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Percorso interdisciplinare

ITALIANO

Foscolo: Filosofia delle illusioni Leopardi: Evoluzione del pensiero leopardiano Pirandello: Contrapposizione vita-forma; POETICA
DELLUMORISMO

FILOSOFIA

Shopenhauer : La vita come volont; pessimismo metafisico Nietzsche: Spirito apollineo, spirito dionisiaco; la morte di
Dio e il nichilismo

Marx: Alienazione religiosa LATINO

Lucrezio: Lillusione della religio Seneca: Lutopia politica del De Clementia Tacito: Analisi della figura di Nerone negli Annales
GRECO

Sofocle: lillusione di Antigone Isocrate: lutopia politica


STORIA
Prima guerra mondiale: lillusione di una guerra lampo; mire espansionistiche dellItalia

ARTE

Ren Magritte: impossibilit di distinguere la realt dalla


finzione

INGLESE

Blake: The illusion of happiness

Orwell: Distopia
FISICA
Analisi del fenomeno dellillusione ottica
Il tema dellillusione si apre nella letteratura italiana con lopera di Foscolo che elabora la cosiddetta filosofia delle illusioni per la quale, la patria, la poesia, lamore non sono altre che illusioni che, per danno un valore allintera esistenza e contribuiscono alla convinzione che vi sia poi qualcosa per cui valga la pena di vivere: sono esse dunque che ci permettono di sopravvivere. Lo stesso tema sar poi ripreso da Giacomo Leopardi. Il nodo problematico principale della ricerca leopardiana linfelicit delluomo. In un primo momento, la natura vista dal giovane Leopardi come una madre amorosa che cerca di proteggere i suoi figli attraverso delle solide illusioni che alleviano la vita degli uomini rendendoli capaci di virt e grandezze. La prima causa dellinfelicit umana , dunque, la civilt che dissolve le illusioni e pone luomo di fronte alla realt. Da questa presa di coscienza derivano, poi, la delusione e il tedio. Linfelicit delluomo, pertanto, non un dato costitutivo ma storico: gli antichi erano ancora capaci di grandi illusioni mentre i moderni le hanno perdute completamente: si parla pertanto in questa fase di pessimismo storico. Successivamente, per il sistema della natura e delle illusioni entra in crisi e viene sostituito da quella che il poeta stesso chiama: la teoria del piacere. Per Leopardi ogni essere stimolato per natura ad un continuo desiderio di piacere. Tuttavia, il piacere a cui luomo aspira sempre superiore a quello effettivamente conseguibile. Il piacere , dunque, unillusione negativa, fragile, momentanea, esso consiste in una breve interruzione del dolore. La causa dellinfelicit umana , dunque, ora indicata nel rapporto tra il bisogno dellindividuo di essere felice e la possibilit di oggettivo soddisfacimento. Queste riflessioni comportano dunque una redifinizione del concetto stesso di natura. Se essa nella prima fase veniva considerata unentit positiva, non tanto perch rendesse gli uomini effettivamente infelici quanto piuttosto perch cercava di munirli con delle solide illusioni; ora, invece, la responsabilit dellinfelicit delluomo fatta ricadere interamente sulla natura la quale ha creato luomo determinando in esso la tendenza al piacere. Ora, dunque, Leopardi, giunge alla conclusione che la vita stessa a rendere luomo infelice, si parla pertanto di pessimismo cosmico. Contro queste pessimistiche concezioni insorge il sentimento esprimendosi per mezzo della poesia che in Leopardi appare come una continua rivolta contro le conclusioni della ragione. Essa dettata dalle pi profonde convinzioni ed esigenze del poeta che convinto delle nobilt delluomo, il quale non merita la sua infelicit, che qualcosa di ingiusto e assurdo. quindi, la sua, una rivolta che, pur mostrando pessimismo e dolore, non genera a sua volta pessimismo. Come afferma De Sanctis Questuomo odia la vita e te la fa amare, dice che lamore la virt sono illusioni, e te ne accende nellanima un desiderio vivissimo. Leopardi, infatti, celebra la giovinezza e la bellezza della natura e della vita, anche se con lo stato danimo doloroso di colui che da tutto ci si sente escluso. Il suo, comunque, un pessimismo eroico e mai rassegnato. Egli reagisce perch ha in se unansia religiosa che nessuna logica pu distruggere, una costante fiducia nella dignit umana. La sua energia si esprime nelle sue stesse parole e di pi vi dico francamente che io non mi sottometto alla mia infelicit, n piego il collo al destino o vengo seco a patti come fanno gli altri uomini. La sua opera si traduce, perci, in unesortazione a non cedere al fato e soprattutto nellultima fase del suo pensiero a formare una social catena soccorrendosi a vicenda e unendo gli sforzi contro il nemico comune: la natura. Il testo che riprende i maggiori temi della ricerca leopardiana il componimento A se stesso Or poserai per sempre, Stanco mio cor. Per linganno estremo, Cheterno io mi credei. Per. Ben sento, In noi di cari inganni, Non che la speme, il desiderio spento. Posa per sempre. Assai

