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Linda Safran

SCOPERTE SALENTINE

Estratto dalla rivista Arte Medievale anno VII - (2008), 2 - pagine 69-94

SCOPERTE SALENTINE
Linda Safran

l patrimonio culturale salentino del Medioevo rimane poco conosciuto al di fuori di una piccola cerchia di specialisti e di un gruppo relativamente ristretto di cultori che apprezzano le grotte e le chiese antiche della zona. Dato che non esiste un vero dialogo tra i due gruppi, le interpretazioni canonizzate da oltre un secolo quelle di Charles Diehl, mile Bertaux, Cosimo De Giorgi seppure ampiamente superate rimangono a oggi le pi diffuse a livello pubblico quali fossero una sorta di imperterrito topos storiografico. Ad esempio, tra i cultori della storia locale diffusa la convinzione che le cripte siano state costruite e dipinte dai cosiddetti monaci basiliani. Nella consapevolezza che sia importante superare il divario tra professionisti e semplici appassionati, credo sia urgente guardare al patrimonio artistico e culturale della regione puntando allo sviluppo di nuove piste di ricerca, in tutte le direzioni possibili, senza lobiettivo di dover offrire delle risposte preconfezionate. Vorrei precisare che il presente contributo non frutto di unindagine a s ma si inserisce nellambito di unentusiasman-

te ricerca che uscir, spero al pi presto, come monografia dedicata al tema Arte e Identit nel Salento Medievale, opera basata su unindagine delle tracce degli uomini che vissero e pregarono in quella lontana epoca. Questi appunti sono dunque semplici anticipazioni, singole riflessioni che andrebbero contestualizzate in un pi ampio e articolato percorso conoscitivo. ALCUNE SCOPERTE NELLARTE MEDIEVALE DELLA PROVINCIA DI LECCE1 La prima di queste riflessione riguarda la cosiddetta chiesa di San Salvatore a Sanarica; uso il termine cosiddetta perch credo che loriginaria intitolazione sia da assegnare a un altro santo. Com noto il monumento stato oggetto di studio da parte di Marina Falla Castelfranchi, che, nella pregevole chiesa triabsidata, leggeva un programma decorativo realizzato in momenti e da mani diverse2: allXI secolo era attribuito il ciclo cristologico della navata con santi Monaci e Profeti campiti nei sottarchi,3 mentre al XIV o XV secolo era assegnata la

1. Sanarica, chiesa di San Salvatore, interni direzione Est (foto Autore). ARTE MEDIEVALE VII (2008), 2

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2. Sanarica, chiesa di San Salvatore, Cristo sul pilastro con Vangelo aperto (foto Autore).

3. Sanarica, chiesa di San Salvatore, parete Sud, brani affrescati a puzzle (foto Autore).

Trasfigurazione di Cristo dellabside e la sovrastante Visione Teofanica [1].4 Sempre Marina Falla collocava al XIII secolo il pregevole Cristo dipinto sul pilastro a sinistra presso labside centrale [2];5 il soggetto espone un libro aperto sul quale si legge, in greco e in latino, un passo del Vangelo di Giovanni 8: 12 (Io sono la luce del mondo): EGw IMH TO FwC TOU [KOCMOU] EGO SUM LUX MUNDI Linteressante presenza bilingue, attestata, tra le altre, anche a Monreale e Cefal in Sicilia, implicherebbe un studio sociolinguistico spesso, tuttavia, tralasciato negli studi di storia dellarte.6 Nel caso in esame possibile ipotizzare che la presenza di iscrizioni greche e latine possa chiamare in causa lo status sociale del committente, ma anche quello del clero e/o dellartista che esegu queste decorazioni. Il fatto poi che liscrizione greca sia ubicata a destra di Cristo e, dunque, a sinistra di chi legge il dipinto, starebbe a indicare una sorta di preferenza da parte dellanonimo committente. Di grande interesse poi lanalisi della parete Sud della chiesa, presso lentrata secondaria, dove numerosi frammenti pittorici, spesso capovolti, denunciano evidenti manomissioni operate probabilmente allindomani di un crollo [3]. Tra i numerosi lacerti daffresco merita attenzione una iscrizione greca in cui si legge [13]: O NAOC T(OU) ARC MI(CAHL) La chiesa dellArcangelo Michele in Chonae.7 70
T(OU) EN CwNE

Il passo rimanda a un miracolo operato da san Michele Arcangelo in Frigia (Turchia): un gruppo di pagani aveva fatto straripare due fiumi che minacciavano di inondare e distruggere una chiesa; a scongiurare il pericolo intervenne san Michele Arcangelo, il quale, generando provvidenzialmente un terremoto, apr nel terreno un imbuto (chonai), entro si convogli lacqua dei due fiumi. Con tutta probabilit la scena di questo miracolo (festeggiato il 6 settembre) era rappresentata anche nella chiesa di Sanarica che, in origine, era forse intitolata a San Michele Arcangelo. Sempre sul muro Sud ho potuto individuare, tra gli altri, alcuni lacerti pittorici riferibili a delle perdute figure di Arcangeli, identificabili per la presenza del caratteristico loros imperiale [14]. La presenza di san Michele in prossimit dellentrata da considerarsi una consuetudine giacch era considerato un protettore guardiano.8 Non meno importante era la sua funzione di traghettatore di anime. Tale importante ruolo testimoniato da un altro frammento pittorico presente nella parete Sud, dove si distingue quel che resta di un devoto sottoposto allala dellArcangelo [15].9 Probabilmente limmagine del devoto da mettere in relazione con una delle innumerevoli tombe scoperte sotto la superficie di calpestio durante i lavori di restauro; la presenza di numerose tombe spiega, tra le altre, limportante funzione funeraria delle chiese medievali. Per rimanere nellarea dellarcidiocesi di Otranto, spostiamo ora lattenzione sulla chiesa di Santa Marina a Muro Leccese, intitolata, in origine, a San Nicola di Myra. Quando parliamo di questa chiesa e del suo ciclo pittorico con le Storie di san

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4. Acquarica del Capo, chiesa di Santa Maria dei Panetti, interni (foto Autore).

5. Acquarica del Capo, chiesa di Santa Maria dei Panetti, parete Nord, san Nicola, particolare (foto Autore).

6. Cerfignano, chiesa dellImmacolata, iscrizione greca (foto Autore).

Nicola, forse il pi antico del mondo bizantino, siamo tutti in debito con gli studi di Marina Falla Castelfranchi.10 Tra gli affreschi che la studiosa individuava, c un frammento palinsesto molto interessante, ma di difficile lettura a causa delle pessime condizioni conservative [16]; si tratta di una figura femminile incoronata che Marina Falla interpretava come limperatrice Zoe, moglie di Costantino IX Monomaco (r. 10421055), coinvolta insieme al marito nei restauri della chiesa di San Nicola a Myra.11 Da una analisi ravvicinata del dipinto ho potuto notare che il soggetto in esame non indossa abiti imperiali, men che meno una corona, che mi sembra, invece, di poter interpretare come una ricercata acconciatura dei capelli raccolta in una reticella [17]; inoltre, vorrei far notare che labito imperiale, cos come lo si pu osservare nei mosaici di Costantinopoli [7], sempre tempestato di gioielli e non prevede una semplice cintura di pelle nel giro vita, come nellaffresco di Muro Leccese; oltretutto, la scollatura e le maniche perlinate, corredate cio da bottoni, non sono ammis-

sibili prima del XIII secolo. Del resto i bottoni cominciarono ad essere utilizzati nellXI secolo, tuttavia, fino alla fine del secolo, furono utilizzati soltanto nellabbigliamento maschile, e sempre nella parte pettorale.12 Un altro indizio sulla cronologia dellaffresco di Muro Leccese (a nostro giudizio molto posteriore allXI secolo) ci viene offerto dalla posa della devota: inginocchiata e con le mani giunte. la posa di preghiera adottata nelle chiese di rito latino a partire dal XIII secolo e si diffuse in area bizantina solo nel XIV secolo, sotto linflusso occidentale.13 Credo che il soggetto di Muro possa imparentarsi, almeno sul piano iconografico, con una figuretta femminile genuflessa che presente in un affresco nella cripta dei Santi Stefani a Vaste (1379-1380), dove peraltro possiamo notare le medesime maniche perlinate, le mani giunte e persino il suo intercedere nella rappresentazione sacra [8]14 Ritornando al soggetto femminile di Muro Leccese, mi sono sempre chiesta a quale santo fosse sottoposta. Nella parte infe71

