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Fine del mondo o fine di un mondo?

Tratto da G. Silei, Le radici dellincertezza. Storia della paura tra Otto e Novecento Manduria-Bari-Roma, Lacaita 2008

Un fremito scosse il suo dolore. Pens che quel che ancora restava della propria carne si era trasmesso, senza sosta, fin dalle origini. Qualcosa che era vissuto nel mare primitivo, sui limi nascenti, nelle paludi, nelle foreste, nel folto delle savane, e fra le citt innumerevoli delluomo, e non si era mai interrotto fino a lui Ed ecco! Era il solo uomo che palpitasse sulla faccia, ritornata immensa, della terra!... Joseph-Henri Rosny an La morte della Terra (1910)

Anche in un secolo apparentemente caratterizzato dalla imperante fiducia nel progresso e dallaffermazione della cultura scientifica, del razionalismo e del materialismo, il senso di attesa tipico di unepoca di passaggio come quella tra Otto e Novecento ispir allinterno della letteratura fantastica una vera e propria corrente catastrofico-apocalittica che raggiunse il suo acme tra gli anni Novanta e la vigilia della Grande Guerra1. Gi allinizio dellOttocento nel un romanzo scritto da un sacerdote cattolico, Cousin de Grainville, pubblicato postumo, Lultimo uomo, si affrontavano temi che sarebbero divenuti dei classici per la letteratura di questo genere, su tutti la descrizione

1 Cfr. Warren Wagar, Terminal Visions: The Literature of Last Things, Bloomington, Indiana University Press 1982. 1

delle angoscianti atmosfere generate dal calare della notte su un mondo ormai morente per il progressivo esaurimento del Sole:
Sembrava che un nuovo sole salisse allorizzonte o che il giorno dello sconvolgimento finale fosse giunto. Era il sorgere della luna a causare questo spettacolo terribile. Essa si levava sanguinante, con la forma di una grande bocca aperta dalla quale scaturivano ininterrottamente dei torrenti di fuoco. Di fronte a questo spettacolo, gli animali, spaventati, lanciavano delle urla spaventose; tutti i popoli, tremanti, attendevano la morte e nascondevano il viso a terra [] Il Sole dava sempre pi segno di vecchiaia: il suo disco impallidiva ed i suoi raggi si raffreddavano. Il nord della terra temette di perire, i suoi abitanti si affrettarono ad abbandonare un clima che si raffreddava ogni giorno di pi, raccolsero i loro averi e si affollarono sotto il sole nelle zone torride2.

Il peregrinare del personaggio di Omgare, alla ricerca della sola donna che, come lui, possa trasmettere la vita e perpetuare gli uomini3 per destinato ad un tragico insuccesso. Anzich accettare la scellerata proposta di del potente Ormus e generare una stirpe di mostruosi cannibali destinati a vivere nelle tenebre perenni (descrizione che sarebbe tornata per i Morlock di Wells), Omgare sceglie il suicidio, condannando lumanit allestinzione.
Il regno del tempo finito, i secoli eterni stanno per cominciare; ma nello stesso momento, gli inferni lanciano dei gridi di rabbia, il sole e le stelle si spengono. La cupa notte del caos copre la terra; dalle montagne, dalle rocce e dalle caverne escono dei suoni lamentosi, la natura geme. Nellaria si ode una voce gridare: il genere umano morto4.

La vicenda immaginata da Grainville ebbe un notevole successo, al punto che il personaggio di Omgare e il suo universo narrativo furono oggetto dei racconti di altri scrittori5. In Inghilterra, dove il
2 Jean Baptiste Franois Xavier Cousin de Grainville, Le dernier homme, Paris, Deterville 1805, pp. 93-94 e p. 110. 3 Ibidem, tomo I, p. 71. 4 Ibidem, cit., tomo II, p. 167. 5 Il primo fu quello di Auguste-Franois Creuz de Lesser, Le Dernier Homme. Pome imit de Grainville (1832) in cui si descrivono con dovizia di particolari le civilt che popolano la terra di Omgare e si riporta il tentativo delluomo di colonizzare altri pianeti. Segu poi il lavoro di Paulin Gagne, LUnitide ou la Femme Messie, 1858, in cui il personaggio principale (divenuto Omgar) riesce invece a salvare lumanit e a generare dei discendenti per intercessione di Dio. Infine, fu la volta di Omgar ou Le 2

libro fu tradotto gi nel 1806, langoscia della fine dei tempi ispir ad esempio Byron, che in un componimento poetico del 1816, Darkness, descrisse una terra morente, inghiottita dalle tenebre dopo la morte del Sole. In uno scritto di poco successivo, Thomas Campbell forn una visione analoga della fine dei tempi6. La disperata solitudine di una umanit impotente, in attesa della sua definitiva distruzione, priva persino del conforto di una vita dopo la morte, fu poi largomento di un dramma di Thomas Lovell Beddoes, scritto tra il 1823 e il 1825 e mai ultimato. Questo tema avrebbe trovato una delle sue sintesi pi efficaci con Lultimo uomo di Mary Shelley. Anche se si tratta di un romanzo a chiave, dietro il quale si nascondono luoghi, episodi e persone appartenenti al vissuto dellautrice, il romanzo narra il viaggio verso lignoto dellunico superstite di una terribile pestilenza che, in unepoca futura, ha spazzato via lumanit. Lionel, il protagonista, un nuovo Adamo, il simbolo della incessante lotta delluomo per la sua esistenza, ma anche del suo perenne rinnovamento. Lapocalittica pandemia che infuria sulla Terra, del resto, un simbolo della modernit, dello scontro tra vecchio e nuovo, e contiene anche quello che, secondo lautrice, sar lesito finale a cui questa stessa modernit porter luomo: distruggendo la natura, luomo distrugger anche se stesso7. Questo filone era una rivisitazione, sulla base della nuova sensibilit di inizio Ottocento, dalle numerose storie sulla fine dei tempi e dellumanit prodotte nelle epoche passate. Il tema dellUltimo uomo, tipico del romanticismo, era per anche un riflesso, in chiave artistica, della percezione del cambiamento che si paventava allorizzonte, un cambiamento radicale, irreversibile che si apprestavano a realizzare i figli della Rivoluzione industriale8.
Dernier Homme, 1859 opera di Elise Gagne, moglie dellautore della Donna Messa. 6 Cfr. Ornella De Zordo, La revisione dellutopia romatica: Mary Shelley e la sua prospettiva apocalittica, Introduzione a Mary Shelley, Lultimo uomo, Firenze, Giunti 1997 [1a ed. 1826], pp. XVIII-XIX. 7 Giovanna Franci, Visione e apocalisse in The Last Man di Mary Shelley, in LUtopia e le sue forme, a cura di Nicola Matteucci, Bologna, Il Mulino 1982, pp. 189-190. 8 Cfr. A. James Sambrook, A Romantic Theme: The Last Man, in Forum for Modern Languages Studies, 2, 1966, pp. 25-33 e il pi recente Fiona Stafford, The Last of the Race; The Growth of a Myth from Milton to Darwin, Oxford, Clarendon Press 1994. 3

In questa produzione di inizio Ottocento, lApocalisse costituiva un espediente narrativo per avanzare considerazioni di carattere filosofico o teologico non soltanto sul senso della fine ma anche e soprattutto sul cambiamento dei tempi. LApocalisse e lUltimo uomo simboleggiavano la fine di un sistema sociale, la morte del vecchio mondo e lavvento di una societ nuova e di una nuova umanit. Le lacrime di Chingachgook sulla tomba del giovane Uncas nellUltimo dei Mohicani di Fenimore Cooper non a caso pubblicato in questi stessi anni vanno lette anche in questo contesto. Nelle parole di Chingachgook riecheggia la disperata solitudine di chi sa di essere lultimo sopravvissuto di unepoca destinata a finire:
Sono un pino schiantato, in una radura di visi pallidi. La mia razza scomparsa dalle sponde del lago salato e dalle colline dei delaware9.

