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Caro Giorgino

Tenerezze in sfere d'acciaio

Baci, la zia Lilli


di Rosaria Zanetel

Rosaria Zanetel
laureata in Giurisprudenza presso l'universit di Padova, dove ha seguito anche un corso quadriennale di lingua e cultura araba. Con il marito, Gihad Katrib, ha fondato una piccola casa editrice, specializzata in testi di lingua araba, cinese, ungherese, nella convinzione che la reciproca conoscenza del linguaggio il primo passo per una fruttuosa convivenza. Per la lingua araba ha pubblicato anche una grammatica. E' artefice di un progetto editoriale relativo alla storia di storici istutiti scolastici padovani: Liceo Tito Livio, Istituo Calvi, Universit di Padova Negli ultimi anni ha pubblicato tre romanzi. Vive e lavora a Padova. copyright by dott.ssa Rosaria Zanetel Katrib via Polacco 2 35127 PADOVA cell.3388757008 e mail laliz@libero.it

Caro Giorgino... Baci, la zia Lilli


Tenerezze in sfere d'acciaio

a Bearotto e Sacchiotta, due orsetti che si amano, teneramente

personaggi delle e mail Caro Giorgino ... Baci, la zia Lilli


Lilli Z. Giorgio Z. Francesca Giorgetto Claudio Filippo mamma di Giorgio pap di Giorgio Chicca Fard Pietro Sacchiotto PR la zia (Giorgino) il nipote figlia di Lilli figlio di Francesca marito di Francesca marito di Lilli, medico moglie del fratello di Lilli, morta senza nome, fratello di Lilli sorella di Lilli marito di Chicca figlio di Lilli orsetto peluche di Pietro il regista

personaggi degli allegati Tenerezze in sfere d'acciaio


Giovanni Z. Antonio Z. madre di Giovanni Piera Stefano Fiorenza Riccardo il protagonista padre di Giovanni, senza nome la protagonista ex fidanzato di Piera sorella di Stefano ex compagno di liceo di Giovanni

Paola Sandra l'Ospite Fard Claudia Sacchiotta Bearotto padre di Piera Marco Silvia 4 figli di Marco la signora Cecilia Luca Maria

fidanzata di Riccardo sorella di Giovanni il gatto di Sandra compagno di universit di Sandra moglie di Fard orsetta peluche di Piera orsetto peluche di Giovanni senza nome, morto fratello di Piera moglie di Marco senza nome domestica di Piera fratello di Claudia, fidanzato di Sandra collega di Laura

fratello di Riccardo senza nome

nonna di Giovanni e Sandra senza nome, inglese

Domenica, detta Meni mamma di Piera

luoghi
Pianura padana Como Lugano Interlaken Jungfrau Alpi Bernesi Dublino Londra

e mail 1
Caro Giorgino, comincio a mandarti in allegato le prime battute della nuova storia. Mi dici che, a differenza degli altri due romanzi che ti ho scritto, questo dovr diventare una sceneggiagiatura, il che, suppongo, richiederebbe unattenzione particolare per dialoghi, luoghi ecc. ecc. Intendo per ora buttar gi una specie di canovaccio, lasciando le rifiniture (correzioni del testo, dialoghi, luoghi, approfondimenti psicologici dei personaggi) ad un secondo momento, quando avrai presentato il lavoro al regista, anche perch dobbiamo gi mettere in preventivo che, per diventare una vera sceneggiatura, il testo avr bisogno di essere del tutto rimaneggiato, anzi, mangiato e digerito dalla macchina cinematografica, con tutte le sue esigenze e il lavoro di equipe che ci comporta. Meglio per me, meno lavoro da fare, anche se quello che mi costa fatica la prima stesura della storia, che scrivo di getto, con una foga dolorosa ed incontrollabile, come se mi liberassi di un macigno che preme, mentre quello che viene dopo, curare il testo, controllare che non ci siano errori e che tutto scorra in armonia, la cosa che mi piace di pi. Mi rilassa, in quanto il parto gi arrivato a termine, con la sua straziante, logorante fatica; poi si tratta solo di rivestire il bambino, dargli un aspetto accettabile, gradevole e ordinato, ben diverso da quella tragica e scomposta maschera con cui si presenta alla vita. Hai gi detto: Che c sta dicendo la zia? Quanto mi rompe i c quando fa la drammatica! o stavi per dirlo? Eh, eh, sai che ti conosco bene. Come vedrai fin dal primo incipit, ho immaginato un paesaggio pianeggiante e poco definito, immerso sempre nella nebbia, da cui emerge ogni tanto una cupola, un casolare, un portico. Si tratta di un ambiente di periferia metropolitana, quei dintorni di grandi o medie citt, specialmente europee, ormai eguali dappertutto.

La nebbia ha un suo perch. Andando avanti con la storia, sar chiaro che essa rappresenta la vita affettiva di Giovanni, il protagonista, che, prima dellincontro con Piera, vive immerso in un brodo melenso, serrato in una sfera impenetrabile, privo di qualsivoglia conflittualit sentimentale. La sua frase ricorrente :Sono discussioni inutili e, con ci, ogni avvenimento, ogni turbolenza che tenti di disturbare il suo tranquillo vivere, viene digerito e fatto scomparire in quel brodo. Purtroppo, o per fortuna, questa nebbia piano piano si dirada, lasciandolo in una realt abbagliante e nitida, che gli sconosciuta e lo sconvolge. Pur avendo gi la storia completamente raccontata e pronta dentro di me, non le ho ancora dato un titolo, anzi, ne ho dati tanti, troppi e non ho deciso quale sar il definitivo. Ci penser alla fine del lavoro. Ed ora eccoti lallegato 1. Ricordati, Giorgino, che puoi spedire direttamente al regista gli allegati, cos come te li mando. Ci penser poi lui a dare a tutto il romanzo un assetto compatibile con una vera sceneggiatura. Io credo che aspetter quando avr per le mani almeno due terzi del testo, se no un po difficile che possa farsi unidea abbastanza esauriente della storia e vedere dove allargarsi e dove tagliare. Baci, la zia Lilli

