposta di credilo ~zellointesaesse del fuZZito, o vi cada ancora chi abbia fatto la falsa proposta nello interesse proprio e con ailimo di appropriarsi a danno della massa i valori carpiti mercQ la mendace asseverazione. La difficolt nasce dalla discretiva che trovasi fra il numero I , e il numero 2 di quell' articolo. Infatti nel numero 1, si ha cura di designare come condizione del reato che la sottrazione debba essere fatta nello i?zde?*esse fallito, cosicch quanto il terzo sotlragdel ga o ricetti nello iqztzteresse pt*oprio o per fine di ~roprio lucro potr incorrere nella minor pena del furto ma non in quella dell' art. 706, n. 4. Al contrario nel numero H si vede omessa quella clausula nello interesse del fallito: e nasce dubbio +se tale omissione si facesse dal legislatore appositamente perchi? non volesse riproclurre nella seconda ipotesi quella conclizioiie che aveva richiesto nella prima ; oDpure ci6 avvenisse per dimenticanza, o perclli? il

- i34 legisfatore stimasse implicitamente ripetuta quella condibione, cosicchb la medesima debba aversi come richiesta anche nel numero 2, ed informare anche il secondo caso ed esserne criterio essenziale.

Su tale questione si pronunziarono per la ripetizione della condizione C h a u v e a u e t H e l i e (thorie du code pnal n. 3459) ivi - La wpposition de crances doit dgalement avoir f 6

conzmise dans

intrtt~dtdu failli, quoique la loi ne

P ait pus ript, mais i est vident que cette sup1 position faite dans P int?*dtpersonnel de son autezcr n' est plus qu' u n acEe tranger la faillite et

dont le caractdre est celui d' u n faum ou d' uune tentadive de faum. Ma la dottrina di C h a u v e a u fa acremente censurata da B o n n i n g h a u s e n ( de bancaerecptorurn delictis pag. 110 ) s perche i: un equivoco trovare i termini di un falso criminalmente
punibile nella mendace affermazione di un credito ( la quale non potrebbe guardarsi che come frode, o come uno spergiuro ) s perchh secondo questo scrittore i fatti contemplati a questo luogo dal codice di commercio non sono forme di complicit, ma delitti principali: laonde non avendo qui la legge riprodotto la condizione ( nello interesse del fallito ) accuratamente segnalata al precedente numero 1, se ne deve indurre contro C h a u v e a u che nel caso di numero 2 incorrono eziandio coloro che agiscono per interesse proprio :avuto anche riguardo che il danno alla massa B identico in ambo i casi, e che se quella condizione era necessaria nel primo

rebberci capaci di fare di nuovo, 1 solo la~orosc1 rio lepislalivo che al~biaveduto la Italia redenta e il suo nuovo codice civile. 1 1tutto il resto non si C? fht1 tu elle latrare il viso alle leggi Piemontesi per clar luro il passaporto superbo di Isgpi Italiane (1).
(1) Per giudicare di quanto sarebbe stata capace qaellu Coinn-rissiane se le si fosse dato il maudato non di rabberciare il vecchio ma di fare secondo dottrina sua, basli considerare I' art. 704 proposto nella tornala del 24 mogcici 3865 dal relatore sul titolo delle societ8 e readulo necessario come sopra ho detto per le innovazioni introdotte circa. i f;illirnenli delle souieth: il quale art. 704 nitido nel SUO concetlo ed esalto nelle formule.

Uevesi ancora osservare che questo sistema liortQ alla conseguenza che noi non potessimo trarre proiitto neppure da quei miglioramenti c l ~ c legislni tori 13elgi del 1851 ( che pure pigliarono a norma il testo Frmcese) avevano introdotto sul testo metlcsinlo. Gi na 110 dato un esempio di sopra in proposito tlellt'. cnnccllcitzcre sui libri. Altro esempio ne n11l)inrno ailosao, perchb dove il testo Francese dico ~?~ecEili s?y]~osti versione Italiina del 1842 e In del 1863 ripetono crcdtfii sb~ulfilitsenz' altro soggiungere. &In i l~gislatoriBelgi del 18S1 errzditi ciallc dificoltb sorto in pratica avevano voluto elio In pena cadesse anche sull' asserzione di crediti non ir-itegralrnelite szrppostz' o sivz~llati, soltanto auma xnelitati liella quantit8. A ci6 provvidero dicendo wfkncrs, sugosdes ou E X A G I ~ R ~ ; S questa sgEe giunta non sarchbe stata da trascurarsi,

