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Tutta la
storia, dalle
lontane
origini,
del casato
Rusca
Rusconi
Bologna 2008
Marco Bronzi Rusconi
Tutta la storia,
dalle lontane origini,
del casato
RUSCA
RUSCONI
BOLOGNA 2008
utto ebbe inizio nel Novembre 2007 quando mi cimentai in un
i presentai così:
Alcuni risultati delle mie ricerche saranno via via pubblicati sul blog.
Mi piacerebbe scambiare notizie in merito: potete contattarmi lasciando un
commento in questa pagina”.
.1.
La genealogia è un interesse personale ( ma non sono un esperto!)
ed ho cercato in internet notizie da aggiungere alla
documentazione che già possiedo.
Ho curiosato nel web alla ricerca del maggior numero di
informazioni possibili riguardanti la casata dei
Ruschi- Rusca- Rusconi.
Molte notizie rintracciate le ho “ sacaricate “integralmente,
errori ed inesattezze comprese.
Ad altre informazioni ho aggiunto del mio.
Ho fatto queste ricerche con semplicità e con molta passione.
“ Mingon” = Mingone).
.3.
Questo volume, pubblicato nel 2001, è rintracciabile, con vari
vicine:
B. Archiginnasio di Bologna.
B. Comunale di Budrio.
B. Comunale di Mezzolara.
B. Universitaria di Bologna.
.4.
Altre notizie le ho ricavate
parenti.
.5.
Perché un Così, per mettermi alla prova con
questo moderno strumento di comunicazione.
! " ! !
# $% !
.6.
In seguito ho voluto realizzare questo testo “ artigianale” che
raccogliesse i risultati delle ricerche e potesse essere letto, mi auguro
con gradimento, non solo dai miei familiari ai quali è dedicato, ma
anche dai miei pochi ma affezionati lettori ai quali è destinato.
(alcuni fra loro me lo hanno esplicitamente richiesto).
Nel corso del lavoro di ricerca ho emotivamente rivissuto i
sentimenti dei personaggi incontrati.
Se la lettura del testo procurerà anche nei lettori un poco di
emozione , mi sentirò soddisfatto perché avrò raggiunto un buon
risultato.
La sfida più grande è stata con me stesso dato che mi sono
cimentato nell’uso del computer .
& '''''
(come è precisato nella parte diciottesima ).
.7.
Come ho operato:
La mia indagine è stata fatta utilizzando diversi motori di ricerca.
Inizialmente le parole chiave erano solo Ruschi - Rusca - Rusconi.
Di grande aiuto è
stato :
( '''''
.8.
resentazione
ommiato
2
Parte Prima
2
Rusconi è decisamente lombardo, tracce di questa cognomizzazione le
troviamo nel 1600 con il notaio sondriese Giovanni Antonio Rusconus.
I Rusca erano di origine comasca e furono per lungo tempo signori di Como
Sembra avere, oltre al ceppo lombardo, uno genovese ed uno probabilmente
secondario veneziano.
Questo cognome è oggi molto diffuso in Lombardia e nel Canton Ticino.
3
Cicerone: “De Oratore”
In quest’opera è citato
4
5
Tito Livio: da “Storia di Roma” Tito Livio (Padova, 59 a.C.
– 17 d.c.) è stato uno storico ed autore latino.
6
M. Pinario uccise in battaglia circa duemila di loro. Costretti da questa
sconfitta, i Corsi consegnarono ostaggi e 100.000 libbre di cera.
L'esercito quindi, fu condotto in Sardegna e si combatté con successo contro
gli Iliesi, gente neanche oggi ancora del tutto sottomessa. .
Questi sono gli avvenimenti del 178 a.c.
Siamo, quindi, informati dalle testimonianze letterarie di una vittoria nel
181 a.C. di Marco Pinario Rusca sugli Ilienses, popolazione interna della
Barbagia.
7
Nel governo di Pinario nuovi sintomi ricomparvero di malcontento e di sommossa;
ché divelta del tutto non era quella funesta pianta, onde prendere non potesse novello
rigoglio. Movea questa fiata la sollevazione dalle montagne degli Iliesi, nel capo ai
quali il pensiero dell'indipendenza era confitto più addentro che agli altri popoli della
Sardegna; o perché il sangue troiano inspirasse maggior orgoglio, o perché la vita
asperrima durata pei dirupi li più inaccessi dell'isola maggior incitamento
somministrasse al viver libero. Travagliava in quel tempo i Romani una pestilenza
tale, che non potendo formarsi di cittadini le cerne necessarie per la spedizione la
quale a quell'uopo si preparava, non riuscì neppure di poter arrolare fra i soci del
nome latino ottomila fanti e trecento cavalli, che tanti n'abbisognavano per
quell'impresa. Onde avendo i consoli riferito tanta esser stata la moria, da non poter
ragunare in quel modo un esercito, abilità fu fatta dai padri al pretore Pinario di
ricevere i soldati che mancavangli dal proconsolo Gneo Bebio, il quale svernava con
altre legioni in Pisa [177] .
Il passaggio di Pinario nell'isola con quest'aumento di forza dovette per buona pezza
attutare i rivoltosi, poiché nelle succedute preture di Caio Menio [178 ] e di Caio
Valerio Levino [179 ] nissun cenno fassi di novelle turbolenze. Violente poscia
scoppiarono nel governo del seguente pretore Tito Ebuzio Caro [180] . Inviò egli
lettere al senato per mezzo dello stesso suo figliuolo, nelle quali si riferiva: ai sempre
liberi Iliesi associati essersi i popoli Balari, strascinati dalle mene dei ribelli ad
insorgere anch'essi; la provincia pacifica, che alle armi romane sottostava, invadersi
dalle loro squadre, ed impunemente ciò farsi essendo l'esercito rifinito per le sofferte
fatiche ed in gran parte atterrato dal contagio. Una legazione sarda presentavasi al
tempo istesso ai padri, sponendo i disastri sopportati e supplicando aiuto porgessero
alle città almanco ed ai luoghi abitati; ché i poderi oramai a tale devastazione ridotti
erano da richiedervisi non più difesa ma ristauro. Gravi conosceansi le riferite cose, e
perciò i padri, essendo l'anno al suo termine, ai nuovi magistrati che deliberare ad un
tempo poteano ed agire ogni bisogna rimisero [181] .
8
Notizie storiche dei Rusca Rusconi nel
medioevo.
Queste notizie hanno provenienze diverse, ma sono tutte convergenti.
A volte, volendo rispettare la fedeltà della fonte, si hanno delle ripetizioni.
I Rusca
Erano di origine comasca e furono per lungo tempo signori di Como.
Quando diventarono ricchi e potenti, divennero capi-partito.
I vari rami bellinzonesi diedero:
2 arcipreti,
sei cavalieri aurati,
un sindaco,
capitani al servizio di Francia e di Spagna,
il prefetto del Cantone di Bellinzona,
funzionari in ogni epoca.
9
I Rusca cercheranno di entrare
ancora in città, ma vi riusciranno
solo nel 1277 con la battaglia di
Desio, quando sconfiggeranno i
Vittani; il più celebre di loro, Napo
Torriani, finì appeso in gabbia al
Baradello (Castello), dove morì
dopo diciannove mesi di prigionia.
10
In quell'anno i Rusca presero saldamente il governo cittadino reggendolo
anche dopo la parentesi nel 1408, del dominio visconteo. L'opera di
assoggettamento dei comuni in seguito alla morte di Federico II si arrestò; si
aprì invece una fase d’interregno e la già delineatasi crisi istituzionale dei
comuni venne ad accentuarsi fino all'avvento della signoria.
Anche i Vittani come i Rusca furono per parecchi anni signori di Como; essi
capitanavano la fazione cittadina dei guelfi ovvero sostenevano il potere del
papa. I Vittani si allearono con la famiglia Della Torre anche loro signori di
Milano; la famiglia rivale dei Della Torre era quella dei Visconti che, infatti,
parteggiavano con i Rusca, rivale dei Vittani. I Vittani dopo il 1406 non
rientrarono più a Como, ma riuscirono a tenere per loro vaste zone del
contado.
Nel 1413 i Rusca con il conte Loterio furono gli ultimi signori di Como.
11
Apparentamento con i Visconti
Enrica visconti.
12
L'età dei comuni e delle signorie
Quando iniziò nel XII secolo l'epoca comunale, Mendrisio gravitò soprattutto
nell'orbita di Como, ed ebbe a subire le conseguenze delle lotte che
contrassegnarono la storia dei grandi comuni. Benché piccolo, il Borgo aveva
infatti tre castelli e dunque costituiva un avamposto difensivo importante.
Como e Milano se lo contesero subito e la popolazione ebbe a soffrirne, specie
nel 1242, quando i Milanesi saccheggiarono il paese, che fu poi incorporato,
insieme a tutto il Sottoceneri, nello stato di Milano, divenuto granducato nel
1395 e governato dalla potente famiglia dei Visconti.
Il granducato fu travagliato dalle lotte che opposero i Visconti ai loro rivali
Rusca.
Le due potenti famiglie raggiunsero un compromesso nel 1416: Loterio
Rusca rinunciò al governo di Como, che passò ai Visconti, ricevendo in
cambio una contea creata appositamente per lui e detta Val Luano, che
comprendeva l'attuale Sottoceneri.
Nel 1433, per limitare il potere dei Rusca, il duca di Milano Filippo Maria
Visconti affidò la contea di Val Lugano ai Sanseverino.
Si aprì un cinquantennio fosco, fatto di vessazioni fiscali e abusi giuridici.
Contro l'arroganza di questi “tirannelli”, i Mendrisiensi insorsero
ripetutamente, perchè era vivo in loro il desiderio di essere autonomi dal
potere centrale: nel 1464, alla morte di Francesco Sanseverino, si rifiutarono
di giurare fedeltà alla vedova Aloisa, chiamata a succedere al marito; nel 1467
pretesero di essere rimessi sotto la tutela di Como, l'antico padrone mai
dimenticato.
Nel 1485, grazie anche all'appoggio dei ghibellini luganesi, i Sanseverino
dovettero lasciare il Borgo, che fu governato direttamente dl duca di Milano.
A curarne gli interessi provvedeva un podestà di sua nomina, affiancato, per
gli affari interni, da consoli scelti fra i notabili locali, a dimostrazione che
Mendrisio godeva di una certa autonomia.
13
Fine dell'esperienza comunale
Nel 1302, dopo una breve supremazia dei Rusca, i Vittani si ribellano con
forza ottenendo di esiliare gli avversari. I Rusca, con Franchino, nel 1311
rientrano in possesso del governo della città e il loro ritorno decreta la fine
delle istituzioni comunali; Franchino si nomina Signore di Como
governando, sempre più dispoticamente, per gli anni seguenti. Il
cambiamento di governo non incide eccessivamente sulla situazione
economica della città che continua ad essere florida: Franchino ottiene anche
grosse commesse economiche dall’estero e batte moneta propria. Nel 1325,
alla morte del vescovo Lambertenghi, Franchino impone come successore un
fratello, opponendolo al vescovo eletto dal papa.
14
Franchino Rusca Cavagliero
di Sicilia; fu eletto capitano di cavalleria dal Duca Giovanni Maria Visconti, dopo la
cui morte fu con la sua gente mandato contro Rossi alla difesa di Parma; la dove fu
incitato da Rossi medesimi alla recuperazione della propria patria dalla quale fu per
qualche tempo tenuto lontano. Nei quali giorni saccheggiarono le terre di Lomazzo,e
ogni modo entrò nella città di Como, e di quella si fece Signore, e licenziando gli
Ufficiali Ducali, cominciò ad esercitare il mero, del suo Impero. Ma non molto dopo,
Nulladimeno ripigliando le forze prese dalla la Rocca di Porta Nuova della Città
medesima, avendo subornato il Castellano di quella, il che fece col Castellano della
Fortezza della torre Rotonda: per la qual cagione si fece nuovamente Signor di Como
a gran danni della parte avversa che fu l'anno del Signore nel 29 Maggio del 1403.
Passò all'altra vita nel 1412 e venne seppellito nella Cattedrale di Como.
15
Nel 1402 Galeazzo Visconti muore, lasciando eredi troppo giovani perché
governino, quindi i Rusca ne approfittano per rientrare in Como con
Franchino II nipote del primo Franchino Rusca, ma devono scontrarsi con i
Vittani anch’essi desiderosi di riprendersi il potere.
Solo verso il 1413 tra le due parti viene conclusa una tregua ma, alla morte di
Franchino Rusca, i Visconti rientrano in possesso di Como con Filippo Maria
nel 1416.
Con i Visconti Como sembra superare la crisi economica, ma nel 1447 Filippo
Maria muore e con lui finisce la sua dinastia.
16
Parte seconda
1
Nome e cognome.
2
I quattro cognomi più usati sono : Zhang, Wang, Li e Zhao.
Il più diffuso è il primo che, secondo le più recenti statistiche, è portato da
oltre 100 milioni di persone e con i primi 3 ci sono circa 270.000.000 di cinesi.
3
Il cognome può prendere molti riferimenti per identificarsi, dal nome del
capofamiglia, “io sono uno dei figli di …”, al nome della località d’origine “io
sono uno di quelli della valle…”, al tipo di mestiere svolto dal proprio
gruppo, “io sono uno dei cacciatori…”, l’unico limite è la fantasia.
Con l’ampliarsi del gruppo, con l’aumento del numero dei singoli gruppi
familiari e con l’allargamento dei confini esplorati e delle genti nuove
conosciute si sente l’esigenza di una struttura che consenta in modo univoco
ed organizzato di identificare ogni singolo elemento umano della società.
4
Il cognomen (il soprannome), consentiva ad ogni romano di essere
identificato in caso di omonimia.
5
Con la caduta dell’impero romano le influenze barbariche portarono ad un
quasi completo abbandono dei tria nomina, la struttura cognominale latina,
tranne che per pochissime famiglie patrizie e si ritornò all’uso del semplice
nome dell’ambito famigliare spessissimo ispirato al nome di santi della
religione cristiana.
Verso la fine del XI° secolo le influenze delle popolazioni barbariche
portarono ad affiancare al semplice nome, almeno per le famiglie più
abbienti, il nome del padre o della madre nella forma genitiva (de, di), come
era in uso presso le popolazioni barbare dove l’identificativo per eccellenza
era il nome del padre o della madre con un suffisso patronimico o
matronimico.
Pensiamo ai britannici terminanti per -son come Johnson, alle popolazioni
nordiche con i vari cognomi terminanti per -sen o -son come Johanssen o
Petterson o quelli dei popoli slavi terminanti per -vic, -ig o -cic come Ivancic
o Petrovic o per i popoli di ceppo russo terminanti per -ov a volte scritto off
come Stefanov, tutti suffissi che stanno : per figlio di.
Per lo studio dell'origine dei cognomi è quindi importante sottolineare
come nasca il termine cognome ed il termine nome.
In epoca repubblicana i Romani sentirono il bisogno di aggiungere un
elemento distintivo, che consentisse di identificare due diverse persone
aventi lo stesso Nomen ed appartenenti alla stessa Gens.
Adoperarono così dei Cognomen o soprannomi che facevano riferimento a
caratteristiche fisiche, al colore dei capelli, alla balbuzie, al candore della
pelle, oppure a fatti che avevano caratterizzato la loro esistenza o a nomi di
popoli che avevano vinto o di campagne militari che avevano effettuato o al
loro luogo di provenienza e così via.
6
Come detto, in latino il Nomen era l'identificativo della persona, mentre il
Cognomen era l'identificatore della Gens di appartenenza.
In Caio Giulio Cesare Caio era il Praenomen, Giulio il nome gentilizio, cioè
l'identificatore della familia o meglio Clan di appartenenza e Cesare era il
cognomen cioè l'identificativo della persona all'interno della Gens Giulia.
Risulta chiaro quindi anche il termine genealogia, come studio (logia) delle
origini (genè), cioè come studio delle origini delle genti.
Dall'uso latino, si è passati ad una definizione di origine più indiretta, quindi
al concetto di soprannome. Abbiamo quindi cognomi come derivazioni di
termini che indicano professioni, origini geografiche, caratteristiche fisiche
ecc.
7
Verso il XVIII° secolo il bisogno di far un pò d'ordine e la necessità di
identificare popolazioni diventate ormai troppo popolose porta
all'imposizione per legge dell'obbligo del cognome.
Una vera e propria statistica riguardante l'origine dei vari cognomi non
esiste, ma si stima che un 35% derivi da nomi propri del padre o del
capostipite, un altro 35% abbia relazione con la toponomastica, cioè faccia
riferimento a nomi di paesi o località o zone, un 15% sia relativo a
caratteristiche fisiche del capostipite, un 10% derivi dalla professione o dal
mestiere o dall'occupazione o dalla carica mentre un 3% sia di derivazione
straniera recente ed un 2% sia un nome augurale che la carità cristiana
riservava ai trovatelli.
Presso gli antichi greci le persone venivano identificate dal nome proprio, da
quello del padre e, a volte, dalla località d'origine.
8
Parte terza
CRONOLOGIA DI MILANO E
COMO
COMUNI E SIGNORIE
1
Estratto da: Cronologia di Milano.
1258 A Como le lotte tra Rusconi e Vittani attirano l'attenzione dei Milanesi.
Capitani e la Motta accorrono a Cantù per sostenere i nobili comaschi;
la Credenza stabilisce il suo quartiere a Vertemate per proteggere i Vittani. In
aiuto dei Rusconi arrivano contingenti da Cremona, Pavia e Novara. Vince
Martino della Torre con la Credenza; i Vittani prendono il potere a Como e in
cambio eleggono Martino podestà di Como per cinque anni.
1263 Muore a Lodi Martino della Torre e viene sepolto a Chiaravalle, fuori
dell’abbazia perché scomunicato. La Credenza elegge suo successore il
fratello Filippo della Torre, che deve risolvere il problema dell'arcivescovo e
dei rapporti col papato.
A Como i Vittani lo proclamano loro signore, mentre i Rusconi lo
sostituiscono con Corrado di Venosta.
Filippo della Torre con le forze della Credenza entra a Como, mentre i
Rusconi introducono in un altro quartiere della città il Venosta e il suo
protettore Simone di Locarno. Si combatte per le vie; i Rusconi e il Venosta
fuggono per la Valtellina; Simone da Locarno è fatto prigioniero e portato in
trionfo a Milano, dove viene rinchiuso in un gabbione sotto le scale del
Broletto ( Termine che in origine definiva un campo recintato da un muro, nel
quale in epoca medievale si svolgevano le assemblee dei cittadini )
1281 Guglielmo VII del Monferrato sbarca a Genova con 500 militi castigliani
e 100 balestrieri.
I Rusconi e Simone da Locarno richiedono il suo aiuto a Como e lo nominano
per dieci anni Signore di Como.
2
1302 Galeazzo Visconti, per ordine di Matteo, cattura a Bisentrate Pietro
Visconti e lo porta a Milano.
Antiochia Crivelli, moglie di Pietro, raduna nel Seprio Corrado Rusca,
Landolfo Borri, Albertone Visconti, Corrado da Soresina, Enrico da Monza,
costituendo un esercito di 10.000 uomini. Il palazzo dei Visconti è
saccheggiato e distrutto. Galeazzo Visconti fugge nel castello di S.
Colombano, la moglie Beatrice ripara a Ferrara dove nasce Azzone. Gli altri
figli di Matteo si rifugiano per qualche tempo nel convento di S. Eustorgio.
Matteo, rimasto senza rifornimenti, ricorre all'intermediazione di Venezia per
trattare la pace. Le condizioni degli avversari sono precise: i Visconti devono
abbandonare il governo di Milano e gli esuli devono ricevere un indennizzo
(Pace di Pioltello). A Milano si riuniscono a discutere Alberto Scotti,
Filippone di Langosco di Pavia, Antonio Fissiraga di Lodi, Corrado Rusca di
Como, Enrico da Monza, Pietro Visconti. Quest'ultimo si opponeva alla
consegna della città ai Torriani, cercando di separare la responsabilità della
famiglia Visconti da quelle di Matteo e Galeazzo.
Lo sostiene solo Corrado Rusca.
Il Consiglio generale presieduto da Alberto Scotti affida per sei mesi il
governo della città a Bernardo Scotti, figlio di Alberto, in qualità di rettore.