Palpitasti. Non val cosa nessuna I moti tuoi,n di sospiri degna La terra. Amaro e noia La vita, altro mai nulla; e fango il mondo. Tacqueta omai. Dispera Lultima volta. Al gener nostro il fato Non don che il morire. Omai disprezza Te, la natura, il brutto Poter che, ascoso, a comun danno impera, E linfinita vanit del tutto. Qui la premessa materialistica nellinterpretazione della realt ben riconoscibile nella riduzione della vita ad amaro e noia e nellaffermazione della morte come unico dono ricevuto dalla natura. Su questo cupo sfondo materialistico si inserisce il rimando alla teoria del piacere: nessuna cosa vale i sentimenti umani perch nessuna cosa in grado di appagare il bisogno umano di piacere, in quanto ogni cosa esistente finita mentre il piacere desiderato dalluomo infinito. Infine si affaccia lo sguardo desolato e tragico sul nulla come vero riferimento ultimo di ogni azione e fenomeno: allinfinito del piacere, la realt risponde con linfinito del nulla. Al soggetto resta solo la possibilit di tutelare la propria dignit avendo il coraggio di affermare senza infingimenti illusori (compreso lamore: linganno estremo) questa realt. Shopenhauer, come Leopardi basa il proprio pensiero sullanalisi della realt. Lintento di mostrarci quale sia la vera natura del mondo e il conseguente disagio dellumanit; entrambi, infatti, oltrepassano i limiti del mondo terreno ed esprimono la loro idea sul vero significato della vita mostrando la realt per quella che , e smascherando la pi grande delle illusioni: la felicit. Nellopera il mondo come volont e rappresentazione Shopenhauer riprende il dualismo kantiano. Mentre per Kant il fenomeno la realt, lunica realt accessibile alla mente umana ed il noumeno serve solo a rammentare alluomo quelli che sono i suoi limiti; per Shopenhauer, invece, il fenomeno parvenza, illusione, sogno ovvero ci che nellantica sapienza indiana detto velo di Maya mentre il noumeno una realt che si nasconde dietro lingannevole trama del fenomeno, e ci che si mostra dopo aver strappato il velo di Maya: la realt senza false illusioni, quella stessa realt che il filosofo deve svelare. Il mondo una mia rappresentazione, afferma Shopenhauer e, questo significa che il mondo consiste nel suo essere percepito da un soggetto. Per Shopenhauer infatti, il fenomeno rappresentazione di qualcosa che dentro la coscienza del soggetto e fuori non nulla, illusione che demistifica la realt e che nasconde lessenza noumenica. La vita dunque un sogno cio un tessuto di apparenze o una sorta di incantesimo. Luomo per portato a interrogarsi sul fine ultimo della vita e il passaggio segreto che gli permette di passare dal fenomeno al noumeno rappresentato dalla sua corporeit attraverso la quale non ci limitiamo a vederci dal di fuori bens ci viviamo anche dal di dentro, godendo e soffrendo. Ripiegandoci su noi stessi ci rendiamo conto che il fine ultimo del nostro io la brama o Volont di vivere. Essendo al di l del fenomeno, la Volont presenta caratteri contrapposti a quelli del mondo della rappresentazione, in quanto si sottrae alle forme proprie di questultimo: lo spazio, il tempo, la causalit. La Volont, , dunque, eterna, libera o cieca. Infatti, noi possiamo cercare la ragione di questa o quella manifestazione fenomenica della Volont, ma non della Volont in se stessa. Miliardi di esseri non vivono che per vivere e continuare a vivere. questa, secondo Shopenhauer, lunica crudele verit sul mondo; anche se gli uomini hanno cercato per lo pi di mascherare la sua terribile evidenza postulando un Dio cui sarebbe finalizzata e in cui troverebbe un senso la loro vita. Ma Dio, nelluniverso doloroso di Shopenhauer, non pu esistere e lunico Assoluto la Volont stessa. Affermare che lessere la manifestazione di una Volont infinita equivale a dire che la vita dolore per essenza. Sappiamo, infatti, che la Volont tendenza e, dunque, finch non viene soddisfatta vi il dolore, quando invece viene soddisfatta subentra la noia: la vita umana , pertanto, come un pendolo che oscilla incessantemente tra il dolore e la noia passando attraverso lintervallo fugace, e per di pi illusorio, del piacere e della gioia. Questa Volont e questa situazione non propria esclusivamente

delluomo ma per analogia si pu estendere a tutte le cose. Dunque, tutta la realt soggetta alla Volont e quindi tutto noia e dolore: pessimismo metafisico. Tuttavia, da questa situazione si pu uscire, non, per, col suicidio, che paradossalmente unulteriore affermazione della Volont ma attraverso alcuni esercizi che ci permettano di raggiungere la Noluntas cio lestirpazione completa della Volont. E sempre lillusione alla base del pensiero dello scrittore italiano del 900 pi famoso al mondo: Luigi Pirandello. Per questultimo, infatti, la modernit stata causa per luomo di quel malessere che lo induce alla percezione della relativit di ogni fenomeno, di ogni ideologia. La modernit cio pone luomo di fronte alla triste realt di unesistenza priva di senso ed proprio per dare un significato alla propria vita che luomo organizza un sistema di convenzioni, riti, istituzioni che devono rafforzare in lui tale illusione. Linsieme degli autoinganni sociali o individuali costituisce la forma dellesistenza: essa data dagli ideali che ci poniamodal meccanismo stesso della vita associata. La forma blocca la spinta delle pulsioni vitaliessa cristallizza la vita. Questultimo una forza profonda e oscura che fermenta sotto la forma, un flusso continuo che noi cerchiamo darrestare, di fissare in forme stabili e determinatema dentro di noi stessi, in ci che noi chiamiamo anima, il flusso continua indistinto. Il contrasto tra vita e forma indubbiamente costitutivo dellarte pirandelliana, e della stessa poetica dellumorismo che sottolinea ironicamente i modi con cui la forma reprime la vita. Il soggetto, dunque, che vive nella forma non pi una persona ma diventa una maschera, un personaggio costretto a recitare la parte che la societ o lui stesso si imposto. Noi dunque siamo uno perch pretendiamo di avere una forma precisa nessuno perch non abbiamo una personalit definita e centomila perch a seconda di chi ci guarda abbiamo un aspetto diverso. Il personaggio, dunque, che non pi coerente ed unitario, ha davanti a se due possibilit di scelta, o adeguarsi passivamente alla forma, o vivere consapevolmente la scissione fra forma e vita. Nel primo caso sarebbe solo una maschera, mentre nel secondo diventerebbe una maschera nuda dolorosamente consapevole delle illusioni dellumanit. E una volta presa coscienza della tragicit della propria condizione luomo non pu pi tornare nella forma, a questo sentimento solito della vita non possiamo pi prestar fede, perch sappiamo ormai che sono un nostro inganno per vivere e che sotto c qualcosaltro, a cui luomo non pu affacciarsi, se non a costo di vivere o di impazzire. stato un attimo, ma dura a lungo in noi limpressione di esso, come di vertigine afferma lo stesso Pirandello. Luomo a questo punto interviene con delle riflessioni a porre la distanza fra se e i propri gesti, fra se stesso e la vita. Inizia, dunque, a interrogarsi per giungere sempre a quella rispostamaschere, maschereun soffio e passano per dar posto ad altre, vero il mare, si, vera la montagna; vero il sasso; vero un filo derba; ma luomo? Sempre mascherato, senza volerlo, senza saperlo. Egli, dunque, non vive ma si guarda vivere. La riflessione, la fine dellimmediatezza vitale, lestraniazione da se e dagli altri diventano la sua marca esistenziale. La critica delle illusioni va di pari passo con una drastica sfiducia nella possibilit di conoscere la realt: qualsiasi rappresentazione del mondo si rivela inadeguata allinattingibile verit della vita. In un mondo dominato dal caos privo di senso, Pirandello conferisce alla letteratura il compito paradossale di mostrare linadeguatezza degli strumenti logico-linguistici di interpretazione della realt. Larte diventa, cos, coscienza critica; dovere morale dello scrittore diviene la lotta contro le mistificazioni e i falsi miti costruiti dagli scrittori del Decadentismo come DAnnunzio. Per Pirandello , dunque, impossibile distinguere la realt dalla finzione e della stessa opinione fu uno dei pi grandi pittori surrealisti: Ren Magritte. Consideriamo, ad esempio, la tela La condizione umana: vediamo un interno, una finestra, un pesante drappeggio, un cavalletto posto di fronte alla finestra. Tutto chiaro, potremmo dire in un primo momento: siamo nellatelier del pittore, sul cavalletto sta la tela in corso di esecuzione, oltre la tela il paesaggio che si va dipingendo. Lambiguit sorge non appena confrontiamo il paesaggio dipinto con quello reale: i due non sono semplicemente simili, piuttosto si sovrappongono e coincidono, sono presentati da Magritte in modo da non riuscire a distinguerli chiaramente. Abbiamo come un quadro nel quadro e il senso che ne deriva

