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ISTITUZIONI DI DIRITTO ROMANO Diritto e fonti Il diritto nasce e vive nella storia e in essa trova le proprie radici e le proprie

ragioni. Per questo motivo muta nel tempo. Il diritto romano ha segnato la storia giuridica dellEuropa continentale. I testi giuridici romani costituiscono un patrimonio inesauribile di scienza del diritto, improntato al metodo casistico cio alla soluzione del caso concreto. Il modo di operare dei giuristi romani rivela una tecnica e una duttilit alla ricerca della soluzione equitativa che ancora oggi utilizzata dal giurista moderno nei nessi e percorsi logici. Il diritto romano stato radice dellesperienza giuridica continentale e a tuttoggi costituisce un punto di riferimento per lEuropa alla quale pu ancora dare un significativo contributo per lo sviluppo della propria fisionomia civile. Il Diritto Romano I romani non elaborano teorie astratte intorno al diritto. Nellunica definizione di diritto Celso (II sec. d.C.) afferma che il diritto (ius) la tecnica del buono e del giusto (ars boni et aequi). Lo scopo del diritto il raggiungimento del buono e del giusto, cio ricercare luguaglianza di trattamento con strumenti flessibili per la miglior soluzione del caso concreto. Lo strumento la tecnica (ars) del giurista cio il complesso di conoscenze a lui peculiari al fine di creare, interpretare e applicare il diritto. Il termine ius indica sia il diritto oggettivo, cio linsieme delle norme vigenti, che il diritto soggettivo, cio la facolt accordata da una norma del diritto oggettivo di esigere una condotta da altri o accordata ad un determinato soggetto (es. diritto di propriet). Nella lingua inglese i concetti di diritto oggettivo e diritto soggettivo sono espressi con due vocaboli diversi (law e right). Ius ha anche significato di vincolo (ad esempio di parentela o affinit). Al plurale (iura) indica lordinamento e in una certa epoca gli scrittori dei giureconsulti. Altro importante significato del termine ius quello di rito-procedimento, cui si collega lulteriore accezione di ius come luogo in cui si amministra la giustizia. (ius= diritto, potere, luogo di giudizio, situazione giuridica soggettiva) Esigenze didattiche hanno spinto i romani alla redazione di manuali istituzionali (da instituere: iniziare a una disciplina), funzionali allinsegnamento. Importanti autori di Istituzioni furono Gaio (che fu tratto a modello per lopera di Giustiniano), Callistrato, Ulpiano, Le Istituzioni di diritto romano enunciano i principi fondamentali del diritto privato: persone e famiglia, diritti reali, successioni, obbligazioni. A questi settori del diritto privato si aggiunge il diritto processuale, che lo strumento per la realizzazione del diritto soggettivo senza del quale non esisterebbe il diritto stesso. Non pu esistere un diritto senza azione. Lunione tra elemento sostanziale e processuale dovuta al fatto che lorgano giurisdizionale per eccellenza (il pretore) raggiunge fini sostanziali attraverso lutilizzazione di mezzi processuali. Il diritto pubblico invece oggetto della storia. Se lorigine di Roma (754-753 a.C.) e linizio dellesperienza giuridica romana teoricamente coincidono, invece difficile stabilire il momento della conclusione. La caduta dellimpero romano nel 476 d.C. ma il diritto romano sopravvissuto seppur sviluppato con caratteri peculiari locali. In Grecia il Manuale di Costantino sopravvisse fino al 1945, in Germania le norme romane furono vigenti fino al 1900 e continuano ad esistere in alcuni ordinamenti contemporanei. Il diritto romano non mai stato rinnegato, ma sempre sopravvissuto in forma varia, in accordo con i tempi. Il diritto romano si per secoli identificato con lopera legislativa di Giustiniano: il Corpus Iuris Civilis. Le vicende del diritto romano coprono cos un lasso di tempo di 13 secoli, dalla fondazione di Roma (754-753 a.C.) fino alla morte di Giustiniano nel 565 d.C.. In un lasso di tempo cos ampio si sono susseguiti numerosi mutamenti, dalleconomia, alle forme costituzionali, ai confini, alle idee, pertanto anche la dottrina viene suddivisa in 5 periodi: arcaico, preclassico, classico, postclassico e giustinianeo.

