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BARCAMP – EXECUTIVE BRIEFING ALBERTO D'OTTAVI

"Nessuno spettatore, tutti partecipanti"

BarCamp
Aspetti sociali e organizzativi
delle "un-conference" del Web 2.0
italiano e internazionale

3-nov-07

"BarCamp is an international network of user-generated conferences — open,


participatory, workshop-based events"
(Wikipedia)

I BarCamp rappresentano l'estensione fisica delle dinamiche di aggregazione spontanee


proprie del Web 2.0. Definiti anche "Un-conference", hanno nello slogan "nessuno
spettatore, tutti partecipanti" la loro migliore esemplificazione. L'idea originaria prevede
infatti che tutti coloro che intervengono tengano una presentazione. Si tratta quindi –
almeno nel modello – di incontri auto-organizzati dove le persone scambiano
informazioni ed esperienze tra "pari", nello spirito della condivisione di conoscenze e
creazione di valore.

Leggenda vuole che l'idea sia nata dall'osservare come le discussioni durante i coffee
break dei convegni risultino spesso molto più interessanti degli speech ufficiali. Vero o
no, questo aneddoto sottolinea quanto siano importanti, durante un convegno, sia il
"networking" tra le persone, sia il fatto che solitamente, tra il pubblico, vi sono
specialisti portatori di esperienze di valore. I BarCamp hanno saputo valorizzare e
rendere partecipativi questi due elementi tipici di ogni occasione d'incontro
professionale (e non solo).

Il clamoroso successo che questo fenomeno ha avuto in Italia dall'autunno del 2006 ai
giorni nostri ne ha però delineato varie declinazioni. Oltre a incontri del tutto
"orizzontali", aperti e di indole generalista, pur se concentrati su tematiche inerenti lo
sviluppo della Rete, abbiamo assistito anche a numerosi eventi "verticali", cioè dedicati
a una specifica tematica, sponsorizzati e, addirittura, chiusi.

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La formula ha così catturato l'attenzione dei media, delle aziende, degli operatori
professionali e anche delle società specializzate in eventi. L'industria, si potrebbe dire,
ha risposto con un certo ritardo a un mercato che si è palesato con dinamiche proprie.

STORIA

"BarCamp" deriva da un termine slang proprio della cultura hacker: Foobar1. "Camp" è
stato poi usato per la prima volta dall'editore Tim O'Reilly per il suo FooCamp,
conferenza annuale solo su invito. Il termine "Bar" viene invece solitamente riportato
alla formula del "bazar" (o "Bzaar") , qualcosa a metà tra l'americano "buzz" e il
modello di sviluppo dell'Open Source come raccontato nel libro The Cathedral and the
Bazar, uno dei testi fondamentali del settore. La metafora della "Cattedrale" è riferita al
modello centralizzato di sviluppo software di Microsoft, dove il "Bazar" è invece quello
distribuito e partecipativo proprio delle comunità tipo Linux. Un modello che, in questi
ultimi anni, ha conquistato il cuore dell'industria del software, IBM in primis.

Il primo BarCamp italiano è stato promosso dai partecipanti al gruppo http://bzaar.net.


Si è tenuto a Milano nel settembre del 2006, e ha visto la partecipazione di circa una
trentina di persone. Il secondo, tenutosi i primi di dicembre a Torino, più di cento. Il
RomeCamp, 20 gennaio 2007, circa 150. Lo ZenaCamp, a Genova a fine aprile 2007,
quasi duecento. Nel frattempo altri eventi più piccoli si sono attivati in tutta Italia,
raccogliendo altra partecipazione da parte di un pubblico italiano forse ristretto ma
attentissimo, che non ha negato la presenza anche a eventi di calibro europeo come il
LeWeb32 di Loic Le Meur tenutosi a Parigi nel dicembre 2007, evento che ha visto
anche la partecipazione di Nicolas Sarkozy e del premio Nobel per la pace Shimon
Peres.