non di semplice spiazzamento visivo ma proprio di disagio, di inquietudine. Possiamo recuperare i contorni del paesaggio dipinto e staccarlo da quello reale; rimarr intatto, tuttavia, il dubbio prodotto dallincertezza iniziale: il paesaggio davvero reale se si presta con tanta facilit ad essere confuso con un paesaggio dipinto, esiste una realt o piuttosto tutto finzione? Attenzione, sembrano dire i suoi quadri, questa che vedete non la realt! I titoli esistono, poi, in condizione di parziale o totale autonomia delle immagini, svolgendo funzione di commento, di paradosso: costituiscono essi stessi unopera o un frammento di opera di genere filosofico-letterario, prima che visivo. Consideriamo ancora La condizione umana, titolo e immagine. evidente che il titolo contribuisce non poco al senso di ansia, di sottile angoscia che promana dal quadro. Stabilisce, infatti, che lambiguit intorno cui costruta limmagine non una semplice burla, una licenza umoristica dellartista, n regna nel solo ambito della pittura: essa ha, invece, un significato profondamente esistenziale, lemblema dellimpossibilit di distinguere linganno dalla verit. Un altro filosofo convinto come Shopenhauer del fatto che il divenire e la vita delluniverso siano irrazionali Nietzsche. A differenza del suo predecessore, per, Nietzsche propone laccettazione realistica del senso tragico della vita. Il filosofo ritiene che nella tragedia attica di Eschilo e di Sofocle si ritrovi tale atteggiamento che sar poi riproposto dal dramma musicale di Wagner. In una parola, dunque, la Grecia originaria la Grecia del pensiero tragico; successivamente Socrate con il suo razionalismo inizi quellazione di distruzione di questo senso tragico. Egli introduce una distinzione fondamentale: lo spirito dionisiaco, cio il dinamismo drammatico della vita e del divenire e lo spirito apollineo corrispondente a quellatteggiamento di serenit e compostezza espressa soprattutto dalla scultura. evidente come dietro questa distinzione possiamo ritrovare quella tra vita e forma teorizzata da Pirandello. Anche per Nietzsche, infatti, i valori e gli atteggiamenti che caratterizzano lo spirito apollineo non fanno altro che soffocare la vita, imbrigliandone la drammaticit. Nello studio della morale Nietzsche usa il metodo genealogico, consistente col ricercare, dietro le produzioni morali, religiose ed estetiche i veri sentimenti che ne danno la genesi: il platonismo, con la dottrina dei due mondi, nega quello sensibile dichiarandolo apparente mentre, invece, questo il vero mondo. Dunque questa dottrina finisce per negare il mondo della vita e in ultima analisi crea una societ debole rinunciataria e malata. Quanto alla morale ebraico-cristiana, essa rappresenta una radicale antiumana devastante negazione dei valori della vita di unaffermazione di valori che addormentano e negano la vitalit. Si tratta, dunque di una morale della decadenza, una morale da schiavi, da gregge. La genealogia di questa morale si trova in un risentimento degli spiriti deboli, contro gli spiriti forti, una sorta di invidia impotente che fa capire come dietro le lotte tra il bene e il male vi sia, in realt, la lotta tra volgo e nobilt. Nietzsche, allora, propone di rovesciare e negare questi valori. Si tratta di trasformare il modo comune di considerare la vita, si tratta, cio, della trasvalutazione di tutti i valori, andare al di l del bene e del male cos come sono stati concepiti sino ad ora. Questo processo passa attraverso lesperienza della morte di Dio. Per comprendere cosa significhi questa affermazione bisogna tener presente che per Nietzsche Dio sostanzialmente: il simbolo di ogni prospettiva oltre mondana che ponga il senso dellessere al di l dellessere, ovvero in un mondo contrapposto a questo. La personificazione delle certezze ultime dellumanit, ossia di tutte le credenze metafisiche e religiose elaborate per dare un senso ed un ordine rassicurante alla vita. Il primo punto connesso alla convinzione nietzchiana secondo cui Dio e loltremondo abbiano storicamente rappresentato una fuga dalla vita e una rivolta contro questo mondo. Il secondo punto, invece, deriva dalla maniera nietzchiana di concepire la metafisica. Secondo questo filosofo limmagine di un cosmo ordinato e benefico soltanto una costruzione della nostra mente, una illusione che ci permette di sopportare la durezza dellesistenza C un solo mondo afferma Nietzsche ed falso, crudele, contraddittorio, corruttore, senza sensoUn mondo cos fatto il vero mondonoi abbiamo bisogno delle menzogne per vincere questa realt, questa verit, cio per vivere [] La metafisica, la morale, la religione, la scienza [] vengono prese in considerazione solo come diverse forme di menzogne: col loro sussidio si crede nella vita. Dunque, in breve, con Dio nel

