Você está na página 1de 103

UNIVERSITA DEGLI STUDI DI UDINE __________________________________________ FACOLTA DI LETTERE E FILOSOFIA

Corso di Laurea in Conservazione dei Beni culturali

- Curriculum: Storia e tutela dei beni artistici e architettonici

Tesi di Laurea

ICONOGRAFIA DEGLI STECI BOSNIACI: INDAGINI E PROBLEMI INTERPRETATIVI

Relatore: Prof. Mino Gabriele

Laureando: Luka Kik

ANNO ACCADEMICO 2009-2010

INDICE 1. INTRODUZIONE 2. IL CONTESTO STORICO 2.1. Le origini della Bosnia e degli stati vicini 2.2. Da Kulin a Stefano II 2.3. Il regno di Bosnia 2.4. Decadenza e conquista ottomana 3. LA CHIESA BOSNIACA 3.1. Il quadro religioso 3.2. Leresia testimonianze storiche principali e dinamica degli eventi 3.3. Diffusione e struttura della Chiesa bosniaca 3.4. La teoria bogomila 3.4.1. Origini della teoria 3.4.2. Il bogomilismo 3.4.3. Affinit e incoerenze 3.5. Il dibattito contemporaneo 4. GLI STECI 4.1. Unintroduzione 4.2. Il nome 4.3. Storia 4.4. Caratteristiche morfologiche degli steci 4.5. Caratteristiche materiali e sociali delle necropoli 4.6. Modalit di collocazione: i risultati archeologici 4.7. Lavorazione 4.8. Numero e territorio di diffusione 4.9. Botteghe e maestri 4.10. Le iscrizioni 4.11. Gli ornamenti 4.12. Stato conservativo 5. LE DECORAZIONI ANALISI E INTERPRETAZIONE 5.1. Cenni storici e visione moderna 5.2. La problematica sullorigine 5.3. Alcune conclusioni generali 5.4. Caratteristiche materiali dellattivit artistica 5.5. Le maggiori distinzioni territoriali 5.6. Valore morfologico 5.7. I motivi vegetali e geometrici disposti in serie 5.8. I motivi vegetali e geometrici autonomi 5.9. Le decorazioni architettoniche 5.10. Gli animali 5.11. I motivi astrali sole, luna, stelle 5.12. Le croci 5.13. La mano 5.14. Armamenti e altri beni 5.15. Rappresentazioni di figure umane 5.16. Le rappresentazioni complesse la caccia, la danza, il torneo 5.16.1. La caccia 5.16.2. Il kolo 5.16.3. Il duello e il torneo 5.17. Donja Zgoa 2

6. RADIMLJA E HODOVO UN BREVE RESOCONTO 6.1. Radimlja 6.2. Hodovo 7. CONCLUSIONE 8. BIBLIOGRAFIA

1. INTRODUZIONE

A fine XVIII e inizio XIX secolo cominciano a pervenire informazioni sullesistenza di unarte originale in Dalmazia e in Bosnia-Erzegovina. Queste prime notizie erano appunti di viaggio generali, privi di valore documentario o scientifico. Le nuove rivelazioni hanno un impatto debole nella cultura occidentale, presa in quellepoca da un gusto artistico completamente diverso. Larte bosniaca viene perci bollata come rozza e rustica, e le viene prestata poca attenzione1. I primi studiosi degli stecci, affascinati dalla esotica raffigurazione, erano tentati ad ascrivere le tombe perfino ad epoche preromane. Altri studiosi gli hanno ascriti allepoca degli Unni. 2

soltanto dopo le notizie pubblicate dal celebre archeologo Arthur Ewans in seguito al suo viaggio per i Balcani che nasce un interesse maggiore per queste opere e comincia a formarsi una fisionomia di studio pi precisa. Dopo loccupazione austroungarica della Bosnia a fine XIX secolo inizia un lavoro scientifico pi coerente e sistematico, correlato alla fondazione del Museo Nazionale a Sarajevo nel 1889 3. Dopo un periodo di stagnazione nel periodo interguerra, una nuova grande iniziativa alla ricerche viene organizzata a partire dagli anni 50, con ricognizioni sul terreno sistematiche e la pubblicazione di numerose monografie e ricerche minori, che formano oggi la base della nostra conoscenza sullargomento 4. Gli steci sono particolari monumenti tombali di pietra scolpiti tra il XIII e il XVI secolo, testimoni materiali di una societ medievale scomparsa, apprezzati artisticamente per i loro ornamenti originali e dal significato misterioso. Le loro molteplici propriet hanno interessato diversi rami della scienza, dallarcheologia alla paleografia.

Date le numerose caratteristiche di questo fenomeno, lanalisi iconografica soltanto uno delle tante possibili modalit di studio. In questo lavoro si proceduto per passi successivi, tutti necessari per avere una lettura corretta, fino al fulcro del tema analizzato: una rassegna storica generale, unindagine generale sul fenomeno della Chiesa bosniaca strettamente legato agli steci, la contenuta descrizione di tutto quello che essi rappresentano, una catalogazione sistematica dei motivi artistici su modello simile (ma non uguale) a quello fatto dalla maggior parte degli autori, esempi particolari e infine la descrizione di due necropoli rappresentative, visitate e studiate personalmente dall'autore. L'enormit del materiale bibliografico esistente ha comunque reso necessaria una selezione limitativa, con levidente rischio, dato il giudizio soggettivo, di aver tralasciato informazioni importanti presenti in articoli oscuri o poco riferiti. Nonostante il raggio circoscritto di questa tesi, la mancanza di simili
1 2

Benac, A., Steci, Izdavaki zavod Jugoslavija, Belgrado, 1967., p. 5. Belagi, ., Steci i njihova umjetnost, Sarajevo, Zavod za izdavanje udbenika, 1971, p. 92. 3 Benac, A., op. cit., pp. 5-6. 4 Belagi, ., Steci kataloko-topografski pregled, Veselin Maslea, Sarajevo, 1971, pp. 16-22.

testi in lingua italiana su questo tema che riguarda, almeno in modo indiretto, la storia dellarte italiana, fa sperare che questo testo possa assolvere almeno il compito di una buona proposta a ricerche ulteriori nel campo, possibilmente correlate allo studio della storia di Venezia nellAdriatico orientale.

2. IL CONTESTO STORICO Per capire gli steci, necessario partire con una breve rassegna dinquadramento storico-geografico riguardo le vicende dei territori che li hanno interessato, cio in modo particolarmente su quello che oggi la Bosnia-Erzegovina. Gli steci compaiono in maggior numero nei territori della Bosnia, dellHum, nella Serbia, nella Dalmazia centrale e meridionale, sul litorale della Repubblica di Ragusa (Dubrovnik) e nel sud-ovest della Zeta 5. Verr perci parlato di questi territori.

2.1. Le origini della Bosnia e degli stati vicini Come anche per la storia di moltri altri luoghi, non abbiamo molte notizie sui primi secoli di vita e sullorigine della Bosnia. Viene menzionata per la prima volta da Costantino Porfirogeneto nel X secolo come parte della Serbia bizantina retta dal conte aslav (931) 6. Ma questunica testimonianza non sufficiente per avere la certezza storica. Dubitabili sono anche le fonti che parlano del domino croato sulla Bosnia durante il regno di Pietro (Petar) Kreimir IV (1058 1073) 7. La Bosnia, comprendente ai primi tempi solo una frazione del territorio attuale, era governata da uno o pi bani (ban, banovi), allo stesso modo della Croazia 8.

La Croazia si formata come regno autonomo durante il IX secolo, anche se formalmente parte del regno franco. La cristianizzazione del regno procedette per mano del papato e dei franchi. Fino agli inizi del XII secolo la sua vita in buona parte indipendente, marcata dalle lotte contro bizantini, bulgari e ungheresi. Ma dopo la morte di Petar Kreimir IV nel 1073 lindebolimento del potere centrale permette agli ungheresi di invadere con successo il territorio croato e di negoziare nel 1102 ununione personale dei due regni, retti sotto la corona degli Arpad; un trattato mantenuto in forme diverse fino al 1918 9.

Pochi decenni dopo anche il bano bosniaco diventa vassallo della corona ungherese. Lesatta dinamica non conosciuta, abbiamo soltanto un documento dove si afferma che il re Bela II rex Ramae nel 1139, cio padrone di Rama, unantica regione bosniaca. Ma pu trattarsi di un falsificato. Il primo bano conosciuto Bori (1154 1164). Poco sappiamo della sua vita tranne che assiste i

Belagi, ., Steci kultura i umjetnost, Veselin Maslea, Sarajevo, 1983., pp. 63-66. Dvornik, F., Gli Slavi. Storia e civilt dalle origini al secolo XIII, Liviana Editrice, Padova, 1974., pp. 113-116; orovi, V., , edizione digitale, Janus, Belgrado, 2001., pp. 79-82. 7 Klai, N., Srednjevjekovna Bosna, Eminex, Zagabria, 1994, pp. 10-19, pp. 10-12, pp. 26-28, pp. 30-31. 8 Eadem, p. 24, p. 27. 9 Dvornik, F., op. cit., pp. 104-108, pp. 111-116, p.131, pp. 240-241.
6

sovrani ungheresi nelle guerre contro i bizantini in funzione di alleato o vassallo, e per la sua fedelt viene ricompensato 10.

NellXI secolo si formano anche i principati serbi di Doclea (Duklja) e dellHum o Zahumlje, formalmente sudditi dellimpero bizantino. Il principe di Doclea, Costantino Bodin, tenta la conquista della Rascia (Raka), cio il territorio dellattuale Serbia centrale, favorito dai problemi dellimpero bizantino su altri fronti. Il suo successo si rivela di breve durata poich limperatore Alessio I, in seguito alla chiusura di altri fronti militari, si riprende la Rascia e vi pone un upan (principe) suo vassallo. La Doclea rimane autonoma, ma il centro del potere politico serbo si sposta nellentroterra11.

La Doclea o Zeta era un principato dallestensione territoriale corrispondente allodierno Montenegro. LHum invece era un principato esteso su un territorio pressapoco corrispondente a quello che l'odierna Erzegovina, la cui toponimia verr spiegata. Il nome Hum cade in disuso dopo loccupazione ottomana. Seppur rimasti autonomi anche durante le riconquiste bizantine del XII secolo, questi due principati mantengono vincoli famigliari con la Serbia-Rascia, e sono dunque vicini alla chiesa grecoortodossa 12.

Leffimera ripresa dellimpero bizantino durante il regno di Manuele Comneno crea una parentesi di dominio straniero (1143 1180), combattuta aspramente dai popoli slavi 13, entro la quale si inseriscono i primi anni di dominio del bano di Bosnia Kulin. In Serbia si afferma la figura del gran principe Stefano Nemanja. Di questi anni anche la fondazione della chiesa autonoma serba per iniziativa del figlio di Nemanja, il monaco Rastko, meglio noto come Santo Sava 14.

2.3. Da Kulin a Stefano II Il primo grande bano della Bosnia Kulin. Inizialmente vassallo dellimperatore bizantino Manuele Comneno, dopo la morte di costui, affiancato allUngheria e alla Serbia nella guerra di liberazione dallimpero (1181-82). Dopo la guerra Kulin diventa bano di Bosnia. Si consolidano i confini a nordovest tra la Sava e la Drina 15.

Il governo del bano Kulin permette un miglioramento della condizione economica del paese, avviato a un pieno processo di feudalizzazione. del 1189 la carta del bano Kulin (povelja kulina Bana), cio il permesso esclusivo dato alla citt di Ragusa di commerciare liberamente nel territorio del bano in
10 11 12

Klai, N., op. cit., pp. 30-69. Dvornik, F., op. cit., pp. 242-245. Idem, pp. 113- 114. 13 Idem, p. 296. 14 orovi, V., op. cit., p. 109, p. 113, pp. 120-121. 15 Klai, N., op. cit., pp. 69-76.

cambio di unregalo, cio un tributo annuo e senza tassazioni ulteriori. In questo modo il tesoro delle ricche miniere bosniache, assieme ad altri prodotti, viene trasportato ovunque in Europa con lintermediazione di Ragusa, che diventa in questo modo la prima via di comunicazione della Bosnia con il resto del Mediterraneo e dellEuropa16. Oltre che con i ragusei, Kulin mantiene buoni rapporti con la dinastia del gran principe Stefano Nemanja, facendo sposare la sorella con il conte Miroslav di Hum, fratello di Stefano. Kulin muore nel 1204, lasciando una traccia profonda nella storia del suo paese17.

Il conte di Zeta Vukan, avverso a Kulin per motivi politici, denuncia al papa la presenza di uneresia in Bosnia, protetta dallo stesso bano. Questaccusa diventa un casus belli comodo per lUngheria, interessata ad avere un controllo pi forte sulla Bosnia, e si arriva a un passo dallinvasione militare del paese 18. Dopo Kulin, suo discendente Stefano (Stjepan) Kulini (1204 1232), fedele cattolico e strettamente legato allUngheria-Croazia. Diventa impopolare per le sue persecuzioni degli eretici e alla fine viene deposto con forza dal trono. Gli succede Matteo (Matej) Ninoslav, un nobile di famiglia eretica. Ci provoca grande collera alla corte papale e distrugge la relativa pace con il vicino nord-occidentale. Per evitare la catastrofe Matteo Ninoslav si converte allortodossia ma continua a governare con grosso opportunismo, il che non sfugge al papa 19.

Nel 1235 viene scatenata la crociata, che in tre anni di invasioni militare ottiene pochi successi. A guidarla il duca Colomanno (Klmn in ungherese, herceg Koloman in croato ). Al duca viene affidato il dominio di Slavonia, Croazia e Dalmazia, e conseguentemente della Bosnia. Dopo anni di battaglie inconclusive, linaspettata discesa dei Tartari nel 1241 costringe lUngheria a ritirarsi e a mandare le sue truppe altrove. In questo modo Matteo Ninoslav puo nuovamente esercitare pieni poteri sul suo territorio. LUngheria viene pesantemente sconfitta e depredata dai Tartari, e lo stesso Colomanno cade sul campo di battaglia. Ma linaspettata morte del khan tartaro blocca lavanzata a ovest, lasciando intoccata la Bosnia 20.

Malcolm, N., Storia della Bosnia dalle origini ai giorni nostri [d. italiana a cura di Maurizio Pagliano], Bompiani, Milano, 2000., pp. 38-39; Klai, N., op. cit., pp. 69-70, pp. 74-76. La traduzione italiana del testo di Malcolm, confrontata con le versioni in inglese e croataserba, presenta sporadici errori. 17 Klai, N., op. cit., p. 69. 18 orovi, V., op. cit., p. 114. 19 Idem, p. 124 20 Idem, pp. 124-126.

16

Attorno al 1247 gli ungheresi creano il banato di Mava, comprendente Usora e Soli, i territori oggi bosniaci a sud della Sava. Invece la Bosnia centrale governata dal successore di Ninoslav, Prijezda I (1250 1287) 21.

Alla fine del XIII secolo scoppia la grande crisi dinastica ungherese. Nel 1290 muore Ladislao IV il Cumano, lultimo esponente maschile della famiglia regnante degli Arpad. Tra 1290 e 1301 regna Andrea III il Veneziano, ma costretto durante il suo breve regno a difendersi dalle pretese della famiglia Angi con cui gli Arpad sono imparentati. Non lascia discendenti e con lui si estingue la dinastia degli Arpad che aveva regnato dal 907 22. Indebolito a tal punto il potere centrale, il nobile e bano croato Paolo (Pavao) I ubi Bribirski pu in pratica governare i propri domini senza ingerenze dallalto. Si proclama dominus Bosne e affida a suo fratello Mladen i dominio di questultima. Ma in questo modo guasta i rapporti con la Serbia, poich il suo regnante Milutin, in vece dei suoi legami famigliari, ha diritto allUsora e a Soli. Mladen muore nel 1304 in un attentato organizzato forse dagli eretici, durante il tentativo di occupare militarmente il territorio 23. Nel 1311 si apre la possibilit di mettere sotto proprio controllo lintera Dalmazia. Zara si ribella al dominio veneziano in seguito alla scomunicazione della Repubblica per via delloccupazione di Ferrara. Gli zaratini chiamano in aiuto Paolo ubi. Egli entra acclamato nella citt, ma muore un anno dopo prima di poter consolidare il proprio potere. In mano ai conti Bribirski ubi stanno ora tutte le citt dalmate pi importanti (Spalato, Nona, Tra, Sebenico, Almissa) e la maggior parte del regno di Croazia, con tutti i castelli che proteggevano le vie dallAdriatico allUngheria. Successore di Paolo suo figlio, Mladen II ubi 24.

Il trono ungherese viene reclamato da un membro della famiglia Angi, Carlo Roberto. Anche se fortemente contestato dalla nobilt ungherese, riesce a proclamarsi re nel 1309. Deve per ancora cobattere a lungo con i serbi che mirano alle sue terre pannoniche e con lincontenibile nobilt croata per assicurarsi i domini adriatici oltre la pura formalit 25.

Mladen II si trova in una posizone non invidiabile, poich contrastato sia da Venezia che dal re angioino, oltre che dalle altre famiglie nobiliari croate. Venuto al governo, si accorda nel 1313 con Venezia che, in cambio di un tributo annuo, dava il permesso che il conte di Zara venga eletto tra gli esponenti della nobilt veneziana. Impossibilitato a controllare i domini in Bosnia, costretto poi a
Idem, pp. 127-128. Klai, V. Povijest Hrvata od najstarijih vremena do svretka XIX stoljea, Nakladni zavod Matice Hrvatske [tisak Liburnija, Rijeka], Zagabria, 1988., vol. 1 pp. 298-313. 23 Klai, N., op. cit., p. 146-159. 24 Klai, V. Povijest Hrvata, op. cit., vol. 1 pp. 317-318, p. 324, vol. 2 pp. 14-24. 25 Idem, vol. 2 pp. 7-14, pp. 24-31.
22 21

lasciare il governo di questa al suo vasallo Stefano II della famiglia Kotromani (o Kotroman), interessato da canto suo a crearsi un regno proprio 26. Il re angioino appoggia questa larga coalizione di avversari che nel 1322 sconfigge Mladen II, il quale viene portato alla corte ungherese e imprigionato. In questa battaglia testimoniata per la prima volta la partecipazione dei Valacchi come mercenari di Mladen II. La sconfitta di Mladen II segna il tramonto della forza della famiglia ubi 27. Ma ora il potere unificante del signore croato era solo sostituito dal particolarismo feudale delle altre famiglie pi potenti. Venezia aveva in mano i punti pi importanti della costa adriatica, inclusa la citt di Ragusa. Numerose isole sono pure governate da Venezia, mentre in mano dei Frankopan (in italiano anche Frangipani) stanno solo Veglia (Krk) e il porto di Segna (Senj) 28. Approffitando della congiura ordita contro Mladen II, Stefano II Kotromani si allea a Carlo Roberto, che gli promette unalleanza. I suoi legami famigliari con la dinastia serba Nemanji gli permettono di tutelare i confini orientali. Formalmente al potere dal 1314, diventa praticamente indipendente in seguito alla sconfitta di Mladen II nel 1322. Favorevole gli anche la morte quasi contemporanea di Milutin (1321). Il matrimonio con una esponente della famiglia Subi gli garantisce i diritti sulla Croazia 29.

Durante il Regno di Stefano II si creano i presupposti per un regno di Bosnia indipendente. Legato sia ai Nemanji che ai ubi, si annette le regioni bosniache orientali Usora e Soli, con la benedizione di Carlo Roberto, suo supremo signore. Si intromette nelle lotte tra i nobili croati, cambiando alleanze a suo vantaggio in modo da guadagnarsi la fedelt del maggior numero possibile di citt in Dalmazia. Nel 1326, sostenuto da Ragusa, conqusta una parte delle terre serbe dellHum e la striscia costiera dalla foce della Cetina al delta della Narenta. Da quel momento il titolo di bano della Bosnia si estende anche alle terre delHum, formando ununit giuridica unificata. Ulteriori spinte verso sud-ovest gli fanno guadagnare alcune parti continentali della Zeta. Per non farsi compromettere dalla forze cattoliche, accetta i desideri del papa e permette larrivo e la predicazione dei domenicani a partire dal 1347. Da questo momento in poi la forza numerica e politica degli eretici comincia a declinare 30.

Dando sostegno finanziario alle guerre del successore di Milutin, Stefano Uro IV Duan, Ragusa acquista nel 1333 la penisola di Lesina (Peljeac) e Stagno(Ston) 31.

26 27 28

Idem, vol. 2 pp. 32-43. Ibidem. Idem, vol. 2. pp. 43-50. 29 orovi, V., op. cit., pp. 145-147. 30 Malcolm, N., op. cit., pp. 41-42. 31 orovi, V., op. cit., pp. 158-159.

10

La morte del potente nobile croato Ivan Nelipi (anche Giovanni Nelipac) nel 1344, l'agitatore principale nelle guerre intestine degli anni precedenti in Croazia e Dalmazia, permette al nuovo re ungherese, il figlio di Carlo Roberto, Luigi d'Angi (al trono dal 1342) di intraprendere la conquista dell'intera Dalmazia e di scacciare i veneziani con i quali suo padre aveva collaborato per mettere fuori di torno i ubi 32. Lennesima rivolta di Zara dal dominio veneziano diventa una buona opportunit per il regnante ungherese, ma Stefano II abbandona le sue postazioni e ritira il suo esercito in cambio di un compenso 33.

Occupato nelle grandi campagne di conquista intraprese dal re serbo Stefano Uro IV Duan, spintosi fino allAlbania e alla Grecia e proclamatosi zar, Stefano II coglie loccasione e nel 1349 decide la conquista totale dellHum. Nel 1350 Stefano Duan torna a nord con un esercito di gran lunga superiore, ma in due anni di guerra non riesce a venir capo della resistenza dei bosniaci, arroccati nelle dense foreste e sulle montagne difficilmente accessibili. Con la pace del 1352 Stefano II mantiene de facto tutti i territori conquistati. Il matrimonio di sua figlia Elisabetta col re Luigi gli rende grande prestigio e un rafforza i legami con la corona ungherese. Stefano II muore nel 1353 e viene seppellito nel monastero franescano di Visoko. Suo erede Tvrtko, figlio del fratello Vladislav, con il quale spartiva parte dei poteri fin dai primi giorni di governo. Tvrtko era il prodotto dellunione delle famiglie Subi e Kotoromani 34.

In seguito alla morte dello zar Stefano Uro IV nel 1355, limpero serbo si sfascia in despotati minori 35.

Luigi tenta di unire i due rami governanti della famiglia Angi, il napoletano e lungherese. Dopo due campagne infruttuose oltre adriatico, concentra i suoi sforzi contro Venezia. Nel 1358 li sconfigge duramente sulla terraferma gli e impone la pace di Zara, con la quale devono rinunciare a tutti i possedimenti sulla costa adriatica orientale. I ragusei approffittano della situazione e firmano un accordo separato con Luigi, guadagnandosi la tanto desiderata libert, tanto da considerare questa data la fondazione della Repubblica di Ragusa 36.

2.4. Il regno di Bosnia Per via dellinstabilit politica generale, sia in Ungheria che in Serbia, il nuovo bano bosniaco Tvrtko, nipote di Stefano II, pu intraprendere unambiziosa politica di conquista, coronata negli anni dal

32 33

Klai, V. Povijest Hrvata, op. cit., vol. 2 pp. 75-83. Klai, N., op. cit., pp. 174-175. 34 orovi, V., op. cit., p. 171. 35 irkovi, S., op. cit., pp. 163-164. 36 orovi, V., op. cit., pp. 185-186.

11

successo. In conseguenza dellabile dominio di Stefano II, prende in eredit un regno stabile, bene amministrato e relativamente ricco, con un esercito ben armato 37. Con il pretesto di combattere leresia, nel 1363 Luigi I dUngheria muove guerra contro Tvrtko, il quale per riesce a respingere con successo due eserciti. Durante questa crisi le case nobiliari eretiche con il sostegno del clero riescono a deporlo e lo costringono nel 1366 a fuggire dal paese. Ma gi un anno dopo, prescelto da Luigi come il vassallo pi adatto per la Bosnia, torna al governo. In seguito conduce una diplomazia accorta e intelligente per evitare scontri ulteriori con lUngheria38. Nel 1373 fa un patto con il despota serbo Lazzaro (Lazar) Hrebljanovi, assieme muovono guerra contro il despota Nicola (Nikola) Altomanovi e si spartiscono le sue terre. Tvrtko conquista la costa ovest della Drina e le terre della valle del fiume Lim. Nel 1377 conquista Trebigne e le Bocche si Cattaro 39. Nel 1382 muore Lodovico I, lasciando lUngheria in una nuova crisi dinastica. Calata la pressione del potente vicino, Tvrtko si azzarda a ulteriori espansioni verso ovest. Stipula unalleanza con i nobili croati in Dalmazia contro la figlia di Lodovico, la regina Maria e il suo consorte Sigismondo di Lussemburgo, regnanti effettivi dellUngheria ma non accettati dalla nobilt. La sua partecipazione alla Battaglia del Cossovo nel 1389 lo trattiene per un anno dalla completa affermazione in Dalmazia, ma gi nel 1390 tutte le citt dalmate tranne Zara lo riconoscono suo signore, a nord fino a Segna 40.

Nello stesso anno si incorona ad Arnautovii (Visoko), in vece dei suoi legami famigliari, re di Serbia, Bosnia, Hum, Dalmazia e Croazia e fonda il regno di Bosnia, con stemma ufficiale il giglio francese angioino, tuttora simbolo noto anche se non ufficiale della Bosnia. Durante questo periodo la Bosnia raggiunge lapice della sua potenza ed estensione 41.

Dopo le incursioni degli ottomani nel 1386 e nel 1388 si rende conto del pericolo turco e corre in aiuto del principe serbo Lazar. Fa parte dellampia coalizione di truppe che confrontano lesercito del sultano Murad nella battaglia della Piana dei Merli (battaglia del Cossovo) nel 1389. Il distaccamento bosniaco subisce poche perdite e proclama la vittoria, ma diffatto una vittoria pirrica per i cristiani. I turchi infatti si annettono i territori di Lazzaro, morto in battaglia, diventando cos i primi vicini dei bosniaci. Tvrtko muore due anni dopo, nel 139142.

Il titolare al trono ungherese, Ladislao I di Napoli, non in posizione di reclamare effettivamente la corona di Santo Stefano. Per questa ragione nel 1409 con il trattato di Zara cede facilmente a Venezia i
37 38 39

Malcolm, N., op. cit., p. 43. orovi, V., op. cit., pp. 194-197. irkovi, S., op. cit., p. 168. 40 Klai, V., Poviest Bosne do propasti kraljevstva, Zagabria, 1882., pp. 142-195. 41 Ibidem. 42 orovi, V., op. cit., p. 216; Malcolm, N., op. cit., p. 45.

12

suoi diritti sulla costa adriatica orientale 43. Sigismondo di Lussemburgo riesce invece a domare le rivolte nobiliari, specialmente quelle dei croati, e a imporre un governo stabile in Ungheria. Il regno di Croazia, assieme dunque alla Dalmazia diventa parte del Sacro Romano Impero. Ma lorientamento continentale del regno, tutto focalizzato alla repressione dellhussitismo, da mani libere a Venezia, che fino al 1433 pone il suo stendardo su quasi tutta la costa adriatica, tranne Ragusa e lisola di Veglia (Krk) 44.

Sigismondo organizza una crociata contro i turchi nel 1395. Con un numeroso esercito, rafforzato dalla cavalleria francese, spera di scacciare dallEuropa gli infedeli. Ma a Nicopoli subisce una disastrosa sconfitta, la prima delle numerose che si susseguono, tanto da rendere precario il futuro del regno 45.

2.5. Decadenza e conquista ottomana I nobili bosniaci scelgono come succesore di Tvrtko il vecchio e debole Stefano Dabia. Egli costretto dalla nobilt a riconosce Sigismondo come suo re e a rinunciare ai possedimenti in Croazia e Dalmazia in suo favore. Nel 1395 alla sua morte la nobilt elegge a regina sua moglie Jelena (1395 1398) e disconosce Sigismondo, che in quel momento si preparava per la battaglia di Nicopoli e non poteva intervenire 46.

Ma il potere effettivo nelle mani delle maggiori famiglie nobiliari. Tre sono le figure magiori: Hrvoje Vuki Hrvatini, Sandalj Hrani e Paolo (Pavao) Radinovi. Questi grandi feudatari si spartiscono buona parte del regno fondato da Tvrtko, mettendo fuori di mezzo le altre maggiori famiglie nobili come i Radi Sankovi e spartendosi il loro domino. Sostenitore di Ladislao, Hrvoje Vuki raggiunge una tale forza e autorit da poter decidere a propria volont chi mettere al trono bosniaco47.

in questo modo che sale al potere nel 1398 il figlio minore di Tvrtko, Stefano Ostoja I. Egli conduce una campagna militare contro Ragusa nel 1403-04 ma senza alcun successo. Il contrasto tra Sigismondo e Ladislao per la corona ungherese, riflesso nelle sanguinose dispute tra i nobili bosniaci, sostenitori sia delluna che dellaltra fazione, gli interessi di Venezia, di Ragusa e degli Ottomani, rendono completamente caotica la situazione nel regno.

43 44

orovi, V., op. cit., p. 238. Klai, V. Povijest Hrvata, op. cit., vol. 2 pp. 308-317, pp. 326-333. 45 Idem, vol. 2 pp. 274-280. 46 orovi, V., op. cit., pp. 224-225, 228-229. 47 Ibidem.

