Você está na página 1de 5

Alessandro Manzoni nacque a Milano nel 1785, dal conte Pietro, un uomo di mediocre cultura, ricco

possidente del contado di Lecco e da Giulia Beccaria, figlia del giurista Cesare Beccaria, uno dei pi illustri rappresentanti dell Illuminismo lombardo, l autore de Dei delitti e delle pene. In realt secondo un ipotesi oggi comunemente accettata Manzoni ebbe come padre naturale Giovanni Verri, che fu amante della madre. I genitori del Manzoni si separarono quando egli era ancora molto giovane. Per questo motivo dovette trascorrere l infanzia e la prima giovinezza, fino al 1801, in collegi di padri Somaschi (prima a Merate, poi a Lugano) e Barnabiti (a Milano), dove ricevette un educazione classica, ma sub anche l arido formalismo e la regola tipica di quegli ambienti. Quando usc dal collegio aveva sedici anni e idee razionaliste e libertarie. Si inser presto nell ambiente culturale milanese del periodo napoleonico, strinse amicizia con i profughi napoletani Cuoco e Lomonaco, frequent poeti gi affermati e noti come Foscolo e Monti. Trascorse questo periodo lietamente, tra il gioco e le avventure galanti, ma dedicandosi anche al lavoro intellettuale e alle composizioni poetiche: l esempio pi illustre rappresentato dal poemetto Trionfo della libert. Deluso dal giacobinismo scrisse sonetti e idilli, il pi maturo dei quali sembra essere Adda (1803). L anno successivo termin la stesura di quattro Sermoni: Amore a Delia, Contro i poetastri, Al Pagani, Panegirico a Trimalcione, composizioni satiriche ricche di echi pariniani e alfieriani. Nel 1805 lasci la casa paterna e raggiunse la madre a Parigi. Carlo Imbonati, compagno della madre dopo la separazione, era ormai morto. In suo ricordo, Manzoni scrisse un carme in 242 versi sciolti, intitolato In morte di Carlo Imbonati. Egli non aveva mai avuto un rapporto stretto con la madre, ma tra loro si cre ben presto una affettivit intensa, che fu destinata a cambiare la vita dello scrittore. A Parigi frequent ambienti intellettuali popolati da personaggi come Cabanys, Thierry, Tracy, di posizioni liberali e forte rigore morale. Il rapporto pi importante, per, per Manzoni fu quello stretto con Claude Fauriel: attraverso un fitto scambio epistolare durato qualche anno, a poco a poco, questi divenne per il giovane Manzoni un importante punto di riferimento nella sua attivit di scrittore. A Parigi, il contatto con ecclesiastici di orientamento giansenista incise anche sulla conversione religiosa. Sul suo ritorno alla fede cattolica, Manzoni mantenne sempre un certo riserbo e, per questo motivo, quasi vano tentare di ricostruirne le fasi interiori. Dovette essere importante l influsso della giovane moglie, Enrichetta Blondel, figlia di un banchiere ginevrino, conosciuta a Blevia sulle colline bergamasche. Anche la Blondel sub un rivolgimento interiore significativo: sotto la guida dell abate genovese Eustachio Degola, si avvicin al cattolicesimo e fece battezzare col rito romano la primogenita Giulia Claudia, convincendo il marito, in seguito, a risposarsi con rito cattolico. Precedentemente, infatti, il loro matrimonio era stato celebrato con rito calvinista. da dire che, in Manzoni, la conversione si accompagn al primo manifestarsi di certe crisi nervose, che poi lo angustiarono per tutta la vita. Nel 1810 lo scrittore lasci Parigi per tornare definitivamente a Milano. La sua visione della realt era ormai completamente improntata al cattolicesimo. Il mutamento si ripercosse anche sulla sua attivit letteraria: smise di comporre versi dal tono classicheggiante, (l ultimo esemplare rimane Urania, un poemetto del 1809) per dedicarsi alla stesura degli Inni sacri ( 1812-1815), che aprirono la strada ad una successiva produzione di stampo romantico, oltre che storico e religioso. Una volta tornato in Italia, poi, Manzoni condusse la vita del possidente, dividendosi tra la casa milanese e la villa di Brusuglio. La sua esistenza fu dedicata allo studio, alla scrittura, alle intense pratiche religiose, alla famiglia che, nel frattempo, diveniva numerosa. Fu vicino al movimento romantico milanese e ne segu tutti 1