linguaggio nietzschiano si intendono le concezioni metafisiche e ogni affermazione di trascendenza. Zaratrustra annuncia la morte di queste illusioni cio constata che la dissoluzione di questi valori gi in atto, si tratta di darle pieno compimento. La scomparsa di questi valori genera, per, un senso di vuoto, essendo venuti a mancare dei punti di riferimento. Ed questo il fenomeno del cosiddetto nichilismo nietzschiano. Per poter superare questo senso di vuoto non bisogna rassegnarsi e assistere passivamente a questo tracollo (nichilismo passivo) ma occorre partecipare attivamente contribuendo con un impegno personale alla trasvalutazione. Nietzsche chiama se stesso il primo perfetto nichilista dEuropa. Il tema dellillusione presente anche nella visione della vita di Lucrezio, grande poeta latino. Egli non esalta i pregi che tale sentimento produce ma lo condanna, considerando la stessa religio unillusione oltre che la causa di tanti mali. Il punto di vista da cui guarda il mondo si rif alla dottrina di Epicuro. Egli non crede in un altro mondo, non crede nella sopravvivenza dellanima ma si limita a descrivere e ad esaltare la vita terrena. La noia per Lucrezio una malattia. Essa deriva dallimpossibilit delluomo di soddisfare i propri desideri, le proprie ambizioni. Tutto ci crea nelluomo una sensazione di profondo disagio di cui spesso non riesce a stabilire le cause precise. Lappagamento dei desideri, sar solo momentaneo e illusorio: appagato un desiderio ne seguir sempre un altro. Solo raggiungendo latarassia, il fine della pratica epicurea, si pu sconfiggere la noia ed evitare tale disagio. Gli uomini si affannano perseguendo falsi scopi, miraggi illusori e non si accorgono che la natura non chiede altro che lassenza di dolore fisico e spirituale. Lucrezio ci fornisce una visione del mondo e della natura triste e sconsolata: la natura ostile alluomo e rende la vita sulla terra difficile e dolorosa. Tale quadro negativo pu far pensare ad una visione pessimistica della realt, tuttavia, spesso Lucrezio afferma, con accenti di profonda convinzione, che possibile per luomo, purch aderisca alla verit e alla sapienza epicurea, trasformare positivamente una situazione dolorosa e negativa, sconfiggendo, dunque, la sofferenza e raggiungendo la felicit. Ritroviamo, dunque, in parte, la concezione leopardiana della natura, sebbene in Lucrezio si giunga a dei risultati profondamente diversi da quelli di profondo pessimismo indicati da Leopardi. Di illusione o meglio di alienazione religiosa si parla anche in Marx. Essa, comunque, era stata gi affrontata da Feuerbach. Marx riconosce a Feuerbach il merito di aver posto laccento sul mondo terreno e si aver sottolineato limportanza per lalienazione religiosa. Gli sfuggito per di indagare la base umana dellalienazione. Insomma luomo, prima di autoalienarsi nella religione (in Dio), si sente alienato gi nella vita terrena, si sente oppresso e schiavo in questo mondo, fatto, questo, che bisogna spiegare. Inoltre Feuerbach, pur sottolineando laspetto sensibile delluomo (in contrapposizione allaspetto spirituale che aveva in Hegel), concepisce per luomo solo come attivit teoretica mentre invece luomo prima di tutto prassi, attivit pratica, attivit produttiva. Essere filosofo vuol dire non tanto contemplare il mondo quanto cambiarlo. Del resto, solo nella prassi e con la prassi si pu stabilire loggettivit del pensiero. Infine luomo di cui Feuerbach sottolinea la terrenit da lui concepito individualisticamente, ossia come un essere fatto di bisogni, e quindi legato agli altri, individui da vincoli naturali. Ma questa concezione forma una societ borghese non una societ umana, cio una societ nella quale luomo, inteso come prassi produttiva legato agli altri dal lavoro, questultimo inteso come societ veramente socializzatrice. In altri termini, secondo Marx, Feuerbach aveva si messo luomo al posto di Dio, ma si era fermato davanti al problema principale che quello di capire perch luomo crea la religione. Egli non ha visto che il sentimento religioso un prodotto sociale, in quanto ogni individuo appartiene ad una data forma sociale. La religione la teoria rovesciata in questo mondo sicch a lotta contro la religione ] la lotta contro quel mondo di cui la religione laroma spirituale []. La miseria religiosa in un senso lespressione della miseria reale e in un altro senso la protesta contro la miseria reale []. Essa lOPPIO DEL POPOLO. La conseguenza chiara svaniranno le illusioni religiose se si elimineranno le situazioni che le creano. E di illusione o meglio di utopia politica potremmo parlare anche in Seneca. Particolare soprattutto il suo trattato di filosofia politica, il De Clementia nel quale egli, rivolgendosi a Nerone, lo elogia perch pur disponendo di un potere illimitato, egli da prova di possedere la virt pi grande del sovrano: la clemenza definita dal filosofo come la moderazione e lindulgenza adottate dallimperatore nel momento della punizione. La clemenza, infatti, contraddistingue il buono e

clemente dal tiranno; il primo, infatti, instaura con il suddito un rapporto paterno e a tal proposito lo stesso Seneca dice: E contrario, is cui curae sunt universa, qui alia magis, alia

