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1800/1967
DOMENICANI
Manifestazione per Giorgio La Pira (p. 24). XI Giornata dellImpegno (A. de Montesinos) (p.28).
EVENTI COMMEMORATIVI
DOMENICANI
bimestrale dinformazione della Provincia Romana di S.Caterina da Siena Anno XLVI n. 1 gennaio-febbraio 2012 c/c postale n. 41482894 int. Convento S. Domenico Padri Domenicani 09127 Cagliari Italia Autorizzazione del Tribunale di Firenze del 4 gennaio 1967 - n. 1800 Direttore P. Eugenio Zabatta o.p. Responsabile P. Fausto Sbaffoni o.p. Direzione e Redazione: piazza S. Domenico, n. 5 09127 CAGLIARI
sommario
e.mail zabatta.eugenio@tiscali.it
domenicani - gennaio - febbraio - 2012 - n. 1
CON APPROVAZIONE ECCLES. E DELLORDINE
3 Editoriale. Partendo dalla vita comunitaria P. Eugenio Zabatta op. 6 Un monumento insigne. P. U. Clerissac op. 9 Chiamate a vivere per Cristo. P. Eugenio Zabatta op. 16 Asterisco. Valorizzare il silenzio. P. E. Z. op. 18 Giornata della Famiglia Domenicana. Guido Costa e Paola Montisci. 21 Settimana di formazione: monache op. Sr Margherita e novizie. 24 Manifestazione per G. La Pira Padre Daniele Cara op. 28 XI Giornata dellImpegno (Montesinos). Sr Marie Didier. 31 Commemorazione di P. B. Carderi op. P. Vincenzo Caprara op. 33 Iniziazione umana e cristiana. Gruppo S. Anastasia. 36 Notizie brevi dalla Provincia. Alessandra Bartolomei R. 41 Necrologio: P. Eugenio Marino op. P. Giovanni Monti op. 43 Abbonati a Domenicani.
Sped. Abb. Postale D.L. 24/12/2003, n.353, conv. in L. 27/02/2004 n.46 copertina:
San Domenico (Nicol dellArca). Bologna. Basilica san Domenico
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Famiglia domenicana, promovendo un seminario a Roma il 25 febbraio, ospitati dalle Suore Missionarie di San Sisto, auspicano di essere un po la comunit che, circa 500 anni fa, si pose domande sostanziali e che si concluse con la significativa omelia di Montesinos: anche noi nel seminario, osservando i gridi attuali della nostra societ, cercheremo insieme di trovare risposte e azioni concrete. Uguale riferimento fanno le consorelle, unendo linvito a riflettere e pensare insieme e ad apprendere la variet e la ricchezza della predicazione femminile, prima di celebrare il Giubileo nel 2016. Lo si pu notare leggendo alcune loro pubblicazioni (Cf. DSI News dicembre 2011 - gennaio 2012) in questo anno dedicato a : La Predicazione e le Donne Domenicane. In tutte queste iniziative, ci che colpisce di pi, limmancabile richiamo alla vita comunitaria che sta dietro a fray Antonio de Montesinos; vita comunitaria a nome della quale egli parl. Il suo discorso frutto di una riflessione comune, della quale tutta la comunit si rese responsabile; discorso scritto e firmato dagli altri confratelli (B. de Las Casas, Histhoria de las Indias, III, c.4). Quando alcuni maggiorenti spagnoli, bussando alla porta del convento con violenza e a gran voce andarono a chiedere conto al priore, fra Pedro de Crdoba, del sermone di fray Antonio, egli lasciando il piatto di erbe amare che stava mangiando, oppose loro che quanto fray Antonio aveva predicato era secondo il parere, volont e consenso suo e di tutti. Quei frati domenicani che vivevano in povert evangelica e perci liberi di proclamare la parola di Dio e senza ti-
more, si trovavano nellisola Hispaiola da pi di un anno ed erano pervenuti insieme alla decisione di parlare pubblicamente dopo attenta, oculata e matura liberazione, forti della loro salda fraternit. Se questo il principio, - la comunit scaturigine della riuscita della predicazione - allora cercando di conformare meglio la vita comunitaria al carisma del proprio Istituto, anche la missione che si svolge avr frutti migliori. Presupposta lintima relazione tra vita comunitaria e missione da svolgere diventa necessario partire proprio dalla vita comunitaria, alla quale, per naturale omogeneo sviluppo, segue la missione. Nel carisma degli Ordini notiamo confluiscono inscindibilmente comunit e missione. La vita comunitaria testimonia, infatti, in maniera visibile e concreta la volont salvifica di Dio (LG n. 47). La vita religiosa si trova a dover affrontare, oggi, grandi sfide e quando queste riguardano la vita comunitaria toccano lelemento costitutivo, essenziale dellidentit degli stessi Ordini religiosi e della loro missione. Ne segue che con diligenza bisogna allontanare da essa quei problemi, anche pratici, che la indeboliscono rendendola meno attraente per chi la vive e inefficace sul piano operativo della missione. Il richiamo, continuo e sereno, al carisma dellOrdine a cui si appartiene, potrebbe aiutare molto a ben impostare e ben vivere la vita comunitaria. Gli Ordini religiosi sono per definizione comunit; sono comunit spirituali che scaturiscono da una forma di vita spirituale alla sequela di Cristo (Presbyterorum Ordinis, n. 2): comuni-
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t composte da persone che vogliono vivere in comunit secondo lesempio di Ges e secondo il suo Vangelo (cf. LG nn. 8, 46). La vita comunitaria, dunque, rientra nella stessa nostra definizione; da essa dipende il risultato della missione; questa vita che va, oggi, saggiamente curata. Ora una comunit non pu portare frutto e tanto meno sussistere se non quando unita. questo il messaggio che possiamo cogliere implicitamente, ma chiaramente, dalla commemorazione del famoso sermone di fray Antonio de Montesinos e anche Domenicani ne vuole fare eco. La necessit di questa particolare attenzione alla Vita comunitaria, che leditoriale raccomanda gi alle eventuali commissioni preparatorie al Giubileo del 2016, dovuta al fatto che la difficolt a vivere insieme, che si pu osservare oggi nelle famiglie, nelle coppie, nellamicizia, si fatta sentire anche nella vita comunitaria religiosa. questa difficolt che va superata, prima di tutto, con il cor unum della Regola! La riuscita della vita comunitaria e quindi della missione - dipende sostanzialmente dal fatto e dal modo con cui si parla insieme dei vari problemi,
che vanno sorgendo, a tempo giusto e in forma adeguata. In una comunit religiosa non si pu non comunicare, pena la fine. Il desiderio di realizzare una pi intensa vita comunitaria notiamo non del tutto slegato dallevoluzione che si sta verificando in generale nella societ a cui siamo mandati; superando un pernicioso individualismo, quel desiderio rispecchia anche la ricerca urgente della propria identit. La concezione odierna della vita comunitaria lascia allindividuo e alla singola comunit una notevole libert creativa, ma richiede maggiore attenzione agli altri, disponibilit a condividere i compiti e le responsabilit o, semplicemente, la volont e la capacit di comunicare, di condividere di amare. In questa ottica possiamo leggere, in questo fascicolo, le giornate di formazione che sono state fatte e le varie iniziative, delle comunit e delle fraternite, che sono state intraprese.
p. eugenio zabatta op.
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a san domenico
BOLOGNA. S. Domenico. Arca monumentale in onore del santo fondatore. Il Padre Eterno di Nicol dellArca (1474).
Domenico accoglieva tutti nellampio seno della sua carit e poich tutti amava, da tutti era amato
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(B. Giordano di Sassonia, Libellus, n. 107). Il ritratto fisico di San Domenico di Guzman
Egli aveva questo aspetto: era di statura media, di corporatura delicata, la faccia bella e un poco rossa, i capelli e la barba leggermente rossi, begli gli occhi. Dalla fronte, e fra le ciglia, irraggiava un certo splendore, che attirava tutti a venerarlo e ad amarlo. Sempre ilare e giocondo, se non mosso a compassione per qualche afflizione del prossimo. Aveva le mani lunghe e belle. Aveva una grande voce bella e risonante. Non fu affatto calvo, ma aveva la corona della rasura del tutto integra, cosparsa di pochi capelli bianchi. (B. Cecilia, I miracoli del beato Domenico).