LINDA SAFRAN riore del dipinto si intravede il suppedaneo di un trono in legno decorato a losanghe, presumibilmente un cuscino, troppo poco per ricavarne qualche indizio. Sul trono potrebbe esservi seduto san Nicola, che ancora nel XIII secolo era il santo titolare della chiesa, ma anche la Vergine o forse Cristo. La questione rimane aperta. In diocesi di Ugento, nellarea dellattuale cimitero di Miggiano, sotto una chiesa di piccole dimensioni, si cela la cripta di Santa Marina di Miggiano. Tra i numerosi affreschi campiti sulle quattro pareti, merita attenzione una Koimesis affrescata sul muro Nord [11], collocata da Manuela De Giorgi allXI secolo.15 La proposta di datazione della studiosa mi lascia un po perplessa, soprattutto in relazione allappariscente cultura prospettica che informa lopera miggianese: la torre che campeggia sullo sfondo, a sinistra di chi guarda, appare ben indagata nel gioco chiaroscurale e nella resa dei conci e delle cornici perlinate; siamo, cio, in presenza di una cultura pittorica del pieno XIII secolo, non molto lontana da certe soluzioni adottate nel 1196 nella cripta di San Biagio a San Vito dei Normanni [12a-b]. La stessa De Giorgi identificava i clipei campiti nel soffitto come dei ritratti funerari. ben chiaro, invece, che si tratta di semplici angeli, come dimostra la presenza delle ali e dei veli che ricoprono le loro mani [9]. Nel Salento si vedono angeli sopra le due scene della Koimesis a Santa Maria delle Cerrate ed altrove. Proseguendo nella descrizione dellapparato decorativo, la De Giorgi osservava, a destra dellentrata, una fase pittorica del XIII secolo con tre figure maschili corredate da apposite iscrizioni e rivolte in preghiera verso san Michele Arcangelo, che tiene in mano il globo[10]; le iscrizioni esegetiche, tre in tutto, furono redatte in un greco alquanto scorretto. Mi sembra di leggervi: LE(OU) M[ON]AKOU = di Leo(ne), monaco PRO[C]KHNICIC = venerazione NIKOLA[OU] MONAKOU = di Nicola, monaco. Nella prima di queste tre iscrizioni la De Giorgi vi leggeva due nomi: LEO e MAKOC, interpretava cio il termine MAKOC come un nome proprio di persona assolutamente sconosciuto nel mondo greco come lei stessa dice. Delle tre figure oranti la prima e la terza, quelle cio accompagnate dalliscrizione MONAKOU, sono, dunque, da identificare come monaci; il secondo personaggio, rappresentato in proporzioni maggiori, , probabilmente, il committente;16 accanto a lui si legge la parola Proskynesis. Tutte e tre le figure assumono delle pose devozionali ortodosse, sono cio in ginocchio, o inchinate con le mani protese in avanti, quasi a rappresentare un modello di preghiera per i fedeli di Miggiano. Sempre nellarea della diocesi di Ugento, desta grande interesse il programma decorativo intessuto nella chiesa di Santa Maria dei Panetti (o dei Panelli), presso Acquarica del Capo [4]. Nellabside di sinistra si leggono senza troppa difficolt la Vergine e san Giovanni Battista nella conca, riferibili a due fasi pittoriche medievali diverse. Un palinsesto pittorico informa anche labside destra, dove si intravede una figura in trono sulla quale furono, poi, sovrapposti altri dipinti. Sulla parete Nord, nellangolo di raccordo con il muro Ovest, si staglia una bella immagine di san Nicola, stante, rappresentato nei consueti abiti vescovili. Si tratta di un affresco riferibile forse agli inizi del XIII secolo. Sulla stessa parete Nord, ho potuto riconoscere un frammentario ciclo nicolaiano riferibile forse alla seconda met del XIII secolo. Di questultimo si individua chiaramente san Nicola [5] corredato da unapposita iscrizione esegetica: O AG[IOC] NIK[OLAOC]; egli rivolto verso la sua destra, dove, evidentemente, erano rappresentati due astanti dei quali si legge soltanto il nome: OURCOC e NEPOTIANOC. Essi sono due dei tre generali che Nicola

7. Istanbul, chiesa della Santa Sofia, galleria Sud, imperatrice Zoe, particolare (foto Autore).

8. Vaste, cripta dei Santi Stefani, la devota Margarita accanto a san Martino, particolare (foto Autore).

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SCOPERTE SALENTINE liber dalla prigione operando un miracolo. Come si evince da un testo greco di autore anonimo del IV o V secolo, e da un martirologio geronimiano (VII secolo), i generali furono imprigionati dallimperatore Costantino I in quanto accusati di cospirazione. I generali rivolsero le loro preghiere a san Nicola, il quale, apparve in sogno a Costantino esortandolo a non compiere uningiustizia. Limperatore era incredulo e, in un primo momento, pens di aver fatto soltanto un brutto sogno. Ben presto, tuttavia, cominci a ricredersi, soprattutto, quando apprese che un personaggio della sua corte aveva fatto lo stesso sogno. Costantino fece portare innanzi a s i tre generali e chiese loro se avessero compiuto una magia; comprese, cos, che la portata dellevento non era da imputare a un sortilegio, bens a un miracolo operato da san Nicola. Preso atto di ci, Costantino liber i tre generali e affid loro dei regali da consegnare alla chiesa di San Nicola di Myra in Turchia, dove i tre militari ricevettero il battesimo. La scena presente nellaffresco di Acquarica la ritroviamo, tra le altre, nella nota icona agiografica conservata nella Pinacoteca Provinciale di Bari. Probabilmente, proprio a San Nicola di Myra era originariamente intitolata lattuale chiesa dellImmacolata di Cerfignano (in diocesi di Castro), sorta nel XIX secolo sulle rovine di unantica fabbrica medievale. Ancora oggi il toponimo San Nicola identifica larea prospiciente il monumento, affianco al quale recenti scavi archeologici hanno messo in luce un sepolcreto di tombe a fossa scavate nella roccia.17 Nel 2007 i lavori di restauro eseguiti sulla facciata della chiesa hanno consentito il ritrovamento di una lastra di pietra calcarea locale18 decorata in bassorilievo su entrambi i lati e corredata da una interessantissima iscrizione greca [6]. In epoca imprecisata la lastra stata oggetto di una modifica, poich alcuni elementi decorativi appaiono troncati da una risagomatura. La superficie della lastra, su uno dei lati, risulta ripartita in quattro riquadri separati da una cornice piatta. Essa larga cm 4 ed sollevata di cm 2; due riquadri contengono delle lettere incise: a sinistra si legge OC, a destra, su tre righe,

9. Miggiano, cripta di Santa Marina, soffitto, Angeli della Koimesis, particolare (foto Autore).

MI(OU)NI ET IG IND ig

Sul tratto orizzontale della cornice, al centro della composizione, si staglia una croce incisa, seguita a destra dalle lettere CC, Christos. Sul tratto verticale della cornice, poco al di sotto della croce, inciso KA; mentre sul tratto verticale, a destra, si individua un motivo a zig-zag. Sulla croce in rilievo compare la consueta abbreviazione IC CC NI KA, Ges Cristo vittorioso, mentre sul fondo M[hnh] I(ou)niw Et[ouj] IG ind[iktionoj] ig mese di giugno, anno 13, indizione 13. Nel Museo Nazionale Archeologico di Taranto si conservano due lastre funerarie molto simili.19 Una di queste presenta la data 6644 dellera bizantina, corrispondente al 1135 dellera cristiana. Anche per la lastra di Cerfignano possibile ipotizzare una datazione ai primi del XII secolo (ad esempio 6613 anno biz. = A.D. 1105, che pure un tredicesimo indizione). Lasciamo ora la diocesi di Castro per passare a quella di Lecce. A breve distanza dal capoluogo si incontra il noto monastero ortodosso di Santa Maria di Cerrate, fondato dai normanni alla fine dellXI secolo [18]. Allinterno della chiesa e nella contigua loggia porticata possiamo osservare una innumerevole serie di graffiti presente non solo su colonne, stipiti e pareti, ma anche sugli stessi affreschi. Per una corretta lettura del fenomeno graffiti necessario premettere che essi non rappresentano sempre manifestazioni di vandalismo, infatti, soprattutto quando sono presenti su dipinti murali, esprimono una manifestazione devozionale e, spesso, il desiderio di inserirsi nel sacro e creare memoria sociale.20 Tra i graffiti pi interes-

10. Miggiano, cripta di Santa Marina, iscrizioni esegetiche accanto alle tre figure maschili (foto Autore).

santi si possono segnalare: un vescovo greco nimbato (forse uno dei Padri della Chiesa) vicino alla melagrana [22] (con significato cristiano) e cerchi realizzati a compasso, o rosette stilizzate e inscritte allinterno di un cerchio [23]. Questi ultimi simboli hanno un significato magico che esprime leternit; numerose volte li si incontra, scolpiti, su cippi funerari [20], altre volte, sono direttamente incisi su affreschi. A breve distanza da Cerrate si incontra la poco nota chiesa di Santa Maria dAuro, gi menzionata in documenti del tardo XII secolo. Entrambe le chiese presentano sulla facciata dei graffiti che riproducono delle imbarcazioni utilizzate in epoca 73

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11. Miggiano, cripta di Santa Marina, parete Nord, Koimesis, particolare (foto Autore).

12a. San Vito dei Normanni, cripta di San Biagio, soffitto, Entrata a Gerusalemme, particolare (foto Autore).

12b. San Vito dei Normanni, cripta di San Biagio, soffitto, Annunciazione, particolare (foto Autore).

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13. Sanarica, chiesa di San Salvatore, parete Sud, iscrizione greca, particolare (foto Autore). 16. Muro Leccese, chiesa di Santa Marina, parete Sud, donna inginocchiata accanto a figura ignota in trono, particolare (foto Autore).