INFLUENZA

È evidente che, facendo leva sull'approccio aperto e partecipativo, la formula del


BarCamp ha toccato un tasto delicato. Ha creato un terreno di confronto e discussione
su temi di livello pregiato (sviluppo della Rete dagli strumenti tecnici ai modelli di
business, nuove iniziative, giornalismo in Rete, cittadinanza digitale, eccetera) a chi
solitamente non aveva accesso ai soliti convegni aziendali. E così facendo ha dato
visibilità a nuove voci e, soprattutto, nuove fonti: ha "rubato la scena" ai player
tradizionali, che si sono trovati a passare da una tradizionale posizione di leadership a
quella di follower. Colossi del calibro di Cisco, Sun, Ibm, l'italiana Reply, e altri, stanno
oggi reagendo al movimento che si è innescato dal basso. Anche i maggiori Internet
player, quali Alice-Virgilio, Tiscali, MSN, e la stessa Google, si trovano a venir criticati
"dal basso" per scarsa capacità di innovazione.

1
http://en.wikipedia.org/wiki/Foobar
2
http://www.leweb3.com

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Il "pubblico" dell'Internet italiana, nella sua espressione più avanzata e con particolare
riferimento alla Blogosfera, ha così dato dimostrazione di una maturità superiore a
quanto fosse evidente fino all'anno scorso. È a tutti gli effetti "partecipante", e
soprattutto è quello che forma le opinioni e segna la direzione. Si sta quindi verificando
anche in Italia ciò che è già accaduto in altri Paesi, come la Francia (vedi sopra).

STRUTTURA E PROCESSO PARTECIPATIVO

Tipicamente, i BarCamp si organizzano sul Web e con il Web, e tramite lo stesso


strumento si raccolgono le adesioni, tramite ciò che viene chiamato un "Web 2.0
communication toolkit". Chiunque può decidere di organizzare e lanciare l'idea di un
BarCamp, tramite il wiki ufficiale BarCamp.org3.

¾ Cos'è un Wiki
Termine preso dal nome della linea veloce degli autobus che collegano
l'aeroporto al centro città di un'isola delle Haway, è uno strumento che consente
di creare e modificare documenti in modalità multi-utente e collaborativa, a
costo virtualmente nullo e con pochissimo sforzo. Tecnicamente si tratta di una
applicazione software residente su server Internet. Tale applicazione è stata
codificata dall'inventore di Wikipedia, che è anche il primo e più rilevante
esempio di tale sistema. Così come in Wikipedia qualsiasi utente può modificare
una determinata voce dell'enciclopedia, altrettanto avviene con le pagine del
wiki ufficiale dei BarCamp.

Si crea una nuova pagina su BarCamp.org, annunciando che ci si sta accollando l'onere
di organizzare un BarCamp. Quindi tale pagina sarà liberamente modificabile da
chiunque, che potrà aggiungere il suo nome tra i partecipanti, ed eventualmente
annunciare il tema della sua presentazione.

Essendo strumento partecipativo, il metodo classico "a invito" usato per un convegno
tradizionale va dunque riadattato. Nella sua declinazione "classica" non si mandano
mail (né tanto meno flyer cartacei): l'invito si fa tramite un post sul proprio blog,
linkando il primo ristretto giro delle persone che si vorrebbe partecipassero. Queste, a
loro volta, scriveranno sui loro blog, linkando altre persone, e così via, con un tipico
"effetto rete". Oltre ai blog vengono spesso usati altri sistemi, quali Twitter.com,
Facebook, eccetera.

Una guida precisa si trova qua: http://wiki.bzaar.net/BarCampGuide.

3
http://BarCamp.org

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COME FUNZIONA

Dal punto di vista procedurale il BarCamp consiste di diverse sessioni proposte e


calendarizzate per ogni giorno della manifestazione dagli stessi partecipanti. Questo si
svolge nel luogo e nel momento stesso della conferenza, tipicamente usando una
lavagna bianca con solo le indicazioni degli orari e i famosi Post-It. Ognuno scrive il
titolo della sua presentazione sul foglietto giallo, e lo posiziona sulla lavagna occupando
un certo orario e una certa sala. Di solito, infatti, i BarCamp si sono finora svolti con
sessioni parallele.

Nonostante questa struttura "loosely", come dice Wikipedia, "al BarCamp ci sono delle
regole". Come già accennato tutti i partecipanti sono incoraggiati a fare una
presentazione, o ad aiutare durante quelle altrui. A ognuno è anche chiesto di
condividere informazioni ed esperienze prima (per esempio tramite il blog, come
abbiamo visto), durante e dopo l'evento. Lo stesso termine "presentazione", infatti, è
fuorviante: il senso è stimolare il dibattito su un certo tema, e non limitarsi a trasmettere
le proprie posizioni. Così come su un blog sono importanti i commenti, così durante il
BarCamp risulta importante lo scambio di opinioni, e non la sola esposizione.