13

Stefano Ostoja, caduto in disfavore, viene cacciato e al suo posto sale Tvrtko II, figlio maggiore di Tvrtko I. Ostoja fugge in Ungheria e con laiuto di Sigismondo riesce a riottenere la corona nel 1408. Hrvoje Vuki scaltro abbastanza da fare la pace col re ungherese 48. Negli anni successivi si fanno sempre pi stretti i contatti tra le famiglie nobiliari bosniache e il sultano, tanto che egli pu intervenire direttamente negli affari bosniaci favoreggiando chi gli conviene di pi. Le truppe ottomane intervengono per la prima volta nel 1414 su chiamata di Hrvoje Vuki, decidendo le sorti di una delle tante sanguinose rappresaglie tra i feudatari. Un anno dopo in una congiura di palazzo Sandalj uccide Paolo Radinovi, sostenitore di Tvrtko II. I figli di Paolo, per potersi difendere e contrattacare, provocano nuovamente lintervento turco. Allo stesso tempo i mercenari turchi sconfiggono un grande esercito ungherese mandato a ristabilire lordine. I signori bosniaci diventano in questo modo, spahi (in croato spahije), cio cavalieri feudali sottomessial sultano 49.

Grazie allaiuto turco Tvrtko II ritorna al potere nel 1421, dopo il breve regno di Stefano Ostoji, figlio di Ostoja, (1418-1421). I Ragusei acquistano Valle dei Canali (Konavle) e il suo vicinato come riscatto per alcuni debiti di guerra intercorsi dai nobili bosniaci. Venezia ottiene in questi anni il governo di Brazza e tre altre isole. Tvrtko II governa per oltre 20 anni grazie principalmente al sostegno degli ottomani. Essi sono ormai stabilmente localizzati nel territorio e anno dopo anno strappano nuove citt e nuove terre dal re 50.

Sigismondo muore nel 1437, dopo 50 anni di governo. In pochi giorni viene deciso che il nuovo re dUngheria sar suo cognato Alberto dAsburgo. Da questo momento in poi la dinastia asburgica determiner la storia della Croazia continentale per i prossimi 5 secoli, mentre la Dalmazia sempre in maggior misura disputata tra la Serenissima e gli ottomani. La pressione maggiore nella difesa dei confini meridionali europei gravava sullUngheria sin dagli inizi del governo di Sigismondo. Ma le limitazioni che imponeva la nobilt, guidata solo da interessi a breve raggio, rendevano difatto molto limitate le capacit organizzative dellesercito ungherese. Sia Venezia che gli Asburgo erano preoccupati dellavanzata ottomana, ma un forte regno di Ungheria era visto come pericolo altrettanto grande e preferivano perci aiutare le singole famiglie nobiliari croate piuttosto che la casa regnante. Il condottiero Giovanni (Jnos, Janko) Hunyadi si afferma in modo inaspettato grazie a una serie di inaspettate e brillanti vittorie contro il turco. Negli anni 40 sconfigge ripetutamente il sultano Murad II in Serbia e Valachia, aiutato anche dalle truppe di migliaia di crociati giunti su incitamento del

48 49

Idem, pp. 235-238. Klai, V., Poviest Bosne, op. cit., pp. 244-249; Malcolm, N., op. cit., pp 80-81. 50 Klai, V., Poviest Bosne, op. cit., pp. 258-283.

14

francescano Giovanni da Capestrano. Leredit di Hunyadi, dopo la morte per epidemia sul campo di battaglia n1l 1457, viene raccolta da suo figlio minore Mattia Corvino.51

Nel 1443, dopo la morte di Tvrtko II, al trono sale Stefano Toma, figlio illeggittimo del re Ostoja. Conscio dellimminente invasione ottomana chiede disperatamente laiuto delle forze cristiane e del papa , che gli impone per di fare i conti con la Chiesa bosniaca. Il successore di Sandalj Hrani, leretico Stefano Vuki Kosaa rifiuta inizialmente di accettare Stefano Toma come suo sovrano e accoglie tutti gli eretici espulsi dalle terre del re, ma in seguito, per quietare le tensioni, da la mano di sua figlia Katarina (Caterina) al re. Nel 1448 Kosaa si proclama Herceg di Santo Sava, poich nella sua terra sepolto il santo serbo. Da qui la provenienza del nome dellodierna Erzegovina, mantenuto dagli ottomani fino allet moderna 52.

In seguito alla battaglia del Cossovo viene istituita una nuova entit, il despotato di Serbia, stato vassallo degli ottomani. Ma anchesso viene completamente eliminato in seguito allavanzata ottomana della met del 400 e la caduta finale della fortezza di Smederevo sul Danubio nel 145953.

Lultimo re bosniaco Stefano Tomaevi chiama anchegli invano laiuto delle potenze cristiane ma non ottiene alcuna risposta concreta. Il mancato pagamento nel 1462 del tributo al sultano rompe la fragile pace. Lesercito del sultano muove in offensiva e con poco impegno distrugge le deboli difese. Il re viene catturato nella fortezza di Klju e decapitato. Il regno di Bosnia cessa di esistere, e viene istituito leyalet, o provincia 54.

Con una serie vittoriosa di offensive il sovrano ungherese e imperatore dellImpero germanico Mattia Corvino libera temporaneamente tra il 1458 e il 1464 alcuni territori della Bosnia centrale e lherceg Kosaa decide di allearsi alle forze cristiane. Ma in seguito nel 1465 gli ottomani si annettono gran parte dei suoi possedimenti mentre Venezia si annette il litorale dalla Cetina alla Narenta. Nuovi conflitti sui confini settentrionali dellImpero non permettono il consolidamento di questi successi 55.

Mattia Corvino riesce mediante laiuto della media nobilt minore a imporre un potere forte e a smontare parte dei privilegi dellalta nobilt, ottenendo cos un forte aumento delle entrate statali con le quali viene finanziato un esercito stabile e la promozione della cultura umanistica e rinascimentale sul suo trono 56.

51 52 53

Idem, p. 279; Klai, V. Povijest Hrvata, op. cit., vol. 3 pp. 330-339. orovi, V., op. cit., pp. 267-292. Idem, p. 285. 54 Idem, pp. 287-292 ; Malcolm, N., op. cit., pp. 83-84. 55 Klai, V. Povijest Hrvata, op. cit., vol. 4 pp. 59-87. 56 orovi, V., op. cit., pp. 313-314; Klai, V. Povijest Hrvata, op. cit., vol. 4 pp. 188-189.

15

Dai conti Frankopan strappa la citt di Segna e in essa vi fonda il Capitanato omonimo, la prima entit territoriale organizzata in funzione militare difensiva per respingere la dirompente avanzata ottomana, ma anche per avere una base stabile sullAdriatico per fronteggiare le pretese di Venezia. In seguito alle sue pretese sullisola di Veglia (Krk), i Frankopan preferiscono cederla ai veneziani. Dal 1480 lisola fa parte dei domini della Serenissima, che ottengono cosi il controllo quasi totale su tutto il bacino adriatico orientale 57. Durante il suo regno lavanzata ottomana viene temporaneamente bloccata, principalmente grazie alle sue eccezionali capacit militari. Ma in seguito alla pace del 1483 con i turchi volge le sue mire sullAustria e sulla corona tedesca, trascurando in questo modo le difese sudorientali 58.

Dopo la morte del Corvino, avvenuta nel 1490, tutte le riforme attuate nellepoca precedente vengono rovesciate. Il nuovo re Ladislao II non ha neanche da vicino le possibilit e le capacit governative del suo predecessore. Gli ottomani riprendono loffensiva e in pochi anni la maggior parte dellUngheria viene conquistata 59.

Figura 1. Distribuzione delle necropoli e degli steci sul territorio (fonte: Belagi, ., Steci kultura i umjetnost, op. cit., appendice).

57 58

Klai, V. Povijest Hrvata, op. cit., vol. 4 pp. 97-106, pp. 137-145. Idem, vol. 4 pp. 168-175 . 59 orovi, V., op. cit., pp. 315-316, p. 324.

16

3. LA CHIESA BOSNIACA

3.1. Il quadro religioso Il cristianesimo in Bosnia compare per la prima volta nel I secolo d.C. durante la dominazione romana. A quel tempo questi territori facevano parte delle provincie di Dalmazia, Illira e Pannonia 60. In seguito alle invasioni barbariche del V-VI sec. e alla discesa nei Balcani delle trib dei croati e dei serbi nel VII secolo, il cristianesimo viene rinvigorito mediante liniziativa dei Franchi, della chiesa di Roma e dei Bizantini 61. A differenza delle vicende nelle altre regioni slave, contese tra il papato e la chiesa bizantina, non sappiamo molto dellattivit missionaria in Bosnia durante lalto medioevo. La Bosnia era posta sui territori che delimitavano i confini tra le antiche provincie, sulla linea di confine tra gli imperi romano doccidente e doriente, approssimativamente definiti dal Danubio e dalla Drina 62.

La Bosnia, mira ambita dallUngheria dopo il 1120, lega le proprie vicende religiose in maggior parte al mondo cattolico occidentale. Linstaurazione della Doclea e dellHum durante lXI secolo, i legami susseguenti di essi con la Rascia continentale, ancorano le due regioni, di cui la seconda oggi bosniaca, alle vicende confessionali della Serbia. Soltanto la citt libera di Ragusa rimane saldamente legata alla chiesa di Roma 63.

Nonostante le contingenze politiche abbiano in certi momenti avvicinato la Serbia al cattolicesimo, la cultura bizantina e la forza tradizionalista della chiesa serba hanno prevalso su queste iniziative. Nel Hum, attorno a Ragusa e nella Zeta erano attive chiese e monasteri vincolati sia alla chiesa orientale che a quella occidentale, frequentate in modo ambivalente dalla popolazione64.

Alla fine del XII secolo le fonti storiche attestano la comparsa di uneresia nei territori governati dal bano Kulin di Bosnia 65. Se queste fonti sono attendibili 66, la comparsa delleresia sicuramente precedente ad esse, contemporanea al movimento cataro nella Francia meridionale 67 e al periodo quando il bogomilismo bulgaro-orientale ancora forte 68.

Malcolm, op. cit., pp. 24-25. Dvornik, F., op. cit., pp. 29-33, pp. 49-66, pp.73-85. 62 Malcolm, op. cit., p. 27, p. 32, p. 35; Krlea, M. (a cura di), Opa Enciklopedija Jugoslavenskog leksikografskog zavoda, Jugoslavenski leksikografski zavod, Zagabria, 1989., vol. 3 p. 570, vol 5. p. 456, vol. 6 p. 290, vol. 63 Malcolm, op. cit., p. 35. 64 Raki, F., Bogomili i patareni, a cura di F. anjek, Tehnika knjiga, Zagabria, 2003., p. 58, p. 85, p. 88. 65 anjek, F., Bosansko-humski krstjani u povijesnim vrelima (13.-15. st.), Barbat, Zagabria, 2003., p. 10, pp. 70-71. 66 Come verr spiegato pi in avanti, esistono grandi controversie riguardo l'interpretazione delle fonti storiche, per cui nella vasta bibliografia sul tema troviamo tra gli storici molte posizioni divergenti e contrastanti. 67 Craveri, M., Leresia. Dagli gnostici a Lefevbre, il lato oscuro del cristianesimo, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1996., pp. 118124, pp.130-145. 68 Angelov, D., Il bogomilismo, uneresia medievale bulgara [traduzione italiana di Vardarina Spasova], Bulzoni editore, Roma, 1979., pp. 379, pp. 392-404, pp. 425-446.
61

60

17

Tutte le fonti concordano che questi eretici si autodefinivano col nome krstjani. Questo vocabolo significava cristiani nella lingua popolare di quei tempi. Oggi per krstjani si intendono espressamente gli eretici bosniaci, distinti dai krani o dai hriani, cio i cristiani ordinari, rispettivamente nelle varianti croata e serba 69.

3.2. Leresia - testimonianze storiche principali e dinamica degli eventi Il primo documento che menziona lesistenza di uneresia in Bosnia del 1199: il conte Vuk di Zeta, re di Dalmazia e Doclea, figlio minore del gran principe Stefano Nemanja, manda una lettera al papa Innocenzo III nella quale lo informa dello sviluppo in terra di Bosnia di uneresia di grandi proporzioni, tale da aver adescato lo stesso bano Kulin e la sua famiglia, portando nellerrore oltre diecimila cristiani. Ma non viene menzionato il nome delleresia70. Indicativamente, questa lettera segue di pochi anni la corrispondenza tra il predecessore di Vuk, Miroslav, fratello di Stefano Nemanja e papa Alessandro III riguardante alcune tensioni esistenti nel suo regno tra la chiesa latina e quella greca71.

Immediata la reazione del papa: contatta il re dUngheria Emerico e lo avverte del pericolo, denominando patarena leresia in Bosnia. Poich la Bosnia si trova formalmente sotto il dominio ungherese, Emerico deve in primo luogo avvertire il suo vassallo, il bano Kulin, di non insistere nelleresia e se necessario di deporlo dal governo usando tutti i mezzi disponibili. Chiamato in accusa dal re Emerico, Kulin si giustifica direttamente al papa dichiarando di non aver inteso la presenza di uneresia circolante tra i patareni nel suo regno e si mostra pronto a mandare alcuni loro rappresentanti a Roma perch la curia possa valutarli. In questo modo allontana il pericolo imminente di un intervento militare. In seguito, con la mediazione dellarcidiacono di Ragusa Marino, chiede al papa di mandare un suo inviato in Bosnia perch possa valutare la condotta religiosa e se necessario attuare provvedimenti 72. Per questo compito vengono mandati larcivescovo di Spalato Bernardo e il legato Giovanni de Casamaris, investito di ampi poteri (sul modello inquisitorio degli inviati in Provenza). Bernardo, avuta la carica nel 1200, deve fare da subito i conti con alcuni predicatori eretici residenti nella sua citt; de Casamaris era gi da prima inviato papale in Doclea e Serbia 73. Tra 1202 e 1203 il cappellano de Casamaris risiede alla corte del bano Kulin, mentre non c traccia di Bernardo. Lindagine condotta, in base ai documenti pervenutici, assolve il bano, ma trova delle discrepanze nellinsegnamento dei krstjani rispetto alla posizione cattolica. Ne testimonianza il
69 70 71

anjek, F., op. cit., pp. XXXIX-XLI, p. 2, pp. 33-35, p. 47. Idem, p. 10, pp. 70-71. Raki, F., op. cit., pp. 58-59. 72 anjek, F., op. cit., p. XXXIX, p. 3, p. 11, pp. 72-77. 73 Raki, F., op. cit., p. 61, pp. 65-66; Mui, I., Vjera Crkve bosanske, Muzej hrvatskih arheolokih spomenika, Spalato, 2008., p. 60, p. 67.

18

famoso Atto di abiurazione dell8 aprile 1203, una dichiarazione firmata e giurata dai capi (priores) bosniaci a Bolino Pojilo (Bolino Pojilo presso Visoko o Bilino Polje, Zenica), in presenza dellarcidiacono Marino e del bano Kulin, entrambi testimoni e firmatori. Linterpretazione precisa del testo originale rimane comunque ambigua 74. Raggiunto lo scopo preposto, il legato papale si dirige in Ungheria accompagnato dal figlio del bano Kulin e da due capi eretici, Ljubin e Brageta. Essi ripetono il giuramento dato in precedenza di fronte al re ungherese, ai nobili e allarcivescovo di Kalocza, confermando gli obblighi assunti. La missione papale appare dunque un successo, ottenuto senza resistenze e spargimenti di sangue 75. In seguito per avvenimenti pi sconvolgenti tengono lontana lattenzione del mondo cattolico dalla Bosnia: la conquista crociata di Costantinopoli nel 1203 e il massacro dei catari e degli albigensi nella crociata bandita nel 120976.

Fino agli anni 30 del 200 la chiesa bosniaca si rafforza ulteriormente. Nel 1232 sale al trono bosniaco Matteo (Matej) Ninoslav, di famiglia eretica. Affiancato dalla maggior parte della nobilt e dai krstjani, depone il fedele cristiano Stefano Kulini. Oltre a questa ragione, il papato si infuria per la conversione del vescovo di Bosnia alleresia (il nome rimasto ignoto) 77. Lindagine condotta dal legato papale Jacopo Pecorari conferma che in Bosnia il vescovo maggiore, posto in carica dalla metropolia ragusea, andato in eresia, ma non intenzionalmente (ex simplicitate asserit se peccasse). Durante questindagine viene aiutato dai domenicani, segnando in questoccasione (1247) lentrata del giovane ordine in Bosnia78.

Vista levidente pessima comunicazione con larcidiocesi ragusea, alla quale era legata la diocesi bosniaca, essa viene assegnata invece allarcivescovo di Kalocza (latto viene confermato nel 1247 da papa Innocenzo IV). probabile che i ragusei non hanno voluto intromettersi troppo nelle questioni religiose per non guastare i propri interessi commerciali 79.

Formalmente convertitosi al cattolicesimo, Matteo Ninoslav dimostra una continua dislealt verso il papa e la corona ungherese. Nel 1235 infine la situazione degenera e viene chiamato lherceg (dux o vicer) croato-ungherese Koloman a condurre una crociata per sradicare leretico. Linvasione militare non ottiene successi duraturi. Fino al 1238 la Bosnia e lHum sono conquistati, a prezzo di numerosi roghi e sanguinose battaglie, nelle quali partecipe, secondo alcuni documenti, lintera popolazione. Ma gi dopo il 1240 i documenti ragusei attestano nuove contrattazioni dirette

Raki, F., op. cit., pp. 10-12, pp. 79-83. L'ubicazione del luogo dove stato tenuto il giuramento viene disputata in Mui, I.,op. cit., pp. 61-62. 75 Raki, F., op. cit., pp. 68-69. 76 Craveri, M., op. cit., p. 138. 77 Raki, F., op. cit., p. 71, pp. 73-74; Brandt, M., Izvori zla, August Cesarec, Zagabria, 1989., pp. 66-103. 78 Raki, F., op. cit., p. 74; Mui, I., op. cit., p. 69. 79 Brandt, M., op. cit. pp. 150-181.

74

19

con Matteo Ninoslav, segno che la sua autorit era ancora forte. Nel 1241 le orde mongole invadono lUngheria. I mongoli distruggono lesercito ungherese e Koloman trova la morte sul campo di battaglia. Questo evento inaspettato costringe forse gli ungheresi a ritirarsi dalla Bosnia80. Nel 1248 in Francia cade lultima roccaforte catara, Montsgur; un anno dopo muore il pi potente protettore delleresia, Raimondo VII da Tolosa 81.

La situazione politica si fa pi calma nei decenni seguenti. La guerra condotta dagli ungheresi contro lAustria e la lacerante crisi dinastica di fine secolo favoriscono lautonomia della Bosnia e loperato della Chiesa bosniaca 82. La sede della diocesi bosniaca viene trasferita nel 1250 da Ban Brdo a akovo, oltre il fiume Sava e profondamente in territorio ungherese 83. Nel 1245 papa Innocenzo III scomunica un eresiarca che i Bosniaci chiamano papa 84.

In base a due ordini emanati, il primo da Nicola IV e il seguente da Bonifacio VIII, lofficium inquisitionis per la Bosnia passa tra 1291 e 1298 dai domenicani ai francescani 85. Ma anche negli anni successivi la forza dei krstjani grande. Lo prova luccisione suppositamente per loro mano di Mladen ubi Bribirski nel 1304, intento a porre sotto controllo militare la Bosnia. In seguito neanche il successore Mladen II, durante il suo burrascoso governo, capace di mantenere il territorio86. L'avvento di Stefano (Stjepan) II Kotromani II muta radicalmente la situazione politica e religiosa nella Bosnia. Alle sue conquiste militari nellHum e nella Dalmazia seguono le preoccupanti notizie della comparsa delleresia nelle citt dalmate e di capitali provvedimenti adottati per sopprimerla. Il bano, personalmente legato alla fede ortodossa, insiste invece, a suo interesse, su una linea di tolleranza religiosa volta a favorire il consolidamento dei suoi domini. 87 Si difende dalle accuse di proteggere gli eretici dicendo che se inizava a perseguirli rischiava la guerra con gli scismatici, cio con la Serbia greco-ortodossa (chiara dunque la distinzione tra greco-ortodossi ed eretici). Le notizie di questi anni ripetono frequentemente che per via della diffusione delleresia molte chiese sono state abbandonate o demolite. Chiede ulteriormente il permesso di sistemare i neofiti convertiti dai francescani nei monasteri perch possano essere istruiti alla lettera latina e alla dottrina cattolica 88. Ragusa, con lacquisto dellintera penisola di Sabbioncello (Peljeac) e di tutte le sue localit nel 1333, conduce una politica di conversione forzata della popolazione ortodossa locale e delle comunit

80 81

Ibidem. Craveri, M., op. cit., p. 138. 82 Brandt, M., op. cit. p. 164; Raki, op. cit., p. 80, p. 84. 83 Raki, F., op. cit., p. 87; anjek, F., op. cit., p. 19, p. 160. 84 Mui, I., op. cit., p. 91. 85 Raki, F., op. cit., p. 86. 86 Klai, N., op. cit., pp. 146-163. 87 Eadem, pp. 181-182. 88 Raki, F., op. cit., p.87, pp. 90-93.

20

patarene per mano dei francescani . Lo stesso procedimento viene usato nel 1399 e nel 1419-20, dopo lacquisto di Konavle e di altri lembi di costa89. Nel periodo del governo di Stefano Tvrtko Kotromani, il pi splendido della storia medievale bosniaca, i patareni godono della protezione reale e hanno i diritti civili e religiosi equiparati a quelli dei cattolici e degli ortodossi. Ma spesso, per via della scarsa educazione del clero, gli ecclesiatici ortodossi e quelli cattolici hanno scarsa conoscenza della dottrina e non si differenziano per niente. Il re Tvrtko si converte al cattolicesimo negli ultimi anni della sua vita90. Nel 1385 esistono solo 4 monasteri francescani in territorio boniaco: Kraljeva Sutjeska, Olovo, Visoko, Lasva 91. In seguito alla morte di Tvrtko e al disgregamento del suo regno nellanarchia feudale, molti notevoli feudatari sono di fede eretica: Hrvoje Vuki Hrvatini, Sandalj Hrani e Stjepan Vuki Kosaa92. Lo scisma dOccidente prima e leresia hussita poi bloccano ogni seria iniziativa per rimediare alla situazione bosniaca. Lhussitismo forte specialmente nella regione dellex Sirmio romano (ora Srijem), subito a nord della Bosnia. Proprio con lintento di combattere leresia bosniaca, nel 1229 veniva ripristinata lantica diocesi di Sirmio. Ora, in questa regione le due eresie trovavano territorio comune 93. Per voce delleminente domenicano Giovanni di Ragusa (Ivan Stojkovi), viene discusso sulleresia bosniaca al Concilio di Firenze del 1431-39 94.

Negli anni successivi la pressione ottomana si fa sempre pi grande, mentre i regnanti bosniaci hanno sempre minor potere. Per questo motivo Tvrtko II costretto, per ottenere il supporto dellUngheria, a dare pieni poteri all'ordine francescano per la predicazione del cattolicesimo 95.

Anche il suo successore Stefano Toma ha le mani legate. Egli inoltre di famiglia eretica e da giovane sposa in modo illeggittimo una donna di ceto popolare secondo lusanza bosniaca. In seguito per si appoggia alla Chiesa di Roma e si converte al cattolicesimo. Prende per seconda moglie Caterina (Katarina) Kosaa, figlia del potente feudatario eretico Stefano Vuki Kosaa, in modo da guadagnarsi la sua fedelt. Anche Caterina si converte al cattolicesimo in modo da poter formare un matrimonio leggittimo, che viene riconosciuto da papa Eugenio IV 96. Come ulteriore segno

Idem, p. 94, p. 103. Idem, p. 96, pp. 99-100. 91 Malcolm, N., op. cit., p. 43. 92 Raki, F., op. cit., pp. 100-101. 93 Idem, p. 76, pp. 102-103; Brandt, M., op. cit. pp. 66-103. 94 Raki, F., op. cit., p. 104. 95 Idem, p. 105. 96 Idem, pp. 99-100, pp. 107-109.
90

89

21

di buona volont, Stefano Toma manda a Roma tre nobili eretici, i quali vengono sottoposti allindagine del cardinale Juan de Torquemada 97.

I francescani per, non soddisfatti dal successo ottenuto, spingono il re alla resa dei conti con gli eretici e alla loro completa eliminazione. in questo periodo che lordine cattolico subentra al vertice diplomatico e destituisce i djedovi patareni 98. Le successive azioni volte al sradicamento delleterodossia, motivate forse anche dal loro defettismo ai turchi, li costringono a trasferirsi nellHum protetti dal Kosaa, ormai completamente indipendente e dal 1454 alleato di Maometto II. Si creano in questo modo grandi frizioni con il papato e con la corona bosniaca. Nel 1459 infine viene imposta la forzata conversione dei rimanenti eretici pena lesilio. Oltre 40.000 eretici si rifugiano per tal motivo nellHum 99.

Nella primavera del 1463 lesercito ottomano infuria nella Bosnia, trovando scarsa opposizione. Le citt e molte famiglie nobiliari si arrendono immediatamente al potere del sultano. Si interrompe cos in modo brusco levoluzione dello stato bosniaco e le numerose contraddizioni religiose si appiatiscono sotto lombrello del multiconfessionale impero turco 100.

3.3. Diffusione e struttura della Chiesa bosniaca Gli autori che considerano la chiesa dei cristiani di Bosnia e di Hum unimportazione bulgara, suppongono come punti dentrata di comunit straniere il corso del fiume Drina e del Lim a sud-est e le montagne dellAlbania e il lago di Scutari (Skadar) a sud-ovest, da cui si passa nellHum serbo 101. Vie dapprodo ulteriori sono la Dalmazia e lAdriatico, specialmente per i dualisti dei paesi occidentali 102. La chiesa trova il sostegno principale nei territori centrali controllati dai bani e poi re di Bosnia103. Siccome durante i secoli lestensione di questo regno varia e aumenta, gli eretici hanno potuto operare liberamente per molto tempo anche nellHum e nella Dalmazia, fino ai retroterra immediati di Spalato, Tra e Ragusa.

anjek, F., op. cit., pp. 124 (A, B, C, D, E, F, G, H), pp. 294-305. La validit di questo interrogatorio stata disputata da Mui, I., op. cit., pp. 74-75, riferendosi anche alle conclusioni di altri autori. Secondo lui, Torquemada aveva preparato il testo in anticipo, non aveva interrogato personalmente gli eretici e inoltre non era in alcun modo informato della situazione religiosa bosniaca. 98 Raki, F., op. cit., pp. 110-113. 99 Mui, I., op. cit., pp. 97-99. In questo e in altri testi la cifra viene fortemente contestata. 100 Malcolm, N., op. cit., pp. 82-83. 101 Raki, F., op. cit., p. 47, pp. 56-57. 102 anjek, F., op. cit., pp. 4-10. 103 Idem, p. 1.

97

22

Gli eretici si autodefiniscono cristiani o buoni uomini, cos come facevano i bogomili e i catari. A capo della gerarchia sta il djed nonnus in latino. I frati superiori vengono chiamati gosti, quelli di minor grado starci (anziani); entrambi vengono anche appellati con il nome di strojnici. I gosti si occupano della predica, mentre gli starci stanno a capo delle comunit religiose, chiamate hie (case) 104. stato rilevato da alcuni autori che i titoli che si sono assegnati i krstjani, incluso quello di krstjani, possono corrispondere a quelli presenti negli ordini monastici antichi 105.

Il termine hie generico, e si suppone che indichi sia semplici case che monasteri, dove si svolta certamente unintensa attivit economica e sociale anche di tipo laico (i risultati degli scavi archeologici condotti sulle fondamenta delle chiese altomedievali hanno dato informazioni contradittorie). In esse coabitavano uomini e donne, fonte di grande scandalo106. possibile tuttavia che questusanza non di origine bogomila ma che si tratta di un relitto paleocristiano caratteristico dei monasteri orientali prebasiliani. In seguito allapplicazione della regola di San Basilio Magno, vengono proibiti nuovi monasteri misti, ma non vengono chiusi quelli gi esistenti 107. In base alla lettura dei testi e delle iscrizioni sugli steci, chiaro che i dignitari della chiesa bosniaca riescono ad affermarsi al vertice della vita sociale e politica del regno. Diventano consiglieri e rappresentanti diplomatici dei bani, dei principi e della nobilt. I documenti dellarchivio di Ragusa confermano le franchigie dei patareni, come lius asyli, per il quale chi veniva accolto in casa di un patareno non veniva perseguito dallautorit statale. Nella documentazione ragusea scrive spesso che i krstjani fanno da intermediari nelle dispute tra la repubblica e la nobilt bosniaca 108. accertato inoltre che abbiano raccolto ingenti ricchezze materiali mobili e immobili, specialmente nel XV secolo 109. Questo processo stato interpretato anche come lorigine della decadenza del movimento, facendo un paragone con levoluzione dei bogomili110.

I patareni bosniaci seguivano quei passi del Vecchio testamento che venivano confermati nel Nuovo, a differenza dei bogomili e dei catari, che lo rifiutavano completamente. Come i bogomili, nella liturgia e nei testi dottrinari usavano la lingua popolare. Non veniva negata la resurrezione di Ges , anche se in base ai documenti contradittori non chiaro se credevano alla resurrezione del corpo111.