14. Sanarica, chiesa di San Salvatore, parete Sud, san Michele Arcangelo, particolare del loros (foto Autore).

15. Sanarica, chiesa di San Salvatore, parete Sud, devoto inginocchiato accanto allArcangelo, particolare (foto Autore).

17. Muro Leccese, chiesa di Santa Marina, parete Sud, testa della donna inginocchiata accanto a figura ignota in trono, particolare (foto Autore).

medievale e oltre [19a-b]. opinione comune che tali rappresentazioni siano da collegare a dei naviganti che chiedevano una grazia, o scioglievano un voto, prima di intraprendere, o dopo avere intrapreso, un viaggio in mare. A questo proposito devo necessariamente precisare che tali graffiti si leggono anche in posti molto lontani dal mare e, probabilmente attengono a un generico significato mnemonico con il tema del viaggio. Potrebbe, dunque, trattarsi di un viaggio concettuale e non reale, come quello intrapreso dai fedeli nel momento del trapasso. In ambienti chiesastici greci il simbolo della nave potrebbe anche celare un possibile gioco di parole tra il termine naus, utilizzato appunto per designare una nave, e naos, ovvero la parte della chiesa accessibile ai laici. Sia a Santa Maria di Cerrate che a Santa Maria di Auro sono, altres, presenti dei graffiti che riproducono la forma di un sandalo [21a-b]. Essi potrebbero avere attinenza con Esodo 3:5,

nel quale si racconta che Mos tolse i sandali in segno di rispetto, prima di camminare sulla terra sacra del Monte Sinai. La forma del sandalo potrebbe dunque alludere al locus sanctus del Sinai, o a qualsiasi altro luogo sacro, compresa una chiesa locale. Disegni graffiti di stivali sono presenti in Bulgaria e Ukraina21 e sono stati interpretati come il segno lasciato da quei pellegrini che avevano visitato il santuario del Sinai. Tuttavia, devo necessariamente osservare che, nel santuario sinaitico, tali graffiti sono assenti. Anche allinterno della chiesa di Auro si leggono numerosi graffiti figurati e verbali (forse non tutti riconducibili allet medievale, ad ogni modo databili entro il XVI secolo). Alla prima tipologia si riconnettono: un Cristo benedicente, una scena di battaglia, una sorta di mostro marino, un guerriero con turbante o elmo e persino uno strano omino che orina [24a-d]. 75

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18. Lecce, chiesa di Santa Maria di Cerrate, esterno (foto Autore).

Nella tipologia di graffiti verbali possiamo enumerare alcune parole greche spesso munite di abbreviazioni [25]: eul[oga] (benedizione) kollegiw (collettivit) ...is mkrotuti [eij makrthta] (la lunghezza dei giorni, cio, una vita lunga). Inoltre, sulla semicolonna destra della parete orientale, si conserva un interessantissimo graffito di difficile lettura con una data riprodotta secondo la numerazione del calendario bizantino:22 jCX = 6660 dove la data 6660 corrisponde al 1152 dellera cristiana [26]. Accanto a questa data presente un altro segno che, tuttavia, sembra non far parte della suddetta data. La lettura di questa epigrafe d ragione a coloro che, attraverso un esame della architettura, datavano il monumento al XII secolo. Da Santa Maria di Aurio ci spostiamo a San Cesario di Lecce, nella chiesa di San Giovanni Evangelista, per analizzare alcune scene e figure presenti nel programma decorativo. Prima di farlo, vorrei ricordare che la chiesa stato oggetto di un rimaneggiamento eseguito in et moderna che ne determin il cambio di orientamento. In altre parole fu abbattuta lantica abside e creato, al suo posto, lingresso attuale [27]. Dalla lettura di unepigrafe greca decifrata da Andr Jacob apprendiamo che la chiesa fu costruita e decorata nel 1329 su committenza del prete Nicola di Sternatia. In origine la chiesa era, probabilmente, munita di una barriera (templon) posta in corrispondenza delle nicchie presenti sulle pareti meridionale e settentrionale. Entrambe le nicchie sono, infatti, precedute dai resti di due grosse fasce ornamentali che farebbero pensare al prolungamento verticale del templon [28]; una soluzione estremamente simile si legge con maggiore chiarezza nella chiesa di San Nicola di Celsorizzo presso Acquarica del Capo (1282-1283).23 Giova ricordare che 76

nelle chiese bizantine di piccole dimensioni, il templon non poteva certo contenere le due icone principali (le cosiddette proskynetaria) e, quindi, si ricorreva alla soluzione di inserirle sulle pareti laterali, cio in quella porzione di muratura che precedeva il templon stesso. Questa per lappunto la soluzione adottata nella chiesa in esame: sulla parete Nord si legge una monumentale Madonna con Bambino, in corrispondenza della quale, sul lato opposto, era quasi certamente dipinto, nelle stesse dimensioni, il santo titolare della chiesa.24 Sulla parete Est della chiesa, nellangolo di raccordo con il muro Nord, sono raffigurati due santi diaconi, al di sotto di quali, entro una nicchia, si riconosce il Mandylion, cio il Volto Santo di Cristo [29]. Com noto, il Mandylion ha un chiaro significato eucaristico e pu leggersi tutto dun fiato con limmagine di santa Anastasia affrescata nella vicina nicchia del muro Nord [30]; infatti, il Mandylion rappresenta lIncarnazione di Cristo ricordata a Natale, giorno nel quale si festeggia anche santa Anastasia. Al di sotto della nicchia con santa Anastasia si intravedono tracce di un affresco pertinente, forse, a un Transito di san Giovanni Evangelista, proprio come si vede nella cripta di San Nicola a Mottola [31]. Subito a destra si riconosce senza soverchia difficolt santAntonio Abate, al di sopra del quale presente il nimbo di san Giuliano, riconoscibile soltanto dal titulus greco. Sopra la nicchia, accanto a san Giuliano [33], rappresentato un santo raffigurato a busto con in mano una croce, sotto il quale sono sottoposti sei piccoli devoti; uno di essi regge un bastone e reca una borsa di pellegrino identica a quella portata a tracolla da san Nicola Pellegrino nella cripta della Candelora a Massafra [34; cfr. 46]. La presenza dei sei pellegrini, nonch gli abiti allantica, farebbero pensare a san Giacomo Maggiore e, in particolare, a una scena dipinta nella cripta di San Giacomo a Laterza [53, vedi a sinistra della figura centrale].25 Sempre allinterno della chiesa si conserva un sarcofago in

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19a. Lecce, chiesa di Santa Maria di Cerrate, facciata, particolare con imbarcazione graffita (foto Autore).

19b. Lecce, chiesa di Santa Maria dAurio, facciata, particolare con imbarcazione graffita (foto Autore).

pietra sulla cui sponda vi sono incisi degli interessanti graffiti. Oltre a delle croci e al menzionato sandalo, vi figurano ben tre tabulae lusuriae, utilizzate per il gioco della dama e del filetto, molto diffuse allepoca [32]. Del resto, come stato osservato, le chiese non rappresentavano soltanto un luogo di preghiera o di sepoltura, ma erano anche un luogo di ritrovo per gli abitanti del posto, dove non difficile immaginare che anche il gioco trovasse il suo spazio.26 GENTE E PRATICHE DEVOZIONALI IN ALCUNE CHIESE MEDIEVALI PROVINCIA DI TARANTO27

20. Lecce, Museo Provinciale Sigismondo Castromediano, iscrizione funeraria da Vaste (inv. nr. 4395), Vitalius Ferriaci, 1330 (foto Autore).

DELLA

Lasciamo ora il Salento leccese per quello tarantino, dove alcuni interessanti brani pittorici ci offrono la possibilit di riflettere su gente e pratiche devozionali nelle chiese medievali della provincia di Taranto. Nella cripta di Santa Margherita a Mottola, nel sottarco posto davanti allentrata, rappresentata una coppia di santi: quello a destra certamente san Vito, come si deduce dalliscrizione esegetica posta accanto al nimbo; pi problematica e

per certi versi inaspettata, lidentificazione dellaltro santo, un soldato romano che il titulus latino designa come RONCIVS, cio Oronzo [35]. Siamo, dunque, in presenza dellimmagine pi antica, a oggi nota, di santOronzo, patrono di Lecce dal 1656 e ancor prima di Ostuni. Il culto salentino di santOronzo affonda le sue radici in et normanna28 e si hanno testimonianze documentarie del suo culto nellXI e XII secolo anche a Taranto e a Monte SantAngelo. Qualcuno potr eccepire che liconografia tradizionale del santo non quella di un soldato romano, ma di un vescovo, quella che cio si vede sulla colonna in Piazza SantOronzo a 77

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21a. Lecce, chiesa di Santa Maria dAurio, stipite, particolare con sandalo graffito (foto Autore).

21b. Lecce, chiesa di Santa Maria di Cerrate, loggia, particolare con sandalo graffito (foto Autore).

22. Lecce, chiesa di Santa Maria di Cerrate, controfacciata, pannello graffito con vescovo, melograna, tratto ornamentale (foto Autore).