Un monumento insigne
A Bologna, da pi di sette secoli riposano le preziose reliquie del fondatore dei frati predicatori Domenico di Guzman. Le accoglie un monumento insigne; il pi bello che sia stato innalzato a gloria di un santo. tutto un canto, un inno di fede e di amore impresso nel marmo dai migliori rappresentanti della scultura italiana: da Niccol Pisano, autore del sarcofago propriamente detto, a Niccol dellArca, pi che scultore, cesellatore della meravigliosa cimasa che sorge in forma di coperchio dal sarcofago e si slancia a guisa di piramide, sul cui vertice si innesta un candelabro che fa da piedistallo alla statua del Padre Eterno. Questa scultura del Padre Eterno che con i suoi occhi fondi, onniveggenti, le labbra schiuse al comando, la destra in atteggiamento di onnipotenza, la sinistra che, poggiando sul cuore il globo sormontato dalla croce indica la sua misericordia, da sola capace di rendere immortale un nome. Dal candelabro-piedistallo si partono due vistosi encarpi, simboli della ricchezza della creazione. Sul piano della piramide, la piet con angeli in adorazione, sta ad indicare la redenzione operata dal Cristo e annunziata ai quattro angoli della terra dagli evangelisti, che nel loro solenne abbigliamento orientale stanno ritti sulle volute terminanti la base della piramide. Pi sotto, alla base della cimasa, i santi patroni della citt di Bologna. Qui pure lopera del grande Michelangelo che, giovane ventenne, lasci limpronta del suo genio nel bel san Petronio e nel forte san Procolo, che per la semplicit delle linee e la vivacit dellespressione ci preannuncia il famoso Davide. Di lui pure langelo ceroferario posto in cornu epistolae, di fronte allaltro pi leggiadro, ma meno vigoroso, di Nicol dellArca. Comp lopera meravigliosa Alfonso Lombardi (1532) che scolp con una finezza di cesello il giardino dellArca in cui veramente tutto grande fuorch le dimensioni.
(I Domenicani, dal numero unico, S.T.E.B. (Bologna, 1948).
Quanta forza e luce fu ricevuta dalla soave fragranza emanata, quel giorno, dal sepolcro!
Da san Domenico stesso, sul suo letto di morte, abbiamo una promessa di speciale benedizione sulla nostra
perseveranza nella virt della purit: La purezza della nostra vita vi assicurer grandi trionfi tra gli uomini. La sua stessa tomba fu il primo pegno di questa promessa. Le reliquie di colui che fu distaccato da tutte le cose di questa terra e che per la sua purit era diventato una luce e una fiamma, furono deposte in un sepolcro la cui perfezione e bellezza sono un trionfo dellarte umana: il monumento che eminenti maestri dei migliori periodi della scultura italiana crearono con loriginalit e la potenza della loro esecuzione, degno di essere paragonato agli antichi capolavori. Persino Michelangelo vi port lofferta del suo genio, quasi cercasse riposo alla grande tristezza dellanima sua su quella tomba. Ogni scena e figura scolpita su quellarca risplende di vigo-
re intellettuale, e linsieme un trionfo dellidea di sapienza, darmonia e di vita: qui, sulla tomba di questo purissimo uomo, sciolto il problema dellunione dellarte umana con lespressione soprannaturale. Quando vi inginocchiate dinanzi a questa tomba, sentite nellanima il dolce profumo delle virt verginali di San Domenico, e sempre vi rialzate confortati e spinti a lavorare con coraggio. Chiediamo al nostro Padre Domenico di ottenerci di non dimenticare mai la lezione chegli ci dette con le sue ultime parole, ed imploriamo il suo aiuto a metterla in pratica con la perfezione simboleggiata da quella soave fragranza, che si commemora nella festa della sua traslazione.
(P. U. Clrissac op., Pro Domo et Domino, ed Cateriniane, 1959, pp. 170-171).
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la Chiesa, ha fatto sempre parte della nostra vocazione e spiritualit domenicana che dalla contemplazione fa sgorgare lazione pastorale. Nuovo modo di concepire la vita religiosa. Con i documenti della Chiesa che teniamo particolarmente presenti6 per questa riflessione, infatti, ci sono preziosi anche quelli dellOrdine7 che ci aiutano a concretizzare, secondo lo spirito e le intenzioni di San Domenico e secondo la gloriosa tradizione del nostro Ordine cio con un nostro stile - le varie attivit di pastorale e di insegnamento che svolgiamo. Qualcuno, a suo tempo, ha parlato di novit di definizione della vita religiosa o di cambiamento didentit di essa in conseguenza alla riflessione gi fatta sulla Chiesa. Novit che possiamo
cogliere chiara nel Perfectae Charitatis, documento che identifica la Vita Religiosa con la Missione, cio con lapostolato, levangelizzazione. La vita religiosa apostolica; chi chiamato anche inviato. Si ragionato cos: il Cristo inviato (= apostolo) del Padre, e anche la Chiesa, suo Corpo, partecipa della Sua missione; dunque la Chiesa missionaria e perci chi vive unito a Cristo facendo parte del suo Corpo, inviato, apostolo, missionario. Leggiamo in Perfectae Charitatis: Le persone consacrate devono vivere per Cristo e per il suo Corpo che la Chiesa e ancora: Il senso della Missione deve estendersi e pervadere tutte le tappe della Vita consacrata: formare religiosi e uguale a formare apostoli. Queste due affermazioni le evidenzio a sintesi dellinsegnamento della Chiesa sulla Vita religiosa consacrata,
Suore Domenicane. La gioia dellannuncio.
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Spinte dalla carit che lo Spirito Santo infonde nei loro cuori, sempre vivono per Cristo e per il suo Corpo che la Chiesa
(PC. n. 1).
A evidenziare la novit della motivazione che deve sottendere alla nostra vita religiosa, sottolineo che stato proprio il Perfectae Charitatis a dare, sia pure con qualche iniziale incertezza, pieno diritto di cittadinanza alla Vita religiosa come Vita apostolica mentre fino al Concilio era essenzialmente modellata su quella monastica, quasi fosse lunico genere di vita religiosa realmente autentico. Il numero 8, in particolare rappresenta un punto chiave di tutto il decreto. qui dove si dice che lazione apostolica e caritatevole rientra nella natura stessa della vita religiosa in quanto costituisce un ministero sacro e unopera particolare di carit affidati a loro dalla Chiesa per essere esercitati in suo nome. Unaffermazione del genere ha contribuito a cambiare profondamente tutto il modo di essere e di operare della Vita religiosa nella Chiesa: ha cambiato il modo di intendere e vivere i valori della consacrazione e dei consigli evangelici, la vita di preghiera, lo stile di vita comunitaria, lesercizio dellautorit, ecc. In una parola, la Vita religiosa apostolica stata posta, nella prospettiva della Lumen Gentium dove si dice che questa imita pi da vicino e continuamente rappresenta nella Chiesa la forma di vita che il Figlio di Dio abbracci quando venne nel mondo; i religiosi perci devono porre ogni cura affinch per mezzo loro la Chiesa ogni
Uniti a Cristo, prima e unica regola della vita religiosa Sempre nel decreto conciliare Perfectae Charitatis si afferma che la legge fondamentale della Vita religiosa, o meglio la regola suprema Cristo. messa cos in evidenza quella che possiamo definire la dimensione cristologica della Vita religiosa. Mentre in passato si tendeva a mettere al primo posto gli aspetti ascetici e giuridici della Vita religiosa, con particolare riferimento alle Regole dellIstituto ora di afferma che il religioso colui che segue Cristo per giungere, via via, a configurarsi a Lui e al suo genere o stile di vita. Leggiamo in Perfectae Charitatis: Tutti coloro che sono chiamati da Dio alla pratica dei consigli evangelici e ne fanno fedelmente professione, si votano in modo speciale al Signore, seguendo Cristo che, vergine e povero, redense e santific gli uomini con la sua obbedienza Cos essi, spinti dalla carit che lo Spirito Santo infonde nei loro cuori, sempre vivono per Cristo e per il suo Corpo che la Chiesa (n. 1). Tale affermazione ritorna l dove si parla dellaggiornamento: Essendo norma fondamentale della Vita religiosa il seguire Cristo come viene insegnato dal Vangelo, questa norma deve essere considerata da tutti gli Istituti
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e di conseguenza, al momento stesso che ne indico il contenuto, voglio con voi rilevarne la validit e lattualit di esse, specialmente aggiungo nella nostra spiritualit domenicana anche quella alla portata dei membri delle fraternite.
giorno meglio presenti Cristo ai fedeli e agli infedeli, o mentre egli contempla sul monte, o anche annunzia il Regno di Dio alle turbe, o risana i malati e i feriti e converte a miglior vita i peccatori, o benedice i fanciulli e fa del bene a tutti, sempre obbediente alla volont del Padre che lo ha mandato (LG, 46).