I Torriani superstiti possono far ritorno in città: Erecco, Corrado detto Mosca,
Moschino suo figlio, Guido figlio di Francesco, Martino figlio di Cassono,
Imeraldo, Napino figlio di Mosca, Angefosso figlio di Andreotto, Zonfredo
figlio di Carnevario, Leoncino, Oliverio.
1416 Filippo Maria, con l'aiuto di Filippo di Vertus (Virtù), figlio di Valentina
Visconti, riconquista Lodi, Como e Trezzo (1417).
I Rusca di Como ricevono in cambio il governo della contea di Val Lugano,
creata apposta per loro da Filippo Maria.
Muore Pietro Torelli. Probabilmente subito dopo è scolpito il monumento
funebre in S. Eustorgio e intorno al 1420 la famiglia fa costruire la cappella di
S. Domenico (seconda a destra) dov'è collocata l'arca attribuita alla scuola di
Jacopino da Tradate.
Cronologia di Como
4
1237 Como esce subito dalla battaglia di Cortenova; la lotta comasca per il
potere vede contrapporsi le famiglie dei Rusca e dei Vittani
1311 I Rusca ritornano in possesso di Como
1402 I Rusca riprendono momentaneamente possesso di Como
1406 Franchino riprende in mano Como
1416 Lotorio vende ai Visconti la città di Como
1447 A Milano è proclamata la Repubblica e Como ne segue l’esempio
Il podestà - scelto spesso in altre città, perché possa essere al di sopra delle
contese tra classi e famiglie del luogo, almeno fino alla seconda metà del XIII
secolo - funge da magistrato supremo e difensore dell'unità cittadina. Le
consuetudini amministrative sono fissate negli Statuti. Quelli di Como
vengono compilati tra il 1183 e il 1194.
5
1237
1263
1276
1311
6
1325
1336-1338
1402
1406
Tregua fra i Rusca ed i Vittani. Nel 1408 Franchino con un colpo di mano
riprende Como, ma vaste zone del contado restano ai Vittani.
1413
7
L'epopea del Libero Comune di Como si dispiega durante il XIII secolo con
piena autonomia amministrativa grazie a Statuti Comunali propri e alla
notevole prosperità economica derivante da floridi e liberi commerci, ma è
continuamente travagliata, come altrove in Italia, dalle lotte civili intestine,
fomentate dalle famiglie maggiorenti della città che si contendono le
maggiori magistrature e il ruolo sempre più preminente di Podestà: i Vitani
di Como sono schierati col partito Guelfo, capeggiato a Milano dai Della
Torre ovvero Torriani; i Rusca o Rusconi sono schierati invece col partito
Ghibellino, guidato a Milano dai Visconti. Su questo sfondo si proietta
l'episodio più traumatico e leggendario della barbara prigionia e morte nel
castello Baradello del capo guelfo, già podestà di Como, Napo Torriani:
all'indomani della battaglia di Desio del gennaio 1277, che vede vincitori i
ghibellini capeggiati da Ottone Visconti sui guelfi, Napo Torriani è catturato
da Ottone Visconti e rinchiuso con figli e parenti nel Baradello, ove i
prigionieri resteranno esposti per 19 mesi in tre gabbie di legno appese
all'esterno della torre, ben visibili dalla città e dalla strada Regina, a
drammatico monito per le velleità guelfe sulla città.
Napo Torriani con alcuni dei figli e nipoti morranno di inedia nelle gabbie
solo nell'agosto 1277 e la leggenda vuole che venissero sepolti nell'oratorio di
S. Nicola annesso al castello o nella chiesetta già paleocristiana di S. Martino
in Sylvis, sulle falde del colle, presso S. Carpoforo.
8
Come fu la città di Como travagliata dalle guerre
civili, essendo prima occupata di Rusconi ghibellini,
e poi da Vittani seguaci dei guelfi.
Fonte: F. Ballarini, Compendio delle croniche della città di Como, Como 1619
pp.17-19.
9
10
Castello di Montebello a Bellinzona
1
Presenze dei Rusca Rusconi nei paesi del comasco.
ESTRATTI DA “ DIZIONARIO STORICO DELLA
SVIZZERA”.
In questo periodo, Moltrasio prese parte con Como alla guerra decennale
contro Milano (1118-1127) e, come del resto fecero tutti i centri del Lario,
partecipò alle guerre fra Guelfi e Ghibellini, che a Como facevano capo alle
famiglie dei Vittani e dei Rusca, schierandosi con questi ultimi, per il
controllo della città di Como.
Secondo gli Statuti della città di Como (1335), Moltrasio aveva l'obbligo della
manutenzione di un tratto della via Regina, l'importante strada romana che
correva lungo la sponda occidentale del Lario: esso é identificabile nel
percorso di mezzacosta che attraversa Vergonzano, Durino e Vignola per
raggiungere Donegano: linea lungo la quale sono stati effettuati i
ritrovamenti archeologici menzionati e dove si trova la chiesa di S.Agata,
primitiva Parrocchiale di Moltrasio.
Nel 1522 il borgo fu poi messo a ferro e a fuoco dagli abitanti di Torno, sulla
sponda opposta del lago, a loro volta puniti per aver fomentato una rivolta
filo-francese e anti-spagnola.
I documenti storici affermano che "i Cornaschi non lasciarono la patria senza
vendetta... quegli abili navigatori corseggiando per tre mesi il lago, senza contrasto,
tutto misero sottosopra con ruberie, carceri, stragi e incendi... mandarono a ferro e
fuoco Laglio, Carate, Cernobbio e Moltrasio, terre nemiche a loro, perché della loro
rovina non menassero vanto".
2
Chiasso*
La storia e l'evoluzione del comune di COMO sono strettamente legate alla
sua peculiarità geografica. Menzionata dal 1140 * (Claso), possedeva
probabilmente una rocca a complemento delle fortificazioni della città di
Como, a cui appartenne in qualità di suburbio fino al 1416, quando
nell'assegnazione ai Rusca della pieve di Balerna fu amministrativamente
integrato anche COMO. Esso mantenne tuttavia le prerogative di privilegio
d'origine imperiale attribuite alle cascine (di proprietà della fam. Albrici) che
ne componevano il nucleo, così come avvenne per la vicina località Boffalora,
costituita da masserie e mulini e che apparteneva agli Interlenghi.
Drezzo
La Valmalenco (1100-1300)
Alcune invasioni barbariche (Ungari) flagellarono le alpi ma la valmalenco
non ne risentì particolarmente (l'unico particolare interessante sono le
sembianze asiatiche di alcuni individui in valle, più marcate su vecchie foto).
Tra il 1027 e il 1039 Sondrio ("Sutri") venne affidata dall'imperatore d'Italia
alla famiglia milanese de' Capitanei. Essi videro di buon occhio l'importanza
che poteva assumere la valmalenco negli scambi con i retici e quindi
riabilitarono la strada per il Muretto. Controlli attenti vennero affidati alle
torri di guardia, poste in serie via via che si saliva in valle, una vecchia
carovaniera che passava da Mossini ricongiunse il popolo Malenco con
Sondrio. Aspetto molto importante fu la nascita del comune verso il 1100, che
accomunò il popolo nella lavorazione della terra i cui frutti "dovevano essere
la ricchezza della comunità"; così si incrementò il patrimonio agricolo,
demolendo selve per ricavare prati e vigneti, dando inizio con il
3
disboscamento a quell' attività che ha accompagnato la valle fino al nostro
secolo (si ricordi il nome Val di bachet). Se la nomenclatura Torre è da
ricondurre a quanto detto prima sulle torri di guardia, Chiesa nasce dalla
costruzione appunto della Chiesa di S.Giacomo, verso il 1100. Nel 1292 Sudri
i de'Capitanei vennero battuti da un'altra famiglia milanese: i Rusconi. La
rappresaglia si espanse fino al castelletto de'Capitanei di Caspoggio il quale
venne distrutto. Si pensa che il passaggio dei vittoriosi per la carovaniera fece
scappare verso l'alto i minacciati abitanti dai vari agglomerati. Questo portò
alla nascita di nuove frazioni (Pizzi, Ciappanico, Arcoglio, Mastabia...),
favorendo ulteriore utilizzo di prati e un nuovo disboscamento, ma il cui
limite di sicurezza era oltrepassato e che anni dopo avrebbe fatto pagare gli
errori agli abitanti con alluvioni e frane di enorme portata.
4
Sondrio
I GHIBELLINI DI FRANCHINO RUSCA ASSEDIANO
SONDRIO
Nel quadro della lotta tra Guelfi e Ghibellini: "Franchino Rusca (...) l'assediò
[Sondrio], chiamando in suo aiuto il fratello Ravizza, il quale con un grosso
esercito, mettendo a ferro e fuoco tutto ciò che trovava fuori delle mura (...).
Talvolta gli assediati dovettero respingere degli assalti; talaltra fecero delle
sortite ed attaccarono scaramucce col nemico. Una volta questi piombò loro
addosso al di là del Mallero, in quella parte del borgo che si trova a ponente
e che si dice Cantone; ad essa fu appiccato il fuoco, così che abbruciò quasi
tutto, tranne le case dei Vaccani e qualche altra che il fuoco non poté
distruggere. Alla fine però i Ghibellini, non senza gravi perdite, si ritirarono
e furono respinti al di là del Mallero. Ambedue le fazioni si arrecarono
reciprocamente gravi danni con rapine, uccisioni ed incendi; ed ogni cosa
rincarò assai, tranne il vino e la carne, che rimasero ai prezzi ordinari". Così
il Guler. La città era già stata assediata e incendiata dai Rusconi (Ghibellini)
nel 1310 e dallo stesso Franchino Rusca, che ne era stato respinto, nel 132S.Il
Rusca ci riproverà nel 133S.Si vogliono estirpare i De Capitani, di fazione
Guelfa. E ancora il Guler che ne parla: "Franchino Rusca (...) mosse di nuovo
col suo esercito contro Sondrio, per distruggere ancora una volta le mura,
che egli riteneva opera spregevole; a lui prestò aiuto anche Azzone Visconti,
principe di Milano e di Como; così che le mura di Sondrio furono rase al
suolo". Il 23 luglio del 1335 il Rusca cederà al duca di Milano i suoi domini
del Comasco e della Valtellina (meno il contado di Bormio che si era messo
sotto la protezione di Coira): "avendo (...) Franchino Rusca, capitano del
Comune e popolo di Como, ceduto il dominio ad Azzone Visconte signore
di Milano, questo li 23 luglio 1335 ne prese possesso...". Ha così iniziò la
dominazione viscontea in Valtellina.
5
Cronologia di avvenimenti legati alla città.
1335 Dopo le lunghe e accese lotte tra guelfi e ghibellini, combattutesi fra i
Vitani e i Rusca, quest’ultimi, signori di Como, cedono la loro
signoria ad Azzone Visconti, signore di Milano, che occupa
facilmente Valtellina e Valchiavenna, salvo la Contea di Bormio, che
sarà costretta ad entrare a far parte della signoria milanese solo nel
1350.
6
Bellinzona
Per decenni si guerreggiò per il possesso di Bellinzona.
A più riprese la piazzaforte fu stretta d'assedio e conquistata, così nel 1284,
1292 e 1303. A Bellinzona la famiglia comasca dei Rusca seppe affermarsi a
lungo contro Milano che, sotto la signoria dei Visconti, si faceva via via più
potente. In seguito all'occupazione milanese della città di Como nel 1335, ai
Rusca non rimase che Bellinzona. Qui essi ordirono una vasta insurrezione a
danno di Milano, che i Visconti riuscirono però a reprimere e a trasformare in
occasione favorevole per ridurre in proprio potere anche la città ticinese. Nel
1340, dopo un assedio prolungato, Bellinzona fu obbligata alla resa.
Il complesso imponente di
Montebello (detto nel Tre e
Quattrocento anche castello
piccolo, nuovo o di mezzo, dal
1506 castello di Svitto, dal 1818
castello di S. Martino) sorge su
uno spuntone roccioso a est del
nucleo urbano di Bellinzona.
Le sue origini risalgono al tardo XIII secolo; una prima menzione indiretta è
del 1313.
7
Ampliamenti successivi, fra il 1462 e il 1490, trasformarono la vecchia
costruzione due-trecentesca nel complesso di fortificazioni che caratterizza il
castello ancora oggi. Caduto in abbandono nel XIX secolo, intorno al 1900
Montebello offriva un quadro di sfacelo ormai imminente; i lavori di
consolidamento e completamento, compiuti a partire dal 1903, si leggono
nelle file di laterizi che separano le parti nuove dei muri da quelle originarie.
Le mura attuali sono il frutto di ampliamenti eseguiti dalla signoria di Milano
nel XV secolo. La cappella di San Martino risale al XVII secolo. Oggi è sede del
Museo Civico: sezione archeologia e di storia delle origini della città.
Nel 1262 fu presa ed arsa da una mano di fuorusciti nobili milanesi, guidati
da un Giordano Rusca da Lucino. In quelle irose fazioni tra guelfi e ghibellini
parteggiò quasi sempre per questi ultimi. Nel 1342 cadde in potere dei
Visconti, che vi ampliarono l’antico castello, creduto d’origine longobarda; lo
fornirono di capace darsena con largo cinto di muro, e vi mantennero un
militare presidio sino al 1410, in cui Luterio Rusca, per convenzione stipulata
col duca Filippo Maria Visconti, ebbe la contea di Locarno con Brissago, la
riviera di Gambarogno, Luino, Valtravaglia, ecc., in iscambio della signoria
di Como.
8
Il suo castello era a quei tempi una delle più importanti fortezze dello Stato
milanese; nel 1502, per valorosa opera del generale francese Chaumont e del
conte Giovanni Rusca, sostenne un formidabile assedio contro 18 mila
Svizzeri, cui pose fine la pace segnata in Arona tra il governatore Baissoy ed
il cardinale Schinner: pochi anni dappiù, nel 1518, in seguito alla seconda
invasione ad alla pace perpetua tra Francesco I e i dodici cantoni elvetici
conchiusa a Friburgo, veniva da questi ultimi quasi intieramente smantellato
e distrutto in un colle fortezze di Muralto e di Ascona.
Il castello Visconteo
9
*Era denominato balivo o lan[d]fogto - in ted. Landvogt, Obervogt o Vogt, in franc. bailli,
dal lat. ballivus, advocatus (difensore, avvocato, avogadro) - il rappresentante del potere
signorile in un territorio circoscritto. I territori sottoposti all'autorità di un balivo si
dividevano in baliaggi imperiali, creati allo scopo di amministrare i beni dell'Impero
(Balivo imperiale ), e in Baliaggi veri e propri, appartenenti ai cant. e ai loro Paesi alleati.
Dei tre primi casati abbiamo ricordo fino dal 1024, e già nel 1180 li
vediamo designati con titolo di Capitanei ereditari di Locarno e sue
pertinenze, per diploma di Federico Barbarossa, in rimerito di ospitali
onoranze e servigi da essi avuti nel suo transito dall’Alpi Retiche per
di qua ai memori campi di Legnano.
Da lei si noma il ponte beatrice, che dalla via di Brera in Milano mette a
S. Marco.
10
Ipotesi di influssi amadeeschi presso i conti Rusca di Locarno
La presenza nel castello di Locarno del busto di Jacopo Rusca, ora collocato nel
locale Museo del castello visconteo - opera firmata di Antonio della Porta,
allievo e nipote del Nostro - e tre tondi marmorei (ritratto di Lodovico il Moro
e due ritratti muliebri, di cui uno al Museo nazionale svizzero di Zurigo) postulano
stretti rapporti di committenza delle famiglie nobili locarnesi con artisti
milanesi, appartenenti alla sua cerchia, ancor prima dell'arrivo del Bramantino.
Va poi aggiunto che il Nostro era conosciuto dai conti Rusca di Locarno sia
per aver peritato il "monumento funebre" della beata *Beatrice Casati-Rusca,
moglie del conte Franchino Rusca, morta a Milano nel (1490), sia perché Loterio
Rusca aveva sposato Eleonora Correggio, abbiatica di Bartolomeo Colleoni: tutti
personaggi ed ambienti ben collegati con le attività del nostro scultore ed
architetto.
Argegno
Sempre a causa della sua posizione, Argegno, fu molto importante tra il XIII e
il XIV secolo durante le lotte tra i Rusca e i Vittani, le due famiglie che si
contendevano il dominio della città di Como e del suo territorio, in epoca
comunale. Vi fu costruito alla fine del Duecento un castello con la torre che
resistette fino al 1875; oggi ne rimane solo una parte trasformata in
abitazione. Nell’anno 1335 Como con tutti i suoi territori, Argegno compresa,
si consegnò ai Visconti, signori di Milano. Nel 1416 fu ceduta in feudo ai
Rusconi insieme alla Valle d’Intelvi anche se i signori di Milano, i Visconti
appunto, conservarono la signoria su tutta la zona.
11
Nel 1270 Antonio Castello fece erigere una nuova opera difensiva che
fu roccaforte della famiglia guelfa dei Vittani, i quali ingaggiarono per
anni un'aspra contesa con i Rusconi che erano, ovviamente, ghibellini.
Nel 1448 l'imperatore Federico III, con sua investitura assegnò al conte
Franchino Rusca, signore di Locarno fin dal 1439, la contea di Osteno, Cima e
Val d'Intelvi, dove i Rusca imperversarono dal 1416 al 1561.
Dervio
ed il dominio dei Rusca (da quaderni derviesi)
Sicuramente abitata come altri centri del Luinese anche in epoca preistorica,
vide l'insediarsi dapprima di popolazioni celtiche e dalla metà del III sec. a.C.
dei romani.
12
Nel Medioevo con l'introduzione del sistema feudale si costituì la Pieve della
Valtravaglia, di proprietà dapprima del monastero di S. Pietro in Ciel d'Oro
di Pavia (dall'VIII sec. all'inizio dell'XI), quindi degli arcivescovi di Milano
(dal'XI sec. alla fine del XIV), dei Visconti (dal 1397 al 1416), dei conti Rusca
di Como (dal 1416 al 1583, anche se non continuativamente), dei conti
Marliani (dal 1583 al 1783) e, infine, dei conti Crivelli, gli ultimi feudatari (dal
1783 al 1797).Nel 1513 venne occupata dagli Svizzeri, che la resero
all'imperatore Carlo V in cambio di Mendrisio con la pieve di Balerna.
Giuseppe Vagliani, nel suo libro Le rive del Verbano (pag. 252), scrive che il
Castello sulla Rocca è antichissimo, edificato per la sicurezza dei paesi vicini
e distrutto dagli svizzeri nel 1513.
Il primo feudatario della Val Travaglia fu il principe Lotario Rusca nel 1416;
egli ridusse il titolo di principe a quello di conte, facendosi cedere queste
terre dal duca (duchessa?) Maria Visconti.
Primo feudatario della Val Travaglia fu il principe Lotario Rusca nel 1416;
egli ridusse il titolo di principe a quello di conte, facendosi cedere queste
terre dal duca (duchessa?) Maria Visconti.
Luino, con la Valtravaglia inferiore, era passato ai Lonati prima del 1524,
essendo stato dato, qual pegno di dote, da Galeazzo Rusca a sua figlia Laura,
maritata a Paolo Lonato. Il loro figlio, cav. Pietro Antonio Lonato, possedette
questo feudo fino al 1598.
L'ultimo feudatario di Rusca fu ucciso a tradimento a Gorgonzola, nei primi
del 1570 e da allora tornarono alla regia ducal camera tutti i feudi, ad
eccezione di quella parte impegnata ai Lonati, come Istrumento di fedeltà,
datato 23 dicembre 1570, a rogito Silvestro Scappa.
I feudi tornati alla camera furono donati poi dal re di Spagna a Sic (?)
Marliani col titolo di conte, mediante diploma del 2 dicembre 1589. La
donazione fu riconosciuta dal Senato di Milano il 15 gennaio 1584.
13
Campione d'Italia
Notizie riportate da don Roberto Rusca.
Il paese fu fondato dai romani che lo chiamarono "Campilyeus" o "Campilio",
termini che significano, dal greco, Campo di Bacco. Ciò indicherebbe che le
colline di Campione, come vuole la tradizione, erano ricche di viti. Vista la
posizione strategica, i romani decisero di istituire qui un presidio militare
fortificato per fermare l'avanzata dei reti.
Le notizie più certe su questo paese vengono da un certo don Roberto Rusca
che, nel 1600, era vicario di Campione e dedicò molto del suo tempo a
raccogliere informazioni storiche sul comune.