Ognuno è inoltre portato a condividere e scambiare informazioni ed esperienze


sull'evento, sia dal vivo sia successivamente, tramite tutte le sue reti: blog e micro-
blogging, network di photo sharing, social bookmarking, instant messaging, eccetera.

Wikipedia recita: "This open encouragement to share everything about the event is in
deliberate contrast to the "off the record by default" and "no recordings" rules at many
private invite-only participant driven conferences", ed è certamente una buona
espressione dello spirito dei BarCamp.

In un BarCamp tutti sono un po' reporter, intervistati e intervistatori al tempo stesso. C'è
stato infatti chi, prudentemente, ha fatto firmare un documento di disclosure al
momento della registrazione.

Non solo: la trasmissione via Internet in tempo reale di quanto accade durante l'evento è
abitudine consolidata e richiesta dalla Rete stessa, per consentire una partecipazione a
chi non può venire. Durante i BarCamp e gli altri eventi 2.0 italiani vi sono sempre stati
collegamenti di video-streaming in tempo reale – una capacità che ha eclissato gli
approcci tradizionali dei convegni aziendali classici, criticati per l'incapacità tecnica (o
mancanza di volontà economica) nel realizzare qualcosa che viene invece sviluppato a
proprie spese dai singoli.

¾ Visibilità
Anche se forse ridondante, tengo a segnalare la visibilità che un evento del
genere riesce a ottenere. Non solo se ne parla dopo, come sempre accade per un
convegno, ma anche prima, per il passaparola della Rete. E questo crea attesa e
partecipazione anche durante l'evento. Questi avvenimenti cosiddetti
"grassroot" riescono così a innescare un meccanismo mediatico simile a quello
dei grandi eventi (musicali, sportivi, eccetera), nonostante le ridotte dimensioni
e la scarsità dei mezzi. Problemi che vengono risolti, una volta di più, grazie

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alla partecipazione – quella che in altri contesti chiameremmo "intelligenza


collettiva".

OSPITALITÀ

Chi organizza il BarCamp tipicamente fornisce i servizi di base:

¾ Welcome desk, badge, gadget


Sul wiki si raccolgono le adesioni, ma all'arrivo ci si aspetta che l'organizzazione
abbia previsto un sistema di accoglienza. Serve a certificare la propria presenza
ed eventualmente iscriversi se non lo si è fatto sul wiki, ma soprattutto serve per
ottenere il badge, strumento essenziale per potersi riconoscere. Tale badge,
infatti, deve riportare non solo nome e cognome (o nickname, se così richiesto),
ma anche il nome del blog. È frequente conoscere persone solo per il loro blog,
senza saperne in effetti il nome reale.
Il badge è anche un "memorabilia" dell'evento. Molto apprezzati quindi anche
altri accessori, quali nastri porta-badge, spille, adesivi e, in primis, magliette
ricordo, insieme a qualsiasi altra cosa possa aiutare a dire "io c'ero". È risultato
efficace, per esempio, l'uso di sacchetti di tela, ben accetti nonostante la
sponsorizzazione ben visibile. Altri esempi possono essere cappellini, marsupi,
chiavette USB… sono strumenti classicamente usati nelle conferenze
tecnologiche internazionali. Molto poco apprezzate sarebbero, per esempio, le
classiche valigette che vengono solitamente distribuite ai convegni. In sintesi,
viene apprezzato tutto quando fa "geek", che oggi è un termine da applicarsi non
solo alla tecnologia ma anche ai media.
Inoltre, ogni gadget è sempre ben gradito, nonostante la (post-)moderna
intolleranza al brand, anche se è preferibile evitare smaccate autopromozioni
(per esempio non è da considerasi necessariamente gadget una pin o uno sticker
con il nome di un'azienda IT, a meno che non esprima uno spirito, una filosofia
affine a quella del BarCamp).

¾ Collegamento Internet wireless (Wi-Fi) a banda larga


Ogni partecipante può usare più dispositivi (notebook, palmare, ecc.), e creare
contenuti di diverse tipologie (testo, foto, podcast, video), creando quindi una
richiesta molto significativa in tutti i sensi: numero di accessi, bandwidth e
throughput. Qualità e disponibilità della Rete sono aspetti cruciali, che spesso
condizionano la percezione e la soddisfazione complessiva rispetto all'evento.