Idem, pp. 35-38, p. 47. Unesame dettagliato dellintera terminologia del monachesimo paleocristiano data in Mileti, M., I krstjani di Bosnia alla luce dei loro monumenti di pietra, Pont. Institutum Orientalium Studiorum, Roma, 1957., pp. 49-66. 106 Malcolm, N., op. cit., p. 66; Mui, I., op. cit., pp. 84-85. 107 Mileti, M., op. cit., pp. 55-56. 108 Raki, F., op. cit., pp. 100-103; anjek, F., op. cit., pp. 38-39. 109 Mui, I., op. cit., p. 93. 110 Angelov, D., Il bogomilismo, uneresia medievale bulgara [traduzione italiana di Vardarina Spasova], Bulzoni editore, Roma, 1979., pp. 483-486, pp. 492-507. 111 Mui, I., op. cit., p. 88, pp. 145-149; Raki, F., op. cit., pp. 177-179.
105

104

23

Una peculiarit descritta dai testi latini che i patareni prendevano moglie a patto che esse siano buone, e con il diritto di lasciarle. Prova di questo sono le testimonianze dei primi matrimoni con le mogli di pi nobili eretici (Hrvoje Vuki Kosaa, Sandalj Hrani e altri) e dello stesso re Stefano Toma. Oltre alla domenica, si festeggiava anche il venerd 112. iro Truhelka, eminente custode del Museo Nazionale della Bosnia-Erzegovina durante il periodo austriaco, in base alle scoperte archeologiche fatte sul terreno, si man mano allontanato dalle conclusioni puramente di direzione bogomila di Raki, supponendo invece che la chiesa bosniaca, divisasi da quella cattolica, ha formato una chiesa nazionale separata, similemente a quelle copta, armena e abissina. Rimane aperto per quanto diversa era per usi e per rito, o se difatto era eretica113.

Riguardo le altre caratteristiche proprie dei membri, i testi moderni si rimandano alle testimonianze latine, specialmente quelle del XV secolo, le pi abbondanti. In questo modo non fanno che correlare la loro condotta generale a quella dei bogomili e dei catari. I testi in lingua volgare invece non ci offrono alcun dettaglio sicuro 114.

Due frammenti di pergamena, rinvenuti gi a fine XIX secolo nellabbazia di S.Giacomo della Marca a Monteprandone, scritti in cirillico bosniaco, sono di tema religioso. Seppure frammentari, i testi forniscono informazioni sufficienti a interpretarli come una disputa religiosa tra due autori, uno cattolico e laltro un krstjan bosniaco. Nei due testi, denominati A e B, proprio quello secondo, leretico, a essere il pi lacunare. In esso viene trattato sul tema della morte e della resurrezione, e in base ad alcune affermazioni isolate nel frammento, sembra proprio che B tratta su una posizione bogomila riguardo al tema. Lo studio della lingua usata (un dialetto vicino a quello slavo-dalmata) e la presenza di alcuni termini latini indicano lorigine dalmata o bosniaca in un periodo di rapporti pi intensi tra le due regioni. Anche nella citazione della Bibbia il testo bosniaco segue la versione latina. Viene pure citato San Bernardo, la cui nototiet a quel tempo poteva essere collegata alla sua reputazione di aspro combattente delle eresie francesi 115.

Fuori da come esattamente era organizzata questa chiesa, evidente che i rappresentanti delle alte gerarchie erano una minoranza assoluta di perfecti rispetto alla massa della popolazione. La maggioranza dei seguaci erano certamente laici con unaderenza parziale alla dottrina, dualistica o canonica che sia. Il numero reale di questi rappresenta la domanda reale: si trattava della maggioranza della popolazione o di un gruppo ristretto? Poich solo lesistenza di un gran numero di krstjani

Raki, F., op. cit., pp. 99-100, p. 168. Mileti, M., op. cit., p. 20. 114 anjek, F., op. cit., pp. 47-51. 115 Graciotti, S., I frammenti bosniaci di Monteprandone. Edizione e interpretazione, in Ricerche Slavistiche, XLII, Roma, 1995., pp. 125-181.
113

112

24

rendeva possibile la costituzione un forte elemento sociale. Molti sono i documenti che parlano di decine di migliaia di eretici mentre i censimenti ottomani (defteri) del XVI secolo attestano il nome kristian per questi eretici, distinto da infedele per indicare cattolici e ortodossi; ma si tratta soltanto di poche decine di case di fronte a villaggi interi. Questi e altri dati pi antichi sembrano dimostrare che alla met del XV secolo gli eretici erano una ristretta minoranza 116.

3.4. La teoria bogomila

3.4.1. Origini della teoria Il problema riguardo la natura della Chiesa bosniaca stato, a partire dal XIX secolo, ed tuttora, uno dei temi pi discussi dalla storiografia di ambito ex-jugoslavo. Lesistenza di una chiesa in qualche modo eretica sia rispetto al cattolicesimo che allortodossia orientale, unita alla presenza misteriosa degli steci e alla composizione etnico-religiosa assai eterodossa della Bosnia, ha stimolato limmaginazione degli studiosi, portandoli spesso oltre i limiti del rigore scientifico. Il tema inoltre aveva (ed ha tuttoria in buona parte) connotazioni politiche importanti, poich il riallacciamento con un passato interrotto dalloccupazione ottomana aveva il compito di legittimare le varie aspirazioni nazionalistiche di serbi e croati, volte al controllo politico della regione. Determinare la religione e la cultura degli abitanti della Bosnia funzionale a definirli etnicamente. Questo spiega sia la vastit della letteratura, sia le forti divergenze nei risultati117. Fondatore della moderna ricerca storica sul tema stato lillustre storico croato Franjo Raki. Laureatosi in teologia a Segna, successivamente approfondisce gli studi a Vienna. Risiede a Roma e brevemente a Napoli tra il 1857 e il 1860, dove studia intensamente gli archivi vaticani e si interessa di paleografia. Fervente panslavista, cerca e scopre numerosi testi inediti riguardanti la storia dei paesi slavi meridionali. Tornato a Segna nel 1861, inizia la carriera politica come deputato del Sabor croato ma si concentra particolarmente sullattivit editoriale e culturale. Il suo lavoro, Bogomili i patareni, uscito in parti tra 1869 e 1870 nei Lavori della JAZU (Accademia jugoslava di scienze e arti), rappresenta la base degli studi futuri sulla chiesa bosniaca118. In esso, Raki dice che la Chiesa bosniaca stata una diramazione della chiesa eretica dei bogomili, una setta dualistica comparsa in Bulgaria e poi diffusasi in Bosnia. Esaminando numerosi testi medievali, latini, bulgari, greci, serbi e bosniaci scoperti durante gli anni a Roma, a Venezia e a Ragusa, dimostra la correlanza tra bogomilismo e chiesa bosniaca in numerosi punti, dovendo a suo
Mui, I., op. cit., pp. 94-99. Malcolm, N., op. cit., p. 54. 118 Poli, M., Pristup Franje Rakoga povijesnoj znanosti in Problemi sjevernog Jadrana, 9 (2008), Fiume, pp. 53-54, pp. 58-59, pp. 61-64, pp. 69-70, p. 76.
117 116

25

malgrado ammettere che risulta difficile accordare le fonti latine-internazionali scritte in polemica, con i genuini documenti scritti in ambito locale. Un anno prima esce a Zara anche il lavoro dello storico serbo Boidar Petranovi, Crkva bosanska i krstjani, il quale afferma che la Chiesa bosniaca stata una diramazione autocefala della chiesa orientale ortodossa e che ha accettato alcune idee eretiche. Il lavoro di Raki ha avuto grande impatto nei decenni successivi, influenzando le successive generazioni di storici che hanno cercato sulla scia del bogomilismo ulteriori prove di conferma. Questa teoria stata accettata universalmente dalla storiografia internazionale. Il termine bogomili per non si trova in nessuna testimonianza storica, e questo termine comincia ad esser usato sotto linfluenza del lavoro di Raki 119.

3.4.2. Il bogomilsimo Il bogomilismo uneresia apparsa nel regno medievale di Bulgaria intorno alla met del X secolo120. Suo fondatore presumibilmente un prete (pop) di nome Bogumil, ma non si sicuri della sua effetiva esistenza. Oppure, il nome di questeresia sarebbe da far risalire alla voce bogu mil, cio caro a Dio 121. Leresia bogomila una derivazione del dualismo manicheo, trasmesso attraverso la pi antica setta eretica dei pauliciani, diffusa in Asia Minore e sulla sponda europea di Bisanzio122.

Il manicheismo una religione nata in Mesopotamia nella met del III secolo d.C. Suo fondatore Mani, nobile persiano. Egli in contatto con alcune sette giudaico-cristiane, mentre nel suo paese affermato il mazdeismo o zoroastrismo. Crea una dottrina sincretica, fondendo le tradizioni dualistiche, il buddismo e le novit del cristianesimo. Secondo il manicheismo, alla base delluniverso stanno due principi opposti, il bene e il male, coesistenti ed eterni, signori di due regni distinti: il regno della Luce e il regno della Materia. Gli uomini e tutta la natura abitano in questultimo, dominio del male e della sofferenza, ma le anime di tutti gli esseri viventi sono consce della luce e aspirano a raggiungerla. E qu che il principio del bene manda una serie di suoi inviati, identificati con i maggiori profeti storici (Budda, Abramo, No, Zoroastro, Ges e per ultimo Mani stesso), con a capo Adamo. Essi vogliono agire sulle anime terrestri e risvegliarle dal letargo dei sensi, per darle la possibilit di liberarsi dal mondo delle Tenebre. Il processo di liberazione individuale consiste nel praticare una vita ascetica, cio il pi possibile libera dalla materia: preghiera, digiuno, non-violenza, astensione sessuale, amore e rispetto. Quelli che pi si avvicinano a questo ideale vengono considerati eletti e compongono il sacerdozio manicheo, mentre al

119 120

Poli, M., op. cit., pp. 69-70; anjek, F., op. cit., p. XIII. Bogomili in Enciclopedia cattolica, Ente per lenciclopedia cattolica e per il libro cattolico, Citt del Vaticano 1948-1954., p. 1759. 121 Angelov, op. cit., pp. 120-123, p. 131. 122 Enciclopedia cattolica, p. 1759.

26

resto dei credenti viene permesso di condurre una vita pi rilassata, in modo anche da poter sostenere materialmente i primi. La nuova religione viene accettata da larghe masse popolari, poich offriva una spiegazione dellorigine delle sofferenze, delle disuguaglianze sociali, della corruzione dei potenti e allo stesso tempo mandava un messaggio damore e di rispetto per tutte le creature. Promette infine una speranza di salvezza attraverso lesercizio dellascetismo e del pacifismo 123.

Le concezioni manichee vengono riprese nel VII secolo dalla setta dei pauliciani, fondata nellArmenia bizantina, presso i confini con limpero arabo. Essi sostengono pure il dualismo assoluto (completa equivalenza di potere tra i due mondi e i due creatori), rifiutano la struttura ecclesiastica e il monachesimo, rinnegano i sacramenti. Avendo una visione del mondo assolutamente estranea alla dottrina cristiana professata ed elaborata lungo i secoli, si riferiscono soltanto alla lettura diretta dei Vangeli e guardano con sospetto il Vecchio Testamento. Accettando la predicazione manichea per il rispetto di tutte le creature, aspirano a restaurare il cristianesimo antico con le sue comunit democratiche. Durante il perido iconoclasta vengono protetti dalla corte imperiale e riescono a diffondersi su gran parte dellimpero.124 I bulgari si convertono ufficialmente al cristianesimo nell865, ma per molti anni i sentimenti pagani rimangono assai forti nella mentalit del popolo. Numerosi predicatori greci e latini, molti musulmani ed ebrei vanno a predicare nelle terre bulgare. Probabilmente tra questi predicatori ci sono anche dei pauliciani, assai numerosi a Costantinopoli e in Asia Minore 125. Tra il 988 e il 989 limperatore bizantino Basilio II, per ragioni militari, trasferisce sul confine bulgaro migliaia di coloni armeni, dei quali una parte sicuramente aderente al paulicianesimo 126.

Al sorgere del bogomilismo, esso viene definito dai suoi nemici un insieme di manicheismo e paulicianesimo 127. E infatti, buona parte di esso una riedizione di temi dualistici pi antichi. Come nel manicheismo, nella dottrina bogomila si assegna a Dio la creazione di tutto quello che buono, spirituale ed eterno, mentre il Diavolo creatore della Terra, del corpo umano e delle cose materiali128. Ma il dualismo bogomilo (tranne che per la comunit di Dragovizza) non assoluto; viene creato un patrimonio ideologico nuovo e in parte originale. Il Dio buono creatore primo di tutte le cose, mentre Satana (o Satanaele) viene creato da Dio per diventare il suo primo aiutante. Egli per si ribella a Dio assieme a una parte degli angeli, ma senza successo. Viene espulso dal regno celeste e precipitato sulla terra. Mantiene per la sua forza creativa e con essa decide di modellare la terra, formandovi il suo regno viene dunque rifiutata la Genesi.
123 124 125

Craveri, M., op. cit., pp. 38-41. Angelov, D., op. cit., pp. 99-101. Raki, F., op. cit., pp. 38-40. 126 Angelov, D, op. cit., p. 113. 127 Idem, p. 120. 128 Enciclopedia cattolica; p. 1760

27

Satanaele vuole creare anche luomo, ma ha bisogno dellaiuto di Dio per infondergli lanima e renderlo vivente. Dio acconsente ed emana il soffio divino nel corpo umano 129. Gli uomini, seppure cogenerati da Dio, sono costretti a vivere sotto il regno incondizionato di Satana fino allarrivo di Cristo. Dio sprigiona dal suo cuore il Verbo (logos), cio Ges Cristo, con la missione di salvare lanima delluomo. Cristo sconfigge il diavolo dopo essere stato crocefisso e resuscitato, e torna in cielo. Satana per ritorna sulla terra e continua il suo crudele dominio, aiutato da tutti i re e padroni che governano sul mondo. Si prospetta infine, lUltimo Giudizio, quando Satana sar sconfitto per sempre e i giusti della terra saliranno in cielo a incontrare Dio 130. Partendo da questo corpus mistico, una diramazione da religioni pi antiche, i bogomili elaborano una propria dottrina unificata, adatta al mondo contemporaneo medievale, e perci in parte originale. Iniziano poi a predicare per tutta la Bulgaria, nella Grecia e a Bisanzio, spesso in buoni rapporti con i pauliciani 131.

Nella ricerca della vera fede, i bogomili attingono direttamente dai Vangeli, ma rifiutano il Vecchio Testamento e i Concili ecumenici storici della Chiesa. Riconoscono come auterevoli alcuni vangeli apocrifi 132. Poich il mondo prima di Ges era sotto lassoluto dominio del diavolo, i profeti pi antichi sono dei falsi e servitori del male. Ritengono che ogni uomo deve studiare la Bibbia per s e che di conseguenza non ha bisogno di una casta di uomini distinta che lo indirizzasse alla salvezza 133.

Il mondo materiale viene categoricamente condannato e rifiutato in tutte le sue molteplici espressioni. La via della salvezza dunque, come per le altre eresie dualistiche, il ripudio del mondo dei sensi, creazione di Satana. La liberazione viene ottenuta mediante rigide pratiche ascetiche e grandi sacrifici corporei. I bogomili predicano ai fedeli di abbandonare ogni ricchezza terrena e di condurre una vita povera e modesta, in accordanza con i principi del Nuovo Testamento, ponendo i beni materiali in comune, come nelle prime comunit cristiane. Essi stessi vogliono dare lesempio maggiore mediante la propria condotta 134. La negazione del mondo materiale porta a considerare malvagie tutte le forme di potere. Siccome il mondo creazione del Male, tutti i potenti della terra sono in pratica servi del sommo principe. I bogomili insegnano dunque a non rispettare le gerarchie, a non piegarsi ai doveri feudali e canonici. Partendo da pi basi, viene similmente condannata anche la religione ufficiale e la sua gerarchia: dal punto di vista ideologico, la Chiesa seguiva delle dottrine non compatibili con il credo bogomilo e
129 130 131

Angelov, D., op. cit., pp. 145-158. Idem, pp. 159-165. Krlea, M. (a cura di), op. cit., ia, 1989., vol. 1 p. 579. 132 Angelov, D., op. cit., pp. 202-209. 133 Idem, p. 214. 134 Angelov, D., op. cit., pp. 259-242.

28

inoltre si era allontanata dalla comunit cristiana delle origini; dal punto di vista sociale i bogomili si opponevano allorganizzazione ecclesiastica, ritenendola inutile e deviante per i fedeli; infine, dal punto di vista materialista, ledificazione di chiese e laccumulazione di beni materiali era indice di corruzione e falsit della chiesa, del suo asservimento alle forze del male e agli stessi potenti sulla terra 135. Ponendosi in questo modo verso il resto della societ, le persecuzioni non tardano a soppraggiungere.

Come vengono rifiutati gli edifici di culto ufficiali, anche la venerazione delle icone, della croce e delle reliquie considerato un peccato. In base anche a tradizioni iconoclastiche precedenti, i bogomili intendono larte religiosa, come entit materiale, unadorazione alla pari di quella degli antichi idoli pagani. E la croce, simbolo della sofferenza di Ges, appare a loro come una beffa diabolica, messa in atto dal Maligno 136. Ignorate le arti visuali, la maggior testimonianza culturale e artistica rimane nelle numerose opere di tipo letterario: gli apocrifi e le storie popolari 137.

Tra se, i bogomili si distinguevano in due gruppi principali: i semplici seguaci e i perfetti. I primi formano la stragrande maggioranza degli eretici, e si tratta in pratica di persone che non seguivano fino in fondo le raccomandazioni di fede. Tra essi, una parte desiderava raggiungere contatti pi stretti con i predicatori e per questo motivo decide di condurre una vita pi moderata e conforme. I perfetti poi, passato un certo periodo di tempo, introducono i nuovi membri nella comunit mediante un secondo battesimo, fatto per senzacqua e definito perci spirituale. I perfetti (o dedeci in bulgaro )infine erano le autorit somme della chiesa bogomila. Conducevano una vita esemplare e si astenevano da ogni lavoro fisico. Venivano mantenuti dalla comunit dei credenti e loro unico lavoro era il predicare e linsegnare incessantemente. Il loro grado di perfezione era assai arduo da raggiungere, e solo pochi si decidevano a compiere questo passo. Quelli che vi riuscivano, lo facevano dopo anni di vita rigorosa e di studio delle Sacre Scritture. Venivano valutati alla fine da un gruppo di perfetti e, dopo un breve rituale, elevati alla pari dei maestri. Questusanza ricalcava assai fedelmente il rituale degli ordini monastici ortodossi 138.

Ogni regione aveva un maestro, di solito il pi anziano della comunit, aiutato da 12 apostoli, predicatori perfetti 139. Le ecclesie funzionavano in modo autonomo una dallaltra, e avevano a volte delle differenze anche in materia religiosa140.

135 136 137

Idem, pp. 209-220, p. 252. Idem, pp. 230-235. Idem, pp. 188-189. 138 Idem, pp. 297-315. 139 Comnena, A., L'Alessiade [traduzione italiana di Giuseppe Rossi], vol. 2, Stamperia di Paolo Andrea Molina, Milano, 1848., p. 573. 140 Angelov, D., op. cit., pp. 315-317.

29

I bogomili si definiscono tra s cristiani o veri cristiani, in opposizione ai credenti ortodossi. Respingono la maggior parte dei sacramenti, non ammettovano lesistenza di santi, accettano anche le donne con diritti pari (esistevano dei perfetti donne). Si confessano tra di se di fronte a tutta la comunit. Le riunioni vengono organizzate allaperto o in case private141; permangono elementi dellantica religione slava, la quale non conosce un clero distinto dai credenti e predilige il culto di luoghi e alberi sacri 142.

Dalla sua comparsa nel X secolo nel territorio della Bulgaria e nella regione della Macedonia settentrionale, abitata da popolazioni slave-bulgare, il bogomilismo supera i confini nazionali e si fa conoscere in Grecia e a Bisanzio. Ma gi pochi anni dopo i bizantini assoggettano pezzo per pezzo lintero territorio bulgaro e nel 1018 lo annettono alla propria corona. Durante il XI secolo, in seguito alla pesanti condizioni di vita del popolo, cresce il malcontento e con esso anche i movimenti eretici. Comincia ad apparire il nome bogomili nelle testimonianze documentarie. I due centri propulsori delleresia sono la Macedonia e la Tracia, con rispettivamente le citt di Ocrida e Filippopoli (Plovdiv) 143. Degli inizi del XII il famoso processo al bogomilo Basilio, descritto nellopera di Anna Comnena 144. In questo periodo il bogomilismo si infiltra negli ordini monastici, arrivando perfino a compromettere il patriarca di Costantinopoli, Cosimo Attico145. Per venire meno alle continue persecuzioni, i bogomili spesso celano il proprio dissenso e nascondono la loro dottrina dal popolo: fingono di essere credenti comuni andando in chiesa e prendendo leucarestia. Inoltre adottano la strategia di rivelarsi progressivamente agli uditori, mantenendo allinizio una linea ortodossa 146. I documenti occidentali menzionano eresie patarine in Bosnia, mentre in Francia tra il 1100 e il 1200 si sviluppa con intensit il movimento cataro. Esso, seppure un movimento autoctono e originale, trova molte somiglianze col bogomilismo. Le due eresie sono assai affini e i dignitari bulgari sono ben visti in occidente. In questo periodo i contatti tra i dualisti orientali e occidentali assai intenso, e numerose persone transitano attraverso i Balcani per raggiungere lItalia e la Francia, o si stabiliscono in paesi stranieri per diffondere la fede 147. I bogomili che si insediano in Serbia vengono per ferocemente repressi durante il regno dal gran principe (upan) Stefano Nemanja (1168-1196) 148. In Russia e Ucraina le storie bogomile verranno ricordate come favole bulgare149. Nel 1186 scoppia una nuova rivolta in Bulgaria, guidata dai fratelli Asen e Pietro, e dopo un anno viene riconquistata la libert dai bizantini. Nel 1204 invece la quinta crociata arriva a Costantinopoli,
141 Cro. A., Bogomili in Enciclopedia italiana Treccani, Istituto della Biblioteca italiana fondata da Giovanni Treccani, vol. 7, Roma, 1948, p.277. 142 Angelov D., op. cit., p. 86. 143 Idem, pp. 125-129. 144 Comnena, A., op. cit., pp. 573-588. 145 Raki, F., op. cit., pp. 51-52. 146 Angelov, D., op. cit., pp. 300-303. 147 Craveri, M., op. cit., pp. 118-124. 148 orovi, V., op. cit., pp. 120-121. 149 Angelov, D., op. cit., pp. 423.

30

occupandola. Il successore al trono, Kalojan, sfrutta loccasione per annettersi nuovi territori, negoziando unalleanza con i bizantini contro i latini. Durante il regno di Boril (1207-1218) documentata una forte iniziativa per lo sradicamento dei bogomili, che per non ha successo. Il rovesciamento di Boril porta Giovanni Asen (1218 1241) al trono, e durante il suo regno la Bulgaria raggiunge la sua massima espansione e stabilit150. Si instaura una politica di tolleranza religiosa che indebolisce il carattere rivoluzionario del bogomilismo, il quale comincia lentamente a declinare. A occidente si consuma la crociata contro i catari della Francia meridionale151. Il movimento bogomilo continua il suo declino durante i secoli XII e XIV secolo, scomparendo del tutto in seguito alla conquista ottomana della Bulgaria nel 1376.152

3.4.3. Affinit e incoerenze La teoria bogomila ha avuto grande fortuna perch forniva una soluzione comoda agli altri due misteri della Bosnia: la presenza degli steci e l'islamizzazione di massa della popolazione, caso unico nei Balcani eccetto lAlbania153. Per quanto riguarda lislamizzazione, lo stesso Raki affermava che ai patareni bosniaci piaceva il Turco 154. La scomparsa dei bogomili e l'apparizione in massa dell'islam venivano spiegate con la massiccia conversione volontaria degli eretici, che hanno preferito convertirsi piuttosto che rimanere fedeli a una chiesa che li tormentava da secoli. Le due fedi, secondo questa teoria, presentavano parziali affinit: lastensione dalla carne, la preghiera rituale pi volte al giorno, ecc 155. Laltro grande mistero, quello degli steci, offre pure coincidenze particolarmente marcanti. Il territorio di diffusione di questi corrisponde approssimativamente al territorio dazione della Chiesa bosniaca, ed apparso perci naturale collegare i due fenomeni. Inoltre, alcuni degli steci sono invero luogo di sepoltura di importanti dignitari patarini 156. Gli storici dellarte hanno perci tentato di interpretare la presenza dei monumenti funebri, le scritture e le figurazioni scolpite su di essi come espressione dellideologia dualistica. Ma questo approccio, come verr avanti descritto pi in dettaglio, si rivelato infruttuoso e difficilmente sostenibile. Daltro canto non possibile collegare lislamizzazione della Bosnia con la presenza degli krstjani, poich la conversione avvenuta in modo diverso e in un periodo pi tardo. Paradossalmente, questa supposizione ormai storicamente abbandonata stata ripresa negli ultimi anni da una parte dalla cultura musulmana bosniaca, come pretesto per legittimare la propria peculiarit nazionale, non come una debolezza (il complesso storico della conversione), ma come valore genuino e originale 157.
150 151

Idem, pp. 425-446. Craveri, M., op. cit., pp. 130-139. 152 Raki, F., op. cit., pp. 124-131. 153 Malcolm, N., op. cit., p. 57. 154 Raki, F., op. cit., p. 123. 155 Malcolm, N., op. cit., p. 57, p. 92. 156 Belagi, ., Steci i njihova, op. cit., p. 95. 157 Malcolm, N., op. cit., p. 57.

31

Una possibile causa logica collegata ai rivolgimenti religiosi dopo la conquista ottomana stata proprio la presenza nella regione di tre istituzioni religiose distinte (Chiesa bosniaca, cattolica e ortodossa), che hanno spesso combattuto tra di loro piuttosto che opporsi allo straniero158.

3.5. Il dibattito contemporaneo Le decisione di porre maggiore rilievo alla veridicit delle fonti latine di ambito cattolico-papale e greco-ortodosse o rispettivamente a quelle poche bosniache locali porta a conclusioni assai divergenti da autore ad autore 159. Diversa inoltre la lettura e linterpretazione dei singoli testi slavi (ad esempio le fonti serbe del XIII secolo distinguono nettamente i babuni, eretici provenienti dalla Bulgaria, dai jeretici Bos'nci i Hl'm'sccii). Anche la corrispondenza tra bosniaci e ragusei, nonostante alcune specificit, contiene sempre le solite formule d'invocazione Padre, Figlio e Spirito Santo 160. Su questo gioco di letture disparate vertono tutti i maggiori testi e le pubblicazioni scientifiche, fino a quelli pi recenti. La presenza territoriale discontinua dei Valacchi (in italiano chiamati anche Morlacchi), il ruolo che hanno avuto nel complesso della societ medievale bosniaca e le loro affinit religiose rimangono tuttora in parte sconosciuti 161. Sulla scia del lavoro di Petranovi, numerosi autori serbi di fine 800 e degli inizi del 900 vedono nella Chiesa bosniaca una propaggine dellortodossia orientale che, deviando nella fede, accoglie alcune idee eretiche. Questo punto di vista, comodo a quel nazionalismo serbo che voleva legittimare le sue pretese in Bosnia, stato in maggior parte abbandonato dalla disciplina attuale 162.

La questione religiosa continua a suscitare grande interesse nella prima met del XX secolo. Alcuni studiosi cattolici affermano in linea di opposizione che la Chiesa bosniaca stata la discendente dei benedettini croati di formazione glagolitica, perseguitati dalla chiesa cattolica e in seguito caduti in eresia 163. La semplice perpetuazione nelluso della lingua slava per le liturgie eccelsiastiche e la tradizione glagolitica croata, ereditate dallepoca di Cirillo e Metodio, hanno potuto rappresentare una trasgressione aperta delle direttive di Roma e laccusa di eresia164.

I molteplici tentativi di interpretazione delle ambigue e scarse fonti storiche che si sono susseguiti durante gli anni dimostrano limpossibilit di determinare con sicurezza il numero reale di eretici
Idem, pp. 92-95. Mui, I., op. cit., p. 11, pp. 27-28. 160 anjek, F., op. cit., pp. 309-311; Mui, I., op. cit., p. 81. 161 Sulla storia dei nomadi valacchi dei Balcani, un panorama generale dato in: Mirdita, Z., Vlasi: starobalkanski narod, Hrvatski institut za povijest, Zagabria, 2009. 162 Malcolm, N., op. cit., p. 56. 163 Mui, I., op. cit., pp. 14-15. Si fa riferimento a una raccolta di testi scritti da L. Petrovi. 164 Benac, A., Steci, Izdavaki zavod Jugoslavija, Belgrado, 1967., p. 24; Mileti, M., op .cit., p. 20.
159 158

32

rispetto alla popolazione complessiva, o di confermare la supposizione che si sia trattato di un singolo tipo di eresia. Infatti, la decisione del bano Kulin e dei regnanti successivi di tollerare la comparsa di eresie, ha potuto creare una specie di rifugio religioso per tutti gli eretici europei, i quali hanno potuto trovare in Bosnia pace e relativa sicurezza, ognuno con le proprie credenze. Questo tipo di interpretazione suppone perci che i vari testi di epoca medievale si riferiscono singolarmente a gruppi separati di eretici in periodi diversi 165. Legato al fenomeno dellaccoglienza e della tolleranza degli eretici, Ivan Mui ad es. afferma che buona parte della popolazione in Bosnia sia rimasta pagana fino agli albori del XIII secolo, e perci bollata come eretica dalle testimonianze storiche166. Le analisi genetiche condotte sugli abitanti della Bosnia negli ultimi anni hanno confermato la sopravvivenza di buona parte della popolazione preistorica sul territorio anche successivamente alle migrazioni slave del VII secolo 167. La posizione geografica isolata della regione, la persistenza di credenze antiche e la mancanza per molti secoli di un potere centrale vicino o di un dominio straniero diretto, hanno reso impossibile una cristianizzazione di massa. In questo caso, sono stati i pagani, cristianizzati da recente, a trovare maggior vantaggio e minor resistenza alla conversione allislam 168. Su questa linea comune di presunta isolazione e remotezza del territorio, Maja Mileti suppone che in Bosnia sia sopravissuta unistituzione cristiana arcaica, probabilmente monastica, di epoca preconciliare. Questa ecclesia si sviluppata in modo autonomo, creando strutture proprie sul modello antico-cristiano ed rimasta immutata fino al tardo medioevo, differenziandosi di conseguenza notevolmente dalle chiese di Roma e Costantinopoli, trovandosi a un certo punto in conflitto con entrambe 169.