allegato 1
E un venerd pomeriggio e siamo allinterno di un autobus, che collega la citt alla grande periferia, estesa per chilometri e chilometri in un paesaggio nebbioso, tra autostrade, superstrade, strade statali, strade provinciali, strade comunali, gi

gi fino a quei viottoli sterrati che improvvisamente ti portano, quasi per miracolo, in mezzo alla natura incolta, che spunta ancora qua e l, tetra immagine avvizzita di un non lontano passato rigoglioso. La nebbia che l'autobus attraversa e penetra si presenta in tutte le sue forme, da quella pi compatta e pesante, a quella effervescente, leggera leggera, come un velo da sposa, quando la sposa felice. Lautista dellautobus il nostro protagonista, Giovanni. E' un trentacinquenne dalla corporatura non molto alta, abbastanza muscolosa, da ex giocatore di rugby, come si intuisce dalle spalle robuste e leggermente arcuate. Il viso tondeggiante, di carnagione chiara, con unidea di barba non fatta da tre giorni, come di moda. Gli occhi sono nascosti dietro a degli occhiali scuri, avvolgenti; i capelli, molto ondulati, quasi ricci, dai marcati riflessi rossi, sono pettinati con una riga in parte, cosa che gli d un'aria da bravo ragazzo e arrivano a coprirgli appena in parte la nuca vigorosa. Come sempre, Giovanni, con la pacata sicurezza di un condottiero, moderno Mos, infila con spedita leggerezza il suo autobus in quel mare ribollente che il traffico, mentre i marosi si dividono, spalancando davanti lui, come per miracolo, varchi sicuri. Per i colleghi, questa sua caratteristica sorprendente: Se sei tappato, segui Giovanni, si raccontano tra loro, vedrai che lui, calmetto calmetto, trova sempre il bandolo della matassa per tirarsi fuori. Calmetto, calmetto. Gi, perch questa la forza di Giovanni, che, mentre fa danzare il grosso bus come un ippopotamo in una vetrina di cristalli, senza romperne nemmeno uno, riesce anche a mostrarsi tranquillo, indifferente a tutto ci che gli succede intorno. Ci frutto di un suo modo di

vivere, pazientemente elaborato fin da bambino, che gli permette di seguire col pensiero una realt interiore, ben distante da tutto ci che lo circonda, rimanendo, o sembrando, calmo e impassibile, anche quando attorno a lui tutto caos. Facciamo un passo indietro. I genitori di Giovanni, professori in una cittadina di montagna, si sono trasferiti nella grande citt per dare lopportunit ai figli di accedere alluniversit, una volta ultimato il famoso liceo classico, che: Ti d le basi per la vita, gli aveva detto suo padre quando, finite le medie, doveva scegliere una scuola superiore. A differenza di sua sorella Sandra, che, non per convinzione, ma tanto per contestare i genitori si era iscritta a un istituto tecnico sperimentale, Giovanni, come sempre e senza discussioni inutili, sua espressione usuale fin da bambino, aveva seguito il consiglio paterno. Finito il liceo, senza nessuna ironia n polemica, ma solo seguendo una sua logica solida e coerente: Non mi iscrivo all'universit, ormai le basi per la vita le ho e dunque mi cerco un lavoro, aveva detto a suo padre,

e mail 2
Caro Giorgino, il primo allegato si interrotto bruscamente: ti preannuncio che capiter spesso, in quanto in questo periodo, oltre alle solite faccende di routine (lo zio e i suoi pazienti, le telefonate di Pietro e di Francesca, la nonna col suo alzheimer, tuo padre con le sue avventure sbagliate, la casa, le amiche), se n aggiunta una nuova, che ha precedenza assoluta su tutto. Tu forse non lo sai, ma la tua amatissima cugina Francesca, nonch mia figlia, mi lascia il suo caro pimbino Giorgetto, come lo chiama lei, tutta la settimana, a parte il sabato e la domenica, e avevo sentito un botto di l, nella cameretta dove lui gioca e dunque, zum, sono schizzata via, assieme a tutta la mia ispirazione! Immagina, in fondo Giorgetto non ha neanche un anno e mezzo e dunque ha bisogno che qualcuno lo marchi stretto, eh! Altro che scrivere! Ad ogni modo, ho preferito inviarti egualmente il primo anello della storia, anche se mozzato sul pi bello. Ed ora passo allallegato 2. Baci, la zia Lilli

allegato 2
che, condividendo con questo suo figlio la linearit e limpidezza danimo, lo aveva approvato e appoggiato in questa scelta, nascondendo la comprensibile delusione dietro a una delle sue frasi tra lamaro e lironico: Speriamo che su queste basi tu costruisca anche qualcosa di solido! Daltra parte, giustamente, questa storia del liceo e della sua importanza basilare stata una mia trovata e dunque ....

Il padre di Giovanni una di quelle persone dotate del grande pregio di saper trovare una via di fuga dalloscurit che ogni tanto si abbatte sulla vita di ogni comune mortale. La sua attitudine a vedere una qualche luce accesa al di l della barriera degli eventi bui, lo rende capace di infondere fiducia nelle persone con cui viene a contatto, che ascolta con sincero interesse e curiosit, senza darsi importanza, anzi sempre pronto allo scherzo e al ridersi addosso, al prendersi in giro. Il suo aspetto fisico consono alla sua personalit, con quei baffi un po' all'insu, quegli occhi azzurri, allegri e limpidissimi, anche se celati dietro a occhiali da miope, quel sorrisetto ironico appena abbozzato tra le rughe profonde del volto, contornato dai capelli un po arruffati, ancora di un bel colore castano, solcati solo qua e l da qualche filo grigio. Anche il suo modo di vestire allegro: calzoni quasi sempre di velluto a coste, a parte in piena estate, bei gilet o di cotone o di lana, a seconda delle stagioni, camicia spesso azzurra, cravatte dai colori vivaci, giacche di lana, mocassini sempre e ovunque e, cosa questa criticatissima dalla moglie e dalla figlia e fonte di brontole, come le chiama lui, calzetti inspiegabilmente sempre bianchi. Ah, come cappotto invernale solo e sempre il loden verde, retaggio delle sue origini montanare, come puntualizza, con una mal celata punta di sarcasmo, la moglie. Dagli amici dei figli viene definito:un pap simpatico. Ben diversa la madre, che, purtroppo per lei, una donna astiosa, sempre sulla difensiva, poco fiduciosa negli altri e, cosa questa che rende difficile la vita di chi le sta vicino, priva completamente di ironia. Non hai fatto il liceo classico, per questo non hai il senso della vita e dunque dell'ironia con cui affrontarla, aveva osato dirle scherzosamente il marito una volta: dopo anni, tutti in famiglia ricordano ancora la discussione infinita e i musi duri sortiti da quella frase in-