1. Periodo arcaico: tale periodizzazione parte dalla fondazione di Roma (754-753 a.C.). Le leggi Licinie Sestie del 367 a.C. creano la pretura, un organo autonomo per lamministrazione della giustizia e pi tardi si istituisce il preator peregrinus (per le leggi sugli stranieri 241 a.C.). Lo stato arcaico nel quale si passa da monarchia a repubblica si fonda su uneconomia rurale. Il diritto si fonda sulle usanze (mores maiorum), garanti dellinterpretazione della classe sacerdotale. Le fonti sono scarse, si rammenta solo la legge delle XII tavole. 2. Periodo preclassico: che va dal 242 a.C. fino alla nascita del principato (impero) instaurato da Augusto nel 27 a.C.; prima si perfezionano poi entrano in crisi le istituzioni repubblicane. Roma domina nel Mediterraneo e leconomia dei traffici e dei commerci richiede nuovi istituti giuridici. Lattivit giurisdizionale del pretore permette il superamento dei limiti imposti dallantico ius civile. Ai mores miorum si affiancano le leges publicae, leggi votate dal popolo riunito nei comizi e proposte dai magistrati, gli edicta magistratum, editti che i magistrati emettevano al momento della loro entrata in carica e le interpretatio prudentium, cio le interpretazioni dei giuristi. Il primo manuale di argomento giuridico stato scritto da Pomponio circa nel 150 a.C. detto Liber singularis enchiridii, cos definito perch si trattava di un sinogolo papiro, mediante il quale lautore espone la storia delle fonti del diritto e la storia dei giuristi. 3. 3. Periodo classico: che va da Augusto (27 a.C.) fino alla fine della dinastia dei Severi (235 d.C.) cio quando lascesa di Diocleziano (284 d.C.) impone un nuovo mutamento costituzionale. Questo periodo inizia con la silenziosa rivoluzione di Augusto che pone le basi per la trasformazione da istituzioni repubblicane allaffermarsi di un nuovo organo, il princeps (primo da cui principato-principio-inizio). Nellimpero emerge il principe come creatore di diritto. Alla fine di questo periodo, nel 212 d.C. Antonino Caracalla mediante leditto Constitutio Antoniniana, concede la cittadinanza romana a quasi tutti gli abitanti dellimpero. Quali fonti del diritto si aggiungono i sentusconsultum cio dei pareri che il senato rilasciava su richiesta del magistrato ai quali era attribuito il valore di legge. Linterpretatio prudentium gi presente in epoca precedente, si sviluppa nellet classica e nascono dei veri e propri generi letterari, si scrivono trattati, commenti di varia natura e opere casistiche. Per secoli lattivit del giurista stata quella di rispondere ai quesiti dei privati; egli partendo da casi concreti trattiene gli elementi giuridicamente rilevanti e propone una o pi soluzioni. Ogni magistrato ha un concilium formato da alcuni tra i giuristi pi noti del momento che emetteranno un responso (risposta) in riferimento al quesito. 4. Periodo post-classico: che va dal 284 d.C. al 527 d.C. le crisi politiche ed economiche del periodo post-classico portano allindebolimento dellimpero. Lavvento del cristianesimo legittimato da Costantino nel 313 d.C. e successivamente con Teodosio I (380 d.C.) porta limperatore a divenire monarca assoluto che accentra a s il potere normativo. La fine dellimpero del 476 d.C. In questo periodo sono fonti del diritto solo le costituzioni imperiali e le iura, cio le interpretazioni delle norme precedenti fatte dai giuristi legalmente riconosciuti, cio muniti di ius respondendi. 5. Periodo giustinianeo: che va dal 527 d.C. al 565 d.C. in Oriente limperatore Giustiniano regnante in questo periodo, lascer ai posteri il Corpus Iuris Civilis. Fonti del diritto Allinizio delle Istituzioni, Gaio (II sec. d.C.) elenca le cosiddette fonti di produzione, cio da cosa deriva lordinamento giuridico romano: leggi, plebisciti, senato-consulti, costituzioni dei principi, editti dei magistrati, responsi dei giuristi. Per fonti di produzione si intendono tutti quei meccanismi che pongono in essere la norma; per fonti di cognizione si indicano i mezzi che permettono di venire a conoscenza della norma, nel corso dei secoli sono state le opere dei giuristi e codici, citazioni dei letterati, iscrizioni, papiri, Si ricordano principalmente quali fonti di cognizione le Istituzioni di Gaio e il Corpus Iuris. Le fonti di produzione hanno avuto unevoluzione nel corso dei secoli; in origine il diritto romano ha carattere