Il primo signore del paese fu un certo Totone, che nel 777, alla sua morte,
lasciò tutti i suoi averi al vescovo di Milano; quest’ultimo infeudò Campione
al monastero milanese di Sant'Ambrogio, libero da qualsiasi giurisdizione
episcopale.
14
Torno
e la leggenda del Santo Chiodo
Nel lontano 1099 un chiodo del croce di Gesù approdò sulle sponde del Lario,
per la precisione a Torno.
Prima di quella data le testimonianze sulla reliquia tornasca sono solo orali.
La sua presenza in paese è stata però confermata dalla storia della famiglia
Rusca (l'attuale dinastia comasca dei Rusconi), del 1677, scritta da Domenico
Rusca , frate cistercense. Qui si narra di un suo antenato, Lamberto Rusca,
che, nel 1126, prima della battaglia vittoriosa contro gli abitanti l'Isola
Comacina, si era recato a Torno per chiedere la protezione del Santo Chiodo.
Il borgo di Torno era alleato dell'isola e quindi fu sconfitto nella battaglia.
Bellagio
Alla morte del duca Filippo Maria, i milanesi in mancanza di un sicuro erede,
proclamarono la Repubblica entrando in conflitto con Francesco Sforza,
pretendente al ducato in quanto marito di Bianca Maria Visconti. Como
rimase fedele alla repubblica ambrosiana, ma Franchino Rusca II, con
l'appoggio di alcuni borghi lariani, si alleò con lo Sforza. Bellagio fu tra i
maggiori alleati dei Rusca.
Si combatterono diverse battaglie ed i comaschi ne uscirono vittoriosi
strappando molti territori agli alleati del Rusca. Il promontorio bellagino
difeso inizialmente dalle truppe dello Sforza, fu successivamente occupato
dai comaschi che vi posero una guarnigione di un centinaio di soldati; la
vittoria fu però di breve durata perché i seguaci del Rusca e dello Sforza,
attaccarono ripetutamente il dosso di Bellagio che fu riconquistato (27
settembre 1449.
15
Mezzovico-Vira
450 dc Il IV Vescovo di Como (St. Abbondio) evangelizzò gli abitanti della
Val Carvina in cui si trova Mezzovico-Vira.
1194 - 1285 Il comune torna alla sovranità di Como con le famiglie nobili
Rusca/Rusconi e Della Torre/Torriani.
Como
16
Mendrisio (Mendris)
17
.... Part of Bishopric of Como.
1325 Part of Milan.
1337 - 1412 Under Rusca.
7 Sep 1499 - 19 Aug 1501 Occupied by France.
19 Aug 1501 - Sep 1501 Occupied by the Swiss.
1512 Occupied by the Swiss.
18
C'est de Mendrisio, siège d'une colonie lombarde, que provient une famille
considérée comme noble, les Torriani, dont est issue la branche des Bosia;
le prestige politique et social des Torriani l'emporte incontestablement sur
celui de familles importantes de la région luganaise ou sur celui de certaines
familles de la noblesse rurale (attestées par exemple à Colderio, Morbio,
Novazzano, Melano) qui, au XIIe s. et au XIIIe s., sont pour la plupart
contraintes par la commune de Côme à venir s'établir en ville.
Les capitanei de Sessa, dans le Malcantone, qui se targuent d'avoir des
représentants au sein de la noblesse milanaise, ont probablement aussi des
origines lombardes.
Quelques familles établies dans la région luganaise appartiennent à la
noblesse comasque: en premier lieu les Rusca ou Rusconi (avec des
ramifications à Bironico, Bedano, Magliaso, Bedigliora, Comano et Tesserete);
au XVe s., des membres de cette famille deviennent vassaux du duc de Milan
avec le titre de comtes de la Communauté de Lugano et de la vallée.
Les Quadrio et les Canonica, installés dans la Capriasca, sont aussi de Côme.
19
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20
Parte quinta
ARCHEOLOGIA MADIOEVALE:
CASTRO SANCTI PETRI DICTO
CASTRO RUSCHONO
IL CASTELLO DI SANTA SOFIA
COMMERCIO DI VINO TRA BORMIO E LA
MEDIA VALTELLINA DURANTE IL
CINQUECENTO
1
altri edifici e tutto il terreno su cui
Archeologia era posto il complesso. Le
Medievale case che vi sorgevano pare
XXIII, 1996, 129-205 appartenessero invece, almeno in
INDAGINE ARCHEOLOGICA parte, anche ad altri e non fossero
SULLA COLLINA DI S. loro concesse solo in feudo.
PIETRO NEL COMUNE DI Questi proprietari minori non
CASTEL S. PIETRO (CANTON costituirono mai un pericolo per
TICINO) il vescovo quanto la famiglia dei
RAPPORTO DI ATTIVITÀ Rusca o Rusconi, che, pur non
1. INTRODUZIONE possedendo beni nella regione, nel
In questo lavoro vengono 1282 occuparono il castello.
presentati i risultati della ricerca Non è chiaro per quanto tempo il
archeologica svolta sui luoghi dove castello restò unicamente
sorgeva l’antico castello nelle mani dei Rusca. Nel 1340
di Castel San Pietro, Canton tornò in possesso della
Ticino. Curia, che riordinò la residenza,
Lo scopo era quello di determinare rimasta danneggiata a seguito
l’ampiezza dell’area dei disordini intorno al 1330.
archeologica mediante una prima Si ignora se i Rusca avessero
serie di saggi conoscitivi. Sulla conservato qualche diritto
base dei dati emersi si sarebbero sul castello dopo che ne erano stati i
poi decisi gli interventi puntuali proprietari per un periodo
con l’obiettivo finale di portare un non ben definito, o se, come
contributo originale alla accadde ad altri vassalli dei
ricomposizione di un quadro Visconti,
storico e topografico, che le fonti lo avessero ottenuto in dono. Certo
documentarie a nostra disposizione è che già nel corso del
presentano in modo estremamente Trecento essi ne ridivennero gli
scarso e frammentario. unici signori. Il castello diventò
Nel 1280, nel corso delle guerre fra sede della famiglia, il cui potere
il vescovo di Como politico era incentrato su Como
Giovanni Avvocato ed i Ghibellini, ed accanto all’antico nome del
ostili alla sua dittatura, servì castello apparve anche quello di
da rifugio al vescovo ed ai suoi. Castrum Ruschonum.
Non sembra però che il vescovo
fosse l’unico proprietario
del complesso del castello. Egli ne
possedeva il palazzo con
2
Secondo il Ballarini24, almeno a Nella lista del 1419 figurano poi le
partire dal 1390, il castello armi da getto con 7 balestroni, un
fu occupato dai Rusca fino al 1403, balestrone denominato
quando vi si rifugiò stambuchina e altre 4 non definibili.
Franchino Rusca dopo la disfatta Queste armi, ed evidentemente
il buon numero di soldati
*
presso Montorfano.
necessari al loro corretto e
Le lotte fra i Rusca di Como ed i rapido impiego, dimostrano
Visconti di Milano si l’importanza strategica che la
protrassero fino al 1416. Il 25 luglio fortezza doveva rivestire nel
di quell’anno, Lotario Rusca contesto politico dell’epoca e
fu creato conte di Como e divenne quanto fosse importante per
feudatario del duca di Milano. Filippo Maria Visconti
L’11 settembre 1416 venne firmato assicurare al conte Lotario Rusca
l’atto di rinuncia alla protezione dalle pretese del
contea di Como da parte di Lotario, vescovo e degli altri feudatari
in cambio della quale ricevette spodestati.
una signoria feudale nel
Sottoceneri. Filippo Maria Visconti
concesse a Lotario pieni poteri su Nel 1475 Mendrisio si staccò dalla
«totam plebem Balerne, cum castro pieve di Balerna.
Sancti Petri, dicto castro La castellanza di Castel San Pietro
Ruschono» venne smembrata ed il castello
e gli promise protezione probabilmente distrutto o
contro le pretese del vescovo e abbandonato. Di esso non si fa
degli altri feudatari spossessati. menzione
Lotario Rusca occupò il castello durante la conquista della zona da
fino al 1419, data del suo parte dei Confederati
testamento. Nel 1420, data di una nel 1516. Ciò induce a pensare che
missiva ducale al podestà, al il castello in quanto tale non
capitano ed al referendario di esistesse già più a quell’epoca. Il
Como, il castello passò nelle mani Rusca, che giunse visitò quei
di Tommaso de Gabellerij. luoghi e li descrisse nel 1610, lo
In seguito il castello dovette passare vide infatti completamente in
ai Visconti di Milano, rovina.
poiché fu da loro che lo ricevettero
nel 1468 i De Albricis,
comaschi. Questa è l’ultima notizia
certa dell.esistenza del castello.
3
*Con la caduta dell'impero romano, iniziò un momento di abbandono e di
decadenza per questa zona, che durerà fino all'alto Medioevo, quando, per
esigenze strategiche, venne ripristinato il "castrum" sul Monte Orfano.
Esso venne così incluso in una serie di fortificazioni usate per la trasmissione
di messaggi dall'alta Valtellina al Castello Baradello di Como.
Dalla rocca di Montorfano si riusciva infatti a controllare la pianura milanese;
per questo il castello fu scelto come rifugio dai soldati di Federico Barbarossa.
In seguito, i Torriani, i Visconti e i Rusconi fecero del presidio montorfanese
un importante punto di riferimento durante le loro rivalità familiari, che si
inserivano nella lotta per la supremazia tra Como e Milano.
Una delle due chiese che ivi sorgevano è ancora oggi visibile e prende il
nome di Chiesa Rossa di Castel San Pietro.
4
Anche se il castello che sorgeva sulla collina a strapiombo sulla Breggia - e
che ha lasciato una traccia indelebile nel nome del villaggio - compare nei
documenti nel 1171, possiamo presumere che le origini di questo complesso
fortificato risalgano a epoche anteriori.
La posizione strategica, che consentiva un controllo delle principali vie da
Como verso i porti di Riva San Vitale e di Capolago come pure attraverso la
Valle di Muggio verso la Val d'Intelvi ed il Lago di Como mediano, faceva di
questa fortezza un caposaldo della città di Como nei territori del basso
Ceresio sin dall'antichità. Verosimilmente la collina - già munita di strutture
difensive - fu occupata da popolazioni barbariche dopo la caduta dell'Impero
Romano, come i Goti e i Longobardi (la presenza di questi ultimi è peraltro
provata anche da diversi nomi di luogo proprio del territorio di Castel San
Pietro).
All'epoca delle grandi lotte tra i comuni cittadini di Como e Milano, all'inizio
del XII secolo, ai margini meridionali dell'insediamento si trovava dunque
un complesso di costruzioni che possiamo immaginare costituito da almeno
una cinta muraria sufficientemente amplia e solida che racchiudeva
abitazioni, depositi, stalle ed altri edifici, proteggendo la gente che vi
risiedeva: tutta questa secolare attività edilizia aveva impresso alla collina il
carattere di un piccolo nucleo chiaramente distinto dal villaggio.
All'interno di questo spazio murato risiedeva temporaneamente anche il
vescovo di Como, che vi aveva fatto erigere il suo palazzo e, con ogni
probabilità, un edificio sacro dove egli, con il clero regolare che lo
accompagnava, potesse officiare o dove gli abitanti del castello potessero
trovare conforto sacramentale.
Accanto alla presenza del vescovo occorre citare quella di una delle più
importanti famiglie ghibelline comasche: quella dei Rusconi, che nel 1282 si
impadronirono del castello e che vi seppero mantenere una posizione di
preminenza anche dopo l'integrazione di Como nello stato milanese
visconteo nel 1335.
Pochi anni più tardi, nel castello che oramai veniva denominato castrum
Rusconum (castello dei Rusconi), il vescovo provvedeva a fare innalzare la
bella chiesa che ancora oggi ammiriamo e, poco più tardi, il presule faceva
edificare un nuovo palazzo.
Al seguito del vescovo, come pure a quello dei Rusconi, vennero a insediarsi
tra le mura, tra il Duecento e l'inizio del Quattrocento, non poche famiglie
provenienti dal capoluogo lariano, legate verosimilmente al primo e ai
secondi da vincoli di interesse, di parentela o di clientela.
5
Nei documenti del sec. XV incontriamo esponenti di importanti casati di
Como residenti e operanti tra le mura di questa fortezza che, dopo le crisi
politiche del primo Quattrocento, era ormai saldamente in mano ai Rusconi,
divenuti nel frattempo feudatari dei duchi di Milano. Un segno
inequivocabile, questo, che la cittadella circondata da mura sulla collina s'era
andata ingrossando negli stessi decenni in cui il vescovo Bonifacio da
Modena aveva ordinato, nel 1343, la costruzione della chiesa.
Mura, torrette, fossati, porte, alloggiamenti per le milizie, edifici e case: tutto
è stato cancellato dal tempo e dalle decisioni dei potenti.
Una ricostruzione storica vuole che derivi dagli esiti di uno scontro tra
Guelfi e Ghibellini, avvenuto davanti all'ingresso della chiesa la notte di
Natale del 1390.
6
Parco delle Gole della Breggia
Non è noto alcun documento con la data di costruzione del castello di Santa
Sofia o i nomi dei suoi primi proprietari.
Neppure l’epoca della sua distruzione è chiara. Esso non viene comunque
menzionato durante il passaggio dei Confederati all’inizio del XVI secolo.
Una serie di pergamene indica che durante il XIV secolo il castello fu
residenza di un ramo della famiglia Rusca, originaria di Como.
Il primo Rusca attestato come abitante il castello è Bennolo, figlio di Gabardo
Rusca di Como.
Dopo di lui vi risiedettero il figlio Maffiolo (I), il nipote Gabardino (figlio del
fratello di Bennolo, Gaudenzio) e i di lui figli Maffiolo (II) e Francescolo, i
7
nipoti Lucolo e Giorgio (figli di Simonolo, figlio di Bennolo e fratello di
Maffiolo (I)).
In particolare, di Giorgio Rusca sono note la sua cattura da parte dei Visconti
di Locarno, la sua prigionia a Locarno e la morte, intorno al 1415. Non è
possibile accertare se questo episodio coincide con la distruzione del castello.
Dai documenti a disposizione, gli ultimi Rusca residenti nel castello
sembrano essere stati Lucolo ed il fratello Giorgio. Una parte dei loro
discendenti abiterà il villaggio di Bironico, altri lasceranno invece la Carvina .
I resti del castello occupano la sommità di una collina sovrastante il paese di
Bironico e interessano un’area abbastanza estesa.
8
Commercio di vino tra Bormio e la Media
Valtellina durante il Cinquecento:
il caso di Poggiridenti
9
La mescita del vino era prerogativa della taverna comunale e i tavernieri
dovevano misurare con precisione, conformemente alle leggi, il vino dato agli
acquirenti (29). Si verificavano, però, degli abusi, pertanto il Consiglio
generale del popolo, nel maggio 1558, stabilì che nessuno, di qualunque
condizione, grado ed età, potrà gestire osterie o locande in nessuna località
del bormiese, né dar da mangiare o da bere, a pagamento o a credito, nella
propria casa o fuori […] Si fa eccezione per i Livignaschi e gli abitatori fissi di
Trepalle, che non abbiano abitazione fuori dal paese (30). L’eccezione era
estesa anche all’osteria del cortivo (31), ubicata nella piazza principale, il cui
oste potrà dare da bere e da mangiare a chicchessia, tuttavia doveva vigilare
che nessuno potesse giocare in nessun momento (32). Vietato era anche
l’acquisto di vino per la rivendita a terzi (33).
Nella terra di Bormio erano cinque le taverne periferiche, date in appalto, che
offrivano vitto e alloggio ai viandanti e ai mercanti e che potevano vendere
vino; si trovavano tutte lungo le più importanti vie di comunicazione.
Secondo il Celli (che si rifà parzialmente al Besta (34)) a Morignone, verso la
Valtellina;a Migliavacca, sulla strada del Gavia; a Cazzabella in Val Fraele
(35), sulla strada per l’Engadina e Livigno; ai Bagni Vecchi, sulla via della Val
Monastero e della Val Venosta (36). La Martinelli, invece, riferendosi al cap.
325 degli Statuti, elenca quelle di Livigno, Trepalle, dei Bagni, del Passo di S.
Maria e di S. Giacomo di Fraele (37).
Le figure ufficiali legate alla taverna del cortivo (38) erano i procuratori, il
caneparo, i misuratori e il notaio (39). I procuratori di taverna, uno dei quali
doveva far parte del Consiglio, erano due e venivano nominati ogni anno nel
mese di ottobre, restavano in carica un anno, controllavano che non venisse a
mancare il vino e ricevevano un compenso di £ 8 ciascuno. Il caneparo
doveva essere dei Monti (40) e alla fine del mandato, che durava solo quattro
mesi, doveva rendere conto del suo ufficio che gli veniva ricompensato con £
4. I due misuratori, eletti con i procuratori, restavano in carica un anno;
dovevano misurare sia il vino acquistato, sia quello venduto dalla taverna. Il
notaio doveva invece registrare il vino in entrata o in uscita, ma solo su
espressa richiesta dei misuratori.
Figure altrettanto importanti erano quelle dei compratori deputati dal
Consiglio generale a trattare l’acquisto di vino per la taverna maggiore. A
garanzia dei loro negozi portavano con loro lo strumento di nomina (41),
rogato dal notaio cancelliere del comune, sigillato con il sigillo di Bormio (42),
per il quale stipulavano e si impegnavano finanziariamente, comperando a
credito.
10
Parte sesta
Nicolò Rusca
Suor Claudia Francesca Rusca
Storia di Berbenno
Titolo di “capitanei”
I de’ Capitanei
Le pievi
Rusconi Pietro Martire
Rusconi Giovanni Vescovo di Parma
1
Nicolò Rusca
Nasce nel villaggio ticinese di Bedano, all'epoca sotto dominio milanese, da
Giovanni Antonio Rusca e da Daria Quadrio, entrambi appartenenti a nobili
famiglie dell’area lariana e ticinese.
Studia a Pavia poi a Roma per poi trasferirsi al Collegio Elvetico di Milano
sotto l’ala di Carlo Borromeo..
Ciò non gli impedì, tuttavia, di cadere vittima innocente dei contrasti
crescenti, soprattutto all'interno delle Tre Leghe, tra le varie fazioni politico-
religiose.
Nicolo’ Rusca
2
Essendo morto sotto le torture del boia quando nella sua terra la religione
cattolica era minoritaria, è naturale che venga ora considerato degno di
beatificazione: ed infatti la prima proposta in tal senso data addirittura 8
Novembre 1927. Il percorso canonico ha subito però lunghe soste, per poi
riprendere con più vigore nel 1996, quando in Sondrio si è concluso un nuovo
processo diocesano in proposito.
Quando Nicolò Rusca era in vita, la regione politica nella quale viveva era la
Rezia: un bel nome latino, che si rammenta insieme ad altri toponimi
dell’Impero Romano e,
soprattutto, che si ritrova nella dizione “Alpi Retiche”3: e infatti la Rezia è
tutt’ora
riconoscibile nella fusione della svizzera Engadina e dell’italiana Valtellina,
due valli
alpine insolitamente orientate da est a ovest, “orizzontali”, in una orografia
che è invece abituata a vedere le valli correre in direzione nord-sud4. Le
unisce la stretta Val Poschiavo e il passo del Muretto; all’inizio del Seicento
erano quasi un laboratorio politico, poiché rappresentavano una sola unità
politica abitata da due diverse confessioni: maggioranza evangelica in
Engadina e maggioranza cattolica nella Valtellina. Maggioranze, però: non
totalità; in entrambe le valli v’erano minoranze della confessione non
predominante, e l’Europa tutta – allora assai sensibile al terremoto
geopolitico della Riforma - osservava con curiosità quella convivenza di fedi
diverse. La già citata morte per torture dell’arciprete di Sondrio preannuncia
che tale convivenza
non fu certo serena e tranquilla. Anzi, a voler dare ascolto a tutte le parti, si
scopre che ancora oggi Nicolò Rusca, quasi santo per i fedeli cattolici, è visto
sotto una luce ben diversa dagli occhi protestanti:
La morte per tortura nel carcere di Thusis sembra essere l’unico punto sul
quale
concordano sia la versione cattolica che quella protestante. Tolto questo, i
ritratti che
abbiamo di Nicolò Rusca non potrebbero essere più diversi: santo e martire
per una parte, fanatico fomentatore di omicidi per l’altra. Purtroppo però ci
sono altri punti nei quali le cronache coincidono, ed è nel raccontare cosa
accadde nei mesi successivi alla morte del Rusca. Nel processo di Thusis per
il tentato omicidio di pastori protestanti vennero condannati, oltre a Rusca,
anche i fratelli Planta e Giacomo Robustelli. Quest’ultimo riuscì, due anni più
tardi, a ritornare in Valtellina e ad organizzare quello che, con termini crudeli
ma assai appropriati, Cesare Cantù chiamò poi il “Sacro Macello della
Valtellina”
3
Suor Claudia Francesca Rusca
Suor Claudia Francesca Rusca (1593-1676)
4
STORIA DI BERBENNO
In collaborazione con Don TARCISIO SALICE pubblichiamo uno stralcio della sua
monografia «San Gregori di Mongiardino sopra Berbenno». A nord-ovest di
Polaggia, sul colle che i notai del Seicento denominavano ancora «Monte Zardino«, a
circa 600 mt. sul livello del mare, al limite estremo dei vigneti e le selve di castagno,
sorge isolato un vasto oratorio che è forse il più carico di storia profana di tutti gli
edifici religiosi esistenti nel territorio di Berbenno. All'origine, infatti, non fu altro
che la cappella del complesso fortificato - detto appunto dallo Sprecher castrum
Mongiardinus - i cui ruderi tanto eccitarono la fantasia del Quadrio.