felice. Il suo aspetto fisico , a differenza del carattere, molto gradevole: la figura piuttosto alta, armoniosa e giovanile, sempre curata ed elegante; i capelli sono biondi, trattenuti da un cerchietto un po fuori moda e definire il suo viso: angelico, quasi perfetto, potrebbe essere riduttivo, da quanto armoniosi sono i suoi lineamenti, induriti per da un'espressione sempre seria e preoccupata o seccata per qualcosa che lha indispettita, il che capita davvero spesso. La madre di Giovanni inglese, da parte di mamma, ed vissuta in Inghilterra fino allet di quattordici anni, quando suo padre aveva dovuto tornare in Italia per motivi di carriera, mentre la moglie non lo aveva seguito, preferendo un divorzio e un nuovo marito inglese. La figlia era rientrata in Italia con il padre, vivendo con i nonni italiani, in una cittadina del Trentino. Labbandono della madre ha di certo influito sul suo carattere e rende comprensibile quel suo umore sempre sulle difensive, come in attesa di qualche torto in arrivo. Delle sue origini le rimasto un leggero accento inglese, che usa frequentemente, specialmente parlando con i figli. La facile suscettibilit della madre ha fatto s che sia Giovanni che suo padre, poco amanti entrambi, come ho gi detto, delle discussioni inutili, si siano abituati a vivere silenziosi, seguendo pensieri interiori, forse gli stessi, visto come molto spesso si intendono anche solo con uno sguardo. I vasti e piatti silenzi di questa famiglia sono frequentemente perforati, valvola di sfogo salutare, dalle gridate discussioni di Sandra, polemica su tutto e con tutti, che fanno andare in escandescenze la madre, aggiungendo rumore al rumore, ma che non scalfiscono la serena imperturbabilit dei due uomini, vista anche la vacuit delle motivazioni di tanto vociare. Sandra, la sorella di Giovanni, ha preso dalla madre il carat-

tere suscettibile e polemico, purtroppo per lei, ma non ha preso l'armonia dei lineamenti, fonte della sua bellezza senza tempo. Infatti Sandra, fisicamente, assomiglia pi al padre, specialmente nel viso, con quei lineamenti molto marcati e quelle rughe precoci, che gi le solcano, impercettibilmente, le guance. Nellinsieme per non una brutta ragazza: la salva quel metro e ottanta di figura snella, che la rende un tipo interessante e che si fa notare, come dicono gli amici, quando la osservano ben fasciata negli immancabili jeans. Completa il ritratto di famiglia un gatto, chiamato: lOspite. Alcuni anni fa, Sandra era arrivata a casa, in una sera di pioggia, con un micino tutto bagnato, imponendolo come ospite, a dire il vero non molto gradito, dal momento che nessuno in famiglia, eccetto lei, ha la passione per i gatti. Naturalmente, vista liniziale esitazione dei genitori e di Giovanni, aveva dato il via a una delle sue solite sceneggiate, singhiozzando e giurando tra le lacrime che se ne sarebbe presa cura lei stessa: in tutto e per tutto. Come al solito, lebbe vinta lei, anche perch chi avrebbe potuto buttare quellesserino fuori dalla porta, una volta che c'era entrato?, come le aveva puntualizzato un po bruscamente suo padre, che era apparso pi preoccupato di come Sandra si sarebbe aspettata, visto il suo carattere accomodante per cose ben pi gravi. Il fatto che Sandra ignora un particolare della vita di sua madre, legato a un suo ricordo di infanzia, quando viveva ancora in Inghilterra: Non mi piacciono i gatti, mi ricordo che mia mamma, da perfetta inglese, amava di pi il suo gatto di quanto amava me, si lamenta con il marito, ogni volta che vede un gatto, ricordando che, il giorno che lei aveva lasciato per sempre lInghilterra, per venire a vivere col padre in Italia, sua madre non laveva nemmeno accompagnata allaereo: Era dal veterinario, con quel suo amatissi-

mo gatto, naturalmente, esclama ancora adesso, dopo tanti anni, con un lungo sospiro. Chiss come erano andate davvero le cose, ha sempre pensato il marito, rispettando per il disagio della moglie, in quanto conosce bene come questa sofferenza dellessere stata abbandonata dalla madre le abbia solcato profondamente il cuore, rovinandole la vita. Ad ogni modo, al povero gattino era stato dato: asilo per motivi umanitari, come aveva detto Giovanni, che da subito cominci a chiamarlo lOspite, mentre Sandra, dopo anni, sta ancora cercando un nome adatto al suo tesorino, scandalizzata dalla freddezza, che secondo lei si cela dietro a quellepiteto: Ospite. Certo che il gatto deve aver compreso subito il tipo di accoglienza che gli stata destinata, educata, ma freddina, se cos si pu dire, e, da bestia intelligente, ha adottato un atteggiamento un po distaccato, ma corretto: ha imparato subito il posto della sua cassettina e come servirsene ed ha scelto i suoi luoghi preferiti, intuendo rapidamente fino a dove gli fosse lecito osare. A differenza della maggioranza dei gatti, non si strofina mai addosso ad alcuno, alla ricerca di carezze, che del resto nessuno gli farebbe, e di cui non sembra aver bisogno, per, la mattina presto, gli piace dare un'occhiatina nelle stanze da letto, miagolando imperiosamente, finch tutti non si sono alzati. Inoltre, ogni tanto, quando sta proprio bene, in certi pomeriggi d'inverno molto freddi, si lascia andare ad un atteggiamento meno controllato, si accoccola sul davanzale della finestra dello studio, che si affaccia su un bel giardino di magnolie e fa le fusa, ritmicamente, beandosi e guardando con gli occhi socchiusi il gelo dell'esterno. Insomma, una bella convivenza familiare tranquilla e serena per tutti e quattro, turbata ogni tanto dallarrivo di Sandra, che, appena entra in casa, si mette sulle tracce del tesorino