In conclusione, possibile scartare con sicurezza la tesi che la Chiesa bosniaca stata una semplice esponente diretta del bogomilismo bulgaro, ma daltra parte il problema si complica e assume molteplici sfacettature. Incerti sono pure i rapporti con i movimenti eretici italiani e francesi. Il problema di accertare con esattezza cos stata la Chiesa bosniaca rimane aperto.

4. GLI STECI

4.1. Unintroduzione Gli steci sono monumenti funerari di pietra di dimensioni varie ma sempre considerevoli, edificati tra il XIII e il XVI secolo su un territorio corrispondente approssimativamente al regno medievale di

165 166

Mui, I., op. cit., p. 18, pp. 66-68; anjek, F., op. cit., p. XXXIX, pp. 3-8. Idem, p. 29. 167 Marjanovi, D., Primorac, D., Hadiselimovi, R., Naseljavanje Bosne i Hercegovine in Muzi, I., op. cit., 2008., pp. 115-119. 168 Mui, I., op. cit., p. 28, p. 38, p. 42, p. 102. 169 Mileti, M., op. cit.

33

Bosnia e ai territori confinati ad esso 170. Si tratta in prevalenza di blocchi di pietra solo basamente lavorati pi una minoranza di opere recanti iscrizioni e decorate artisticamente con livelli di qualit diversi. Sono un prodotto culturale unico, specifico della zona e non trovato in nessun altro luogo 171. La loro diffusione di massa durante un periodo di tre secoli li ha resi la testimonianza storica e artistica pi importante e originale di questa parte dei Balcani. Gli steci non hanno subito il destino di quella chiesa a cui sono stati affiancati in qualche modo: mentre sono scomparse quasi tutte le testimonianze dellesistenza della Chiesa bosniaca, i monumenti tombali del medioevo bosniaco hanno sopravissuto il rigore dei tempi e oggi hanno ottenuto lo status di monumento culturale di primo grado 172.

4.2. Il nome Il termine steci, singolare steak (va letto stettsi e stetak 173), veniva usato in passato dai contadini erzegovesi per distinguere le antiche pietre tombali dalle comuni lastre usate per le sepolture attuali. Poi questo termine stato introdotto nella comunit scientifica e il suo uso diventato generale 174. Il nome deriva dalla corruzione dallaggettivo stojei, che significa in piedi, similmente allitaliano eretto - erto. Le popolazioni dei villaggi posti in prossimit alle tombe usano ancora altri nomi: frequenti sono i termini mramorovi (marmi), grka groblja (cimiteri greci, forse un ricordo lontano della civilt bizantina), usaenici (piantati) 175, ecc. Propriamente sulle tombe compaiono i termini biljeg (o bilig) e kam (cio pietra, come venivano chiamati anche i monumenti irlandesi e scandinavi 176), ma in nessun luogo documentato l'uso di monumenti bogomili 177. Il problema di definire lo steak con esattezza per motivi catalografici e operativi viene posto negli anni 50 durante le attivit sistematiche di catalogazione. Fino a quel momento cerano nella letteratura sostanziali fluttuazioni nelluso del termine; molti autori non tenevano conto di quelle opere in stato di rudere, facevano delle distinzioni incoerenti in base alla forma oppure includevano anche i monumenti musulmani di et moderna 178. 4.3. Storia Lesatto momento in cui sono comparsi gli steci e la loro evoluzione iniziale non sono conosciuti. Si tratta in origine di lastre calcaree amorfe o rozzamente lavorate, prive di iscrizioni o decorazioni, il che rende impossibile una datazione corretta. In base a una lastra con iscrizione trovata vicino a Trebigne (Trebinje), si stabilita la loro comparsa nellultimo quarto del XII secolo. Oltre a questa lastra, lo
170 171

Krlea, M. (a cura di), op. cit., vol. 7 p. 667. Radoji S., Lasareff, V., Frova, A., Slavi centri e correnti in Enciclopedia universale dellarte, vol. 12, Casa editrice G. C. Sansoni, Firenze, 1958., p. 634. 172 Belagi, ., Steci kultura, op. cit., p. 66, pp. 70-72. 173 L'espressione qui indicata stata derivata usando l'alfabeto fonetico internazionale. 174 Wenzel, M., Ornamental motifs on tombstones from medieval Bosnia and surrounding regions, Veselin Maslea, Sarajevo, 1965., p. 13. 175 Purgari-Kui, B., Dosadanja istraivanja o stecima, in Radovi Zavod za hrvatsku povijest, 28 (1995), Zagabria, p. 243. 176 Mileti, M., op. cit., pp. 27-28. 177 Belagi, ., Steci i njihova, op. cit., pp. 20-21. 178 Belagi, ., Steci kataloko, op. cit., pp. 34-35.

34

steak del kaznac (assessore regale alle finanze) Nespin, morto nel 1241, la seconda data certa su cui fissare la cronologia. In seguito alla considerevole crescita economica del XIV e XV secolo, alimentata dallestrazione di metalli preziosi, anche gli steci diventano molto pi consueti ed elaborati. Verso la met del XIV secolo le forme diventano pi massiccie, raffinate e si sviluppano in direzioni distinte e diversificate. Questarte, cresciuta lentamente durante un secolo e mezzo, raggiunge la piena maturit nellarco del XV secolo, per poi decadere rapidamente a inizio XVI secolo forse in seguito ai grandi sconvolgimenti politici 179.

Dopo la conquista ottomana perde impulso labitudine di marcare le tombe e il rituale funebre scompare completamente. Esistono sporadiche riprese di questarte in aree isolate. Ancora nel XVII secolo si edificano croci e steci tettiformi in Serbia occidentale e nelle regioni vicino alla Sava (alcuni paesi presso Derventa) 180. Nel Gacko Polje (valle del fiume Gacka, nella Lika) lusanza di costruire steci perseguita fino alla fine del XVIII secolo. Si tratta di una riedizione di motivi noti da secoli uniti ai motivi tratti dai niani, i monumenti tombali musulmani di epoca ottomana 181.

4.4. Caratteristiche morfologiche degli steci Gli steci hanno dimensioni molto varie e di conseguenza volumi pi o meno massicci a seconda dell'esemplare. In alcuni casi superarano le 20 tonellate 182. La distinzione base pi accettata quella che divide gli steci in base al modo in cui sono collocati sul terreno: possono essere distesi (leei) o eretti (stojei). Il gruppo dei distesi rappresenta la grande maggioranza delle opere prodotte. Si tratta di monumenti nei quali visualmente domina la superficie piana che affiora dal terreno. Al contrario, negli steci eretti la superficie verticale molto pi ampia di quella orizzontale. Per quel grande numero di monumenti amorfi, la sola distinzione fattuabile183. Data la grande variet delle forme rilevate, viene comunque dato maggior rilievo alle decorazioni come fattore unificante 184.

Belagi, ., Steci kultura, op. cit., pp. 70-72. Zeevi, E., Topografija steaka u Srbiji in Steci : Galerija Klovievi dvori, 4. rujna 2008. 2. studenoga 2008., catalogo della mostra, Zagabria, 2008, pp. 220-222. 181 Mufti, F., Foa: steci i niani, ahinpai, Sarajevo, 2000., pp. 61-62. 182 Belagi, ., Steci kultura, op. cit., p. 40. 183 Idem, pp. 77-78, p. 80, p. 89. Il primo ad aver fatto questa distinzone Sergejevski, D., in Ludmer, Izdanje Zemaljskog muzeja u Sarajevu, Sarajevo, 1952. 184 Miloevi, A., Steci i Vlasi, Regionalni zavod za zatitu spomenika kulture, Spalato, 1991., p. 7.
180

179

35

Gli steci distesi che invece possiedono una forma si dividono ulteriormente in lastre (ploe), casse (sanduci) e tettiformi (sljemenjaci 185). Quelli eretti si dividono essenzialmente in steli (stubovi) e croci (krstae). Oltre a questa distinzione elementare, abbiamo numerosi sottogruppi, varianti e forme composite 186.

Le lastre sono monumenti tombali prevalentemente a forma di parallelepipedo, comparsi nel XIV secolo, di altezza compresa fino a 30-40 cm dal suolo. Oltre alla forma quadrangolare regolare, troviamo trapezi, prismi o forme irregolari con incurvature o rientranze. una forma generalmente adottata in molti paesi e per questo motivo in molti casi problematico, se si tratta di pietre nude, fare una classificazione adeguata sia come genere che come cronologia. Tenendo conto di questo, si stima che le lastre rappresentino il 22% circa del patrimonio complessivo degli steci 187. La lastra assume dimensioni monumentali in Erzegovina. Nelle regioni periferiche della Dalmazia, della Bosnia occidentale, della Lika e della Slavonia la forma pi frequente 188. Le casse erano in origine blocchi amorfi che sono evoluti con gli anni verso la forma regolare del parallelepipedo. A differenza delle lastre, esse si elevano a oltre 30 cm dalla base e raggiungono anche i 200 cm di altezza, e in questo caso parliamo di casse alte, che alcuni autori tendono per la loro monumentalit a considerare come un gruppo separato. Esistono pure doppi cofani (frequenti attorno a Sarajevo, Rogatica e Viegrad) o cofani compositi (Podrinje specialmente), costituiti da casse unite a lastre o a steci tettiformi. Molti esemplari possiedono uno zoccolo sporgente alla base, parte della medesima pietra o a volte un blocco separato.

185 Fino agli anni 70 al posto di sljemenjak viene usato il termine sarcofago, poich questo tipo di steak, come verr descritto in avanti, assomiglia molto a un sarcofago antico, solo che non cavo. Ma siccome negli scavi archeologici si saputo trovare veri sarcofagi di pietra o di legno nella fossa sotto lo steak, per non fare confusione stato preferito il termine sljemenjak o, per qualche autore, semplicemente casa. La voce sljemenjak significa a forma di tetto, comignolo nella lingua croata-serba o, come usato dallautore tettiforme, ma non un termine comune e viene usato perlopi in questo ambito (vedi Belagi, ., Steci kultura, op. cit., p. 93). 186 Belagi, ., Steci kultura, op.cit., pp. 76-77. 187 Belagi, ., Steci i njihova, op. cit., pp. 23-24; Miloevi, A., op. cit., p. 7. 188 Mileti, N., Steci umetnost na tlu Jugoslavije [fotografije Too Dabac], Spektar, Zagabria, 1982., p. 33.

36

Figura 2. Esempio di steak composito croce-lastra senza decorazioni, Hodovo (Stolac), Bosnia Erzegovina (foto dell'autore).

Le casse hanno spesso i lati verticali obliqui che si dilatano dalla base verso lesterno, raramente il contrario (cio come una piramide tronca). La forma-base del parallelepipedo non sempre viene mantenuta e numerose sono le forme prismatiche 189. I cofani sono stati il modello di steci pi prodotto: ne sono rimasti oltre 40.000, circa il 62%190. Ulteriore evoluzione della cassa lo steak tettiforme, comparso a inizio XV secolo. Scolpito in modo simile alla cassa, ha la caratteristica di avere il lato superiore tagliato a falde, come un tetto. In questo modo assume la forma di una casa e porta alle conseguenze finali la tendenza di rappresentare la tomba come una casa o come un mausoleo (pi in dettaglio vedi paragrafo 5.6). Pi pregiati dei cofani, hanno spesso una lavorazione migliore, forme pi raffinate e gli ornamenti migliori. Su scala regionale differiscono per dimensioni e proporzione: a nord sono pi piccoli e allungati, a sud molto pi massicci 191. Gli spioventi possono essere pi o meno inclinati; a volte sono doppi (specialmente nel Podrinje) oppure tendenti alla piramide. Spesso sui lati si prolungano in modo da formare un cornicione per lo scolo dellacqua 192.

189 190

Belagi, ., Steci kultura, op.cit., pp. 84-87, p. 89; Mileti, N., op. cit., pp. 33-34. Belagi, ., Steci kataloko, op. cit., p. 48. 191 Mileti, N., op. cit., pp. 33-34. 192 Eadem, p. 145; Belagi, ., Steci kultura, op. cit., p. 94.

37

Figura 3. Varianti di steak tettiforme (fonte: Belagi, ., Steci kultura i umjetnost, op. cit., p. 98).

Il secondo grande gruppo quello delle forme elevate. Sono in pratica dei cofani posti in piedi, parzialmente interrati per rimanere stabili. La loro fabbricazione inizia nel XV secolo e supera larco cronologico degli steci ma in tempi pi nuovi viene abbandonato luso di ornarli 193. Le steli costituiscono la maggioranza degli steci eretti, e nel loro stadio pi evoluto sono vicini ai niani, ma da essi contrastano volutamente tramite dettagli come liscrizione della croce (erano forse propriet di quei membri delle famiglie pi estese che non si sono convertiti alla nuova religione) 194. In cima le steli terminano piatte, a piramide o a tetto, a seconda della variante (alcuni autori distinguono i sottogruppi obelischi, piloni e cippi). Quei cippi che non sono lavorati assomigliano a semplici megaliti preistorici 195, mentre quelli lavorati hanno come modello le rovine romane sul confine millenario della Drina 196. Rappresentano il 4% circa della popolazione di monumenti totale e sono diffuse prevalentemente in Serbia, nella Bosnia orientale e nel Podrinje 197.
193 194

Belagi, ., Steci kultura, op. cit., pp. 121-124. Miloevi, A., op. cit., p. 7; Belagi, ., Steci i njihova, op. cit., p. 28, p. 79. 195 Benac, A., Steci, Izdavaki zavod Jugoslavija, Belgrado, 1967., p. 8, p. 12. 196 Mileti, N., op. cit., p. 158. 197 Belagi, ., Steci i njihova, op. cit., p. 29.

38

Figure 3-4. Vari tipi di steli e croci (fonte: Belagi, ., Steci kataloko, op. cit.).

Le croci infine sono solo poco pi di 300 per numero, ma in buona parte decorate. In modo simile alle decorazioni a croce, sin dallinizio della loro comparsa possiedono diverse varianti. Le estremit hanno lunghezza, forma e inclinazioni diverse, e possono trovarsi unite ad altre forme. Molte volte le braccia sono inclinate verso il basso o lestremit superiore a cerchio, ricordando in questo modo la croce ansata oppure la silouette di un uomo 198.

4.5. Caratteristiche materiali e sociali delle necropoli Viene data grande attenzione al luogo e al modo di collocazione degli steci, non solo per motivi simbolici, ma anche pratici e sociali. Gli steci sono sempre disposti in direzione ovest-est con scarto minimo (a dipendenza della posizione del sole durante lanno). Solo un piccolo numero di tombe disposto in direzione nord-sud, di solito ai bordi del cimitero. A volte il corso delle tombe termina con uno steak particolarmente grande o con una croce, forse per desiderio di distinzione sociale o come espediente ottico di conclusione 199.

La posizione della necropoli sempre non lontana dalla zona di estrazione della pietra o dal villaggio abitato; viene preferita la cima di un colle o un punto pi elevato, con lintenzione di dominare visualmente il territorio. desiderabile la presenza vicina di corsi dacqua e di strade. Si cerca un
198 199

Belagi, ., Steci kataloko, op. cit., pp. 41-48; Belagi, Steci i njihova, op. cit., p. 29., p. 33. Belagi, ., Steci i njihova, op. cit., p. 81, p. 84; Mileti, N., op. cit., p. 23; Miloevi, A., op. cit., p. 16.

39

appezzamento di terreno poco fertile o fortemente roccioso, non adatto per le attivit agricole; specialmente lErzegovina ha un suolo carsico molto avido dove si tiene conto di questo elemento 200. La collocazione vicino alle cave ha lo scopo pratico di non dover faticare troppo per effetuare il trasporto. Era poi necessario che le tombe non si trovassero troppo lontano dai luoghi abitati, per poter permettere la regolare visita dei parenti 201.

Troviamo steci anche in localit assai remote, oltre i 1000 metri di altezza, dove attualmente non ci sono insediamenti umani 202. Bisogna per supporre che in epoca medievale queste alture venivano regolarmente frequentate dai pastori valacchi nel periodo estivo, che vi portavano i propri greggi e costruivano gli alloggi estivi (katuni) 203. Molti paesi poi sono sicuramente scomparsi durante i secoli e la popolazione migrata in altre zone. Data dunque la remotezza del territorio, risulta difficile studiare dal vivo molte opere e certamente la catalogazione fatta nei decenni precedenti rimane incompleta204. A volte si mantenuta la continuit con cimiteri pi antichi. Cos troviamo necropoli di steci vicino a tumuli illirici di epoca antica o paleoslava, oppure vicino a chiese altomedievali oggi scomparse. Alcuni tumuli sono stati riutilizzati per nuove sepolture e vi stato messo sopra uno steak 205. evidente lesistenza di un culto delle tombe rimasto assai popolare fino alla fine del medioevo. La tomba aveva un alto valore simbolico e sociale per la societ medievale bosniaca. I cimiteri vengono frequentati dalle famiglie e dai conoscenti, non soltanto come luogo di memoria ma anche di socializzazione. Si organizzano ritrovi e forse delle feste in nome del defunto, come occasione di ristoro e svago 206.

Il processo di differenziamento sociale ha fatto s che le famiglie feudali e quelle pi ricche e influenti si sono raggruppate in spazi pi distaccati dal resto del cimitero, oppure su terreni distinti, probabilmente di propriet privata della famiglia (lo attestano anche le iscrizioni morto in terra nobile - na plemenitoj zemlji, na batini). Su questo modello di sono formate le migliaia di piccole necropoli con poche decine di steci che sono il tipo pi frequente di raggruppamento 207. Per alcuni studiosi, questa separazione indica invece la distinzione religiosa eretica del defunto. Ma ormai stato accertato che sotto gli steci si seppelivano persone di tutte le confessioni: cattolici, ortodossi e patarini 208. Di frequente si sono trovati resti di chiese antiche e altomedievali presso le
Miloevi, A., op. cit., p. 25. Belagi, ., Steci i njihova, op. cit., p. 78. 202 Benac, A., op. cit., p. 7. Un cimitero stato trovato a 1750 m sulla catena montuosa della Visoica. 203 Mirdita, Z., op. cit., pp. 85-88. 204 Lovrenovi, D., Topografija steaka u BiH, Groblja steaka gradovi mrtvih in Steci: Galerija, op. cit., p. 140; Fekeza Martinovi, L., Groblja sa stecima na planinskim vijencima koji djele Hercegovinu od Bosne in Steci: Galerija, op. cit., p. 196, pp. 202203. 205 Benac, A., op. cit., p. 20; Belagi, ., Steci i njihova, op. cit., p. 78. 206 Belagi, ., Steci i njihova, op. cit., p. 79, pp. 87-88. 207 Purgari-Kui, op. cit., p. 246; Belagi, Steci i njihova, op. cit., p. 81, p. 96. 208 Benac, A., op. cit., p. 19. Uniscrizione dice che sotto lo steak stato sepolto un nobile greco-ortodosso, Priblia di Trebigne (vedi Lovrenovi, D., Epitafi knjige ivota in Steci: Galerija, op. cit., p. 215).
201 200

40

necropoli, luoghi sicuramente vietati agli eretici. Molte di questultime poi si trovano ai piedi di citt fortificate attualmente esistenti 209. Sembra che la popolazione pi povera che non poteva permettersi unopera scultorea veniva lo stesso sepellita in questi cimiteri, ma senza monumenti in superficie. Oppure sono stati eretti monumenti in legno meno costosi che per non hanno resistito lusura dei tempi 210.

Una sepoltura tanto curata richiedeva naturalmente ingenti risorse finanziarie, che solo la classe pi benestante della societ poteva permettersi, cio gli aristocratici e gli uomini liberi arricchiti. Lo steak diventato per la societ bosniaca un simbolo adeguato per dimostrare il proprio status sociale, attraente per chiunque poteva permetterselo: inizialmente i grandi signori ma poi un numero sempre maggiore di piccoli feudatari, ecclesiastici, contadini e allevatori ricchi, mercanti, artigiani e soldati mercenari, molti di etnia valacca. Il legame aristocrazia Chiesa bosniaca era ben noto agli studiosi ed dunque naturale che i due fenomeni della chiesa eretica e delle particolari opere tombali venivano messi assieme 211. Un ingente numero di steci edificato nella regione dell'Erzegovina stato commisionato da popolazioni valacche. Essi sono stati un popolo seminomade romanizzato di origine illirica, dedicato prevalentemente allallevamento e alla pastorizia, che in seguito ha ottenuto maggiore importanza sociale nellambito dellattivit militare. Durante il periodo dellascesa dei nobili croati Bribirski, i territori della Dalmazia interiore in loro mano erano difesi da mercenari valacchi, i quali hanno potuto in questo modo accumulare maggiori ricchezze e ottenere leggi proprie. Assimilando la tradizione degli steci, sono diventati i committenti delle opere pi grandi e pregiate della regione 212.

209 210

Belagi, ., Steci i njihova, op. cit., p. 97, p. 99; Mileti, N., op. cit., p. 23. Belagi, ., Steci kultura, op. cit., p. 43; Miloevi, A., op. cit., p. 25. 211 Belagi, ., Steci kultura, op. cit., pp. 489-513. 212 Miloevi, A., op. cit., p. 7; Lovrenovi, D., Epitafi, op. cit., p. 215; Belagi, ., Steci kultura, op. cit., pp. 520-526.

41

Figura 5. Necropoli di steci vista dallalto (fonte: Belagi, ., Steci kataloko, op. cit.).

4.6 Modalit di collocazione: i risultati archeologici Come lo steak, anche il corpo del defunto viene disposto a ovest-est sulla schiena, con la testa a occidente 213. Le sepolture successive provocavano la dislocazione del corpo pi antico. Sotto lo stesso steak vengono sepolte fino a cinque persone adulte o pi ancora se si tratta di infanti. Negli scavi condotti finora non c traccia di decapitazioni o di sconvolgimenti violenti del corpo. Alcuni casi di scheletri posti a pancia in gi si possono spiegare come incidenti avvenuti al momento della sepoltura 214. La fossa tombale pi antica e semplice era nuda. Successivamente viene separata dalla nuda terra con lastre di pietra o il corpo messo in un tronco appositamente intagliato. In alcuni casi si sono estratti veri e propri sarcofagi prodotti allo stesso tempo dello steak soprastante 215.

213 214

Belagi, ., Steci i njihova, op. cit., pp. 80-81, p. 99. Miloevi, A., op. cit., pp. 25-26 (esempi archeologici sul campo); Belagi, ., Steci i njihova, op. cit., pp. 83-85. 215 Miloevi, A., op. cit., pp. 13-18.

42

Presso le tombe venivano accesi dei fuochi e si sono trovati resti di ossa animali. chiaro dunque che esistito un rituale funebre oggi scomparso, forse pagano nel suo intimo. Si suppone che veniva servito un banchetto per il corteo funebre o per il defunto al momento della sepoltura o in periodi pi tardi. Inoltre possibile che il rituale prevedeva un tipo di danza, il kolo funebre, di cui sono rimaste rappresentate le scene sugli steci (riguardo al kolo viene discusso nel capitolo 5) 216.

Figura 6. Un modello di collocazione (fonte: Miloevi, A., op. cit., p. 12).

Anche se la maggioranza delle tombe non ha fornito alcun pegno, in una minor parte di esse stata estratta una serie di reperti del tutto consueti per il periodo tardomedievale e utili per la datazione: orecchini, collane, bottoni, monetine, ecc. che non si distinguono in nessun modo tranne che hanno decorazioni simili a quelle degli steci217. Nelle necropoli della Dalmazia interiore si sono trovate monetine veneziane e beni di produzione italiana, mentre nellErzegovina sono pi consueti i denari ragusei. La presenza delle monetine nella bocca degli scheletri ha confermato la sopravvivenza dellantica usanza dellobolo, osteggiata dalla chiesa ufficiale 218. Gli orecchini pi consueti sono a tre bacche, in argento, dorati o raramente in oro; una produzione caratteristica delle citt dalmate 219. Troviamo inoltre anelli in rame con ornamenti geometrici, bottoni dargento, vetri di Murano e bizantini, broccati filati a oro del XIII secolo, suppositamente di produzione lucchese 220. Alcuni speroni da cavaliere con rotelle possono datarsi al XIII o inizio XIV secolo 221. Lusanza pagana di lasciare offerte nelle tombe ormai quasi del tutto abbandonata nel tardo medioevo: molto rari sono i ritrovamenti di armi (spade, mazze, lancie), pochi sono pure i ritrovamenti
Mileti, N., op. cit., p. 88; Belagi, Steci i njihova, op. cit., pp. 87-88. Petrinec, M., Nalazi u grobovima ispod steaka in Steci: Galerija, op. cit., pp. 246-249; Miloevi, A., op. cit., pp. 13-18, p. 28; Belagi, ., Steci i njihova, op. cit., p. 83, pp. 86-87. 218 Petrinec, M., op. cit., p. 259; Lovrenovi, D., Topografija, op. cit., pp. 140-142; Belagi, ., Steci i njihova, op. cit., p. 86. 219 Petrinec, M., op. cit., p. 246-249; Miloevi, A., op. cit., p. 32. 220 Lovrenovi, D., Topografija, op. cit., pp. 140-142; Zeevi, E., op. cit., p. 229. 221 Petrinec, M., op. cit., pp. 260-261.
217 216

43

di ceramica e di vetro. La persistenza di abitudini pagane forse da collegare alleresia della Chiesa bosniaca 222.

Lanalisi degli scheletri condotta nelle necropoli di Radimlja (presso Stolac) e di Cista (provincia di Spalato) ha identificato uomini dalla statura elevata e dal torace sviluppato. Si tratta del cosiddetto tipo dinaridico, cio del tipo caratteristico della popolazione originaria non slava, i vallacchi 223.

Figura 7. Esempi di ritrovamenti nelle tombe (fonte: Steci: Galerija, op. cit.).

222 223

Eadem, pp. 259-263; Lovrenovi, D., Topografija, op. cit., p. 169. Lovrenovi, D., Topografija, op. cit., p. 142. Da notare che la potente famiglia nobile Miloradovi Hrabren aveva origini valacche.

44

4.7. Lavorazione Siccome la pietra pi diffusa del terreno bosniaco di tipo calcareo, essa usata nella maggior parte dei monumenti. Vengono pure usati lardesia, conglomerati di serpentino, la sedra o altri tipi pi rari. Molti massi sono composti da conglomerati sabbiosi (muljika) ma troviamo anche alcuni di granito durissimo 224. La pietra calcarea di diversa qualit: puo essere pi o meno compatta, con peli e spaccature o molto buona a dipendenza di quanto il committente investiva nellestrazione, nel trasporto e nella lavorazione 225.

Lestrazione procede usando metodi manuali e manodopera qualificata, che sa riconoscere nella pietra i punti deboli dove operare la rottura. Si usano diversi cunei di legno o di metallo, martelli, leve, scalpelli o il procedimento di spaccatura mediante congelamento dellacqua. Estratto il blocco, le lavorazioni grossolane di abbozzo e modellazione vengono eseguite direttamente sul luogo e in seguito viene eseguito il trasporto sulla destinazione finale226.

Il trasporto viene eseguito con slitte di legno. Per i blocchi pi grossi richiesta maggior manodopera, e di conseguenza una spesa pi elevata che potevano permettersi solo pochi. Un altro metodo consiste nel far rotolare dei tronchi di legno sotto il masso per tutta la via del trasporto che poi spesso vengono lasciati sul luogo di collocazione parzialmente interrati 227.

La lavorazione finale viene fatta usando i soliti attrezzi: martellina, scalpelli, bocciarda, ecc. Questa fase variava naturalmente molto da pezzo a pezzo, a differenza delle possibilit economiche del committente 228.

4.8. Numero e territorio di diffusione La campagna di rilevamenti sistematici fatta negli anni 60 ha identificato in tutto oltre 70.000 steci, diffusi in necropoli da 10 a oltre 100 pezzi per gruppo. I gruppi pi numerosi sono cimiteri comunali, mentre quelli pi piccoli erano situati entro i possedimenti di qualche nobile: presso castelli o sui piedi di colline che accedono a citt. Lo stato di conservazione assai vario: si va da semplici ruderi a reperti di altissimo valore artistico e artigianale. Si calcola che fino alla fine del XVIII secolo il loro numero era forse anche doppio rispetto a quello odierno 229. Le necropoli maggiori, come Vranjevo Selo (Neum), Klasnik (Viegrad), Novakovii (abljak), Kupres, Boljuni e altre ancora raccolgono oltre 300 steci, ma sono i casi meno frequenti: l88% delle necropoli ha meno di 50 tombe e frequenti
224 225 226

Purgari-Kui, op. cit., p. 245. Belagi, ., Steci i njihova, op. cit., p. 70. Idem, pp. 70-71. 227 Idem, p. 72. 228 Idem, p. 73. 229 Benac, A., op. cit., p. 7; Belagi, ., Steci i njihova, op. cit., p. 17.