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come la loro regola suprema (n. 5). E poco pi avanti: I religiosi, dunque, fedeli alla loro professione, lasciando tutto per Cristo, lo seguono come lunica cosa necessaria, ascoltando le sue parole e pieni di sollecitudine per le cose sue (n. 5). Da questo principio deriva che se una persona abbraccia la Vita religiosa, lo fa a causa di una persona, Cristo. Di conseguenza, vivere le esigenze della vita di consacrazione significa non tanto cercare la propria perfezione in uno stato di vita pi perfetto, fatto di tante osservanze, per quanto buone, di tante mortificazioni ecc:, ma unicamente perch si spinti dalla carit effusa nel proprio cuore dallo Spirito Santo. Colui che chiamato, perci, simpegna a vivere per Cristo e per la Chiesa e a seguirlo come lunica cosa necessaria. Per mezzo della consacrazione egli entra in una relazione che altrove i documenti della Chiesa definiscono nuziale che lo introduce a una vita di comunione con Cristo e alla condivisione della sua missione. La configurazione a Cristo diventa quindi la meta, lo scopo principale di tutta al Vita religiosa. E il Vangelo la fonte a cui deve ispirarsi e su cui deve trovare il suo fondamento ogni altra norma. nella Chiesa e per la Chiesa che Suo corpo Un altro grande capitolo quello della dimensione ecclesiale della Vita religiosa che consegue naturalmente da quella cristologica. Il decreto Perfectae Charitatis afferma: Sempre pi vivono per Cristo e per il suo Corpo che la Chiesa (n. 1). La costituzione dogmatica Lumen Gentium aveva gi sottolineato questo
aspetto la dove dice: Lo stato religioso pur non riguardando la struttura gerarchica della Chiesa, appartiene indiscutibilmente alla sua vita e alla sua santit. E ancora : I consigli evangelici, per mezzo della carit alla quale conducono, congiungono in modo speciale i loro seguaci alla Chiesa e al suo mistero cos che la loro vita spirituale deve essere pure dedicata al bene di tutta la Chiesa. Di qui il dovere di lavorare secondo la forma della propria vocazione, sia con la preghiera sia con lopera attiva, a radicare e consolidare negli animi il Regno di Dio e dilatarlo in ogni parte della terra. (LG, n. 44). Con gli sviluppi teologici successivi dellecclesiologia di comunione, anche tutto il modo di essere della Vita religiosa nella Chiesa stato posto in una nuova luce e in una nuova dimensione. Ci si resi conto che la vita consacrata non solo non una realt estranea, n parallela alla Chiesa, ma qualcosa di intimamente inserito nella sua comunione e, quindi, nella sua missione. Inoltre, che facendo parte non della sua struttura gerarchica, ma carismatica, la funzione che essa deve esercitare allinterno della Chiesa, deve essere essenzialmente profetica. La Vita religiosa quindi chiamata ad aprirsi di continuo alle mozioni dello spirito e a collocarsi agli avamposti della Chiesa. Soprattutto deve saper leggere con particolare acutezza i segni dei tempi e trovare risposte coraggiose che siano di stimolo e incentivo a tutta la comunit ecclesiale. Inseriti nella sua unica e medesima missione. Lelemento che, in questo cinquantennio dalla fine del Concilio, ha pi
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Per la nostra spiritualit la Vita religiosa, vita di consacrazione, stata sempre legata alla Vita apostolica, assicurata e sostenuta a sua volta dalla preghiera, per cui anche le consorelle claustrali sono predicatrici. Il trinomio: studio, preghiera, predicazione inscindibile per il domenicano: suora, monaca, frate o terziario che sia.
influito, al rinnovamento della vita religiosa, o meglio allapplicazione dei nuovi principi che la reggono, stato laver indicato come cuore della vita religiosa la missione cos che consacrazione e missione sono risultate due realt strettamente collegate tra di loro ed essenzialmente complementari. Inoltre, laver inserito la missione della Vita religiosa nellunica missione della Chiesa che a sua volta la mutua da Cristo, inviato del Padre. stato appunto la riflessione sulla vita consacrata alla luce della missione che ha consentito di scoprire tutta la ricchezza e il significato dei rispettivi carismi e del loro ruolo nella Chiesa. Nello stesso tempo maturata anche una comprensione nuova dei voti, intesi non pi come semplici esercizi ascetici e nei loro aspetti negativi, di rinuncia e di mortificazione, ma essenzialmente nella luce della carit e nella loro dimensione pasquale, cio di annuncio e sicurezza della vita eterna. La missione stata determinante
anche nel trasformare profondamente tutta la vita spirituale e apostolica degli Istituti. Ha cooperato a rinnovare la vita di comunit e i suoi dinamismi interni ed esterni, trasformandola in una comunit per la missione, favorendo quindi il discernimento, il dialogo, la corresponsabilit e la condivisione della stessa missione, lospitalit, lapertura allambiente, la collaborazione con le altre forze di Chiesa e con il laici Un po alla volta si fatto strada la convinzione che il senso della missione deve interessare e permeare tutte le tappe della vita. Formare dei religiosi significa essenzialmente formare degli apostoli che abbiano una chiara consapevolezza della loro vocazione e del loro carisma, una seria formazione spirituale, una adeguata preparazione intellettuale e culturale, una sufficiente maturit anche psicologica (utilizzando a questo scopo anche le scienze umane). E soprattutto formare persone con una grande capacit di dono di s, quale conseguenza propria della con-
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sacrazione. Con una capacit, ancora pi importante, di rispondere agli appelli dello Spirito Santo che ci sostiene e sospinge a nuove forme di servizio, pi appropriate al bene della Chiesa e della societ. Essi trovano in Maria, Madre della Chiesa, il primo modello. Un altro aspetto della vita religiosa quello mariano, che ha marcatamente caratterizzato gli inizi del nostro Ordine e per questo ci torna pi interessante, soprattutto se lo si considera ordinato alla dimensione eucaristica. Un Ordine, il nostro, eucaristico ma anche mariano e viceversa: i due aspetti sono da considerarsi complementari e in simbiosi dato che la predicazione per la salvezza delle anime ha per oggetto proprio quelle verit che i misteri
del Rosario offrono alla nostra preghiera e contemplazione. Anche le Costituzioni Primeve come le attuali ci riportano a queste considerazioni. Gi la Lumen Gentium aveva presentato la beata Vergine come tipo della Chiesa nel senso che la Chiesa, cercando la gloria di Dio, ricopia latteggiamento teologale di Maria e diventa pi simile alla sua eccelsa figura, progredendo continuamente nella fede, speranza e carit, in ogni cosa cercando e seguendo la divina volont (n. 65). Infatti, la beata Vergine nel mistero della Chiesa andata innanzi, presentandosi in modo eminente e singolare, quale vergine e quale madre. stato soprattutto il Papa Giovanni Paolo II a sviluppare questo aspetto, in ordine alla Vita religiosa, specie nella Redemptionis donum e con i suoi
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il futuro nel quale lo Spirito ci proietta per fare con noi ancora grandi cose dipender dallattaccamento amoroso e continuo che avremo alla nostra vita religiosa e alla sua missione.
costanti riferimenti alla Redemptoris Mater, dove dice: Se la Chiesa intera trova in Maria il suo primo modello, a maggior ragione lo trovate voi, persone e comunit consacrate, allinterno della Chiesa (n. 17). Per quanto riguarda il nostro Ordine in Europa, anche se dal Concilio ad oggi - sono stati anni di grande diminuzione di vocazioni religiose, maschili e femminili, dobbiamo riconoscerli come anni di grazia per vari motivi. La Vita religiosa in generale ha attraversato una grave crisi, ma si anche profondamente rinnovata. Grazie al discernimento che la Chiesa, con i suoi documenti, ha sempre suggerito e ha premurosamente accompagnato. La stima per la Vita religiosa che quei documenti rilevano ha avuto il suo successo anche nella qualit. Lideale rimane alto e ci sta a dire che se non cerchiamo di adeguarci con buona lena alle indicazione della Chiesa, quellideale rimane lontano. Grande parte degli Istituti religiosi si trovano a confrontarsi non solo con la crisi delle vocazioni ma con linvecchiamento degli effettivi anche se a suo tempo efficienti e santi. A questa situazione chiaramente preoccupante, fa riscontro ripetiamo una consolante crescita di qualit che pur con forze ridotte, la vita religiosa sta manifestando una straordinaria vitalit e creativit. Rimane comunque indiscutibile che solo chi ha forza e volont di lasciarsi guidare dallo Spirito Santo, in nuove vie e verso nuovi orizzonti, riuscir ad assicurare il proprio avvenire. E rimane attuale lorientamento indicato dal documento sulla promozione umana: fedelt alluomo e al nostro tempo, a Cristo e al Vangelo, alla Chie-
sa e alla sua missione nel mondo, alla Vita religiosa9 e al carisma dellIstituto. Queste sono le certezze che ci liberano dalla mediocrit, dalla pigrizia spirituale e dalla paura infondono speranza e sicurezza. Il giubileo degli ottocento anni, ormai alle porte, quasi assommando in un unico clich tutta la vita dellOrdine, nei suoi vari rami tutti gloriosi per i santi che vi hanno militato, ci annuncia che il futuro nel quale lo Spirito ci proietta per fare con noi ancora grandi cose8 dipender dallattaccamento amoroso e continuo che avremo alla nostra vita religiosa.
