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EVOLA POLITICO

di Piero Di Vona

Riteniamo necessario pi di ogni altra cosa nell'intraprendere a discorrere dell'Evola politico, giungere a parlare della politica religiosa da lui proposta, secondo il detto antico: "Primum in intentione est ultimum in exsecutione". Bisogna cominciare da "Imperialismo Pagano", il libro giovanile che l'Evola maturo considetr con riserve certo dovute all'ambiente in cui egli viveva. Forse, pi che "Imperialismo Pagano", questo libro avrebbe dovuto chiamarsi "Imperialismo Classico" rifuggendo dal senso dispregiativo da sempre legato alla parola pagano. L'impero, di cui parla Evola, sacro, spirituale, romano e ghibellino. Esso nulla ha da spartire con l'imperialismo coloniale, industriale ed economico delle potenze europee dell'et moderna e contemporanea. Per Evola l'impero un'idea ed un ordine dello Stato e della societ, e non necessariamente legato al possesso di una determinata estensione territoriale. L'impero dev'essere realizzato "in interiore homine", e non essere necessariamente un ordinamento esteriore, come scrisse anche Gunon in "Autorit spirituelle et pouvoir temporel". Con Evola siamo ben lontani da quella idea della politica attribuita dagli storici a Machiavelli, che la vede come autonoma ed indipendente da altre discipline, compresa la morale. Al contrario, la politica per Evola dipende strettamente dalle sue idee sapienziali, misteriosofiche o esoteriche, comunque si voglia chiamarle, contrariamente a quel che pensano i suoi interpreti di sinistra del nostro tempo, come Germinario, Cassata e ChianteraStutte. Infatti, tre presupposti dominano tutte le idee politiche di Evola: la concezione delle quattro et del ciclo storico umano, la connessa idea della regressione delle caste, entrambe condivise con Gunon, e poi l'idea che ai primordi il momdo umano sia dominato dalla figura del re sacrale, ed in termini filosofici dell'Individuo assoluto, che ha conseguito l'immortalit, ed perci capace di comunicarla agli uomini a lui soggetti. Evola lo asser nel capitolo IX della prima parte di "Rivolta contro il mondo moderno" del 1951,

per noi fondamentale, anche se fu soppresso dall'autore nelle edizioni del 1969 e del 1998. Non c' nell'Evola filosofo, e nell'Evola tradizionalista nessuno stato della realt che sia superiore all'Individuo assoluto. Semmai questo Individuo che non solo si fatto dio, ma letteralmente fa gli dei. Non accade nella metafisica di Evola, incentrata sul dualismo tra essere e divenire, quello che accade nella metafisica di Gunon. Questi sopra l'essere pone il non essere e lo zero metafisico, e sopra questi due l'infinito e la Possibilit universale, e pi oltre l'inesprimibile. Per Evola l'individuo superiore alla persona perch culmina nell'Individuo assoluto. Questo l'ultimo termine della filosofia e della metafisica di Evola, da lui sempre riaffermato, e mai rinnegato nel terzo periodo tradizionalista della sua vita intellettuale, ma ripreso e svolto in accordo con la sua filosofia della storia ne "Il Cammino del Cinabro" anche nell'edizione del 1972. La dottrina di San Paolo, secondo la quale "non est potestas nisi a Deo", da Evola viene letta riferendola all'Individuo assoluto della sua filosofia. Da quest'ultima concezione proviene l'idea di Evola secondo la quale lo Stato non solo proviene dall'alto, ma deve avere anche il fine di portare verso l'alto. Non c' un termine superiore all'Individuo assoluto nel pensiero di Evola, al quale l'alto, da cui proviene lo Stato, ed al quale lo Stato deve ritornare, possa essere riportato. Il problema di sapere che specie di assoluto sia l'Individuo assoluto di Evola, un diverso problema metafisico, ma esso non concerne la politica. Ma il re sacrale ha il potere di trarre in alto, ed esso, s, attinente alla politica. Tutte le altre idee dello Stato sono per Evola decadenti perch si allontanano in maggiore o minor misura da questo principio fondamentale. Questo il senso del suo ghibellinismo, e del suo essere contrario sia allo Stato laico sia allo Stato clericale. Il ghibellinismo di Evola ha il suo fondamento nell'idea che si debba far riapparire a capo dello Stato, anche nell'et oscura in cui viviamo, una persona dotata di una autorit sacrale, spirituale, e persino iniziatica, che unisca in s l'autorit spirituale ed il potere temporale, e rappresenti in una data comunit umana la figura del re del mondo di cui parlano Ren Gunon e le stesse tradizioni tibetane, come Evola asserisce anche in "Imperialismo Pagano". Questa concezione del ghibellinismo spiega il rifiuto evoliano degli immortali princpi della Rivoluzione francese, che per Evola sono semplicemente una adulterazione di princpi iniziatici, e spiega il suo rifiuto del totalitarismo che per lui stabilisce un potere personale che livella il