Come in tutte le epoche di passaggio, in questa fase la fine venne interpretata come lenta degenerazione a partire da un punto iniziale, laetas aurea, let delloro10. Il senso di disorientamento associato allidea di aver imboccato un inarrestabile declino era provocato dal venir meno dei tradizionali punti di riferimento, di un mondo conosciuto e perci rassicurante. Lo spaesamento tragico, lo stupore provocato dalla fine di un equilibrio (reale o presunto) fu rappresentato spesso, in anticipo sui tempi, dalla sensibilit artistica. Nel racconto Lultimo suicidio, lo scrittore russo Odevskij descrive una sorta di mondo alla rovescia alle soglie dellApocalisse, in cui i suicidi sono considerati eroi e coloro che mettono al mondo figli sono messi allindice come dei folli o dei criminali. Di fronte allabisso indistinto del futuro, lautodistruzione risulta lultima, terribile e tuttavia pi sensata soluzione11. Langosciosa sensazione di stare vivendo nellimminenza di un mutamento di portata epocale, emerge anche in molte rappresentazioni delle arti figurative. Fra il 1834 e il 1836, Thomas Cole fiss il susseguirsi di nascita-crescita-morte che
James Fenimore Cooper, Lultimo dei Mohicani, Torino, Einaudi 1976 ed. 1826], p. 369. 10 Ernesto De Martino, La fine del mondo. Contributo allanalisi delle apocalissi culturali, a cura di Clara Gallini, Torino, Einaudi 2002, p. 241. 11 Vladimir Fedorevi Odevskij, Lultimo suicidio, cit., p. 183. 4
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contraddistingue le stagioni della vita umana ma anche delle civilt nel Ciclo dellImpero, una serie di tele nelle quali la montagna, simbolo della natura immutabile, assiste silenziosa al trascorrere delle epoche: da quella selvaggia a quella pastorale; da quella imperiale fino al crollo e alla desolazione finale12. William Turner dipinse il terribile manifestarsi dellArcangelo Michele. Di fronte allimminenza del Giudizio finale, luomo, simboleggiato dalle figure tremanti di Adamo ed Eva, ritratti sopra il corpo di Abele, e da Giuditta con il corpo di Oloferne, solo, debole, indifeso13. Ancora pi cupe furono certe ambientazioni di John Martin, che, dopo aver illustrato il Paradiso Perduto di Milton, evoc a pi riprese nelle sue opere ispirate alla Bibbia il tema dellultimo uomo e dellApocalisse14. A questa visione del giorno del Giudizio se ne and ben presto affiancando unaltra, frutto di una influenza pi prettamente scientifica. Inserendosi nel dibattito avviato dalle teorie di Cuvier, che allinizio dellOttocento aveva spiegato lesistenza di fossili di animali estinti con eventi catastrofici avvenuti in passato, linglese William Buckland, concili il rigido rispetto delle Sacre scritture imposto dalla religione anglicana con il pensiero scientifico, affermando che le analisi geologiche attestavano come in epoche remote, le terre erano state ricoperte dallacqua15. La scienza ma con la diffusione delle teorie evoluzionistiche questa comunanza di vedute sarebbe ben presto sfumata sembrava dunque avvalorare quanto sostenuto da secoli dalla religione. Il Diluvio, che Thomas Cole e William Turner avrebbero di l a poco immortalato nelle loro tele, era dunque davvero esistito16.
Il ciclo dellImpero di Thomas Cole, si compone di cinque tele, ultimate nel 1836,: Lo stato selvaggio, Let arcadica, Apoteosi dellImpero, Distruzione e Desolazione, conservati presso la New York Historical Society. 13 William Turner, The Angel Standing in the Sun (1846), olio su tela, Tate Gallery, Londra. 14 Cfr. John Martin, Lultimo uomo (1849), olio su tela, Walker Art Gallery, Liverpool; Id., The Last Judgement (1853), olio su tela, Tate Gallery, Londra. 15 William Buckland, Reliquiae Diluvianae or Observations on the Organic Remains attesting the Action of a Universal Deluge, New York, Arno Press 1978 [1a ed. 1823]. 16 Thomas Cole, Il ritiro delle acque dopo il diluvio (1829), Chicago, Museum of Anerican Art; William Turner, Ombra e tenebre. La sera del Diluvio (1843), Londra, Tate Gallery. 5
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Ad alimentare paure e visioni millenaristiche contribuirono inoltre alcuni particolari eventi che, soprattutto nellimmaginario popolare, furono colti come i segnali dellimminente fine dei tempi: tra questi, il passaggio di Re Colera, alcune bizzarrie climatiche (inverni rigidi e precoci, tempeste particolarmente intense), disastri naturali (terremoti, strani brontoli euna particolare attivit dei vulcani, inondazione e alluvioni) e persino astronomici (il passaggio della cometa di Halley, eclissi e fenomeni meteorici). Con il processo di industrializzazione, anche il tema dellApocalisse, che a lungo, anche nelle dinamiche, era rimasto fedele alla lettura biblica, si modernizz. Nel 1873, lex magistrato poi divenuto popolare collaboratore del Figaro ed apprezzato scrittore di letteratura avventurosa e fantastico-satirica, Eugne Mouton, che si firmava con lo pseudonimo Mrinos, forn una propria visione della fine del mondo:
Presto comincer la fase tremenda in cui leccesso di produzione porter ad un eccesso dei consumi, LECCESSO DI CONSUMI AD UN ECCESSO DI CALORE, E LECCESSO DI CALORE ALLA COMBUSTIONE SPONTANEA DELLA TERRA E DI TUTTI I SUOI ABITANTI [...]. Per un decina di secoli, tutto andr di meglio in meglio. Lindustria far passi da gigante. Allinizio si sfrutteranno tutti i giacimenti di carbone; poi le fonti di petrolio, poi si abbatteranno tutte le foreste; quindi si brucer direttamente lossigeno dellaria e lidrogeno dellacqua []. Ogni lavoro fisico sar fatto da macchine o dagli animali: luomo non lo conoscer pi che sotto forma di ginnastica volontaria, praticata unicamente come igiene []. Il termometro sale, il barometro scende, ligrometro viaggia verso lo zero. I fiori avviziscono, le foglie ingialliscono, le pergamene si accartocciano: ogni cosa secca e diventa fragile. Gli animali diminuiscono per effetto del calore e dellevaporazione. A sua volta, luomo si far secco e smagrito [] La fine comincia. Sotto la tripla influenza del calore, dellasfissia e della disseccazione, la specie umana si annienter poco a poco [] Poi verr lultimo giorno. Non sono pi di trentasette, erranti come spettri in mezzo ad una spaventosa popolazione di mummie che li guardano con occhi simili ad uva di Corinto. E si prendono per mano, iniziano un girotondo furioso, e i danzatori, a uno ad uno, barcollano e cadono morti con un rumore secco. E finito il trentaseiesimo giro, lultimo sopravvissuto rimarr solo di fronte a questo cumulo miserabile in cui sono ammucchiati gli ultimi resti della razza umana! Egli lancia un ultimo sguardo alla Terra, le dice addio a nome di tutti noi, e dai suoi poveri occhi bruciati cade una lacrima, lultima lacrima dellumanit. La raccoglie nelle sue mani, la beve e muore, guardando il cielo. 6

Puff! Una piccola fiamma bluastra si alza tremolante; poi due, poi tre, poi mille. Il globo intero si avvampa, brucia in un istante, si spegne. finita: la Terra morta. Buia e gelida, essa ruota tristemente nei deserti silenziosi dellinfinito; e di tanta bellezza, di tanta gloria, di tante gioie, di tante lacrime, di tanto amore, non resta che una piccola pietra polverosa, errante, miserabile, attraverso le sfere luminose di nuovi mondi17.

Dietro questa terribile profezia si celava una violenta critica agli eccessi dellindustrializzazione, un monito alle nuove generazioni ad usare con parsimonia e saggezza i doni del progresso. Era questa la nuovo et delloro? E se lo era, era lecito attendersi una nuova fine dei tempi? In un passo di un suo celebre romanzo, pubblicato alla fine degli anni Sessanta dellOttocento, Jules Verne descrive lincredibile scoperta che il personaggio del professor Arronax, imbarcato a bordo del sottomarino Nautilus del capitano Nemo, effettua durante una esplorazione subacquea:
Proprio l, sotto i miei occhi, distrutta e in rovina, giaceva una citt, coi tetti crollati, i templi abbattuti, gli archi spostati, le colonne sparse per terra, l, dove ancora si intravedevano le linee massicce di una sorta di architettura toscana. Pi lontano, i resti di un gigantesca acquedotto; qui lalta base di una acropoli, con il profilo fluttuante di un Partenone; l le vestigia di un molo, come se un antichissimo porto si fosse un tempo affacciato, con i suoi mercantili o le sue triremi da guerra, sulle rive di un oceano scomparso. Ancora pi in l le linee di mura crollate, di larghe strade deserte: una specie di Pompei sommersa che il capitano Nemo metteva di fronte ai miei occhi! Dovero? Dove? Volevo saperlo ad ogni costo. Avrei voluto parlare, togliermi lo scafandro di rame che mi imprigionava la testa. Ma il capitano Nemo si avvicin e mi ferm con un gesto. Poi, raccogliendo un pezzo di pietra calcarea, si avvicin ad una roccia basaltica nera, scrivendo una sola parola: ATLANTIDE18.