(P. Eugenio Zabatta op).
1. Tutta la nostra perfezione consiste nellessere conformi, uniti e consacrati a Ges Cristo (RVM (Rosarium Virginis Mariae) n. 15. 2. Spontaneo anche il ricordo delle parole di Pietro: ci ha lasciato un esempio affinch ne seguiate le orme. 3. Cf. RVM, n. 23. La contemplazione del volto di Cristo non pu fermarsi allimmagine di Lui crocifisso. Egli il Risorto!. 4. Cf VC (Vita Consecrata) n. 10. 5. S. Paolo, Ef2,20. 6. Oltre la Lumen Gentium e la Perfectae Charitatis, teniamo presenti la Mulieris Dignitatem, Redemptoris Donum e Redemptoris Mater. 7. Oltre alle Costituzioni e agli Atti dei Capitoli Generali, dove trattano della vita religiosa e comunitaria, suggeriamo: P. Lippini, La Spiritualit Domenicana (Esd. BO. 1987) e M: Roquebert, San Domenico, contro la leggenda nera (ed. S. Paolo, 2005). 8. Vita consacrata n. 10 9. Si dice: con la grande carenza di vocazioni religiose si pu ancora parlare sulla vita religiosa? Ma la crisi, anche solo numerica - rispondiamo - non dipender dal fatto che ne parliamo poco?
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Dopo il successo riportato in Germania, arriv anche in Italia (Genova, Firenze, Roma), a fine marzo 2006, il film di Philip Grning di Dusseldorf, sulla vita della grande Chartreuse (Grenoble), intitolato: Il Grande Silenzio (Die Grosse Stille). Un film che ha portato il pubblico nel mondo della clausura; un film il cui successo stato attribuito al silenzio e allimmagine dei quali si servito per creare un ambiente essenziale, dove non c molta azione, ma totale contemplazione, musica gregoriana e soprattutto silenzio; s! nel grande silenzio, dove protagonista limmagine, non la parola, si ha anche la risposta alle domande pi essenziali: perch siamo al mondo? Che
senso ha lesistenza? La singolarit del film sta nel soggetto stesso quasi tre ore di immagini di vita, silenzio e canto che aprono agli spettatori la dimensione contemplativa1 . Aprono, cio, a Dio e ai suoi misteri. Mettono in relazione con Dio ed in Lui che luomo ritrova se stesso e il proprio fine2 . Mettere in relazione luomo con Dio quanto gi aveva offerto il Beato Angelico nei suoi meravigliosi quadri, dove oltre allevento storico, riprodotto nella sua essenza, abbiamo anche il significato salvifico dellevento stesso raffigurato; con i suoi frutti di redenzione. Cos, ad esempio, nella grande Crocifissione del capitolo di San Mar-
co: mancano i soldati romani, manca la folla dei giudei, la citt nello sfondo, ma ci sono i numerosi santi, la nuova umanit nata dal Sangue di Cristo, che sono il frutto reale del suo sacrificio. Tra i personaggi, che popolano le scene dellAngelico, ritroviamo persone il pi spesso San Domenico che ne divengono attori partecipi, pur non essendo contemporanei, nel tempo, dei fatti rappresentati. Egli, il pittore teologo, ce li raffigura per annunciarci che proprio dalla meditazione silenziosa di ci che Cristo ha compiuto hanno saputo trarre ispirazione e forza per la loro vita e missione. Meglio diremmo: lAngelico ce li raffigura per indicarci che solo stando a contatto con Cristo, inseriti in Lui, si trova la ragione del proprio essere e della santit. In quelle immagini di vita ritroviamo descritti i principali elementi che San Domenico ha voluto, costituendo delle comunit di fratelli e di sorelle. Domenico ha sotto gli occhi lesempio degli apostoli e cerca, perci, di imitarne in tutto la loro forma di vita, al punto che, al momento della canonizzazione, il papa Gregorio IX, potr dire di lui: Ho conosciuto un uomo che osservava nella sua totalit la regola degli apostoli e non ho dubbio che ora sia associato a loro nel cielo. Il perch della vita comunitaria organizzata da San Domenico; il perch, di questo raduno di energie umane in forma di fraternit, lo si trova chiaro nel Vangelo e pi precisamente nella Persona di Ges Cristo che, fin dagli inizi del Suo ministero, aveva raggruppato i dodici apostoli perch stessero e operassero con Lui. Per naturale conseguenza delle scelte fatte, fra le molteplici austerit
1. Cf. Avvenire, 29.3.06. 2. In realt solamente nel mistero del Verbo Incarnato trova vera luce il mistero delluomo (GS, n. 22). 3. cf. Liber Cost. D.I. c. XII. 4. R. VOILLAUME, La vita religiosa nel momento attuale, ed. Ancora, Milano 1973, p. 159.
monastiche adottate, dietro la guida di Domenico, fin dalle origini del nostro Ordine domenicano, fu data particolare importanza proprio al silenzio, che fu indicato come il Pater Praedicatorum. Di fatto i frati erano tenuti ad osservare sempre il silenzio; dovevano osservarlo nel chiostro, nelle celle, nel dormitorio, a refettorio. Il motivo che il silenzio contribuisce a dare al religioso quella tranquillit che richiesta per poter arrivare, mediante lo studio e la preghiera, alla contemplazione, alla piena comunione con Dio. Il silenzio cos intimamente connesso con il fine dellOrdine che la sua abolizione o inosservanza metterebbe in pericolo il conseguimento dello stesso fine. Il Liber Consuetudinum, le prime Costituzioni e tutti i Capitoli Generali saranno minuziosi nel determinare la portata e inculcare losservanza della Santissima legge del silenzio, presidio di tutte le altre osservanze e pene molto severe erano comminate ai trasgressori3. La legge del deserto dice Voillaume, troppo costante perch possiamo pensare che sia possibile metterci a disposizione di Dio, rispondere compiutamente a una vocazione di origine divina o anche essere totalmente cristiani e figli di Dio, senza ritirarci ogni tanto nel deserto, nel silenzio, soli con il Signore solo4 . (P.E.Z.).
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Aggiungiamo unaltra testimonianza della Giornata della Famiglia Domenicana che si svolta a San Sisto di Roma il 27 novembre 2011.
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Il 27 novembre 2011, presso il Convento delle suore Domenicane di San Sisto si svolto lincontro della Famiglia Domenicana. Incontro realizzato grazie alliniziativa del Padre Provinciale, Daniele Cara. I partecipanti erano circa 80, un bel numero che significa un reale interesse e uno spirito di famiglia che non si spento, nonostante che da qualche anno incontri del genere non ce nerano stati. Per questo incontro, organizzato dalla segreteria della FD formata da laici, suore e frati domenicani, era stato deciso di chiamare, con altri relatori, la professoressa Grazia Bianco, Missionaria della Scuola, affinch in occasione dei festeggiamenti centenari di S. Caterina (550 anno dalla canonizzazione), ci parlasse di questa donna straordinaria. Il suo intervento aveva per tema: S. Caterina da Siena, memoria ed eredit con il chiaro intento di comunicarci ci che, dellinsegnamento della
santa Patrona e Dottore della Chiesa, poteva essere assunto da noi, chiamati ad incarnare oggi leredit spirituale da Lei ricevuta. In particolare stato messo in rilievo il coraggio di Caterina, la sua capacit di parresa, cio quella di dire la verit con coraggio, pagando la propria scelta anche con lisolamento. Un suggerimento, dato dalla Grazia Bianco - che mi sembra molto utile per la nostra crescita spirituale - quello di non fare del rapporto con gli altri il nostro cielo poich esso altrove. Ma tutta lesposizione stata molto intensa caratterizzata dalla passione che anima la relatrice e le siamo grati. seguito poi un dibattito che ha contribuito ad approfondire il tema suggerito e a fare dei rilievi interessanti. A mezzogiorno c stata la celebrazione della Santa Messa animata dalle Suore di San Sisto con canti appropriati e ben eseguiti. Alle 13,00 seguito il pranzo durante il quale abbiamo potuto sperimentare maggiormente la squisita accoglienza delle sorelle di S. Sisto. Alle 14,30 ci siamo ritrovati in assemblea per trattare alcune realt domenicane sempre ordinate alla ricerca o al suggerimento di quegli elementi che ci aiutino a corrispondere sempre meglio alla nostra speciale vocazione nella Famiglia domenicana. seguita una visita guidata dei luoghi del Convento: nel refettorio abbiamo ricordato il miracolo degli angeli che offrirono ai frati i candidi pani. Alle 17.30 infine, dopo il canto dei vespri, ci siamo salutati con il cuore grato verso il Signore e verso coloro che hanno voluto e organizzato questo bellincontro di famiglia. (Sr M. Paola Montisci, segretaria).
famiglia op
Il tema annuale in preparazione al giubileo dellVIII centenario dellOrdine: le Domenicane e lEvangelizzazione, richiama la nostra attenzione sul ruolo particolare che le nostre consorelle, monache e suore e le laiche delle fraternite sono chiamate a svolgere nellOrdine e nella Chiesa.