La sua struttura primitiva era romanica e constava di una sola navata lunga quanto è
larga l'odierna e chiusa da un'abside volta verso oriente. Era, dunque, diversa e di
dimensioni assai più ridotte di quella del presente oratorio. Il che è facilmente
riscontrabile ancora oggi specie dall'esterno, perché, quando in epoche successive si
dovette ampliare la cappella originaria per seppellirvi i morti della peste, si ebbe cura
di conservare la facciata e l'abside, utilizzando questa per l'altare laterale. Non a caso,
forse, il cronista grigionese che, avendo sposato Elisabetta Sebregondi di Berbenno,
ebbe senz'altro occasione di vedere da vicino l'antico edificio, lo definì un semplice
sacellum. Le pareti interne erano, almeno in parte, dipinte. Lo attesta Antonio Piazzi,
che scrive: disposte alle arcate, che denotano l'ampliamento, e sul muro dalla parte
sinistra eranvi certe dipinture di Santi, che incautamente nel 1795 vennero coperte
coll'imbiancatura fattavi fare dal sindaco o fabbricare Fontana.
Allo stato attuale delle ricerche d'archivio non mi è possibile stabilime con esattezza
quando sia stato costruito il castello di Mongiardino, di cui l'oratorio faceva parte. Il
documento più antico che lo riguarda è una ricevuta di pagamento rilasciata il venerdì
31 dicembre 1361 da un tal Anserinolo da Brienno, detto Bagià o anche Bagiallo o
Bagerallo - la grafia del soprannome varia secondo i notai - il quale da qualche anno
era succeduto al padre, Nicola; nell'ufficio di custode appunto del castello de Monte
Zardino de Berbenno per conto del cavaliere Masseto Rusca.
Quel giorno i fratelli Pietro e Mostacco Del Correggia, residenti alla Poira, gli
versavano tramite il loro zio Gilberto da Concelinate, abitante a Monte Nona, due
somme di denaro, l'una di L 108 e soldi Il imperiali, l'altra di L. 7 e soldi 10.
La prima, per coprire il debito comprovato dal libro dell'estimo comunale - che il loro
defunto padre aveva verso quello dell'Anserino, per la guardia fatta al castello per sei
anni, fino al 30 aprile 1358.Ualtra, a motivo di una tassa di soldi tre per lira d'estimo,
che nell'agosto precedente il comune di Berbenno aveva dovuto addossarsi per pagare
la propria quota di stipendio all'attuale castellano, per il servizio prestato dal primo
maggio 1358 alla fine dell'anno in corso.
L'atto notarile non accenna alla data di costruzione di quel complesso fortificato;
contiene però alcuni indizi, che ci consentono di circoscriverla con buone probabilità
entro l'arco di tempo, in cui la lotta del comune sovrano di Como, signoreggiato dai
Rusca o Rusconi, contro i Guelfi comaschi e valtellinesi raggiunse il colmo.
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Se all'inizio essa rimase nei limiti della guerriglia partigiana, fatta di imboscate e
colpi di mano, di saccheggi e di incendi, al tempo del dissidio tra il Papa Giovanni
XXII e Ludovico il Bavaro degenerò in guerra fra due eserciti; il che costrinse i capi
dei partiti in lotta a far erigere nuove opere difensive, più capaci e più solide delle
pre-esistenti, per proteggere i propri uomini e i propri rifornimenti di viveri.
t noto che la guerra culminò nel 1325 con l'occupazione a sorpresa di Tresivio da
parte di Franchino Rusca e del suo cavaliere Pace da Mamio, alla quale segui a
distanza di quattro anni il famoso assedio di Sondrio e del castello del Grumello,
difesi però ad oltranza e vittoriosamente dai Guelfi.
Finchè, nel 1335 i cittadini di Corno, stanchi di Franchino Rusca, proclameranno
signore generale della città e del distretto Azzone Visconti di Milano.
Nella sua «Brevissima Cronica» il notaio sondriese Beltramolo Selva fu Ottobono,
attivo dal 1348 al 1359, dopo aver riferito come proprio in quegli anni i capitani di
Sondrio, capi dei Guelfi, avessero fatto edificare de sassi il castello e le mura del loro
borgo a spese di tutto il comune, nel 1331 ci mostra i podestà Egidio Capitani e
Ramengo Azzario ancora intenti a murare il Monte Cucco, et fa motta del Larice
d'Andevenno e a far eseguire molti lavorerii nei detti fortalicii, et far di pietre la porta
del ponte del Malero, che prima era di legname.
A giudicare dai Pochi ruderi ancora restanti, sembra che anche il castello di S.
Antonio in Postalesio sia stato rafforzato dai Dusdei, di parte Guelfa, in quell'epoca.
Si può quindi, presumere che di contro a tanti maneggi degli avversari Franchino
Rusca e gli altri capi dell' esercito ghibellino non siano rimasti inoperosi, ma abbiano
preso uguali misure di sicurezza.
Che i Guelfi non si astenessero dal provocare all'occorrenza il signore generale di
Corno lo dimostra un episodio, narratoci dal cronista sopra citato: «L'anno 1326 il
Sig. Arigo Capitaneo con una sua certa compagnia andò per i monti sopra quelli di
Berbenno, et li menò via molte bestie; ma poi ricevute venticinque dal comune di
Sondrio le restituì (alcuni anni più tardi) per opera del Sig. Egidio Capitaneo.
Per capire la gravità dello «sgarbo» giova ricordare che Berbenno era allora la
principale fonte economica dei Rusca in Valtellina e che in quei frangenti gli alpeggi
di Prato Isio, Caldenno e Gaggio rappresentavano per loro esercito una delle più
cospicue riserve di carne e latticini.
Fu per controllare più efficacemente l'accesso a quei monti che i Signori di Corno
ordinarono al Comune di Berbenno di costruire il Castello di Mongiardino?
Evidentemente si; infatti, insieme con la cima del colle furono fortificati anche la
Motta - chiamata an-cor oggi Muzardin - sulla pendice occidentale e il cosiddetto
Castellaccio sopra Praviolo, cui fu aggiunta una torre di guardia sulla strada per
Postalesio.
L'intero complesso, inclusi i mulini della valle di S. Gregorio, fu corredato di vie
percorribili anche con carri.
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Nella, prima metà del Settecento esso apparve così grandioso a Francesco Saverio
Quadrio da indurlo a sospettare che antichissima Città più tosto fosse... che Fortezza
a bello studio per tal fine formata: da che nelle sommità appunto dei Colli era uso
presso gli Antichi di fondare le loro abitazioni; ma che poi per moltiplicazione delle
Genti, e per altre ragioni, si sia quella popolazione portata sotto esso Castello più
basso. La cappella sorse entro il recinto del castello principale e fu dedicata quasi
sicuramente non a S. Giorgio, come vorrebbe lo Sprecher, ma a S. Giacomo, come
pare fosse nelle abitudini del comune sovrano di Corno all'epoca della signoria dei
Rusconi.
Potrà apparire strano che ancora nel 1361, quando già il governo dei Visconti aveva
insediato a Sondrio un podestà e un vicario di Valtellina, quelli continuassero a tenere
guarnito il castello di Mongiardino mediante il loro fedele Anserimo da Brienno, ma
con il contributo del comune di Berbenno. Ritengo che la spiegazione si debba
ricercare nel fatto che per ragioni politiche alcuni diritti, quali la difesa militare, il
diritto di arbitrato fra i cittadini e la riscossione dei tributi, fossero stati lasciati dai
signori di Milano ai capi dei due partiti, per le zone di rispettiva influenza.
Così che se al milite Tebaldo Capitani, capo riconosciuto dei Guelfi valtellinesi, era
lecito tenere un assetto di guerra i propri castelli, altrettanto poterono fare i
Vicedomini, i Venosta, i Quadrio e gli altri capi del partito ghibellino, tra i quali
spiccava appunto, in quel torno di tempo, il milite Masseto Rusca. t da ricordare,
inoltre, che nel 1355 era disceso in Valtellina per i passi del Fraele e del Braulio il re
di Boemia, Carlo IV di Lussemburgo, diretto a Milano per cingere la corona d'Italia,
e di lì a Roma per ricevere quella imperiale.
Nella metropoli lombarda erano succeduti da poco a Giovanni Visconti i nipoti
Galeazzo, Matteo, e Bernabò, i quali erano in attesa che il nuovo imperatore
confermasse loro il vicariato per tutte le città sottoposte alla loro signoria. Pertanto
fecero di tutto per favorire quel viaggio e per impedire che i Guelfi combinassero
qualche sciocchezza; anzi, fra l'altro, a detta di Matteo Villani avrebbero riempito la
borsa vuota di Carlo IV di denaro, che però si affrettarono a far rientrare due anni
dopo mediante una tassa sul clero e sui beni delle chiese. Sarà questo uno dei motivi,
che riaccenderà in Valtellina il dissidio tra i Guelfi, nelle cui file militavano la
maggior parte dei vassalli ecclesiastici, e i Ghibellini, protetti dai Visconti; dissidio
che farà le sue vittime - fra esse un Giovannino de Candelinis, residente a Sondrio,
ucciso da un Ruggero de Lallio, che pare fosse di Berbenno-.
Gli atti notarili del marzo 1359 contengono varie composizioni arbitrali tra i seguaci
dell'uno e dell'altro partito: tra i De Piro e Castellargegno, per esempio, tra Negro
Vicedomini, Zani fu Alamanno de Cazapane Romeriolo Castellargegno, Maffiolo
Niguarda e Massimo Forbecheni di Morbegno.
Per rappacificare tra loro i Quadrio di Ponte dovette intervenire lo stesso signore di
Milano e di Como, Galeazzo Visconti. Finchè, nel 1361, si giunse nuovamente a una
pace generale.
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Il nome di Masseto Rusca, signore del Castello di Mongiardino, compare
ripetutamente nei documenti valtellinesi dell'epoca. Egli era figlio di Ottino di Como,
ma si era stabilito a Milano nella parrocchia di San Stefano dove nell'ottobre 1423
troveremo ancora un altro Masseto, figlio di Lotteriolo e nipote abbiatico del
precedente. Dopo che nel 1341 fu imposto dai Visconti al comune e al distrettio di
Como il fodro di seimila fiorini d'oro, Masseto Rusca e gli altri della sua parentela si
distinsero in Valtellina per il rigore con cui procedettero all'incasso dei loro crediti,
specialmente contro i comuni e i monasteri; nel febbraio del 1346, per esempio,
venuto in possesso di un'obbligazione di L.570 in denari nuovi che quelli di
Talamona avevano contratto con Ventura Stoppa di Nobiallo fin dal 1305, Masseto
non esitò a far eseguire il sequestro dei loro beni, inviando i servitori del Comune di
Corno Guarentado Cermenate e Prevosto San Vitale a derobare per fortiam de
domibus habitationum communis et hominum sceu vicinorum de de Tallamona tantas
quantitates bobum, vacharum, lectorum, et vasorum araminevallentes libras 600
novorum.
1292 I de'Capitanei
vennero battuti da un'altra famiglia milanese: i Rusconi. La rappresaglia si espanse
fino al castelletto de'Capitanei di Caspoggio il quale venne distrutto. Si pensa che il
passaggio dei vittoriosi per la carovaniera fece scappare verso l'alto i minacciati
abitanti dai vari agglomerati. Questo portò alla nascita di nuoveProseguendo negli
anni si vide il passaggio del potere dai De'Capitanei a favore dei Rusconi.
Quest'ultimi diedero la Valtellina e la Val Malenco ai Visconti, emergente e
potentissima famiglia del milanese. I De'Capitanei vennero comunque mantenuti dai
Visconti come "governatori", titolo peraltro insignificante. L'aumento delle tasse creò
malcontento in valle e si prese ad organizzare una rivolta contro i Visconti che sfociò
in battaglia nel 1370.
I Visconti si difesero facilmente ma non riuscirono ad entrare in Valmalenco per
punirvi gli insorti inquanto venne opposta una dura resistenza ai piedi della valle, che
durò per ben 3 anni. L'unico percorso per l'approvvigionamento di cibo fu la
carovaniera per il Passo del Muretto. Tutto si risolse nel 1373 con una tregua tra i
De'Capitanei (e i rappresentanti malenchi) e i ViscontiDal 1600 al 1700 Nei primi
anni di questo secolo la contrapposizione religiosa tra malenchi e Grigioni si fece via
via sempre più marcata, c'era nella aria un forte timore di congiura. I Grigioni
cercarono di contrastare questi tumulti imprigionando e assassinando l'Arciprete
cattolico di Sondrio, Nicolò Rusca, artefice di numerose iniziative contro i
protestanti. Questo fu però un grosso errore dei Grigioni, alimentando la rivolta
malenca, che sfociò nel 1620 con catture di protestanti grigioni che finivano talvolta
con liberazioni in Engadina tramite il Muretto e talvolta con torture e uccisioni.
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Titolo di “Capitanei” di Locarno
La prima attestazione del titolo di "capitanei" attribuito a fam. nobili di
Locarno è in un diploma (privilegio di mercato) del 1164 dell'imperatore Federico I.
Di questo titolo erano investiti, in senso proprio, i soli vassalli del re. Ai nobili di
Locarno, che erano invece valvassori, sarebbe stato pertanto attribuito quale
particolare concessione.
10
Le pievi sorsero non prima del VI secolo e la loro istituzione fu un fatto
esclusivamente legato alla campagna e alla sistemazione religiosa ed ecclesiastica dei
distretti rurali.
Non vi furono pievi cittadine: gli abitanti d'una città formavano la civitas, mentre la
pieve era la plebs, ossia la popolazione rurale d'un pagus di campagna.
Quindi civitas e plebs erano entità del tutto distinte, e quasi antitetiche tra loro come
erano città e campagna. Dal punto di vista ecclesiastico, la pieve e la sua
popolazione dipendevano dalla cattedrale esistente nel castrum di , come era proprio
di qualunque effettiva pieve rurale.
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RUSCONI GIOVANNI Vescovo di Parma
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Il Duca, esaminato l’affare, sentenziò il 20 dicembre 1383, secondo il parere
dei suoi commissari Giovanni Diversi, podestà di Parma, e Cristoforo dei
Bandelli, entrambi giudici delle gabelle, che i vescovi non erano tenuti a
pagare dazi e gabelle per le cose di loro uso e di tutta la loro famiglia per una
antichissima consuetudine, cui in contrarium memoria non existit. Nel 1382 il
Rusconi riconfermò l’investitura di una pezza di terra fatta ad Antonio degli
Arcelli e a suo fratello Ilario. Manfredo della Croce, di Milano, era vicario del
Rusconi il 25 ottobre 1383, giorno in cui il Capitolo rielesse all’ufficio di
custode o sagrista della Cattedrale il canonico Dionigi Capelluti, che lo aveva
rinunciato. Il Rusconi confermò la rielezione il 25 maggio dell’anno seguente.
Da Parma, il 23 ottobre 1384 il Rusconi conferì il priorato di Sant’Armanno
ad Antonio Bertani e due mesi dopo (23 dicembre) il canonicato e prebenda
della chiesa di Gainago a favore di Bartolomeo Gonzino. Il 4 aprile 1385
Giovanni Griffoni, rettore della chiesa di Sant’Ilario di Poviglio, deputato dal
Rusconi, investì di un beneficio Francesco Cavalchi di Noceto. Poiché il
Rusconi ebbe altre noie dagli esattori parmigiani, il referendario di Parma,
delegato dal Duca di Milano, il 22 maggio 1386 dichiarò che i vescovi di
Parma erano liberi, esenti da qualsivoglia carico, dazio e gabelle circa i frutti e
le rendite, proibendo ai dazieri di molestare in alcun modo la Chiesa
parmense. Il 6 aprile 1388 il Rusconi ordinò una precisa descrizione di tutti i
beni posti nel territorio di Castelgualtieri (atto rogato da Ugone Rossi, notaio
imperiale). Il 23 aprile di quell’anno investì di una pezza di terra nella
vicinanza di Gualtieri Pietro Obizzi e Opicino, suo nipote, per una mezza
misura di vino all’anno, e lo stesso giorno concedette in feudo una casa con
una pezza di terra nelle pertinenze di Gualtieri a Giovanni Antonio e Andrea
Bonelli e ai loro figli, nel luogo detto alle Caselle. In quell’anno (21 agosto) fu
fatta l’unione e incorporazione del monastero e dei beni della Religione
vecchia alla Mensa vescovile. Il 24 novembre 1388 fu pronunciata a Pavia una
sentenza favorevole al Rusconi contro Giovanni Ghibani, appaltatore
parmigiano delle gabelle del vino in Parma, il quale pretendeva che i sudditi
del Vescovo non fossero esenti dal dazio della imbottatura. Il giudice dei dazi
gli aveva già dato sentenza favorevole e il Rusconi si era poi appellato a Gian
Galeazzo Visconti, producendo i suoi privilegi antichi.
Il Duca commise l’esame della controversia al dottore Giovanni Omodei, il
quale diede sentenza favorevole al Rusconi.
I comuni e i luoghi soggetti al Vescovo, dichiarati immuni dal predetto dazio,
furono i seguenti: Communia et homines Montis Curiae Raygusii, loci de
montibus, loci de Gramatica, loci de Raygusii, loci de Casarolo, loci de
Tichiano, loci de Laneta, de Valceca, loci de Nerone, loci de Lugagnano, loci
de Vezatica, et loci de Treflumine omnium locorum praefati D. Episcopi.
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Il 5 giugno 1389 ebbe una investitura feudale dal Rusconi Guglielmo della
Mazza (24 biolche poste nel territorio di Gualtieri). Altra sentenza del 19
maggio 1390 venne promulgata dal referendario del Duca di Milano, con la
quale il Rusconi e il clero furono riconosciuti esenti da qualsiasi tassa, come
per il passato. Frate Musio da Beccaria, precettore delle case e della chiesa di
San Giovanni Gerosolimitano di Parma, il 6 dicembre 1392 ottenne licenza dal
Rusconi di consacrare nell’oratorio già costruito, che si disse dello Steccato,
un altare dedicato a San Giovanni Battista decollato, con l’onere di pagare
due libbre di cera al monastero di Sant’Alessandro. Il 16 agosto 1393 dal
Rusconi fu assolto Ilario da Beccaria, beneficiato della chiesa di San Donnino,
per un giuramento falso fatto in una causa vertente tra lui e Giovanni da
Cornazzano. Bonifacio Lupi, marchese di Soragna, stralciò (suo codicillo del
1° novembre 1388) dalle possessioni lasciate in eredità a Ugolotto Lupi suo
nipote, 50 biolche di terra, che legò alla badessa e monache di San Paolo, con
l’obbligo di dare, annualmente e in perpetuo, 20 lire ai Frati minori di San
Francesco del Prato per celebrare ogni anno un anniversario con Messa nel
giorno della morte di suo padre nella cappella dei Lupi e di provvedere
l’altare dei paramenti necessari. Legarda Biancardi, badessa del monastero, e
le monache rinunciarono al legato. Il Rusconi cedette allora il lascito alla
badessa e monache di Santa Chiara, le quali lo accettarono per mezzo del loro
procuratore promettendo di adempierlo per l’avvenire e in perpetuo. Il
decreto del Rusconi fu rogato da Filippo da Fossio, cancelliere della Curia, il
28 gennaio 1394. Dal 1394 al 1398 fu vicario generale del Rusconi, tanto in
spiritualibus quanto in temporalibus, Gregorio Berenghi, canonico di Reggio.