nIa cluello a cui con utilita maggiore avrebbero i pih estesi poteri condotto senza ilahbio i nostri legislatori clel .l865 dietro i1 confronto delle variadoni portate nel Belgio sulla legge Francese a questo proposito, sarebbe stata (io lo tengo per fermo ) una pii1 eqna e giusta moderazione delle penalitk. La legge Francese all' art. 503, n. 2, commina colitro la falsa asseveraxione di crediti la pena orclinaria della bancarotta dolosa, pona di alto crimiimle. Ci6 appari ginstamente un so~lerclriorigore ai legislatori Belgi i quali all' art. 575, n. 2, riprcrcluccndo la definizione Francese modificarono largamente la penalilk riducendol a quella della bancarotta seinpiice, cio alla prigionia da un mcse a due anni. La differenziale & cosf vistosa che meritava di essere avvertita. E francamente parlando a diritto costituendo pare a noi che la pariflcazionc Francese del terzo al bancarottiero doloso sia oltre misura eccessiva. Il terzo (elle qui si suppone non complice del fhllito) non ha nessun legame, nessun rapporto con la pubblica fede, nessun dovere speciale. Esso b un privato cittndiiio che cerca di farsi pagare un credito immaginario. SmA questa una frode meritevole di pena, ma non m v i ragioric per cui il c:xrcere che seinbra, sufficiente repressione ad ogni simile attentato . contro qualuriquo patrimonio privnto non deblia essere repressioile sufAcienke cluando si dirige a contro un patrimonio sotto~~osto concorso corrinierciale. Paro in certa guisa che il patrimonio del niorcante quando k fallito si voglia coiisiderarr: co-

- 238 me santo e privilegiato; poich chi tenta carpire da quello una somma prima del fallimento punito col carcere, e chi tenta carpirla dallo stesso patrimonio dopo il fallimento punito con la casa di forza in Toscana, e con la reclusione o con la galera nel rimanente d' Italia. Ci9 non persuade davvero.

Del resto se si accettasse la dottrina di C h a uv e a u il fatto del terzo che fraudolentemente produce ed assevera nel fallimento crediti falsi potrebbe subire tre fasi sostanzialmente diverse. 1." Se la falsa asseverazione si eseguisse di concerto col fallito sarebbe (. 3425 ) un fatto costituente bancarotta dolosa della quale il terzo sarebbe partecipe e corresponsabile. - 2." Se si eseguisse senza concerto col fallito ma nello interesse del medesimo sarebbe il caso previsto da questo numero 2, e porterebbe alla pena ordinaria della bancarotta 3.0 Se si eseguisse nello esclusivo itzteresse del pvoducente sarebbe un caso di frode comune. Parmi che questo argomento sia sufficientemente sparso di spine.

3.0 Si designij dalla riforma francese, e si ripete nel nostro art. 706, n. 3, come forma speciale quella di coloro che eonsumino atti di bancarotta dolosa,

esercitando commercio sotto altrui fiome, o sotto %om simulato. Questo articolo sembra a me sia piute
tosto rrna cautela che una necessitC1. Pot nella giurisprudenza francese verificarsi lo sconcio di una pe-