45

sono quelle con approssimativamente 10 esemplari. Si trattava sicuramente di piccoli cimiteri di famiglia, distinti a volte da iscrizioni che attestano questo fatto. La maggiore o minore grandezza della necropoli non comunque alcun indicatore della qualit artistica dei lavori presenti in essa 230. L83% degli steci si trova nel territorio dellattuale repubblica federale di Bosnia Erzegovina. Il resto sparso tra le repubbliche di Croazia, di Serbia e del Montenegro. In maggior parte, la diffusione degli steci corrisponde alle linee di estensione del storico regno medievale di Bosnia, pi alcune zone sensibilmente pi lontane. I territori che hanno il maggior numero e la maggiore densit di steci e di necropoli sono il Podrinje, i comuni bosniaci orientali (specialmente Rogatica), lErzegovina completa, la zona di Livno, il comune di Sinj nella Dalmazia interiore, il litorale di Ragusa e il Montenegro occidentale 231. Nel comune di Stolac, cittadina distante una ventina di km sud-est da Mostar, si trovano le due necropoli di maggior valore artistico: Radimlja e Boljuni. 232

Le opere di maggior pregio artistico in Croazia sono situate lungo il litorale raguseo, sulla penisola di Sabbioncello (Peljeac) e a Valle dei Canali (Konavle). Nel retroterra della Dalmazia centrale troviamo un altro importante focolare artistico, mentre nella fascia costiera tra il delta della Narenta e Tra troviamo numerose opere ma di scarsa qualit. Sporadiche presenze sono registrate a nord nella Lika (Plaki, comune di Otoac) 233 e nella Slavonia, ma sono di scarso valore artistico e chiare imitazioni dei modelli bosniaci, conferma proprio della centralit di quei territori. Lunica isola ad avere steci Pago (Pag) 234. Nel Montenegro troviamo alcune necropoli piuttosto distanti dal confine con la Bosnia-Erzegovina: nel nord a Niki e poi verso sud fino alla costa adriatica. In Serbia gli steci sono diffusi principalmente lungo il corso della Drina, pi a sud-est fino al fiume Morava, alle citt di Uice e Novi Pazar, e in linea estrema nel Cossovo 235.

4.9. Botteghe e maestri Gli autori di queste opere sono assai numerosi. Si tratta di unattivit artigianale svolta da pi generazioni di operai e scalpellini, di artigiani di diversa provenienza, formazione artistica e livello tecnico. Il numero di steci pervenutoci oggi, che in passato era sicuramente molto pi grande, dimostra chiaramente lintensa attivit artigianale presente in quei tempi 236.

230 231

Mileti, N., op. cit., p. 21; Belagi, ., Steci i njihova, op. cit., p. 94. Belagi, ., Steci kataloko, op. cit., pp. 41-47. 232 Mileti, N., op. cit., p. 21; Belagi, ., Steci kataloko, op. cit., pp. 41-48. 233 Belagi, ., Steci i njihova, op. cit., pp. 91-92. 234 Tomasovi, M., Perki, D., Alduk, I., Topografija steaka u Hrvatskoj in Steci: Galerija, op. cit., p. 60. 235 Mileti, N., op. cit., p. 21; Belagi, ., Steci i njihova, op. cit., p. 91. 236 Mileti, N., op. cit., p. 21.

46

Alcuni autori si sono firmati sulle loro opere, o abbiamo notizie documentarie della loro esistenza, ma per la maggior parte degli steci non possibile conoscere lautore o la sua bottega di lavorazione. Per singole necropoli o entro una specifica zona geografica si possono comunque riconoscere stili distinti e le mani di autori particolari o di apprendisti formatisi in singole botteghe.

Nelle epoche pi antiche la lavorazione assai semplice, senza o con poche semplici decorazioni. Questo compito viene probabilmente affidato a qualche dilettante del luogo. Quando ledificazione degli steci assume unimportanza maggiore, quando diventa indicatore di prestigio sociale e di potenza economica, i lavori di decorazione cominciano a esser affidati a ben pagati maestri professionisti che lavorano su commissione. Essi, consci delle proprie capacit, in molti casi lasciano la firma sul proprio lavoro, con la sigla kova (fabbricatore) seguita dal nome; riflesso questo di quella linea di affermazione sociale incontrata ovunque nel tardo medioevo e incominciata in ambito locale a Tra (Trogir) con lattivit del maestro Raduan (Radovan) 237. Ma molto spesso questi maestri sono analfabeti e affidano la composizione del testo ai dijaci 238. Il dijak, lautore della firma e di tutte le altre iscrizioni sulla pietra, era un alto dignitario delle corti feudali o della corte reale, educato non solo a scrivere ma anche a comporre un buon epitaffio239. Egli affida la trasposizione del testo cartaceo sulla pietra al maestro scultore, e la sua firma appare pi di frequente che quella dello scultore. Abbiamo la testimonianza di un prete (pop) ortodosso che svolgeva lattivita di dijak, il che dimostra chiaramente lappartenenza non eretica di numerosi monumenti 240.

Conosciamo in tutto i nomi di 34 maestri che hanno lasciato la propria firma a partire dalla fine del XIV secolo 241, ma tra questi lautore pi notevole in assoluto Gruba, affiancato dai suoi apprendisti. I suoi migliori lavori sono locati lungo il corso inferiore della Narenta, e specialmente a Boljuni. Gruba era noto anche per il fatto di essere alfabetizzato, mentre sull'originalit della sua arte viene discusso nel capitolo 5. Si stima la sua morte nel 1447; un modesto steak con iscrizione a Boljuni copre la sua tomba 242.

Mileti, N., op. cit., p. 109. Belagi, ., Steci i njihova, op. cit., p. 74. 239 Krnjevi, H., Buturovi, ., Zukovi, Lj., , Zavod za izdavanje udbenika, Sarajevo, 1974., p. 39. 240 Belagi, ., Steci i njihova, op. cit., pp. 57-58, p. 74. 241 Pokleki Stoi, J., Steci kameni svijet koji nestaje in Steci: Galerija, op. cit., p. 23. 242 Mileti, N., op. cit., pp. 111-113; Lovrenovi, D., Topografija, op. cit., pp. 157-160.
238

237

47

4.10. Le iscrizioni Le epigrafi presenti sugli steci sono state per secoli lelemento pi interessante e studiato dagli storici, mettendo in secondo piano il valore artistico delle incisioni243. Esse sono scritte in lingua volgare e rappresentano perci la testimonianza pi importante e diretta delle vicende storiche, della cultura e della lingua parlata dal popolo nel medioevo. Sono anche unelemento dimportanza critica per la datazione 244. I testi sono scritti con un alfabeto particolare chiamato bosanica. Si tratta di una variante regionale dellalfabeto cirillico che possiede un numero discreto di grafemi scritto in modo diverso e spesso incongruente nelluso generale. LErzegovina possiede un numero sproporzionatamente alto di steci con iscrizioni 245. Purtroppo con il passare dei secoli molte di queste iscrizioni sono state distrutte e rimangono soltanto 363 steci aventi qualche iscrizione. In molti casi le uniche testimonianze rimaste sono quelle documentarie di inizio XX secolo246. Per numerose iscrizioni sopravissute, causa il deterioramento, rimane un problema interpretare correttamente le lettere. La difficolt di lettura in molti casi ha spinto a conclusioni fabbricate e tendenziose, nella maggior parte dei casi volte a confermare la presenza dei bogomili 247.

Anche se le iscrizioni permettono una datazione precisa, su di esse appaiono assai di rado le date precise di nascita e morte 248. Possiamo dividere le iscrizioni in 4 gruppi: iscrizioni recanti solo il nome del defunto; formule religiose; testimonianze di tipo storico (biografie e aneddoti); messaggi morali e religiosi o anche avvertimenti a non violare la tomba 249. I contenuti sono discretamente vari e fantasiosi ma daltra parte troviamo anche numerose ripetizioni di formule e frasi. Linvocazione cristiana tipica: in nome del Padre, Figlio e Spirito Santo. Dopo linvocazione il testo continua con la frequente formula ase lei... che una traduzione letterale del hic iacet latino. La narrazione della morte eroica incontrata su certi monumenti una tradizione occidentale modellata dagli epitaffi romani e delle sepolture pagane. Prima dellinizio del testo viene posta una piccola croce. Nessun testo incontrato contiente riscontri diretti con lideologia bogomila250.

243 244

Belagi, ., Steci kataloko, op. cit., p. 15. Krnjevi, H., Buturovi, ., Zukovi, Lj., op. cit., p. 26. 245 Belagi, ., Steci kultura, op. cit., pp. 422-438. 246 Belagi, ., Steci kataloko, op. cit., pp. 53-54. 247 Mui, I., op. cit., p. 89; Belagi, ., Steci kataloko, op. cit., p. 23. 248 Miloevi, A., op. cit., p. 52. 249 Lovrenovi, D., Epitafi, op. cit., p. 204. 250 Belagi, ., Steci i njihova, op. cit., p. 57; Mileti, N., op. cit., p. 65, pp. 99-100; Lovrenovi, D., Epitafi, op. cit., pp. 207-210.

48

certo che le iscrizioni sono il corredo di quei steci appartenenti ai committenti pi ricchi. La possibilit di ordinare uno scribano non era accessibile che a pochi e sicuramente era piuttosto costosa. Per questo motivo troviamo accanto ai testi anche gli ornamenti migliori251.

Figura 8. Steak con iscrizione a Donja Borina (Loznica), Serbia (fonte: Steci: Galerija, op. cit.).

4.11. Gli ornamenti Il domino quadricentennale dellimpero Ottomano sulla Bosnia e il suo ridotto sviluppo economico e sociale negli ultimi decenni di domino hanno formato negli studiosi europei del XIX secolo unimmagine assai cupa della vita culturale in Bosnia-Erzegovina, e perci non sorprende la loro valutazione negativa riguardo larte degli steci.

251

Benac, A., op. cit., p. 15.

49

In seguito la ricerca storica ha dimostrato che nel medioevo la Bosnia era una paese economicamente sviluppato per i criteri dellepoca e consistenti erano i rapporti culturali con il mondo europeo. Le scene sugli steci sono unespressione specifica ma reale di questo rapporto252. Un numero significativo di steci (circa l8,5% del patrimonio totale) possiede una serie di ornamenti pi o meno estesi ed elaborati, in stati di conservazione diversi. Essi rappresentano linsieme pi prezioso e importante dal punto di vista artistico-figurativo. Questi ornamenti hanno grande variet, e la loro lettura precisa e corretta rimane tuttora in parte un mistero. Molte sono state le ipotesi formulate durante gli anni e spesso contradittorie tra di se. Tutti gli autori concordano nella lettura generale delle rappresentazioni, ma rimane difficile stabilire lorigine e il significato giusto di ogni caso singolo253. Tra i volumi distesi, i pi decorati sono i tettiformi, seguiti da casse e lastre. Invece per quelli eretti pi decorate sono le croci rispetto alle steli. La zona che presenta il pi alto numero di opere con ornamenti lErzegovina, cio lHum medievale. Qu si trova un numero sproporzionatamente pi alto di steci lavorati rispetto alla media complessiva del territorio ex-jugoslavo 254. Stranamente per, proprio gli steci commisionati per le maggiori personalit del tempo (tranne a Donja Zgoa) si distinguono da molti altri per le dimensioni straordinarie ma anche per lassenza di qualsiasi decorazione 255.

252 253

Idem, p. 22. Belagi, ., Steci i njihova, op. cit., p. 33. 254 Belagi, ., Steci kataloko, op. cit., pp. 41-48. 255 Idem, p. 51, p. 54.

50

Figura 9. Steak di Jerko Kustrai presso il Museo dei monumenti archeologici croati (Muzej Hrvatskih arheolokih spomenika) a Spalato, Croazia (fonte: Steci: Galerija, op. cit.).

4.12. Stato conservativo Durante i secoli, migliaia di steci sono stati usati come materiale da costruzione, diventando parte integrante delle murature di chiese ed edifici, nonstante lesistenza in alcune regioni di superstizioni popolari 256.

Anche se le devastazioni dirette sono cessate, al momento attuale la maggior parte dei monumenti si trova in precarie condizioni di conservazione. Le necropoli, diffuse su tutto il territorio, sono esposte alle intemperie climatiche e fisiche di ogni tipo (confrontando con i dati degli anni 70, nel Montenegro ad esempio, pi della met degli steci sono oggi scomparsi257). Molti reperti chiave sono custoditi presso i musei ma si preferisce, dove possibile, mantenerli sul luogo dorigine per avere una fruizione pi autentica 258.

Negli anni 60, durante la vasta opera di ricognizione e catalogazione del patrimonio, diventa chiaro quanto grande il problema conservativo. Come primo passo viene fatta una selezione su carta delle opere di maggior importanza e a maggior rischio 259. Gli steci ottengono unestesa tutela legislativa, ma in pratica la loro grande diffusione territoriale e le limitazioni economiche degli enti non permettono alcuna iniziativa maggiore. Si andato cos nella direzione di proteggere qualche decina di necropoli e di opere pi pregiate e meglio acessibili; vengono fatti alcuni calchi di gesso delle opere pi importanti esposte ai fattori climatici nelle regioni pi remote 260.

Lapplicazione congiunta degli stati di Bosnia Erzegovina, Croazia e Serbia alla candidatura di questo patrimonio allUNESCO si spera porter al miglioramento della tutela e a un maggior interesse del pubblico generale per la questione rispetto alla situazione attuale261.

256 257 258

Belagi, ., Steci i njihova, op. cit., pp. 21-22, p. 133. Kalezi, ., Topografija steaka u Crnoj Gori in Steci: Galerija, op. cit., p. 243. Belagi, ., Steci kataloko, op. cit., p. 29. 259 Idem, pp. 16-17. 260 Idem, pp. 27-29. 261 Pokleki Stoi, J., op. cit., p. 27.

51

5. LE DECORAZIONI ANALISI E INTERPRETAZIONE

5.1. Cenni storici e visione moderna Lenigma degli steci ha avuto quasi completamente e per lungo tempo solo parte secondaria in una discussione storica dogmatica volta a confermare o a contraddire gli studi sulla Chiesa bosniaca, mentre sono stati ignorati proprio quei aspetti che costituiscono la loro essenza principale, cio la testimonianza artistica di una determinata regione in un determinato periodo storico. soltanto negli ultimi decenni che questi monumenti sono cominciati a essere studiati separatamente entro lambito della storia dellarte medioevale 262.

Le prime testimonianze documentarie sullesistenza degli steci sono del 1530, un itinerarium scritto da un diplomatico sloveno, Benedikt Kuripei, al servizio di Ferdinando I dAsburgo, inviato a Istanbul alla corte del sultano Solimano II in vece di diplomatico263. Alberto Fortis, nel suo Viaggio in Dalmazia del 1774, ci fornisce le prime descrizioni di valore scientifico sugli steci che ha visto durante il suo viaggio, nel retroterra spalatino e lungo il corso della Cettina264.

A inizio XIX secolo il nobile polacco Aleksandar Sapieha viaggia per la Dalmazia, lErzegovina e Ragusa. I rilievi degli steci gli sembrano vicini allarte antica egiziana e parta, e esprime lopinione che appartengono ai primi secoli del cristianesimo. Anche altri autori suoi contemporanei li associano allarte degli antichi parti 265. Come si vedr dai dati presentati, questopinione non era del tutto infondata. Gi dalla met del XIX secolo la maggioranza degli studiosi inclinata a spiegare gli steci come un prodotto materiale degli insegnamenti eretici storicamente diffusi in questa regione. Lo stesso iro Truhelka un sostenitore di questidea 266. Lesposizione pi completa di questa teoria stata data negli anni 40 del 900 dallo storico russo Aleksandar Solovjev, ottimo conoscitore delle eresie neomanichee 267.

Con maggiore o minore intensit dura ancora la disputa sul significato di questarte. Inizialmente viene posta in primo piano la sua rusticalit e lingenuit degli artisti che creano le immagini sulla pietra. Confrontati con le grandi opere medievali dei paesi occidentali, le scene realistiche e spigolose

Mileti, N., op. cit., p. 19. Belagi, ., Steci i njihova, op. cit., p. 18. 264 Belagi, ., Steci kataloko, op. cit., pp. 13-14. 265 Idem, p. 11, pp. 13-14; il titolo dellopera originale : Sapieha, A., Podroz do Krajow Slawiankich odbiwana w 1802 i 1803 roku, Warszawa, 1811. 266 Benac, A., op. cit., p. 17. 267 Solovjev, A., , Sarajevo, 1956; Benac, A., op. cit., p. 18.
263

262

52

degli steci non potevano dare entusiasmo. Il punto di vista calibrato sulle opere scultoree e pittoriche rinascimentali faceva anzi provare avversione. Pian piano, questa visione muta, in parallelo alla concezione generale dellarte. In et pi recente gli steci diventano una fonte di nuova ispirazione per gli artisti moderni 268.

5.2. La problematica sullorigine artistica stato ormai accertato che questo tipo di monumenti funebri non esiste altrove in Europa. Seppure possibile individuare strutture simili in altri luoghi, si tratta di localit lontane e di casi isolati che non hanno avuto una diffusione di massa paragonabile al nostro caso 269.

Tenendo conto della teoria bogomila, si tentato di trovare modelli di arte simili in quei luoghi che storicamente sono stati intensamente toccati dalleresia (Bulgaria e Macedonia), ma senza successo. Anche le tombe catare sopravissute in Francia hanno un aspetto assai diverso e incompatibile. In Irlanda invece sono state trovate delle necropoli del VIII sec. presso i monasteri di epoca altomedievale, lontanamente affinabili alle steli delle necropoli degli steci. Appare comunque incoerente il fatto che i membri di un movimento religioso che negava in generale il mondo materiale pongano tanta preoccupazione per il destino del proprio corpo mediante massicci e costosi monumenti 270.

5.3. Alcune conclusioni generali Il confine tra Impero romano occidentale e orientale, che correva lungo il Danubio e la Drina, ha reso le regioni prossime ad esso territori di periferia per entrambe le entit amministrative. Ne conseguito un certo attardamento nell'assimilazione delle novita culturali271. Durante il medioevo la Bosnia una terra di frontiera, racchiusa entro montagne impervie e strette valli, situata sul confine tra entit politiche, religiose e culturali diverse, alla periferia delle importanti vie commerciali272. Ogni impulso artistico e culturale giunge lentamente e viene filtrato attraverso la secolare tradizione locale e adattato ai desideri della committenza locale273.

Benac, A., op. cit., p. 16; Belagi, ., Steci i njihova, op. cit., p. 16. Si fa riferimento specialmente al grande poeta Mak Dizdar, nativo di Stolac, e alla sua opera Kameni spava. 269 Belagi, ., Steci i njihova, op. cit., p. 90. 270 Lovrenovi, D., Topografija, op. cit., p. 143; Mui, I., op. cit., p. 81; Belagi, ., Steci i njihova, op. cit., p. 90, p. 97. Lautore non ha potuto trovare uno studio comparato dellarte funeraria irlandese e di quella bosniaca, o lesistenza di teorie che leghino il cristianesimo irlandese a quello bosniaco. 271 Mileti, N., op. cit., pp. 19-20. 272 Basler, ., Steci in Enciklopedija likovnih umjetnosti, vol. 4, Jugoslavenski leksikografski zavod, Zagabria, 1966., op. cit., p. 320. 273 Mileti, N., op. cit., pp. 19-20.

268

53

Il primo patrimonio artistico degli abitanti che dopo il VII secolo hanno ospitato queste terre stata lantica cultura slava pre-cristiana. Gli slavi portano con se principalmente unevoluta tecnica di lavorazione del legno, il materiale pi usato sin dallepoca pi antica e poi ritrovato nelle dense foreste dei Balcani. Immediato poi il contatto con la cultura bizantina e con la cultura romana e cristiana delloccidente medievale. Larte romana classica, presente nei secoli con unabbondante produzione, ha influito sicuramente in modo intenso con i suoi modelli estetici. I modelli bizantini hanno dominato su tutta la penisola, tranne che nelle zone costiere della Dalmazia e nel nord-ovest, dove il romanico a diventare lo stile dominante 274. Gli steci traggono per il loro carattere pi profondo e prossimo dallarte tardoantica e paleocristiana. Come per altri paesi mediterranei, alcuni elementi di carattere egiziano paleocrstiano si sono inaspettatamente trapiantati: il simbolismo alessandrino, il culto degli anacoreti e dei martiri e le supertizioni di carattere rituale. I pensieri escatologici e soteriologici e i motivi artistici usati (la croce, rosette, uccelli, foglie di vite, fiori, figure, ecc.) fanno parte di un repertorio antico ma diffuso su tutto il Mediterraneo. Mediante la cristianizzazione, i viaggi e lattivit degli ordini monastici ed altre contingenze, questarte ritorna a secoli di distanza nellarte bosniaca. Il vasto patrimonio di immagini attinto dal cristianesimo primitivo di ispirazione gnostica. La sopravvivenza di un pensiero gnostico insolito per lambiente cristiano tardomedievale, ma se accettiamo lipotesi che il cristianesimo in Bosnia ha origini insolitamente antiche, dobbiamo per forza richiamarci a elementi gi dimenticati e perci diventati ancora pi misteriosi. Tutti questi simboli, riferitisi a Ges e al cristianesimo delle origini, erano noti e usati come segni della salvezza e perci molto adatti per opere di carattere funebre. Nellarte degli antichi evangeli bosniaci e nei diplomi dei re e dei duchi questo simbolismo stato invece ignorato 275. Non poi da escludere che la continuit di uso con i luoghi sepolcrali pi antichi ha forse influito nel significato della simbologia degli steci 276. Si assorbono poi in successione temi, forme e modelli delloccidente medievale romanico, in parte del gotico e infine dellarte ottomana filtrata attraverso modelli bizantini. Il tono stilistico di ogni particolare luogo nella regione bosniaca definito dalla maggiore o minore presenza di ciascuno di questi elementi 277, influenzato anche dalla spaccatura confessionale che vi corre proprio attraverso.

I maestri scultori usano le forme del romanico, ereditate per con molti anni di ritardo, il che rappresenta una certa dissonanza. Bisogna per tenere conto che le forme romaniche restano
274 275

Radoji, S., Lasareff, V., Frova, A., op. cit. vol. 12 pp. 590-592, p. 633. Mileti, M., op. cit., pp. 171-174; Mileti, N., op. cit., p. 98. 276 Mileti, N., op. cit., p. 23. 277 Mileti, N., op. cit., pp. 21-22; Radoji, S., Lasareff, V., Frova, A., op. cit., pp. 591-596.

54

dominanti per molto tempo negli avanzati centri urbani costieri della Dalmazia. Per via di questo distacco secolare gli elementi figurativi vengono usati in modo diverso e combinati liberamente278. I pochi esempi di arte preromanica sopravissuti sono solo frammentari, e si tratta di alcune rappresentazioni plastiche in pietra di uccelli e vegetali che appartenevano a chiese del XI XII secolo, andate in rovina 279. Nel periodo di piena maturit gli steci si evolvono artisticamente verso una figurazione pi razionale che accoglie elementi gotici. Si dimentica il senso di alcune rappresentazioni simboliche che diventano solo pura decorazione 280. Anche se nel XV secolo la loro costruzione diventa un fenomeno di massa, acessibile a strati sempre pi grandi della popolazione, lelite feudale della societ pu comunque distinguersi per luso di volumi imponenti e di decorazioni pi raffinate, espressione di un gusto estetico pi avanzato281. In somma di tutti questi aspetti, linterpretazione degli steci solamente in chiave manichea sembra incompleta e limitante282. La palese connessione di molte opere con gli episodi del Vecchio testamento difatto disabilita la teoria di unarte basata sul bogomilismo 283. E se pure ha avuto unorigine religiosa, ha usato e integrato in modo molto abile tutte le componenti popolari antico-slave ed esterne per modificarle a proprio scopo284. Il giudizio di molti studiosi che bisogna pensare agli steci come unespressione culturale di tutta la societ bosniaca, e non di un particolare movimento religioso285. Lingenuit e limmediatezza degli steci appare cos naturale e spontanea che ogni raffinamento accademico avrebbe rovinato larmonia e la veridicit di questimpressione, provocando repulsione. Gli steci sono estranei alla cultura umanistica e rinascimentale e rappresentano un patrimonio artistico di ispirazione puramente medievale. Seppure a momenti i temi e le decorazioni possono apparire monotone e generali, la variet del loro uso annulla ogni simile sensazione 286. Infatti, non esistono due steci uguali 287.

278 Radoji, S., Lasareff, V., Frova, A., op. cit., vol. 12 pp. 591-592; Basler, ., Steci in Enciklopedija Jugoslavije, vol. 8, Jugoslavenski leksikografski zavod, Zagabria, 1971., p. 140; Benac, A., op. cit., p. 21; Basler, ., Steci in Enciklopedija likovnih umjetnosti, op. cit., vol 4 p. 320. 279 Belagi, .,, Steci i njihova, op. cit., pp. 10-11. 280 Basler, ., Steci in Enciklopedija likovnih umjetnosti, op. cit., vol. 4 p. 320; Belagi, Steci i njihova, op. cit., p. 31. 281 Benac, A., op. cit., pp. 19-20; Belagi, ., Steci kultura, op. cit., pp. 117-118, pp. 520-526. 282 Belagi, ., Steci kultura, op. cit., p. 509. 283 Idem, pp. 510-511. 284 Benac, A., op. cit., p. 24. 285 Belagi, ., Steci kultura, op. cit., p. 66, p. 509; Belagi, Steci i njihova, op. cit., p. 99. 286 Benac, A., op. cit., pp. 24-25. 287 Alduk, I., op. cit., p. 55.

55

5.4. Caratteristiche materiali dellattivit artistica Non c dubbio che larte della lavorazione del legno ha influito profondamente sulla scultura e sulla lavorazione della pietra. Diffuso su tutto il territorio e tradizionalmente impiegato da secoli, il legno stato certamente preferito alla pietra, anche se per via della sua deperibilit non ci lasciato testimonianze paragonabili alla seconda 288. Quei artigiani che si sono provati sulla pietra hanno sicuramente avuto una grande conoscenza dellintaglio e hanno perci trasferito le loro conoscenze sul nuovo medium, anchesso facilmente reperibile. Questa la ragione perch stato preferito il bassorilievo rispetto allalto 289. possibile perci affermare che alla base della modellazione degli steci sta larte dellintaglio290. Proprio con essi vengono raggiunti i risultati migliori e la piena affermazione, elevandosi al di sopra della rozza produzione popolare, di cui fino a un certo punto espressione291. Oltre agli steci, ci rimangono una decina di sedie giudiziarie in pietra292.

Numerosi artisti dalmati e ragusei assieme a qualche straniero operano in Bosnia, mentre gli apprendisti da l vanno a educarsi a Ragusa e nelle altre citt. Anche larte orafa e la miniatura della costa dimostrano un alto livello: le monete in oro coniate durante il regno di Tvrtko I sono basate su modelli ragusei. Gli oggetti preziosi delle regine Caterina e Jelena hanno avuto grande notoriet a suo tempo, ma sono oggi scomparsi. Della produzione tessile locale ci rimasto poco293.

Durante il XIV e il XV secolo si intensifica lincastellamento del territorio, tanto da avere tra le 350 e 400 citt fortificate, tra cui la pi importante la citt reale di Bobovac. Viene distrutta in seguito alloccupazione ottomana e non possiamo perci conoscere il suo corredo decorativo, creato sicuramente da artisti esteri (specialmente ragusei) come affermano i documenti294. A differenza della Serbia e della Croazia, in Bosnia non sono mai state costruite chiese monumentali, e i motivi possono essere vari: dalla presenza di uneresia avversa alla costruzione di edifici di culto a una possibile preferenza per il legno come materiale da costruzione295. Una teoria afferma che gli edifici religiosi, demoliti in seguito alle scorrerie mongole del 1242, non sono stati pi ricostruiti e al loro posto lartigianato locale si concentrato su un altro tipo di produzione 296.

288 289

Radoji S., Lasareff, V., Frova, A., op. cit., vol. 12 p. 592, p. 596. Ibidem; Benac, A., op. cit., p. 10; Belagi, .,, Steci i njihova, op. cit., p. 31. 290 Belagi, ., Steci i njihova, op. cit., p. 16. 291 Basler, ., Steci in Enciklopedija Jugoslavije, op. cit., p. 140. 292 Belagi, ., Steci i njihova, op. cit., p. 13. 293 Purgari-Kui, op. cit., p. 247; Alduk, I., op. cit., p. 44; Belagi, ., Steci i njihova, op. cit., pp. 14-16, p. 94; Dvornik, F., op. cit., p. 131.
294 295

Belagi, ., Steci i njihova, op. cit., pp. 11-13; Basler, ., Steci in Enciklopedija likovnih umjetnosti, op. cit., p. 320. Benac, A., op. cit., p. 20. 296 Basler, ., Steci in Enciklopedija likovnih umjetnosti, op. cit., p. 320.

56

5.5. Le maggiori distinzioni territoriali Nel vasto patrimonio di steci figurati distinguiamo innanzitutto due zone principali, sia per diffusione che per carattere stilistico: la fascia settentrionale e la fascia meridionale.