consuetudinario, fondato sui mores, le usanze, cio i comportamenti che i membri della comunit adottano da tempo immemorabile. Sono principi propri della civitas, non originati direttamente da regole religiose. Quello dei mores un ordinamento non scritto, la legge si identificher invece con la norma scritta. Nel pi antico diritto (ius civile), mores e leges coesistevano sul piano paritario, ma lo scrivere la norma non significava superiorit della stessa, bens rappresentava una valida certezza per le classi che avevano ottenuto con lunghe lotte dei cambiamenti nelle leggi. Nei secoli il rapporto tra legge e consuetudine muter, nel periodo post-classico si identificher il diritto con la legge e la forma necessariamente scritta della legge sar la suprema manifestazione legislativa. In unepoca che ha emarginato loralit e in cui domina la volont di un monarca assoluto, la norma consuetudinaria, ancorch viva, appare in secondo piano. Con Giustiniano le leggi (cio le norme) sono sia scritte che non scritte, ma il rapporto tra loro mutato e la norma consuetudinaria divenuta marginale. La legge ora chiaramente definita nellordinamento e composta nei due elementi: quello oggettivo, cio il comportamento giuridicamente rilevante protratto nel tempo, e quello soggettiva, cio la convinzione di ottemperare a una regola di diritto. La legge scritta si introduce nel mondo degli antichi mores come strumento delladeguamento, le pi antiche sono prettamente politiche, determinate dal bisogno di parit della classe plebea. Principalmente si occupavano di diritto pubblico, come lassetto costituzionale della civitas, la funzione delle magistrature, la repressione criminale, difficilmente interessano il diritto privato. Legge (lex publica) la statuizione approvata dal popolo riunito nei comizi su proposta di un magistrato avente la facolt di convocare lassemblea (lex rogata); talvolta anche emanata direttamente dal magistrato su delega (lex data). Le leggi sono perfette (perfectae) se, vietando di fare qualcosa, annullano latto ad esse contrario; sono meno che perfette (minus quam perfectae) se la loro trasgressione non annulla latto ma infliggono solo una pena; sono imperfette (imperfectae) se non annullano n puniscono. Formalmente diverso dalla legge il plebiscito, cio la deliberazione della plebe convocata in assemblea (concilium plebis) su proposta del tribuno. La distinzione tra legge e plebiscito termina nel 286 a.C. successivamente alla lex Hortensia, da questa data le deliberazioni della plebe vincolano tutto il popolo e non solo i plebei come in precedenza. Linserimento della legislazione scritta nellordinamento romano inizia nel 449 a.C. con lemanazione della Lex XII tabularum, la Legge delle XXII tavole, definito il primo punto fermo nella storia del diritto romano. Tale legge contiene un complesso di disposizioni di vario contenuto, un codice di leggi. Sembra che su iniziativa dei plebei, interessati a una legislazione scritta e riformatrice, furono inviati degli ambasciatori in Grecia per studiare le leggi locali. In seguito venne istituito un collegio di 10 membri (decemvirato) alla cui attivit segu lemanazione della legge. Il testo originario non giunto a noi ma mediante le citazioni di giuristi, letterati, filosofi stato possibile tentare di ricostruire il contenuto. Le XII tavole non trattano solo del diritto privato, ma di varie specie di rapporti interessanti la civitas. Con il termine ius civile si intende il complesso normativo risultante dagli antichi mores, consegnati alloralit e le disposizioni della Legge delle XII tavole. Questo diritto ha i suoi custodi nei pontefici, uno dei collegi componenti la classe sacerdotale. Appartiene a loro il potere di interpretare e lappartenenza al ceto patrizio indirizza verso un senso conservatore. Infatti la tendenza arcaica allinterpretazione letterale e lindirizzo conservatore dei depositari (pontefici) non favoriscono levoluzione della tecnica giuridica, si dovr attendere la laicizzazione della giurisprudenza. Il sistema pretorio Il 367 a.C. una data importante per levoluzione del diritto romano, che segna il termine del periodo arcaico e linizio del periodo preclassico. Viene creata unapposita magistratura la PRETURA, con il compito di amministrare la giustizia tra cittadini romani. A questo preator urbanus far seguito nel 242 a.C. un preator peregrinus con il compito di amministrare la giustizia tra cittadini stranieri e tra stranieri e romani. Il pretore non giudice, perch non emette sentenze, non legislatore non potendo fare o abrogare leggi, rappresenta un passaggio obbligato sulla via della realizzazione delle attese giuridiche. Il pretore, allinizio della sua carica annuale, emana un programma ledictum prima orale (edictum da dicere) poi scritto, nel quale annuncia quali indirizzi