Noi giovani monache in formazione, appartenenti ai monasteri SS.mo Rosario in Monte Mario (Roma), S. Maria della Neve e S. Domenico in Pratovecchio (Arezzo); Maria di Magdala in Moncalieri (Torino), accompagnate dalle nostre maestre di formazione, ci siamo incontrate, allinizio del mese di novembre, per una settimana di formazione organizzata a livello italiano. La settimana si inserita nel percorso formativo comune, in atto da alcuni anni. Ci siamo ritrovate nel convento di San Domenico dei nostri frati a Chieri (To), una comunit ospitale e ricca di esperienza che non ci ha fatto mancare il calore e laccoglienza necessari per procedere nel nostro lavoro. Gli incontri di formazione sono stati tenuti dalla dott.ssa Saura Fornero, psicoanalista e psicoterapeuta specializzata in terapia di gruppo e profonda conoscitrice del carisma domenicano, e da fr Viktor Hofstetter op, promotore delle monache negli anni 1990-2000, attualmente residente in Svizzera nel convento di Zurigo.
Il corso stato pensato e realizzato in maniera dinamica: parti teoriche ed esplicative si sono alternate con sessioni guidate o autogestite e con momenti di lavoro personale; tutte insieme o in gruppi separati maestre/formande o in gruppi misti, abbiamo potuto confrontarci e condividere le nostre esperienze personali, secondo quanto veniva proposto dai relatori. stato per noi un grande esercizio di ascolto reciproco, che ci ha arricchite e stimolate. La dott.ssa Fornero ha aperto la settimana di lavoro con il tema: Alcuni elementi per la gestione delle emozioni nella vita comune domenicana, trattando della fatica e della gioia dellincontro con laltro con Dio, con le sorelle in comunit, con i propri altri interiori. Vivere la vita domenicana, infatti, significa realizzare la relazione con se stessi e con gli altri; da qui scaturiscono anche le difficolt sul piano emotivo, il cui continuo superamento mette a dura prova i nostri limiti umani. Quanto ci siamo ritrovate nelle sue parole! La chiave per questo processo
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tutta di natura contemplativa tuttaltro che passiva! : occorre sostare dinanzi al proprio sentire per legittimarne lesistenza. Traguardo arduo da raggiungere, quello del sostare, per la nostra natura cos incline al fare Abbiamo compreso quanto sia importante per una vita in comune conoscere le proprie istanze interiori ed imparare a gestirle: questa la vera responsabilit di ciascuna, per raggiungere e vivere la libert che il nostro carisma richiede e promette. La relatrice ha sottolineato la fondamentale importanza, in questo processo di conoscenza di s, di vivere laffidamento, non chiudendoci in noi stesse in modo autoreferenziale, ma mettendo Dio al centro della nostra vita e cos aprendoci alle altre sorelle in primis, e poi a tutti. Laffidamento, coniugato al so-stare sul qui e ora del momento presente, consente il superamento dellansia da
prestazione e dei timori naturalmente associati alliniziaticit del percorso di formazione; permette anche il rinnovamento continuo della relazione con laltro, evitando il rischio dellabitudinariet e delle istanze di controllo verso chi ci vive accanto. La dott.ssa Fornero ci ha aiutate a prendere coscienza delle trappole dellautoinganno: meccanismi inconsci, ma riconoscibili e smascherabili, che, mettendo al centro il nostro io, sviliscono lautenticit dellaltruismo e impediscono lapertura verso laltro. Ognuna di noi ha lavorato su se stessa e insieme abbiamo condiviso fatiche e difficolt, ma anche consigli e possibili vie duscita dalla trappola. In questo processo di conoscenza e crescita personale occorre anche una profonda igiene interiore, a cui il nostro carisma rivolge unattenzione particolare: il silenzio, la preghiera, il tempo di deserto e solitudine... E sta-
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Le condizioni meteorologiche non hanno consentito la visita prevista al monastero di Bose, comunit monastica di uomini e donne provenienti da chiese cristiane diverse il cui fondatore e priore fr Enzo Bianchi; la mattinata stata pertanto utilizzata per conoscere meglio alcune delle attrattive artistico-culturali di Chieri nonch per un po di sano riposo. Nel pomeriggio come da programma ci siamo recate in visita al giovane monastero domenicano Maria di Magdala. Con la comunit abbiamo celebrato i vespri della festa di tutti i Santi Domenicani e abbiamo vissuto un momento di calda sororit, condividendo una buona pizza. Negli ultimi tre giorni di corso, fr Viktor ci ha illustrato la lettera di fr Damian Byrne sulla vita comune domenicana con la quale abbiamo realizzato una lettura trasversale di LCM. Il racconto delle numerose e interessanti esperienze di fr. Viktor, in qualit di promotore delle monache accanto ai Maestri fr Damian Byrne e fr Timothy Radcliffe, ha arricchito i contenuti teorici di una dimensione concreta, aiutandoci a coglierne laspetto vitale. Il nostro confratello ha affermato la necessit di effettuare una lettura sapienziale delle nostre Costituzioni, per trovare risposte non alla domanda: Cosa devo fare?, ma: In che spirito devo vivere i vari elementi della vita domenicana?. Abbiamo quindi focalizzato lattenzione sullimportanza della co-
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to bello scoprire quanto alla base delle nostre Costituzioni ci sia una profonda conoscenza dellumano. Tre giorni dintensa fatica, ma di grande slancio per guardare al futuro con entusiasmo.
munit, presente praticamente in ogni pagina di LCM: dalla comunit che passa la voce di Dio, la comunit che d stabilit alla vita contemplativa, alla comunit che viene promessa obbedienza, volontaria e non cieca. Anche lesperienza personale di Dio passa dalla vita comune; citando S. Agostino infatti: la vita comune essenzialmente unamicizia fondata sulla comune ricerca di Dio. Cos, la vita comune richiede la condivisione della fede in quanto nessuno possiede in s tutta la verit. Inoltre nostra responsabilit avere cura del delicato equilibrio tra preghiera personale e comunitaria. Un altro aspetto della vita comune affrontato stato quello della correzione fraterna come continua opera di misericordia, specificando come tale dinamica di riconciliazione trova efficacia solo se si realizza tra pari. stata preziosa la testimonianza di fr Viktor su quanto vissuto e condiviso con fr Damian proprio sotto questo aspetto. Affrontando poi largomento vita comune e studio/formazione, fr Viktor ha ricordato la responsabilit personale di ciascuna e della comunit. LOrdine pu suggerire qualche strumento, ma sta a noi saper discernere per le opportune scelte di vita. Inoltre, la formazione umana importante per adeguare il desiderio di vivere in comunit alla capacit di farlo, che non sempre trovano piena corrispondenza. Lultimo aspetto affrontato con fr Viktor stato la costruzione della comunit. Ci siamo soffermate a riflettere sul fatto che occorre interrogarsi continuamente per trovare risposte di senso sempre nuove che adeguino la vita regolare al tempo presente. >
Occorre avere il coraggio di ascoltare ci che lo Spirito ci suggerisce. Unesperienza bella e arricchente vissuta con fr Viktor stata una lectio condivisa sul brano di Lc 10,13-17. Dopo aver raccolto le risonanze di ciascuna delle presenti, ha fatto emergere linsegnamento di Ges alla folla di non dimenticare il vero senso della sinagoga (della comunit, per noi monache): attraverso la Parola, la comunit deve lasciarsi guarire e liberare da schemi e chiusure per cantare le meraviglie del Signore e dare testimonianza della Sua misericordia. stata una settimana di formazione carica di significato. La vita quotidiana insieme, la formazione comune, le frequenti condivisioni, le allegre ricreazioni sono ormai impressi nella nostra memoria come esperienze realmente formative. Ringraziamo il Signore per coloro hanno guidato i percorsi di approfondimento; per le maestre organizzatrici; per le rispettive comunit di appartenenza, che hanno permesso la partecipazione allincontro; per la comunit dei frati di Chieri, dai quali siamo state cos ben accolte e con i quali abbiamo potuto gioire dellappartenenza allunico Ordine; per la presenza di ciascuna di noi, nella speranza che di anno in anno possiamo essere sempre in maggior numero a condividere fatiche e gioie del cammino, sulla strada che il santo Padre Domenico continua ad indicarci, per essere dono fecondo e tangibile nella Chiesa e nellOrdine. Sr Margherita op e novizie di Pratovecchio (AR).
p.zza J. Landino, 25 - 52100 Pratovecchio.