Il Rusconi il 15 maggio 1395 nominò Antonio di Vedriano, prete parmigiano,
rettore della chiesa curata di San Nicolò di Cavriago. Poiché una grave
controversia era sorta tra l’Opera parrocchiale della Cattedrale di Parma e il
Comune di Borgo San Donnino, la lite fu portata dinanzi al Rusconi. Lo stesso
Duca di Milano si fece mediatore, esortando il Rusconi e i Borghigiani ad
accordarsi pacificamente. Ma il Rusconi pronunciò una sentenza contro i
Borghigiani, i quali però mandarono a Pavia nell’ottobre 1396 ambasciatori al
Duca per protestare contro tale giudicato. Si ignora l’esito dell’ambasceria. Il
1° agosto 1397 il Rusconi nominò Giovanni dei Ferrari suo podestà di
Corniana, con il salario, emolumenti, onori e oneri inerenti. La compagnia dei
Bianchi o della Misericordia, istituita da Enrico II di Castiglia e approvata da
papa Giovanni XXII, che andava recitando orazioni e cantando lo Stabat
Mater, passò da Parma il 4 agosto 1399 e vi si associarono 3552 Parmigiani: il
Rusconi, con tutto il clero, fece parte della comitiva.
Nel 1392 Bartolomeo Fredulfi fu sindaco e procuratore del Rusconi. Il 1°
agosto 1397 il Rusconi diede la patente della podesteria a Giovanni Pienazza.
14
Il 25 settembre 1399 ottenne una sentenza in suo favore per la libertà dei
Mezzani del Vescovo, dichiarata interamente e integralmente sotto la
giurisdizione del vescovo di Parma. Nello stesso anno, Della Noce, delegato
dal Duca di Milano, sentenziò che gli uomini del Mezzano non erano tenuti
ad alcun carico reale e personale, né misto, ma che erano sottoposti alla
giurisdizione del vescovo di Parma.
Nell’anno 1400 il Rusconi unì al monastero di San Quintino la chiesa di San
Damiano al di qua dell’Enza. Il 21 giugno 1401 investì Giulino Talione di
diverse terre poste nel territorio di Boretto, nella giurisdizione di Brescello,
già tenute in feudo da Antonio Talione. Nello stesso anno Gian Galeazzo
Visconti impose al clero di Parma una taglia di 4800 fiorini e al Rusconi di
10300 fiorini. Il 30 agosto di quell’anno il Rusconi privò della voce attiva e
passiva, nell’elezione della loro badessa, le monache di San Quintino, perché
discordi: una parte pretendeva nominare Todeschina Bianchi e l’altra Asina
Mazzi. Simonino da Parma, sindaco e procuratore del Rusconi, ricorse a
Gasparo Grassi, commissario e delegato del Duca di Milano e vicario e
luogotenente di Antonio Ubaldini, podestà di Parma, per ottenere l’immunità
del Mezzano del Vescovo: la sentenza, favorevole al Rusconi, è del 28 giugno
1402. Il 14 marzo 1404 i procuratori del Rusconi fecero una locazione di acque
irrigatorie defluenti dal canale della villa di Santa Maria del Piano al Comune
di Mamiano, con l’obbligo di pagare un canone di una libbra di cera bianca
nel giorno dell’Assunta. Nel 1406 fu vicario del Rusconi il canonico
Ravacaldi. Il Rusconi il 27 ottobre 1410 si rivolse a Michele Steno, doge di
Venezia, lamentandosi di essere stato spogliato di certe sue terre. Lo Steno il
16 novembre dello stesso anno ordinò al podestà e capitano di guerra Delfino
Veniero che fossero restituite alcune terre poste nei luoghi di Boretto e di
Castelgualtieri, nella giurisdizione di Brescello, appartenenti alla Mensa
vescovile e occupate da Attone.
Nel 1412 fu vicario del Rusconi Simone da Enza, il quale teneva le udienze in
Capella Sancti Vicinii audientiae praefati D.ni Vicarii contigua Majori
Ecclesiae Parmensi.
Dopo la sua morte, il corpo del Rusconi fu per più giorni esposto nella
cappella di Sant’Agata, ove era solito radunarsi il Capitolo dei canonici,
prima di essere tumulata nella cappella che, ancora vivente, si era fatto
erigere e decorare di affreschi. La cappella che ne accolse la salma andò
soggetta a varie peripezie e deturpazioni. Sulla parete a ovest è rappresentata
la Madonna con aureola dorata, seduta, col Bambino nudo in grembo, sopra
un seggio ricchissimo di stile gotico, con guglie, nicchie e statuine.
15
A destra della Vergine è rappresentato il Rusconi (che fu vescovo per
trentadue anni) in abito pontificale rosso, cappa d’ermellino e mitra bianca,
riccamente ornata, col pastorale tra le mani, presentato da San Giovanni
Apostolo alla Vergine. Alla sinistra San Giovanni Battista con manto rosso e
una lunga pelliccia, che tiene in una mano una fettuccia col motto Ecce vox
clamantis in deserto parate. Nel fregio, che sta sopra nei piccoli tondi, sono
raffigurati giovani e adulti. Nelle pareti laterali sono alcuni busti di profeti,
patriarchi e re dell’antico Testamento, tra i quali bellissimo è quello di
Roboamo. Il monumento sepolcrale alla metà del secolo XVII andò distrutto.
Rimane solo l’epitaffio con lo stemma incastonato nel muro a fianco della
scala. L’iscrizione è in versi esametri, con caratteri gotici: religionis hono
procerum decus inclitus heros urbis Cumane Ruschorum quem tulit ortu alma
tribus rutilo quo flamine leta Iohanes aurea Parma deum sanctos adolevit
honores hic situs est aram hanc hos celibes que penates instituit sua mens sic
gazophilata sub annis mille quatercentum bissex super astra recessit corpus
in occasu septembris et alma relinquit.
16
Parte settima
L’EMIGRAZIONE IN EMILIA-ROMAGNA E
MARCHE NEI SECOLI XIV-XV.
DIFFUSIONE DEL COGNOME RUSCONI IN ITALIA
UN ORIGEM DEL APELLIDO RUSCONI
1
proprio clan che si sparse in tutta
L’EMIGRAZIONE IN l’attuale Emilia Orientale.
EMILIA-ROMAGNA Inizialmente rimasero uniti tra loro,
anche per questioni economiche e
E MARCHE NEI commerciali, contraendo per più di
un secolo matrimoni solo tra parenti
SECOLI XIV-XVIII poi man mano che si erano creati
BIANCA MARIA RUSCONI
una posizione notevole accumulando
ingenti ricchezze, si unirono alle
La Lombardia era nei secoli passati un
famiglie più note della regione e fuori
territorio devastato da continui conflitti
regione. Ricoprirono varie cariche
che impedivano una regolare attività e
religiose e civili, quali Gonfalonieri di
di conseguenza molte famiglie si
Bologna, di Ferrara, di Cento, e
portarono in Emilia-Romagna.
Podestà di Cento.
A Bologna molti di questi ceppi
Furono insigniti della nobiltà di varie
familiari confluirono nella Compagnia
città (Anagni, Alatri, Ferentino, Veroli,
dei Lombardi che ha radici molto
Piperno, Ferrara, Bologna, Ravenna,
antiche. Uno di questi gruppi familiari
Foligno) ed il ramo principale, che si
oriundi lombardi è quello dei Rusconi.
era stabilito a Cento e a Bologna, fu
Questa famiglia originaria di Como e
anche insignito del titolo di
sparsa fino alla Valtellina e al Canton
marchese.
Ticino, ricoprì fin dall’XI secolo grandi
cariche, ebbe la Signoria di Como, fu Annoverarono diversi religiosi tra cui il
alleata del Barbarossa, batté moneta canonico Carlo, protonotario apostolico
(dopo il 1328 sotto Ludovico il Bavaro, che ospitò Pio VI di passaggio verso
una moneta, ed in nome proprio dal Vienna, Monsignor Pier Luigi Vescovo
1408 al 1416, quattro monete) ed di Amatunta nel 1801, Monsignor
annoverò molti illustri personaggi fra i Giovanni che fu ministro delle Armi e
quali il Beato Vincenzo e la beata dei Lavori Pubblici dello Stato della
Beatrice Rusconi-Casati. Chiesa (1847 e 1848), ma il più
Col decadere dell’Impero e in seguito a importante fu Monsignor Antonio
causa delle continue guerre nella zona Lamberto Rusconi (Cento, 19 giugno
lombarda il ramo della famiglia 1743 - 1 agosto 1825) fu nominato
discendente dai conti di Lugano ritenne cardinale della Chiesa cattolica da papa Pio
opportuno emigrare verso lo Stato VII nel concistoro dell'8 marzo 1816.
Pontificio dove la vita si prospettava
più tranquilla e vi era sicurezza di Vescovo di Imola e Cardinal Legato
svolgere attività redditizie. delle Romagne (1820-1824), uditore
Il primo gruppo giunse dal Lago di della Sacra Rota (di cui sono state
Como e si stabilì in una cittadina tra stampate le Decisiones); fece parte
Ferrara e Bologna (San Pietro in della Congregazione di Stato alla quale
Casale); in seguito giunsero altri Pio VII commise di ripristinare il
gruppi familiari e si formò un vero e Governo Pontificio, e gli venne anche
affidata la Soprintendenza
2
dell’Università Gregoriana, Alla luce di questi brevi cenni si può
dell’Archiginnasio della Sapienza, di tranquillamente concludere che questa
tutte le scuole, delle biblioteche, dei famiglia, anche dopo un temporaneo
musei e delle poste dello Stato decadimento dovuto alle continue
Pontificio. guerre nella nativa Lombardia
Il 15 luglio 1857 il marchese Michele conclusosi con l’immigrazione nel
ebbe il grande onore di avere come vicino Stato pontificio, è riuscita ad
ospite Pio IX, che in visita pastorale in essere all’altezza della passata
Emilia elesse, per due giorni, come sua notorietà, dimostrando così che con la
sede per le udienze, e dimora, il suo tenacia e la solidarietà familiare è
palazzo di Cento. Non mancarono i sempre possibile risollevarsi,
rivoluzionari tra i quali Carlo Andrea testimoniando altresì la veridicità dei
che si compromise a favore della vichiani corsi e ricorsi storici.
Repubblica Cisalpina e partecipò ai Con questi due semplici esempi: un
Comizi di Lione del 1801 e Carlo popolo ed un ceppo familiare,
Giuseppe (apprezzato drammaturgo e possiamo rilevare che l’emigrazione da
romanziere) ministro degli Affari Esteri una regione all’altra può essere ritenuta
della Repubblica Romana (sepolto a un fenomeno naturale che non deve
Roma nell’Ara Coeli), e uomini d’arme essere sottovalutato e visto
quali Felice, generale del Genio negativamente, ma piuttosto va
militare decorato con due medaglie considerata un positivo interscambio
d’argento per le campagne di tra regioni che può portare ad un
Indipendenza. arricchimento sociale, finanziario
culturale.
3
Diffusione del cognome Rusconi in Italia
4
UN ORIGEM DEL APELLIDO RUSCONI
Apellido del della la descripcion del origen di ahora di Por, inglés dell'en del
aun.
Una famiglia nobile anziana che proviene da Como. Il viscount di Milano era
di questa famiglia, come erano molti funzionari importanti durante l'Italia del
Nord. Hanno svolto un ruolo importante in Lombardia ed erano inoltre
importante nel cantone Tessin [Ticino]. La famiglia sarà vista nella
dodicesima terra di secolo presto
è stato visto con le varianti di ortografia di Rusca e di Rusconi. Una
diramazione ha aggiunto v. appelation de Bellinzona-Giubiasco. Una linea in
Tremona ha adottato l'ortografia di Rusconi.
Parecchie famiglie di regolamento sono comparso in Ticino. Lo zu Bellinzona
di Lehensherren R.; i Grafen R. von Lugano; il Herren R. von Locarno; tutti
hanno provenuto dal Herren Rusca von Como. Il ramo de Bellinzona-
Giubiasco ha formato l'origine dei rami a Magliaso, Bironico-Camignolo,
Luzern e Giubiasco. Il ramo di Lugano ha provocato Ramo di Bioggio. Il
ramo di Locarno al Mendrisio e ad altri.
Il cognome di Rusca è stato visto in: Cademario, 1269; Arosio, 1347; Agno,
1451; Bedano-Manno, 1367; Sonvico, 1454; Coldrerio, 1454; e così via.
I membri hanno tenuto gli uffici importanti a: Breno, 1218; Cademario, 1269;
Giubiasco, ca 1300;
Castel San Pietro, 1274; Viganello-Pregassona e Umgebung, 1325; Sonvico,
1454;
Pedrinate, 1457, Taverne-Torricella, 1499.
Il Wappen (schermo della famiglia) è descritto e descritto e rappresentazioni
sopravvive da 1288.
(i) RUSCA, Herren von Como, anche in Tessin. RUGGERO è il fondatore di
questo ramo, un Bürger di Como, supporto di varie posizioni, D. 1257.
Diciassette ulteriori membri con il 1400s iniziale sono profilati alla lunghezza
moderata ciascuno.
(ii) R., Grafen von Lugano. Continuando sopra dalla sezione (i). Altri
5
diciassette membri della famiglia sono profilati alla lunghezza moderata. Ci
sono due ritratti inclusi. Questi funzionare con il 1600s iniziale.
(1) Ramo di Bioggio-Lugano-Mailand. Questi provengono da BERNARDINO
di (ii).
Altri diciotto membri della famiglia sono profilati, funzionanti con il mid-
1800s.
(2) Vario R. di Lugano. Altri sedici membri vari della famiglia sono
profilato, comunque alle lunghezze più corte che quelli detti
precedentemente.
(iii) RUSCA, Herren von Lucarno. La famiglia ha cominciato a regolare
Lucarno in 1439 e molti i rami vengono da questa linea. Un figlio illegitimate
di questo ramo ha cominciato a regolare sopra Bellinzona. Circa dodici
membri di questo ramo sono profilati, alcuni alla lunghezza considerevole.
(1) Ramo del Von Menrisio. Ciò è stata fondata da un figlio del illegimate di
ANTONIO del PIETRO di (iii). Circa ventuno membro è profilato, comunque
soltanto alla lunghezza moderata ciascuno.
(2) Rami della linea del Rusca von Lucano. Altri diciannove membri sono
profilati,
compreso il ramo de Bellinzona.
(iv) R. von Bellinzona-Giubiasco [nota che questa è differente dal ramo ha
accennato
appena sopra (2)]. Questo ramo si è sviluppato in due linee: il R. dalla linea di
Ravazzini, quale è morto fuori in 1750 e nella linea di Gregorio.
(1) R. da RAVAZZINO, da Como, D. prima di 1415. Cinque sono profilati da
questa linea con esso sta morendo fuori in 1747.
(2) Il R. da GREGORIO, PIETRO di Como, visto in 1384, è il fondatore di
questa linea. Alcuni quattordici di più è profilato con il mid-1700s.
(3) Ramo del Rusconi del Palasio. BERNARDO del CARLO, 1662-1729, è il
padre di questo ramo.
Nove nuovi membri sono profilati con 1877.
(4) Ramo del Rusconi del Saleggio. FRANCESCO del CARLO, 1633-1674, è il
padre di questo ramo. Sei nuovi membri sono profilati con l'inizio del
20esimo secolo, con una fotografia.
(5) Rusca von Biroico-Camignolo. Ciò è stata fondata prima di 1400. Quattro
membri sono profilato con l'inizio del 1500s.
(6) Rusca von Magliaso. Inoltre fondato prima di 1400, da Como. Sei membri
sono profilati con 1528.
(7) Vario Rusca. Tre membri più vari di questa linea sono profilati.
(v) Vari rami.
(1) Il ramo di Agno, provenente da Como, i fondatori era in Bedigliora in
1467 ma ha avuto depositato in Agno entro 1482. Quindici membri sono
6
profilati attraverso la conclusione dei 1900s.
(2) Ramo di Arioso. Il primo membro è MARINUS BAZIUS, visto a Arioso in
1347. Due altri sono profilati attraverso la conclusione dei 1900s.
(3) Ramo di Bedano-Manno, ora estinto. Il membro più in anticipo accennato
è MICHELLE, visto a Bedano in 1347. Circa sei ulteriori membri sono
accennati attraverso l'estremità del ramo in 1712.
(4) Ramo di Cureglia, ora estinto, fonte conosciuta. Soltanto un membro è
profilato, dal 1800s.
(5) Ramo di Rancate, fonte conosciuta. Sei membri sono profili attraverso la
conclusione del 1800s.
(6) Ramo di Taverne-Torricella. Il fondatore era CRISTOFORO, di Bironico e
visto a Taverna entro 1499. Circa quattro nuovi membri sono profilati con il
1700s ritardato con un ritratto.
(7) Ramo di Tremona. Ciò è stata stabilita nel diciassettesimo secolo dalla
zona di Como.
Tre membri sono profilati con i 1900s in anticipo. Una vasta bibliografia è
fornita.
============================= di =====Rusca
Rusca, Roberto: Il Rusco, Historia di famiglia Rusca [Di Ticino del del
cantone]. Venezia 1680 - (nel cantonale del Ticino di Biblioteca del der)
Rusconi, Alberto: Memorie i storiche del casato Rusco o Rusconi [del cantone
Ticino].
Bologna 1874 - 2 Bände, Nachtrag: P. de Bologna 1877 - 4, un genealogiche dei
23 tavole (nel der Schweizeirischen Landesbibliothek)
Motta, Emilio: I Rusca (di Locarno, Luino e Val Intelvi/I). In: Della di istorico
di Bollettino
Italiana 17, 1895 di Svizzera - P. 1-7, 33-41, 65-70, 97-101, 153-159; 18, 1896 - P.
7
1-5,
57-67, 89-96, 121-127; 19, 1897 - P. 1-3, 61-72, 97-103, 173-178; 20, 1898 - P. 5-8,
44-52, 185-189; 21, 1899 - P. 1-6, 56-60, 150-155; 22, 1900 - P. 1-5, 33-38 (mehr
del nicht
erschienen)
8
Parte ottava
Giacomo Filippo
Margherita
Carlo
Catterina
Anna
Gian Carlo
Piero
Paolo
Andrea ORIGINI E
Marco SIGNIFICATO DEI
NOMI RICORRENTI
Maria Teresa NELLE FAMIGLIE
Filippo RUSCONI,BRONZI E
BORIANI.
1.
GIACOMO
CARLO
FILIPPO
MARGHERITA
CATERINA
PIETRO
2.
PIERO
FRANCESCO
ANDREA
MARCO
Dal latino, veniva dato ai bambini nati nel mese di marzo (mese dedicato al
Dio Marte, dio della guerra). Il significato è "dedicato a Marte". L'onomastico
si festeggia il 25 aprile in memoria dell'Evangelista Marco, patrono della città
di Venezia. Le sue reliquie riposano nella celebre basilica di San Marco,
trafugate dall'Egitto da due mercanti.
NICOLA
3.
MARIA TERESA
STELLA
Dal latino "luminosa come una stella". L'onomastico ricorre l'11 maggio in
ricordo di S. Stella martire nel III° secolo in Gallia
MATTEO
VALENTINA
Deriva dal latino Valentes, tratto da valeo, e significa perciò "forte, vigorosa,
sana".
L'onomastico si può festeggiare insieme a san Valentino il 14 febbraio
4.
ANNA MARIA
GIUSEPPE
DORA
Diminutivo dei nomi che iniziano con dora-, come Doralice, Dorotea, o che
terminano in -dora, come Teodora, Isidora, Diodora, usato ormai come nome
a sé stante.Altre fonti lo indicano come derivato dal greco doron, "regalo".
L'onomastico può essere festeggiato il primo aprile in ricordo di santa Dora
vergine e martireto" del 1939.
5.
STEFANO
Deriva dal greco stephanos, "corona", riferito alla corona come ornamento e
simbolo di vittoria, passata quindi ad indicare la corona del martirio; significa
quindi "coronato".
L'onomastico si festeggia tradizionalmente il 26 dicembre in onore di santo
Stefano, protomartire e discepolo di Gesù.