seguir nellesercizio della sua giurisdizione. Particolari condizioni potevano poi condurre ad emanare un editto in corso danno (edictum repentinum). Prima i pretori poi i magistrati, tendenzialmente conservatori, si orientano a riprodurre leditto precedente che abbia dato buona prova di se, creando un insieme tendenzialmente immutato. Nel 130 d.C. il giureconsulto Silvio Giuliano (sotto il potere di Adriano) diede alleditto la sua forma definitiva: edictum perpetuum, cio stabile vigente per tutto il tempo di carica dellemanante. Il diritto pretorio fu introdotto per confermare, integrare, correggere lo ius civile, si riconosce al pretore anche la facolt di correggere o modificare avvalendosi per di meccanismi indiretti. Questa possibilit di modifica del sistema attraverso la pratica e il quotidiano esercizio dellufficio dovuta alla posizione centrale che il magistrato assume nelle vicende processuali. Allinizio della sua attivit (IV secolo a C.) i poteri del pretore sono limitati da un sistema processuale refrattario alle modifiche, vige il sistema delle legis actiones, delle azioni di legge, caratterizzato da un rigido formalismo che limita ogni tentativo di innovazione. Secondo Gaio questa la ragione del decadere del processo per legis actiones, affiancato a met del II secolo a. C. dal processo formulare, anche se a determinare la crisi dellantica forma processuale fu laffiancamento al preator urbanus del preator peregrinus. In questo periodo lespansione di Roma quale stato mediterraneo ha portato lurbe ad accogliere molti stranieri che negoziano tra loro e con i romani. Le azioni di legge sono impraticabili ai peregrini, quindi nasce il processo per formulas, che riproduce la divisione in due fasi dellantico processo, ripudiandone il formalismo offrendo al magistrato nuove possibilit. Nel processo per formulas il pretore, sentite le richieste e le contro affermazioni delle parti, fissa i termini della controversia in uno schema verbale, la formula. Fissati cos i termini della lite con la litis contestatio, si chiude la fase in iure (davanti al magistrato) e si apre la fase apud iudicem (davanti al giudice), un privato che sulla base delle prove addotte condanner o assolver secondo il suo potere (sententia). Processo: 1 fase IN IURE il pretore ascolta lattore e il convenuto (litis contestatio), studia la controversia e la chiude con uno schema verbale in una formula. 2 fase davanti a un giudice (apud iudicem) soggetto privato scelto dalle parti, egli studia le prove ed emette la sentenza di assoluzione o condanna. Gli ampi margini che il pretore ha sulla formula, accrescono i poteri del pretore. Egli pu concedere o meno lazione legale ma pu anche estendere la tutela a situazioni di fatto che il ius civile non prevedeva legittimando una figura negoziale, o bloccando una pretesa dellattore. Il pretore si conforma alla realt fattuale anche attraverso il ricorso allanalogia (azioni utili, adattate a situazioni simili a quelle per cui furono originariamente costituite). Egli adegua il diritto alla realt sociale che muta, abbassando il livello di formalismo. Si rivolge alla tutela di situazioni sfavorite, per il mancato adeguamento a solennit o regole non pi sentite dalla societ in evoluzione. Il pretore si fa interprete nel campo del diritto ereditario, non contemplato dallantico sistema. La nuova societ romana rifiuta lirrilevanza del vincolo di parentela in linea femminile, leccessivo rigore formale dei testamenti, lindifferenza verso i figli emancipati, tutto ci implica un nuovo ordine successorio che per il pretore non pu operare modificando il sistema civilistico, non pu intervenire sulla nozione di erede, ma pu creare situazioni analoghe e difenderle. Ecco allora la bonorum possessio, lattribuzione dei beni ereditari talvolta a favore dello stesso erede per diritto civile, talvolta a favore di altri. La situazione derivante dalla honorum possessio consente lutilizzazione di tutti gli strumenti a tutela del possesso e, col decorso del tempo, lacquisto per usucapione della propriet quiritaria. Questa duplicit di sistemi (diritto civile e diritto pretorio) crea una situazione conflittuale che si tradurr poi in norme formalmente legislative o ad esse equiparate (senatoconsulti, costituzioni imperiali). Con la redazione definitiva dellEditto (edictum perpetuum) sotto Adriano, ogni attivit normativa va ricondotta al princeps, con il ridimensionamento del ruolo del pretore. Le norme dellimpero Con Augusto si realizza un nuovo assetto costituzionale con il passaggio dalla repubblica al principato. Il primo imperatore svuota dallinterno le strutture costituzionali repubblicane per realizzare la predominanza di uno (il princeps). Questo mutamento costituzionale si riflette anche sulle fonti di produzione del diritto: sono destinati ad esaurirsi le leges publicae e gli edicta dei