- i39 ricolosa impunit accorctata a chi avesse usato l'artifizio di porre nella taberna un finto mercante per farlo poscia fallire e raccogliere il bottino. FincllD (come ho gih ricordato) le regole comuni della cornplicith si tennero come non applicabili alla bancarotta, poi8 bene saggarirsi come bisognsvole quel dettalo speciale; ma esso diveniva superfluo tostochS i fatti di bancarotta si erano fatti rientrare nel dominio della teorica della complicit senza alcuna limitazione. Qualunque frode si commetta da alcuno apparentemente a nome e conto proprio, ma veramente per ordine ed interesso altrui, rende ai fini penali come ai fini civili corresponsabili tanto chi maliziosamente eseguisce il fatto a benefizio altrni quanto chi maliziosamente l' ofdin o lo fa eseguire per conto proprio. N&giova allo izistitore della negoxiazione fiodolenta lo allegare che egli non B mercante e non fallito. Quasta deduzione pu portare modificazioni nelle forme procedurali del giudizio civile ;ma la giustizia penale risponde a colui, se non sei mercante tu, il mercante vi deve essere perchk non vi taberna senza padrone, e il padronc di una taberna b mercante; e se t u non lo sei hai peraltro eseguito dolosamente il delitto sia pure per conto altrui ed hai incorso la pena come se tu lo avessi commesso per conto proprio. Assennatameiite pertanto la legge Belga del 1891 soppresse questo numero 3 nel SUO articolo 575 e sarebbesi potuto senza pericolo fare altrettanto fra noi.

E parimente una figura di delitto principale e non una forrna di complicit il caso previsto dalla
4.O

riforma Francese all' art. 597, clal codice Belga al1 art. 573, n. 3 ; e dal collice Italiano all' art. 7 10 ; ' vale a dire le convenzioni segrete .passate ,lupo la dichiarazione di fallimento tra il fallito e rlualclle suo creditore, mediante Ic quali clal fallito o da altri si stipuli un benefizio particolare a quel creditort, per ottenerne il voto favorevole nel fallimento. Queste riprovevoli convenzioni che troppo a lungo impunite riducevano i fallimenti ad una battaglia di frodi, si puniscono a buona ragione col carcere fino anche a due anni quando si ad un anno estensil~ile formano dal sindaco del fallimento.

Tanto B Iungi peraltro che a simili convenzioni possa applicarsi il concetto di una complicitk nella bancarotta quanto invece a me sembra certo che per tali stipulazioni si deve punire il solo creditore clie si procacci6 lo indebito lucro, e non il fallito che vi aderi. Ci6 a diritto costituito parmi che emerga dalla lettera dell' art. 710 ove tassativamente si parla del ctaeditore. A diritto costituendo emerge dalla considerazione dello stato miserabile del fallito, il quale se accede a tali angherie lo fa per la coazione che esercitano nell' animo suo le molestie gravissime a lui sovrastanti o ininacciategli da nn potente creditore. D' altronde il vantaggio segretamente stipulato con siniili patti non si toglie mai clalla massa, ma si supplisce dagli amici o parenti clel fallito, o dai guadagni futuri e dai rivenuti che il fallito potr raccogliere per industria o fortuna dopo la sua riabilitazione: cosicchh rapporto a chi

d& il benefizio si spenclo cosa liberamente propria. Invece ci per buone ragioni delitto nel crediture che mercanteggia il suo voto e le sue arti per trarre in inganno gli altri creditofi, e rendere ingiustarnente disuguale la sorte (lei partecipanti nel colzcorso.

PotrA pero dubitarsi di queste mie osservazioni Sondandosi sul principio generale d i e ogni delitto ammette conq~licitd;laonde potrA obiettarsi clie sebbene del fatto previsto dall' art. 710 sia autore principale il credilore e non il fallito pure ancho cluosto s' involva nela roxponsixbilit pe~iale come conyllce (le1 creditore che stipulb a s& stesso i vietati vantaggi. Non nego che il fatto previsto dal1' art. 710 ammetta conlplici punibili, e Io sarlmxlo senza dnbhio tutti i mediatori che lianno .trattato I'affare criminoso; lo sarS i1 terzo che ha dato ( anche del proprio) il premio vietato al creditorc (Cassnzione di Francia 4 fbbraio L843 M o r i n arl. 3462) e sta benissimo, pcrchb nel costituire questo reato ilon si lia riguardo alla provenienza del deiz:iro ma ai pericoli della convenzione vietata. Ma i principii generali della complicitcS incontrano eccezione t3ulte le volte clio In .~tulzcl*a speciab del fatto ( M o r i n UYE. 7568) pone il preteso partecipe in una situazione differente da quella di complice, ed incompatibile con la maclesima. E questo k appunto il caso pyesente, pereli&,come bene osserva M o r in alla nota dell' ae.8. 8067, nel fatto pr~tiitodali' art. 597 di Pr~lncia, 710 d' Italia il creditore Ci. la vil'lluktc; e ed 6 ixlcolicili&l~ile sitriazioul; cli al:dtli?i.),tcc di la e

complice nella identica persona e nello identico fatto. Vedasi ancora M o r i n art. 6244 et 73'71.