Affrontato in altri scritti soprattutto di argomento fantasticoutopico19, il mito di quellisola o continente perduto che Platone

Mrinos [Pierre Martin Dsir Eugne Mouton], La fin du monde, in Nouvelles et fantaisies humoristiques, Paris, Librairie gnrale, 1872, pp. 4757. 18 Jules Verne, Vingt Mille Lieues sous les mers, Paris, Hetzel 1871 [1a ed. 1869], pp. 297-298. 7
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aveva narrato nei dialoghi, incompiuti, Timeo e Crizia, torn pi volte di attualit nel corso dellOttocento. Quando aveva scritto Ventimila leghe sotto i mari, Verne si era probabilmente ispirato ad un fatto reale, in particolare al dibattito accesosi nel 1855 allindomani di alcuni ritrovamenti archeologici nei pressi di Santorini. Il confronto ruotava attorno allipotesi che proprio questisola greca, sconvolta anticamente da una tremenda eruzione vulcanica, potesse aver ospitato un tempo quella ricca e fiorente civilt atlantidea che tutti cercavano da secoli. Proprio mentre Verne dava alle stampe le avventure del capitano Nemo, lo studioso delle civilt precolombiane, Brasseur de Beaubourg, nellaffermare (sbagliando) di aver trovato la chiave per decifrare i caratteri maya, credette di trovare la conferma dellesistenza di un continente tra lAmerica e lAfrica chiamato Mu. Lantiquario e archeologo dilettante inglese Augustus Le Plongeon, prosecutore dellopera di Brasseur de Beaubourg, non solo ne conferm le tesi, ma ne aggiunse ulteriori particolari, proponendo una datazione di massima. Lipotesi di Mu cominci ben presto a vivere di vita propria, in numerose ricostruzioni alternative in cui fantasiose ipotesi geologiche, zoologiche ed archeologiche si mescolavano a credenze esoteriche e filosofiche. che, partendo dalla Dottrina segreta della sensitiva Blavatsky, culminarono in una serie di lavori di James Churchward pubblicati tra il 1926 e i primi anni Trenta20. Il mito di Atlantide fu invece alimentato e per certi versi codificato ad usum delle generazioni successive da un avvocato e uomo politico americano: Ignatius Donnelly. In Atlantide: il mondo prima del Diluvio e nel successivo Ragnarok21, Donnelly rilesse attentamente le parole di Platone e dalla mole impressionante di dati ed informazioni raccolte trasse delle conclusioni, a suo parere, incontrovertibili:

Cfr., ad esempio, Vittorio Imbriani, Naufragazia (1866), in La Nuova Antologia, 1 agosto 1934, pp. 370-381, in cui il tema quello dellisola perduta e Carlo Dossi, La colonia felice. Utopia, Milano, Perelli 1874. 20 Helena Petrovna Blavatsky, La Dottrina segreta [1888-1936], Milano, Armenia 1986. 21 Ignatius Donnelly, Atlantis: the Antideluvian World, New York, Harper 1882; Id., Ragnarok. The Age of Fire and Gravel, New York, Appleton 1883. 8
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1. Che un tempo, nellOceano Atlantico, dallaltra parte dello stretto che conduce al Mediterraneo, esistita una grande isola, che fu ci che restava di un continente atlantico, nota nel mondo antico come Atlantide; 2. Che la descrizione che Platone ha fornito di questisola non , come si erroneamente ritenuto, una leggenda ma verit storica; 3. Che Atlantide fu il luogo dove per la prima volta la civilt umana usc dallo stato di barbarie; 4. Che Atlantide divenne, con il trascorrere delle epoche, una potenza forte e popolosa, che colonizz e diffuse la civilt lungo le coste del Golfo del Messico, del Mississippi e del Rio delle Amazzoni, la costa del Pacifico del Sud America, il Mediterraneo, le sponde occidentale dellEuropa e dellAfrica, il Baltico, il Mar Nero e del Caspio. 5. Che esistito il mondo antidiluviano. Il Giardino dellEden, i giardini delle Esperidi, i Campi Elisi, il giardino di Alcinoo, lOlimpo, Asgard delle tradizioni dei popoli antichi rappresentano una sorta di memoria universale di un grande territorio dove il genere umano visse per generazioni in pace e prosperit; 6. Che gli di e le dee degli antichi Greci, Fenici, Ind e Scandinavi erano semplicemente i re, le regine e gli eroi di Atlantide, e che le imprese che sono lo attribuite dalla mitologia sono uneco confusa di eventi realmente accaduti; 7. Che le mitologie delle civilt egizia e peruviana riflettono lantica religione di Atlantide basata sulladorazione del dio-Sole; 8. Che la pi antica colonia fondata dagli atlantidei fu probabilmente in Egitto, dove di form una civilt che ricalcava quella dellisola atlantica; 9. Che il passaggio allet del Bronzo in Europa fu dovuto ad Atlantide. Gli atlantidei furono inoltre i primi a lavorare il ferro; 10. Che lalfabeto fenicio, alla base di tutti gli alfabeti europei, derivava dallantico alfabeto di Atlantide, che fu influenz inoltre quello dei Maya in America Centrale; 11. Che Atlantide fu il luogo dove ebbero origine le popolazioni Ariane o Indo-europee e quelle Semitiche, e probabilmente anche le razze Turaniche; 12. Che Atlantide fu distrutta da una terribile catastrofe naturale, a seguito della quale lintera isola si inabiss nellOceano insieme a quasi tutti i suoi abitanti; 13. Che pochi sopravvissuti fuggirono su navi e piroghe e portarono ai popoli a est e a ovest la notizia della tremenda catastrofe, che sopravvissuta fino ai nostri tempi nei miti del Diluvio presenti nella tradizione dei popoli del vecchio e del nuovo mondo22.

La fortuna della leggenda di Atlantide, che negli anni successivi influenz innumerevoli scritti, dal romanzo, allutopia letteraria, dal racconto di avventura per ragazzi alle dissertazioni pseudoscientifiche23, si spiega in parte anche perch nel destino di
Ignatius Donnelly, Atlantis, cit. Tra questi, a puro titolo di riferimento, si veda Atlantis (1895) di Andr Laurie, dove la razza perduta degli atlantidei vive sotto lOceano al largo 9
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questo mondo paradisiaco molti colsero un possibile epilogo della societ contemporanea. Atlantide evocava la paura strisciante delluomo moderno di assistere impotente alla fine della propria civilt. La storia di Atlantide diventava dunque una sorta di versione laica del Diluvio biblico, un evento che, al pari di quello citato nel Vecchio Testamento, lasciava aperta la speranza di un nuovo inizio. Il termine Apocalisse riacquistava perci il suo significato pi consono, quello proprio della tradizione ebraico-cristiana, che lo considera sinonimo non tanto di fine dei tempi quanto di Rivelazione, disvelamento di misteri e di conoscenze da parte di Dio ad un profeta. LApocalisse di Giovanni (non a caso il Libro della Rivelazione) contenuta nella Bibbia ne rappresenta lesempio classico. Tuttavia, proprio le terribili immagini che sono evocate nella profezia dei tempi futuri di San Giovanni hanno spesso messo in secondo piano il suo significato principale e ha fatto s che il termine Apocalisse sia passato ad indicare, genericamente la catastrofe finale, la fine del mondo. Ma la visione profetica di Giovanni non si esaurisce affatto nella fine del mondo e nel Giudizio Universale. La fine dei tempi non significa la fine di tutto ma, al contrario, la premessa per un nuovo mondo. LApocalisse, insomma, sinonimo di palingenesi, ovvero di un evento finale anche catastrofico e violento, che comporta un giudizio divino nei confronti della superbia delluomo, ma che tuttavia prelude ad una rigenerazione. LApocalisse dunque Ecpirosi, (ekpyrosis) e, nel contempo, Apocatastasi, (apokatastasis). Ecpirosi in quanto conflagrazione in cui il mondo, dopo aver percorso il suo ciclo, si dissolver. Apocatastasi in quanto al fuoco (o allacqua, nel caso del Diluvio) purificatori seguir la rinascita24. Ecpirosi e Apocatastasi, Morte e rinascita, sono dunque due due aspetti di una renovatio mundi presente anche in molti miti precristiani. Una simile visione dellApocalisse come susseguirsi di molteplici fini del mondo, sottende lidea di una ciclica e
delle Azzorre, Atlantide. I figli dellabisso (1902), un classico della narrativa per ragazzi scritto da Yambo (e ispirato a Verne), o il romanzo di Pierre Billaume e Pierre Hgine, Voyage aux Iles Atlantides (1914). 24 Alcune suggestioni sul rituale del mundus, sulle differenti apocalissi (ecpirosi, apocatastasi, palingenesi ecc.) e sul tema delleterno ritorno in Ernesto De Martino, La fine del mondo, cit., pp. 212 e ss. 10