minus tuetur, nullam non rei p. partem tamquam sui, nutrit, inclinatus ad mitiora, etiam si ex usu est animadvertere ostendens quam invitus aspero remedio manus admoveat, in cuius animo nihil hostile, nihil efferum est, qui potentiam suam placide ac salutariter exercet adprobare imperia sua civibus cupiens, felix abunde sibi visus si fortunam suam publicarit, sermone adfabilis, aditu accessunque facilis, voltu, quimaximepopulos demeretur, amabilis, aequis desideriis propensus, etiam iniquis non acerbus, a tota civitate amatur, defenditur, colitur. Eadem de illo homines secreto locuntur quae palam, tollere filios cupiunt et publicis malis sterilitas indicta recluditur; bene se meriturum de liberis suis quisque non dubitat, quibus tale saeculum ostenderit. Hic princeps suo benefcio tutus nihil praesidiis eget, arma ornamenti causa habet. Quod ergo officium eius est? Quod bonorum parentium, qui obiurgare liberos non numquam blande, non numquam minaciter solent, aliquando admonere etiam verberibus. Numquid aliquis sanus flium a prima offensa exheredat? Nisi magnae et multae iniuriae patientiam evicerunt, nisi plus est quod timet quam quod damnat, non accedit ad decretorium stilum; multa ante temptat quibus dubiam indolem et peiore iam loco positam revocet; simul deploratum est, ultima experitur. Nemo ad supplicia exigenda pervenit, nisi qui remedia consumpsit (trad. Al contrario amato, difeso e onorato dalla cittadinanza nella sua interezza
colui che si prende cura di tutto, che vigila su alcune cose di pi, su altre di meno, ma da sostegno a tutte le pari dello stato come se si trattasse del proprio corpo; che incline alla mitezza e che, anche quando utile punire, manifesta una quanta riluttanza ponga mano a un rimedio amaro; che nellanimo non ha posto per alcun sentimento di ostilit n alcuna afferatezza, ma esercita il proprio potere in modo pacifico e salutare, desiderando che i suoi ordini incontrino lapprovazione dei cittadini; che si considera assai felice se ha esteso a tutti la sua fortuna; che affabile nel parlare, disponibile a concedere udienza e a essere avvicinato, amabile nel viso (cosa importantissima nellaccattivarsi il favore popolare), incline a desideri equi e non aspro nemmeno con i malvagi. Di lui gli uomini dicono in segreto le stesse cose che in pubblico; desiderano mettere al mondo dei figli e il tempo della sterilit imposta dai pubblici mali di conclude; nessuno dubita di rendere un buon servizio ai propri figli avendo fatto vedere loro una tale epoca. Un principe di questo tipo, al sicuro per il bene che fa, non ha bisogno di scorte e le forze armate che tiene presso di se sono solo un ornamento. Qual dunque il dovere di un principe? Lo stesso di un buon padre, che solito redarguire i figli talvolta con dolcezza, talvolta con parole minacciose e talvolta castirli anche con le frustate. Forse che un padre sano di mente disereda il proprio figlio al primo torto? A meno che molti gravi torti non abbiano completamente soprafatto la sua pazienza, a meno che il male che paventa non sia maggiore di quello che condanna, il padre non ricorre alla pena che verga provvedimenti irrevocabili: prima compie molti tentativi per richiamare al dovere unindole difficile e gi incontaminato sulla via del peggio e solo quando la situazione si fatta disperata si ricorre agli estremi rimedi. Nessuno giunge a reclamare la pena di morte se non dopo aver esaurito tutti i rimedi). Da notare, per, come Seneca ponga al centro della sua trattazione non la giustizia ma la clemenza. Egli infatti consapevole del fatto che il principato una monarchia assoluta e dunque esalta una qualit che implica comunque un rapporto di dipendenza: il punto di riferimento non costituito dalle leggi che tutti devono rispettare ma dalla volont arbitraria e non sottoposta a limitazioni del principe. Partendo da questo dato di fatto lautore cerca di motivare teoricamente la realt positiva del principato, e trova unefficace supporto nella dottrina politica stoica che tradizionalmente indicava nella monarchia la migliore forma di governo a patto che il re sia sapiente. Ecco dunque che a Nerone vengono attribuite tutte le virt proprie del sovrano perfetto. evidente che sulla figura del giovanissimo imperatore Seneca proietta

un modello ideale; i comportamenti esemplari che gli attribuisce corrispondono ad un programma politico che implicitamente lo esorta a realizzare fingendo di considerare gi attuati quelli che sono i suoi auspici e le sue speranze. , comunque, evidente il carattere utopistico sia di questo progetto politico sia dellopera, ed esso messo ancor pi in evidenza se le parole di Seneca: Potes hoc,

Caesar, audacter praedicare: omnia quae in fdem tutelamque tuam venerunt, tuta ha>beri, nihil per te neque vi neque clam adimi rei p. Rarissimam laudem et nulli adhuc principum concessam concupisti: innocentiam. Non perdit operam nec bonitas ista tua singularis ingratos aut malignos aestimatores nancta est; refertur tibi gratta: nemo unus homo uni nomini tam carus umquam fuit, quam tu p.R., magnum longumque eius bonum. (trad. Tu, Cesare, puoi aver l'audacia di vantare che tutto quello
che stato affidato a te e posto sotto la tua tutela si trova al sicuro, e che da parte tua nulla sottratto allo stato n con atti di violenza n con trame oscure. Hai desiderato una lode rarissima e non ancora concessa ad alcun principe, quella dell'innocuit. Non fatica sprecata questa tua singolare bont ne ha trovato estimatori ingrati o malevoli: vi riconoscenza nei tuoi confronti e nessun singolo uomo fu mai tanto caro ad un altro singolo uomo quanto lo sei tu al popolo romano, che in te ha un bene grande e duraturo) si mettono a confronto con quanto detto circa cinquanta anni dopo che un altro grande della letteratura latina: Tacito. Questultimo, infatti, nella sua opera gli Annales si propone di narrare gli eventi relativi al periodo della dinastia giulio-claudia, dalla morte di Augusto a quella di Nerone. proprio a questultimo sono dedicati gli ultimi quattro libri dellopera. La narrazione del principato neroniano si apre con i dubbi iniziali della popolazione, Tacito, infatti, afferma Igitur in urbe sermonum avida, quem ad modum

princeps vix septem decem annos egressus suscipere eam molem aut propulsare posset, quod subsidium in eo, qui a femina regeretur, num proelia quoque et obpugnationes urbium et cetera belli per magistros administrari possent, anquirebant. (trad: Dunque, in Roma, citt assetata di