SILVIA
Deriva dal latino Silvius, tratto da silva, "selva, bosco", e significa "che vive
nei boschi, che viene da zone boscose, che ama vivere nei boschi", attestato a
partire dall'età repubblicana.
L'onomastico si festeggia tradizionalmente il 3 novembre in onore di santa
Silvia madre di papa Gregorio Magno, morta nel 592.
ERMINIA
Deriva dal femminile del latino Herminius, secondo alcuni di origine etrusca
e di significato ignoto, secondo altri è un nome di origine etnica con il
significato di "nativa di Armenia".
L'onomastico si festeggia il 25 agosto in memoria di santa Erminia vergine,
martire a Reims nel 1396
IGNAZIO
ROMANO
6.
MASSIMO
MARCELLA
ANTONIO
MASSIMILIANO
7.
ELISABETTA
GIOVANNI
LORENZO
LUISA
Deriva dall'antica forma francese maschile Loois, più tardi Louis, che deriva a
sua volta dal germanico Hlodowig e significa "donna illustre, gloriosa
combattente".
L'onomastico si festeggia tradizionalmente il 15 marzo in memoria di santa
Luisa de Marillac
GABRIELLA
Deriva dal femminile dell'ebraico Gabri'el composto con gabar, "essere forte"
o con gheber, "uomo" e El' è abbreviazione di Elohim, "Dio": può significare
"Dio è stato forte", oppure "uomo di Dio" (per le sembianze umane assunte
dall'angelo nelle sue apparizioni).
L'onomastico si può festeggiare insieme a san Gabriele il 29 settembre,
8.
MAURO
Deriva dal latino maurus, nome personale etnico che significa "oriundo,
cittadino della Mauritania, dell'Africa nord-occidentale", cioè l'attuale
Marocco.
L'onomastico è tradizionalmente festeggiato il 15 gennaio in ricordo di san
Mauro di Glanfeuil, discepolo di san Benedetto da Norcia, morto nel 584.
PAOLO
ANNA
FABRIZIO
SERGIO
9.
RICCARDO
PAOLA
GIULIO
Continua l'antico gentilizio latino Iulius della gens Iulia, divenuto nome
personale in età imperiale. E' probabilmente un derivato di Iovis, "Giove".
Secondo altri invece deriva dal greco Youlos, "lanuggine, barba incipiente".
L'onomastico è tradizionalmente festeggiato il 12 aprile in ricordo di s. Giulio
I Papa (336-352).
ROSSELLA
MARIA
10.
GIANCARLO
FIORELLA
FEDERICO
E' un nome germanico composto con frithu, "pace, sicurezza" e rikja, "potente,
ricco", con un significato originario che potrebbe essere "potente nella pace,
nell'assicurare la pace".
L'onomastico si festeggia il 3 settembre in memoria di s. Federico, morto nel
1121
ELISA
11.
GIORGIA
ALESSANDRO
ROMANO
GIOVANNI
SOFIA
12.
LUOGHI E TESTIMONIANZE
1
Testimonianze trovate nella chiesa di Santa
Maria Assunta di Giubiasco
Ticino-Svizzera.
2
Palazzo Rusconi si trova nella frazione di Giubiasco denominata "Palasio",
questa denominazione "Palasio" deriva proprio da: Palatium de
Ruschonibus
(palazzo Rusconi).
Dal XVIII al XIX secolo il Colonello Giuseppe Antonio Rusconi fece costruire
questo palazzo di campagna, curato in alcuni particolari come un palazzo
signorile.
Il palazzo è semplice e massiccio, circondato da un giardino.
Quando la casa apparteneva ancora ai Rusconi, si ricorda che nel corridoio
del primo piano, chiamato galleria dei quadri, c'erano appesi molti ritratti di
antenati, importanti personaggi che avevano occupato cariche pubbliche o
clericali.
C'era un grande salone con una volta adorna di stucchi, marmi e dipinti di
stile impero. L'ultimo nobile della famiglia che vi abitò fu Giuseppe Carlo,
figlio di Giuseppe Antonio morto nel 1877.
Oggi giorno il palazzo non è più una suntuosa residenza e non ha neppure
internamente conservato il suo antico splendore, ma è adibito ad
appartamenti.
La casa ora appartiene alla famiglia ……
3
Lo stemma
Sulla facciata della torretta è stato
disegnato, durante l'ultima
ristrutturazione lo stemma della
famiglia.
Da qui è nato il nostro interesse per
comprenderne il significato.
Anche il leone è uno degli animali più diffusi negli stemmi ed è disegnato con infiniti
attributi: testa tozza, fauci spalancate, lingua lunga, magro nel ventre...
Nella parte inferiore ci sono poi 4 righe bianche e 4 righe rosse disegnate a banda
4
Stemmi della casata di periodi diversi
5
6
Altre interpretazioni dello stemma dei Rusca
Rusconi
Rusca
consignori di Lisio
(Ruschis)
(da Como, in Torino)
motto:
7
l leone può diventare leone "leopardito" quando l’animale è raffigurato
profilo.
8
L' Araldica Gentilizia
di Giorgio Aldrighetti
CORONE DI
MARCHESE
corona normale di
Marchese.
E' sormontata da quattro fioroni ( tre visibili) sostenuti da punte ed alternati da dodici
perle disposte tre a tre in quattro gruppi piramidali (due visibili).
9
Es.: corone dei Marchesi
Sampieri
Saluzzo
Rusconi Mingazzi
10
L' A raldica G
entilizia
CORONA DEL
MARCHESE RUSCONI
11
temmi araldici. Gabriele Reina.
Un tuffo nel passato con gli emblemi araldici delle casate illustri ricostruiti e
dipinti da Gabriele Reina.
Dagli Hohenzollern agli zar di Russia, con una sezione per i grandi di
Lombardia. " guerra e pace con re e imperatori " : panoramica sulle nobili
famiglie milanesi. " dieci storie sugli scudi " : gli stemmi araldici delle
famiglie Borromeo, Litta Modigliani, Trivulzio, Durini, Stanga, Bossi,
Rusconi, Rho.
La parola araldica ha il potere di evocare, come per magia, tutto un universo
cavalleresco, a meta' tra storia e leggenda, fatto di antiche e nobili casate,
castelli turriti, tornei e disfide a colpi di lancia e spada, squilli di tromba,
cimieri ondeggianti.
E soprattutto scudi, perche' lo scudo e' molto di piu' che un' arma di difesa: e'
l' emblema della famiglia, il simbolo della nobilta' , del valore e dell' onore
di chi lo porta.
Una tradizione che risale alla notte dei tempi: gia' Omero impiega oltre cento
versi per descrivere nei dettagli le meravigliose immagini che ornano lo
scudo di Achille.
Nella mitologia e nella letteratura cavalleresca gli scudi famosi abbondano:
ricordate quello di Perseo, che gli permise di sconfiggere Medusa? E quello
fatato, costruito dal mago Atlante, che faceva cadere a terra tramortiti coloro
che lo fissavano? E lo scudo di Ivanhoe al torneo di Ashby, privo di emblema,
l' unico che potesse portare il Cavaliere Diseredato?
12
Ma la realta' , in questo campo, non e' inferiore alla fantasia.
Gli stemmi sono un campo di studio affascinante, dove l' interesse artistico si
unisce a quello storico. E proprio in questo senso che si muove la ricerca di
Gabriele Reina, il giovane artista che espone alla Libreria Franco Maria Ricci.
Appassionato di araldica da sempre (e' il caso di dire che ce l' ha nel sangue:
la sua e' una famiglia di conti e marchesi), membro della Societa' Italiana di
Studi Araldici, ha cominciato fin da bambino a disegnare stemmi.
Ora la sua produzione conta circa 700 esemplari, dipinti a tempera o a olio su
carta pecora (pelle d' agnello), carta pergamena e legno. In mostra sono
esposti per la prima volta una quarantina di questi stemmi, tra i quali
spiccano quello imperiale russo, quello degli Hohenzollern, imperatori di
Germania, quelli dei "clan" scozzesi e di molte illustri casate d' Italia e d'
Europa.
Una sezione e' riservata ai blasoni di alcune delle piu' note famiglie milanesi,
quelli che spesso vediamo, magari senza saperli interpretare, sui portoni dei
palazzi o negli affreschi. La mostra, grazie anche alle schede che
accompagnano gli stemmi, e' un' occasione per imparare a decifrarli secondo
le leggi dell' araldica.
Si scopre cosi' che il blasone di una famiglia, con le modificazioni subite nel
corso degli anni, ne racconta la storia: alleanze, vittorie (in questo caso ci si
appropriava delle "armi" dello sconfitto), legami matrimoniali con altre
casate.
E lo sapevate che la parola partito, in senso politico, deriva dalla "partitura"
dello stemma, cioe' la linea verticale che lo divide in due parti?
Una curiosita' : in genere, piu' lo stemma e' semplice piu' il casato e' antico.
Come dice un vecchio detto araldico, "chi meno ha, piu' ha".
Stemmi araldici. Gabriele Reina.. ------------------------- PUBBLICATO ------------
------------------ LE FAMIGLIE BLASONATE DI MILANO TITOLO:
Guerra e pace con re e imperatori - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -
La storia di Milano e' ricchissima di famiglie illustri, di nobili casate molto
attive nell' arte, nella cultura e nel commercio. Titoli nobiliari conquistati per
fedelta' , per meriti d' arme o d' intelletto verso le Signorie dei Visconti e degli
Sforza, ma anche verso francesi, spagnoli, austriaci, fino a Napoleone e ai
Savoia. Famiglie spesso in lotta fra loro, divise tra Guelfi e Ghibellini (fedeli
cioe' al Papa o all' Imperatore), ma accomunate dalla laboriosita' quasi
"imprenditoriale" che, assieme ai propri fasti, faceva crescere quelli della
citta'.
A parte le casate piu' note in assoluto, quelle che dominarono la citta'
(Torriani, Visconti, Sforza), ecco alcune delle famiglie milanesi piu'
rappresentative.
13
Rusconi.
Famiglia originaria di Como, divisa nei rami degli Olgiate e dei Clerici,
acquisto' grande potere sulle terre ticinesi e comasche.
Lotario I, tra i partigiani del Barbarossa nella battaglia di Legnano (1176),
gli salvo' la vita, e in premio fu insignito del titolo di conte.
14
Parte decima
1
Fondazione della Cassa di Risparmio di Bologna.
I suoi membri, tutti esponenti autorevoli della vita pubblica cittadina, traendo
spunto dal felice decollo della Cassa di Risparmio di Roma, progettarono di
fondare a Bologna un Istituto con identiche finalità e con analogo
regolamento. Scopo precipuo dell'impresa era quello di “eccitare il popolo ai
risparmi ed offrirgli nel tempo istesso un mezzo di conservarli, formando per
tal modo un capitale onde giovarsi in caso di malattia, di vecchiaia ed in
qualunque altro straordinario bisogno”.
Il momento scelto per l'iniziativa non poteva essere più propizio, grazie
all'assidua azione di sostegno svolta dal Legato Pontificio Card. Vincenzo
Macchi, non fu difficile raccogliere la somma di 5.000 scudi che costituiva il
capitale sociale diviso in 100 azioni infruttifere di 50 scudi ognuna.
2
Sottoscrissero quote:
Antonio Rusconi
Dal 1837 ai giorni nostri: una storia di successo. A partire da questa data, la
Cassa si afferma nel tempo, dapprima nella provincia di Bologna e poi in tutti
i maggiori centri dell'Emilia Romagna, tra le banche leader del mercato in
regione ed una delle maggiori in ambito nazionale.
3
Carlo Oppizzoni (Milano 1769 - Bologna 1855)
Arcivescovo di Bologna dal 1802, divenne cardinale per volontà di Pio VII nel
1804
4
5
Nel libro: “Rossini nelle raccolte” , sono presenti, nella sezione carteggi e
documenti, molte lettere in cui viene citato Rusconi in merito a diversi
“affari”che i due personaggi
intrattenevano.
6
7
8
Fondazione N.U. Dott. Pietro Giacomo Rusconi
“Istituisco e nomino mio erede universale il Comune di Bologna nella persona del
suo sindaco ciò anche per aderire al desiderio espressomi dal mio diletto
perpetua coll’obbligo che a questa sia dato il nome del mio diletto consorte N.U. Dott.
9
Delle rendite annuali verrà, prima di tutto, prelevato un venticinquesimo che andrà
classica, nei quali non dovrà mai essere dimenticato il grandissimo fra i grandi, il
Bologna tutti i libri, oggetti antichi, artistici, monete, argenterie, orologi, ori, ecc. che
1
“ …mane illorum | de “ …ie | illorum de Mendrixe
Codice Mendris, a ser(o )Sancti (ac), a ser(o )Anrici
Abundii, pertice .II. et (ss) Baltegafreni, tabule .XX.;
diplomatico della dimidia; campus dicitur in pratum dicitur in Prodi, a
Cazie, a mane Loterius mane et monte Lotarii
Lombardia Rusca Draco, a ser(o) item Rusca, tabule .XX.; pratum
medievale (tt) Loterius, a monte via, | dicitur in | Prevacio, a mane
(secoli VIII - XII) pertice .III. et tabule .VIII.; et meridie et ser(o )Loterii,
campus dicitur in Cazie, a tabule .XII. Hec supradicta
mane (uu … ” terra fui … ”
Risultati della
ricerca nelle 3.
1189 aprile 29. Originale, ASMi, AD,
carte Pergamene milanesi pergg., cart. 313, n. 63 [A].
Breve recordationis terre Regesto del 1738 in Giorgi,
Sono state trovate in totale 4 S. Ambrogio Registro, c. 550 (con data
occorrenze nelle carte per la Originale, ASMi, AD, 1098); del 1739 in Giorgi,
stringa 'rusca '. pergg., cart. 313, n. 63 [A]. Rubrica, c. 36r (con data
Regesto del 1738 in Giorgi, 1098).
1. Registro, c. 550 (con data Nel verso, di mano
1123 maggi 8, Milano. 1098); del 1739 in Giorgi, trecentesca, poi ripassata da
Pergamene milanesi Rubrica, c. 36r (con data altra mano successiva,
Libellus 1098). Memoria terrarum Gudini |
S. Giorgio al Palazzo et Canobii et Cadri.;
Originale, ASMi, AD, annotazione settecentesca di
pergg., cart. 416 [A]. “ … meridie via, a monte oggetto, data e segnatura n.
Regesto: Catalogo, III, fasc. Draconus, pertice .III. 162; riferimenti
60. minus tabule .II.; campus all'Exemplaria Diplomatum
dicitur in Castanea (vv), a del Giorgi; data di mano del
“ … supra fieri rogavit. mane Loterius (ww) Bonomi MCLXXXIX;
Signum + + + (b) manuum Rusca, a meridie Draconus, segnatura a matita 183.
Iohannis de Castello Novo, a ser(o )Otto Albarel, a
Curtissi Muricii, Petri de monte Sancti Andree, Cattivo stato di
Baniario, Ambroxii pertice .III. et tabule .XI.; conservazione, forti
Lanbrusca (c), testium. (ST) campus et vinea | dic … ” macchie ai lati nella parte
Ego Anselmus notarius superiore (probabilmente
domni tercii Henrici tannino spalmato in epoca
imperatoris scripsi, post moderna nel tentativo di
traditum complevi et d … ” 4. agevolare la lettura).
1189 aprile 29. Tra un elenco e l'altro sono
2. Pergamene milanesi stati lasciati ampi spazi
1189 aprile 29. Breve recordationis terre bianchi.
Pergamene milanesi S. Ambrogio Una mano di non molto
Breve recordationis terre Originale, ASMi, AD, successiva ha aggiornato
S. Ambrogio pergg., cart. 313, n. 63 [A]. l'elenco aggiugendovi altri
Originale, ASMi, AD, Regesto del 1738 in Giorgi, tre appezzamenti (che sulla
pergg., cart. 313, n. 63 [A]. Registro, c. 550 (con data base delle coerenze possono
Regesto del 1738 in Giorgi, 1098); del 1739 in Giorgi, essere localizzati con
Registro, c. 550 (con data Rubrica, c. 36r (con data sicurezza nel territorio di
1098); del 1739 in Giorgi, 1098). Cadro).
Rubrica, c. 36r (con data Il dettato non è sempre
1098). corretto.
2
Pergamene milanesi
+ 1406 ca.
Anno, Stato. Avversario Condotta Area Azioni intraprese ed altri fatti salienti
mese Comp. attività
ventura
1392
Autunno Monferrato Conte Piemonte E’ ad Occimiano con molti uomini
Savoia- d’arme; da qui si porta a Livorno Ferraris
Acaia per danneggiare i territori dei conti di
Masino.
1394
Sett. Francia Genova 200 Piemonte Raggiunge ad Asti Enguerrand di Coucy
cavalli e Liguria e lo segue alla conquista di Savona.
1395
Mar. Francia Adorno Liguria Gli è rinnovata la condotta dai francesi
nei mesi di gennaio e di marzo: nella
seconda occasione è l’unico condottiero
italiano ad essere raffermato. Viene
inviato alla difesa di Savona con 85
cavalli e 200 fanti. Fronteggia le truppe
di Ramazzotto della Mella nel territorio
di Albenga.
Giu. Liguria E’ attaccato con tale vigore dagli
avversari da richiedere con il
Chassenage, Giorgio ed Ottone del
Carretto l’intervento del Coucy.
1402 Emilia Ricopre l'incarico di podestà di Bologna.
1403
Giu. Milano Chiesa 200 Emilia Al servizio del duca di Milano Giovanni
lance Maria Visconti. E’ preposto alla guardia
di Parma; ne esce con Giacomo dalla
Croce per affrontare pontifici e guelfi.
4
Nov. Guelfi Milano Lombardia
UNA CITAZIONE
Celebre guerriero
5
LUCHINO RUSCA + 1429 ca.
Anno, Stato. Avversario Condotta Area Azioni intraprese ed altri fatti salienti
mese Comp. attività
ventura
1388
Nov. Milano Padova Maresciallo Veneto Milita agli stipendi di Gian Galeazzo
campo Visconti. Maresciallo di campo, è segnalato a
Codevigo, a seguito della capitolazione del
signore di Padova Francesci Novello da
Carrara.
Dic. Veneto Ha il comando degli uomini d’arme di
Padova.
1389
Feb. 300 lance
1390
…….. Veneto E’ rettore di Padova con Benedetto Visconti
ed il podestà Spinetta Malaspina.
Mag. Milano Carrara Veneto Si pone alla guardia delle piazze con molti
uomini d’arme, allorché il Carrara si avvicina
a Padova alla testa di numerose truppe. Con
Bonifacio Lupo partecipa ad
6
Con il dal Verme ed i Vitani, muove da Cantù verso Como, dominata dai
Rusca.
MILANO COMO
2 Bosia [Busioni]
...ta all'uccisione di suoi membri per mano dei Rusconi, ghibellini. Secondo la
tradizione, a scatenare il fatto di sangue, che giungeva a conclusione di un
lungo periodo di odi e avversità politiche, fu la richiesta da parte di un
Rusconi, Vizzardo, di sposare Lavinia, figlia di Pietro B. Vistasi respinta la
richiesta, Vizzardo uccise per vendetta no...
7
3 Guelfi e Ghibellini
... lo più al sostegno di due casati di Como, i Rusconi e i Vittani, il primo dei
quali ebbe un ruolo importante nelle vicende delle terre subalpine. Le origini,
la dinamica di reclutamento, la struttura sociale, le ambizioni politiche dei
due raggruppamenti non sono ancora chiarite: sembra peraltro che le
preferenze dei ghibellini andassero ai duchi ...
8 Carasso
...I sec. Nel XIII e XIV sec. a C. dominavano i Rusconi. La chiesa di S. Andrea,
del XVIII sec., è attestata già nel 1285; distrutta nel 1515, fu ricostruita in
luogo più sicuro. Nel 1452 era avvenuto il distacco dalla matrice di
Bellinzona. Fin dalla fine del XIX sec. parte della pop., soprattutto a Prato C.,
chiedeva la fusione con Bellinzona; dopo ...
11 Capitanei di Locarno
...una vicinia; le loro fam. (Orelli, Rastelli, Rusconi, Magoria, Gnosca, Della
Rocca, Muralto e Duni) costituivano un'entità politica, fiscale e commerciale,
denominata Università o corporazione dei Nobili, separata dal resto della
pop. Il loro potere economico derivava dalle regalie che possedevano nel
territorio di tutta la pieve (pedaggi, decime, ...