23. Lecce, chiesa di Santa Maria di Cerrate, colonna, cerchi graffiti a compasso (foto Autore). I soggetti sono stati contornati di rosso per renderne agevole la lettura.

Lecce. A questo proposito utile rilevare che tale iconografia sia strettamente collegata alle vicende registratesi a Lecce, dopo il 1656, quando il capoluogo salentino, uscito indenne dal contagio pestilenziale, recuper il culto oronziano per ristabilire un rapporto privilegiato ed esclusivo con la comunit ecclesiale.29 78

, dunque, soltanto a partire dal 1656, che il santo verr rappresentato in abiti vescovili. Negli anni immediatamente precedenti a questa data, santOronzo era ancora rappresentato nella sua primitiva veste allantica. Infatti, riprodotto in veste di soldato romano in una raffinatissima statua reliquiario in legno

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24. Lecce, chiesa di Santa Maria dAurio, (a) Cristo benedicente, (b) una battaglia, (c) mostro marino, (d) guerriero, con omino che orina (in giallo) (foto Autore). I soggetti sono stati contornati di rosso per renderne agevole la lettura.

26. Lecce, chiesa di Santa Maria dAurio, semicolonna destra della parete Est, particolare con data graffita (foto Autore).

25. Lecce, chiesa di Santa Maria dAurio, colonna, particolare con parole e abbreviazioni graffite (foto Autore).

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27. San Cesario di Lecce, chiesa di San Giovanni Evangelista, veduta verso langolo Nord-Est, ora controfacciata (foto Autore).

28. San Cesario di Lecce, chiesa di San Giovanni Evangelista, parete Nord (accanto allex templon e alla nicchia della protesis), Vergine con Bambino, particolare (foto Autore).

29. San Cesario di Lecce, chiesa di San Giovanni Evangelista, parete Est (sopra la nicchia con il Mandylion), coppia di diaconi (foto Autore).

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30. San Cesario di Lecce, chiesa di San Giovanni Evangelista, parete Nord, due santi (sopra la nicchia della protesis con santa Anastasia), Transito di san Giovanni Evangelista (?) (sotto la nicchia) e santAntonio stante (foto Autore).

31. Mottola, cripta di San Nicola, abside destra, Transito di san Giovanni Evangelista (foto Autore).

32. San Cesario di Lecce, chiesa di San Giovanni Evangelista, sarcofago (foto Autore).

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33. San Cesario di Lecce, chiesa di San Giovanni Evangelista, parete Nord, santi Giuliano (destra) e Giacomo con piccoli devoti (sinistra) (foto Autore).

34. San Cesario di Lecce, chiesa di San Giovanni Evangelista, parete Nord, piccoli devoti, particolare (foto Autore).

35. Mottola, cripta di Santa Margherita, sottarco presso lentrata, santOronzo (foto Autore).

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36. Grottaglie, cripta di Riggio, parete Est, san Potito (foto Autore).

37. Mottola, c.d. cripta di SantApollinare (probabilmente san Lorenzo), parete sinistra, Scena di martirio (foto Autore).

38. Mottola, c.d. cripta di SantApollinare (probabilmente san Lorenzo), parete sinistra, santAndrea (foto Autore).

39. Mottola, cripta di SantAngelo (o San Giacomo) a Casalrotto, santAndrea Apostolo (foto Autore).

40. Mottola, cripta di SantAngelo (o San Giacomo) a Casalrotto, Martirio di san Bartolomeo (foto Autore).

ritrovata nella chiesa di SantIrene a Lecce, recentemente esposta nella mostra Sculture di et barocca tra Terra dOtranto, Napoli e la Spagna;30 la statua attribuita allo scultore Aniello Stellato replica, dunque, nelliconografia, il soggetto duecentesco affrescato nella cripta di Mottola. In questultimo caso Oronzo associato a san Vito perch entrambi furono martirizzati in Terra dOtranto. A questo proposito interessante notare come, accanto ai santi pi celebrati nel calendario delle feste, un importante spazio della chiesa fosse riservato alla rappresentazione di santi locali. Ma questo non un caso isolato. Un santo locale rappresentato anche nella cripta bizantina di Riggio fuori Grottaglie [36], dove Marina Falla Castelfranchi rilevava la presenza di due fasi decorative ascrivibili al X e XI secolo.31 Proprio al X secolo appartiene un santo la cui iscrizione reca: Pw / T[I] / TO, cio, san Potito, giovane martire

attestato a Potenza. In questo scenario emerge la devozione rivolta a un santo non annoverato nel calendario bizantino. Ci sta a indicare che il santorale degli italo-greci differiva da quello ortodosso per la presenza di santi italiani come Vito, Oronzo o Potito. Lasciamo ora Grottaglie per ritornare a Mottola nella cosiddetta cripta di SantApollinare, o SantApollonia. Uso il termine cosiddetta perch ipotizzabile che loriginaria intitolazione del monumento sia da riferire a un altro santo, in specie a San Lorenzo, la cui immagine affrescata ben due volte. Forse siamo in quellEcclesia Sancti Laurentii che pag la decima nel 1324.32 Le immagini di san Lorenzo si stagliano rispettivamente su un pilastro posto a ridosso dellingresso e sulla parete sinistra; lultima di queste figure preceduta da una scena di martirio di difficile identificazione [37]. 83