5.0 Parimente non B caso di complicit ma delitto principale quello previsto all' art. 707 del codice Italiano, e 594 del Francese, voglio dire le sottrazioni o distrazioni operate sul patrimonio del fallito dal suo coniuge o dai suoi discendenti od ascendenti alle quali (quando si commettano per conto proprio, e non di complicith col fallito) si vuole irrogata la pena del fuvto. Questa disposizione era necessaria perch non ammettendosi furto punibile fra quelli stretti congiunti il fatto sarebbe rimasto agevolmente impunito quantunque pregiudicevole al fallimento. Qui dunque si fa eccezione alla regola che lascia impunito il furto del figlio a danno del padre. Quando il mercante B fallito, e quando il figlio o la moglie non rubano al padre o al marito ma alla massa pertinente al concorso, sono puniti come colpevoli di furto.

Ma qui torna a meritare attenzione la considerazione del tempo. Nessuna questione sulle sottrazioni che il figlio o la moglie facciano nella taberna il giorno della dichiarazione del fallimento o dipoi. Ma se qualche cosa sottrassero nei giorni antecedenti perchb forse ne avevano la mala abitndine vorrete voi fare un processo contro di loro e fondandovi su quello scientemente dell' art. 707 pren-

dere a sostenere che la moglie od il figlio sapevano che il marito o padre avrebbe dopo quindici giorni od un mese dichiarato il fallimento, e che percio la legge generale non li mette al coperto dalle criminali persecuzioni? Mi si permetta di ripetere che questa materia non ha ancora ricevuto la sua ultimq elaborazione.

Ma anche qui rimane una grave questione. Alcuni criminalisti francesi avrebbero volato che invece di dire con la pena del furto si dicesse con tanto di calocere,e ci al fine di sottrarre i fatti dei agli e delle mogli al gravoso influsso delle qual@che. I1 tempo d i notte, la casa abitata, la effrazione, la falsa chiave, e simili, saranno esse circostanze qualificatrici anche nelle sottrazioni commesse dal figlio o dalla moglie del fallito senza complicit col medesimo? Condotto il fatto sotto la nozione del furto come delitto principale porterebbe alla opinione pi severa e il fatto dic7ziarato furto dovrebbe subire t.utte le fasi del furto. E difatti un giudicato della Corte di Cassazione di Francia del 23 maggio 2841 decise che le aggravanti di scasso, chiave falsa, o simili, operassero anche qui il loro effetto, e che in tali casi la pena del ficrto indicata nel presente articolo fosse quella della galera (1).
(1) Vedasi R e n o u a r d lruite' des fnillites roules edit. Bruaelles 1833, pug. 448.
ct lanque-

Ma i motivi della legge Francese nei quali,apertamente si disse che qui voleva usarsi un riguardo indulgente ai vincoli di sangue, affinclie le sottrazioni previste all' art. 597 n. 1 quando fossero commesse dagli stretti congiunti del fallito anziclk da estranei incontrassero una pena meno severa, ci porterebbe alla opinione pi mite che io scientificamente crederei preferibile. E di vero quale s t ~ a n a benignits sarebbe ella questa che in certe condizioni di fatto porterebbe i figli ad una pena pi grave clic non quella minacciata agli estranei 'l I figli, che per i principii generali accolti dalle leggi cosi di Francia coine d' Italia si vogliono esenti (la ogni persecuzione penale per le sottrazioni commesse a danno dei genitori '? Anche questo problema rimane appo noi (alrneno a tutt' oggi 1 marzo 1870) molto perplesso; e quando se ne offra il hisogno dovranno scioglierlo i tribunali, nS io intendo correre innanzi agli oracoli loro. Ripeto soltanto che tale pro1)lema gi5 rivelato dopo il 1838 clalle -dispute dei criminnlisti Francesi poteva nella versione Italiana eliminarsi con una sola parola, aggiungendo scmpZice a1 vocabolo furia.