pettegolezzi, la gente si chiedeva come un principe, che aveva da poco compiuto i diciassette anni, potesse sobbarcarsi un carico tanto gravoso o allontanare il pericolo; quale affidamento si potesse trovare in lui, che era governato da una donna, e se fosse mai possibile risolvere, attraverso i precettori, anche le battaglie, gli assedi di citt e le altre operazioni militari). Procede, poi la narrazione che mostra il progressivo svelarsi di una natura malvagia. La degenerazione di Nerone in tiranno procede di pari passo con una terribile serie di delitti, di cui cadono successivamente vittime il fratellastro Britannico, la madre Agrippina e linfelice moglie Ottavia sacrificata alla passione di Nerone per Poppea. La morte della madre, nel 59, toglie ogni freno alla degenerazione dei costumi privati dellimperatore, che si abbandona a ogni forma di dissolutezza. Prosegue, dunque, la sfilza di omicidi mentre a Roma Crescevano, giorno dopo giorno, i pubblici mali, mentre cedevano i punti di forza. Muore, infatti, Afranio Burro e Seneca chiede il permesso di ritirarsi a vita privata. Lo stesso scrittore, che in precedenza lo aveva esaltato come un principe perfetto, consapevole dei rischi a cui andava incontro e dellormai irrecuperabile dissolutezza del principe, chiede di poter abbandonare ogni attivit pubblica per dedicarsi esclusivamente ai suoi studi. Significativa , a questo punto, uninterrogativa introdotta da Tacito nellopera, egli infatti afferma: E fino a quando si doveva credere che nell'impero non ci sarebbe stato niente di buono che non provenisse da lui?; mentre il senato e i cittadini pi autorevoli erano in dubbio se fosse peggio averlo vicino o lontano. Ricordiamo, poi, che la svolta politica del regno coincide anche con lascesa della sinistra figura del nuovo prefetto del pretorio: Tigellino, personaggio che potremo paragonare per dissolutezza a Seiano, il malvagio collaboratore a cui, a sua volta, Tiberio accord un grande ed immeritato potere. Ma un altro evento sconvolge, a questo punto, la storia di Roma, come dice lo stesso Tacito: Si verific poi un disastro, non si sa se accidentale o per dolo del principe - gli storici infatti tramandano le due versioni - comunque il pi grave e spaventoso toccato alla citt a causa di un incendio e Nerone per soffocare ogni diceria che lo indicava come il colpevole di quella sciagura, spacci per colpevoli e condann i cristiani, dando inizio alla prima persecuzione che li vide vittime. Le stravaganze, gli eccessi e la crudelt del principe portarono, infine, nel 65 allorganizzazione di una vasta congiura,

capeggiata da Pisone. Il tradimento di un servo, per, sventa la progettata uccisione del tiranno e da origine ad una lunga serie di arresti e condanne a morte tra le cui vittime pi illustri, ricordiamo, Seneca e Petronio il quale, afferma Tacito: Ne codicillis quidem, quod plerique

pereuntium, Neronem aut Tigellinum aut quem alium potentium adulatus est, sed flagitia principis sub nominibus exoletorum feminarumque et novitatem cuiusque stupri perscripsit atque obsignata misit Neroni. fregitque anulum ne mox usui esset ad facienda pericola. (trad: Neppure nel
suo ultimo scritto, cosa che invece facevano i pi, avviandosi alla morte, adul Nerone o Tigellino o qualche altro potente, ma scrisse dettagliatamente le infamie del principe, coi nomi dei suoi amanti e delle sue amanti e con specificata l'eccentrica novit di ogni rapporto sessuale, e mand il testo, con tanto di sigillo, a Nerone. Poi spezz l'anello del sigillo, perch non servisse in seguito a danneggiare altre persone). Emerge, dunque, dallopera la figura di un imperatore tuttaltro che clemente e che sicuramente non aveva fatto propri i precetti di Seneca, un imperatore che aveva portato solo morte e distruzione tanto che nel finale del libro lo stesso Tacito afferma: Etiam si bella externa et

obitas pro re publica mortis tanta casuum similitudine memorarem, meque ipsum satias cepisset aliorumque taedium expectarem, quamvis honestos civium exitus, tristis tamen et continuos aspernantium: at nunc patientia servilis tantumque sanguinis domi perditum fatigant animum et maestitia restringunt. (trad: Quand'anche ricordassi, in un cos monotono succedersi di
eventi, guerre esterne e morti affrontate in difesa dello stato, la noia avrebbe sopraffatto anche me, e mi aspetterei il fastidio nei lettori, insofferenti ormai alle morti di cittadini, morti onorevoli s, ma pur sempre penose e senza fine: ora, tale passivit degna di schiavi e tanto sangue versato invano dentro la nostra patria straziano il mio animo e lo stringono in una morsa di profonda pena). Di utopia politica potremmo parlare anche in Isocrate il pi grande rappresentante delloratoria epidittica in Grecia. Non pu, infatti, che essere definito utopico il suo progetto politico che prevedeva delle soluzioni di politica interna attraverso la quale Atene avrebbe dovuto riprendere quella posizione di predominio che di fatti, per non gli appartiene pi, giacch continuano a farsi sentire gli effetti della guerra con Sparta e il baricentro politico della Grecia si era irreversibilmente spostato da Atene verso lemergente potenza macedone. Poco reale era anche lidea di una spontanea collaborazione della al fine di sconfiggere il comune nemico persiano, come del resto, quello che vedeva proprio nel regno macedone la sola forza capace di attuare il suo progetto panellenico e anti-persiano. E proprio il carattere utopico dellideologia Isocrate evidente nelle cosiddette orazioni del periodo ateniese. Tra di esse, ricordiamo: Il Panegirico il primo dei grandi discorsi politici di Isocrate. Il nome trae origine delle grandi feste religiose collettive che attiravano folle sterminate provenienti dalle pi diverse e lontane citt e costituivano unoccasione privilegiate per la circolazione delle idee. Esso un caldo elogio di Atene per tutto ci che la citt ha saputo fare nel passato antico e recente a favore dellintera Grecia, e grazie al quale pu legittimare la propria supremazia. Di contro, legemonia spartana viene giudicata negativamente in quanto responsabile di aver abbandonato ai persiani le citt greche dAsia. Comunque, Isocrate propone che Atene e Sparta si alleino subito per combattere il nemico persiano, approfittando anche del momento di debolezza che essa attraversava. Le argomentazioni, in questa orazione sono ben costruite e si avvalgono di una prosa fluida e musicale; tuttavia abbondano i luoghi comuni filoateniesi e antispartani. Tre anni dopo al Panegirico nacque, in Grecia, la seconda confederazione ateniese che sostanzialmente realizzava quanto auspicato dal maestro. Alla mobilitazione antipersiana dei greci auspicata nel Panegirico Isocrate sostituisce nel Plataico il pi modesto e pragmatico obiettivo della concordia interna dellEllade, e invece che gli spartani attacca i tebani, i cui sentimenti filopersiani erano di vecchia data. Nellorazione ritorna inoltre il motivo del primato civile e morale che i greci debbono riconoscere ad Atene. Anche in questo caso il maestro dimostr lungimiranza: i suoi timori sulla volont egemonica di Tebe trovarono conferma un anno dopo nella battaglia di Leuttra che di quellegemonia determin linizio. E infine lAreopagitico un discorso epidittico nel quale si insiste energicamente sulla necessit che Atene ritorni allantica costituzione dei padri, ritenuta da Isocrate la sola capace di ridare tranquillit e sicurezza allo Stato, unica via possibile per raggiungere tale scopo