La prima comprende il territorio proprio della Bosnia storica: la Bosnia centrale a nordovest dalla valle del fiume Vrbas relativamente pianeggiante; la stretta valle lungo il corso della Drina, la valle del fiume Lim, suo affluente in Serbia e Montenegro, e gli altri centri abitati esistiti entro le menzionate distese. La fascia meridionale consta praticamente dellintera Erzegovina lo storico ducato di Hum; la Dalmazia centrale e meridionale; Ragusa e il Montenegro, dalle montagne nordoccidentali sui confini serbo e bosniaco fino alla costa adriatica 297. Accade comunque spesso che i maestri di una regione vengono chiamati a lavorare in luoghi abbastanza lontani dai propri, portando con s il proprio stile regionale o quello della propria bottega, creando delle oasi distinguibili sul territorio298. I gruppi di steci pi antichi si trovano a nord: questarte ha avuto origine nella Bosnia centrale e orientale, specialmente nel Podrinje, sede di fitte necropoli. Essi rappresentano il tipo pi caratteristico di steci e sono i tipici rappresentanti dellimmaginario collettivo 299. Si caratterizzano da una minore ricchezza di decorazioni rispetto alla fascia meridionale e da un aspetto pi personale che meno risente delle influenze occidentali. La spirale il motivo decorativo preferito in queste zone e pi si va a est, pi le lastre sono sostituite da casse, steci tettiformi dalle falde pronunciate e steli; rari quei motivi vegetali che dominano a sud. Anche gli altri motivi pi complessi sono presenti, ma creati sempre con modalit semplici 300. Il Podrinje serbo e bosniaco formano un gruppo unico, poich la popolazione di ambedue le rive del fiume era economicamente legata alla comune attivit minatoria 301. Entro la fascia meridionale, la pi preziosa per quanto riguarda gli esiti artistici302, distinguiamo due zone ulteriori, cio rispettivamente a ovest della Narenta e a est, corrispondenti approssimativamente ai limiti delle confessioni cattolica e ortodossa. Le necropoli dellErzegovina orientale, di Ragusa e del Montenegro si distinguono perci molto dalle opere della Dalmazia centrale, dellErzegovina occidentale e della Bosnia sud-occidentale 303.

297 298

Mileti, N., op. cit., p. 109, p. 150. Belagi, ., Steci kultura, op. cit., p. 462, p. 482. 299 Mileti, N., op. cit., p. 150, p. 157. 300 Benac, A., op. cit., p. 13; Mileti, N., op. cit., p. 151. 301 Zeevi, E., op. cit., pp. 222-223. 302 Benac, A., op. cit., p. 7, p. 9. 303 Mileti, N., op. cit., p. 109.

57

A est dalla Narenta, nel suo corso inferiore, troviamo le necropoli pi artisticamente mature di tutta la produzione esistente. Il loro numero e densit, la qualit di lavorazione, la grande variet e ricchezza della lavorazione artistica, il numero di autori che ci lasciano testimonianza raggiungono vette impressionanti. Anche le decorazioni pi semplici trovano unelaborazione monumentale304. Perfino gli steci pi antichi di questo luogo (XIV secolo) portano con se delle scritte. Tutti i motivi pi interessanti ed elaborati hanno origine qu, diventando modello di imitazione nelle altre regioni pi interiori 305. Invece le regioni a ovest della Narenta si distinguono ancora in 3 sottogruppi: le necropoli presso il fiume, simili a quelle dellaltra sponda; il retroterra della Dalmazia centrale (Kupres, Imotski) assieme all'Erzegovina occidentale e parte della Bosnia centrale (Duvno, Livno, Kupres), sede del modello dalmatico di steci 306; infine la zona costiera di carattere periferico, partendo da Tra verso sud307.

5.6. Valore morfologico La forma degli steci richiama quella di una casa, e si suppone che gli antichi slavi costruivano monumenti funebri in legno a forma di case. Le loro abitazioni erano capanne di legno e su questo modello viene costruito un monumento di legno dedicato al defunto. A causa della deperibilit del materiale non ci sono rimaste prove dirette di questusanza. ammissibile supporre che loriginale lavorazione in legno sia stata sostituita con la pietra per via delle migliori caratteristiche fisiche del materiale, mentre la forma originale rimasta pi o meno simile308. Unaltra tesi collega invece la forma e levoluzione degli steci a quella dei sarcofagi romani antichi, diffusi specialmente sul litorale dalmata e parzialmente nellIllirico 309.

Il desiderio di rappresentare una casa si riflesso anche nelle decorazioni. Vengono scolpiti vari tipi di elementi architettonici in combinazioni diverse che con il loro aspetto intensificano la sensazione di casa che ci trasmette il volume 310. Questo tipo di decorazioni, inseparabile dal supporto, stato raggruppato dallautore sotto un insieme proprio.

Lovrenovi, D., Topografija, op. cit., p. 154, p. 157. Mileti, N., op. cit., pp. 110-111. 306 Miloevi, A., conia questo termine nella sua op. cit. (vedi spec. p. 42) per indicare numerose necropoli disposte lungo un corridoio che va da Trilj (provincia di Spalato) verso la Bosnia centrale. Miloevi e gli studiosi successivi sostengono che Il modello dalmatico il prodotto di una stessa scuola artistica avente come committenti pressoch unici i valacchi che dimoravano entro tale territorio, cio nei possedimenti del signore Stjepan Vuki Kosaa, il quale li aveva assoldati come mercenari (vedi anche Lovrenovi, D., Topografija, op. cit., p. 186). 307 Mileti, N., op. cit., p. 142. 308 Benac, A., op. cit., p. 22. 309 Lovrenovi, D., Bosansko-humski mramorovi steci in Bosna franciscana : asopis Franjevake teologije, anno 5 (1997), num. 7, Sarajevo., pp. 96-97. 310 Benac, A., op. cit., p. 9; Lovrenovi, D., Bosansko-humski, op. cit., p. 118.
305

304

58

Figura 9. Steak a imitazione della capanna medievale a Donji Bakii (Olovo), Bosnia Erzegovina (fonte: Mileti, N., op. cit., p. 122)

5.7. I motivi vegetali e geometrici disposti in serie Si tratta di decorazioni che hanno di solito la funzione puramente decorativa di cornice, fregio o bordatura; sono presenti su ogni tipo di superficie sullo steak. Sui tettiformi delimitano la superficie poligonale del blocco dalla sua terminazione a tetto311.

Lornamento pi frequente una sottile fascia composta da due rette parallele entro cui si susseguono brevi lineette, rassomigliante a una fune, e perci il motivo viene detto anche a fune ritorta. Le varianti sono numerose: le lineette possono andare a zig-zag (con eventuali inserimenti negli interspazi), a dente di sega, partire dai bordi con senso opposto e incontrarsi al centro con simmetria, essere perpendicolari alle rette in modo da creare dei piccoli quadrattini, ecc. Assieme alle varianti il motivo generalmente diffuso sul territorio 312.

Motivo decorativo pure molto frequente un sottile nastro o linea ondulata continua posta entro uno o due fregi funiformi. Gli interspazi delle curve sono riempiti con diversi moduli, di cui il pi frequente

311 312

Wenzel, M., Ornamental, op. cit., p. 31. Belagi, ., Steci kultura, op. cit., pp. 140-143.

59

un trifoglio legato con peduncolo al nastro. Oltre ad esso compare spesso il grappolo duva e perci questo motivo viene anche chiamato a vite ondulata. un motivo caratteristicamente gotico. I trifogli possono essere pi o meno stilizzati o al loro posto compaiono anche semipalmette, foglie di vite, triangoli, cerchietti, uncinetti, spirali o altre forme seriali. Il nastro a trifogli o vite incurvata viene considerato un motivo classico degli steci, ma lo troviamo soltanto nelle fascia meridionale, con poche eccezioni. Invece nella Bosnia centro-orientale il suo posto preso dal nastro a vite con grappoli duva 313.

Altro motivo geometrico il fregio formato da insiemi di rombi; particolarmente popolare nellErzegovina orientale (Stolac, Bilea, pianura di Gacko) e nel confinante Montenegro settentrionale (Niki, avnik, Vilusi). I fregi a rosette e a rombi sono una decorazione insostituibile sui monumenti dellErzegovina orientale e del Montenegro, di solito applicati sulle casse alte 314. Le decorazioni vegetali degli steci hanno un modello importante nei rilievi della cattedrale di San Trifone a Cattaro (Kotor) 315.

La spirale stata ampiamente usata dapertutto, ma caratterizza specialmente la fascia settentrionale e le centinaia di monumenti del Podrinje. Invece a sud la sua presenza pi diluita assieme ad altri tipi di fregi. Le spirali decorano i lati laterali e solo eccezionalmente salgono sul tetto dei tettiformi 316.

La vite con foglioline e la spirale appaiono in altri prodotti dellartigianato popolare. Sui tessuti le decorazioni venivano inserite sui bordi, allo stesso modo di quelle sugli steci317.

313 314

Belagi, ., Steci kultura, op. cit., pp. 145-150; Wenzel, M., Ornamental, op. cit., p. 32; Benac, A., op. cit., p. 12. Mileti, N., op. cit., pp. 38-39, p. 57, p. 59, pp. 113-114; Kalezi, .,op. cit., p. 243. 315 Mileti, N., op. cit., p. 151, p. 158. 316 Belagi, ., Steci i njihova, op. cit., p. 36, p. 45, p. 58. 317 Benac, A., op. cit., p. 23.

60

Figura 10. Esempio di decorazione a vite ondulata con trifogli; Radimlja (Stolac), Bosnia Erzegovina (foto dellautore).

5.8. I motivi vegetali e geometrici autonomi Alcune delle forme gi menzionate possono venir rappresentate in scala pi grande, con unelaborazione pi dettagliata e isolate nella composizione, assumendo in tal modo valore individuale. In questo caso, presi singolarmente, questi motivi possono acquistare un significato simbolico 318.

La spirale viene applicata anche come grande elemento singolo che copre unintera facciata. Pi di frequente abbiamo diversi accostamenti di spirali (due spirali affrontate, in coppia, sgorganti dal centro, a S capovolta, ecc.) o combinazioni con altri simboli, specialmente con la croce e con il giglio 319. Si ritiene che essa sia ricca di significati simbolici, anche se forse il suo valore stato dimenticato nella maggior parte dei casi 320.

318 319

Mileti, N., op. cit., p. 58. Mileti, N., op. cit., pp. 58-59; Belagi, ., Steci i njihova, op. cit., p. 36. 320 Belagi, ., Steci kultura, op. cit., p. 207.

61

La spirale viene messa in relazione con il culto della grande madre e della luna. Il suo avvitamento in s simboleggia la morte e la resurrezione. Se poi abbiamo la croce con le braccia che si dilatano a spirale viene inteso Ges con i suoi seguaci 321.

Il giglio una forma piuttosto frequente e usata principalmente nel sud-est. La sua presenza pu essere spiegata con varie ragioni. Esso uno dei motivi principali delliconografia cristiana: simboleggia le sofferenze di Ges e il dolore della Madonna provato nel vedere il figlio crocefisso322. Su alcune opere il giglio assume forme quasi antropomorfe, rendendo incerta la lettura. Questa tendenza raggiunge lapice nel sud-ovest e specialmente nella Dalmazia centrale. Il giglio viene adottato dalla famiglia reale reale di Francia e da molte casate nobiliari francesi, angioini compresi. In seguito alla presa del potere in Ungheria di Carlo Roberto dAngi questo stemma diventa noto anche nella Bosnia domino vassallo. Con Tvrtko I e linstaurazione del regno, il giglio gi stemma di famiglia assume un valore ufficiale. Altri feudatari usano pure questa figura sulla propria araldica, ed a volte lunica decorazione presente sullo steak323. Come nelle decorazioni seriali, la vite e il grappolo duva oltre ad avere funzione decorativa possono nascondere un significato pi profondo. Nella fascia nord molti monumenti raffigurano il grappolo duva che fuoriesce dalla spirale. Il loro modello sono i monumenti antichi sulla Drina 324.

321 322

Belagi, ., Steci i njihova, op. cit., p. 36, p. 38, p. 45; Wenzel, M., Ornamental, op. cit., pp. 179-180. Wenzel, M., Ornamental, op. cit., p. 163. 323 Mileti, N., op. cit., pp. 63-64; Belagi, ., Steci i njihova, op. cit., pp. 45-46. 324 Mileti, N., op. cit., p. 62, p. 158.

62

Figura 11. Spirali, grappolo duva e albero della vita Donja Borina (Loznica), Serbia (fonte: Steci: Galerija, op. cit.).

Nelliconografia cristiana la vite la trasposizione di un passo biblico (forse di Isaia 27:2-5 o del Vangelo di Matteo, 21:33-43, lEgo sum vitis vera) ben noto allortodossia, dove la vite viene associata al vigneto di Dio. Si tratta comunque di un motivo diffuso e ben conosciuto fin dallantichit 325. Siccome i bogomili semplici non rifiutavano la consumazione di vino, il tema pu essere considerato anche bogomilo 326. Nellantico culto dionisiaco la vite era consacrata a Dionisio quale suo simbolo. Possibilmente viene semplificata in un triangolo, segno che pure liniziale del suo nome. La greca viene rappresentata nel cirillico bosniaco al posto della d comune, oppure viene usato il pentagramma. Forse anche questo triangolo aveva un valore mistico, similmente al triangolo mistico con locchio, considerato segno del Dio padre e ancoroggi celebre. Dunque la vite, simbolo mistico di Dionisio e della sapienza-Tritonia di ambiente pitagorico, viene riadattata dai cristiani per simboleggiare Cristo327.

325 326

Wenzel, M., Ornamental, op. cit., pp. 203-204. Angelov, D., op. cit., pp. 268-271. 327 Mileti, M., op. cit., pp. 167-171.

63

La rosetta accompagnatrice frequente della mezzaluna. immancabilmente presente in tutta la fascia meridionale e in buona parte di quella occidentale, ma non migra mai in Serbia. La sua struttura varia per forma e per numero di petali. Pu essere incoronata in un cerchio o esserne priva 328.

La raffigurazione della mela stato trovata solamente in alcune zone specifiche della Bosnia centrale, a Ludmer (Srebrenica) e a Kupres. Pu darsi che si trattato di uninfluenza turca, poich mele di tipo simile sono presenti in opere eseguite nello stesso periodo in Turchia329. Sui niani musulmani in generale la mela indica un ramo dellesercito ottomano, i cannonieri. Si supposto dunque che per analogia questa ha lo stesso significato sugli steci. Nella tradizione popolare invece la mela rappresenta attenzione, amore e amicizia. Era usanza lasciare delle mele sulle tombe di giovani ragazze cristiane La mela assomiglia molto alla rosetta o alla stella e perci pu essere anche un modello alternativo di rappresentazione del sole, cio un simbolo astrale330.

Lalbero della vita una forma usata da milenni. Il suo uso nelliconografia cristiana vicino alla croce o al giglio. Di questo tipo sono gli alberi raffigurati sugli steci 331. L'usanza di piantare un albero presso la tomba del defunto, specialmente se morto in et giovane, era diffusa in Serbia e di conseguenza forse qualcosa di questo stato trasferito nelle immagini 332. Lalbero per s metafora della Gerusalemme celeste e dellascensione mentre se viene affiancato da un uccello trova riscontro con le scene della mitologia iranica 333. Il reliquario di Catarina Hrani e il prezioso scrigno di san Simeone donato ai benedettini di Zara da Elisabetta Kotromani, moglie di Luigi dAngi, sono alcune ben note e pregiate opere artigianali sulle quali troviamo decorazioni vegetali molto simili a quelle riprese sugli steci334.

328 329

Mileti, N., op. cit., p. 59; Belagi, ., Steci kultura, op. cit., pp. 208-214. Lovrenovi, D., Topografija, op. cit., p. 179; Belagi, ., Steci kultura, op. cit., pp. 174-175. 330 Belagi, ., Steci kultura, op. cit., pp. 174-175. 331 Lovrenovi, D., Bosansko-humski, op. cit., p. 104. 332 Wenzel, M., Ornamental, op. cit., pp. 207-208. 333 Mileti, N., op. cit., p. 63, p. 97; Belagi, ., Steci i njihova, op. cit., p. 46. 334 Alduk, I., op. cit., p. 48, pp. 50-51.

64

Figura 12. Steak a Varoite (Rogatica), Bosnia Erzegovina (fonte: Mileti, N., op. cit., p. 122).

5.9. Le decorazioni architettoniche Per decorazioni architettoniche intendiamo due nozioni distinte di decorazione: la prima comprende quelle raffigurazioni inseparabili dal supporto, volte a richiamare plasticamente sullo steak laspetto di una casa, nel secondo tipo invece implichiamo tutte quelle rappresentazioni di citt, castelli, torri e altri paesaggi architettonici che fungono da complemento alla scena complessa o sono autonome e isolate.

Si usano due soluzioni principali per ricreare su pietra laspetto di una casa: nella Bosnia continentale vengono scolpiti sulla superficie dei blocchi canalini disposti in parallelo che assomigliano alle travi e alle assicelle di legno che troviamo sulle capanne dei paesani. Viene dunque imitata su pietra larchitettura di legno locale, secondo i due modelli della baracca (brvnara) e della capanna (bondruka). Il primo tipo stato rilevato a Vlasenica e a Drinjaa (comune di Zvornik), il secondo negli stessi luoghi e inoltre a Olovo, Kladanj e Tuzla.

65

Invece la fascia meridionale, pi prossima alle influenze culturali mediterranee, ha optato per una decorazione ad arcate, piloni e colonne disposte in serie, dando limpressione di un colonnato 335. Tentando di rappresentare la tomba come una casa, loltretomba si unisce alla vita terrena 336. Se nella produzione pi antica questi elementi architettonici hanno ancora un valore simbolico, nelle stilizzazioni pi tarde diventano pura decorazione e il significato primordiale stato dimenticato337. Il primo steak con archi datato del 1391, scoperto a Veliani (Ravno, provincia di Ragusa) 338. Mediante lanalisi stilistica degli elementi architettonici possibile individuare lepoca di creazione o almeno la localit dorigine del modello figurativo 339. Distinguiamo archi a tutto sesto, romanico, gotico, saraceno e a ferro di cavallo. Viene naturale lassociazione alle opere romaniche della costa dalmata 340. Anche se le arcate sono diffuse su tutto il territorio meridionale, il loro aspetto varia molto. Gli steci della parte orientale possiedono piccoli archetti ciechi che corrono lungo i bordi dei lati pi lunghi, nei quali eventualmente viene collocato qualche simbolo , motivo vegetale (ad es. i gigli) o segno araldico. Nei monumenti della parte occidentale sono scolpiti due o tre grandi arconi lungo tutto il piano e negli spazi interni vengono inserite decorazioni, figure o scene complesse per le quali di conseguenza le architetture fanno da cornice341. Tra le forme pi singolari larco a ferro di cavallo caratterizza le necropoli del Montenegro, dellErzegovina orientale e qualche esempio attorno la Narenta. La sua origine chiaramente mediterranea e bizantina. Larco gotico compare raramente342, prima a Veliani (Trebigne) e poi nella sua forma matura solo a Stolac 343.

335 336

Mileti, N., op. cit., p. 39, p. 155; Belagi, ., Steci i njihova, op. cit., p. 31, p. 93; Benac, A., op. cit., pp. 8-9 Mileti, N., op. cit., p. 99. 337 Belagi, ., Steci i njihova, op. cit., p. 40. 338 Wenzel, M., Ornamental, op. cit., p. 55. 339 Mileti, N., op. cit., p. 40, p. 99. 340 Benac, A., op. cit., p. 9. 341 Wenzel, M., Ornamental, op. cit., p. 57, pp. 74-75. 342 Benac, A., op. cit., p. 9. 343 Mileti, N., op. cit., p. 40, p. 57, p. 111.

66

Figura 13. Steak con decorazioni ad arco e rosette, Radimlja (Stolac), Bosnia Erzegovina (foto dellautore).

La citt pu essere rappresentata in modo schematico o con un maggior numero di dettagli, pu essere un motivo autonomo e isolato o parte di una composizione complessa. Rappresentazioni schematiche di sfondo sono presenti su tutta la fascia meridionale (necropoli di Dugo Polje nel comune di Jablanica, Hamzii e Dragiina nel comune di Ljubuki). Come motivo autonomo la troviamo nelle regioni sud-occidentali (Uzarii iroki Brijeg), mentre con una lavorazione pi dettagliata presente solo in pochi monumenti attorno a Stolac. Per via della particolare funzione dei monumenti funebri, la rappresentazione di citt e di torri entro le scene complesse supera sicuramente il semplice dato descrittivo e realistico. Si suppone lesistenza di un qualche valore simbolico che non stato ancora chiarito344.

344

Eadem, p. 99.

67

5.10. Gli animali Nel vasto gruppo di animali rappresentati incontriamo il pi delle volte cavalli e cervi, poi cani e uccelli e infine pi raramente capre, caprioli, serpenti, lucertole e animali fantastici345. Gli animali appaiono spesso sugli scudi come simboli araldici 346. La commistione di animali reali e fantastici fa in generale parte di un repertorio altomedievale, ma sembra che questo tipo di repertorio caratteristico del maestro Gruba 347.

Vari tipi di uccelli popolano le facciate dei monumenti, ma raramente sono soli. Spesso hanno un aspetto schematico che non ci permette di riconoscere la specie e dobbiamo perci riferirci al contesto in cui sono inseriti 348. Luccello raffigurato sulla croce o vicino alla figura del defunto una colomba. Simbolo biblico noto, la colomba simboleggia lanima del defunto che vola verso laltro mondo. Siccome molti popoli antichi rappresentano la colomba e le assegnano un significato mistico, lorigine del motivo pu essere diversa 349. Nelle scene di caccia riconosciamo il falco. Il suo ruolo nella caccia fino a tempi recenti stato assai importante. Il falco che si percipita sul coniglio e lo afferra un modello ripreso dallarte bizantina. Di lettura meno evidente la scena dove luccello posato su un cervo. Attorno a Stolac (Podgradinje) incontriamo coppie di uccelli affrontati. In questa zona abbiamo anche un particolare fregio con uccelli 350.

Per gli antichi slavi il gallo un simbolo di fertilit e compare nelle cerimonie matrimoniali. Nella tradizione cristiana assume invece molti significati attinti dalla Bibbia. Il pi notevole lepisodio della rinnegazione di Pietro, menzionato in tutti i Vangeli. In questo episodio biblico la ricorrenza del canto del gallo ha un ruolo centrale. La sua figura, per il legame con Pietro apostolo, rimanda al djed della chiesa bosniaca, considerato per il suo titolo episcopale lunico discendente leggittimo. Una lettura diversa pu definirlo il messaggero della sapienza di Cristo e simbolo della lotta contro il peccato 351.

Cavalli, cervi e cani appaiono di solito assieme nelle scene di caccia e nei tornei, meno spesso in altre combinazioni.

345 346

Mileti, N., op. cit., p. 64. Belagi, ., Steci i njihova, op. cit., p. 42. 347 Mileti, N., op. cit., p. 64, p. 98. 348 Lovrenovi, D., Bosansko-humski, op. cit., p. 113. 349 Belagi, ., Steci kultura, op. cit., pp. 272-277. 350 Mileti, N., op. cit., p. 99. 351 Eadem, p. 73; Belagi, ., Steci i njihova, op. cit., p. 51.

68

Il cavallo la figura che pi di tutte viene legata alla nobilt feudale, per la quale rappresenta unimmagine di prestigio. Il cavallo senza cavaliere indica il combattente caduto sul campo di battaglia, se unito a un uccello mantiene una qualche connessione col defunto 352. La rappresentazione di Pegaso opposto a un serpente compare su un unico steak presso Dugo polje (Jablanica) 353. Per la schematicit del disegno difficile distinguere il cane dal lupo o dalla volpe. A Tarevo (Kladanj) troviamo limmagine singolare di due cani affrontati. Compare anche come motivo araldico entro scudi. Pi frequente la variante del cane con la coda fogliacea, trovato anche su un anello da timbro di produzione bosniaca, il cui motivo derivato dai rilievi del portale della cattedrale di Spalato. In casi meno frequenti troviamo ambiguit nel distinguere il cane dalla lince e dal scoiattolo. Unico il ritratto di uno scoiattolo-lince della necropolo di Kruevac (Sarajevo) 354.

Il cervo una figura assai frequente e compare nelle necropoli di tutto il territorio, come figura autonoma o pi spesso il protagonista chiave delle scene di caccia. Questo animale era la selvaggina principale delle battute di caccia, vista la sua diffusione nei boschi della Bosnia. Qualche volta al suo posto pu trovarsi un capriolo. Il suo significato molto legato alliconografia funebre in generale. Per molti popoli antichi il cervo rappresentava un animale sacro. Anche gli antichi slavi, come moltri altri popoli, veneravano una divinit che veniva associata al cervo. Il cervo la personificazione primordiale dellimmortalit, il simbolo dellanima o di Cristo. Quando lo troviamo come insolito capofila nelle rappresentazioni di danze, il suo significato esatto non sicuro; pu trattarsi del defunto che dirige la danza (di cui si parler pi in avanti). Viene menzionato nel vecchio e nel nuovo testamento: nel psalmo 39 di Davide il cervo lanima giusta che cerca Dio. Nelliconografia cristiana rappresenta i credenti completamente devoti a Cristo. Nella canzone popolare il cervo rappresenta il simbolo gaudioso della sposa al matrimonio; perci la sua comparsa nelle danze come capofila pu assumere al contrario un significato radioso, un ballo eseguito durante i festeggiamenti nuziali. Questo tipo di composizione si identifica comunque solo in alcune opere presumibilmente di mano del maestro Gruba 355. A Varoite (Rogatica) su uno steak troviamo la scena unica di un cervo che si abbevera dalla fonte, con definito precisamente il moto dellacqua e la sorgente che scorre356.

Il serpente una divinit infernale dellantica mitologia, legato alla morte gi allepoca dellantico Egitto. La sua simbologia viene ripresa dai longobardi e poi ritorna sullarte degli steci 357.

352 353 354

Wenzel, M., Ornamental, op. cit., pp. 257-258; Belagi, ., Steci kultura, op. cit., pp. 257-258. Mileti, N., op. cit., p. 74. Lovrenovi, D., Topografija, op. cit., p. 179; Mileti, N., op. cit., p. 73, p. 148, p. 152, p. 156. 355 Belagi, ., Steci kultura, op. cit., pp. 251-256; Benac, A., op. cit., p. 10, p. 18; Mileti, N., op. cit., p. 74. 356 Mileti, N., op. cit., p. 153. 357 Wenzel, M., Ornamental, op. cit., pp. 258-259.

69

Nella maggioranza deli casi il serpente si trova in atto di ingoiare una mela, un animale o un uomo. Questultima modalit di composizione da rimandare al motivo palocristiano di Giona ingoiato. In generale liconografia cristiana identifica il serpente con le forze del male358. Particolari sono le composizioni di serpenti affrontati che si attorcigliano a formare un cerchio. In un numero di esempi minore troviamo il serpente come fregio e decorazione dei bordi 359.

Simile per aspetto e impostazione il drago. A Brotnjica (Cavtat Ragusavecchia) in atto di ingoiare un cervo. 360. In un cimitero nel comune di Ljubinje (vicino a Trebigne) troviamo il drago che ingoia una capra 361. Esiste una raffigurazione difficilmente riconoscibile a Slivno Ravno (Metkovi) di una pecora vicino a una croce, cio lagnus dei. Alcuni esseri pesciformi difficilmente comprensibili si trovano nella fascia sud-occidentale 362.

Nelle necropoli sudorientali incontriamo particolari fregi con uccelli, caprioli e cani in corsa, isolati o come accompagnamento dalla scena del kolo363.

358 359 360

Belagi, ., Steci kultura, op. cit., pp. 265-272. Mileti, N., op. cit., p. 75. Eadem, p. 114. 361 Belagi, ., Steci kultura, op. cit., p. 268. 362 Mileti, N., op. cit., p. 73, p. 149. 363 Eadem, p. 114.

70

Figura 14. Processione di cervi e uccelli, Ubosko (Ljubinje), Bosnia Erzegovina (fonte: Mileti, N., op. cit., p. 70).

5.11. I motivi astrali sole, luna, stelle I motivi astrali sono stati il punto principale su cui si sono concentrati quei studiosi che cercavano la connesione col bogomilismo. In unet antica questi simboli hanno rappresentato sicuramente credenze pagane, incluse quelle degli slavi prima della conversione al cristianesimo. Successivamente sono stati adattati alla nuova religione, ma non esattamente chiaro quanto profonda stata questo trasformazione e quali sono stati i limiti del processo evolutivo da un passato oscuro a una visione cristiana. Oltre che ad aver assunto nuovi significati, possibile che in buona parte questi elementi si sono svuotati di contenuto riducendosi a decorazione. Tutti questi simboli hanno comunque una presenza millennaria nellarte di tutte le parti del mondo e la loro applicazione sugli steci non che uno dei tanti esempi esistenti 364.
364

Belagi, ., Steci i njihova, op. cit., p. 47.

71

Il sole, inteso anche semplicemente come cerchio, la figura astrale primaria per tutte le culture e la sua raffigurazione ha sempre qualche significato ulteriore. La collocazione del defunto nella tomba secondo la via che il sole percorre indica la sopravvivenza di alcune antiche credenze che la Chiesa non riuscita a cancellare. Esso viene raffigurato come una circonferenza plastica o anche come una corona 365. Solovjev considerava il sole come simbolo di Ges solare, il sol septuplum dei mansocritti catari 366.