6." Finalmente altra forma di delitto speciale nei fallimenti la malversazione dei sindaci punita dal codice Francese all'art. 596 e dalla legge nostra ali' art. 700. La pena che questo articolo minaccia

- i45

a siffatto reato (il quale pu dirsi un delitto prop ~ i o )Q quella clell'art. 639 630 del codice penale Sardo, cio oltre la multa il carcere da tre rnesi a due anni che 1' art. 630 eleva a tre qualora l'importare del danno superi lire cinquecento. Questa penalit si considera generalmente dai ciottori come eccessivamente mite, s per riguardo alla facilit di delinquere si per riguardo ai gravissimi danni che eventualmente possono cagionarsi; danni male adequati con una multa di lire trecento. & un delitto che ha la perfidia per base; un delitt-o che non ha scusa: B un delitto pur troppo frequente ma difficilmente raggiunto: e sono queste le colpe verso le quali si usa misericordia !

Rla ci che pi notabile si che da questa pcnalita speciale n' Q risultato che il sindaco ladro in Toscana % punito meno di ogni altro colpevole di fraudata amministrazione. Questi pel combinato clisposto degli art. 402, 398, 376 e 378 fj. 1 del codice penale Toscano possono andare incontro al carcere fino a cinque anni. Si ? dunque fatto fra noi con la legge del i565 un privilegio ai sindaci dei fallimenti di r u b a ~ e minore pericolo. 'Questo con mostra che oggi in Firenze si fanno leggi penali senza darsi pena di porre la mente sulle altre leggi penali che vigono i11 questa provincia.. Scogli inevitabili nei quali urtano i legislatori amannensi. Dopo ci io credo che pi non possa esservi in Toscana n11 giudice il quale applichi ad un amministratore privato fraudolento la pena del carcere VOL.TII. 1o

per cinque anni, Do1 resto la definizione di questo reato proprio dei sinilaci non occorre darla. Essa una forma di fcaudata amministrazione gi&definita ( S. 2304) a suo luogo. Altrove (come notai al S. 3401, nota 3) sarebbesi aesimilata al peculato.

Vaolsi per0 avvertire che y aella benignilii di pena sorbatta ai soli xiniliici che rubino pevR contopropi-io: se il sinciaco sottrae o mentisce per aiutare il fbllitu incontra come complice del medesimo le pene di alto crinlinalo. Cosi nll' ilviditti del frodatorc sovrasta poca caI1cere,e ad una miswicordia ilriprudcnte la reclusione. La quale economia di penalita sti risponda al senso murale altri lo giudicl'liu

Xricl-ie 1:~ ljancarotta dolosa B un reato che f l f i t t u ~ n1:lla penalith fra un esorbitante rigore ed una giusta mucleraziono cos nella opinione degli scrittori coitie nulle legislazioni ( 2 ) . F i J n ri g i e r i, che colitvri il vero si esalta da molti come filosofo liberale ed rinitmit ario, opinh (scic~~xcc della legislazione li?).S, g)wBt. cali. 4 8 ) die i rei di filliiiiento doloso do2, vosserci punirsi col marchio in fronte e con l:~ lerci ~~'qictua. Tanta ira percl~? Altri osservczrozio t'lil? il fallito ruiin come ruba il ladro; con questa difilranza che rubando le cose plopr.ie ne ha rnin(Jr(? ribrezzo nella coscienza. Io turno ad osserlvare cficl url;i pcnnliti giusthrnenle proposzir)natn Iion potl'h nini (Irttarlsi da un codicr sa non si ilist,ingrl{~ilo