progressiva decadenza, una progressiva degenerazione da unet delloro iniziale ad una catastrofe, dalla quale seguir una nuova et delloro. una visione, questa, che induce al continuo vagheggiamento dellet degli Eroi, dei Giganti, dei Titani che un tempo popolavano la Terra o, pi in generale, di un passato idilliaco e idealizzato25. La visione di una Apocalisse come renovatio mundi fu fornita da Ghislanzoni in chiusura del suo romanzo fantastico Abrakadabra. Le parole pronunciate dallastronomo Deladromo alla folla terrorizzata di fronte allo scatenarsi dellArmageddon sono infatti un terribile atto di accusa nei confronti delle miserie umane e, insieme, lannuncio di una nuova genesi:
- Mentecatti, buffoni e bricconi della razza superiore, alla quale non mi son mai gloriato di appartenere, ascoltate bene ci che sta per dirvi chi non vi ha mai ingannati. Questa mattina, alle ore sette antimeridiane precise, il pianeta Osiride ha cominciato la sua corsa di precipitazione verso il nostro globo. Questa corsa periodica, che suole effettuarsi ad ogni scadenza di diecimila anni, si compie inevitabilmente nello spazio di quindici giorni. La qual cosa significa, badate bene, o mamalucchi, che allo spirare di quindici giorni, tutta la superficie del nostro globo sar sconvolta e rinnovata dalle acque. Io vi annunzio il fenomeno; voi, se le forze vi bastano, provvedete! Ohim! le vostre forze non basteranno. La superficie terrestre esige di rinnovarsi ad epoche fisse; ci nell'ordine indeclinabile della natura. Quali trasformazioni subir la razza umana nella nuova genesi che sta per iniziarsi? Mistero. Questo solo apparisce evidente, che l'umanit vissuta sin qui, perisce nella completa ignoranza della sua missione fisica ed intellettuale, perisce attestando la sua incapacit a migliorarsi. Tutti i nostri sforzi per giungere al meglio hanno sempre abortito; qualche cosa di abberrato era in noi per condurci costantemente sul cammino dell'errore e della infelicit. Consoliamoci! Fra quindici giorni la nostra generazione sar spenta, e i nostri successori dovranno ignorare che noi abbiamo esistito, come noi ignorammo la vita delle epoche a noi precedenti. E sar pel loro meglio; poich almeno i venturi non erediteranno i nostri errori, le nostre follie, e forse... Ma una scossa di terremoto che fece traballare il gran monte, impose un termine alle parole dell'astronomo26.

Lapocalisse di Ghislanzoni lascia per aperta la strada ad una flebile speranza per lumanit, che pur mantenendo la sua natura superficiale, la sua presunzione, lincapacit di ricordare ed
25 Lucian Boia, La fin du monde. Une histoire sans fin, Paris, La Dcouverte 1999, p. 23. 26 Antonio Ghislanzoni, Abrakadabra, cit., pp. 254-255. 11

apprendere realmente dai propri errori, comunque destinata, dalla immutabile ciclicit della storia, alla rigenerazione:
Di l a quindici giorni, giusta la profezia del Deladromo, la superficie del globo terrestre era sparita sotto uno strato di acque. E al sedicesimo giorno, il pianeta Osiride ricominci il suo moto ascendente, e le piogge cessarono, e uno splendido sole sfolgor sulla muta solitudine. E in appresso spuntarono dalle acque le cime dei nuovi monti; e due esseri umani, forniti di ali, uscendo dall'ultimo battello di scampo, dove l'Albani, fratello Consolatore e Glicinia erano periti, drizzarono il volo ad uno scoglio... E su quello scoglio, i due alati, che si chiamavano Rondine e Lucarino, con assicelle e fogliami depositati dalle acque edificarono la loro capanna e vissero parecchi mesi di pescagione. E Rondine, di l a un anno, concep... E Lucarino si rallegrava pensando: nostro figlio avr le ali come noi, e cos sar dei nostri discendenti, E il figlio di Rondine nacque senza ali, perch l'uomo alato sarebbe un mostro; e Lucarino, turbato da gravi sospetti, pianse amaramente. E in seguito, Rondine e Lucarino ebbero degli altri figliuoli d'ambo i sessi, i quali crebbero e si moltiplicarono sulla faccia della terra, per rinnovare le stravaganze e le follie delle generazioni ignorate che li avevano preceduti 27.

Una sorta di nuovo inizio, stavolta pi cupo in quanto il mondo, dopo una terribile catastrofe, torna alla barbarie, e ad essere dominato dalla natura selvaggia fu anche al centro di After London, romanzo fantastico di John Richard Jefferies28. E il ritorno alla barbarie anche lepilogo del Morbo scarlatto di Jack London:
Da sessantanni questo mondo non esiste pi []. So che esistono luoghi quali New York, lEuropa, lAsia e lAfrica, eppure da essi non pi giunto un solo messaggio da sessantanni. Con lavvento del Morbo Scarlatto, la civilt crollata, definitivamente, irreparabilmente. Diecimila anni di cultura e di storia sono scomparsi in un batter docchio, sciolti come la schiuma29.

Come sarebbe giunta lApocalisse? Il Diluvio, per quanto descritto nella Bibbia, non era lunico strumento attraverso il quale si sarebbe potuta manifestare la collera divina.

Ibidem, p. 256. John Richard Jefferies, After London, cit. 29 Jack London, Il Morbo Scarlatto, cit., p. 34. 12
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Nel 1894, dissertando su una Apocalisse futura, Camille Flammarion, cerc di fornire una risposta a questo interrogativo e, da buon conoscitore del dibattito scientifico del suo tempo, forn un panorama dettagliato di alcune delle principali teorie di fine Ottocento sul destino finale della Terra e dunque dellumanit. Lunica certezza che ne scaturisce che il pianeta inevitabilmente destinato, come ogni cosa, a morire. Le cause, tuttavia, potrebbero essere le pi disparate: avverr forse tra quattro milioni di anni per effetto della completa erosione delle terre emerse, e dunque il pianeta sar un unico immenso globo acquatico? Oppure la progressiva evaporazione delle acque, prodotta dallaumento delle temperature, causer una progressiva siccit, riducendo la terra ad un deserto desolato come il pianeta Marte? O, ancora, sar una nuova e pi terribile glaciazione a coprire di ghiacci eterni lintero globo? Quel che certo, sostiene Flammarion per bocca del personaggio del cancelliere dellAccademia delle Scienze colombiana che, se non verr distrutta da questi accadimenti, la fine dei tempi coincider con la morte del sole, tra una ventina di milioni di anni o forse il doppio:
Il Sole finir col perdere il suo calore; la sua massa si condenser e si compatter, la sua fluidit diminuir. Verr un tempo in cui la circolazione che alimenta la fotosfera e che regolarizza la sua radiazione facendovi partecipare quasi interamente lintera massa, sar difficoltosa e comincer a rallentare. Allora la radiazione della luce e del calore diminuiranno, la vita vegetale ed animale sar sempre pi confinata attorno allequatore terrestre. Quando questa circolazione sar cessata, la brillante fotosfera sar sostituita da una crosta opaca ed oscura che sopprimer ogni radiazione luminosa. Il Sole diverr una palla rosso cupo e poi nero, e la notte sar eterna. La Luna, che non brilla che per la luce riflessa del sole, non rischiarer pi le notti solitarie. Il nostro pianeta non ricever che la luce delle stelle. Essendosi estinto il calore solare, latmosfera sar di una calma assoluta, senza alcun vento che soffi in qualche direzione. I mari, qualora esistessero ancora, si solidificheranno per il freddo; nessuna evaporazione former le nubi, nessuna pioggia cadr pi [] E la Terra, sfera nera, cimitero ghiacciato, continuer a ruotare attorno al Sole nero e a vagare nella notte infinita, insieme a tutto il sistema solare, nellabisso immenso30.

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Camille Flammarion, La fin du monde, cit., pp. 122-123. 13

Il destino della terra quello, un giorno, di assumere quello scenario di desolazione e morte che si mostra agli occhi del viaggiatore del tempo di Wells quando, a bordo della sua fantastica invenzione, giunge in un futuro lontano dove ogni traccia di umanit ormai scomparsa da eoni:
Infine, a pi di trenta milioni danni da oggi, limmensa cupola infuocata del sole era arrivata a nascondere quasi la decima parte dei cieli tenebrosi. Mi fermai ancora una volta [] la spiaggia rossastra sembrava senza vita ed era ricoperta di un leggero strato bianco. Sentii un freddo intenso; di tanto in tanto rari fiocchi bianchi cadevano turbinando. Verso nord-est vedevo il riverbero della neve sotto le stelle che brillavano in un cielo color sabbia e le creste ondulate delle collinette bianco-rosato. Le rive del mare erano bordate di ghiaccio, ed enormi massi di ghiaccio galleggiavano pi lontano, ma quasi tutta la distesa del mare salato, color sangue sotto leterno tramonto, non era ancora gelata31.