gatto, che secondo Giovanni si sta strappando i baffi dalla disperazione, nascosto sotto qualche letto, atterrito dal trambusto che lo attender nei prossimi minuti, quando Sandra lo agguanter, sbaciucchiandolo e strapazzandolo, sbraitando: Poverino, poverino, sempre solo il mio tesorino, ma adesso c qui la tua mamma. Giovanni e suo padre dicono che, quando Sandra se ne va, lOspite li guarda alzando gli occhi al cielo, mentre i baffi si posizionano orizzontalmente, quasi in una smorfia di disgusto, e si rintana nel posto pi lontano possibile da tutti. La madre non dice mai nulla riguardo allOspite: provvede che abbia tutto il necessario, segna sul calendario le date per le visite dal veterinario e, quando vengono bambini, gli dice con quel suo tono algido: Ospite, sta lontano dai bambini, che sono cattivi con le bestie. Uno psicanalista avrebbe da dire molto a proposito di cosa si cela dietro questa frase, pensa suo marito, facendo una carezza sulla nuca della moglie, ogni volta che la sente pronunciare questa frase. Tornando a Giovanni e alla sua vita, la scelta del lavoro stata per lui puramente casuale: quellautunno che aveva deciso di non iscriversi alluniversit, aveva visto sul giornale della citt che una ditta di trasporti extra-urbani aveva indetto un concorso per un posto di autista di autobus. Si era iscritto e, su un numero notevole di candidati, lui era risultato il primo. E un lavoro come un altro, dice Giovanni a chi gli fa capire che forse poteva mirare pi in alto, e ne contento, sempre nei limiti di quel suo modo di affrontare ogni cosa con distacco. A me guidare sempre piaciuto e non mi stanca e poi, aggiunge, quel cartello: non si parla al conducente una gran cosa per il sottoscritto!. Ecco laspetto del suo lavoro che gli garba di pi: gli permette di stare per ore distaccato da tutti, chiuso nel suo abitacolo di vetro e nel

suo mondo interiore, che tanto ama. Ci non significa che non sia premuroso con i passeggeri, anzi, se c un reale bisogno, si d da fare con partecipazione, o meglio, con educazione, altrimenti, a qualsiasi approccio inutile, lui risponde con un sorriso, indicando col dito il famoso cartello di cui sopra. Anche questo pomeriggio Giovanni, guidando lautobus, segue il filo dei suoi pensieri, che di solito sono i pi vari: ricordi gradevoli, musica, viaggi, cose tranquille insomma, come piacciono a lui, cose che gli danno un senso di rilassato benessere, di cui fa specchio fedele quel suo sorriso sereno, a bocca chiusa, cos usuale in lui. E dunque leghiamoci anche noi al filo dei suoi pensieri, che per anche questo pomeriggio, come molto spesso negli ultimi tempi, non scorre pi svolazzante, libero e senza una meta, ma si avviluppa, si annoda incontrollabile e indomabile attorno a un fulcro stabile e calamitante. Questo fulcro ha le fattezze di una donna: Piera, una ragazza incontrata una sera, tempo fa. Era una delle solite serate di venerd, trascorse come sempre in casa di Riccardo, suo ex compagno di liceo, con un gruppo di amici, gli stessi da anni. Quel venerd sera si era differenziato dagli altri in quanto era cominciato con la visita guidata allappartamento che Riccardo e Paola, la sua fidanzata dai tempi del liceo, stanno acquistando con un consistente mutuo mensile e in cui si sono appena trasferiti: Notate che i bagni sono tutti fenestrati, aveva esclamato Riccardo, con quella stessa eccitazione isterica, da miracol mostrare, che si stampa, come un timbro sbiadito eguale per tutti, sui volti dei giovani agenti immobiliari quando illustrano le doti innaturali di questi stranissimi nuovi appartamentini, con stanze ridotte alle dimensioni di ripostigli e bagni vasti come saloni.

Quante sghignazzate avevano fatto gli amici, quel venerd sera, quando, seguendo in fila indiana Riccardo, orgoglioso di farli salire in mansarda, si erano accorti che, da quanto era stretta la scala, bisognava appoggiare il piede su ogni scalino per traverso, in orizzontale! Sembra la scaletta di un pollaio, ci tenete anche le galline di sopra? Non sentiamo i coccod urlavano, sempre pi divertiti, camminando raso terra per non sbattere le teste in quello spazio eletto a mansarda, ma in realt davvero simile a un pollaio. Giovanni, essendosi accorto che Paola si stava amareggiando fino alle lacrime, le si era avvicinato e con quel suo sorriso gentile le aveva sussurrato: Non prenderla, sono solo invidiosi, siete gli unici tra noi ad avere gi una casa! .