gli sviluppi (un gruppo di intellettuali si riuniva a discutere a casa sua), ma non partecip mai, direttamente, alle polemiche con i classicisti e declin l invito a partecipare al Conciliatore. Anche nei confronti della politica ebbe un atteggiamento analogo, di sinceri sentimenti patriottici e unitari, segu con entusiasmo gli avvenimenti del 1820-1821, ma non vi partecip attivamente e non venne colpito dalla dura repressione austriaca che ne segu. Sono questi gli anni di pi intenso fervore creativo, in cui nacquero le odi civili, la Pentecoste, le tragedie (Il conte di Carmagnola, Adelchi), le prime due stesure de I promessi Sposi (inizialmente intitolato Fermo e Lucia), oltre alle Osservazioni sulla morale cattolica, al Discorso sopra alcuni punti della storia longobardica in Italia, ai saggi di teoria letteraria sulle unit drammatiche e sul Romanticismo. Con la pubblicazione de I promessi sposi nel 1827, si pu dire concluso il periodo creativo di Manzoni. Successivi tentativi lirici, come un inno sacro sull Ognissanti, rimangono incompiuti. Manzoni tese sempre pi a rifiutare la poesia considerata falsa rispetto al vero storico e morale . Conseguentemente, approfond interessi filosofici, storici e linguistici. L amicizia con Claude Fauriel venne sostituita da quella con Antonio Rosmini, un filosofo cattolico, che presto divenne la sua guida spirituale. Negli anni della maturit, la vita di Manzoni fu funestata da crisi epilettiche, una serie interminabile di lutti (la morte della moglie, della madre, di parecchi dei figli) e dalla condotta dissipatrice dei figli maschi. Nel 1837 si rispos con Teresa Borri Stampa, che mor poi nel 1861. Scrivendo nel 1842 Storia della colonna infame, Manzoni evita qualsiasi spunto narrativo, rimettendo in questo modo al lettore, posto di fronte alla crudezza di quanto accaduto, ogni giudizio. Il saggio una cronaca asciutta e distaccata dei fatti che si svolsero intorno al processo ai presunti untori che ebbero la sfortuna di essere accusati di aver propagato la peste che sconvolse Milano nel XVII secolo Ormai lo scrittore era divenuto un personaggio pubblico, nonostante il suo atteggiamento sempre schivo e appartato. Durante le Cinque giornate, nel 1848, segu con vigore gli eventi politici, pur senza parteciparvi attivamente e diede alle stampe Marzo 1821, per anni tenuta nascosta. Quando il regno d Italia si ricostitu nel 1860, fu nominato senatore. Pur essendo profondamente cattolico, era contrario al potere temporale della Chiesa, e favorevole a Roma capitale. Nel 1861, infatti, vot a sfavore del trasferimento della capitale da Torino a Firenze, come tappa intermedia verso Roma. Nel 1872, dopo la conquista della citt da parte delle truppe italiane, ne accett la cittadinanza onoraria, con scandalo degli ambienti cattolici pi retrivi. Negli anni della sua lunga vecchiaia fu circondato dalla venerazione della borghesia italiana, che vedeva in lui non solo il grande scrittore, ma anche un maestro, una guida intellettuale, morale e politica. Soprattutto il suo romanzo fu assunto nella scuola con tale funzione. Mor a Milano nel 1873, a ottantotto anni, nella casa di via del Morone, in seguito a una caduta che gli aveva provocato gravi sofferenze per due mesi. Gli furono tributati solenni funerali, alla presenza del principe ereditario Umberto. Verdi gli dedic la sua Messa da Requiem al primo anniversario dalla morte. Fu sepolto nel cimitero monumentale della citt. Rapporto con il Romanticismo A differenza del Foscolo, Manzoni non partecip con "l'azione" all'attuazione dei propri ideali: egli fece, invece, dei propri scritti il mezzo con cui diffondere la libert (questo spiega perch egli non parli mai di s o perch manchi il carattere autobiografico nelle opere manzoniane). Il romanticismo risorgimentale consiste proprio in questo e risulta evidente nelle opere come I Promessi Sposi, o Marzo 1821 o ancora le Tragedie, attraverso le quali esorta gli italiani a combattere essi stessi contro lo straniero per la propria 2