LINDA SAFRAN Da sinistra si legge un re incoronato posto sotto unarcata decorata a motivi pseudo-cufici; il re siede in trono e, con un gesto allocutorio, sembra impartire un ordine a un suo servitore vestito di rosso. Questultimo seguito a breve distanza da un astante riccamente abbigliato che guarda in direzione del re. Al centro della composizione si legge a malapena la silhouette di un santo disteso su un letto; purtroppo una nicchia di forma rettangolare scavata nel muro ne oblitera le fattezze. Sopra la testa del santo incombe un probabile carnefice vestito di giallo che regge qualcosa tra le mani33 (uno strumento di tortura?). Probabilmente, la chiave di interpretazione della scena risiede nellidentificazione di quel citato personaggio riccamente abbigliato che guarda in direzione del re: il particolare della sua folta capigliatura canuta [38] farebbe pensare alla rappresentazione di un santAndrea Apostolo affrescato peraltro nella vicinissima cripta di SantAngelo (o San Giacomo) a Casalrotto [39; cfr. 50], dove Marina Falla Castelfranchi individuava, tra gli altri, un Martirio di san Bartolomeo [40]. Verosimilmente, nella cripta di SantApollinare (o San Lorenzo) abbiamo una scena analoga e, in particolare, lepisodio in cui il re ordina lo scorticamento di san Bartolomeo,34 al quale era presente anche santAndrea. A ogni modo come si possono spiegare ben due scene della vita di san Bartolomeo nel casale di Casalrotto? Facciamo qualche ipotesi. Il nome Bartolomeo era molto diffuso nel Medioevo. Un Bartolomeo di Mottola raccolse le tasse nel 1324, e non inverosimile che gli ignoti committenti delle due cripte portassero il suo nome. Credo, tuttavia, pi importante sottolineare che san Bartolomeo era riconosciuto come protettore dei conciatori di pelle, un mestiere importantissimo nel Salento medioevale. La zona di Casalrotto era molto nota per la caccia e, presso Mottola, esisteva una contrada denominata San Bartolomeo. A Taranto, dopo il 1234, si svolgeva una importante fiera che iniziava il giorno di san Bartolomeo, il 21 o 24 agosto, e si concludeva l8 settembre, in coincidenza con la festa della Nativit della Vergine.35 In via del tutto ipotetica la committenza di questi affreschi potrebbe ricondursi a un mercante di pelli che chiedeva la protezione di san Bartolomeo per se stesso o per la comunit di mercanti cui faceva capo. Sempre per rimanere nellambito delle chiese rupestri, sposterei ora lattenzione sulla cripta di San Pietro fuori Grottaglie, presso masseria Lo Noce [41].36 Su questo importante monumento si rimanda a una scheda di Peluso e Pierri,37 ai quali spetta il merito di aver tentato una prima lettura dellinteressantissimo ciclo di san Pietro Apostolo dipinto nella prima nicchia della parete sinistra. Il ciclo si staglia allinterno di una nicchia voltata a tutto sesto, al centro della quale domina san Pietro assiso in trono [42]. Il soggetto, bench maldestramente ridipinto, riconoscibile in virt del titulus latino campito sulla destra. Egli benedice con la mano destra e nella sinistra reca un libro, al di sotto del quale si legge lattributo iconografico delle chiavi. Poco pi a destra si legge il Rinnegamento di Pietro presagito da Cristo. Il percorso di lettura segue un andamento verticale che si sviluppa dallalto verso il basso. Al di sotto del gallo, simbolo della rinnegazione dellapostolo, si legge ancora san Pietro interrogato dallancilla ostiaria [43].38 Lultimo episodio risulta quasi del tutto perduto, sebbene liscrizione latina DECOLLACIO STI PAULI, presupponga giustappunto la Decollazione di san Paolo, festeggiato il 29 giugno insieme a san Pietro, cui frequentemente associato. Le altre Storie della vita di san Pietro sono intessute nellintradosso dellarcata. Partendo da sinistra, in alto, riconosciamo lIncontro tra i santi Pietro e Andrea [50]. Nel sottarco opposto si legge una bella rappresentazione del Martirio di san Pietro, crocifisso a testa in gi39 per suo stesso volere [43]. Tra questo brano e lultima scena del ciclo, vale a dire Cristo e 84 Pietro che camminano sulle acque40 [51], si riconosce la figura di un devoto ritratto in preghiera [52]. Liscrizione campita sulla sua testa indica chiaramente che si tratta del committente donatore: ME[M]E(N)TO D(OMI)NE FAMUL [I TU]I DA[NI]HEL . . . . . . LONIA Q(UI) FIE[RI FE] CIT HO[C OPU]S. Il particolare del cappello a falda larga posto sulle spalle fa pensare che loscuro Daniele sia un viaggiatore; , tuttavia, difficile stabilire con certezza il suo paese di origine, giacch la desinenza LONIA potrebbe interpretarsi, tra le altre, come Catalonia in Spagna, Cephalonia, lisola egea, o Aquilonia, in Campania. Resta poi da chiedersi da dove il viaggiatore Daniele, o chi per lui, abbia desunto lidea di omaggiare san Pietro attraverso una vita icon, una tipologia di icona che attorno alla figura centrale del santo, illustra Miracoli e Storie della sua Vita. Un confronto pu istituirsi con licona agiografica di san Nicola conservata nella Pinacoteca Provinciale di Bari, ma anche con esempi romani quali quello presente nellatrio della basilica di San Pietro o nel Sancta Sanctorum al Laterano. Per rimanere nellambito del territorio tarantino, un ulteriore confronto pu stabilirsi con laffresco, forse di poco pi tardo, nella cripta di San Giacomo a Laterza [53]. In questo caso, tuttavia, il pannello agiografico prende in esame, attraverso pi dettagli, soltanto una Storia di san Giacomo.41 Ma ritorniamo ancora per poco sulla rappresentazione del committente Daniele, per mettere a fuoco uno strano oggetto campito ai suoi piedi [54] e precisare che la collocazione di questo, tra la Decapitazione di Paolo e la Crocefissione di Pietro [52], cio tra due scene di morte, non sembra affatto casuale. Almeno di primo acchito, la forma di questo strano oggetto farebbe pensare a una borraccia dacqua, ma, se prendiamo per buona questa ipotesi, dobbiamo necessariamente ammettere che si tratta di una borraccia di forma antropomorfa che replica le sembianze di un bambino in fasce, e, nelle fattispecie, certe rappresentazioni pittoriche dellanima della Vergine in fasce, accolta da Cristo, come si vedono ad esempio nella Dormitio Virginis di Santa Marina di Miggiano [11]. Premesso ci lecito chiedersi: il soggetto in esame potrebbe rappresentare il cadavere di un bambino in fasce deposto allinterno di unanfora? Per quanto apparentemente insolita lipotesi qui formulata tuttaltro che peregrina: infatti la tradizione di seppellire bimbi defunti allinterno di anfore attestata sin dallantichit e, in taluni casi, anche nel Medioevo, per esempio nel villaggio disabitato di Quattro Macine in provincia di Lecce.42 tuttavia da escludere che si tratti di unanfora locale, giacch nel XIV secolo, cio allepoca in cui fu realizzato laffresco, tali manufatti avevano un ventre decisamente pi largo.43 Pertanto, non scarterei lipotesi che, per la deposizione del defunto, sia stata utilizzata unanfora antica.44 Per ovvie ragioni la questione rimane aperta, tuttavia, mi sembra interessante sviluppare una ulteriore ipotesi: questa sorta di piccola nicchia entro la quale rappresentato san Pietro, potrebbe leggersi come una tomba ad arcosolio [41-42]. verosimile, dunque, ipotizzare che lanima di un bimbo probabile parente o figlio del donatore Daniele fosse affidata a san Pietro, custode delle chiavi del Regno dei cieli (Mt. 16:19). Il libro aperto che reca san Pietro nella mano sinistra, purtroppo completamente abraso, poteva giustappunto fare riferimento a questa eventualit. Sempre per rimanere nellambito dei riti devozionali, ci spostiamo ora a Laterza, presso la cripta di San Giorgio, che da tempo minaccia rovina e attende un intervento di restauro non pi dilazionabile nel tempo.45 Varcato lingresso, sulla destra, si

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41. Grottaglie, Masseria Lo Noce, cripta di San Pietro, parete sinistra, veduta dinsieme (foto Autore).

42. Grottaglie, Masseria Lo Noce, cripta di San Pietro, prima nicchia a sinistra presso lentrata, san Pietro Apostolo e Storie della sua vita (foto Autore).

43. Grottaglie, Masseria Lo Noce, cripta di San Pietro, Rinnegamento di Cristo (foto Autore).

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44. Mottola, cripta di San Nicola, parete sinistra, Vergine in trono con Bambino tra san Basilio e san Nicola (foto Autore).

45. Mottola, cripta di San Nicola, parete sinistra, Vergine in trono con Bambino, particolare (foto Autore).

contempla limmagine del Santo eponimo che salva la principessa dal drago.; il pannello preceduto da una Madonna con Bambino, accanto alla quale si pu osservare un piccolo devoto orante, rappresentato in proporzioni ridotte [55]. In questo caso il devoto non circoscritto allinterno di uno spazio limitato, cos come abbiamo osservato nel ciclo petrino presso masseria Lo Noce [52], ma diventa parte integrante della scena: dialoga, cio, con la Madonna e il Bambino, attraverso un eloquente gioco di sguardi. Questa intimit tra mondo sacro e laico un fenomeno rarissimo nel mondo bizantino, ma risulta ampiamente in uso, nel XIV secolo, nelle chiese di rito romano presenti nel territorio. Nel variegato panorama delle cripte tarantine, un posto di rilievo occupato dalla chiesa di San Nicola di Mottola. Un breve esame della facciata mette in luce la presenza di una tomba ad arcosolio e di pochi, talvolta rarefatti affreschi presenti in una nicchia e nella lunetta sopraporta [56]. In questultima si leggono a malapena il volto di un Santo con il capo stempiato e tracce di un omoforion, cio il pallio vescovile usato

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46. Massafra, cripta della Candelora, angolo Nord-Ovest, santi Nicola Pellegrino e Stefano con devoto inginocchiato (foto Autore).

47. Massafra, cripta della Candelora, parete Nord, la Vergine che conduce il Figlio a scuola (foto Autore).

48. Massafra, cripta della Buona Nuova, santa Lucia, particolare (foto Autore).

49. Massafra, cripta della Candelora, parete Nord, Vergine che conduce il Figlio a scuola, particolare dei devoti (foto Autore).

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50. Grottaglie, Masseria Lo Noce, cripta di San Pietro, nicchia di San Pietro (intradosso dellarcata sinistra), santi Pietro e Andrea, particolare (foto Autore).

52. Grottaglie, Masseria Lo Noce, cripta di San Pietro, nicchia di San Pietro (intradosso dellarcata destra), il devoto Daniele in preghiera, particolare (foto Autore).

51. Grottaglie, Masseria Lo Noce, cripta di San Pietro, nicchia di San Pietro (intradosso dellarcata destra, in basso), Cristo e Pietro che camminano sulle acque, particolare (foto Autore).

53. Laterza, cripta di San Giacomo, Storie di san Giacomo (foto Domenico Caragnano).

nel rito greco [57]. In una cripta dedicata a San Nicola, ci si aspetterebbe di trovarvi limmagine del santo eponimo, ma in questo caso si dovr constatare uneccezione. Le fattezze fisiognomiche del santo Vescovo farebbero pensare non gi a san Nicola, ma a san Giovanni Crisostomo, vescovo di Costantinopoli, un santo molto noto anche nel Salento al quale fu intitolata lantica cattedrale di Gallipoli; stante la sua presenza pocanzi ipotizzabile che, a un certo punto, gli fosse dedicata anche questa chiesa di Mottola.46 88

Come accennavamo pocanzi, altri affreschi si stagliano in una nicchia scavata sulla facciata, a destra dellingresso: si leggono con chiarezza tre croci latine con appendici che escono dallintersezione dei bracci [58]. Secondo Marina Falla Castelfranchi, che interpretava laffresco come simbolo della Crocifissione di Cristo e dei due ladroni, siamo in presenza di una immagine eseguita in epoca iconoclasta, cio tra VIII e IX secolo, quando nel mondo bizantino fu vietata la riproduzione di immagini sacre.47 Lipotesi della studiosa, per quanto suggestiva, non persuade