e mail 3
Caro Giorgino, neanche il tempo di spedirti la mia e mail e subito mi hai telefonato! Non mai successo! Sono commossa per quanto ti preoccupa la salute di Giorgetto: come ti ho detto, il botto a cui mi riferivo era solo una seggiolina caduta sul pavimento. Mi consigli di scrivere quando non c Giorgetto, per non correr rischi: non hai tutti i torti. Certo che sono sempre agitata, quando ho il bambino a casa, ma daltra parte Francesca ha bisogno di me, come sempre del resto. A proposito di Francesca, la sua carriera sta andando a gonfie vele, in modo inversamente proporzionale al suo matrimonio con Claudio, naturalmente. Tanto lei sa che il bambino crescer bene qui con sua madre e suo padre e dunque il marito adesso, per lei, solo una palla al piede , come mi ha detto ieri sera al telefono. Meno male se ne resa conto prima dei trentanni, cos ha tempo di ripensarci e di cominciare a riorganizzare la sua vita da sola. Adesso sta a Milano quasi tutta la settimana, ha preso in affitto un mini con unamica. Te ne parler lei stessa, quando vi vedrete. Sai quanto ti attaccata, di certo pi che a suo fratello Pietro, con cui non mai andata daccordo. Ti ricordi che, quando vi portavamo in montagna a trovare i nonni, tutti e tre sul sedile dietro, in macchina, Francesca non voleva mai star seduta vicino a Pietro? E allora tu, ti mettevi in mezzo a loro e mi dicevi, anche per farli star zitti: Dai, zia Lilli, raccontaci una delle tue storie!. Che poi eri lunico ad ascoltarle e ad apprezzarle! E hai avuto fiuto, caro Giorgino, guarda come son piaciute anche a tanti altri le storie della zia Lilli, se consideriamo il successo dei due romanzi che ho scritto nascondendomi dietro al tuo nome! A questo proposito, ti raccomando, questo un segreto di cui siamo al corrente solo tu, io, Francesca e lo zio Filippo. Non l'ho detto nemmeno a Pietro, in quanto lui sempre geloso dell'affetto che mi lega a te e dunque non potrebbe assolutamente capire la strana situazione che si creata.

E dunque, tornando alla nostra sceneggiatura, come avrai visto, nel secondo allegato ho ripreso il filo della narrazione esattamente dove lavevo spezzato, per la caduta di Giorgetto: sul padre di Giovanni, che ho fatto a stampo del nonno Antonio, mio padre e tuo nonno. Te lo ricordi? Spero di s. Ti adorava letteralmente. Sei stato il suo primo nipote e questo ti ha sempre messo in una posizione di privilegio ai suoi occhi. Ho cercato di delineare i personaggi anche fisicamente, in modo che il regista abbia gi delle belle tracce per la scelta degli attori, ma mi sorge il dubbio che forse sono le sceneggiature che devono adattarsi agli attori, e non l'inverso, se un regista ha deciso di servirsi proprio di qualcuno in particolare. Va be, staremo a vedere. Sto per iniziare lallegato 3: come avrai notato, la mia tecnica di lavoro un po diversa dai primi due romanzi, in cui ti mandavo dei pezzi molto pi lunghi; non vorrei che questo frazionamento andasse a discapito della scioltezza del testo. Hai qualche osservazione in proposito? Daltra parte, se dovr essere una sceneggiatura, tutto ci non avr un gran peso. Speriamo di aver un po pi di pi tempo i prossimi giorni. Baci, la zia Lilli

allegato 3
Dopo questo arrivo un po fuori programma, la serata aveva ripreso a scorrere secondo la scaletta usuale: pizze da asporto, a cui si torna sempre, dopo vari tentativi di immissione di specialit etniche di moda, qualche birra, qualche bottiglia di vino e infine un dolcetto fatto da Paola, l'eterna fidanzata di Riccardo. Le serate sono spesso a tema, spaziando dalla visione di

film in dvd, scaricati dal padrone di casa, alternate a serate dedicate alla musica, la pi varia, o a interminabili discussioni su tutto e su tutti, che spesso finiscono con la burrascosa uscita di scena di qualcuno, con vigorosa sbattuta di porta alle spalle! Ah, niente fumo di nessuna specie: la decisione stata frutto di una sofferta e battagliata votazione, in cui, la scheda bianca di Giovanni, famoso per le sue prese di posizione neutrali, ha contribuito in modo decisivo a far prevalere lo schieramento degli igienisti sul resto del gruppo. Altre discussioni interminabili ed accese sono sorte anche a proposito delle serate dedicate alla visione di un film in dvd: infatti la cosa era stata accolta allinizio con grande orrore dai cinefili, che per mesi si sono rifiutati nel modo pi assoluto di vedere i film massacrati sul piccolo schermo, come aveva urlato Sandra, sorella di Giovanni, anche lei parte del gruppo. Con landar del tempo, la pigrizia ha avuto la meglio e tutti si sono arresi, anche se talvolta qualche purista estremo, tra cui Sandra, se il film in programmazione nei cinema cittadini, va a rivedere il film il sabato successivo, sul grande schermo, sfidando lo sfott di tutti gli altri. Certo che non facile per Riccardo la scelta del film da proporre: Quale film volete vedere?, chiede, con una serie di concitate telefonate, sperando inutilmente di evitare le solite discussioni senza fine, visto le personalit litigiose di quasi tutti questi amici. Riccardo, che insegna storia medioevale allUniversit, il pi intransigente e cocciuto di tutti e approfitta del fatto che da anni ci si riunisce in casa sua, per prevaricare sfacciatamente. Non che gli altri siano da meno: qualsiasi argomento motivo di scontro, forse anche per leterogeneit dei componenti di questo gruppo, specialmente ex compagni di scuola, ma anche compagni di rugby o di altri sport praticati fin da adolescenti (per i maschi), colleghi di lavoro, fidanzati ed ex fidanzati, gente conosciuta in qualche viaggio; Insomma,