libert. Una lettera, inviata nel 1823 al marchese D'Azeglio, fu pubblicata all'insaputa dell'autore nel 1846. Essa si proponeva di tracciare un sunto della disputa classico-romantica, nella quale il Manzoni non era intervenuto direttamente. La lettera distingue due parti del sistema romantico: parte negativa (critica nei confronti del classicismo) Essa comprende il rifiuto dell'imitazione dei classici, delle regole e della mitologia. Nella lettera si pone particolare attenzione alla mitologia, che secondo Manzoni ha alla base una concezione anti-cristiana che rifiuta Dio sostituendolo con le passioni, i beni terreni. Per l'autore la mitologia classica rappresenta qualcosa di "falso", che si rif ad un repertorio ormai morto e puramente formale. parte positiva (o costruttiva, proposta di una nuova civilt letteraria) Essa rivela l'idea di una poesia che abbia come oggetto il vero, ossia un contenuto moderno, morale, popolare, accettabile e cattolico. Dunque Manzoni prende decisa posizione in favore di un Romanticismo realistico, oggettivo, contro quello lirico individualistico che attribuiva importanza al sentimento, alla passione, esaltata quasi come un presentimento di infinito. Egli accomun nella condanna di questo Romanticismo ogni forma di esaltazione dell'io eroico, sia nel fare sia nel patire ogni forma di evasione dalla realt concreta. Volle rispecchiare nella sua opera i problemi dell'esistenza comune, i soggetti largamente popolari. Scelse insomma argomenti conformi alle memorie e all'esperienza di tutti, persuaso che ogni vita e ogni momento di essa si proiettino nell'eternit. Era questa la base del suo realismo cristiano, che lo spiritualismo romantico contribu a sviluppare. L'esito pi alto, i Promessi Sposi, che introdussero in Italia il romanzo moderno, fu un capolavoro letterario popolare e nazionale, e un avvicinamento costruttivo della letteratura italiana a quelle europee. Del Romanticismo il Manzoni indubbiamente uno tra i maggiori esponenti a livello europeo, anche se spesso gli viene attribuito un legame con la corrente settecentesca dell'Illuminismo, il movimento antagonista per eccellenza della corrente romantica. In effetti vi sono parecchie analogie tra alcune ideologie del poeta e gli illuministi, dovute specialmente agli intellettuali di quel periodo che frequent giovanissimo, per il resto, la formazione che ebbe in seguito, strettamente romantica. Intanto per l'originalit e l'unicit dei componimenti, che non lasciano spazio solo ed esclusivamente a fredde strutture razionali definite, n la loro esistenza presuppone un preciso scopo strumentale; tutte le opere nascono sotto la spinta di particolari sentimenti, siano essi rabbia, tristezza, felicit, voglia di libert, amore per la patria. Oltre a questo, l'uomo di cultura romantico, non appartiene pi alla cosiddetta classe aristocratica, o meglio, non solo alla classe privilegiata, bens alla borghesia, la classe emergente che ha trovato nel sapere il suo riscatto da una societ che voleva gli uomini disposti e inquadrati secondo certi canoni che impedivano loro qualunque tentativo di uscirne fuori. Il borghese non accetta un'esistenza delimitata e razionale, ma si lascia guidare dal sentimento: lotta per la libert perch riconosce di averne il diritto, ama la patria perch la sente propria, ha un'istruzione perch solo cos pu continuare a riguardarsi e difendere ci che gli spetta. Inutile sottolineare che il Manzoni incarna l'ideale del Romanticismo da ogni punto di vista, anche Umberto Saba, in seguito, ne sottoline l'unicit definendolo il poeta "onesto", unica eccezione per l'interesse storico. L'importanza della storia nel Romanticismo crebbe in modo impressionante tra i letterati, ma egli sembr non interessarsi; infatti non fu mai un grande storico, non ebbe mai gli interessi profani dei "colleghi". Piuttosto la storia costitu il campo delle osservazioni morali, il paragone dell'agire umano, la storiografia manzoniana molto particolare per una diffusa religiosit che lo conduce intendere e spiegare il male, la perversit e le calamit. Naturalmente i romantici consideravano inspiegabile l'origine del bene e del male cos come ritenevano Dio l'Essere esistente a priori, dunque la pretesa del Manzoni era inammissibile. La variet di definizioni che il Romanticismo acquist, dovuto ,in parte, anche alla diversit di stile dei suoi appartenenti, sia in Italia, sia in tutta Europa, ecco perch ogni paese pu benissimo 3