8
Mezzolara.
Prov.Bologna.
V.Rusconi. e gli
Affreschi. interni.
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Mezzolara ...
Visitatori.
La Casata
Rusconi a
Mezzolara.
web.tiscali.it/t
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Il CASATO.
VILLA RUSCONI.
ORATORIO DI SANTA NINFA.
DIMORE AVITE.
LA FAMIGLIA RUSCONI A BOLOGNA E MEZZOLARA.
EFFIGI.
. 1.
Il
C asato
Rusconi
A
Mezzolara
Si
desidera rendere noto che, le informazioni storiche, foto, stampe, so
tratte da una pubblicazione della Cassa di Risparmio di Bologna
"Notizie Storiche del Casato Rusconi" ( Edizioni Avenue Media )reda
dal Sig. Giancarlo Bronzi Rusconi. L'autore del " sito " desidera
Entra Esci
precisare che:
Si tratta di un riassunto molto ristretto della suddetta pubblicazione
e a chi volesse approfondire
è consigliata la lettura della citata edizione.
Ci si scusa per gli eventuali errori ed omissioni avvenuti in questa
stesura.
Leggi
Si desidera rendere noto che le informazioni storiche, foto, stampe, sono tratte
da una pubblicazione della Cassa di Risparmio di Bologna "Notizie Storiche
del Casato Rusconi" ( Edizioni Avenue Media ) redatta dal Sig.Giancarlo Bronzi
Rusconi.
. 2.
L'autore del " sito " desidera precisare che:
Villa Rusconi
PRESENTAZIONE
Villa Rusconi già agli inizi del Settecento, quando era di proprietà della
famiglia Magnani, appariva ampia e fastosa, con la torre che la sovrasta e
l'arioso portico antistante l'ingresso.
. 3.
Nel 1813 vennero acquistate le proprietà del Marchese Malvezzi a Mezzolara
da parte della famiglia Rusconi.
Consultando il rogito notarile del 4 maggio del 1842 che disponeva una
annua rendita a favore della chiesa di Mezzolara e per i poveri si hanno
alcune notizie dell'Oratorio.
. 4.
Leggesi:
. 5.
Nell’oratorio si trova la TOMBA DI FAMIGLIA DEI
RUSCONI.
L’oratorio fu benedetto nel 1909 da Giacomo della
Chiesa, arcivescovo di Bologna, divenuto poi papa
Benedetto XV.
. 6.
. 7.
. 8.
. 9.
Monete e sigilli Rusca Rusconi
Archivio Storico Rusconi di
Pio Alberto Rusconi
. 10.
. 11.
Rusconi Notizie araldiche di Vittorio Spreti e collaboratori tratte dalla
Enciclopedia storico-nobiliare italiana delle famiglie nobili e titolate
Molti scrittori storici sostengono che fu un'antica, potente ed illustre famiglia delle
La prima notizia genealogica, secondo il Litta, riguarda un'esenzione dai dazi concessa
I cognomi Rusca, Ruschi, Rusconi, sono nei primi secoli e sono stati usati
alternativamente.
I Rusca erano già potenti nel Comasco fin dai primordi del secoloXII ed erano alla testa della
fazione Ghibellina che sostenne lunga lotta contro quella Guelfa dei Vitani.
repubblica Comasca.
imperiale; tali colori ed emblemi sono tuttora conservati nello stemma gentilizio di
questa famiglia.
. 12.
OTTONE RUSCA, nel 1142 intervenne in una controversia tra i conti di Castel di
BERNARDO RUSCA, ricordato fin dal 1153, fu rettore di Como nel 1159,
Dal 1159 al 1339 i Rusca sono presenti con incarichi di rilievo in molte città
nel 1413 Vicario imperiale di tutto il Comasco, poi Conte di Lugano e delle
terre vicine: Capolago, Riva S.Vitale, Morcote Sonvico, Blaserna con la valle di
Pieve di Travaglia.
Franchino morì nel 1466. I beni feudali e allodiali nel 1470 furono divisi tra i figli
Da GIACOMO PIETRO, figlio di Giovanni, che morì nel 1514, discende il ramo dei
Rusconi di Bologna e di Cento per mezzo di Giovanni Antonio , famoso architetto del
XVI secolo.
. 13.
Panoramiche con dettagli della Villa Rusconi e degli
affreschi interni
. 14.
. 15.
. 16.
. 17.
. 18.
Le origini del cognome
"Rusconi"
L' origine presunta, e si sottolinea presunta, della casata
sarebbe romana.
1818, riportò da Como attestati di nobiltà. Pio IX nel 1868 gli confermò l'antico
titolo comitale di famiglia di Marchese per le prove esibite porte generazione per
Sacro Militare Ordine Gerosolimitano ( oggi di Malta )scrisse un'opera del "Santo
Sepolcro" fu
Pubblicò le memorie storiche del casato Rusca Rusconi con appendici di tavole
illustrative nel 1874 fu decorato con medaglia della regia accademia araldica fu
. 19.
Como era stata fondata dai Galli Insubri Orobi, ma conquistata nel 196 a.C
dai Romani: questi ne fecero una colonia che si chiamò "Comum", il nome
Il nome Rusconi,
. 20.
Foto di Giacomo Filippo Rusconi (1853-1916).
. 21.
I Rusconi nel Clero
Tra il 1300 ed il 1500 la gens Rusconi è presente nella storia con uomini
politici, d'arme e di fede.
Giovanni, prevosto della Collegiata di S.Fedele in Como fu uno dei Prelati che
Nicolò, figlio di Giovanni Antonio, fu ucciso nel 1618 per fede cattolica
. 22.
Effige del Cardinale di Ravenna Antonio Rusconi
Fu nominato cardinale della Chiesa cattolica da papa Pio VII 1816 marzo 8.
Uditore della Sacra Romana Rota; Giovanni e Paolo, 1816 apr. 29.
. 23.
Attestato del Cardinale Svampa al Marchese G.F.Rusconi
. 24.
I Rusconi a Bologna e Mezzolara
Carlo Antonio Seniore (Como 1670 - Bologna 1761) fu Domenico,
membro del consiglio di Stato, fu il primo ad abitare a Bologna, ebbe un ricchissimo
(ora via Petroni) e nella grande villa di Mezzolara (BO). Nel 1837 Giacomo Filippo è
della corona d'Italia), sepolto a S.Ninfa nella tomba di famiglia nel parco della
Villa Rusconi a Mezzolara nel 1920 fu traslato nel cimitero monumentale della Certosa
. 25.
Stemma Gentilizio della
Casata Rusconi
. 26.
Stemma del
blasone dei
Rusconi (1680 ).
Stampa dalla
Biblioteca
dell'Università di
Ferrara
. 27.
Arcadia: pergamena datata 1839 rilasciata a Ismeno Cianeo.
Si tratta in verità di Giacomo Filippo Rusconi (1770-1850), pastore
arcade, come riportato nelle notizie di Vincenzo Paolo Rusconi, cultore della
storia dell'Arcadia.
(ora di proprietà della famiglia Bronzi Rusconi).
. 28.
. 29.
La Prazzina
Era una delle case di campagna di Giacomo Filippo Rusconi ed era prossima
a numerosi poderi che ereditò il figlio naturale Carlo Antonio.
Era una casa molto grande, anche se molti ambienti erano stati frazionati e
predisposti per accogliere tre famiglie che si erano rifugiate presso di noi, a
causa della guerra e che vi rimasero anche in seguito.
. 30.
1
Nel 2006 Gian Carlo e Marco Bronzi Rusconi , scrivono un nuovo volume
che , nella presentazione, afferma:
La sera del due novembre 2006, in occasione del tradizionale incontro dei
fratelli, al ristorante “accademia del cacio e pepe”, a Zola Predosa ( mangiato
benissimo!!!), Maria Teresa ha letto questa “zirudela”, da lei scritta, che
riassume il gradimento di tutti.
2
3
4
LA GENEALOGIA NON E’ ESTINTA
1
Giacomo Filippo Rusconi era nato a Bologna il 17 Settembre 1853
da Carlo Giacomo e Catterina Nora Rubbi.
Il destino volle che, a causa della sterilità della moglie, non potesse
avere figli.
2
Giacomo Filippo iniziò con lei una relazione dalla quale nacquero
Carlo (1905, nostro padre) e Catterina (1908).
Giacomo Filippo seguì amorevolmente i figli provvedendo con
generosità al loro mantenimento ed a quello della loro madre.
Acquistò una casa in via Casse che fu loro intestata.
Quando, nel 1916 morì Giacomo Filippo, Carlo era appena
undicenne.
Fu molto amato ed aiutato anche dalla moglie legittima di suo
Catterina)
3
Giacomo Filippo morì a Bologna nel 1916 e venne sepolto
nell’oratorio di Santa Ninfa a Mezzolara, nella tomba di famiglia.
Nel marzo del 1920 fu tumulato in una grande tomba nel cimitero
monumentale di Bologna .
(la progredita legislazione sulla famiglia ha consentito il favorevole esito della pratica).
4
Estratto dal testamento olografo del Marchese Giacomo Filippo Rusconi dell’11Maggio 1911.
5
6
RUSCONI
Linea di Bologna
Ruggero Rusca o Rusconi (+ post 1234/ante VII-1237),
appartenente a una importante dinastia comasca nota fin dal 998,
che diede numerosi amministratori ed ecclesiastici alla città di
Como; Console di Giustizia di Como nel 1202 e 1205, Podestà di
Chiavenna nel 1213 e 1215. Sposa N.N.
…………..
………………
………….
………....
7
RUSCONI: linea di Bologna
C3 (+ post 1577), i suoi discendenti vissero a San Pietro in Casale e
poi a Bologna. Sposa N.N.
A1. Andrea
A2. Domenico (+ post 1599)
= …….
B1. Gregorio
= …….
C1. Domenico
= …….
E1. Margherita (*Como 1676 + Cento 1732)
= Pietro Giacomo Rusconi (v.)
E2. Lorenzo (*Como 1679 + San Pietro in Casale 1763), Arciprete della chiesa di San
Lorenzo in Casale .
E3. Carlo Antonio (+ Como 1670 +Bologna 20-6-1761, sepolto a San Pietro
in Casale), Gonfaloniere del Popolo di Bologna nel 1738, 1741 e 1744
a) = Lucia Pensi
b) = 1730 Anna Maria Rosa Zambelli
F1. (ex 1°) Francesco Antonio (* San Pietro in Casale 29-10-1709 + 22-5-1771),
Gonfaloniere del Popolo di Bologna nel 1756 e 1762.
= 1735 Girolama Maria Caterina Cavazza
8
Afferma che Carlo Antonio e Catterina,
nati dalla relazione con Margherita Dora Bronzi, sono sicuramente suoi figli.
Carlo Antonio
Sposa Anna Casadei
*Bologna 1905 +1980
Catterina
Sposa Giuseppe Boriani
*Bologna 1908+1993
Riposa nella certosa di Bologna
9
Significativa è la motivazione dell’accoglimento della richiesta da
parte del MINISTERO DELL’ INTERNO : ”l’istanza è motivata da
ragioni affettive e familiari che determinano il desiderio di perpetuare
il cognome del nonno paterno , il quale, in sede testamentaria, espresse il
desiderio che il cognome “RUSCONI” fosse perpetuato con il
riconoscimento del proprio figlio naturale Carlo Antonio Bronzi padre
dell’istante.
10
11
12
Parte
quindicesima
Parlamentari di Milano:
Parlamentari di Como:
e Enrico da Alzate, Guglielmo Guilizone, Bertaro di Zezio e Pietro Rusca
2
La pace di Lomazzo
Per oltre 1000 anni Lomazzo ha costituito un caso unico in Italia: un unico
paese, un unico centro abitato, spaccato in due sulla via centrale e spartito fra
due città, due diocesi e, nel medioevo, persino due stati.
Metà apparteneva alla città e alla diocesi di Como (Lomazzo Comasco, o
"Lumazz de Sott", parrocchia S. Siro, rito romano) e metà faceva riferimento
alla città e alla diocesi di Milano (Lomazzo Milanese, o "Lumazz de Sura",
parrocchia S. Vito, rito ambrosiano).
Proprio questo strano equilibrio fece sì che da sempre Lomazzo fosse
riconosciuto come luogo di incontro neutrale fra le ambascerie comasche e
milanesi.
Diversi furono i trattati di pace stipulati, ma il più importante fu l'ultimo,
sancito nel 1286 (ufficialmente conosciuto come Pace di Lomazzo), che ha
ristabilito in via definitiva l'armonia fra le due città lombarde.
Infatti, pur non mancando in seguito momenti di forte tensione e di
instabilità, non avvenne mai più che milanesi e comaschi stendessero le armi
contro la città vicina. Anzi: dal XVI secolo Como si mise sotto la protezione di
Milano e da allora formò una cosa sola con la città ambrosiana, contribuendo
a fondare con essa la prosperità della Lombardia viscontea e sforzesca..
3
GIOVANNI DEGLI
AVVOGADRI,
VESCOVO DI COMO,
imparziale rispetto alla contesa fra
guelfi e ghibellini.
LANTELMO DA BENZONE
E MATTEO DA ROMANA,
ARBITRI DELLA PACE
Dopo quattro anni di guerra,
Como e Milano nominarono
ciascuna un arbitro.
I due si incontrarono a
Lomazzo, e qui trovarono un
accordo sulle condizioni della
Pace.
Convocarono allora tutte le
autorità comasche e milanesi,
insieme con gli ambasciatori
delle principali città
lombarde.
4
OTTONE VISCONTI, ARCIVESCOVO E
SIGNORE DELLA CITTÀ DI MILANO.
Personaggio di grandissimo prestigio,
l'Arcivescovo Ottone fu il capostipite della
signoria dei Visconti su Milano. Il 2 aprile
1286 prese parte alla Pace di Lomazzo.
5
UNA PREMESSA INDISPENSABILE - IL CONTESTO STORICO
6
Città guelfe e ghibelline presto entrarono in conflitto fra loro, per il controllo
del territorio circostante la città.
- Storie di guerre, di conflitti, e di grandi pacificazioni -
Nel 1118-1127 si svolse il primo conflitto fra Como e Milano, ricordato come
"Guerra Decennale". Qualche anno dopo la guerra riesplose, concludendosi
soltanto nel 1183 (Pace di Costanza fra l'Imperatore Federico I Barbarossa e
Comuni lombardi). La pace tra Como e Milano fu così stipulata nel 1196.
Trascorsero soltanto due generazioni e i vecchi dissidi furono rispolverati:
Federico II, nipote del prode Barbarossa, combatté nuovamente la Lega
Lombarda e fu definitivamente sconfitto nel 1247. Anche stavolta seguì un
trattato di pace fra Como e Milano (1249), sottoscritto proprio nel nostro
paese, nel Brolo di Lomazzo.
- Gli avvicendamenti politici del XIII secolo, causa dello scoppio delle ultime
guerre medioevali fra i comuni di Como e Milano -
Con la sconfitta dell’Imperatore Federico II ovunque i ghibellini subirono un
duro contraccolpo. A Como la fazione ghibellina dei Rusca cadde in disgrazia
e la città (tradizionalmente ghibellina) divenne guelfa; il potere passò così alla
famiglia dei Vitani. La città di Milano, intanto, fu protagonista di un
fenomeno completamente opposto: nella città ambrosiana (tradizionalmente
guelfa - in Lombardia la guelfa per antonomasia), il clima di distensione
favorì l’ascesa della famiglia ghibellina dei Visconti. La grande occasione dei
Visconti si presentò quando Ottone – membro della famiglia – fu eletto
Arcivescovo. Grazie al prestigio di Ottone, da allora i Visconti divennero
Signori incontrastati della città. Nacque così la Milano viscontea e sforzesca
destinata a dominare la scena lombarda per tutto il XIV e XV secolo. Questo
strano capovolgimento che interessò entrambe le nostre città fu la miccia che
fece innescare instabilità, dissidi, contese e infine la guerra, l'ultima terribile
guerra medioevale fra le città sorelle di Como e Milano.
7
Ma ora fermiamoci con le anticipazioni, e riprendiamo dall’inizio questo
incredibile racconto.
Caliamoci nel XIII secolo, nel pieno del contenzioso tra "guelfi" e "ghibellini":
in ogni città, ogni famiglia, si combatte una guerra fratricida contro le
famiglie dello schieramento opposto. E’ in gioco il prestigio, l’onore familiare,
ma soprattutto il potere e il desiderio di sopravvento.
Per i più forti, c’è in palio la supremazia assoluta, sulla città come sul
contado; per quelli che arrivano secondi non rimane che la condanna
all’inferiorità e alla subordinazione.
Il Vescovo poté ardire a tanto poiché molta era era l'influenza di cui godeva.
«Secondo il volere di lui si maneggiava la repubblica», scrisse Benedetto
Giovio. Infatti all'inizio del suo episcopato (1275), Giovanni aveva trovato la
città che arrideva ai Vitani, a cui la famiglia del presule era molto vicina;
questi, misero nelle mani del Vescovo il potere di governare Como, con
l'emanazione di leggi e l'amministrazione degli affari civici. ("Historiae
8
Patriae", Benedetto Giovio)
Era il 1276. Vitani e Rusca vennero alle armi all'interno della città di Como, e
questi ultimi ebbero sopravvento. Nel frattempo l'Arcivescovo milanese
Ottone Visconti (nonché condottiero ghibellino e Signore di Milano per i
Visconti), quand'ebbe sconfitto i nemici Torriani presso Arona, volle snidare i
parteggiatori dei Torriani che si trovavano in terra comasca. La città, fu così
definitivamente nelle mani dei Rusca, che da allora in poi poterono tenere
ben salda la Signoria su Como.
Ma il potere logora, e consuma d’invidia chi non ne possiede abbastanza. Il
prestigio del Vescovo Giovanni permaneva altissimo anche dopo il
cambiamento di bandiera della città, così che egli aveva conservato intatto il
suo ascendente politico su Como.
Per questo motivo, nella fazione ghibellina, c'era chi non ammirava il nostro
presule e covava terribili piani per sbarazzarsi dello scomodo personaggio...
9
3. L'OLTRAGGIO ALLA CHIESA COMENSE
4. LA SCOMUNICA
10
5. IL DOCUMENTO DELLA BIBLIOTECA AMBROSIANA
(Historiae Patriae Monumenta edita iussu regis Caroli Alberti, tom. XVI
Leges Municipales, Tomus secundus Pars prior, Liber Statutorum Consulum
Cumanorum - Antonio Ceruti, Augusta Taurinorum, MDCCCLXXVI)
12
Fu l'unica volta che il Vescovo, in dieci anni di esilio forzato, osò rimettere
piede in territorio comasco. Solo verso la fine del suo esilio, riuscì a spingersi
prudentemente sino all'ancor ambrosiana Cantù...
Giovanni dovette finire gli anni del suo ministero episcopale in esilio nel
capoluogo ambrosiano, prodigandosi per la sua diocesi e mantenendo i
rapporti tramite i fidi collaboratori che lo avevano seguito a Milano. Giovanni
de' Avvocati fu sostenuto dal clero comasco, di cui si prese particolarmente
cura, ma non ottenne mai di calmare il rancore che ancora gli serbava la
classe politica ghibellina di Como, e in particolare la famiglia Rusca.
7. E FU GUERRA
8. E FU PACE
14
Il dì seguente, la folla entusiasta si radunò sulla via che conduceva a Rovello
(«in territorio de Rudello»), perché nessuna piazza del paese era in grado di
accogliere la moltitudine. I capitoli della Pace di Lomazzo vennero
solennemente letti fra l'orgoglio di tutti i Lomazzesi presenti, e forse, proprio
a memoria di questo evento, sulla via per Rovello (via Milano) i nostri
progenitori edificarono il maestoso Arco della Pace, che oggi, ricostruito,
costituisce uno dei simboli più importanti del nostro paese.
Tutto è bene quel che finisce bene; anzi, «In terra pax hominibus bonae
voluntatis», come si ricorda abbia evangelicamente proclamato in quella
occasione l'Arcivescovo Ottone Visconti.
I lettori più attenti non avranno mancato di notare l'assenza di una persona
che ormai ben conosciamo... In occasione della Pace, a Lomazzo arrivarono
proprio tutti: Signori, podestà, sindaci, arbitri, consiglieri, ambasciatori,
rappresentanti di città, notai, cavalieri, prevosti, i priori di tutti i conventi di
frati..., con la presenza culminante dell'Arcivescovo di Milano. Mancò solo
una persona, domino Episcopo Giovanni de' Avvocati.