siete una banda di matti, state sempre a litigare tra di voi, sbotta ogni tanto Riccardo, concludendo, con -na punta di affetto: eppure siete sempre qui. Ed vero. Alcuni di loro si sono gettati a capofitto nel mare della navigazione in internet, scoprendo cos nuove conoscenze, nuovi contatti, sempre pi allargati e appaganti per un certo senso, altri hanno fatto nuove amicizie, secondo la vita che conducono, ma quelle serate da Riccardo e Paola, con il familiare gruppo storico, quelle solite baruffe e maldicenze pettegole, sono come lossigeno e non si pu farne a meno. Anche Giovanni affezionato al gruppo, per, quando si d il via ai tafferugli verbali, cio sempre, lui si defila e spesso si accende il pc portatile, borbottando il suo usuale: Sono discussioni inutili , a meno che non si parli di musica, specificamente di musica inglese, con una piccola eccezione, i Rem, che, quando aveva quattordici anni, hanno segnato, a suo dire, il suo ingresso nella musica vera. A causa di questo suo atteggiamento distaccato, Giovanni non molto apprezzato, anche se tutti gli vogliono bene. Non lo senti mai, non ha idee sue, non ha personalit, si dicono tra loro gli amici. E poi, quel suo sorriso giocondo, cosa vorr dire? E una maschera di indifferenza, un enigma irritante, osservano i maniaci della psicanalisi. E pura noia anche come si veste, come parla, come si muove, rincarano le amiche e, a proposito di noia, una sua ex compagna di liceo ricorda che perfino sua madre, quando parla di Giovanni, dice sempre: Non parla mai, cos noioso! E' una lebbra che gli si attaccata addosso appena nato, raccontando per lennesima volta, credendo di essere spiritosa, che perfino la ostetrica, che in ospedale lassisteva nel parto, si era lussata la mandibola a forza di sbadigliare, da quanto noiosi erano i primi vagiti del piccolo neonato. Giovanni, na-

turalmente, ha sempre accettato il ripetititivo aneddoto della mamma con indifferenza, mostrando uno di quei suoi sorrisi fatti solo con le labbra, il capo leggermente chinato a terra, lo sguardo basso, mentre suo padre, non apprezzando per nulla questa infelice battuta della moglie, ogni volta, quando restano soli, Altro che noioso, se tu lo capissi come lo capisco io, vedresti le scintille e i fuochi di artificio che gli brillano dentro. Giovanni ha una interiorit cos ricca, che tu non immagini neanche, esclama amareggiato. Gi, ma tutta questa luminaria la vedi solo tu. Quante ragazze ha avuto? Pochissime. E con questa risposta, che per lei la dice lunga, ma che sembra al marito di una banalit cos incredibile da non meritare risposta, le bocche si ricuciono per altri lunghi silenzi. Ma torniamo a Giovanni che, alla guida del suo autobus, ripensa a quel venerd sera, anzi ripensa a Piera. Tutti gli amici si erano rintanati nella famosa mansarda a collaudare i due nuovi divanoni, mentre lui era rimasto ad occupare la comoda poltrona del soggiorno-cucina, davanti al suo immancabile pc portatile, ed ecco che questa nuova ragazza, scesa per prendersi un bicchiere, lo aveva guardato, gli si era avvicinata e, dopo aver spostato per terra, con mossa decisa, il suo computer ancora acceso, gli si era seduta sulle ginocchia. Pi che seduta, si era adattata completamente ad ogni piega del suo corpo, del suo cuore, gli vien da dire, con un tremito per lui sconosciuto finora, tanto da fargli impercettibilmente serrare le labbra. Questa Piera

e mail 4
Caro Giorgino, come avrai notato dal brusco interrompersi anche dellallegato 3, in questo periodo le mie sedute al computer sono davvero molto a rischio, come al solito e pi del solito: cosa vuoi, tuo zio sempre preso con i suoi pazienti e tocca a me rispondere al telefono. Mi riprometto da trentanni di non farmi coinvolgere nel suo lavoro di medico, odio parlar di malattie, lo sai bene, anche perch la mia ipocondria mi porta poi a sentirmele tutte addosso, ma sta gente che telefona mi coinvolge sempre, mio malgrado. Sembra che scambino il mio: Pronto con un: Sono pronta ad ascoltarti e s che io specifico sempre che non so nulla di medicina, che mio marito sar in ambulatorio tra due ore. No, no, neanche mi badano, sanno gi che non riesco ad agganciare finch loro non mi avranno buttato addosso tutte le loro magagne, terrorizzandomi con sintomi che ad uno ad uno mi germogliano dentro. Brrrr.... Cos, caro Giorgino, tra una cosa e laltra, tempo per scrivere me ne resta poco. Peccato, perch la storia preme dentro di me, pronta e matura e dunque ti mando gli spezzoni. Non far caso se si interrom-pono, il filo che li lega ben saldo dentro di me. Nellallegato 3, ho continuato la descrizione di questa compagnia di trentenni, molto standard. Andando avanti, forse fisser lattenzione su qualcuno in particolare, tanto per caratterizzarne alcuni, anche se li considero solo uno sfondo su cui si muovono i protagonisti della storia: Giovanni e Piera. Come mi capita di osservare spesso, sembra che nulla unisca questi gruppi disomogenei, eppure si dichiarano amici e trascorrono assieme molta parte del loro tempo libero. Il rapporto che lega queste compagnie di trentenni (e oltre, ormai ci metto anche gente della mia et) non la condivisione di gusti, idee, progetti, ma solo la paura di restare soli, che fa s che si rifugino in questi gruppi stabili, un surrogato di famiglia. Anche quando sono in coppia, sono incapaci di affrontare la vita da soli, per le

serate, per gli hobbies, per i viaggi, cercano sempre di stare in compagnia degli amici, forse per allontanare lo spettro della noia, nemica pi di ogni altra cosa, non solo del vivere da single, ma anche del vivere in coppia. E ti ribadisco che lo stesso atteggiamento lo ritrovo anche in quei noiosissimi gruppi di cosiddetti amici, miei coetanei, che da cent'anni si ritrovano, sempre gli stessi, ... tanto per annoiarsi assieme e non da soli. E dunque si litiga, si fa pace, si spettegola, ci si odia, ci si vuol bene, limportante che ci sia sempre qualcuno attorno, per non restar soli con se stessi. Ho fatto un accenno al chattare, visto che ormai per molti di qualsiasi et (anche della mia e oltre) un riempitivo alla solitudine, anche se credo non possa sostituire la fisicit del vecchio gruppo di cosiddetti amici. Come avrai notato, pur parlando di trentenni, non ti chiedo mai di aggiungere qualcosa di tuo, visto che hai trent'anni e forse mi potresti dare dei suggerimenti sullo stato danimo di un trentenne medio, che sta per affrontare una crisi esistenziale gi latente, ma so che odi la speculazione del c.. come dici tu. Va be, mi immagino gi di sentire il tuo famoso: Zia Lilli, non mi rompere i c., e dunque non aggiungo altro, per ora. Ho capito che stai in un brutto periodo, faccio conto di riparlartene in futuro. Giovanni, il protagonista, si sta delineando bene. Ne sono soddisfatta. Tu che ne dici? E entrata in scena anche Piera, laltra protagonista, un personaggio che mi affatica, forse perch cos diversa da me. Come vedi, introduco ogni tanto con piacere la figura del padre di Giovanni, altamente positiva, specialmente nel raffronto con la madre. Mi dedicher tutto domani allallegato 4, che ti spedir appena pronto, in quanto lo prevedo complesso. Baci, la zia Lilli