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Il nostro periodico, che nello scorso numero (n.5/2011 pp. 191-194), dava la notizia delle celebrazioni, a S. Marco di Firenze, per Giorgio La Pira, nel 34 anniversario della morte, organizzate dalla Fondazione a lui intitolata, partecipa ora, volentieri, ai nostri gentili lettori la relazione che ci offre il P. Provinciale, Daniele Cara, che ha avuto parte attiva nelle celebrazioni tenute a Pozzallo (RG).
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Giorgio La Pira
a Pozzallo (Ragusa).
In occasione dellanniversario della nascita del Servo di Dio Giorgio La Pira (9 gennaio 1904) si sono tenute delle manifestazioni religiose e culturali a Pozzallo, suo paese di nascita, in Provincia di Ragusa. Nella Chiesa Madre dedicata alla Madonna del Rosario, alle 18.00 di domenica 8 gennaio, c stata una solenne concelebrazione presieduta da Mons. Antonio Staglian, Vescovo di Noto. Erano presenti, oltre i familiari
GIORGIO LA PIRA
nellanniversario della nascita
del professore, tutte le autorit religiose e civili e molta folla. La mattina di luned 9, c stata la cerimonia di benvenuto, nel Palazzo di Citt Giorgio La Pira. Sono intervenuti prima il sindaco di Pozzallo, dott. Giuseppe Sulsenti, che ha porto un saluto al gruppo fiorentino e ai rappresentanti delle differenti confessioni religiose presenti e poi intervenuto lAssessore alla Educazione del Comune di Firenze, dott.ssa Rosa Maria Di Giorgi,
che ha giustificato la sua presenza istituzionale come un atto dovuto a quanto La Pira ha fatto, in qualit di sindaco, per la citt di Firenze. Erano presenti anche i grandi gonfaloni delle due citt. Ci siamo poi spostati nello Spazio Cultura Meno Assenza, per un incontro pubblico con gli studenti delle scuole medie superiori. Numerosi sono stati gli interventi.
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Tra gli altri sono intervenuti al tavolo di presidenza: - il Prof. Ugo De Siervo, Presidente emerito della Corte Costituzionale, ha parlato prima dellambiente socio-culturale dellItalia e della Sicilia in particolare, nel periodo della fanciullezza di Giorgio La Pira, e poi del radicamento del professore a Firenze e del suo apporto nella stesura della Costituzione repubblicana. - la dott.ssa R. Di Giorgi ha presentato La Pira come un giovane che ha saputo superare i condizionamenti del suo tempo e ha saputo con la sua volont e la sua intelligenza crearsi uno spazio a servizio della politica nel senso pi nobile. Dovete essere orgogliosi di aver dato i natali a questo uomo politico che stato un costruttore di pace: ha detto esortando i giovani a proporsi come modello di vita il loro concittadino e ad essere pronti ad aprire la loro vita a
orizzonti ampi, nonostante le difficolt che oggi incontrano. - Il sottoscritto (P. Daniele Cara op) ha sottolineato lo spessore spirituale della personalit di Giorgio La Pira in quanto radicato nella fedelt al Vangelo che lo ha reso libero da compromessi e gli ha permesso da un lato di fare scelte controcorrente come amministratore della Cosa Pubblica e dallaltro di gettare ponti per il dialogo con le altre Confessioni religiose e con altri sistemi politici in un periodo storico di grande stagnazione. Nel pomeriggio, alle ore 16,30, ci siamo ritrovati davanti alla casa natale del professore per un momento di preghiera ecumenica e sono stati letti e commentati brevemente dal rabbino di Firenze Joseph Levi, dal proto presbitero Georgij Blatinsky della Chiesa Ortodossa Russa della Nativit di nostro Signore Ges Cristo e di S. Nicola
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POZZALLO (Rg). Davanti alla casa natale del professore per un momento di preghiera ecumenica con il proto-presbitero ortodosso e il rabbino di Firenze e il P. Provinciale domenicano.
Alla buona riuscita di questi incontri ha contribuito assai limpegno in loco del Prof. Carmelo Nolano, insegnante di lettere alle medie superiori, che ogni
e da me, in rappresentanza della Chiesa cattolica e dellOrdine domenicano, alcuni testi biblici vicini allopera e alla personalit di Giorgio La Pira. Siamo tornati poi allo Spazio Cultura Meno Assenza dove, davanti ad un pubblico numeroso di adulti e di alcuni giovani, c stato il saluto da parte del parroco della Chiesa Madre, Madonna del Rosario, larciprete Rosana Vincenzo. Il tema dellincontro era: La politica come servizio alla speranza. Ciascuno dei relatori (Prof. De Siervo, lassessore Di Giorgi e il sottoscritto) ha dato al tema il suo taglio specifico: giuridico, amministrativo, teologico. Anche il rabbino Levi e il presbitero Georgij hanno avuto lopportunit di parlare al popolo pozzallese.
anno accompagna un gruppo di studenti sia per lanniversario della morte di La Pira a S. Marco, sia per i campi estivi al Cimone, con i contatti che da anni coltiva con lOpera Villaggi per la Giovent. Da tutti siamo stati accolti bene, con la tipica ospitalit del Sud. Da simili incontri esco sempre pi convinto della presenza avvertita nella gente della ricca e complessa personalit di Giorgio La Pira come credente, come politico, come uomo costruttore di pace e di riconciliazione tra le diverse razze, tra le differenti confessioni e tra tutti i popoli. Egli, che si abbeverato alle fonti sapienziali di Tommaso dAquino, per noi una preziosa eredit e testimone di un itinerario di vita da seguire.
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A Cagliari, per iniziativa della Commissione Nazionale di Giustizia e Pace, in collaborazione con la nostra comunit domenicana e in particolare con fr. Alberto Fazzini, stata riproposta la figura e il Sermone di fray Anton de Montesinos a cinque secoli da quando fu proclamato allisola Hispaiola (Santo Domingo). Si sono tenuti: incontri in varie scuole cittadine; un Convegno sui diritti umani nellAuditorium del Seminario Arcivescovile con la presenza attiva di numerose associazioni interessate al tema; una veglia di preghiera e la S. Messa conclusiva in San Domenico di Cagliari, presieduta dallArcivescovo Giuseppe Mani. Diamo alcuni stralci della relazione pervenutaci:
Uso e sfruttamento delle risorse umane e naturali: un grido per i diritti umani
Ci domandiamo perch questa giornata in Sardegna, a Cagliari, ha funzionato bene nei contenuti e nellorganizzazione. La risposta da ricercare nel lodevole lavoro di rete, nel forte coinvolgimento della realt locale e nella grande voglia di dare speranza. Maria Assunta, della Commissione
Chiesa ad appoggiare la sfida lanciata dai Domenicani alla Corona spagnola. I blocchi non hanno colori e appartengono alla persona umana; forse oggi non pi tempo di rimanere avviluppati dentro, ma osare spazi, cammini inediti per la predicazione del Vangelo della giustizia e della pace. Stimolante e appassionato pure lintervento di Don Tonio dellOlio (responsabile di Libera Internazionale): Lunica industria che non soffre la crisi, anzi ci sguazza dentro, - ha detto - quella della criminalit organizzata. La crisi apre, agli operatori di crimini, tanti spazi nazionali e internazionali per riciclare il denaro. lunica realt oggi a non avere problemi di liquidit.
Giustizia e Pace, afferma: Mi sembra importante sottolineare proprio questo aspetto comunitario, tema peraltro scelto per questanno nel cammino del giubileo domenicano. (). 500 anni fa fu un frate a gridare e a tentare di far valere i diritti degli indios; oggi i laici e in particolare le donne devono imparare a sentirsi protagonisti e a far sentire la loro voce sui problemi attuali. Lo stesso entusiasmo lo abbiamo vissuto sabato mattina, quando alcuni di noi erano in piazza, sempre a Cagliari, a celebrare lanno europeo del volontariato, mentre altri erano nelle scuole per incontrare circa 600 studenti e per condividere con loro le nostre riflessioni sui diritti umani. Sr Maria Sistina op, una partecipante alle due giornate, condivide con noi: Guardando lobiettivo della Giornata... contribuire ad una maggiore sensibilizzazione di fronte a questioni o problematiche riguardanti la giustizia e la pace, la salvaguardia del creato... credo che sia in parte raggiunto con lappoggio fraterno e attivo dei frati di
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Cagliari; obiettivo raggiunto per aver aperto ponti di collaborazione con Caritas locale e altre entit. La commissione non stata percepita come una realt esterna venuta a fare qualcosa nel nostro territorio! I membri della commissione sono stati accolti come compagni e compagne di un viaggio per la giustizia e la pace, che pu essere solamente comunitario, perch nessuno cos bravo da poter spostare le montagne da solo. Un grazie sentito va al coordinatore della commissione: fra Giovanni Calcara che insieme a don Marco Lai, direttore della Caritas diocesana di Ca-
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gliari, hanno saputo tessere con maestria i fili di questa rete che si andata costruendo intorno alla proposta fatta. Il prossimo appuntamento sar a Roma il 25 febbraio per il seminario di studio La compassione che si fa grido (www.giustiziaepace.org).