-@

quasi come due speciali figure criminose il fallimento preo~dinctto a rubare ed il rubamento 6%provvisuwzente commesso ad occasione di un fallimento inatteso, disastroso, e scevro da malizia. Non mi pare che la giustizia distributiva possa deflettere da siffatta distinzione.
(1) Leggesi in S p a r L i a n o f i n Adrialzoj Decoctores botzorzcm si sucie ciucloritutis esselrt nzcdos i n aniphitentro collocuri jussit velul irzfunes. Sulle dicposiz~oniRomane contro i decottori vedasi By n IL e r s o e k qzcaesliones juris romcini 1i6.1, ccip. 1 T a y l o r cumment. ad leg. Decetnviri, i n Fellenbery tom. 1, pug. 565 J ug l e r disse~t. dubia de sectione debilorun~, Lypsicc 1741 1en riot 1 moeurs judiciaires de l' uncidnne Rome vol. 3, plcy. 361. In Francia la Ordinanza di Francesco I del17ottobre 1556 minacci contro la bancarotta frodolenta la gogna, I' ammenda onorevole, e la niulla, oltre il diritto di arreslo personale ai creditori. Ma poscia con quella progressivil di rigore che fu propria delle Ordinanze dei Reali di Francia, 1' Ordinanza di Orleans ally aarl. 173, 1' Ordinanza di Blois art. 205, e l' Editto di Enrico 1V del maggio 1609 giunsero ad infliggere la pena capitale, confermata dalla Ordinanza di commercio del 1673, e dalle dichiarazioni dell' l 1 gelina,jo 1716, e del 3 maggio 1722. Sembra per che si mantenesse una differenziale di peng per i complici sotloponendoli ad una semplice multa, ultiriiamente alla galera temporaria. V O u p; l a n s osserva che quel rigore era utilissimo per estirpare il delitto di bancarotta, e qui siuoca di parole perchio invece doveva avere detto per eslirpare i delinquenti. Questo lo efi'ello cerlo della pena di morte che uccidendo il colpevole pu dirsi con tutta veril estirpalrice dei delinquenti : ma che poi valga ad eslivpcirc i delilti una iperbole smentita dalla sloria. Sernbrti peraltro che la pena capilale per questo delitto non Irovasse simpatia neppure nci

- 14s parlamenti di Francia o raramente 1' applicassoro: B r i l l o n dictio?naalre des nrre'ts, nlot banqueroute, vol. 1, pfly. 514 et 515u r i d u 11 stcr la couluate tle Bsbts art. 5% ?i*8, plig. 817. In Napoli ci&la piarnniaticn del 23 niarzo 1 6 8 5 aveva ordinato che tutli i decotlori Iiidistintamente f o ~ ~ e r o condannati a portare un cappdlo con dististivo verde, sotto la pena nou porlando dello cappello di cinque anni di 5;1lera per la pritna volta e di galera a vita per la secondo ; ma le pramruatiche del 30 marzo 1866 e del 16 deceillbre 1744 minacciarono la gaiera ed anco la niorte, estendendola ancora :li correi, ed ogr;itlngondovi una multa di duoati qualtrornila a favore dei creditori e dei denuncinoti. Sulle quali prarnmaliclie due cose sono da notarsi 3." che espressamente si autorizzano i giudici a condannare per intima coavlnzione: 2.0 che ivi si descrivono i casi di complici\& puniti con dieci nrini di galera e qualtroiiiila ducati di multa, con termini presso a poco uguali a quelli usati dai codici moderni. Nelli anlico giure Sassonico il mandalo del 20 decembre 1766, S. 12 vagava dall' infamia alla galera, spiiigei~dosinticbe a minacciare la morte nel concorso delle tre condizioni delle non prestate Indenniti, di un dolo iiislgne e di un danno superiore a cento lolleri. dnchc nell' nnlicri i'russla spiligovasi la pena dei bancarotlieri fino alla tliorte : E n i; a u ju?.is eriatinalis S. 4G7. Per le; penalit inflitte dagli statuli Oormaaici puh vedersi S t r y lt i o 'IGSLCS ?nodorln. pandeol, lib. 42, t i t , 5, $$. et seqq. uno speciale riG gore coiitro i mercanti fdlliti sospelti di dolo si usava nelle praliche Gcrmanicbc, che ricordasi da C a r p z o v i o in nsylo dcbitoru~n posil. 68, ri. 195; e da R e s C l d o conlintrntio thc$'luri vol. 2,pBg4 9.4, 11. 9 ivi exp:pcdilij.icl*is est mercalore8 ac dchidorcs fctllitos\, guos bnncnl.otlas nuncupajfiu* ~ O T m e l l l i s subiici pilsse, ut peculiias s[bi credilns tiel! non ru6ioncs ct f~~cuZlntes siclis crcdiboribus indicent. tnoderni codici di Hannover, di PurLoinberch, e di Brunnsvick gradu;ino la pena del bonciirottiere doloso sul criterio del datitlo iKlfurilo, ma in generi& i codici contcmpoi.anef