SCOPERTE SALENTINE affatto. Croci in tutto simili si leggono anche allinterno della cripta, nel cosiddetto primo strato pittorico, su ci che resta del templon che chiudeva labside destra [31] dove sono accompagnate da iscrizioni latine redatte in un modo alquanto scorretto, che sicuramente non appartengono a epoca iconoclasta (liscrizione sembra indicare laltare di San Giovanni Battista presente nellabside destra, forse il sito del fonte battesimale). Quando chiamiamo in causa delle semplici croci, parliamo del pi antico e pi diffuso simbolo utilizzato nel mondo cristiano: troppo poco per ricavarne un indizio cronologico. Allinterno della cripta merita opportune riflessioni un dipinto campito su un pilastro presso la parete destra [59]. Il brano contempla una miniaturistica coppia di devoti rappresentati tra i santi Pietro e Leone papa (a sinistra), e santElena e un santo Vescovo (a destra) [60]. utile precisare che liscrizione posta alla loro sinistra, i resti del consueto MEMENTO DOMINE FAMVLO (), non ha nulla a che fare con queste figurine. Un testo devozionale senza limmagine del devoto piuttosto la regola che leccezione. A riprova di ci basti citare, in questa stessa cripta (parete sinistra), liscrizione posta sul pannello di san Nicola, dove viene menzionato un sacerdote di nome SARVLO, senza che questi vi sia rappresentato [44]. opinione comune che la coppia di devoti in esame raffiguri due congiunti, marito e moglie. Personalmente vi identificherei due donne giacch, nel XIII secolo, cio allepoca dellesecuzione dellaffresco, gli uomini non portavano cappelli lunghi e raccolti a coda. Si tratta, dunque, di due donne abbigliate in modo pressoch analogo,48 le quali sembrano rivolgere lo sguardo verso i santi cui sono sottoposte e recano tra le mani una candela accesa. Cera e candele erano caratteristici doni offerti a una chiesa, sebbene rappresentazioni come quella in esame siano davvero rare. Si trova un confronto nella cripta di Santa Marina a Massafra, dove una figura molto evanescente (non ben chiaro se anchessa sia una donna),49 regge nella mano sinistra una candela [61]. Detto questo, credo che sia opportuno tralasciare gli aspetti prettamente iconografici per affrontare altre problematiche di carattere socio-antropologico. In particolare dovremmo chiederci: che ruolo e quale funzione potevano assolvere le donne allinterno di una cripta? Sicuramente partecipavano ai funerali dei loro congiunti e pi in generale ai funerali dei loro famigliari. Pur in assenza di indagini archeologiche, lecito ipotizzare che sotto la superficie di calpestio, in corrispondenza di queste figure femminili, vi fossero delle sepolture. Le devote di Mottola recano candele e ci farebbe pensare a un antichissimo rito di purificazione cui le donne medievali dovevano sottoporsi dopo il parto. Il sangue versato durante il parto era considerato impuro; la stessa Vergine Maria, dopo la nascita di Cristo, pot tornare al Tempio di Gerusalemme soltanto quaranta giorni dopo. Il rito qui richiamato prevedeva che le donne indossassero abiti nuovi e accendessero delle candele appositamente benedette durante la festa della Candelora (che si celebrava il 2 febbraio); alla fine del cerimoniale, le donne erano riammesse nelle chiese e nelle loro comunit.50 Insomma quanto meno ammissibile che laffresco di Mottola possa rinviare alla celebrazione di questo rito. Purtroppo in assenza di fonti documentarie o iscrizioni esegetiche, non possibile stabilire con certezza lesatta cronologia e soprattutto la committenza dellopera. Indugiando nella sfera delle ipotesi, il commitente/donatore potrebbe individuarsi in una donna partoriente o nel marito; entrambi avrebbero potuto cos esprimere una sorta di ringraziamento dopo il parto. Unaltra ipotesi che il dipinto possa raffigurare due donne sterili, o decedute durante il parto. Ad ogni modo rappresentare una coppia di donne con una candela accesa sembra proprio

54. Grottaglie, Masseria Lo Noce, cripta di San Pietro, nicchia di San Pietro, oggetto posto davanti al devoto Daniele, particolare (foto Autore).

55. Laterza, cripta di San Giorgio, parete destra, devoto orante davanti alla Madonna con Bambino, particolare (foto Autore).

limmagine ideale per evocare la sfera del mondo femminile; quello che pu definirsi un promemoria adatto a qualsiasi donna, in ogni momento della sua vita. Premesso ci, non v alcun motivo di attribuire alle devote di Mottola il ruolo di committenti, cos come frequentemente succede nella letteratura storico-artistica. Se, dunque, si continuer a perpetrare il luogo comune devoto = committente, si perder loccasione di comprendere che cosa sia successo veramente in un particolare momento e in un determinato luogo. 89

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56. Mottola, cripta di San Nicola, facciata (foto Autore).

57. Mottola, cripta di San Nicola, facciata, san Giovanni Crisostomo (?), particolare della lunetta sopraporta (foto Autore).

58. Mottola, cripta di San Nicola, facciata, croci dipinte, particolare della nicchia (foto Autore).

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59. Mottola, cripta di San Nicola, parete destra (foto Autore).

60. Mottola, cripta di San Nicola, parete destra, coppia di devote, particolare (foto Autore).

61. Massafra, cripta di Santa Marina, parete sinistra, devoto/a che regge una candela accesa (foto Autore).

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LINDA SAFRAN Con lambizione di non cadere in questo errore, prima di congedarci dalla cripta di San Nicola a Mottola, vorremmo richiamare lattenzione su una interessante Madonna in trono affrescata sulla parete sinistra [44] e, in particolare, sul Bambino che accoglie in grembo [45]. Questultimo, recuperato e ricollocato dai restauratori nella posizione originaria dopo un barbarico furto, indossa al collo una sorta di amuleto rotondo, a forma di occhio, simile a quelli che si vendono sulle bancarelle. Sin dallantichit i cerchi concentrici funzionavano come specchi per allontanare le forze maligne; pi tardi, soprattutto nel Quattrocento, Ges Bambino sar rappresentato con un rametto di corallo appeso al collo, un vero e proprio amuleto che indossava anche la gente comune, per proteggersi contro la iettatura e altre forze demoniache.51 A conclusione di questo scritto, vorrei offrire qualche riflessione sulla cripta della Candelora a Massafra, dedicata giustappunto al rito della purificazione della Vergine. Sulle pareti sono campite diverse immagini duecentesche di santi, singoli o accoppiati. Nellangolo Nord-Ovest si riconoscono i santi Nicola Pellegrino e Stefano [46]. Accanto a questultimo si osserva, in basso, un piccolo devoto vestito di bianco. Tale rappresentazione non registra il gioco di sguardi e il rapporto intimistico che si potuto osservare nella cripta di Laterza [55]: il piccolo devoto sembra quasi ignorato da santo Stefano, nonostante le sue mani e le sue ginocchia siano praticamente tuttuno con la dalmatica diaconale del santo. Ancor pi interessante laffresco contiguo: la Vergine che conduce Ges Bambino a scuola [47]. Si tratta di una singolarissima rappresentazione pittorica, nella quale la Falla Castelfranchi individuava un intreccio di influenze iconografiche desunte sia dallambito bizantino sia occidentale.52 In verit ulteriori relazioni, soprattutto sul piano antropologico, potrebbero istituirsi col mondo ebraico medievale, infatti, i bambini ebrei che andavano a scuola mangiavano le stesse uova che Cristo porta nel cestino poich allepoca si pensava che questo alimento aiutasse il bambino a sviluppare la memoria.53 Insomma, se tentassimo una lettura globale dellopera avremmo modo di osservare molti dettagli significativi: a esempio laureola della Vergine e lo sfondo giallo sono tempestati di gemme. Tali gemme che ritroviamo nella nota santa Lucia dipinta nella cripta della Buona Nuova a Massafra [48] potrebbero voler indicare lubicazione della Vergine e della santa nella Gerusalemme Celeste. Ad ogni modo, mi sembra fondamentale osservare che gli anonimi autori del programma decorativo, tra innumerevoli temi e immagini sacre, optarono per la scelta di questo soggetto rarissimo quanto espressivo. Tale espressivit si coglie nel particolare del cestino tenuto da Cristo che deborda dalla riquadratura rossa laterale, ma soprattutto nei piedi della Vergine che sembrano quasi oltrepassare la cornice e avanzare verso i fedeli e verso lo spazio pubblico. I valori messi in luce in questo dipinto attengono, dunque, non solo alla natura umana di Cristo, ma soprattutto alle virt materne della Vergine, disposta a congedarsi dallo spazio sacro per raggiungere i fedeli. Prima che la superficie di calpestio della cripta fosse notevolmente ribassata di quota, la Vergine che conduce il Bimbo a scuola era posta ad altezza uomo e ci conferiva alla rappresentazione un effetto ancora pi realistico e dinamico di quello attuale. Ne scaturisce il messaggio che Cristo presente in cielo e in terra. presente qui e ora; Cristo pronto a nutrire i suoi fedeli non solo con il sangue e con la propria carne, ma anche con le uova che porta nel cestino. I fedeli che godettero maggiormente dellumanit di Cristo e della bont materna della Vergine sono sicuramente i due piccoli devoti, probabilmente due coniugi,54 raffigurati in basso, a sinistra [47, 49]; anche in questo caso il rapporto dei devoti con la Vergine e tuttaltro che intimistico. Se ci soffermiamo nellanalisi dei loro sguardi, possiamo comprendere dei significati che potrebbero sfuggire a una prima lettura: la figura femminile non soffre di strabismo, come di primo acchito si potrebbe pensare, ma indirizza lo sguardo in due direzioni: verso il sacro, cio verso la Vergine, ma anche verso i fedeli che pregavano per la salvezza dellanima dei vivi e dei morti. Si viene cos a determinare, ancora una volta, la cancellazione di quellinvisibile diaframma che separa lo spazio reale dallo spazio sacro. Nel gioco delle parti, i fedeli che rivolgevano preghiere allimmagine sacra divenivano essi stessi parte integrante del dipinto. Assumevano, cio, in veste di attori, il ruolo dei due coniugi rappresentati nel dipinto, attivando al contempo il potere dinamico dellimmagine sacra che lascia lo spazio dellaffresco per scendere tra i fedeli, nella vita reale. dunque evidente che le piccole figure oranti che semplicisticamente siamo abituati a qualificare come committenti, rappresentino altro: sono un esempio di come sia possibile interagire con la sfera del sacro, abbandonando la veste passiva dellattonito fedele. Essi offrono al comune fedele il libretto di istruzioni per imparare a pregare e lo rendono consapevole della possibilit di accedere al divino. La chiesa diventa cos il luogo privilegiato per stabilire un rapporto dialettico tra vivi e morti, tra sacro e profano, la chiesa diventa il luogo che consente alluomo comune di abbattere le barriere del tempo e dello spazio, di apprendere pratiche imitative, al fine di raggiungere obiettivi e traguardi solo apparentemente irraggiungibili.55