allegato 4
una cugina di Paola, che vive non si sa bene dove, forse in Svizzera o in Inghilterra, dirigente nel settore risorse umane di una multinazionale americana e non si mai aggregata al gruppo di amici, prima di quel venerd sera. Se ne era parlato, in quanto si erano viste in casa di Paola delle sue fotografie e tutti ne avevano ammirato la figura alta ed elegante, labbigliamento ricercato, i capelli rossi e lunghi. Quando ci fai conoscere la Piera?, hanno esclamato per anni i maschi della compagnia, sbirciando a lungo le foto, ma poi, anche Piera era passata di moda. Mesi fa, leredit, conseguente alla morte della comune nonna, aveva fatto s che Paola acquistasse il famoso appartamento con Riccardo e Piera tornasse in citt, comprando un bellalloggio in centro, viste le sue maggiori disponibilit economiche, rispetto alla cugina. Tanto per inquadrarla in una tipologia, Piera una trentenne in carriera, come ce ne sono tante, con la sfera attinente al lavoro ben consolidata e quella dei sentimenti pi permeabile e soggetta a periodi di umore up e down, come di moda. Quando incontra Giovanni, quel venerd sera, in fase down, questo spiega e giustifica il suo aggrapparsi al nostro protagonista. Non stato il viso di Giovanni a interessarla, trasparente e invisibile nella sua normalit, ma stato guardando quel torace ben tornito, stretto in un maglione girocollo grigio scuro, quel modo di stare seduto a gambe larghe, rilassato, con i jeans tesi sui muscoli delle cosce, che le venuta voglia di trovare rifugio su quelle ginocchione larghe, di appoggiare la testa su quel maglione, certa di trovare l il suo muro del pianto. Piera ha un cervello lucido e terso come un cristallo e se ne

serve per pianificare e dirigere le sue azioni alla stregua di raggi laser, proiettati con violenza: quello che decide fa, senza assolutamente preoccuparsi, se non del proprio star bene. Procede nella vita come un predatore: gira la testa lentamente da destra a sinistra, da sinistra a destra, il suo sguardo gelido si posa su ci che la interessa e zac, lo agguanta, facendolo suo. Cos fa quella sera: adocchia quel corpo cos maschio, gli si accoccola sopra come su una accogliente poltrona, vede che funziona e decide di usarlo, finch le servir. Per lei questo tutto. Appoggiata al maglione grigio, che si rivela morbido e tiepido, parlando senza intervalli, quasi cantilenando, si libera ( andata in analisi per anni e sa come fare) del peso del ricordo che al momento la fa star male: una relazione fulminante e dolorosa con una ragazza, per la quale aveva bruscamente interrotto una storia d'amore che era durata ben cinque anni. Giovanni ascolta il racconto che Piera gli fa, rannicchiata sulle sue ginocchia. Pi che ascoltare, sente con il suo corpo il corpo di lei che, vibrando di dolore, gli comunica questo dolore, che lui, per quel suo carattere placido, raccoglie, fa suo, senza per appropriarsene e cos il dolore lo attraversa e se ne va. Se ne va via da entrambi. Quando lui la riaccompagna a casa, lei lo fa salire, chiedendogli di restare a dormire. Anzi, per meglio dire, fa salire non Giovanni, che non ha ancora guardato in faccia, ma quel maglione tiepido, rassicurante, quel torace accogliente, quelle ginocchione solide. Cos nata la storia tra Giovanni e Piera.

e mail 5
Caro Giorgino, sei un po seccato perch non mi do da fare di pi, in quanto il regista ti chiede di mandargli pi materiale, sia perch deve far sistemare la storia in forma di sceneggiatura, sia per cominciare a contattare attori, organizzare location ecc ecc. Hai ragione, sto andando a rilento, ma lallegato 4, con Piera, mi costato molto lavoro, come avevo previsto. A proposito del regista, da quando mi hai detto della sua insistenza per avere qualche anticipazione, lavoro ancora pi contenta, anche perch sono certa che la storia sar interpretata dagli attori giusti. Ho sempre avuto limpressione, vedendo i suoi film, che non sia mai caduto in compromessi, ha scelto sempre gli attori in base alla loro bravura e alla loro aderenza ai personaggi e non seguendo la moda del momento. Questo per quanto riguarda gli uomini, per le attrici donne avr meno libert di scelta, visto lingerenza di sua moglie, con la sua tremenda gelosia, a quanto si dice sui giornali, ma insomma, sono problemi suoi, di certo non nostri! Prevedo scintille, caro Giorgino. Questa volta salirai su podi di grande altezza. Va bene che, con il secondo libro che ti ho scritto, sei gi arrivato molto in alto, eh? Hai raggiunto il primo come vendite? Vedo che sei sempre in ottima posizione nelle classifiche dei pi letti! Ti hanno gi dato il premio? Il giovane scrittore che racconta le sottili e tormentose vie del sentimento amoroso con la limpidezza di un animo candido. Un animo candido: non sai (non puoi saperlo, caro Giorgino) quanto mi sono commossa, quando ho letto questa motivazione al premio letterario, che ti hanno dato per lultimo romanzo. Mi sono rivista diciottenne, durante una gita in montagna con il mio primo ragazzo, quando, nel bel mezzo di una ferrata, si girato pericolosamente e, guardandomi fissa negli occhi (era un timido, non aveva ancor trovato il momento per dichiararmi il suo