(dalla relazione di Sr Marie Didier).
Con il P. Giovanni Calcara e P. Alberto Fazzini, ringraziamo anche Patrizia Morgante, Sr Marie Didier, Sr Maria Sistina e Maria Assunta membri della Commissione giustizia e pace, per limpegno profuso.
(La redazione di Domenicani).
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Ad un anno preciso dalla morte, il 6 dicembre 2011, per interessamento e ad opera di alcune istituzioni a lui profondamente e a diversi titoli legate (Cassa di Risparmio di Teramo, Istituto Abruzzese di Ricerche Storiche di Teramo e la Biblioteca Delfico) stato ricordato, con una giornata di studio, a Teramo, il nostro confratello P. Benedetto Carderi, cittadino onorario della citt. Questa meritevole iniziativa si aperta alle ore 16,00 nella Biblioteca Provinciale M. Delfico, con lintitolazione a lui della sala lettura e consulto pi grande e pi prestigiosa e con una lapide commemorativa. Subito dopo, la giornata proseguita nella Sala Convegni della Banca Tercas. Dopo gli indirizzi di saluto del sindaco di Teramo, del vescovo Michele Seccia e del P. Provinciale P. Daniele Cara e di altri ancora, attraverso ampie relazioni sono stati sottolineati gli aspetti pi significativi della figura e lopera del P. Benedetto Carderi. Il P. Vincenzo Caprara (priore del convento di San Domenico di Fiesole dove il P. Carderi morto) ha tenuto la relazione iniziale su Eucaristia e studio: spiritualit domenicana in Benedetto Carderi. Nel suo intervento dopo aver illustrato la centralit delleu-
caristia e dello studio nella vita del confratello - ha sottolineato che Lo studio un atto eucaristico. Apriamo le nostre mani per ricevere i doni di una tradizione ricca di conoscenza. Eucaristia e storia sono unite, infatti, dalla memoria. Tutti i sacramenti cristiani sono un memoriale, ma leucaristia esplicita leconomia di incarnazione e di salvezza pi di ogni altro mistero, e, pertanto, diventa la norma a cui ogni discepolo deve configurarsi per potersi inserire nella direttrice salvifica tracciata da Cristo. Gi S. Tommaso, che in sintonia con linsegnamento teologico pi corrente al suo tempo coglieva in ogni segno sacramentale unapertura sul passato sul presente e sul futuro, insegnava che questa triplice significazione particolarmente evidente nelleucaristia nella quale si fa memoria della passione di Cristo (si perpetua il memoriale della sua passione), si attinge la giustizia cristiana (la mente, lanima ricolmata di grazia) e ci pone in cammino verso lescatologia (e ci dato il pegno della gloria futura). P. Vincenzo concludeva dicendo: La morte non conduce a un eterno riposo inteso nel senso di un divino ozio per tutta leternit, ma allattiva e vivificante collaborazione con lazione
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COMMEMORAZIONE DEL
del Creatore. Cosa significa, allora, la nostra preghiera per i defunti? Significa ringraziare il Signore che ha concesso al nostro caro P. Benedetto Carderi una vita capace di superare la morte. Tutto questo lo viviamo nellEucaristia. Allora nellEucaristia, il momento principale, preghiamo per i nostri cari, non per favorire lincontro con Dio - loro sono gi nella grazia di Dio -, ma ringraziamo il Signore perch ha concesso loro una vita capace di superare la morte, e questo fa si che il nostro caro P. Benedetto non vada pensato nel buio di un sepolcro e neanche svolazzante nellarco dei cieli, ma vivo e vivificante allinterno della comunit cristiana. Il prof. Marcello Sgattoni con la relazione Ricordo di Benedetto Carderi
ha sunteggiato soprattutto il rapporto del P. Carderi con la citt di Teramo nellambito civile e culturale. Il Prof. Adelmo Marino ha sottolineato lapporto fondamentale che il P. Carderi con i suoi studi ha dato allo sviluppo della storiografia abruzzese. Infine, il dott. Luigi Ponziani, direttore della Biblioteca Provinciale, ha sottolineato meticolosamente il contributo dei domenicani nellarricchimento del patrimonio librario della biblioteca provinciale con la donazione della loro biblioteca conventuale. In ognuno di questi interventi stato sottolineato che la relazione tra storia e teologia, conoscenza e fede, vita e spiritualit trovano nella persona e nellopera di Benedetto Carderi eguale misura.
P. Vincenzo Caprara o.p.
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TERAMO. Biblioteca Provinciale M. Delfico. Giornata commemorativa in onore di P. Benedetto Carderi. Tavolo dei conferenzieri.
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A motivo del gradimento manifestatoci per alcuni articoli pubblicati dal nostro periodico, a riguardo delle iniziative di preghiera e di testimonianza a favore della vita promosse con successo da parte del gruppo laico interdiocesano del sabato sera, guidato da P. Giacinto, interessiamo ancora i nostri gentili lettori a questo argomento per la vita di grazia in particolare. Il gruppo sunnominato fa notare che il proprio specifico consiste nel sensibilizzare allimportanza e necessit di amministrare il Battesimo, ordinato alla salvezza eterna. Amministrazione da estendere anche a coloro che, a migliaia, sono privati della vita prima di nascere. Nel breve articolo vengono presentati passi scritturistici e documenti del magistero che, a parer del gruppo, potrebbero portare la Chiesa a dare il sacramento, in determinate situazioni, anche prima del parto.
stenza con il concepimento, in quanto persona capace di ricevere il Battesimo, la nuova nascita. I bambini, anche se non giunti allet della ragione, sono persona, e perci sono soggetto di diritti ante et post partum, e ci vale anche a livello teologico e biblico per ricevere lamministrazione del sacramento del Battesimo, che partecipazione pasquale dei meriti di Ges Cristo. Si consideri come la S. Congregazione per il Culto divino, con Decreto del 15 maggio 1969, ci ha dato, in latino, il nuovo rito del battesimo dei bambini e i nostri Vescovi italiani ce lhanno consegnato in lingua italiana il 31 maggio 1970. Il documento era la risposta e lattuazione della promessa decretata dal Concilio Vaticano II per
mezzo della Costituzione sulla Sacra Liturgia nei numeri 65, 67, 68 e 69. Nel rituale suddetto si dice che con la parola bambini (n. 1) si intendono coloro che non sono ancora giunti allet della ragione e quindi non sono in grado di avere n di professare personalmente la fede. Tale definizione vale per tutti i bambini sia che si trovino ancora nel grembo materno, prima del parto, sia che si trovino fuori del grembo, dopo il parto. Allora, se ci poniamo alla scuola di Ges e se riteniamo valido il principio che anche le Sue azioni hanno valore di comando, dato che mentre Egli silenziosamente compie qualcosa ci fa conoscere quello che dobbiamo fare3, perch escludere che la Chiesa, in caso di necessit, non possa estendere il
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potere battesimale, ricevuto da Cristo, anche ai nascituri? Ges stesso, prima ancora di istituire il Battesimo, a proposito dei bambini, aveva detto: guardatevi dal disprezzare uno solo di questi piccoli; il Padre vostro celeste non vuole che si perda neanche uno solo di questi piccoli4. La grande sfida educativa per il decennio 2010-2020 ai fini di una crescita concorde delle Chiese in Italia, valga anche per la vita plenaria dei nascituri che, ante partum, vivono la prima stagione della loro esistenza nel grembo materno. In parallelo alla loro nascita alla vita naturale, sia concessa anche la nascita alla vita soprannaturale! Daltra parte, anche le scienze storiche del diritto, le scienze delleducazione, oltre al Magistero ordinario e straordinario della Chiesa, offrono contributi positivi ad una soluzione che ci sembra ovvia: amministrare il sacramento del Battesimo ai nascituri, in casi specifici. Per lapprofondimento del problema accenniamo ad una utile bibliografia: - Riguardo alla soggettivit giuridica dei nascituri! Interessante notare quanto afferma il diritto romano del periodo augusteo: Qui in utero sunt intelleguntur in rerum natura esse (D. 1.5.26). I concepiti sono da considerare come gi esistenti, gi nati; Nasciturus pro iam nato habetur (D. 1.5.7): Il nascituro da considerare gi nato5. - Riguardo alle scienze delleducazione! Questi alcuni riferimenti bibliografici su inizio, carattere, contesto emotivo e ambientale della soggettivit educativa dei nascituri: Aivanhov O. M., Leducazione inizia prima della nascita, Ed. Prosveta, Frejus,1985;
G. Soldera, Conoscere il carattere del bambino prima che nasca, Ed Bonomi, Pavia 1995; Verny T., Weintraub P., Le coccole dei nove mesi, Ed. Bonomi, Pavia, 1996; Gambi A., Acquaticit e benessere in gravidanza, Ed. Bonomi, Pavia, 1997. Per lapplicabilit dei meriti di Ges Cristo Salvatore del genere umano ai nascituri, viventi nel grembo materno, si consiglia infine, come utile approfondimento, la lettura della Bolla Ineffabilis Deus del papa Pio IX sul Concepimento Immacolato di Maria. Il Catechismo della Chiesa Cattolica (n. 2323), precisa che il concepito, essendo persona, deve essere difeso nella sua integrit, curato e guarito come ogni altro essere umano.