NOTE
1 il tema di una conferenza tenutasi a Lecce il 5 giugno 2008 presso lauditorium del Museo Provinciale Sigismondo Castromediano organizzata dallArcheoclub dItalia, sede locale di Porto Badisco. Un particolare ringraziamento va al Dott. Antonio Cassiano, direttore del Museo e, soprattutto, a Michele Bonfrate della Societ cooperativa Terra, il quale mi ha gentilmente invitato a fare questa conferenza e da anni mi accompagna nei siti salentini. 2 M. FALLA CASTELFRANCHI, La chiesa di San Salvatore e la sua decorazione pittorica, in Sanarica, a cura di A. Cassiano, Galatina 2001, pp. 59-86. 3 Ivi, p. 63. 4 Ibid.; M. BERGER, Le pitture del presbitero, in Sanarica, pp. 17-21; M. BERGER, La reprsentation byzantine de la Vision de Dieu dans quelques glises du Salento mdivale, in Histoire et culture dans lItalie byzantine

(Collection de lcole franaise de Rome, 363), a cura di A. Jacob, J.M. Martin, G. Noy, Roma 2006, pp. 195-196. 5 FALLA CASTELFRANCHI, La chiesa di San Salvatore, p. 80. 6 L. SAFRAN, Language Choice in the Medieval Salento: A Sociolinguistic Approach to Greek and Latin Inscriptions, in Zwischen Polis, Provinz und Peripherie. Beitrge zur byzantinischen Geschichte und Kultur (Mainzer Verffentlichungen zur Byzantinistik, 7), a cura di L. Hoffmann, Wiesbaden 2005, pp. 819-840. 7 Lo stile di questa interessante iscrizione (con accenti e abbreviature) si inserisce bene nel XIII secolo. 8 A questo proposito si veda la figura di San Michele Arcangelo affrescata in Santa Maria di Cerrate presso lentrata secondaria (parete Nord). 9 Un altro frammento realizzato a sinopia mostra una figura con le braccia protese in avanti; non facile stabilire se il soggetto possa rappresentare un devoto, o sia parte di una scena perduta.

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M. FALLA CASTELFRANCHI, Pittura monumentale bizantina in Puglia, Milano 1991, pp. 101-106; M. LEO IMPERIALE, M. LIMONCELLI, M. DE GIORGI, Due chiese bizantine nel basso Salento: archeologia dellarchitettura e decorazione pittorica, in IV Congresso Nazionale di Archeologia Medievale, a cura di R. Francovich e M. Valenti, Firenze 2006, pp. 618619 (scheda De Giorgi). 11 Ibid. 12 P. KALAMARA, Le systme vestimentaire Byzance du IVe jusqu la fin du XI sicle, Ph.D. thesis, cole des Hautes tudes en Sciences Sociales, 27 novembre 1995, 2 voll., Villeneuve dAscq, Presses Universitaires du Septentrion, 1995, I, pp. 204-205. 13 P. MROZOWSKI, Genuflection in Medieval Western Culture: The Gesture of Expiation The Praying Posture, Acta Poloniae Historica, LXVIII (1993), pp. 5-26; N. TETERIATNIKOV, The New Image of Byzantine Noblemen in Paleologan Art, Quaderni Utinensi, VIII (1990), 15-16, pp. 309-319. 14 Sulla datazione di questa fase decorativa si veda: A. JACOB, Vaste en Terre dOtrante et ses inscriptions, Aevum: Rassegna di scienze storiche linguistiche e filologiche, LXXI (1997), 2, pp. 243-271. 15 M. DE GIORGI, La Koimesis bizantina di Miggiano (Lecce): iconografia e fonti liturgiche, in Medioevo mediterraneo: lOccidente, Bisanzio e lIslam (I convegni di Parma, 7), Atti del Convegno internazionale di studi (Parma, 21-25 settembre 2004) a cura di A.C. Quintavalle, Milano 2007, pp. 332-340. 16 altres ipotizzabile che il personaggio in esame sia il fondatore e che i due monaci, probabili committenti dellaffresco, chiedessero lintercessione dellarcangelo Michele in favore del primo. 17 La scoperta si registrata nel corso dei lavori di rifacimento del pavimento della chiesa dellImmacolata (marzo 2006); tutte le sepolture hanno orientamento est-ovest (con cuscino litico ad ovest), mentre la moderna chiesa orientata nord-sud. molto probabile che la chiesa medievale avesse lo stesso orientamento delle tombe. 18 Il frammento era inserito, tra il materiale di riempimento, sullestradosso della volta. 19 A. JACOB, Notes sur quelques inscriptions byzantines du Salento mridional (Soleto, Alessano, Vaste, Apigliano), Mlanges de lcole franaise de Rome, Moyen ge temps modernes, XCV (1983), 1, pp. 6588: 82. 20 Per un esame del fenomeno circoscritto allItalia settentrionale nel tardo Medioevo: V. PLESCH, Memory on the Wall: Graffiti on Religious Wall Paintings, Journal of Medieval and Early Modern Studies, XXXII (2002), 1, pp. 167-197. 21 R. KOSTOVA, Lust and Piety: Graffiti from Bulgarian Medieval Monasteries, in Disziplinierung im Alltag des Mittelalters und der frhen Neuzeit (sterreichische Akademie der Wissenschaften, Philosophisch-Historische Klasse, Sitzungsberichte, 669), Internationaler Kongress Krems an der Donau, 8-11 October 1996, Vienna 1999, pp. 233-254. Vedi anche K. DUNBABIN, Ipse deae vestigia: footprints divine and human on graeco-roman Monuments, Journal of Roman Archaeology III (1990), pp. 85-109. 22 Il graffito risulta inciso e ripassato da colore rosso ma non stato notato finora. 23 M. BERGER, A. JACOB, Un nouveau monument byzantin de Terre dOtrante: la chapelle Saint-Nicolas de Celsorizzo, prs dAcquarica del Capo, et ses fresques (an. 1283), Rivista di Studi bizantini e neoellenici, XXVII (1990), pp. 211-257: 237-238 e tavv. II, IV. 24 Della perduta immagine di San Giovanni Evangelista si legge chiaramente la riquadratura rossa e laureola gialla campita su un fondo azzurro. La figura era seguita a destra dalla menzionata iscrizione dedicatoria: Questa veneratissima chiesa del santo apostolo ed evangelista Giovanni il Teologo stata costruita e decorata con dipinti a spese sostenute dal prete Nicola di Sternatia nellanno 6838 [=1329] nel mese di ottobre. Cfr. A. JACOB, Inscriptions byzantines dates de la Province de Lecce (Carpignano, Cavallino, San Cesario), Accademia Nazionale dei Lincei, Rendiconti della Classe di Scienze morali, storiche e filologiche, s. 8, XXXVII (1982), pp. 55-58. 25 Vedi D. CARAGNANO, Una inconsueta iconografia di san Giacomo in ambito rupestre: il miracolo dellimpiccato nella chiesa di San Giacomo a Laterza (Taranto), in Altes, Miscellanea per i 70 anni di Roberto Caprara, a cura dellArcheogruppo Espedito Iacovelli di Massafra, Massafra 2000, pp. 115-130. 26 Su questo argomento si veda: G. GRAVILI, Il gioco, in Da Apigliano a
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Martano. Tre anni di archeologia medioevale nel Salento (1997-1999), a cura di P. Arthur, Galatina 1999, pp. 45-47. 27 il tema di una conferenza tenutasi il 12 giugno 2008 presso laula consiliare del Comune di Massafra, organizzata dallArcheoclub dItalia, sede locale di Porto Badisco, dal Museo Storico Archeologico della Civilt dellOlio e del Vino di Massafra, e dal Fondo per lAmbiente Italiano (FAI), sede di Taranto. Ringrazio la direttrice del Museo, Mina Castronovi, e lex assessore alla cultura di Massafra, Antonio Cerbino. Non ultimo Giovanni Giangreco della Soprintendenza per i Beni Architettonici, per il Paesaggio e per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico per le province di Lecce, Brindisi e Taranto, che ha presentato la conferenza. 28 Il suo nome compare gi nellAlto Medioevo nel cosiddetto martirologio di Geronimo: la sua festa si celebrava il 27 agosto insieme a quella dei compagni Giusto e Fortunato. Oronzo festeggiato anche il 1 settembre tra i dodici Fratelli martiri dallItalia meridionale, raccolti insieme nellaltare di Arechi nellVIII secolo. 29 C.D. FONSECA, La coscienza della citt nella storiografia locale, in Storia di Lecce dai Bizantini agli Aragonesi, a cura di B. Vetere, Bari 1993, pp. XXII-XXIII. 30 P. LEONE DE CASTRIS, Aniello Stellato: Statue reliquiario dei Santi Irene, Giusto, Oronzo e Fortunato, in Sculture di et barocca tra Terra dOtranto, Napoli e Spagna, catalogo della mostra (Lecce, chiesa di San Francesco della Scarpa, 16 dicembre-28 maggio 2008), a cura di R. Casciaro e A. Cassiano, Roma 2007, p. 164, scheda n. 6. Ringrazio Sergio Ortese per questa citazione. 31 Vedi FALLA CASTELFRANCHI, Pittura monumentale bizantina, pp. 90100; La cripta anonima nella Gravina di Riggio presso Grottaglie, in Puglia Preromanica, a cura di G. Bertelli, Milano 2004, pp. 262-265. 32 Rationes Decimarum Italiae nei secoli XIII e XIV, Apulia Lucania Calabria, a cura di D. Vendola, Citt del Vaticano 1939, n. 1733. Allo stato attuale della ricerca, arduo stabilire se la chiesa fosse concepita per una ristretta cerchia di fedeli o destinata alluso pubblico, se fosse commissionata da un singolo donatore o da unintera comunit; e purtroppo non disponiamo, almeno per il momento, discrizioni esegetiche, testi, tituli o invocazioni che ne facciano chiarezza. Sulla parete destra si legge una Madonna con Bambino, corredata da una iscrizione che recita: Ricordati, Signore, della tua serva Marciana. Ringrazio Vito Fumarola che mi accompagnava nelle chiese mottolesi da molti anni. 33 Analogo il gesto di un altro probabile carnefice vestito di rosso, rappresentato al di sotto del letto. 34 Mi sono chiesta se la scena in esame possa essere relativa al martirio di San Lorenzo, probabile santo eponimo della cripta, ma non c traccia della graticola. Inoltre, nel Martirio di San Lorenzo non avrebbe senso la presenza di SantAndrea. 35 F PORSIA, M. SCIONTI, Taranto, Bari 1989, p. 40. . 36 Ringrazio il Sig. Luigi Miccoli, proprietario della cripta, per avermi gentilmente fornito la possibilit di studiare il monumento. 37 M. PELUSO, P. PIERRI, Cripte e affreschi nellagro di Grottaglie, Manduria 1981, pp. 45-49. 38 Dopo il suo arresto, Cristo fu condotto dal sacerdote Caifa, e da questi interrogato. Pietro, che attendeva nel cortile, fu riconosciuto da una serva di Caifa che gli chiese: Anche tu eri con il Nazareno, con Cristo?. Pietro neg ben tre volte di essere discepolo di Cristo e ogni volta il gallo cant. Pi tardi Pietro ricord che Ges aveva predetto anche questo avvenimento, e scoppi a piangere. Cfr. J. HALL, s.v. Pietro, in Dizionario dei soggetti e dei simboli nellarte, Milano 2003 (VII ed.), p. 330. 39 Le rilevate venature del legno della croce farebbero pensare a unopera eseguita nel XIV secolo. 40 Tra le due figure nimbate si leggono con chiarezza dei pesci, chiara allusione alla presenza delle acque. Si leggono con difficolt delle lettere. 41 CARAGNANO, Una inconsueta iconografia di san Giacomo. 42 P. ARTHUR, U. ALBARELLA, B. BRUNO, S. KING, Masseria Quattro Macine. A Deserted Medieval Village and Its Territory in Southern Apulia: An Interim Report on Field Survey, Excavation and Document Analysis, Papers of the British School at Rome, LXIV (1996), pp. 181-237: 221. 43 P. ARTHUR, R. AURIEMMA, A Search for Italian Wine. Middle Byzantine and Later Amphoras from Southern Puglia, INA Quarterly, XXIII