magistrati. Prender corpo il potere normativo del senato, sotto il controllo dellimperatore mentre la volont di questultimo si manifester direttamente attraverso le constitutiones. La continuit con il precedente sistema avviene tramite la giurisprudenza che prosegue la sua opera volta allelaborazione scientifica e alla soluzione del caso pratico. Sotto Augusto la legge ha un periodo di intensa attivit perch il princeps realizza la propria volont riformatrice attraverso lo strumento comiziale. Si ricordano le leges Iuliae che innovano profondamente vari settori. In seguito il ricorso alla lex si attenua e scompare, lultima legge emanata da Nerva nel 96 d.C. Il principato vede affermare il potere normativo al senato. Tra le attribuzioni senatorie vi quella di fornire ai magistrati direttive politiche in forma di consiglio (senatus consulta), formalmente non vincolante ma di fatto costituisce un forte strumento di pressione. Il passaggio del senatoconsulto da parere preventivo dato al magistrato sulla proposta di legge, ad atto di formazione diretto si attua con lavvento del principato. Gi nel I secolo d.C. la delibera del senato preceduta da una proposta imperiale, manifestata dal princeps davanti allassemblea. Questa oratio principis diviene il vero oggetto sostanziale della delibera con conseguente evoluzione in senso monocratico e autoritario, e con perdita di autorit del senato. La volont normativa del princeps, vero padrone dello stato, si attua mediante le costitutiones, termine che indica globalmente atti di diversa forma ed efficacia. Le costituzioni imperiali sono di diversi tipi: edicta, mandata, decreta, rescripta, epistulae. Gli editti (edicta), fondati sul ius edicendi, ripropongono lo schema delleditto dei magistrati, sia nella struttura del provvedimento che nella modalit di pubblicit (affissione). Mentre leditto del pretore rappresenta un programma e i criteri a cui egli dovr conformarsi, leditto imperiale impone norme generali e astratte, rivolte immediatamente a tutti i soggetti: magistrati, funzionari, sudditi. Mentre leditto del pretore vale per la durata della carica di chi lo ha emanato, leditto del princeps vale anche per i successori fino a fatti abrogativi. Pi rilevanti, per lambito privatistico, sono i mandati (mandata), istruzioni dellimperatore ai propri funzionari e ai governatori delle province, in forza dellimperium proconsolare. In principio erano destinati al singolo sottordinato, successivamente nacque una raccolta che si impose come un insieme stabile di istruzioni (liber mandatorum). Il decreto (decreta) la pronuncia dellimperatore che opera in veste di giudice. A lui possono rivolgersi privati o magistrati affinch decida in modo inappellabile su una controversia. In questo caso limperatore decidendo, crea veramente il principio di diritto che assumer pienamente il valore di legge. La sostanza della pronuncia costituisce un exemplum da cui gli altri giudici, in forza dellautorit imperiale, eviteranno di discordarsi, condizionando i giuristi e le ulteriori decisioni imperiali. Il rescriptum la risposta dellimperatore a quesiti scritti presentati da privati. Lepistula la risposta a una richiesta formulata da funzionari o magistrati. Diverso il destinatario e la forma, ma entrambe perseguono lo scopo di risolvere una questione di diritto. Mentre il funzionario chiede chiarimenti in funzione di una decisione da prendere, i privati attendono invece una risposta per porre fine a una controversia. Sia i rescritti che gli epistula limitano la loro efficacia al caso concreto, tuttavia lautorit del disponente (princeps) attribuisce loro un valore di legge. La giurisprudenza Giurisprudenza indica la categoria degli esperti di diritto (iuris prudentes) e lopera di elaborazione scientifica e di consulenza pratica da essi svolta. Il prodotto della loro attivit, in particolare i loro responsi, sono posti tra le fonti del diritto. Oggi giurisprudenza linsieme di decisioni di organi giusdicenti (giurisprudenza della Cassazione, dei giudici di merito,) contrapposta alla dottrina con cui si indica lopinione degli studiosi. Iuris prudentia si avvicina a questultimo significato. La giurisprudenza romana, attraverso una classe di individui qualificati per posizione sociale, interessi e cultura, interpreta anche le altre fonti del diritto. Un importante momento per la storia della giurisprudenza romana sta nel passaggio dalla chiusa esperienza pontificale alla conoscenza laica. A partire dal III secolo a.C. lattivit