affermare di possedere un proprio Romanticismo indipendente, che con gli altri condivide solamente alcuni punti di riferimento, identici per tutti. Sicuramente si deve tantissimo a questa corrente, un solo secolo ha modificato scuole di pensiero dalle radici millenarie, a volte calibrandone meglio l'ottica e allargando gli orizzonti alla modernit dei tempi attuali, e si deve riconoscere anche un grande merito a molti intellettuali che, proprio come il Manzoni, sono stati i precursori e i promotori del cambiamento. Conversione Il giovane Manzoni, sebbene educato sulla base di principi religiosi cristiani e cattolici, fu inizialmente sostenitore degli ideali illuministici di libert e uguaglianza. Per Manzoni la religione viene considerata come il principale punto di riferimento per ogni tipo di scelta, da quella morale a quella politica. Alla verit cristiana assoluta, per, il Manzoni non allontana gli ideali liberali dell'Illuminismo, anzi, trova nei principi cristiani il fondamento di quelli illuministi. Ci ovviamente influisce anche sulla sua poetica, sulle sue scelte esistenziali e sugli orientamenti ideologici e culturali. La concezione della storia La concezione cristiana del Manzoni lo porta ad assumere una posizione anti-classica. Mentre la tradizione considerava il mondo romano il modello supremo di civilt in tutti i campi, Manzoni lo giudicava un popolo violento ed oppressore. Da qui l'interesse per il Medio Evo cristiano, che egli pone alla base della civilt moderna. Dal distacco dal classicismo deriva anche il rifiuto per la celebrazione dei potenti e degli eroi ed un interesse per gli umili e i vinti. La concezione della letteratura La conoscenza di importanti scrittori come il Foscolo, l'Alfieri, il Parini, lo convinsero della sua concezione di una letteratura volta a una battaglia morale e culturale in senso democratico, e della necessit di unire il popolo italiano scacciando lo straniero. Manzoni rifiuta l'idillica serenit classica per il bisogno di una letteratura che riguardi il vero, che emerga da esigenze realmente avvertite e che si ponga come obiettivo l'edificazione morale e civile. Come gli altri fondatori del Conciliatore, anche Manzoni aspirava ad una letteratura popolare, che potesse essere compresa da tutti in funzione della sua azione divulgatrice: il popolo il protagonista della storia, ed quindi il protagonista della letteratura, sia come lettore che come attore. La letteratura deve proporsi dunque il vero come oggetto, l'utile per scopo e l'interessante per mezzo: il vero: Manzoni distingue un vero naturale e uno storico, ma il secondo pi importante del primo e quasi lo contiene. Infatti nella storia che l'uomo esprime la propria dinamicit. Mentre il vero storico ci d la conoscenza dei fatti, il poeta, mediante la profonda conoscenza del cuore umano, ha il compito di risalire da essi alla coscienza che li ha generati, ossia ritrovare nell'animo dell'uomo il significato della storia. Il vero che il poeta deve far sentire un vero oggettivo ed universale; la poesia manzoniana infatti si distacca dall'individualismo solitario e va alla scoperta della seriet e della dignit della vita quotidiana. l'utile: L'utile coincide con la moralit in senso cristiano: impone alla poesia il compito di formazione della 4

coscienza, attraverso una profonda meditazione sull'uomo e sul suo rapporto con il divino. Anche l'utile punta dunque alla verit, e Manzoni pensa che soltanto la verit possa realmente interessare l'uomo, e che soltanto essa possa procurargli un piacere non effimero. l'interessante: Esso un argomento desunto dalla vita e dalla storia dell'uomo.