quella che passa attraverso il glorioso consesso dellAreopago, cui perci vanno restituite le antiche prerogative di tutore e guida morale per tutti i cittadini. Il discorso esprime un progetto utopistico di politica interna che ricorda le nostalgie di Aristofane per lAtene del buon tempo antico. Nelle cosiddette orazioni del periodo filomacedone lillusione di un ritorno alla supremazia ateniese o di una lotta panellenica contro i persiani cedono il posto alla consapevolezza dellimpossibilit di realizzare tale progetto e alla speranza che il sovrano macedone possa mettere fine alla crisi che travaglia la Grecia. Il taglio utopistico che sembrava caratterizzare lAreopagitico cede il posto nel Filippo a unaccesa idealizzazione dal sovrano macedone. Isocrate si era, infatti, dedicato a cercare un altro personaggio di grande autorevolezza e capacit politico-militare che potesse concretizzare il suo sogno di una spedizione contro la Persia: credette di averlo trovato in Filippo che aveva, con il passare del tempo, consolidato il proprio potere allinterno del regno di Macedonia e guardava con sempre maggiore insistenza alla Grecia. Isocrate ne fu affascinato e non esit ad additarlo come il campione della riscossa greca contro il Persiano. Tuttavia, bramoso di rivedere il suo disegno, il maestro commise un grave errore politico non distinguendo il Filippo che apparentemente si presentava come un disinteressato arbitro degli affari di Grecia e quello che subdolamente si apprestava a spegnere la libert di quella. E unillusa, possiamo dire, sia la protagonista della tragedia di Sofocle: Antigone. Illusa soprattutto dal punto di vista del tiranno Creonte, lui portavoce della legge umana non pu che ritenere illusa, pazza, una ragazza che, pur consapevole di essere prossima alla morte, alla domanda se abbia volutamente trasgredito le leggi, risponde: , , . , , . , ; . , . , , , ; , , . , . (Trad. si perch non era di certo Zeus, per me, colui che aveva bandito queste norme, n Diche che abita con gli dei sotterranei; non queste norme sancirono essi tra gli uomini. N pensavo che i tuoi bandi fossero potenti al punto che un mortale potesse trasgredire le leggi non scritte e incrollabili degli dei. Non infatti, di certo, oggi soltanto e ieri, ma da sempre vivono queste norme e nessuno sa da quando siano apparse. Io non volevo, per paura del volere di alcun uomo, pagare il fio dinnanzi agli dei. Infatti sapevo bene che sarei morta e perch no?- anche se tu non avessi emesso prima il bando . e se morr prima del tempo, questo io lo dico un guadagno. Infatti chiunque, come me, vive tra molti mali, in che modo costui non riporta, morendo, un guadagno? Cos, almeno per me, andare incontro a

questa sorte un dolore da nulla; ma se avessi sopportato che il figlio di mia madre, morto, rimanesse cadavere insepolto, per quello soffrirei ma per questo non soffro. Se poi ora ti sembra che io mi ritrovi a fare cose folli, forse, in certo senso, sono debitrice della follia ad un folle.) E a proposito contrasto tra legge umana e legge divina, tra re e suddito, tra potere partitico e cittadino, riscontriamo alla fine della tragedia implicita esaltazione del secondo elemento e la totale sconfitta del primo. Creonte, infatti, dopo aver visto morire insieme al figlio Emone anche la moglie Euridice, non pu che constatare quanto egli stesso sia stato un a permettere tutto ci. For William Blake the happiness is an illusion. He described "innocence" and "experience" as the two contrary states of the human soul. Innocence: refers to the condition of child who has not yet experienced the evils. This is a bright world of happiness and freedom. This inner state of innocence is externalized in a world of images such as the lamb and the child and is based on feelings of love and generosity. Innocence is an ideal to be strugglef for in a corrupt and wicked world. Experience: is the world of normal adult life and it is represented with chimney sweep, the hapless soldier and the young prostitute of the poem; this is a world oppresses. Orwells 1984 depicts a dystopia, a negative illusion, in a world that went wrong, a world of manipulation and control which uses its people against themselves like pawns. Anti-utopias are usually classified as being satires. However, books like 1984 are considered to be different in nature from ordinary satires. The taste for punishment, exceed irony and laughter in the modern satirist. The major element which characterizes the novel is the fear that the world is being led towards a horrible future. Such a world, where one might actually gain a life of security and adjustment, but at the cost of their spiritual freedom, an so of their humanity, forms the basis of the anti-Utopian future explored in 1984. 1984 portrays a well-established totalitarian regime even from the beginning of the book. Orwell set up an extreme scenario of totalitarianism and brought out it's true evil. His work came to refuse the governments which sought a utopia that Orwell had recognised to be impossible to achieve. Much of 1984's inspiration is a result of the events happening around the time of its publication. One major and evident event was World War II and, more specifically, Nazism and the reign of Hitler as a dictator. Another important historical aspect was Stalinism, which was happening in Russia. The novel is based on the experiences of the Soviet Union and Nazi Germany; however, it is set in Britain to suggest that it could happen elsewhere. Orwell intends to portray Oceania just realistically enough to convince contemporary readers that such a society has, in fact, existed and could exist again if people forget the lessons taught by history, or fail to guard against tyrannical and totalitarian governments. Anche nella storia e, poi, presente lillusione, lItalia ad esempio, entr nella Prima Guerra Mondiale con una duplice illusione: divenire una grande potenza espandendo i propri territori e la convinzione comune delle altre potenze, che questa, come altre, sarebbe stata una guerra lampo. Ora, sappiamo che il dato di sintesi che caratterizza il primo conflitto mondiale fu il suo essere una guerra di logoramento condotta perlopi nelle trincee dove la vita di milioni di soldati assunse caratteri disumani. Le mire espansionistiche dellItalia, invece, rivelarono il loro carattere utopistico durante la conferenza che si tenne a Parigi il 18 gennaio del 1919 e a cui parteciparono le 32 nazioni vincitrici. Qui Vittorio Emanuele Orlando difese gli interessi italiani ma grossi problemi sorsero allorch Orlando richiese il rispetto del Patto di Londra: francesi ed inglesi si resero conto che le concessioni promesse avrebbero violato il principio di autodeterminazione. Orlando, per forzare la situazione, chiese, in aggiunta, lannessione di Fiume suscitando aspre reazioni da parte degli alleati. Del resto le rivendicazioni dellItalia si svolgevano lungo due argomentazioni fra loro contraddittorie: se Trento e Fiume erano rivendicate in quanto italiane, linteresse per lItalia verso la Dalmazia era schiettamente imperialistico, corroborato si dal Patto di Londra ma assolutamente discordante con la novit della situazione cos come esso si presentava nell1919. Si giunse, cos, ad unaperta rottura