giurisprudenziale non pi monopolio dei pontefici e prende le forme di un sapere laico. Cicerone identifica lattivit del giureconsulto con tre verbi: respondre, gere, cavre. Respondere il pronunciarsi su una questione giuridica, il responso legato alloralit che corrisponde a una funzione oracolare del competente; agere indica lattivit di consulenza tecnico-giuridica alle parti e allo stesso magistrato nei processi, elaborando azioni e formule che influenzano gli indirizzi del pretore; cavere significa predisporre precise modalit negoziali tutelando preventivamente la parte con una saggia impostazione dellatto. Lattivit della giurisprudenza, nata come fatto orale, si deposita in opere che raccolgono i materiali prodotti dalla casistica; il passaggio dalla pratica alla scienza si definisce con la scrittura. Inoltre il giurista esercita una funzione didattica indotta dalla sua attivit di rispondente. Attorno ai giuristi si raccolgono ascoltatori (auditores); le esigenze dei discepoli richiesero poi un apposito insegnamento teorico elementare che sfoci nella redazione di testi per la didattica. La nascita della letteratura giuridica viene attribuita a Sesto Elio, console nel 198 a.C. con lopera Tripertita; Pomponio che scrisse una storia della giurisprudenza romana afferma che questopera contiene i fondamenti del diritto; era divisa in tre parti: il testo della Legge delle XII Tavole, linterpretazione giurisprudenziale, infine la tutela processuale. Pi tardi Quinto Mucio Scevola redasse unopera complessiva in 18 libri di diritto civile. Nel periodo del principato i rapporti tra giurisprudenza e potere vengono definiti in modo nuovo. Augusto introdusse il ius publica rispondenti, il diritto di dare pubblicamente responsi collegati allautorit imperiale. Egli stesso segnalava i giuristi meritevoli, ponendo nel contempo alcune regole formali per lutilizzo in giudizio dei responsi, che dovevano essere prodotti in documenti sigillati dal giurista per evitare di utilizzare responsa non veritieri, per evitare abusi della pratica. In questo modo si giunge ad un potere di controllo dellimperatore sulla giurisprudenza, poich i giuristi dovevano ottenere il privilegio di essere partecipi della sua auctoritas. I giuristi non muniti di ius respondenti produrranno una elaborazione scientifica che far diritto solo indirettamente; davanti al giudice varranno solo i responsa di coloro a cui stato consentito di fare diritto. Il giudice nella decisione vincolato allopinione concorde dei giuristi, pu scegliere solo in caso di discordanza. Con il principato di Adriano si ha un processo di accentramento del potere normativo nelle mani dellimperatore il cui segno iniziale fu lintroduzione del ius respondenti. Ora i giuristi vengono inseriti in un organismo stabile, il consilium principis ed il loro status di ius respondenti deriva ormai dalla professione di burocrati inseriti nel sistema imperiale. Tra i giuristi pi noti dellepoca c Gaio che vive sotto il principato di Adriano e muore dopo il 178 a.C.. Le Istituzioni di Gaio sono lunica opera della giurisprudenza classica pervenuteci al di fuori della compilazione giustinianea. Sono il principale punto di riferimento per la conoscenza del diritto classico, per la loro completezza ed integrit in quanto pervenuteci direttamente. Lopera si divide in 4 libri commentarii. Il diritto viene diviso in 3 punti a seconda dellargomento: persone, cose e azioni. Il diritto delle cose la parte pi complessa, tratta la tematica relativa alla propriet, allacquisto di beni, alleredit e ai diritti di obbligazione. Fonti postclassiche. Le codificazioni Nel periodo post-classico, dopo la fine della dinastia dei Severi (235 d.C.), lanarchia militare si definisce dominato poich limperatore dominus et deus (signore e dio), si stacca dai sudditi per divenire, nei poteri e nelle manifestazioni esteriori, un sovrano assoluto. La volont del sovrano non va pi ricondotta alla legge, ma essa stessa la stessa legge: norma e sovrano si identificano. Il termine che ora indica la sua volont lex. In questo periodo assumono particolare rilievo le disposizioni di ordine generale (editti) mentre perdono importanza le costituzioni dirette ai casi particolari (rescritti). Il passato non viene rinnegato, linsieme delle leggi si conserva nelle opere dei giureconsulti; tutta questa massa di regole e istituti viene indicata con il nome di iura, di conseguenza iura sono gli scritti dei giuristi che contengono queste nozioni. Gli iura sono dunque fattispecie astratta derivata dal lavoro scientifico e pratico dei giuristi; tali scritti sono invocati dalle parti davanti ai giudici a sostegno delle proprie opinioni. La legge delle citazioni del 426 d.C.