Nel 1896 usc Le Cataclysme di Rosny, dove la causa di gravi sconvolgimenti era individuata in una misteriosa forza elettromagnetica proveniente dallo spazio32. In quello stesso anno, il sociologo Gabriel Tarde pubblic sulla Revue Internationale de Sociologie un racconto ambientato nel XXV secolo, nel quale, rifacendosi alle teorie di Kelvin, si immaginava la fine del pianeta per effetto di una anemia solare, cio un progressivo raffreddamento del Sole33. In taluni casi, questa ipotesi si fuse con lidea di una progressiva decadenza, fisica oltre che morale, del mondo. In un suo romanzo pubblicato nel 1912, William Hope Hodgson si spinse in un avvenire lontano miliardi di anni e descrisse un pianeta Terra morto, immerso nelle tenebre dopo lo spegnimento del sole. In questo desolante scenario egli immagina una umanit amorfa e terrorizzata, costretta a vivere allinterno di

Herbert George Wells, La macchina del tempo, cit., pp. 61-62. Joseph-Henri Rosny An [Joseph-Henri Honor Boex], Il cataclisma (1896), in Nova SF, 9, 1987. 33 Gabriel Tarde, Fragment dHistoire Future, Paris, Giard & Brire 1896. Lo scritto di Tarde tuttavia pi incentrato sulla descrizione dellet delloro che precede lApocalisse che sulla descrizione di questultima. Su questi aspetti cfr. Claudio De Boni, Scienza e utopia in Francia dopo Comte, in Patologie della politica. Crisi e critica della democrazia tra Otto e Novecento, a cura di Maria Donzelli e Regina Pozzi, Roma, Donzelli 2003, pp. 261-263. 14
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una enorme piramide assediata da forze demoniache e misteriose che popolano il buio circostante34. La morte del sole era dunque una eventualit terribile, anche se talmente remota da non risultare neppure angosciante. La fine della civilt poteva invece giungere in modo pi repentino e in epoche assai meno lontane nel futuro. Sul finire dellOttocento, grazie al moltiplicarsi dei ritrovamenti fossili dei grandi sauri, paleontologi ed evoluzionisti furono indotti ad ipotizzare che lestinzione di questi giganteschi abitatori della preistoria potesse essere stata provocata da un evento catastrofico tanto improvviso quanto violento: limpatto con un asteroide. Nel gennaio del 1874 il New York World fece circolare la notizia, secondo la quale alcune osservazioni astronomiche avevano individuato delle profonde fratture sulla crosta lunare. Cera dunque il pericolo che la Luna si spezzasse in pi frammenti e che questi precipitassero, come degli enormi meteoriti, sulla Terra, seminando morte e distruzione. Traendo spunto da questa beffa clamorosa, Mark Twain si divert ad immaginare di poter affittare in societ con il signor Barnum (il noto impresario del Circo omonimo dove si esponeva ogni meraviglia e stranezza della natura) una cometa ed utilizzarla come strumento di intrattenimento per quei volenterosi turisti dello spazio che intendessero volare sopra di essa per visitare stelle, pianeti, meteore e altre meraviglie35. Ma la fine dei grandi sauri poteva essere stata provocata proprio da una cometa. Sin dallalba dei tempi, il passaggio di questi oggetti era considerato una circostanza funesta o comunque foriera di eventi di portata straordinaria. Nonostante la si esorcizzasse attraverso lumorismo, come nella storia di Mark Twain, questa paura restava assai viva e si ripresent quando questi corpi celesti furono visibili dallemisfero nord: nel 1858, in
34 William Hope Hodgson, The Night Land, Maryland, Wildside Press 2001 [1a ed. 1912]. 35 Mark Twain [Samuel Langhorne Clemens], A Curious Pleasure Excursion, in New York Herald Tribune, July, 6th 1874, in David Ketterer (ed.), The Science Fiction of Mark Twain, Hamden Conn., Archon Books 1984. Mark Twain, nacque nel 1835, proprio nellanno del passaggio della cometa di Halley. Con il suo consueto senso dellumorismo, ebbe a dichiarare in pi di unoccasione che sarebbe morto quando la cometa fosse ripassata dalla Terra. Non si sbagliava. Mor infatti nel 1910, quando, puntualmente, la cometa di Halley torn ad incrociare i cieli del nostro pianeta. 15

occasione del passaggio della cometa di Donati (la pi luminosa di tutto lOttocento), nel 1858, e poi nel 1861 e nel 1882. Nel suo gi citato romanzo di anticipazione sulla fine del mondo, Flammarion incentra buona parte della narrazione proprio su una minaccia proveniente dallo spazio. Nonostante il suo enorme livello di sviluppo, la societ futura ipotizzata da Flammarion accoglie con progressivo sgomento la notizia di un imminente impatto con una cometa, previsto (n non poteva essere diversamente, per uno scrittore francese) per il 14 luglio. Sebbene di fantasia, la storia di Flammarion ricorre a dati, notizie ed informazioni reali, tratte dagli scritti di Newton, Halley, Maupertuis, Lalande, Laplace, Arago e da tutti i pi eminenti studiosi contemporanei, contribuendo a fornire alla narrazione un taglio verosimile e, dunque, pi coinvolgente per il lettore. In un crescendo di tensione, egli descrive, per bocca di uno dei tanti esperti chiamati a trovare delle soluzioni alla tremenda minaccia, le conseguenze dellimpatto del corpo celeste con la Terra:
La fine del mondo arriver attraverso lincendio dellatmosfera. In circa sette ore, o forse in un periodo pi lungo, poich la resistenza della cometa non pu essere nulla, ci sar la trasformazione del movimento in calore. Idrogeno ed ossigeno bruceranno combinandosi con il carbonio della cometa. Laria raggiunger la temperatura di oltre un centinaio di gradi; i boschi, i giardini, le piante, le foreste, le case, gli edifici, le citt ed i villaggi, tutto verr rapidamente consumato. Il mare, i laghi, i fiumi bolliranno. Gli uomini e gli animali, investiti da questo alito infuocato, moriranno asfissiati prima ancora di essere bruciati, poich i polmoni non respireranno che fuoco. Subito dopo i cadaveri saranno carbonizzati, inceneriti e, nellimmenso incendio celeste solo lAngelo incombustibile dellApocalisse far udire, attraverso il suono straziante della sua tromba, lantico canto funebre che si spander lentamente dal cielo come una campana a morto36.

Facendo leva sulla paura associata al passaggio delle comete Flammarion descrisse langoscia degli abitanti della Terra di fronte a questo evento:
Gi molte notti erano trascorse insonni, poich il terrore dellignoto aveva tenuto tutti desti. Nessuno aveva osato dormire: sembrava che si sarebbe
36 Camille Flammarion, La fin du monde, cit., pp. 70-71. Nel 1931, Abel Gance, autore del classico del cinema muto sulla figura di Napoleone, adatt il testo di Flammarion per la sceneggiatura di quello che sarebbe stato il primo film sonoro della storia del cinema francese. 16

potuto dormire lultimo sonno e non conoscere pi lincanto del risveglio. I volti erano di un pallore livido, le orbite incavate, i capelli incolti, gli occhi stralunati, i denti lividi, marcati dai segni della pi terribile angoscia che avesse mai pesato sui destini umani. A Parigi, a Londra, a Roma, a Berlino, a San Pietroburgo, in tutte le capitali, in tutte le citt, in tutti i villaggi, la popolazione agitata errava per le strade, come corrono sperdute le formiche attorno ai loro formicai distrutti. Gli affari di ogni giorno erano trascurati, abbandonati, dimenticati; i progetti annientati. Non si teneva pi a niente: n alla propri casa, n ai propri parenti, n alla propria vita. Era una depressione morale assoluta, pi completa ancora di quella prodotta dal mal di mare. Le chiese cattoliche, quelle protestanti, le sinagoghe, le cappelle greche e ortodosse, le moschee, le cupole cinesi buddiste, i santuari degli evocatori spiritici, le sale di studio dei gruppi teosofici, occultistici, psicosofici e antroposofici, le navate della nuova religione gallicana, tutti i pi diversi luoghi di riunione di culto nei quali ancora si divideva lumanit erano invasi dai fedeli37.