popolo verso il basso con l'avvento di un capo bonapartistico. Se vi dev'essere dittatura, questa dev'essere un potere eccezionale e straordinario da riservare a periodi di emergenza e per il tempo limitato previsto dall'antica concezione romana. Nei periodi normali l'autorit suprema dello Stato deve restare dietro le quinte e quasi nascosta, e non gi sempre presente come per Carl Schmitt. L'organicismo di Evola la naturale conseguenza della sua concezione dello Stato e del sacro impero. Se deve esservi gerarchia, questa nel sacro impero dev'essere prima di tutto sacrale, e non gi affidata alla prepotenza di persone venute dal basso. Lo stesso si deve dire delle idee costituzionali di Evola che culminano nella formazione di un ordine e di uno Stato dell'ordine non semplicemente profano, ma fornito di una consacrazione dall'alto. Il fine sempre lo stesso: riportare verso l'alto uno Stato venuto dall'alto. Se nel secondo dopoguerra Evola pot pensare ad una restaurazione fascista, bisogna ben comprenderlo. Egli pensava ad un ritorno ai princpi del mondo della tradizione, o almeno ai princpi politici della grande tradizione europea anteriore alla rivoluzione francese, e non gi al ritorno al fascismo storico, incapace di darsi una Weltanschauung, e ridotto a parodia dell'impero romano. Anche uno storico proveniente dalla Repubblica sociale, come Roberto Vivarelli, ha parlato del fascismo come menzogna per il contrasto in esso tra apparenza e realt. Se non siamo capaci di risalire in alto, allora meritiamo il destino di decadenza e di dissoluzione che ci siamo scelto o abbiamo tollerato. Evola fu un reazionario, come ha detto apertamente all'inizio di "Gli Uomini e le Rovine". Ma il senso di questa reazione nei princpi che abbiamo esposto. Poco si comprenderebbe la reazione voluta da Evola, se si dimenticassero i princpi da cui deriva, e li si scambiassero con gli adattamenti che ne ha fatto Evola stesso ai tempi in cui viviamo, posteriori alle Rivoluzioni del 1789 e del 1848, e poi alle conseguenze della seconda guerra mondiale, ma pur sempre tempi del periodo finale dell'et oscura, e dell'avvento del quinto stato che conclude per Evola la regressione delle caste. Proprio per queste ragioni la politica religiosa proposta da Evola non pu essere dimenticata, e neppure accantonata come una sua debolezza o una sua fisima. Essa, al contrario, insieme preliminare e conclusiva della sua concezione politica perch comanda la scelta dei mezzi ed impone il fine al

quale pervenire. Perci ci si permetta di parlarne brevemente ed a conclusione di questo intervento. Con "Imperialismo Pagano" Evola nel 1928 pot ancora sostenere che il ritorno dell'impero in Italia dovesse comportare necessariamente la riduzione del Cristianesimo ad un culto tollerato. Ma il concordato del 1929 con la scelta guelfa fatta dal fascismo vide il ritorno non dell'impero, ma dello Stato della Chiesa in dimensioni minuscole, ma con autorit spropositata in campo internazionale, come attesta anche al giorno d'oggi il trattamento fatto al suo capo dal presidente degli Stati Uniti, non importa per quali ragioni. Evola, se poteva ancora sperare che le sue idee tradizionaliste potessero ancora trovare ascolto da parte del regime fascista, dovette compiere un adattamento, e nel 1934 sul "Diorama Filosofico" indic nel Cristianesimo l'ultima forma tradizionale appropriata all'et oscura, sebbene non gradisse la prudenza del regime fascista nei confronti della Chiesa cattolica. Prima d'allora, nel periodo che va da "Teoria dell'Individuo assoluto" all'"Uomo come potenza", la forma tradizionale appropriata all'et oscura era rappresentata per lui dai Tantra indiani, e con lui doveva poi concordare anche Mircea Eliade. Ma dopo la seconda guerra mondiale Evola, considerando la via intrapresa dalla Chiesa cattolica, gett la maschera assunta col ritenere il Cristianesimo - lui, da sempre estraneo ad esso - la forma tradizionale ultima dell'et oscura. Eppure, se questa Chiesa si fosse almeno attenuta al Sillabo, egli l'avrebbe ancora seguita. Ma, visto il nuovo corso da questa intrapreso, egli asser con franchezza che la Chiesa doveva essere abbandonata al suo destino. Da studioso della genesi antitradizionale del mondo moderno, Evola si riferiva pur sempre al mondo occidentale, e non ad altre forme della civilt attuale. Al posto del Cattolicesimo egli indicava ai pochi decisi a seguire le idee del pensiero tradizionale l'assunzione di una fede nella trascendenza ed un ritorno ad idee di Gunon. Il modo indeterminato col quale Evola si riferisce in "Orientamenti" e "Cavalcare la tigre" all'evidenza di una realt trascendente e ad una fede nella trascendenza, senza specificare a quale tradizione religiosa riportarsi ed indirizzare chi lo segue, ci spinge ad indicare e ricordare alcune vie che si dipartono da Evola. Alla sua ispirazione risale il Movimento tradizionale romano che persegue il ritorno al culto e ai riti sacrali di Roma antica con la speranza che in avvenire tali culti e riti possano ritornare ad essere pubblici, e non limitarsi al mondo privato. Ricordiamoci che Lawrence per primo, un inglese, preconizz il ritorno di tutti i popoli ai loro culti ancestrali, nel