che si concluse con il ritiro della delegazione italiana dalla conferenza, fatto che fin con il danneggiare ulteriormente lItalia in quanto la Francia e lInghilterra procedettero alla spartizione delle ex colonie tedesche. Quando poi Orlando poche settimane dopo ritorn a Parigi anche questultimo contenzioso era risolto senza alcun vantaggio per il paese. Nel frattempo incominci a dilagare in Italia il risentimento nei confronti degli alleati colpevoli di aver ingannato lItalia: le ammonizioni di Giolitti e le ragioni dei neutralisti acquisivano cos il carattere di drammatica profezia, mentre la frustrazione generale per le pesanti condizioni economiche post-belliche venivano coperte dagli interventisti e dai nazionalisti con il mito della vittoria mutilata. Potremo parlare di illusione anche in fisica con la cosiddetta illusione ottica. Le illusioni ottiche fisiche appartengono alla famiglia delle fotometeore e sono prodotte dalle differenze di temperatura fra i diversi strati daria e fra questi e la superficie terrestre. Sotto particolari condizioni, oggetti e panorami posti a notevole distanza dallosservatore possono produrre immagini virtuali ed essere osservati deformati, sdoppiati o capovolti, anche da diversi spettatori, distanti fra loro molti chilometri. I miraggi si possono manifestare con due modalit diverse, dette miraggi inferiori e miraggi superiori. Nel caso dei miraggi inferiori, gli strati atmosferici pi bassi, a contatto diretto con il suolo, si riscaldano maggiormente rispetto a quelli superiori; di conseguenza, se non si producono correnti ascensionali, si crea un vero e proprio tappeto di aria calda instabile sul suolo e quindi una variazione verticale di densit dellaria tale da produrre fenomeni di rifrazione e di riflessione. I raggi luminosi che incontrano questo spessore daria non si propagano in modo rettilineo, ma si curvano verso lalto, producendo unimmagine virtuale capovolta verso il basso. Lesempio pi frequente di miraggio inferiore quello che si verifica destate sulle distese asfaltate, dove si raggiungono anche i 70C nei primi 15 cm daltezza dal suolo. Da lontano, sembra che la strada sia bagnata: ma quello che si vede il cielo riflesso dallo strato di aria calda che sovrasta lasfalto. Lillusione del Sole a Omega un esempio di miraggio inferiore, che consiste nel vedere limmagine solare che prende la forma della lettera greca Omega (?). Essa costituita dal vero disco solare, che risulta per unito, nella parte inferiore, alla sua immagine virtuale riflessa dal mare e da uno strato daria calda appena sopra lorizzonte. Il principio fisico dei miraggi superiori identico a quello dei miraggi inferiori, con la differenza che il gradiente termico invertito, per cui la temperatura dell'aria cresce dal basso verso l'alto. In tal caso, oggetti e panorami lontani risultano proiettati nel cielo, dritti o capovolti, dove se ne osservano delle immagini virtuali, talvolta apparentemente ravvicinate, prodotte ancora una volta da un percorso curvato dei raggi luminosi. Un esempio di questi miraggi quello descritto da Latham W., verificatosi nel Canale della Manica (vedi il box Un esempio storico), in cui le coste francesi apparvero incredibilmente vicine. Gli antichi popoli nordici chiamavano hillingar questo genere di miraggi, che arrivano a mostrare ai naviganti lontane linee costiere, situate ben sotto lorizzonte. Secondo alcuni studiosi, gli hillingar hanno contribuito alla scoperta dellIslanda e della Groenlandia. Un raro esempio di miraggio superiore il cosiddetto Novaya Zemlya, che si verifica quando il disco solare, durante il tramonto, talmente deformato da apparire come una sottile striscia di luce, che si distende lungo la curvatura dellorizzonte marino per molti gradi di azimut. Il fenomeno pu durare diversi minuti e prende il nome dallisola di Novaya Zemlya (CSI), dove stato osservato per la prima volta. In questo caso i raggi solari, vengono catturati da uno strato di inversione termica, allinterno del quale possono percorrere centinaia di chilometri come in una fibra ottica naturale, seguendo la curvatura terrestre. Uno dei pi famosi e sorprendenti miraggi senza dubbio quello della Fata Morgana, che pu essere osservato frequentemente sullorizzonte marino, dove genera immagini di navi fluttuanti e sovrapposte, simili a colonne e torri deformi. Il fenomeno causato da una combinazione di un miraggio inferiore e di uno superiore, che si verifica quando la temperatura del mare molto minore di quella atmosferica. Questo genere di miraggio si manifesta con particolare intensit nello Stretto di Messina, dove ricevette il nome di Fata Morgana dai navigatori italiani del XV secolo, in ricordo della leggendaria sorella di Re Art che risiedeva in un castello di cristallo situato nel fondo del mare.

A cura di

Christel Antonazzo

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