Lepilogo immaginato del romanzo per a sorpresa: il bolide celeste attraversa infatti latmosfera senza produrre gravi danni. Semmai, sottolinea lautore, un numero straordinario di vittime (150.000) causato da un nemico ben pi insidioso: la Paura38. La minaccia di una collisione cosmica tra il pianeta terra e un oggetti proveniente dallo spazio fu al centro anche di un racconto breve pubblicato da Griffith nel 1897. In The Great Crellin Comet, secondo un consolidato clich narrativo, la scienza e la tecnica si mobilitano per scongiurare limpatto proprio con una cometa e, quindi, evitare che lumanit si estingua come era avvenuto milioni di anni prima ai dinosauri39. Un affresco inquietante del mondo dopo lApocalisse, visto dagli occhi dellultimo uomo rimasto sulla terra invece contenuto nel romanzo di Matthew Shiel La nube purpurea, pubblicato per la prima volta nel 190140. Pi che sulle scene di distruzione, il
Ibidem, pp. 205-206. Ibidem, p. 226. 39 George Griffith, The Great Crellin Comet, in Peaesons Weekly, Christmas 1897. Nel racconto, Griffith invent, per accentuare il pathos della narrazione il countdown, in conto alla rovescia prima di un lancio spaziale, anticipando, senza volerlo, quanto sarebbe effettivamente accaduto molti anni pi tardi. Questo stesso scritto costitu il punto di partenza per il gi citato romanzo The World Peril of 1910, pubblicato allinizio del Novecento. 40 Matthew Phipps Shiel, La nube purpurea, Milano, Adelphi 1991 [1a ed. 1901]. 17
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racconto gioca sullatmosfera inquietante e visionaria di desolazione, vuoto e morte provocata dagli effetti di una gigantesca nube di gas velenosi. Le uniche descrizioni di questo evento sono indirette, attraverso la lettura a disastro avvenuto di alcune copie di giornale abbandonate in strada. appena linizio di un dramma che scatener il panico in tutto il pianeta, trasformando gli ultimi istanti del mondo civilizzato in una sorta di girone dantesco:
Non c pi posto ormai per altre navi nel porto di New York, e se qui, tra noi, gli uomini muoiono a centinaia di migliaia per le privazioni, oltreoceano, in altri continenti, essi periscono a milioni: dove i ricchi sono alle strette, possono vivere gli indigenti? Ormai 850 milioni, dei 1500 milioni di uomini che compongono la nostra razza, sono deceduti e gli imperi delle civilt sono crollati, come castelli di sabbia, in un ammasso di anarchie. Migliaia di morti insepolti, come ad anticipare laltra condanna, pi lenta e sicura, che si avvicina fumante, e incalza e arriva e non si stanca, cospargono le strade di Londra e di Manchester; i capi del Paese sono fuggiti; il marito accoltella la moglie per un tozzo di pane; i campi sono abbandonati; le folle fanno gazzarra nelle nostre chiese, universit, palazzi, banche, ospedali; ci informano che la notte scorsa, a tarda ora, tre reggimenti territoriali, i Fucilieri di Munster, e i reggimenti di Lothian ed East Lancashire, disordinatamente si sono disciolti e dispersi, due ufficiali sono rimasti uccisi; la malattia, come sappiamo, finalmente regna; in diverse citt la polizia sembra sia scomparsa, e scomparsa dappertutto ogni traccia di decenza; sembra che lordine di liberare tutti i carcerati abbia avuto nei vari circondari, conseguenze mostruose; si direbbe che in soli tre mesi lInferno abbia conquistato questo pianeta, sguinzagliandovi lOrrore come un lupo, e la Disperazione, come un cielo disastroso, perch lo divorino e lo distruggano. Ascoltaci, dunque, o Signore, e perdona la nostra iniquit! O Signore, ti supplichiamo: abbassa su di noi il Tuo sguardo, o Signore, e risparmiaci!41

Labula e il senso di impotenza che pervade il mondo di Flammarion in attesa dellimpatto con la cometa nellimmaginario di Shiel diventa anarchia, disordine, disperato e cieco furore. Dopo che il dramma si compiuto, lunico sopravvissuto, Adam (nomen omen) Jeffson vaga per Londra, fino a poco prima simbolo del progresso e della modernit, affollata, caotica e in perenne rombante movimento, adesso fattasi orribilmente silenziosa:
Uscii dalla stazione: i miei orecchi, ne testimone il cielo, si aspettavano ancora il solito rumore cittadino [] fui sopraffatto da un nuovo terrore e mi
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Ibidem, pp. 112-113.

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smarrii in una disperazione ancor pi sconfinata, quando invece di lampioni e di ruote in movimento, vidi davanti a me la lunga strada che conoscevo bene, immersa in un mutismo lugubre, come fossi in un una Babilonia secolare invasa dallerba; quando invece della consueta confusione, non udii che un silenzio sconvolgente, un silenzio che si innalzava al cielo, fino ad altezze finora mai sentite, per congiungersi lass al silenzio di quelle luci di eternit 42.

Il passaggio della nube venefica ha trasformato il centro di Londra come una sorta di nuova Pompei a cielo aperto, ed in questo scenario che si muove il protagonista:
Presi Farringdon Street, e arrivato a Piccadilly Circus, dove quattro strade si incontrano, scorsi a perdita docchio quattro campi di cadaveri, cadaveri vestiti come da uno straccivendolo in ogni sfumatura dello stinto; o vestiti a met, o del tutto svestiti, alle volte persino ammucchiati gli uni sugli altri, come avevo gi osservato a Reading; ma qui il loro aspetto scheletrico era pi appariscente: vedevo le spalle gonfie, le ossa dellanca sporgenti, i ventri svuotati e gli arti rigidamente ossuti come di uomini morti di fame; linsieme preservava unaria bizzarra di un macabro campo di battaglia di marionette cadute; e mescolati alle salme, una moltitudine di veicoli di ogni genere43.

Questo scenario di morte prelude per ad una nuova ed inaspettata rinascita. Dopo un lungo peregrinare per il pianeta, Adam, che alterna angoscia e disperazione ad una sorta di folla distruttrice che lo porta ad incendiare e radere al suolo con lesplosivo le pi grandi citt del mondo44, incontrer una giovane miracolosamente scampata allApocalisse. Grazie a lei, di nuovo, si compir il miracolo della rigenerazione e una nuova progenie umana popoler il mondo. Anche se al momento pass praticamente inosservata, la storia ottenendo una crescente fortuna alcuni anni dopo. In ambito letterario, Arthur Conan Doyle e Rosny An utilizzarono questa stessa idea per due loro racconti,

Ibidem, p. 132. Ibidem, p. 141. 44 Incendiare citt afferma il protagonista del romanzo diventato ormai per me un vizio che mi incatena e mi degrada pi di quanto loppio possa incatenare e degradare il fumatore: il mio bisogno, la mia acquavite, il mio baccanale, il mio peccato segreto. Ho bruciato Calcutta, Pechino e San Francisco [] ho bruciato e bruciato trecento citt e province. Come il Leviatano che gioca nel mare, cos ho gozzovigliato sulla terra (Ibidem, p. 209). 19
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peraltro tragicamente anticipatori delluso di gas venefici durante la Grande Guerra45. Limpatto di un corpo celeste con la terra, anche levento da cui si dipana il filo narrativo del romanzo di Wells del 1906, Nei giorni della cometa. In questo caso, tuttavia, lanalisi di Wells prevalentemente incentrata sui temi del progresso tecnologicoscientifico e sul nodo del superamento del capitalismo a vantaggio dellumanitarismo socialista. La cometa, in questo contesto, resta a lungo sullo sfondo, quasi in secondo piano, per un occidente ripiegato sui suoi problemi sociali interni e su eventi internazionali futili, ma ritenuti talmente importanti da scatenare la guerra:
La cometa era passata in seconda linea. Larticolo cominciava cos: Illustri scienziati dicono che la cometa urter la terra. Che cosa importa?soggiungevano46.

La guerra e la minaccia spaziale, come i messaggeri che annunciano lApocalisse, cavalcano fianco a fianco sul pianeta in uno spettacolare crescendo di orrore:
- Guardate! esclam uno accennando il cielo. Sollevai gli occhi anchio e guardai. Il cielo era solcato da luminose strisce verdi. Irradiavano da un punto posto a met fra la parte occidentale dellorizzonte e lo zenit, e dallinterno delle splendenti nubi della cometa era iniziato un movimento come di corrente, che sembrava lanciarle verso ovest e poi indietro verso est, con uno scoppiettio, come se nel cielo si sparassero da ogni parte colpi di rivoltella. Mi sembrava che la cometa venisse in mio aiuto,

Arthur Conan Doyle, La nube avvelenata, Roma, Newton Compton 1994 [1a ed. 1913] e Joseph-Henri Rosny An [Joseph-Henri Honor Boex], La force mystrieuse, Paris, Plon 1914. Le atmosfere da Alba del giorno dopo contenute nella Nube purpurea non potevano inoltre non influenzare il mondo del cinema. Non infatti difficile riscontrare gli echi di queste atmosfere angoscianti in molte pellicole del genere catastrofico-horror, a cominciare dalla Notte dei morti viventi (Night of the Living Dead) di George A. Romero (non a caso apparsa sugli schermi nel 1968, in occasione di una delle varie riscoperte del libro di Shiel da parte del grande pubblico) fino a 28 giorni dopo, pellicola del 2002 del regista Danny Boyle (dove ritorna una Londra spettrale, completamente svuotata da una misteriosa epidemia) o del genere apocalittico, ambientato in un futuro post atomico, della fine degli anni Ottanta. 46 Herbert George Wells, Nei giorni della cometa, cit., p. 84. 20
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calando con quelle migliaia di rivoltelle come un sipario per parare quellinsensato combattimento in mare47.