Negli antichi slavi la luna simboleggiava fortuna e progresso; oppure invocava fertilit. Le fasi lunari, attraverso il loro perenne mutare, simboleggiano il sempre mutevole corso della vita e della morte, seguita dalla resurrezione. Esiste una testimonianza che dice che i croati del medioevo facevano fracasso di notte durante il cambio della luna battendo su oggetti di legno o metallo per cacciare gli spiriti 367. Per i manichei la luna un vascello che trasporta le anime giuste allaltro mondo, e questa credenza stata ripresa dai pauliciani e dai bogomili 368. La mezzaluna compare, come la spirale, dapertutto ma allo stesso modo diminuisce di numero andando verso est lungo la fascia meridionale. Si trova quasi sempre in combinazione con altri simboli; eccezionalmente la troviamo da sola. La troviamo anche collocata sopra le figure umane. La mezzaluna viene capita in modi diversi: come decorazione, simbolo araldico o simbolo religioso369. Daltra parte essa associa naturalmente allislam. Se presente, questa interpretazione pu coprire soltanto quegli steci scolpiti nel periodo pi tardo, cio con larrivo degli Ottomani sulla penisola balcanica 370.

La stella viene di solito raffigurata come un fiore di 4, 5 o pi petali; molto simile alla rosetta. I due simboli non sono perci sempre distinguibili luno dallaltro, anche se il loro contenuto diverso. Solovjev assegna alla stella un significato affine a quello del sole. Altri studiosi la vedono come una simbiosi di credenze pagane e di simbolismo cristiano. Ma probabile che nella maggior parte dei casi solo pura decorazione. importante sottolineare che la stella appare sul denaro bosniaco, sugli stemmi delle famiglie nobili e su quelli statali371.

Ibidem. Solovjev, A., op. cit., pp. 32-35; Benac, A., op. cit., pp. 36-37. 367 Belagi, ., Steci kultura, op. cit., p. 171-178; Lovrenovi, D., Bosansko-humski, op. cit., p. 101. All'autore viene in mente l'usanza degli zvonari, diffusa nel Quarnero. Durante il periodo di carnevale gruppi di persone mascherate in pelli di pecora camminano per i villaggi e fanno un gran frastuono mediante campane di metallo con l'intento di scacciare gli spiriti malvagi. 368 Solovjev, A., op. cit., pp. 32-35; Benac, A., op. cit., p. 18. 369 Belagi, ., Steci kultura, op. cit., pp. 164-168. 370 Belagi, ., Steci i njihova, op. cit., p. 47. 371 Belagi, ., Steci kultura, op. cit., pp. 168-171.
366

365

72

Il pentagramma non compare molto spesso, e la sua origine non stata rintracciata. Lo troviamo su una lastra a Trn (iroki Brijeg) e a Slipii (Mostar). Ha forse origine da una tradizione pitagorica molto antica venuta da occidente. Per gli antichi slavi il numero 5 aveva una valore mistico e perci il pentagramma pu essere relitto di credenze protoslave. Il pentagramma compare inoltre nella scrittura bosniaca al posto della standard (la d latina) 372.

5.12. Le croci La variet delle croci raffigurate e limportanza di questo simbolo per lideologia cristiana ha stimolato grande volont di comprensione. Troviamo molti tipi diversi di croci: latina, greca, maltese, egiziana (ankh), a patente, ecc. Nella maggior parte dei casi si tratta di croci latine con le braccia variamente inclinate o incurvate, terminanti con svariate e fantasiose estensioni: cerchi, uncinetti (svastica), con piccole crocette sulle braccia, gigli, spirali, ecc. Le croci tendono ad associarsi alla spirale o ai motivi astrali; se sono legate alla spirale, hanno appesi sui vertici dei grappoli duva. La loro forma spesso trasmigra a costituire gigli o forme umane. Per questa ragione la lettura della raffigurazione non sicura in tutti i casi e linterpretazione rimane discutibile. Rimane inoltre aperta la questione su quanto spesso pura decorazione e quando ha valore di simbolo 373. Solovjev affermava che la croce appare raramente sugli steci, segno del disprezzo provato dai dualisti per questo simbolo della sofferenza di Cristo. Ma egli studia solo un numero limitato di steci, poich le condizioni dellepoca non permettevano una ricognizione integrale e onnipresente, che del resto non era mai stata tentata. Da questo punto di vista, lipotesi poteva apparire plausibile. A fine anni 70 la ricognizione topografica completa condotta sul territorio ha dimostrato invece lopposto: la croce uno degli elementi pi usati dai creatori delle figure sugli steci 374. La croce ankh o egiziana viene raffigurata su una moltitudine di steci di ogni tipo mentre un numero di steci-croce assume la stessa forma o tende in modo simile alla rappresentazione della figura umana con le braccia aperte. Per Solovjev questo tipo di croce la prova del carattere eretico dellarte bosniaca, cio una raffigurazione del Cristo con le braccia aperte. Egli dice che i bogomili rispettavano la croce, come simbolo, in tre forme: croce antropomorfateomorfa (come il pauliciano Gegnesio, essi vedono nella croce limmagine stessa di Cristo 375), croce greca e croce illuminata, cio accerchiata dal raggio solare. Anche la svastica, presente in pochi
372 373

Mileti, M., op. cit., p. 167; Benac, A., op. cit., p. 24; Mileti, N., op. cit., pp. 143-144. Belagi, ., Steci kultura, op. cit., pp. 177-195. 374 Ibidem; Mileti, N., op. cit., pp. 143-144. 375 Mileti, M., op. cit., p. 28.

73

esemplari a sud-ovest, viene usata nellarte mitraica 376. Incrinatasi la tesi della paura della croce, autori pi recenti hanno tentato di perseguire nella difesa della posizione bogomila, ma con difficolt 377.

La presenza dellankh nellarte bosniaca sicuramente insolita. Questa croce, col valore di simbolo cristiano, era praticamente limitata allEgitto e allarte copta. Abbondantemente usata sulle steli copte nel periodo del cristianesimo antico e oltre, il suo uso stato prevalente nei circoli gnostici egiziani mentre al difuori di esso stato presente sporadicamente in molti paesi del mediterraneo e a Bisanzio 378. A Bugojno (Bosnia centrale), sotto uno steak stato ritrovato tra i resti della tomba un anello con sopra cesellata una croce ankh. Questo dato conferma che le raffigurazioni degli steci venivano applicate anche su altri tipi di prodotti e con altre tecniche379.

Figura 15. Croce con simboli astrali a Hruti (Nevesinje), Bosnia Erzegovina (fonte: Belagi, ., Steci kataloko, op. cit.).

376 377

Benac, A., op. cit., p. 18; Mileti, M., op. cit., p. 105. Belagi, ., Steci i njihova, op. cit., p. 48. 378 Mileti, M., op. cit., p. 48. 379 Mileti, N., op. cit., p. 148.

74

La croce tau legata a composizioni del tutto specifiche: il simbolo distintivo dei dignitari della chiesa bosniaca. Come decorazione autonoma presente pressopi nella fascia bosniaca; a sud qualche esempio trovato solo a Kupres, Konjic e Nevesinje 380. Il motivo della croce che termina a spirale ritrovato in Irlanda, in Scozia e sui monumenti tombali delle isolette atlantiche381. Oltre alla gi menzionata d, nella bosanica, secondo Maja Mileti, ci sono altre lettere che possiedono un significato intrinseco ulteriore rispetto alla pura grafia. il caso della lettera , raffigurata in alcuni passi come la classica croce a otto punte cirillica , oppure come una X, cio una croce di san Andrea. In altre iscrizioni la X o croce decussata sostitusce la gi nominata classica croce che si pone a capo del testo. Anche la rosetta di conseguenza, assai simile per aspetto alla lettera , si associa alla croce e in generale a Ges 382. La croce decussata circondata dal cerchio, chiamata anche illuminata da Solovjev, un simbolo arcano noto da milenni e non appartiene soltanto ai bogomili. Il tipo di croce accerchiata da una corona di dodici perline, trovata sulle steli catare nella provincia francese di Lauragais, assomiglia solo lontanamente a quelle varianti definite sugli steci 383. Questo tipo di croce, libera X o accerchiata , compare sulle iscrizioni runiche norvegesi, su varie tombe spagnole e francesi di et romana, nellarte paleoirlandese come uno tra i numerosi e svariati simboli e ornamenti dei monumenti sepolcrali . Il valore solare del cerchio che circonda la croce una combinazione largamente applicata nellEgitto cristiano. Appare sulle architravi delle chiese egizie e figura come ornamento sugli altari mobili copti e sui piccoli oggetti religiosi. frequentemente la variante q, simile a quella trovata sugli steci 384. Valore simbolico ha pure la lettera , rappresentata mediante la croce in piedi, o . Questa croce con il braccio inferiore che si allarga in due ben nota nella zona di Kupres dove era distintiva fino a qualche decennio fa come tatuaggio della popolazione cattolica dei paesi circostanti. La lettera assume la forma di Y, avvicinabile a una croce tau dalle braccia innalzate385. Le croce in piedi o con qualche basamento sullo steak rappresenta la Golgota 386. Solovjev interpreta per bogomile una serie di croci inscritte su una lapide scolpita su commissione del bano Kulin detta lapide di ban Kulin, mezzo secolo prima della fioritura degli steci. Ma si tratta di

380 381

Eadem, p. 61; Wenzel, M., Ornamental, op. cit., pp. 92-93. Mileti, M., op. cit., pp. 34-35. 382 Eadem, pp. 141-149; Belagi, ., Steci i njihova, op. cit., p. 55. 383 Belagi, ., Steci kultura, op. cit., pp. 496-497. 384 Mileti, M., op. cit., pp. 106-107. 385 Eadem, pp. 153-157; Lovrenovi, D., Topografija, op. cit., p. 186. 386 Mileti, N., op. cit., p. 60.

75

semplici croci patenti molto comuni nelluso generale che difficilmente possono avere qualche particolare connessione al bogomilismo 387.

5.13. La mano La mano compare frequentemente sugli steci, ma finora il suo significato non stata spiegato in modo convincente. Essa appare su unampia gamma di steci da Srebrenica a Zvornik nel nord, e pi di tutto in Erzegovina, Dalmazia e attorno a Kupres. Assente nel sud-ovest 388.

Il suo aspetto varia molto e perci pu possedere pi di un significato, a seconda del contesto. A volte raffigurata fino al polso, in altri casi fino alla spalla, piegata sul gomito con qualche oggetto nella mano. Il palmo di alcune mani si dilata a tal punto da assumere valore indipendente: Radimlja il caso tipico. Qualche antico nian ha pure la mano rappresentata sopra. La mano si trova pi spesso come parte di una composizione. Di solito impugna o tiene vicini a se unarma o uno scudo con motivi araldici, ma troviamo anche mani che tengono libri. In questi casi pu darsi indica e sostituisce la rappresentazione della figura completa di un guerriero in equipaggiamento di battaglia. Questo tipo di raffigurazione stato usato dagli ungheresi nel XV secolo e in seguito anche dagli austriaci. La mano per il guerriero la parte del corpo pi importante, che decide tra la vita e la morte, e per questo motivo viene data particolare cura alla sua definizione. La mano che impugna una scimitarra chiaramente di epoca pi recente 389.

Particolarmente misterioso il palmo aperto raffigurato sul piano distaccato dal contesto. La Wenzel ipotizza che si tratti della ripresa di un modello romano, cio qualche forma di sopravvivenza di un antico culto misterico, forse quello di Sabazio del III sec. d.C., diffuso nellIlliria orientale. A sostegno di questo menziona il ritrovamento a Srebrenica di una mano in bronzo di Sabazio nel gesto di benedictio. La mano vuole ricordare lappartenenza del defunto a qualche cerimonia pagana, mantenutasi viva tra i nobili della Bosnia e dellHum nel medioevo inoltrato 390.

Solovjev, A., op. cit., pp. 37-40; Mileti, M., op. cit., p. 108. Mileti, N., op. cit., p. 76. 389 Belagi, ., Steci kultura, op. cit., pp. 290-296. 390 Wenzel, M., A mediaeval mistery cult in Bosnia and Hercegovina in Journal of the Warburg and Courtauld institutes, XXIV, 1961, p. 103; Wenzel, M., Ornamental, op. cit., pp. 290-291.
388

387

76

Le dita ingrossate e la posizione verticale possono indicare autorit e potere, o in altri casi minaccia e vendetta, specialmente con laggiunta di qualche arma. In questo caso si riferisce sicuramente al defunto e alla sua attivit guerriera391

Figura 16. Steak a Donja Borina (Loznica), Serbia (fonte: Steci: Galerija, op. cit.).

Per la grande enfasi imposta, da menzionare un gruppo specifico di figure dalle mani incrociate, scolpite sulle steli della zona di Srebrenica. Un modello del genere si poteva vedere suglli altari delle cattedrali dalmate392.

391 392

Belagi, ., Steci kultura, op. cit., p. 296. Alduk, I., op. cit., p. 51.

77

5.14. Armamenti e altri beni Gli armamenti sono stati rilevati su tutto il territorio. Lequipaggiamento di battaglia sembra indicare chiaramente lappartenenza sociale del defunto o la sua attitudine al combattimento. Spada e scudo sostituiscono in questo modo la rappresentazione della figura intera, sia essa di un feudatario o di un soldato di mestiere 393.

Gli scudi contengono spesso simboli araldici, rappresentativi di qualche casata nobile: forme geometriche, simboli astrali, animali reali e fantastici, architetture. Il tipo pi frequente uno scudo di forma quadrangolare con una incavit particolare predisposta allapplicazione della lancia. Questo modello particolare di scudo risale al XV secolo ed chiamato tare. Meno spesso sono raffigurati scudi rotondi (Boljuni presso Stolac), ovali (Borje Ljubuki) o a forma di cuore (costa dalmata). Per i bogomili lo scudo parafrasi di Dio che la mia forza e il mio scudo 394.

La spada frequente accompagnatrice dello scudo. il simbolo esemplare dellabilit dei guerrieri e dellappartenenza alla nobilt. Se in combinazione allo scudo, si trova sempre sotto di esso, posta in diagonale o in verticale. La sua forma muta in parallelo allevoluzione storica. Il modello di spada dalla lama diritta con il pomo sul bordo dellimpugnatura prevista per due mani viene chiamato gotico e appartiene al XIV secolo. Questo tipo di arma viene fabbricato principalmente a Ragusa per la necessit di buona parte della signoria dei Balcani. Si ritiene invece che le varianti con la lama incurvata simili a scimitarre siano di epoca pi recente e modellate sul tipo dellarmamento turco395.

Belagi, ., Steci i njihova, op. cit., p. 48. Belagi, ., Steci kultura, op. cit., pp. 225-232; Alduk, I., op. cit., p. 51; Mileti, N., op. cit., pp. 61-62, p. 111; Benac, A., op. cit., p. 11, p. 18. 395 Belagi, ., Steci kultura, op. cit., pp. 222-225; Wenzel, M., Ornamental, op. cit., pp. 223-224.
394

393

78

Figura 17. Lastra a Gornja Brela (Makarska), Croazia (fonte: Steci: Galerija, op. cit.).

Larco e la freccia sono naturalmente pi frequenti nelle scene di caccia e di torneo ma possono anche trovarsi come simboli isolati. In minor numero troviamo lancie, mazze e ascie da sole e accompagnate da bandiere. Nella maggior parte dei casi sono impugnate da figure armate entro composizioni pi articolate 396. La lancia presente lungo il corso superiore della Narenta 397. Se veniva alzata verso lalto poteva fungere da bandiera. Logiche quindi sono le connessioni tra queste due figure398.

Falce, martello e altri utensili volevano indicare il mestiere che il defunto ha avuto in vita: possibilmente un agricoltore o un fabbro capace e ricco. Se si tratta di strumenti da scultore, forse la tomba di un artista. Troviamo la falce a Ludmer (Srebrenica) e altri tipi di utensili nella Bosnia centrale. Il bicchiere non stato identificato che da poco, e potrebbe indicare un calice, e quindi una figura clericale, oppure un bichiere vuoto come simbolo della vita trascorsa399.

Mileti, N., op. cit., p. 61; Belagi, Steci i njihova, op. cit., pp. 39-40. Mileti, N., op. cit., p. 156. Kui, K., Prikazi koplja te luka i strijele na srednjovjekovnim nadgrobnim spomenicima iz Dalmatinske zagore, in Zbornik Odsjeka za povijesne znanosti Zavoda za povijesne i drutvene znanosti Hrvatske akademije znanosti i umjetnosti, vol. 16, Zagabria, 1998, pp. 2334. 399 Belagi, ., Steci kultura, op. cit., pp. 240-243; Lovrenovi, D., Topografija, op. cit., p. 166-167.
397 398

396

79

Figura 18. Steak di Banja Stijena (Rogatica), Bosnia Erzegovina, dettaglio: bastone , bicchiere-calice e figure umane (fonte: Mileti, N., op. cit., p. 105).

Osservando gli steci dei krstjani con la croce T, puo darsi benissimo che sia rappresentato un bastone e non una croce tau, oppure che si tratti di un tipo di bastone particolare. Per questo motivo la presenza del bastone/croce tau sullo steak del gost Milutin da Humsko e su altri steci ha spinto gli studiosi a definirlo djedovski tap, cio il bastone del djed, emblema singolare destinato, come si pensava all'inizio, ai maggiori dignitari della chiesa bosniaca e poi, con la scoperta di uno steak a Zgunja (comune di Srebrenica) completo di bastone e uniscrizione che fa riferimento al defunto krstjanin chiamato Ostoja, in generale a tutti i fedeli eterodossi. Ma laddove il bastone tenuto nelle mani di figure umane maschili, se guardato da unottica generale, esso puo indicare saggezza, santit e in generale rispetto per qualsiasi anziano e capovillaggio. La sua forma non necessariamente a T ma esiste una decina di varianti. Pu anche trattarsi di un semplice bastone liscio 400.

Per quanto riguarda lipotesi della forma particolare del bastone a T, si tratta di un tipo di bastone usato in altri territori in un arco di tempo che va dal VII allXI secolo. Il bastone tau ha la sua origine
400

Belagi, ., Steci kultura, op. cit., p. 179, pp. 243-249.

80

con san Antonio abate nellEgitto cristiano e il suo uso si poi diffuso nelle altre terre cristiane, tanto che questo tipo viene chiamato anche bastone di san Antonio. Questa forma viena intepretata dai monaci egiziani anche come una croce, simbolo salutare di Cristo. Nei monasteri orientali il bastone a T dato agli archimandriti in segno di distinzione. dunque possibile sostenere che questantica usanza del bastone e del valore simbolico della T sia stata ereditata dagli eretici bosniaci e poi di conseguenza rappresentata visualmente sugli steci di loro commissione401.

5.15. Rappresentazioni di figure umane Il cavaliere una delle figure pi rappresentate sugli steci. il protagonista principale delle scene complesse, anche se lo troviamo in molte opere come figura singola. Decora ogni tipo di monumento tranne le steli. diffuso prevalentemente nellErzegovina e nella regione di Imoschi (Imotski, provincia di Spalato). Di solito rappresenta il nobile feudatario ma a volte un guerriero santo o un semplice cacciatore. Numerosi sono gli attributi che pu portare con se: dal solito corredo di armi e armamenti, a vari animali (falchi, cani, ecc.) o persino simboli astrali (mezzaluna, rosette). Viene spesso accompagnato da una figura femminile che pu anche tenere unasta o una spada in mano. In alcune varianti lo troviamo accompagnato dai figli o da due donne. La sua modellazione ha fonti numerosissime, dallarte antica ai modelli gotici, in un modello compositivo che troviamo nellarte morava, franca, longobarda. I livelli di elaborazione entro una stessa epoca sono molteplici: da una definizione minuziosa dove possiamo perfino riconoscere la moda dellepoca, a lavori molto pi sommari e schematici 402 Alcune rappresentazioni sono particolari: a Potkraj (Travnik) la mezzaluna lo avvolge completamente, a Ljubovo (Trebigne) diventa emblema araldico racchiuso entro uno scudo e a Brotnjica cavalca un cervo. I modelli pi notevoli di figure umane sono quelle delle tombe di Radimlja (Stolac)403.

Le figure femminili, meno frequenti, presentano un numero di modelli diversi. A Mokro (iroki Brijeg) uno steak raffigura una donna con le mani alzate verso il cielo che tiene due rosette-stelle, dandole laspetto di un essere sopranaturale. Su un tettiforme a erin (Ljubuki) rappresentata una donna e sopra di essa quattro falchi posti a fregio, ma lallegoria non chiara 404. Leffigie umana in piedi, con una croce tau/bastone e un libro nelle mani, trovata su quei steci appartenenti ai dignitari della Chiesa bosniaca, sono il modello di rappresentazione tipico per questi

401 402

Mileti, M., op. cit., pp. 129-135. Mileti, N., op. cit., p. 78, p. 152; Wenzel, M., Ornamental, op. cit., pp. 363-364; Belagi, ., Steci i njihova, op. cit., pp. 40-41. 403 Mileti, N., op. cit., p. 79, p. 114, p. 156. 404 Eadem, pp. 76-77, p. 144.

81

personaggi. Un modello alternativo lo steak di Oevlje (Ilija, vicino a Sarajevo), dove entro una bifora sono contenuti a sinistra la figura umana seduta e la croce tau a destra 405. Nellestremo nord-est dellErzegovina, a Humsko (Foa) stato trovato il celebre steak del gost Milutin. Su di esso vediamo una figura umana dalla veste lunga fino alle ginocchia, stretta alla vita da una cintura di corda attorcigliata, che tiene nella mano sinistra un libro aperto e nella destra si sostiene con il bastone o tau-croce. La sua figura ha la testa definita senza capigliatura o cappello. Secondo Maja Mileti si tratta non di un ritratto ma di una schematizzazione generale dove importava rappresentare il defunto con i simboli della dignit ufficiale. Il ritratto trascura completamente le regole estetiche della proporzione, della dimensione e del dettaglio ma nonostante la sua schematicit possibile suporre che la testa sia intenzionalmente stata lasciata calva e priva di copricapo. Se il gost Milutin ha la testa completamente rasata, allora segue unusanza paleocristiana chiamata tonsura di san Paolo. Questo tipo di tonsura, seppure meno frequente di quella a corona detta di san Pietro, era popolare in oriente, mentre a occidente distingueva il clero laico dai monaci. Anche tra lantica chiesa slava era in voga la tonsura completa della testa. Ci potrebbe dunque costituire unulteriore prova dellorganizzazione monastica del clero bosniaco, cio che i krstjani usavano rasarsi completamente, come i monaci basiliani antichi 406.

Figura 19. Steak del gost Milutin a Humsko (Foa), Bosnia Erzegovina (fonte: Mileti, N., op. cit., p. 105), dettaglio.

405 406

Eadem, p. 77, p. 156. Mileti, M., op. cit., pp. 122-129.

82

Due o tre figure umane messe vicine su un piano possono avere significati diversi: a Radimlja la figura pi grande, il padre, accompagnata da una pi piccola, il figlio. Pi di frequente si tratta di coppie che si tengono per mano o di scene di famiglia 407. Sui tettiformi di Klotijevac, Bua (Srebrenica) e Velika upa (Prijepolje, Serbia) sono disposte figure distese sui tetti con le mani incrociate, memoria forse di qualche modello rinascimentale. A poche decine di chilometri di distanza lo stesso tipo di figure, ma poste in posizione verticale (le figure con le mani incrociate), appare sulle steli di Opravdii e Banjevii (Bratunac) 408. Su due steci a Mokro e a Ledinac (iroki Brijeg) la figura che tiene in mano una verga e abbraccia un bambino san Cristoforo. La composizione di queste due immagini quasi uguale a quella che si trova sullo stemma dellisola di Arbe (Rab) 409. La figura femminile in piedi con una grande croce in mano santElena 410.

Il crestone di Banja Stijena (Rogatica) molto particolare: contiene un busto maschile posto da sfondo dietro alla figura di un cavaliere che tiene in mano un bicchiere. Sul lato destro c una croce tau. In basso scolpito un gallo. Mentre la rappresentazione del cavallo e del gallo realisticamente definita, le figure umane sono soltanto abozzate 411.

407 408

Mileti, N., op. cit., pp. 77-78; Wenzel, M., Ornamental, op. cit., p. 309. Mileti, N., op. cit., p. 156; Belagi, ., Steci i njihova, op. cit., p. 41. 409 Lovrenovi, D., Topografija, op. cit., p. 173. 410 Wenzel, M., Ornamental, op. cit., p. 308. 411 Mileti, N., op. cit., p. 154.

83

Figura 20. Stele a Opravdii (Bratunac), Bosnia Erzegovina (fonte: Mileti, N., op. cit., p. 137).

5.16. Le rappresentazioni complesse la caccia, la danza, il torneo Questa categoria composizioni pi elaborate dove troviamo numerosi elementi messi assieme: scene in prevalenza contenenti figure umane, animali e simboli. Il livello di elaborazione varia da opera a opera, da semplici schematismi a scene con intenti descrittivi e narrativi definite in modo dettagliato (tanto da poter ricostruire labbigliamento dellepoca412), la cui lettura diventa pi articolata. In via di massima abbiamo tre insiemi principali di scene: la caccia al capriolo, la danza (il kolo) e pi tipi di tornei cavallereschi 413.

412 413

Alduk, I., op. cit., p. 51. Belagi, ., Steci i njihova, op. cit., p. 43.

84

Dato il forte e a tratti brutale realismo, la maggioranza degli studiosi vede nelle rappresentazioni complesse delle scene reali e non simboliche; si tratta cio di elementi della vita quotidiana di una parte della societ locale dellepoca. In effetti le rappresentazioni della caccia, del torneo e della danza sono tipiche per larte medievale e presenti su ogni tipo di supporto, dai tappeti alle murature414. I seguaci della teoria bogomila hanno invece spinto di pi verso interpretazioni simboliche, in modo da allineare le loro teorie con quello che effetivamente rappresentato 415. Le scene di caccia, della danza e del torneo spesso figurano su pi lati dello stesso steak 416. Molte volte sentita linadeguatezza tecnica dellautore nel costruire limmagine. In questi casi perci le scene appaiono ingenue, crude e anche infantili 417.

5.16.1. La caccia La sua origine nellarchitettura del litorale dalmata: la cattedrale di Spalato e il portale di Raduan a Tra. Ma le sorgenti sono ancora molte altre e vanno dal romanico, al gotico, ai rilievi bizantini, ecc. Anche se limitata alla fascia meridionale, la caccia viene considerata uno dei motivi maturi dellarte degli steci. Le uniche scene di caccia al cervo presenti al nord sono a Bulo Brdo (Sarajevo) e Varoite (Rogatica). Il dinamismo della scena varia a seconda della regione: a est molto dinamica, mentre a ovest le scene sono quasi immobili 418.

Come gia menzionato, la caccia era unattivita molto praticata dalla classe feudale e dalla popolazione pi abbiente. La cultura nomade e guerriera dei valacchi ha appropriato facilmente questo tipo di scene, vicine ai propri modi di vita. Molti valacchi si arrichiscono vivendo come mercenari, come mercanti o allevatori di bestiame. Rifacendosi allaristocrazia bosniaca slava e alle personali preferenze culturali, ha prediletto le scene di caccia e di combattimento. Del resto, sembra proprio che sono stati loro i committenti degli steci di maggior pregio dellErzegovina e del litorale adriatico. Ma la loro diffusione sul territorio non stata uniforme e perci non gli possiamo assegnare un generale patrocinato per questarte 419 .

Il defunto era forse un esperto o un grande amatore di questa attivit e ha voluto perci rappresentarsi da cacciatore o avere raffigurata per gusto personale una scena del genere420. Certamente, se consideriamo queste scene come episodi reali della vita e dellattivit della popolazione di quei tempi,

414 415

Benac, A., op. cit., p. 11, p. 21. Idem, p. 18. 416 Mileti, N., op. cit., p. 152. 417 Benac, A., op. cit., p. 11. 418 Mileti, N., op. cit., p. 93, p. 148, p. 152. 419 Mirdita, Z., op. cit., pp. 85-99, pp. 108-112. 420 Benac, A., op. cit., p. 10; Belagi, ., Steci kultura, op. cit., pp. 340-341.

85

notiamo subito il carattere antibogomilo di esse: la consumazione della carne e di prodotti animali (latte, burro, formaggio) veniva strettamente vietata421.

La caccia, com rappresentata sugli steci ha due soluzioni principali: la modalit pi frequente vede il cacciatore con larma in mano diretto verso il cervo (pi raramente un cinghiale), braccato da un cane. In alto possiamo trovare anche un falco. Nel secondo tipo di scena si inserice un arciere incaricato di colpire la preda in corsa per ucciderla, un metodo meno usuale ma praticato 422. Il numero di personaggi complessivo pu variare di numero423. Il cacciatore appiedato usa perlopi larco, meno spesso la spada e la lancia. Pu avere posizione statica, inginocchiato per tirare o in corsa. Anche il cervo (o pi duno) pu essere fermo o in movimento verso o contro il cacciatore. Di solito braccato dal cane e qualche volta la scena si sofferma sul momento della cattura. Il cavaliere a cavallo (la versione con due cavalieri presente nella Dalmazia centrale Cista, Budimir, Lovre, Vukovsko) porta abitualmente la lancia nella mano; pochissimi sono i casi dove tiene una spada o di arcieri a cavallo. Il cavaliere pu anche essere disarmato ma allora accompagnato da un arciere o dal solo arco424. Variazione sul tema la caccia allorso, difficilmente per distinguibile dal cinghiale. Il primo prototipo si trova sulla lastra del kaznac Nespina a Malo ajno (Visoko) 425. Oltre a questo dato profano la caccia ha una forte carica simbolica e mistico-religiosa legata ai ripensamenti sulla morte. Letta in chiave simbolica, unallegoria delle tentazioni maligne il cavaliere e il tormento dei peccati i cani, da cui lanima giusta rifugge 426. Le battute di caccia, nonostante tutti i dettagli che la definiscono entro lepoca storica medievale, si collegano alle scene della mitologia greca, particolarmente alla caccia del cinghiale di Meleagro, trasmutata mediante il simbolismo cristiano427.