attua una selezione tra i giuristi consentendo di utilizzare solo le opere di alcuni di essi, pertanto bloccando lo sviluppo di nuove personalit di giuristi. Il periodo postclassico ci mostra una involuzione dellattivit giurisprudenziale, che appare ormai sussidiaria alla normazione imperiale. Lavvento dellimpero non produce novit; il controllo della giurisprudenza raggiunto mediante lo strumento del ius respondenti. Una classificazione intesa come riduzione dellapparato normativo a un numero limitato ed esaustivo di regole per secoli irrealizzata. Solo tra il 292 e il 294 d.C. vengono raccolte costituzioni da Adriano a Diocleziano in due opere, il Codice Gregoriano e il Codice Ermogeniano e per la prima volta compare il termine codex che diverr il termine tecnico per designare una raccolta di costituzioni imperiali, nel tempo assumer un significato generalizzato di raccolta di norme giuridiche. Nel 429 d.C. limperatore Teodosio II prevede un corpus normativo in cui leges e iura convivono, denominato Codice Teodosiano, entrato in vigore nel 439, costituito da 16 libri che raggruppano le costituzioni di argomento affine ordinate cronologicamente. La compilazione giustinianea Nellimpero dOriente limperatore Giustiniano persegue il fine di risistemare il diritto, sentendosi il tramite tra gli uomini e la divinit, egli deve realizzare sulla terra i fini divini mediante la monarchia universale romana. Compito dellimperatore la realizzazione di un disegno restauratore e unificatore sotto tre profili: politico mediante il riassetto delle strutture dello Stato e la riconquista delle regioni gi sottratte allimpero; religioso mediante la difesa dellortodossia; giuridico attraverso la ristrutturazione di tutto il sistema del diritto. Limperatore vuole la sistemazione dellordinamento giuridico eliminando il superfluo e il contraddittorio, dando alle norme carattere di certezza ed immutabilit. Giustiniano d attuazione ai suoi progetti, nel febbraio del 528 d.C. emana la costituzione Haec quae necessario con la quale manifesta lintenzione di raccogliere in un unico testo le costituzioni in vigore. Con la costituzione Summa rei publicae nellaprile 529 viene pubblicato il Novus Iustinianus Codex che sopprime tutte le raccolte precedenti, anche se solo 5 anni dopo apparir superato. A noi giunto solo un papiro contenente i titoli dellindice del primo libro. Nel dicembre del 530 con la costituzione Deo auctore nostrum, Giustiniano istituisce una commissione presieduta dal questor sacri palatii affiancato da 16 collaboratori, per estrarre dalle opere dei giuristi muniti di ius respondenti tutti i frammenti utili alla realizzazione di unopera organica alla quale non saranno pi ammessi futuri interventi. Lopera si chiamer Digesta (da digerere ovvero ordinare), in greco Pandette. Nel corso di 3 anni la commissione esamin 2000 libri. Nel dicembre 533 la costituzione bilingue Tanta- Ddoken annuncia la pubblicazione dellopera che entrer in vigore il 30 dicembre 533. Col Digesto viene radicalmente modificato il regime postclassico degli iura; formato da 50 libri suddivisi in titoli la cui rubrica fornisce largomento. Solo i libri 30, 31, e 32 non hanno la suddivisione in titoli in quanto trattano un singolo argomento. Ogni titolo suddiviso in frammenti ognuno dei quali si apre con una inscriptio che indica da dove tratto il frammento stesso seguito dal testo antico. Ogni frammento suddiviso in paragrafi preceduti da un principio. Attualmente un passo del Digesto si indica con la lettera D. seguita dal numero del libro, dal numero del titolo, dal frammento e dal paragrafo, separati da un punto. Il Digesto legge, ha la stessa forza normativa delle costituzioni imperiali in quanto introdotto da una costituzione imperiale. Storico di diritto romano e critico del Digesto fu il tedesco Theodor Mommsen (1817-1903), premio Nobel per la letteratura nel 1902, la cui edizione critica a tuttoggi la pi accreditata edita in due versioni, ledizio minor in un unico volume e la edizio maior in due volumi. Tre settimane prima della pubblicazione del Digesta, Giustiniano pubblica una costituzione denominata In nomine Domini Dei nostri Ihesu Christi, indirizzata ai giovani che si iscrivevano alla facolt di giurisprudenza delle universit di Beirut e Istambul, detti dupondi, ai quali destinata lopera compilatoria detta Iustiniani Institutiones formata da 4 libri suddivisi in titoli e paragrafi. Il primo volume tratta della persona, il secondo e il terzo delle cose, il quarto di diritto processuale