Lo sconvolgimento prodotto dalla cometa non produce tuttavia la tanto temuta Apocalisse ma il suo esatto opposto. I vapori verdi portati dal corpo celeste nellatmosfera determinano una straordinaria trasformazione dalla quale nasce una nuova era: Cominciamo di nuovo! la frase che prelude ad una nuova et delloro in cui regna la pace e la fratellanza universale. Nel 1910, in occasione del nuovo passaggio della cometa di Halley vicino allorbita terrestre, questa nutrita letteratura fantastico-apocalittica, che trov larga diffusione anche tra i ceti popolari, unitamente ai toni allarmistici usati dalla stampa, cre quel particolare clima emotivo che favor lesplosione di numerosi casi di panico collettivo. Appena due anni prima, nei pressi del fiume siberiano Tunguska, era stata udita (e registrata persino dai sismografi di mezzo mondo) una violentissima esplosione. Milioni di alberi erano stati abbattuti ad opera di un meteorite, verosimilmente esploso in aria dopo essere entrato nellatmosfera48. Levento fu accolto con curiosit e qualche timore ma fu presto dimenticato. Nel settembre del 1909, lastronomo tedesco Max Wolf annunci che la cometa di Halley si stava nuovamente avvicinando alla Terra. Man mano che i calcoli si facevano pi precisi, emerse che la coda del corpo celeste sarebbe probabilmente passata vicinissima al nostro pianeta. Lannuncio che tale evento sarebbe avvenuto nel maggio 1910, cre un clima di attesa crescente che, per effetto di notizie esagerate ed allarmistiche, gener anche episodi di panico tra la popolazione. Il 17 gennaio 1910, larrivo della cometa di Halley fu preceduto dalla Grande cometa, un altro oggetto celeste, estremamente brillante e ben visibile ad occhio nudo, che fu accolto con curiosit ma anche con una certa apprensione. In febbraio, la stampa diffuse la notizia che la coda della cometa che verosimilmente avrebbe incrociato lorbita terrestre conteneva gas velenosi. La fine del mondo stava
Ibidem, pp. 125-126. Lesplosione, di una potenza che stata calcolata superiore di dieci volte alla bomba di Hiroshima, avvenne in una zona disabitata e difficilmente accessibile. Fu infatti solo allinizio degli anni Venti che vennero approntate le prime spedizioni scientifiche per indagare sul misterioso evento. 21
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arrivando? Nonostante le rassicurazioni da parte di scienziati ed astronomi, la tensione crebbe esponenzialmente. In tutto il mondo, lattesa si trasform ben presto in ansia e lansia in paura. Il 20 aprile, la notizia che la cometa stava per essere visibile ad occhio nudo provoc un boom di vendite di telescopi nella citt di New York. Tre giorni dopo cominciarono ad essere segnalati i primi episodi di isteria collettiva. Il 6 maggio, lannuncio della morte di re Edoardo VII dInghilterra fu da alcuni interpretato come gi era avvenuto in et medievale come un segno divino dellimminente Giudizio universale. Il 16 maggio, due giorni prima che la Terra attraversasse la coda della cometa, gli scienziati ribadirono che non cera motivo di temere alcunch: fu tutto inutile, poich tutti gli appelli sembrarono cadere nel vuoto. Tutti aspettavano la cometa. Nel preciso momento del passaggio, tra il 18 e il 19 maggio, la paura raggiunse il massimo. Molti decisero di assistere allevento scrutando il cielo, altri si raccolsero in preghiera aspettando lApocalisse e chiedendo perdono dei loro peccati, altri si abbandonarono per lultima volta ai piaceri della carne. Non mancarono coloro che, in un momento di disperata solitudine, scelsero addirittura di suicidarsi. I delitti e le violenze aumentarono. La cometa di Halley pass vicina alla Terra senza provocare nulla di tutto ci che si era temuto nei mesi precedenti. Il mondo, che fino al giorno prima aveva trattenuto il fiato in attesa di un evento catastrofico, torn alla normalit e, ben presto, la cometa divenne un semplice ricordo, talvolta persino indistinto49. Anche se le visioni dellApocalisse tendevano sempre pi ad assumere un carattere laico-scientifico, non mancarono neppure quelle frutto di una riflessione di carattere religioso. In effetti, nel corso dellOttocento, le grandi religioni non avevano affatto abbandonato il ricorso a toni millenaristici. Anzi, molte volte si era ricorso al tema della fine del mondo e del Giudizio universale proprio come memento della caducit dellesistenza umana, come richiamo a non seguire la strada del materialismo che pareva
Come dimostrarono le rievocazioni avvenute sulla stampa in occasione del nuovo passaggio della Cometa di Halley, avvenuto nel 1986, molti di coloro che avevano assistito agli eventi del 1910 confondevano la cometa apparsa in gennaio, pi luminosa e meglio visibile, con quella di Halley, transitata in maggio. Nello stesso errore incorse anche Giovanni Pascoli, che nel gennaio 1910, quindi in concomitanza con il manifestarsi della Grande cometa compose la sua ode Alla Cometa di Halley. 22
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sempre pi caratterizzare lesistenza moderna. Nel corso delle epidemi che colpirono lOccidente nel corso dellOttocento, ad esempio, la Chiesa cattolica si richiam sistematicamente allinterpretazione del morbo come manifestazione della collera divina di fronte allateismo dilagante, alla dissolutezza dei costumi e, in generale, allallontanamento della popolazione dal rispetto e dalle tradizioni cristiane. I richiami alla preghiera, allastinenza e alla preparazione spirituale in vista della fine furono accolti in modo differente a seconda del contesto sociale: nella campagne riemerse, sia pure celata sotto unapparente devozione, laspetto pi pagano e superstizioso della religiosit, mentre nei centri urbani si moltiplicarono le grandi cerimonie, spesso collettive, di devozione e di preghiera. Oltre al culto dei santi, si and particolarmente rafforzando il culto mariano, tornato a radicarsi nella societ dopo il parziale declino verificatosi durante lepoca dei Lumi50. I richiami, in chiave mistico-religiosa ad una imminente fine del mondo, giunsero da parte di sette e gruppi religiosi che, soprattutto negli Stati Uniti, si costituirono nel corso dellOttocento. Allinizio degli anni Trenta, William Miller, che da una lettura biblica aveva ricavato la convinzione che Cristo sarebbe tornato sulla terra tra il 1843 e il 1844, dette vita a un movimento che ottenne rapidamente un nutrito seguito. Dal movimento Millerita, scioltosi nel 1844 dopo il fallimento della predizione del suo fondatore, nacquero gli Avventisti sabatisti, che nel 1863 fondarono la Chiesa cristiana avventista del settimo giorno. Nel 1872, a Pittsburgh, si costituirono i Russelliti. Anche per loro, la fine dei tempi, fissata per il 1914, costituiva un elemento centrale della dottrina. A differenza di quanto era avvenuto per i Milleriti, per, per i Russelliti che nel 1931 modificarono il loro nome in Testimoni di Geova, scattarono i meccanismi di quella che la sociologia delle religioni chiama la sindrome di Festinger: il fallimento della profezia non port alla fine del movimento ma lo rafforz51. Il 1914, lanno dello scoppio della prima guerra mondiale, anche se non era lApocalisse, la Chiesa russellita lo consider comunque un evento di straordinaria portata epocale (e
50 Sugli aspetti di devozione religiosa durante lepidemia di colera in Italia cfr. Eugenia Tognotti, Il mostro asiatico, cit., pp. 112-125. 51 Leon Festinger, Henry W. Riecken, Stanley Schachter, When Prophecy Fails, Minneaopolis, University of Minnesota Press 1956. 23