lasciauo questa graduazione alla prudenza del giudice dettando una pena restrittiva toniporaria relotirainente determinata, entro i limiti della quale egli possa Ijberaineate spaziare secondo le circostanze.

Lodo perci il coclice penale Toscano il quale bene pre~edendotutta la possibile variabilit di colpevolesza che pu incontrarsi nella bancarotta dolosa detto all'art. 409 S. 2 una pena che dalh carcere per un anno p118 salire 6 1 a dodici anni di casa 10 di forza lasciando alla prudeneu del magistrato lib e r a cli spaziare entro clnesti larghissimi limiti a seconda clelle circoslasze (2). Al contrario il codice Sarclo all'art. 351 spazia dalla reclusiorle per anni tre fino alla galera per anni venti, ordinando che questo massimo debba inesoralsilmei~te applicarsi (art. 382) se il fallito era agente di cambio o sensale.
(1) La formula che tonto volte si U adottata dal codice Toscano per minacciare una pcna altevnalivn infliggendo ( a modo di esempio ) come pcna ordinaria la oass di forza, e oei casi pi leggiari la carcere, sembra essersi imilata dal codice penale di Brerna ncl quale venne elosiuta da M i t t e r m a i e r coine pi adattata ai bisogni di un equo reparto della repressione. Qui il problcma si suddivide. Prima questione b s e sia conveniente che il codice metta in balia del giudice 1' alternaliva tra iiria pena di specie pi grave cd una pena d i specie pi mite, lo che generalmente si slo$a o g ~ i d icorno nietodo migliore delle circoslrinze attenuanti indefinite. La seconda questione 6 quella relativa alla formula. Adolkito il principio della pena aIternativa, I: esli pii] conveniente che L legge minacci conic pena ordinaria la ina

- 150 feriore autorizzando a salire alla superiore nei casi pid 9l'ctvC (-metodo preferito dagli antichi statuti penali) o piuttosto il sistema itivcrso preferito dal legislatore Brernese e Toscario? Capisco che i n tn dei conti tutto torna all' istesso p3rctii: il giudice applica la pena che crede piii mnveniente casi in firccin alla prirnd come in faccia alla seconda formiila. 112 piire unii diflerenza nel concetto legislativo pare che vi sia, perchb con la forinulli del caso pili grave sembra che s i p o n ~ ;a~ carico del17 accusa lo prova della grauziri, e tosi le formula caso piB leggiero si ponga a carico della difesa In prova della loggercz$cc, Del resto il codice Toscauo uori ha mai definito in nessun reato quali siano i casi legyic.rli, cd ha fatto benissimo.

IL concetto della bancarotta colksa (1) tutto mnsisto nella violazione di ISooefvi speciali che i costumi o le leggi riguardano come inconal~enti negon1 xinritc. Qrrssto 6 il suo criterio positivo: il suo crit,orio ncgativo b 1,2 assenza del clolo nel negoziante, riai? In mancanza di ogni fine di lucro. Io definisco drinque la bancarotta colposa - qualunque psccz7t! iwy)?*udensn negligenza del negoziante chc n o fircevasl dovcrc di e?xfn.~~cr le leggi e cii~zsus&u~pe.18 rJhfcorn~120rciai2, (. sta2in cntcsa; &E SZGO fa7I:ii che mento. 1 suprorno criterio per definire il confine 1 che scpnra gli errati calcoli, le arrisicate intruprese, le omissioni e trascnranzc non costituenti crirniilositi, dalle analoghe configurazioni che vogliono