romanzo "The plumed serpent" del 1926. La data memorabile perch essa vide anche la pubblicazione de "Il Castello" di Kafka, e de "L'angelo della finestra d'occidente" di Meyrink. Il romanzo di Lawrence pu destare in qualcuno qualche sospetto, perch l'Inghilterra fu sempre pronta e molto abile a sfruttare culti e movimenti religiosi per sostenere e rafforzare il suo dominio e la sua influenza politica e culturale sul mondo. In ogni modo il ritorno ai culti ancestrali avviato in Islanda ed in Danimarca. In Italia ed in Grecia solamente auspicato. La situazione dell'Italia rende per noi legittime le aspirazioni del Movimento tradizionale romano. Una seconda via ci sembra che sia stata indicata da Sandro Consolato quando sostiene che la forma iniziatica perseguita da Evola fu il Buddhismo della grande via. Non ci sembra che il Tantrismo possa avere un avvenire in Italia, e nemmeno un rifarsi alla Cabala seguendo una tradizione viva fin dal Rinascimento, poich per poterne sperare una realizzazione effettiva bisogna essere ebreo. Altre forme, come l'alchimia, sono rigorosamente segrete poich gli alchimisti non hanno mai rivelato il procedimento che conduce alla separazione ermetica ed all'opera al bianco, ed il segreto del fuoco dei Saggi. La tradizione seguita da Ren Gunon, diffusa in Francia ed in Italia, e dall'Argentina fino all'Indonesia, potrebbe divenire una religione in fieri, se circostanze imprevedibili la favorissero. Ma ci sembra che in Occidente non sia avviata verso la risorgenza di culti ancestrali, bens a rafforzare certe tendenze esoteriche da taluni attribuite al Cristianesimo. Certo, la via del ritorno ai culti ancestrali sar lunga. difficile e contrastata. Abbiamo segnalato dei germi e delle tendenze di cui ignoriamo se avranno uno sviluppo, e quale potr essere l'eventuale fortuna, anche se in un molto lontano avvenire, che tuttavia silenziosamente si annunzia tra i segni del nostro tempo. PIERO DI VONA NOTA BIBLIOGRAFICA: GIOVANNI DAMIANO, "La filosofia della libert in Julius Evola", Edizioni di Ar, Padova, 1998. JULIUS EVOLA: "Imperialismo Pagano", Edizioni di Ar, Padova, 1996. "Rivolta contro il mondo moderno", Bocca, Milano, 1951, parte I, capitolo 9. "Il Cammino del Cinabro", Scheiwiller, Milano, 1972. "Gli Uomini e le Rovine", Volpe, Roma, 1972.

"Diorama Filosofico", Edizioni del Centro Studi Evoliani, Genova, 1975. "Teoria dell'Individuo Assoluto", Bocca, Torino, 1927. "L'Uomo come Potenza", Edizioni Mediterranee, Roma, 1988. "Orientamenti", Edizioni di Ar, Padova, 2000. "Cavalcare la Tigre", Scheiwiller, Milano, 1971. RENE GUENON: "Autorit spirituelle et pouvoir temporel", Paris, Les ditions Vga",1976. ROBERTO VIVARELLI, "Fascismo e storia d'Italia", Il Mulino, Bologna, 2008, p. 13.

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