Come già abbiamo detto, Giovanni de' Avvocati, da quando fu costretto
all'esilio, non mise più piede nella diocesi di Como per dieci anni, se non per
la scomunica del 1282. Anche ora, che la Pace era stata sottoscritta,
continuava a temere le ritorsioni personali dell’infido Loterio Rusca. La sua
assenza a Lomazzo, in quel 1286, non deve però lasciar pensare che con la
Pace non ebbe nulla a che spartire... No. Colpo di scena. Fu proprio lui, non
presente a Lomazzo, né citato nella nostra lapide di Brolo S. Vito, ad essere
uno dei veri protagonisti della Pace di Lomazzo. Fu lui, a permettere che la
Pace avesse luogo. Incredibile? Sì, eppure l'unico assente, a sette secoli di
distanza quasi dimenticato, decretò la fine di un conflitto tra città durato
intere generazioni.
Se la pace ebbe luogo, infatti, fu perché si era adempiuto ad una particolare
condizione. Scorrendo il lungo testo latino del trattato, uno dei capitoli della
Pace, una clausola, attrae l'attenzione... Sta scritto: le due parti "Stabiliscono,
proclamano, comandano per lòdo, arbitrano ed ordinano che il patto del
Signor Vescovo e dei seguaci suoi sia regolato" e che sia «ipso Domino
episcopo faciente finem perdonantiam remissionem communi et singolaribus
personis Cumarum...» cioè che lo stesso Signor Vescovo "faccia fine, perdono,
remissione al Comune e alle singole persone di Como e dei suoi alleati in
merito a tutte le violenze, offese, ingiurie e tragga il Comune e gli uomini di
Como e i suoi amici dalle scomuniche e interdetti in cui fossero incorsi per
mezzo dello stesso Signor Vescovo o per sua sentenza".
15
Bisogna infatti sapere che prima della sottoscrizione della Pace era stato
stipulato un patto, per il quale mediarono Guido da Castiglione e gli
Ambasciatori di Milano (e appunto qui si proclama di dare esecuzione al
patto già convenuto). Il patto riguardava ciò a cui maggiormente Loterio
Rusca dovette tenere (e che mai pubblicamente ammise), cioè la remissione
dell'interdetto che gravava su di lui e che stava erodendo il suo potere e il suo
ascendente sul popolo di Como.
Se la Pace di Lomazzo del 1286 ebbe luogo fu perché avvenne che il Vescovo
"perdonasse ai comaschi", e cioè fece annullamento della terribile ed
esemplare scomunica lanciata sui Rusca.
Tolto l'interdetto, il Vescovo rimase ugualmente in esilio. Giovanni degli
Avvogadri rientrò a Como soltanto nel 1292, quando il suo persecutore
Loterio Rusca fu "sceso nel sepolcro". Un anno più tardi anche il buon
Vescovo spirò, e trovò riposo eterno nella sepoltura a lui riservata in duomo a
Como, nella cappella di S. Giovanni, nel sarcofago tutt'oggi visibile presso la
Porta della Rana.
16
Testo del decreto di Scomunica diLoterio Rusca
Lomazzo, 25 aprile 1282
tratta da: Liber Statutorum Consulum Cumanorum Justicie et Negotiatorum
(Historiae Patriae Monumenta edita iussu regis Caroli Alberti, tom. XVI
Leges Municipales, Tomus secundus Pars prior, Liber Statutorum Consulum
Cumanorum - Antonio Ceruti, Augusta Taurinorum, MDCCCLXXVI)
28
Testo del trattato della Pace di Lomazzo
Lomazzo, 3 aprile 1286
44
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1.
All’ultimo momento mi sono reso conto di non avere inserito al posto giusto parecchio materiale.
Altre carte o notizie sono emerse a lavoro ultimato.
Perciò in questa parte, in ordine sparso, aggiungo quanto ho tralasciato.
Ruschi-Rusca-Rusconi.
Etichette: ricerche
De Ruschi ha lasciato un nuovo commento sul tuo post :
Proveniente da blogger.bounces.google.com
L . M. De Ruschi
2.
Ringrazio L. M. De Ruschi che mi ha scritto ed ha trovato interessante il
materiale che sto pubblicando.
Lo invito a continuare a leggermi.
Che poi la segnalazione arrivi dall'Argentina!!!!!!
Non è poco: potenza di internet!
L. M. De Ruschi
Postato da De Ruschi in Blog di Marco alle 21 gennaio 2008 16.45
3.
Ho utilizzato il preziosissimo traduttore
Beta di GOOGLE ed ho capito quanto
necessario.
4.
I RUSCHI
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Non è facile trovare una stirpe antica che, meglio dei Ruschi , abbia saputo
incarnare il paradigma di famiglia nobile e potente , ma sopratutto colta e
sobria , lontana in ogni sua manifestazione dagli eccessi smodati propri di
certo mondo dal sangue blu , ma anzi incline a coltivare i valori pragmatici
del lavoro insieme all'intimità degli affetti familiari.
Fin dalle origini , invero lontanissime , i Ruschi si sono sempre distinti nel
saper comprendere lo spirito dei tempi , riuscendo così ad affermarsi nelle
imprese pubbliche e private , politiche ed ecclesiastiche.
Già Cicerone nel secondo libro del "Oratore" si trovo a parlare di un certo
Marco Pinario Rusca quale promulgatore della Lex annaria , ed è forse
questa pretesa origine romana uno dei rari peccati di superbia ascrivibili al
casato.
Quest' ultimo venne definitivamente adottato da quel ramo della famiglia che
prese dimora a Pisa nella metà del cinquecento.
5.
Ma non è tutto .
Alla corte pontificia infatti quella promozione si trasformo nella goccia fatale
di un vaso già colmo .
Intorno alla meta di quel secolo il potere del casato iniziò ad incrinarsi ,
indebolito dalle lotte con l'avversa frazione dei Vitani , complice il voltafaccia
dei Visconti di Milano , considerati fino ad allora alleati fedeli e parenti
generosi.
Il patto tra le due famiglie era stato suggellato davanti all'altare con le nozze
tra Zaccarina , figlia di Matteo Visconti , e Franchino Rusca .
Un matrimonio che fede forse la felicità dei due sposi , ma poco servi alle
ragioni della politica .
6.
Era costei una donna di rare virtù , autentico angelo del focolare , tutta dedita
alla casa e alla famiglia.
Tradizione vuole che i fiori deposti sul suo sepolcro non appassiscano mai ,
quale omaggio terreno a tale esempio di imperitura bontà e purezza.
La vita dei Ruschi trascorreva serena e fortunata tra la bella villa di Calci
7.
L'estensione complessiva del palazzo, su due piani , supera i 1300 metri
quadrati , edificati su strutture antichissime cosi come testimoniano le
poderose colonne ancora visibili negli ambienti a pian terreno , non mancano
la cappella privata e l'ampio parco con fontane e statue .
Altri contributi
Un anonimo lettore ha lasciato questo contributo sul post :
Sono A………Rusconi ,
ho letto con interesse il blog, sarebbe interessante poter consultare la documentazione
raccolta
saluti
A.Rusconi
8.
Anonimo ha lasciato un nuovo commento sul tuo post "Gian Carlo Bronzi
Rusconi: notizie storiche della ...":
Caro Marco,
sono rimasto stupito dalla quantità di documenti interessanti sulla famiglia
Rusconi (sono un Rusconi di Bologna).
Mi potrebbe dire come se li è procurati per curiosità ?
Può scegliere uno degli indirizzi mostrati sulla pagina web ………………….
Cordialissimi saluti.
F. Rusconi
Postato da Anonimo in Blog di Marco alle 24 gennaio 2008 21.38
9.
Buongiorno,
mi chiamo A. Cavazza e mi sono imbattuto nel suo blog mentre stavo
effettuando ricerche sulla mia famiglia.
Poichè i Rusconi compaiono per due volte nella mia storia famigliare chiedo
se potesse essermi di aiuto.
Le mie ricerche sono tese alla ricerca del mio stemma di famiglia in quanto
tramandatomi essere una famiglia nobile vivente a Mezzolara.
Ma nel 1860 il mio avo N. Cavazza perde il patrimonio familiare,tre poderi,e il
resto dei soldi gli viene rubato da dei briganti lasciando la famiglia nella
miseria più nera. I figli, due di primo letto e due di secondo,dopo un pò
incominciano a litigare.
Dovette intervenire il Rusconi mettendoli a lavorare in zone distanti tra loro.
Non so di quale Rusconi si parli,
probabilmente l'episodio si riferisce a pochi anni dopo il 1860.
Ma mi sono sempre chiesto a che titolo il Rusconi riusì a intervenire in questa
lite famigliare .Leggendo il suo blog ho letto il nome di una Girolama Maria
Caterina Cavazza(1735) nella linea di Bologna. Per caso nei tempi addietro
avevano sposato una Cavazza?
Inoltre esisteva un palco al comunale dei Cavazza agli inizi del 1900 il cui
intestatario era l'impresario dei Rusconi Pallavicini.
Un altro ramo dei Rusconi?
La ringrazio in anticipo se riuscirà a darmi qualche delucidazione.
Ho letto che a Mezzolara è conservato un esemplare del libro sui Rusconi.
Appena possibile andrò a darci un'occhiata.
a mia famiglia non vive più a Mezzolara dagli inizi del 900,ma si è trasferita a
Bologna.
Porgo distinti saluti
A.Cavazza
10.
Chest artícol al è scricc in Cumasch, ortograféa
Semplificada
Comm ( in lengua italiana Como) l'è una citaa italiana de 83.200 abitant
[1]
, capital de la s provincia. Sitüada in foont al Lac
de Comm, la cunfina a nord-ovest cun la
Svizera.
[Mudifica] El Medioevu
11.
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Da Guidino oltre diversi rampolli derivò Suseso o Sisinio che ebbe in moglie
Francesca Rusconi o Rusca, come è accennato dal Litta, da Suseno padre di altri figli
ne venne Gaspare come fin qui accenna giustamente il Muoni, ma dopo lo
scoprimento di altre carte abbiamo la genealogia
seguente:……………………………………..
16.
Michael Shamansky, Bookseller Inc.
Title: Notizie storiche della Casatta Rusconi Author: BRONZI RUSCONI, GIANCARLO
Price: $33.25 More information. Item Number: 55908 ...
www.artbooks.com/wc.dll?ab~gsearch~&cart=0&type=regions&value=Emilia - 67k -
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18.
Rusconi : Casata decorata con il titolo di conte.
19.
Disponibilità di: Notizie storiche della casata Rusconi
20.
Ruscã ou rusco-, mot attesté tardivement par des gloses latines des VIIIème et IXème
siècles, pour désigner les ruches. Toutefois les langues celtiques montrent que le
terme a d'
abord désigné l'
écorce, "on élevait autrefois les essaims d'abeilles dans des
troncs d'arbre creux" (P.-Y. Lambert, La langue gauloise, Errance, Paris, 2003,
page 201). Ce mot s'
est conservé dans la langue française avec le mot “ruche".
21.
Ruggero Rusca o Rusconi (+ post 1234/ante VII-1237), appartenente a una importante dinastia
comasca nota fin dal 998, che diede numerosi amministratori ed ecclesiastici alla città di Como;
Console di Giustizia di Como nel 1202 e 1205, Podestà di Chiavenna nel 1213 e 1215. Sposa N.N.
= ………
B1. Sumerio (+ ante VII-1292), fu scomunicato con i parenti il 25-4-1282 per aver conquistato
Como e aver scacciato il vescovo.
= ……..
C1. Lotario, Sindaco di Chiavenna nel 1279, Cancelliere del Comune di Como, riordina gli
statuti comaschi
22.
A2. Lotario (+ primavera 1291), era il capo dei ghibellini di Como, ammesso nell’elenco dei patrizi
milanesi stilato nel
1277 dall’Arcivescovo di Milano; Podestà del Popolo di Como (= Signore) dal 1283, conquistò
Locarno, Bellinzona e Lugano. = ……
B1. Pietro (+ ante 1340), fu scomunicato con i parenti il 25-4-1282, Sapiente alle provvisioni
nel 1286, Podestà di
Milano nel 1286, Vicario del Podestà di Como il V-1288, cacciato da Como alla morte del
padre; il VII-1307
vende il castello di Bellinzona, e nel 1311 ebbe la consegna del castello di Montorfano.
= ……..
C1. Francesco detto Franchino (+ ca. 1339), investitura delle rendite sui beni ricevuti
dall’Imperatore Enrico
VII a Como e nella sua zona, Capitano e Signore Generale delle popolazioni e città di
Como dal 1313,
Vicario Imperiale di Como e giura fedeltà all’Imperatore nel 1327, scomunicato con la
famiglia per aver
appoggiato la nomina al vescovato del fratello nel 1327 (confermata nel 1331), Vicario
della città di
Como per conto del Re Giovanni di Boemia il 1-2-1331 con mero e misto impero e
podestà di spada;
a) = N.N.
b) = una figlia del Vicario Imperiale Bailardino di Nogarole e di Caterina della Scala
dei Signori di Verona
D1. Lotario (+ 14-6-1399), cede Bellinzona ai Visconti il 1-5-1340, armato Cavaliere dai Visconti,
Podestà di Milano nel 1356 e 1373, Podestà di Piacenza nel 1374, 1378 e 1382,
Podestà di Asti nel
1379, Podestà di Vercelli nel 1385, Podestà di Parma nel 1386, Podestà di Verona
nel 1389,
23.
E1. Franchino II (+ poco dopo XI-1412), ambasciatore milanese in Sicilia nel 1393,
armato
Cavaliere dal Duca di Milano nel 1395, Capitano di cavalleria ducale nel 1395,
Luogotenente a
Pisa nel 1401, tenta di occupare Como nel 1403; Signore di Como con
Mugliasca, Bellano,
Gravedona, Mandello, Esino, Varenna e Lugano (questa perduta nel 1411) dal
17-10-1408,
= ……..
F1. Lotario II (+ poco prima del 27-9-1420), Signore di Como dal 1412,
Vicario Imperiale dal
F3. Luigia
F4. Giovanna
F5. Fiorbellina
F6. Elisabetta
24.
= 1413 Giacomo I Mandelli Conte di Maccagno Imperiale (vedi/see)
E3. Cavaliere Giovanni detto “Zanolo”, Capitano di Belluno nel 1395, 1397 e
1401, ambasciatore
milanese a Belluno nel 1395, Podestà di Reggio Emilia nel 1412 ca.
= ………
F1. Mosca
E4. Baldassarre (+ ucciso durante il tentativo di riconquista di Como da parte del fratello
Franchino
E5. Enrica
E6. Donnina
E7. Maddalena
= ………..
E1. Corrado, Podestà di Novara nel 1387, Decurione di Milano nel 1388, Podestà di Vercelli nel
1389, Nobile Famigliare del Signore di Milano nel 1389, Deputato alla
fabbrica del Duomo di
Milano nel 1409 e 1411, dei XII di Provvisione a Milano nel 1411, Patrizio
Milanese.
= ………
25.
D3. Bonacossa (+ post 1360)
l’approvazione pontificia ma solo imperiale e scomunicato nel 1327 per non aver
rinunciato alla carica, il
C5. Giovanni detto “Ravizza” (+ assassinato 1333), Podestà di Valtellina nel 1321 e 1331,
Podestà di Milano
l’XI-1322, Podestà di Chiavenna nel 1323, 1325, 1329 e 1331; venne scomunicato nel
1325 per aver
appoggiato la nomina a vescovo del fratello Valeriano, armato Cavaliere dal Signore di
Verona nel 1328.
= ……….. Avogadro
D1. Landa, il 5-5-1336 venne esentato dai tributi dal Signore di Milano e nel 1340 partecipa alla
cessione
di Bellinzona ai Visconti.
D2. Bartolomeo, il 5-5-1336 venne esentato dai tributi dal Signore di Milano C6.
Simone (+ post V-1340), Podestà di Novara nel 1327.
D1. Giovanni, Dottore in legge, Canonico della Cattedrale di Como nel 1332 ca. e forse anche
Arciprete.
D2. Francesco
26.
C7. Maria = Antonio Giovio detto Trono (vedi/see)
B2. Corrado (+ assassinato, sepolto a Como 5-10-1302), Podestà di Bormio nel 1287, Podestà
di Lugano nel
B3. Ruggero (+ ante 1292), scomunicato con i parenti dopo la conquista di Como il 25-4-1282.
A3. Alberto (+ ante 1329), Giudice in Como, Sopraintendente alle provvisioni nel 1286,
Decurione di Como, presta
= ……….
B1. Ruggero detto “il Negro” (+ ante XI-1365), fu dei Supplenti eletti a ratificare la cessione di
Como ai Visconti
il 29-7-1335.
= ……..
=…
C1. Gaspare, Podestà di Chiavenna nel 1328, Podestà di Morbegno e Traona nel 1333.
= ……..
v. Parte VII.
27.
Biglietto da visita del nonno
28.
Parte diciasettesima
. 1
Se non sai dove stai andando girati per sapere
da dove vieni.
vieni.
Diamo un futuro alla memoria
Mettersi alla ricerca delle proprie radici non consente solo di ricostruire
nomi e date dei nostri antenati ma rappresenta un viaggio a ritroso nei
meandri della memoria familiare e collettiva che il tempo ha cercato di
cancellare, laddove la storia ufficiale sembra dare spazio solo ai grandi
personaggi ed agli avvenimenti che li hanno visti protagonisti.
. 2
Pensare che l'uomo nacque senza una storia dentro di sé, è una malattia.
É assolutamente anormale, perché l'uomo non nacque dal giorno alla notte.
Nacque in un contesto storico specifico, con qualità storiche specifiche e,
pertanto, è completo soltanto quando ha rapporti con queste cose.
È come mutilarlo.
CARL JUNG
. 3
si disponesse della genealogia autentica ed
esatta di ciascuna famiglia, è più che
verosimile che nessun uomo sarebbe stimato
o disprezzato in virtù della sua nascita.
Infatti, non v’è mendicante per le vie che non risulterebbe
discendente diretto di qualche uomo illustre, né un solo
nobile elevato alle più alte dignità dello Stato, degli ordini e
dei capitoli, che non scoprirebbe tra i suoi antenati una
quantità di gente oscura.
Supponiamo che un gentiluomo d’alto rango, tutto gonfio d’orgoglio per la sua alta
nascita, si vedesse passare in rivista sotto gli occhi l’intera serie dei suoi avi, un po’
come Virgilio fa contemplare a Enea tutti i suoi discendenti.
Da quali contrastanti passioni non sarebbe agitato, vedendo, nello spazio di quattro
millenni, un alternarsi continuo, magari a brevi intervalli, di condottieri e di pastori,
di ministri di Stato e di artigiani, di principi e di bifolchi?!
Da quale tristezza o da quale gioia non si sentirebbe prendere alla vista di tutti gli
scherzi della sorte: di fronte a uno spettacolo così variopinto, fatto di cenci e di
porpore, di strumenti di lavoro e di scettri, di insegne di onore e di marchi
d’obbrobrio?!
Quale flusso e riflusso di speranze e di timori, di trasporti di gioia e di mortificazione
non verrebbe a patire, via via che la sua genealogia gli apparisse brillante o
tenebrosa?
Ma se il nostro gentiluomo, già cosi fiero dei suoi avi, riuscisse a rientrare in sé,
considerando con occhi di filosofo tutte queste vicissitudini, non ne sarebbe più
affatto turbato.
Le generazioni dei mortali, alternativamente illustri e abiette, si cancellano, si
confondono e si perdono come le onde di un rapido fiume: nulla può arrestare la
corsa del tempo, che trascina seco ciò che sembrerebbe più fermo e imperituro, e lo
inghiotte per sempre nella notte eterna".
Diderot D’Alembert:
Encyclopédie .
Voce Genealogia di De Jancourt.
. 4
Commiato
Sono arrivato alla fine del lavoro.
Il testo è risultato molto più ampio di quanto ho scritto nel blog.
E’ stata una bella avventura.
Mi ha appassionato molto la ricerca in internet.
A conclusione allego un pensiero postato nel blog.
Etichette: pensieri
A r r i v e d e r c i su:
marcobr43.blogspot.com www.bronzirusconi.com
Vi saluto con questa riflessione:
Se non riesci ad uscire dal tunnel…arredalo!!!!