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LINDA SAFRAN
(1996), 4, pp. 14-17 (http://ina.tamu.edu/quarterly/V23%20No4.pdf). 44 tuttavia ipotizzabile che il disegno dellanfora sia fortemente stilizzato e, dunque, scarsamente realistico. 45 Sulla cripta vedi D. CARAGNANO, La chiesa rupestre di San Giorgio a Laterza, Laterza 2003. 46 Si vede San Giovanni Crisostomo nellabside sinistra dei Santi Stefani a Vaste e nellabside centrale di San Nicola a Celsorizzo, San Salvatore a Sannicola, Santo Stefano a Soleto e Santa Maria di Cerrate. 47 La sua ipotesi poggia sul fatto che ad Otranto e a Siracusa, nel IX secolo, erano attestati dei vescovi iconoclasti. Cfr. FALLA CASTELFRANCHI, Le chiese rupestri di S. Nicola e S. Margherita presso Mottola, in Puglia Preromanica, pp. 259-262. 48 Entrambe indossano calze solate e una lunga tunica con collo a V, stretta in vita da una cintura. 49 Il dato certo che indossa la stessa tunica con scollo a V che abbiamo visto a Mottola nella cosiddetta cripta di SantApollinare. 50 Sul rito di churching vedi J.M. PIERCE, Green Women and Blood Pollution: Some Medieval Rituals for the Churching of Women after Childbirth, Studia Liturgica, XXIX (1999), 2, pp. 191-215; G. MCMURRAY GIBSON, Blessing From Son and Moon: Churching as Womens Theater, in Bodies and Disciplines. Intersections of Literature and History in Fifteenth-Century England, a cura di B.A. Hanawalt, D. Wallace, Minneapolis and London 1996, pp. 139-154. 51 S.A. CALLISEN, The Evil Eye in Italian Art, The Art Bulletin, XIX (1937), pp. 450-462. 52 FALLA CASTELFRANCHI, Pittura monumentale, pp. 201-203; EAD., Del ruolo dei programmi iconografici absidali nella pittura bizantina dellItalia meridionale e di unimmagine desueta e colta nella cripta della Candelora a Massafra, in Il popolamento rupestre dellarea mediterranea: la tipologia delle fonti. Gli insediamenti rupestri della Sardegna, Atti del Seminario di Studio, Lecce, 19-20 ottobre 1984 a cura di C.D. Fonseca, Galatina 1987, pp. 196-205. 53 Cfr. I.G. MARCUS, Rituals of Childhood. Jewish Acculturation in Medieval Europe, New Haven 1996. 54 In assenza di iscrizioni o fonti documentarie difficile stabilire se i due coniugi siano anche i committenti. Entrambi potrebbero essere gi morti. 55 Per laiuto con traduzione italiana del testo sono in debito con il Dott. Sergio Ortese, ottimo storico dellarte salentino, il quale mi ha spinto a pensare in modi pi chiari e non solo in italiano. Ringrazio di cuore anche Karen Ldtke, Vasileios Marinis, Vito Fumarola, Adam S. Cohen e la Social Sciences and Humanities Research Council of Canada (SSHRC) che ha finanziato queste ricerche.

DISCOVERIES IN THE SALENTO


Linda Safran Although they have been the subject of study for over a century, a large number of medieval monuments in the Salento the modern provinces of Lecce, Brindisi, and Taranto benefit from a fresh look. Based on a larger book project and on public lectures presented in Lecce and Massafra in summer 2008, the author presents some of her finds in those two regions. She proposes new church dedications and dates, corrects figural identifications, and offers innovative readings of inscriptions and graffiti. Sites analyzed in depth include S. Salvatore at Sanarica (perhaps originally dedicated to St. Michael in

Chonae); S. Maria di Aurio outside Lecce; the sanctuary of the church of S. Giovanni Evangelista at San Cesario di Lecce; the St. Peter cycle in the homonymous rock-cut church at Masseria Lo Noce near Grottaglie; and the faade and interior of the crypt of S. Nicola at Mottola. A new Greek epitaph from Cerfignano is presented, and among the figures and scenes identified for the first time are the local saints Potitus and Orontius, St. Nicholas and the Three Generals, and a new Martyrdom of St. Bartholomew. Finally, a pair of painted supplicants in the Candelora crypt at Massafra prompts a reconsideration of how figures usually labeled (and dismissed) as donors might have functioned in this region and elsewhere. These varied discoveries expand our knowledge of devotional practices and heterogeneous cultural contexts in the Salento and in the broader medieval Mediterranean world.

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