Gruppo Laico Interdiocesano del Sabato sera SantAnastasia (NA).
1. Cf. (http://www.gruppodelsabatosera. it/index.php?option=com_content&view= article&id=106:incontro-di-fine-anno-28dicembre-2011&catid=2:iniziative&Item id=4). 2. Mc. 16,16. 3. Cf. Ufficio delle Ore secondo il Rito Romano, IV, Ristampa 2008, 18 ottobre, Festa di san Luca, seconda lettura, p. 1417). 4. Mt. 18, 10.14; 19, 14. 5. Cf. LOsservatore Romano del 19 giugno 1997: Un Seminario a Roma, I nascituri nei sistemi giuridico-religiosi, in occasione del XX anniversario della morte di Giorgio La Pira.
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notizie varie
NOTIZIE BREVI
In settembre ha iniziato lanno di noviziato fr. Massimiliano Fanzone, nel convento di Fontanellato (PR). Lo accompagniamo con fraterna preghiera. Fr Manolo Puppini sacerdote dal 10.IX.2011 assegnato dal priore provinciale, il 12 settembre, a S. Maria del Rosario in Prati (Roma). Svolger lufficio di vice-parroco e per due anni seguir dei corsi su liturgia e architettura al S. Anselmo di Roma. Il 28 agosto fr. Rosario Tricarico assegnato a S. Maria del Rosario ai Prati. stato richiesto dalla Curia Generalizia come penitenziere straordinario presso la Basilica di S. Maria Maggiore. fr. Eugenio Zabatta assegnato a Santa Maria Novella e dal 1 novembre stato nominato Direttore dellAssociazione del Rosario Perpetuo, con sede in Firenze. Dal mese di Agosto si trova a Oakland (California) fr. Gian Matteo Serra per un semestre da trascorrere nello Studio della Provincia del SS.mo Nome. Con il parere favorevole del Consiglio di Provincia (21.X.2011) il Provinciale ha nominato fr. Alberto Fazzini Promotore Provinciale per il giubileo dellOrdine (2016), con la funzione di coordinare i rapporti e iniziative cele-
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http://www.smn.it/rosario/rp.htm
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notizie laicato
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notizie laicato
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VILLABASILICA (LU). La nostra bella basilica romanica, dedicata alla Madonna Assunta ed eredit della viva fede dei nostri avi che la elevarono.
in memoria di
domenicano
Nocera Inferiore, 21/11/1926 Firenze-S.M.N., 03/12/2011
Riportiamo il testo dellomilia tenuta da P. Giovanni Monti, superiore e parroco di S. Maria Novella, in occasione della Messa esequiale. Il P. Eugenio ci ha convocati questa mattina qui nella basilica a lui tanto cara e dove ha trascorso vari decenni della sua vita sacerdotale e religiosa per tenerci lultima lezione. Una lezione fatta di silenzio e di riflessione. Largomento sul quale siamo invitati a riflettere lultimo pensiero di fede da lui espresso nel suo letto di malattia: La misericordia di Dio per me stata pi grande di quanto potessi pensare. Sinceramente non sono state grandiose parole frutto esclusivo di una riflessione intellettiva ma la constatazione di fede di un uomo che aveva lasciato tutto per seguire linvito di Cristo: Vieni e seguimi. Lo stesso concetto stato da lui ribadito il mattino del 18 novembre quando, nella cappellina interna del convento S. Domenico di Fiesole, dove ha trascorso gli ultimi giorni della sua vita terrena, alla presenza di pochi confratelli ed amici intimi, ha concelebrato, per lultima volta, in occasione del 60 della sua ordinazione sacerdotale. Secondo il rito della professione religiosa nellOrdine Domenicano, al candidato che sta per emettere i voti viene chiesto: Cosa chiedi? E il giovane risponde La misericordia di Dio e la vostra. veramente consolante per tutti ascoltare lesperienza del P. Eugenio Marino che il 3 ottobre 1944 aveva pronunciato la sua richiesta e che, a distanza di vari anni, dinanzi al prossimo incontro che lattendeva con il suo Signore, nellintimit della cella constatava che la bont infinita di Dio era stata superiore ad ogni sua aspettativa. Figlio di Gennaro e di Assunta Rispoli, egli decise di entrare nellOrdine Domenicano dove era stato preceduto dal fratello Giovanni (morto a Salerno qualche mese prima di lui). Comp gli studi filosofici e teologici a Roma nella nostra universit Angelicum, mentre, pi tardi seguir gli studi letterari alluniversit di Firenze sotto la guida del grande umanista il Maestro Eugenio Garin (come ci tenne che
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P. EUGENIO MARINO
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scrivessi questa notizia quando, ormai malato, volli raccogliere qualche informazione sulla sua vita!). Ordinato sacerdote, appunto il 18 novembre 1951, fu nominato segretario del Maestro dellOrdine, P. Suarez. Fu poi assegnato al convento S. Romano di Lucca, ma ricopr presto lufficio di priore a S. Domenico di Fiesole (nominato direttamente dallallora Maestro dellOrdine P. Michele Browne) e di S. Domenico di Pistoia. Fu nello Studium provinciale di questo convento che insegn liturgia e dove anchio lho avuto professore. Fu membro della redazione della rivista Vita Sociale e di Memorie Domenicane quando questa fu trasferita dal convento di S. Maria Novella a Pistoia. Esercit il suo lavoro intellettuale nellinsegnamento e nella stesura di numerosi articoli e libri. Possiamo dire che nella sua esperienza culturale ebbe quasi una folgorazione quando si avvicin al mondo dellarte analizzandolo sotto laspetto filosofico-teologico per il quale aveva compilato il vocabolo Icono-teologia. Sotto questa visuale ha esaminato gli affreschi del nostro convento di Pistoia, del B. Angelico, di Paolo Uccello, del Masaccio, ecc. Molti dei suoi articoli pubblicati sulla rivista Memorie Domenicane furono stampati anche a parte. Lultima fatica il ponderoso volume sullaffresco della Trinit del Masaccio presente in questa basilica. A tale proposito un confratello, appresa la notizia del decesso del P. Eugenio mi ha scritto: Una preghiera fraterna di suffragio per fra Eugenio ed a Voi tutti un abbraccio di consolazione. Fra Eugenio ora contempla a viso aperto il mistero della SS. Trinit.
E dalla sera di sabato 3 dicembre, giorno della settimana dedicato alla Vergine Santissima, P. Eugenio, lo crediamo, vive nella contemplazione della Santissima Trinit. Aveva affermato che, terminato questo lavoro si sarebbe riposato. Ma subito progett di scrivere qualcosa sulla Madonna, poi ritorn al suo antico interesse su Flavio Biondo (doveva essere la sua tesi di laurea) e infine si mise a studiare e a scrivere sulle nostre Costituzioni e il pensiero di S. Tommaso. Questo suo ultimo lavoro rimane incompiuto nel suo computer: da parte della Comunit c il desiderio di pubblicarlo come opera postuma incompiuta. Caro P. Eugenio, personalmente ti ho seguito passo passo nellultimo periodo della tua vita. Cosa lasci a me, ai tuoi confratelli, parenti ed amici? A parte il ricordo del tuo attaccamento alla vita religiosa e sacerdotale, il tuo amore alla Madonna che ti portava a chiedermi spesso le corone del Rosario che recitavi nelle tue camminate per la citt prima e nel corridoio del convento poi, lattaccamento a S. Maria Novella che difendevi con vigore quando sentivi qualche critica, - a parte tutto questo ed altro ancora - lasci tra noi un grande vuoto. Nello stesso tempo ci lasci il tuo testamento di fede verso Dio. Quella fede che ti ha portato ad accettare con vera rassegnazione la tua malattia senza mai provare la tentazione dello sconforto, della stanchezza o della lagnanza. Grazie P. Eugenio della lezione di vita religiosa che ci lasci in eredit. (omilia di p. Giovanni Monti op. in Santa Maria Novella-Firenze).
in memoria
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