in parte lo era). Esso venne cos interpretato come linizio degli ultimi giorni, un periodo indefinito a seguito del quale iniziava una fase nuova, che si sarebbe presto conclusa con il Giudizio Universale. Man mano che il passaggio del secolo si andava avvicinando si moltiplicarono le profezie e i segni che indicavano la fine del mondo. Ovunque compariva lAnticristo: gli anglosassoni lo videro nel Mahdi che strappava Khartoum (e la testa) a Gordon Pasci, i polacchi nello zar, i Russi negli ebrei estensori dei Protocolli dei Savi di Sion52. Nel 1900, Vladimir Solovv, scrisse I tre dialoghi e il racconto dellAnticristo53. Nel racconto di Solovv, lAnticristo un asceta e un filantropo che opera ed agisce sulla base di principi universali. LAnticristo, liniziatore dellApocalisse non ha affatto le sembianze e latteggiamento del demonio. Egli, per usare un lessico attuale, descritto come un pacifista, un ecologista, perfino un ecumenista. Proprio grazie a queste sue qualit viene eletto presidente degli Stati Uniti dEuropa, acclamato imperatore a Roma e finisce con limpadronirsi del mondo intero, fino ad assumere il controllo della stessa Chiesa. In questa sua visione, Solovv (cristiano ortodosso) intendeva attaccare il nuovo cristianesimo di Tolstoj e il cristianesimo macchiato da venature laiche tipico della modernit, in nome di un rispetto della Chiesa e delle sue decisioni. Quello contenuto nella Breve storia dellAnticristo un dunque millenarismo antimodernista che punta essenzialmente a ribadire lobbedienza ai dettami dei vertici ecclesiali. Il moltiplicarsi della letteratura catastrofico-apocalittica, listeria collettiva coincisa con il passaggio della cometa di Halley, il senso di angoscioso millenarismo alimentato dalla religione confermava il paradosso di una societ come quella di inizio secolo, ancora combattuta tra sentimento e ragione, affascinata dal progresso e dalla conoscenza ma nel contempo, forse proprio per
Cfr. Lucian Boia, La fin du monde, cit., pp. 141-146. Lo scritto di Solovv tornato al centro del dibattito non solo filosofico e teologico in Lammonimento profetico di Vladimir S. Solovev, meditazione dell'arcivescovo emerito di Bologna, cardinale Giacomo Biffi, tenuta il 27 febbraio 2007 durante gli esercizi spirituali quaresimali alla Curia romana e a papa Benedetto XVI e pubblicata sul quotidiano "Il Foglio" del 15 marzo 2007. Su questi aspetti cfr. Giacomo Biffi, Le cose di lass. Esercizi spirituali con Benedetto XVI, Siena, Edizioni Cantagalli 2007. 24
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questo, timorosa del suo futuro perch sempre pi cosciente della naturale fragilit e caducit della condizione umana di fronte allavanzare delluomo-massa. Il senso di degenerazione, di crisi della civilt, che sembrava pervadere la societ occidentale allinizio del nuovo secolo e che si sarebbe compiutamente manifestato dopo la Grande Guerra54 fu colto con anticipo dalla sensibilit artistica di molti autori, in letteratura come nelle arti figurative55. Linvasione di animali selvaggi e di insetti, la disgregazione delle abitazioni e delle bizzarre suppellettili che compongono il Regno del Sogno, la decomposizione dei cibi, cui seguiranno le grottesche scene orgiastiche cui si abbandoner la popolazione e fino al folle dilagare delle folla omicida e della rivoluzione, rappresentano il momento culminante del romanzo fantastico Laltra parte. La visionaria ed allegorica danza macabra che Kubin descrive una sorta di ultimo folle baccanale cui si abbandona una umanit il cui destino ormai segnato:
Dallaltura del quartiere francese fluiva lentamente, come un torrente di lava, una massa di sporcizia, di rifiuti, di sangue coagulato, di interiora, di cadaveri e di carogne. In questamalgama iridato di tutti i colori della decomposizione, arrancavano qua e l gli ultimi abitanti del Sogno. Ormai riuscivano solo a balbettare: non erano pi in grado di farsi capire, avevano perduto la facolt di parlare. Erano quasi tutti nudi, gli uomini pi robusti, spingevano le fragili donne nel flusso del putridume, in cui si spendevano le ultime forze per strangolarsi e mordersi a vicenda fino allultimo sangue. Dai vani delle finestre pendevano rigidi i corpi di spettatori esanimi, i cui sguardi spenti riflettevano quel regno della morte. Braccia e gambe contorte, dita aperte e rigide, e pugni serrati, ventri gonfi di animali, crani di cavalli con la lingua tumefatta e bluastra protesa fra i lunghi denti gialli, cos si faceva inarrestabile, la falange dello sfacelo56.

Persino il movimento futurista, che invece proprio nella rivoluzione del progresso intravedeva un fattore di mutamento positivo, forn una propria visione dellApocalisse, che a questo punto era interpretata proprio nel suo significato pi vero, ossia di
54 Cfr. Romolo Runcini, Apocalisse e crisi della civilt, in La Ricerca Folklorica, No. 13, Ernesto De Martino. La ricerca e i suoi percorsi, (Apr., 1986), pp. 77-80. 55 Cfr. Jolanda Nigro Covre, Il tema dellApocalisse nella pittura in Europa alle soglie della prima guerra mondiale, cit. 56 Alfred Kubin, Laltra parte, cit., p. 294. 25

distruzione e rigenerazione. Vincenzo Fani Ciotti, in arte Volt, forn una sua interpretazione di questo tema nel romanzo futurfascista La fine del mondo. La catastrofe incombente sullintea umanit del 2247 frutto di una serie di concause tali da rendere inabitabile il pianeta:
Gli ultimi sommovimenti tellurici avevano grandemente impressionato la coscienza popolare. Particolarmente terribile era stato il maremoto del 2235. In una sola notte lAtlantico aveva sommerso lintiera penisola Iberica ed allagato poi gran parte del Sahara, trasformando il Marocco in unisola.Unisola grande come un continente lAntica Atlantide? era apparsa poco ad ovest del gruppo delle Canarie, risommergendosi una settimana dopo con la missione archeologica che si era recata col per procedere a degli scavi. Pi grave ancora era il fenomeno della cosiddetta corruzione dellatmosfera terrestre. Vaste zone irrespirabili si erano formate nel Tibet, nel Cile, nellAfrica Orientale ed in genere nelle prossimit delle regioni vulcaniche. Per centinaia di chilometri quadrati, la terra diveniva inabitabile. Ci era dovuto ad esalazioni di gas sotterranei. La vegetazione ingialliva, gli animali morivano a schiere. Gli uomini avevano appena il tempo di emigrare trasportando seco le loro masserizie. Coloro che si attardavano troppo restavano afflitti per tutta la vita da malattie strane ed incurabili. Infine, le risorse organiche e la fertilit del pianeta terrestre sembravano prossime ad esaurirsi rapidamente57.

Parafrasando il credo futurista, questa catastrofe planetaria si rivela una sorta di igiene del mondo elevata allennesima potenza: la parte migliore della razza umana trova infatti nello spazio e nella conquista di Giove il suo futuro, scampando quindi allestinzione e fecondando le stelle con il suo rosso seme. Tuttavia, per il pianeta Terra e per la maggioranza dei suoi abitanti compreso il Pontefice la fine tuttavia inevitabile:
Attendevano, forse lalba. Papa Silvestro, prostrato su la spiaggia, pregava. Sopra il suo capo i cieli impallidivano lentamente. Una brezza gelida spazzolava ora le erbe ingemmate dalla brina. Qua e l, per le erbe e i cespugli, guizzavano i primi fremiti di una vita che si ridesta. Dalle cripte sotterranee suonarono campanelle gracili e freddolose. I fedeli incappucciati uscivano dai loro antri, avviandosi in lunghe file, nello scialbora antelucano. Le stelle si spegnevano ad una ad una nel cielo di perla. Il mare trascolorava tutto, palpitando, come sotto una invisibile carezza. A oriente, al
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Volt [Vincenzo Fani Ciotti], La fine del mondo, cit., pp. 29-30. 26

dentatura nera dellAppennino mordeva in una bianchezza di latte. Poi, una dopo laltra, le vette coperte di neve si arroventarono. Uccellini nascosti tra i cespugli cinguettarono una loro piccola orazione in onore al Sole, che rinasce ogni giorno. E allora, dalla pi alta cima dei monti, il Sole scoppi58.

Sempre pi conscio che il definitivo passaggio dal vecchio al nuovo si stesse definitivamente realizzando, lOccidente si interrogava sul suo futuro. La fine di un mondo ha scritto Ernesto De Martino nelle sue note attorno al tema delle apocalissi culturali nellordine della storia culturale umana: la fine del mondo, in quanto esperienza attuale del finire di qualsiasi mondo possibile, che costituisce il rischio radicale59. Il mondo non stava finendo. Pi semplicemente era in procinto di sparire unepoca.

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Ibidem, p. 139. Ernesto De Martino, La fine del mondo, cit., p. 630. 27

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