¾ Alimentazione elettrica
Per gli stessi motivi, è opportuno prevedere un'ampia dotazione di prese multiple
per l'alimentazione elettrica. Nei convegni internazionali si è addirittura
provveduto a stendere un apposito cablaggio con "ciabatte" tra le sedie. In
alternativa, ma meno apprezzati, vengono previsti punti di ricarica – tavoli con
ampia dotazione di prese elettriche.

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¾ Proiezioni, audio / video, ecc.


I BarCamp, almeno in teoria, sono occasioni in cui ognuno presenta la propria
esperienza per sentire cosa ne pensano gli altri, quindi per discutere – il che è
molto diverso da un convegno classico. Col crescere del fenomeno, però,
diventa sempre più diffuso l’utilizzo di presentazioni, quindi ogni sala deve
essere predisposta per la video-proiezione, meglio se direttamente dai notebook
(pc, Mac o Linux) dei partecipanti, o tramite passaggio su chiavetta USB se si
usa una centrale di regia. Le presentazioni possono essere in diversi formati
(PowerPoint, Flash, PDF, Keynote) ma anche usare elementi multimediali,
quindi è opportuno prevedere l'impianto audio per la riproduzione e
l’installazione di ogni tipo di decoder sul pc che viene utilizzato – tipicamente
deve essere possibile visualizzare video formato Windows Media E ANCHE
QuickTime.
Se la sala è grande, è opportuno che lo speaker sia amplificato, e se l'evento
viene registrato è opportuno prevedere dei "gelati" per raccogliere i contributi
del pubblico.

¾ Pranzo
Chi si accolla l'onere dell'organizzazione deve anche prevedere quanto si ritiene
opportuno per food & beverage, sia per pranzo sia per eventuali colazioni,
eccetera.

Per concludere nuovamente con le parole di Wikipedia: "Attendance is typically


monetarily free and generally restricted only by space constraints". Il che rappresenta
una sfida interessante.

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Alberto D'Ottavi

Giornalista professionista, scrive di nuove tecnologie dal 1991. Ha


diretto le versioni italiane di ZDNet.com, sito web del gruppo CNet
Network (News.com) e Computer Bild, quindicinale di Axel Springer
Verlag.

Dall'inizio del 2006 è attivo partecipante al movimento del Web 2.0 e


della blogosfera italiana e internazionale tramite il suo blog professionale
http://Infoservi.it. A ottobre del 2006 ha pubblicato il primo libro europeo
sull'argomento ("Web 2.0 – Le meraviglie della nuova Internet"), che ha poi reso
disponibile per il libero download in licenza Creative Commons. A ottobre 2008 è
uscito invece il titolo “Come si fa un Blog 2.0”, di cui è stato co-autore.

Ha collaborato con diverse testate mensili, quotidiane e on-line, anche se la maggior


parte della sua attività giornalistica si svolge ormai sulle varie piattaforme "social",
quale sperimentazione diretta di "new journalism" partecipativo. Il blog è infatti il
centro di attività che si estendono su un numero di piattaforme 2.0: per esempio Flickr,
SlideShare, Scribd, Twitter e FriendFeed, MySpace e Facebook, per dire i nomi più
noti. Sta inoltre sperimentando anche applicazioni di "mobile journalism" con il
telefono cellulare.

Ha svolto attività di public speaker presso eventi e convegni istituzionali (FNSI,


Web2Oltre, EBA Forum, TV Digitali, ecc.), e ha partecipato direttamente a numerosi
BarCamp, le "un-conference" spontanee organizzate da blogger e generici utenti o
professionisti di Internet.

È docente presso la Scuola di Media Design e Arti Multimediali di NABA – Nuova


Accademia di Belle Arti, Milano (http://Naba.it), dove è titolare del corso di Tecniche
dei Nuovi Media Integrati, Web 2.0 e Media partecipativi. Svolge inoltre attività di
training professionale su Web 2.0, blog, innovazione delle strategie media in Rete.

È consulente di Content Strategy per diverse aziende.

Convinto dell'importanza del momento, svolge anche attività "pro-bono" per incentivare
gli sviluppi di nuove iniziative imprenditoriali "dal basso". È stato fondatore di Netwo,
gruppo nato per creare occasioni di confronto tra giovani professionisti del Web e
grandi aziende, ed è socio affiliato di First Generation Network (http://1Generation.net),
associazione di imprenditori di prima generazione.

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