Esistono anche digressioni considerevoli dal modello base: Nello steak di Staro Selo (Donji Vakuf, Bosnia centrale) la composizione centrale della caccia incorniciata da quattro figure femminili con al centro posto un grande albero di palma. Esiste una serie di raffigurazioni dellepisodio di san Giorgio che uccide il drago e libera la principessa, tutte presso Kalinovik (altopiano 60 km a sud di Sarajevo), dove il culto di questo santo era assai vivo. Su questi steci un piano coperto dallepisodio del guerriero cristiano e sugli altri lati compare il modello della danza come epilogo della storia 428.
421 422

Belagi, ., Steci i njihova, op. cit., p. 99. Wenzel, M., A mediaeval, op. cit., pp. 99-101. 423 Belagi, ., Steci kultura, op. cit., p. 329. 424 Idem, pp. 329-335. 425 Mileti, N., op. cit., p. 150; Belagi, ., Steci kultura, op. cit., p. 329, pp. 334-336. 426 Mileti, N., op. cit., p. 93, Benac, A., op. cit., p. 18. 427 Mileti, N., op. cit., p. 99. 428 Idem, p. 95.

86

Figura 21. Steak tettiforme a Lovre (Imoschi - Imotski), Croazia (fonte: Steci: Galerija, op. cit.).

5.16.2. Il kolo Il kolo (letteralmente tradotto in cerchio) un ballo tradizionale, noto in tutte le civilt e specialmente amato dai popoli slavi meridionali, molto ballato anche ai giorni nostri. Consiste in una danza in gruppo tra uomini, donne o mista nella quale i partecipanti si tengono per mano e ballano in cerchio seguendo un ritmo determinato. Di solito esiste un kolovoa, cio un capofila che decide landamento e la velocit429. Questa danza stata scolpita su un grande numero di steci e proposta in varie soluzioni e risultati diversi. Proprio questa variabilit fa sorgere dubbi sul fatto se si sia trattato di una danza funebre preposta alla sepoltura o un episodio gioioso della vita popolare430.

429 430

Krlea, M. (a cura di), op. cit., vol. 4 p. 453. Belagi, ., Steci kultura, op. cit., pp. 321-327.

87

La scena del kolo possiede un numero variabile di figure. Si parte da un minimo di due donne o uomini verso gruppi pi numerosi sia misti che di sesso unico. Le scene pi elaborate comunemente usano la formula di intercambiare uomo e donna e di porre un cavaliere a guida. Le versioni con uomini circondati da pi donne sono pi frequenti del caso opposto, e molte volte alla guida di un kolo femminile sta un uomo. Il kolovoa maschile tiene in alcune danze la spada in mano, raramente la croce o un fiore. Versioni particolari lo vedono mascherato sul tipo delle metamorfosi mistiche, o con aspetto animalesco. In alcune scene al posto dellultima figura, nel ruolo di capofila si trova un cervo o un cavallo che pu essere sellato e cavalcato da una donna431. Il ballo ambientato su uno sfondo vuoto oppure entro cornici decorate con motivi vegetali, animali e architetture. Alcune danze sono calme, immobili, statiche, altre sono molto vive e dinamiche. La direzione seguita dalle figure non ha regole: per le danze funebri si va in direzione opposta al cammino solare 432. Il kolo rappresentato sugli steci forse veniva ballato durante le cerimonie funebri poich risaputo che gli antichi slavi avevano delle usanze pagane che prevedevano danze e rituali in onore del defunto. Oppure si tratta di unimportazione culturale dei minatori sassoni (Sasi) 433. In questo troviamo affinit con il Libro dei morti egiziano, con i Libri Acherontici e nella loro ripresa dellOrdo commendationis animae; dunque un legame con queste lontane tradizioni mitologiche434. Ma daltra parte qualche versione del kolo si ballava durante i matrimoni e gli eventi festivi; come gia detto, gli studiosi sono concordi nellaffermare che le danze del maestro Gruba sono di questo tipo radioso. A Radimlja, Boljuni e itomislii (Stolac) le figure danzanti tengono in mano un fiore 435. Su una cassa a Kuljanii (Vlasenica) scolpita una modesta rappresentazione schematica del kolo, unica per il fatto di essere ambientata in un vigneto come sfondo436. Invece su un piccolo crestone a Zagvozd (Imotski) troviamo un kolo di bambini 437. Sulla versione del kolo con capofila un cervo, da solo o cavalcato, gia stato detto prima a riguardo. NellErzegovina sudorientale alcune scene del kolo si distingue per la raffigurazione inginocchiata delle figure che ballano, forse in atto di preghiera 438. Bisogna per distinguere queste scene di ballo da rappresentazioni di famiglia, dove troviamo cinque e pi figure che si tengono per mano ma non c un intento dinamico. Di questo tipo abbiamo degli esempi a olaji (Skender Vakuf) 439.

431 432

Idem, pp. 319-320, pp. 327-329; Mileti, N., op. cit., pp. 79-80, p. 93. Lovrenovi, D., Topografija, op. cit., p. 186; Belagi, ., Steci i njihova, op. cit., pp. 43-44; Mileti, N., op. cit., pp. 79-80, p. 93. 433 Belagi, ., Steci kultura, op. cit., pp. 321-326. 434 Lovrenovi, D., Bosansko-humski, op. cit., p. 107; Mileti, N., op. cit., p. 97. 435 Wenzel, M., Ornamental, op. cit., pp 347-348; Mileti, N., op. cit., p. 80, p. 93. 436 Mileti, N., op. cit., p. 157. 437 Eadem, p. 147. 438 Eadem, p. 93 439 Benac, A., op. cit., p. 11; Mileti, N., op. cit., pp. 77-78.

88

La piattezza della rafigurazione, con le figure poste in linea, intenzionale secondo la Wenzel, che in opposizione alle teorie pi accettate afferma che si tratta di un ballo labirintico con capofila, tipo quello greco, e non di una danza circolare. Lo testimoniano le credenze del popolo, che per le figure del kolo diceva erano vile, cio le fate del folklore europeo, dotate di poteri magici, che si riunivano nelle caverne per danzare 440.

Figura 22. Variante del kolo con figure mascherate che tengono fiori in mano, Radimlja (Stolac), Bosnia Erzegovina (foto dellautore).

440

Wenzel, M., A mediaeval, op. cit., pp. 97-99.

89

5.16.3. Il duello e il torneo Si suppone che le scene di battaglia e di torneo siano state importate dagli schemi della tradizione cavalleresca. documentato dalle fonti ungheresi che i cavalieri bosniaci erano assai capaci ed esperti nei giochi cavallereschi, e di conseguenza i tornei sono stati un interesse importante della nobilt bosniaca. Gli antichi slavi usavano festeggiare in ricordo del defunto e organizzare con gli averi che esso aveva lasciato grandi feste con tornei e altri giochi. Qualcosa di questusanza forse si mantenuta in seguito tra la classe guerriera. Anche qu come per la caccia, i committenti delle scente o erano protagonisti di tali eventi o hanno affascinati ripreso modelli altrui 441.

La scena pi semplice ha due spadaccini appiedati, debolmente definiti e quasi identici. Altrove, come a Cista (Spalato), troviamo due combattenti, uno con la spada e laltro con larco, in posa pi distesa. Passo successivo la rappresentazione di un cavaliere e di un fante armato di spada o raramente con larco (Lovre, Bijele Rudine, Zijemlje Polje Spalato) 442.

La scena con due figure a cavallo affrontate realizzata pure con vari livelli di complessit. Partendo dalla nuda scena di due cavalieri armati di spada e lancia, lo spazio si arrichisce con decorazioni, rosette, mezzelune, bifore, paesaggi architettonici (castelli, citt) e uccelli (elemento simbolico). In forme pi evolute i cavalieri sono accompagnati da scudieri o a Radimlja si battono interi gruppi di combattenti sopra un completo paesaggio cittadino443.

Il torneo vero proprio raffigurato solo su tre casse, presso necropoli vicine: Mijatovac, Donji Brata e Radimlja (Stolac). Nei primi due esempi abbiamo quattro personaggi divisi in due coppie mentre nellultima si affrontano tre figure contro una sola armata di lancia e senza scudo444.

Abbiamo poi esempi di processioni pacifiche di paladini, sia a cavallo che appiedati. Di numero variabile, queste figure portano spade o archi. A Hamzii (itluk) marciano sotto una citt, a Stepanje (Lajkovac, Serbia) figurano un cavaliere e tre fanti armati con armi diverse, racchiusi entro un motivo vegetale a spirale 445. Esiste un unico caso di processione funebre (steak di Gornje Bare, Kalinovik): in esso troviamo il defunto posto su una barrella con due bandiere, seguito da un cavallo e da una donna in preghiera 446.

441 442 443

Belagi, ., Steci kultura, op. cit., p. 348; Belagi, ., Steci i njihova, op. cit., p. 51. Mileti, N., op. cit., p. 95, p. 112, p. 115. Eadem, pp. 95-96. 444 Ibidem. 445 Zeevi, E., op. cit., pp. 225-226. 446 Belagi, ., Steci kultura, op. cit., p. 355.

90

Figure di donne sono presenti ai bordi della scena, in preghiera o spettatrici dallalto di una torre come tipico della tradizione occidentale. La donna che accompagna il cavaliere con la lancia in mano una scena presente nelle necropoli di varii, Vraenovii (Montenegro) e Vlahovii (Ljubinje). Limmagine modello per gli steci deriva dal saltierio di Luttrell, oggi nella British Library 447. In alcune scene al centro della composizione, tra i due combattenti, inserita la figura della damigella (a volte col fiore in mano), preoccupata per lesito del duello e possibilmente motivo di interesse dei due cavalieri 448. La Wenzel ha ipotizzato che dietro alle scene del torneo con la dama nel centro non si trova un modello cavalleresco ma la ripresa di modelli antichi legati al gia menzionato culto misterico. La comparazione delle scene sugli steci a quelle di alcune tavole di piombo del II secolo d.C. trovate a Livno, oltre che al confronto con una serie di disegni ritrovati in una caverna nellErzegovina (la cava di Vjetrenica), rende plausibile la tesi, tranne per il fatto che esiste un distacco temporale di oltre mille anni e di una distanza considerevole dalle regioni greche della Samotracia, da dove il culto origina. Ponendo rilievo al fatto che i culti misterici venivano eseguiti in ambienti oscuri e inquietanti onde facilitare lesperienza mistica, la ventosa caverna di Vjetrenica (da vjetar vento) con i suoi disegni assolveva del tutto questo compito. Ulteriori paragoni sono stati fatti con alcune storie della letteratura popolare serba (La ballata del principe Marco Balada kraljevia Marka) e con una misteriosa cella sotterranea presente a Jajce. La presenza di comunit pagane in unarea tanto vicina a Roma strana, ma lesistenza accertata di un qualche tipo di eresia pu confermare queste supposizioni 449.

447 448

Alduk, I., op. cit., p. 53; Mileti, N., op. cit., pp. 114-115. Wenzel, M., Ornamental, op. cit., p. 365; Belagi, ., Steci kultura, op. cit., pp. 343-345. 449 Wenzel, M., A mediaeval, op. cit., pp. 89-107. Sulla cella di Jajce troviamo un testo approfondito in Mui, I., op. cit., pp. 133-143.

91

Figura 23. Scena di duello, Borje (Ljubuki), Bosnia Erzegovina (fonte: Mileti, N., op. cit., p. 84).

5.17. Lo steak reale di Donja Zgoa Lo steak tettiforme assieme alla stele trovati a Donja Zgoa meritano una considerazione a parte. Donja Zgoa un paesino alla periferia della cittadina di Kakanj. In questo luogo mezzo secolo fa si trovava un piccolo cimitero con 14 steci, oggi del tutto scomparso. Negli anni '30 del secolo scorso i due notevoli esemplari sono stati trasferiti a Sarajevo nel giardino del Museo Nazionale450.

450

Belagi, ., Steci i njihova, op. cit., p. 123.

92

Il crestone e la stele di Donja Zgoa sono un caso unico e straordinario nellinsieme complessivo degli steci. Il tipo di materiale, la forma, le decorazioni e la realizzazione si distinguono grandemente da ogni altro lavoro rimasto. Sono stati edificati per una personalit di alto rango, forse per lo stesso bano Tvrtko (si suppone cera scritto ban Stefan) 451.

A partire dalle dimensioni, 265 x 147 x 169 cm, il pi grande tra tutti i tettiformi; pesa oltre 14 tonellate. Le sue proporzioni lo avvicinano ai volumi degli altari mobili e dei bauli di legno o di avorio e in generale alle opere di origine classica. Il materiale pietra conglomerata, molto soffice. La stele alta 245 cm. Le raffigurazioni sullo steak tettiforme sono un lavoro particolare452.

Figura 24. Steak di Donja Zgoa, attualmente nel cortile del Museo Nazionale di Sarajevo, Bosnia Erzegovina (fonte: Steci: Galerija, op. cit.).

451 452

Lovrenovi, D., Topografija, op. cit., pp. 157-158; Mileti, N., op. cit., p. 159. Lovrenovi, D., Topografija, op. cit., ibidem.

93

Lornamentazione straripante di questo monumento rimepie tutte le superfici con una specie di horror vacui. Nel suo insieme rappresenta un compendio di tutti i modelli figurativi usati sugli steci, compresi quelli meno frequenti: foglie dacanto, nove varianti di fregi, nastri a foglia dacanto, viti con foglie a cinque punte, palmette e semipalmentte composte, nastri a doppia palmetta. Abbiamo poi una rappresentazione cittadina cortese, alberi della vita con uccelli, arcate a tutto sesto, rosette di ogni tipo, croci floreali, processioni di cavalieri e portabandiere, scene di caccia al cinghiale e al cervo con complemento di cani entro uno spazio boschivo. Specifici sono un ghepardo legato a catena e un dragone sospeso nellaria 453.

Su questopera si raccolgono i modelli sia da oriente che da occidente, da entrambe le fascie territoriali. Ma il maestro o pi di loro li ha studiati allorigine: sui portali delle chiese dalmate, sui monasteri ortodossi della Serbia e del Montenegro e sulle opere presenti alla corte reale ungherese. Gli erano poi noti anche i lavori in legno e su pietra della Bosnia. Molti motivi compaiono solo qu, con una realizzazione minuziosa, quasi cesellata. Lesito un opera che si avvicina ai modelli accademici ed di conseguenza condannata a rimanere unica 454.

In un periodo indeterminato stato forzatamente staccato dalla base e spaccato in due. Anche se si riusciti a riattacarlo, per via del danno subito alcune parti di decorazioni sono state distrutte. Un tempo era presente uniscrizione, oggi illeggibile, di cui oggi abbiamo solo la testimonianza indiretta del Truhelka che ne ha fatto una trascrizione imprecisa a inizio XX secolo. Era presente anche un emblema 455. Dalloriginale stato fato un calco in gesso collocato sul luogo originale.

453 454

Mileti, N., op. cit., p. 159; Wenzel, M., Ornamental, op. cit., p. 102. Mileti, N., op. cit., ibidem. 455 Belagi, ., Steci i njihova, op. cit., pp. 123-126.

94

Figura 25. Steak di Donja Zgoa, Bosnia Erzegovina (fonte: Steci: Galerija, op. cit.).

95

6. RADIMLJA E HODOVO UN BREVE RESOCONTO

6.1. Radimlja La necropoli di Radimlja si trova 2 km prima di Stolac sulla strada magistrale itluk Stolac, posizione 43 5'32.73"N, 1755'25.57"E. un piccolo cimitero separato in due, posto su una pianura popolata tuttattorno. Sul lato sud della strada si trova il raggruppamento maggiore, che conta quasi un centinaio di monumenti. Sullaltro lato sono posti unaltra decina di monumenti, di eguale valore e importanza. Questa necropoli stata dichiarata patrimonio culturale ancora ai tempi dellex stato federale, e una delle poche dove stato fatto qualche sforzo concreto per la conservazione 456.

La parte sud recintata e fondamentalmente ordinata. Confrontando con le foto degli anni 60, sono visibili gli sforzi fatti per rendere pi attraente il complesso parcheggio, siepi, un breve viale alberato e iscrizioni. La parte nord pi piccola, paradossalmente, stata del tutto dimenticata. Non c recinzione, il suolo non stato falciato, non c neppure un passaggio pedonale. I monumenti di questa necropoli sono stati restaurati. La pietra stata completamente ripulita, rivelando lintensa bianchezza del materiale calcareo e cancellando la sensazione che si tratta di opere antiche mezzo milennio. Tutte le pietre sono dritte, ben sistemate e distanziate regolarmente.

Radimlja considerata da tutti gli studiosi la necropoli pi importante in generale, non contando il patrimonio del Museo Nazionale di Sarajevo. Qu si trovano le rappresentazioni artistiche pi riuscite e sviluppate, assieme a unampia gamma di motivi messi tutti assieme, imitati su tutto lampio raggio di questarte 457. Sarebbe dunque inutile parlare per esteso di ogni opera che qui si trova, poich per questo compito si sono scritte e continuano a scriversi estese monografie. Voglio solo far notare una serie di dettagli che ritengo specifici.

Su una cassa con piedistallo un artista ha iniziato a scolpire lalbero della vita, cio il tronco rettilineo che si conclude a spirale, ma disegnato appena il tronco e parte della spirale destra, non ha continuato pi. Ai bordi superiori delle facciate verticali comunque stato finito un fregio a dente di sega. Osservando laspetto dei monumenti, chiaro che non possibile fare delle distinzioni basandosi sulla massa o sullaltezza. una questione di proporzione. Alcune lastre sono talmente grosse da poter essere scambiate per delle casse, mentre alcuni tettiformi assai piccoli, se categorizzati per laltezza, non supererebbero la soglia dei 40 cm. Lintensa bianchezza della pietra calcarea, unita al forte sole di tarda estate a mezzogiorno, hanno inasprito la visione delle immagini e la qualit delle foto. Rilievi tanto sottili sono pi adatti a una luce soffusa, mentre in questo caso hanno cancellato la lettura dei dettagli.
456 457

Belagi, .; Steci kataloko, op. cit., p 28. Belagi, ., Steci i njihova, op. cit., pp. 114-118.

96

Il forte traffico che passa per questa strada (la via principale verso Mostar e Sarajevo, verso la costa croata e verso itluk-Meugorje), la presenza di numerose automobili di vecchia data, rifornite con carburante di sospetta qualit, presentano un grande inconveniente per la tutela di Radimlja.

Figura 26. Steak-cassa a Radimlja (Stolac), Bosnia Erzegovina (foto dell'autore).

6.2. Hodovo Un paesino a pochi chilometri verso nord da Stolac, sulla strada magistrale Stolac- Mostar, posizione app. 43 9'24.26"N, 1755'14.39"E. La necropoli si trova mezzo chilometro dal centro del paesino, 97

voltando a destra su una strada secondaria che conduce verso abitazioni private. Lungo questa stradina si trova una prima necropoli con pochi monumenti, privi di decorazioni pi elaborate. Tutti vicini, troviamo una lastra con croce, qualche cassa e uno steak tettiforme. Le uniche decorazioni trovate sono quelle a vite incurvata con trifoglio. Uno steak stato vandalizzato, stata fatta una graffiatura a forma mi mezzaluna. Poco lontano, su unaltura, poco distante da una grande chiesa cattolica e da un cimitero musulmano, troviamo un gruppo pi esteso e raffinato di opere, disteso in modo rettilineo lungo la pendenza di due elevazioni. Qui si trovano alcune opere raffigurate nei manuali, nelle monografie e nei testi di uso popolare. Menziono lo steak tettiforme con la coppia di sposi-danzatori e la cassa con un cavaliere armato di spada. probabile che ho omesso qualche opera vista la scarsa conoscenza del territorio e la vegetazione piuttosto consistente. Molti steci di questo luogo hanno, come a Radimlja, un basamento molto pronunciato parte della stessa pietra, mentre i lati verticali pi lunghi che si elevano da esso sono leggermente inclinati verso l'esterno guardando dal basso verso sopra. Le opere pi grandi sono circa sul metro e mezzo daltezza, ma ci sono anche casse piccoline sul mezzo metro. Un steak si trova capovolto; possiede una decorazione ad albero con rami a spirale, due grappoli d'uva simmetrici sotto le spirali e due cerchi ancora pi in basso. Come a Radimlja, tra le forme presentate non ho incontrato alcuna stele n cassa alta. Sullo stesso tettiforme dove rappresentata la coppia che si tiene per mano, ma sul lato dalla parte opposta, scolpito unarco con freccia e nientaltro. Invece di supporre una qualche simbologia, mi sembra che, come nel caso dellalbero a Radimlja, sia stato linizio di unopera che non stata completata. A differenza dei luccicanti e marmorei steci di Radmilja, qui i monumenti sono ricoperti da uno strato consistente d'incrostazioni varie, che dimostrano meglio l'et di queste opere. difficile immaginare il loro aspetto se ripuliti. Chiaramente, si tratta di uno stato di degradazione serio. Le varie forme sono poste tutte assieme, mentre le opere meglio decorate fanno parte tutte del secondo gruppo pi distante dal villaggio. In generale, tutti questi gruppi di opere sembra non godono di nessuna tutela organizzata, tranne che sono evidenti le iniziative singole. Anche se non tagliata di recente, la boscaglia non tanto fitta da non poter avvicinarsi abbastanza se muniti di calzature pi grosse, segno di una qualche falciatura non troppo lontana nel tempo.

98

Figura 27. Steak tettiforme con base a Hodovo (Stolac), Bosnia Erzegovina (foto dell'autore).

99

7. CONCLUSIONI

Le conclusioni qu esposte, per quanto sommarie appaiano, richiamano alla necessit di aggiornare le conoscenze sul tema in ambito generale, e di perpetuare lanalisi iconografica degli steci in modo da svelare le rimanenti ombre conoscitive. Le affermazioni contenute nei testi di data pi vecchia, che parlano di arte bogomila sono, in ogni caso, da rivedere e da aggiornare.

La presenza di uneresia non spiegata del tutto, oltre che di opere artistiche specifiche pu avere delle connessioni forse indirette per noi ancora non chiare. Una conoscenza adeguata degli steci e di tutto quello che li riguarda permette di capire con precisione e corettezza una serie di fenomeni importanti per la storia europea: la questione religiosa e la presenza di eresie, le migrazioni dei popoli nel medioevo, specialmente dei valacchi, lo sviluppo delle strutture sociali e i rapporti con la Repubblica di Venezia e lItalia in generale.

Arrivando a comprendere pienamente il medioevo bosniaco possiamo rintracciare le origini di una cultura che tuttora resta per certi aspetti importanti diversa dal suo vicinato, e che ha avuto rapporti sicuramente consistenti con la civilt italiana del passato, trovandosi praticamente alle sue porte, influenzandola almeno marginalmente.

Capire gli steci bosniaci potr far comprendere meglio anche certi fenomeni dellarte nazionale e dallaltra parte di integrare pienamente il sudest europeo nel contesto dellarte europea.

100

8. BIBLIOGRAFIA Alduk, I., Steci u kontekstu europskog i naeg srednjevjekovlja in Steci : Galerija Klovievi dvori, 4. rujna 2008. 2. studenoga 2008., catalogo della mostra, Zagabria, 2008., pp. 44-65 Angelov, D., Il bogomilismo, uneresia medievale bulgara [traduzione italiana di Vardarina Spasova], Bulzoni editore, Roma, 1979. Basler, ., Steci in Enciklopedija Jugoslavije, vol. 8, Jugoslavenski leksikografski zavod, Zagabria, 1971. Basler, ., Steci in Enciklopedija likovnih umjetnosti, vol. 4, Jugoslavenski leksikografski zavod, Zagabria, 1966. Benac, A., Steci, Izdavaki zavod Jugoslavija, Belgrado, 1967. Belagi, ., Steci i njihova umjetnost, Veselin Maslea, Sarajevo, 1971. Belagi, ., Steci kataloko-topografski pregled, Veselin Maslea, Sarajevo, 1971 Belagi, ., Steci kultura i umjetnost, Veselin Maslea, Sarajevo, 1983. Brandt, M., Izvori zla, August Cesarec, Zagabria, 1989. Bogomili in Enciclopedia cattolica, Ente per lenciclopedia cattolica e per il libro cattolico, Citt del Vaticano 1948-1954. Comnena, A., L'Alessiade [traduzione italiana di Giuseppe Rossi], vol. 2, Stamperia di Paolo Andrea Molina, Milano, 1848. Craveri, M., Leresia. Dagli gnostici a Lefevbre, il lato oscuro del cristianesimo, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1996. Cro. A., Bogomili in Enciclopedia italiana Treccani, Istituto della Biblioteca italiana fondata da Giovanni Treccani, vol. 7, Roma, 1948. Dvornik, F., Gli Slavi. Storia e civilt dalle origini al secolo XIII, Liviana Editrice, Padova, 1974. irkovi, S., I Serbi nel Medioevo, Jaca Book, Milano, 1992. orovi, V., , edizione digitale Janus, Belgrado, 2001. Fekeza Martinovi, L., Groblja sa stecima na planinskim vijencima koji djele Hercegovinu od Bosne in Steci: Galerija, op. cit., pp. 196-203. Graciotti, S., I frammenti bosniaci di Monteprandone. Edizione e interpretazione, in Ricerche Slavistiche, XLII, Roma, 1995., pp. 125-181. Kalezi, ., Topografija steaka u Crnoj Gori in Steci: Galerija, op. cit., pp. 243-265. Klai, N., Srednjevjekovna Bosna, Eminex, Zagabria, 1994. Klai, V., Poviest Bosne do propasti kraljevstva, Zagabria, 1882. Klai, V. Povijest Hrvata od najstarijih vremena do svretka XIX stoljea, , voll. 1-4, Nakladni zavod Matice Hrvatske [tisak Liburnija, Rijeka], Zagabria, 1988. Krlea, M. (a cura di), Opa Enciklopedija Jugoslavenskog leksikografskog zavoda, vol. 7, Jugoslavenski leksikografski zavod, Zagabria, 1989. 101

Krnjevi, H., Buturovi, ., Zukovi, Lj., , Zavod za izdavanje udbenika, Sarajevo, 1974. Kui, K., Prikazi koplja te luka i strijele na srednjovjekovnim nadgrobnim spomenicima iz Dalmatinske zagore, in Zbornik Odsjeka za povijesne znanosti Zavoda za povijesne i drutvene znanosti Hrvatske akademije znanosti i umjetnosti, vol. 16, Zagabria, 1998, pp. 23-34. Lovrenovi, D., Bosansko-humski mramorovi steci in Bosna franciscana : asopis Franjevake teologije, anno 5 (1997), num. 7, Sarajevo., pp. 94-139. Lovrenovi, D., Topografija steaka u BiH, Groblja steaka gradovi mrtvih in Steci: Galerija, op. cit., pp. 140-186. Lovrenovi, D., Epitafi knjige ivota in Steci: Galerija, op. cit, pp. 204-221. Malcolm, N., Storia della Bosnia dalle origini ai giorni nostri [d. italiana a cura di Maurizio Pagliano], Bompiani, Milano, 2000. Mileti, M., I krstjani di Bosnia alla luce dei loro monumenti di pietra, Pont. Institutum Orientalium Studiorum, Roma, 1957. Mileti, N., Steci umetnost na tlu Jugoslavije [fotografije Too Dabac], Spektar, Zagabria, 1982. Miloevi, A., Steci i Vlasi, Regionalni zavod za zatitu spomenika kulture, Spalato, 1991. Mirdita, Z., Vlasi: starobalkanski narod, Hrvatski institut za povijest, Zagabria, 2009. Mufti, F., Foa: steci i niani, ahinpai, Sarajevo, 2000. Mui, I., Vjera Crkve bosanske, Muzej hrvatskih arheolokih spomenika, Spalato, 2008. Petrinec, M., Nalazi u grobovima ispod steaka in Steci: Galerija, op. cit., pp. 246-263. Pokleki Stoi, J., Steci kameni svijet koji nestaje in Steci: Galerija, op. cit., pp. 10-29. Poli, M., Pristup Franje Rakoga povijesnoj znanosti in Problemi sjevernog Jadrana, 9 (2008), Fiume, pp. 51-77. Purgari-Kui, B., Dosadanja istraivanja o stecima, in Radovi Zavod za hrvatsku povijest, 28, 1995, Zagabria, pp. 242-253. Raki, F., Bogomili i patareni, a cura di F. anjek, Tehnika knjiga, Zagabria, 2003. Radoji, S., Lasareff, V., Frova, A., Slavi centri e correnti in Enciclopedia universale dellarte, vol. 12, Casa editrice G. C. Sansoni, Firenze, 1958., pp. 590-642. Solovjev, A., , Sarajevo, 1956. anjek, F., Bosansko-humski krstjani u povijesnim vrelima (13.-15. st.), Barbat, Zagabria, 2003. Tomasovi, M., Perki, D., Alduk, I., Topografija steaka u Hrvatskoj in Steci: Galerija, op. cit., pp. 58-119. Wenzel, M., A mediaeval mistery cult in Bosnia and Hercegovina in Journal of the Warburg and Courtauld institutes, XXIV, 1961, pp. 89-107.

102

Wenzel, M., Ornamental motifs on tombstones from medieval Bosnia and surrounding regions, Veselin Maslea, Sarajevo, 1965. Zeevi, E., Topografija steaka u Srbiji in Steci: Galerija, op. cit., pp. 220-229.

103

Você também pode gostar