elevarsi a delitto quel10 di ano speciale dovere imposto al commerciante dalle corisuetudini o dalla legge.
(1) In Toscana non si conobbe punizione di bancarotta colposa trame in quel periodo nel quale ebbe vigore il codicc penale Francese. Questo duro nel Ducalo di Lucca fino ai 15 aprile 1848, ma srasi nel Granducolo Toscano abolito con lo cditlo de1I2 8 1u~;lIo1814, e l' abolizione del codice Francese lascib senza relato il mantenuto coclice di commercio, e senza pena l a , babcarotla colposa, poicti& qiiesta nnn si prevedeva n& dalla legge do]. &O novembre 1786, art. 7 9 , n dal motupwprio del 15 marzo 3789, ti& Jal1' art. 7 della legge del 50 agosto 1795. Vedasi Sa l v i a?$notazioni al codice di coehtnercio pag. 161, 1 2 dove @, ricoi$a come in Toscana anche il fallimento doloso non si perseguitasse traniie sulla querela dci creditori, e con facolti di quietanza per parte dei medesimi. La convenienza di persesuilare la bancarotta ad u x i u t ~ cpubDZ(cct (costume venuto a ani dalla Francia, e actutlnto anche dall' art. 409 del oodice Toscano) pu essere argomento di seria disputa. Anche i11 Francia fu oggetto di dissidio la costituzione dei titolo di baacarohta colposa, perch da ~nolti sosteneva noli posi tersi amrncttere in questa materia uno stato di mezzo tra il dolo e la innocenza: ma la contraria opinione prevalse. Vedasi R s n o u a r d traiti! dcs fuiclidla'les e& Uanque~o~ctes. Pnris 1844, tofit, 1 pog. 144, et tom. 2, pay. 408. ,

Difficile definire allrimenti qaesto sfuggevule <boncetto dslla colpa punibile neiIla amministrazione del proprio: diacile definirlo tranne col porre per prsincipio cardinale che la sola cci'pa lata pu6 condnrre a simile effetto, e che colpa lata h soltcrnto

( $, 88 ) lo omettere quelle cautelo clie sono praticate in uguali circostanze ilal mliggior riumcro dei

cittadini: lo che riportando nel punto di vista generale la lioziose della colpa lata niln dipendenza dagli usi dei cittadini, coi~dnccper ~~eccssitk bailla carotta colposa acl una perpetua dipenaenza dalle consuetuilini comn-ierciali e lacali.

Noil e meraviglia pertanto che i codici di coniincrcio coiiteiriporerlei non si trovino concordi nella rlofinizione dei casi costitillivi di I~uncarottacolposu, t+ nella stcssn gonerica desigrinzione di siffatti casi : vedasi :0 ri n i ii gli a n a e n de 5ba~zco,e~~erpdoru'i?z i cli.lictis c& poettis nvt. II et 3,pag. 17 et 22.Pi coriiri~iornent,esi escuiplifica la colpa punibile erimi~ic~llwi~eilto kllito con lo ipotesi di avere messo nel iri circolo effetti sovercliiamonto superiori al suo attivo ;nello avere arrisicato in giuoclii di sorte i srioi capitali ;iicilo avere usato eccessive prodigaliti&o flclucie ixi~prrrdenti;e talvolta nello avere irrsgolarmeiite tenirto quelle scritture clie dovevano xllx occtisioi~edi u.nu caduta porre i suoi creditori iri grado cli sindacare iinme?intnmente lc sne opciBaziuni,c cii realizzare quelle sostanze cho erano de4tin:rte alla loro gunsentigict. Ma nella determinaaioiie della calpabilith per cliitrsto titolo invano cei~~hcrannc, i legislatori di formulare precetti tassativi. 'i'fltto dovri in Si11 (lei roriti tliliondoro dal pruclente aiqritrio del magistrato.

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