OPERE PRINCIPALI OPERE PRINCIPALI In morte di Carlo Imbonati (carme, 1805); Inni sacri; Osservazioni sulla morale cattolica (1819); Lettre M. Chauvet (1820); Il Conte di Carmagnola (tragedia, 1820); Il cinque maggio (ode, 1821); Adelchi (tragedia, 1822); Lettera sul romanticismo (1823); I promessi sposi (1825-27 e 1840-42); Storia della colonna infame (1842); Del romanzo storico (1845); Marzo 1821 (ode, 1848); Dell'unit della lingua (1868). GLI INNI SACRI Del ciclo di dodici inni che aveva progettato, Manzoni scrisse solo i primi cinque e precisamente: La Resurrezione (1812), Il nome di Maria (1812-13), Il Natale (1813), La Passione (1814-15) e La Pentecoste che fu iniziato e condotto a termine pi tardi (1817-22). I vari eventi liturgici sono esaminati in rapporto al destino dell'uomo, cercando sempre di cogliere e di mettere in luce il disegno di Dio, inevitabilmente diverso e infinitamente pi alto di quello degli uomini. Immaginati come vere preghiere corali, questi inni appaiono come la voce collettiva del popolo cristiano che prega. La poesia si realizza nella Pentecoste, inno che, dopo una lunga elaborazione, Manzoni pubblica nel 1822 e nella quale celebrata la discesa dello Spirito Santo sugli Apostoli e ne coglie la prodigiosa potenza. LE ODI CIVILI Aprile 1814 (1814): in quest'opera, Manzoni, di fronte alla fine del dispotismo napoleonico e dei suoi mali, esprime la speranza di un'Italia libera e indipendente. Il Cinque Maggio : composta di getto nei giorni 17-19 luglio 1821, un canto funebre particolarmente intenso in memoria di Napoleone, morto il cinque maggio di quell'anno. Marzo 1821: fu composta appunto in quella data, quando sembrava imminente la liberazione della Lombardia da parte dei piemontesi, in guerra contro l'Austria. A causa, per, del fallimento dell'impresa, rimase segreta sino al 1848. LE TRAGEDIE Il conte di carmagnola: la vicenda, scritta tra il 1816 e il 1819, posta nel '400 e mette in scena la vicenda di Francesco Bussone, conte di Carmagnola, che, dopo aver assicurato la fortuna del suo signore, Filippo Maria Visconti, duca di Milano, ne suscita l'invidia e viene, cos, ingiustamente destituito. Egli passa allora al servizio della Repubblica di Venezia e alla testa delle truppe di San Marco, sconfigge il suo antico signore nella battaglia di Maclodio. Ma, per l'eccessiva generosit mostrata dal condottiero verso i prigionieri, il Carmagnola viene richiamato a Venezia e condannato a morte per tradimento. Adelchi: ambientata in Italia nel periodo della dominazione Longobarda e dei conflitti con i franchi di Carlo Magno negli anni 772-74 circa. Nella reggia di Pavia il re dei Longobardi, Desiderio, insieme al figlio Adelchi attende la figlia Ermenguarda, sposa di Carlo, e da lui ripugnata. Desiderio occupa delle terre appartenenti al pontefice e, lla richiesta da parte di Carlo Magno di abbandonarle, rifiuta facendo cos cominciare la guerra. I franchi giungono poi, attraverso un valico nelle alpi, alle

Você também pode gostar