criminale. pubblicato nel novembre del 533 e oltre ad essere uno strumento didattico esso ha in tutto e per tutto il valore di legge. La nuova legislazione tra il 529 e il 533 ha reso subito superato il Novus Iustinianus Codex, rendendo necessaria una nuova opera. Nel novembre 534 la costituzione Cardi nobis promulga il Codex repetitae praelectiones che sostituir il precedente ed entrer in vigore il 29 dicembre 534. lunico ad esserci pervenuto, in quanto Giustiniano vieter in modo perentorio luso del precedente che andato distrutto, diviso il 12 libri suddivisi in tioli che contengono un numero variabile di costituzioni, con indicato il nome di chi le ha emesse e il destinatario ( es. Imppp. [imperatori 3 p perch in questo esempio erano 3] + Graziano Valentiniano Teodosio + AAA [Augusto titolo dato agli imperatori] + destinatario della costituzione + il testo cio la disposizione di legge), si chiude sempre con un subscriptium che indica la data pubblicazione della costituzione. Le parti iniziali delle costituzioni hanno carattere celebrativo che nel Codex sono state epurate riportando solo il testo normativo. Brani del Codex si indicano con C. [libro] . [titolo] . [costituzione] . [paragrafo, se c]. Cos lultima raccolta ufficiale del mondo romano si ricollega alla prima, la Legge delle XII tavole. La materia privatistica occupa 7 dei 12 libri; Giustiniano vieta la citazione di tutto quanto non ricompreso nellopera, eccetto quanto si render necessario emanare successivamente. Le norme successive sono state raccolte in un testo Novelle Costituzioni di natura prevalentemente di diritto pubblico. Quelle di argomento privato apportano tuttavia elementi di novit e di rottura, particolarmente nelle materie delle persone e delleredit. Sono raccolte operate da privati e non ordinate da Giustiniano. Sono tre volumi, due in latino e uno in greco: il riassunto di Giuliano (555557), la Collezione latina (1000), la Collezione greca compilata durante limpero di Tiberio (578 circa). Nel novembre del 565 Giustiniano muore ma la sua opera modello e punto di riferimento per secoli. Partizioni del diritto Il diritto si distingue tra oggettivo e soggettivo. Allinterno dei diritti soggettivi si distinguono i diritti assoluti e quelli relativi. I diritti assoluti garantiscono al soggetto la relazione con loggetto del suo diritto, implicando per gli altri un dovere di astensione. I diritti relativi realizzano linteresse del titolare mediante limposizione di un obbligo positivo e determinato a carico di un altro soggetto. Ai primi corrispondono la potest e i diritti reali, ai secondi i diritti di obbligazione. Allinterno del diritto soggettivo si individuano varie classificazioni: Diritto pubblico che riguarda il modo dessere dello Stato (cerimonie, sacerdozi, magistrature, rapporti internazionali); Diritto privato che riguarda gli interessi dei singoli; Ius singulare costituito dalle norme che derogano per una ragione di utilit ai principi aventi portata generale, ha carattere di eccezionalit e non pu essere applicato per analogia; Ius comune costituito da principi aventi portata generale; Ius privilegium costituito da una norma speciale che benefica particolari individui; Lo ius civile assume una pluralit di significati, genericamente significa diritto della citt, pi tardi assume il significato di diritto privato; Il civiliter agere il sistema processuale basato sulle norme privatistiche; il criminaliter agere basato sulle norme del diritto pubblico che regolano la repressione criminale; il ius honorarium che deriva dallattivit del magistrato; ius praetorium che deriva dallattivit del pretore. Gli istituti del sistema romano possono essere distinti a seconda che realizzino unesperienza esclusiva dei romani o presso tutti i popoli. Tale distinzione cesser di esistere nel 212 d.C. con la

Costituzione di Caracalla che concede la cittadinanza a tutti gli abitanti dellimpero, cittadini e stranieri. Giustiniano adotter la tripartizione: ius civile, proprio di ciascun popolo; ius gentium comune a tutti gli uomini; ius naturale insegnato dalla natura, trova la sua causa ultima nella provvidenza divina ed immutabile.

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