amore), mi ha detto: Sai perch mi sono innamorato di te? Per il tuo animo candido. Mi sento ancor tremare le gambe. Immagina allora, con lo strapiombo sotto di noi. Baci, la zia Lilli

allegato 5
Degli studi classici molto rimasto ben radicato in Giovanni, schegge di buona cultura, che lui ripesca dalla memoria al momento opportuno, usandole come parametri di giudizio, che alcuni, i pi superficiali, definiscono stravaganti, ma che sono solo poetiche. Cos, mentre Piera, la sera del loro incontro, gli racconta della sua relazione con una donna, quasi sussurrando, a bassa voce, come parlasse tra s e s, Giovanni non solo sente poco, ma, pi che altro, ascolta poco, mentre gli rimbalza nella mente il suono limpido e musicale dei dolci e incantevoli versi scritti da Saffo per amore di Lesbia, fonte di sentimenti di tale purezza, da cancellare ogni risvolto pi prosaico e realista. Nientaltro. Non ha mai esternato questo suo modo di immaginare lamore tra donne, anche perch poco interessato a condividere i suoi pensieri, sempre per evitare le famose discussioni inutili, ma quando una coppia di lesbiche ha stazionato per un certo periodo nella loro compagnia, stato lui a diventarne amico, tra le solite sghignazzate degli altri: Che non abbia capito che sono amanti, lento com?, questo il commento generale degli amici. Ad ogni modo, sia i maschi che le femmine del gruppo non avevano apprezzato la presenza di queste due donne, che scardinava quel loro equilibrio gi difficile da raggiungere e si era festeggiato a lungo, quando lano-

mala coppia era scomparsa allorizzonte, dopo una furibonda litigata con Riccardo, molto appoggiato in quelloccasione da Paola, il cui perbenismo, sorretto da una religiosit militante, aveva mal digerito, o non digerito per nulla, quella presenza fuori dalle leggi naturali, come la definiva lei, nelle interminabili discussioni in proposito con Riccardo, tepido laico e tepido religioso. Nulla da dire invece sugli omosessuali maschi, anche perch il fratello di Riccardo un gay dichiarato, ma di quel tipo macho, come dicono gli amici, che non d fastidio. Di lui si sparla e si maligna in sua assenza, n pi n meno di come si usa fare per qualsiasi altro componente di questa compagnia di cosiddetti amici. Certo che, forse anche per un fondo di ipocrisia perbenista, lui se ne guarda bene di portare il suo compagno, di cui si vocifera da anni, in quel nido di serpi, come definisce il gruppo di amici, parlandone col fratello. E dunque, tornando a Giovanni e a quella sera del suo primo incontro con Piera, non prova nessun turbamento per lavventura lesbica, descritta per altro da Piera con apparente distacco (solo il tremito del corpo di lei, gli rivela la sua tensione emotiva). Piera non parla concretamente di fatti e di luoghi, n mai lo far nemmeno in seguito, n d un nome alle persone, ma si sofferma, analizzandole a lungo e con precisione, come parlando tra s e s, sulle ragioni che stanno dietro ai fatti, cercando probabilmente il filo conduttore che lha condotta dentro e fuori da quella storia, che intende annodare per sempre al passato. Tutto cominciato durante un viaggio in macchina tra Milano e Lugano, dove Piera viveva da quattro anni con Stefano, il suo ragazzo. La sorella di questultimo, Fiorenza, spesso loro ospite a Lugano, le aveva dato un passaggio in macchina e, quando ormai gi stavano arrivando in citt, si erano

fermate in un bar sul lago:Il tempo per un aperitivo, aveva detto Fiorenza. Altro che aperitivo: lamica laveva ammaliata, quasi fulminata, con una dichiarazione damore cos stordente ed impetuosa, da far s che Piera si trovasse avvinghiata in una spirale senza uscita. Fatto sta che le due donne avevano continuato il viaggio verso nord, rendendosi introvabili per tutti, Stefano compreso. Questi i fatti, che Piera non racconta.

e mail 6
Caro Giorgino, mi consigli di non perder tanto tempo a scrivere le e mail che ti mando con gli allegati, piene di cose mie, grane di famiglia ecc. ecc. e che dedichi invece pi tempo alla storia. Hai ragione caro Giorgino, scusami. Sento gi i tuoi: C , quanto mi rompe i c la zia Lilli con le sue c! Certo che hai ragione, caro Giorgino, quando mi fai notare che con gli altri due romanzi ero meno noiosa. Cosa vuoi, ci sono tante cose qua in giro che mi fanno preoccupare, che certe volte mi sfogo anchio, cerca di non farci caso. Come assomigli a Francesca, anche lei ieri sera, nella solita telefonata quotidiana, siccome mi ero un po lasciata andare a raccontarle della nonna, del suo alzheimer che ormai lha completamente soffocata nelle sue spire (non riconosce pi nessuno e meno male che in istituto se ne prendono cura in modo meraviglioso, altrimenti, come farei?), mi ha detto esattamente come te: Mamma per carit, non rompermi i c con le tue c, sai quanto mi rompo gi i c per i c miei. A proposito di Francesca, vi siete visti a Milano? Ti ha parlato delle sue intenzioni? Ormai con suo marito Claudio non parla quasi pi e pretende che faccia io da tramite, quando lui viene a prendere Giorgetto per il fine settimana, se lei impegnata a Milano. Mi raccomando, caro Giorgino, conto su di te, fammi sapere, se tu sai qualcosa di pi a questo proposito. Torno su un tasto dolente, che ogni tanto batto: non mi parli mai della storia che ti sto inviando con gli allegati. So che odi queste mie osservazioni, ma devi abituarti anche tu a conoscere profondamente i protagonisti, direi ad amarli, perch, se questa sar una sceneggiatura, dovrai esser in grado di lavorare con il regista in modo credibile e ci vuol dire conoscere tutte le sfumature, sia fisiche che psicologiche, dei personaggi. A proposito, fin che mi ricordo, Giovanni fisicamente molto simile a un Russel Crowe giovane. E Piera? Fammi un nome A me non

viene. Come ti ho gi detto, per gli altri romanzi ti sentivo pi partecipe, forse in questo periodo sei troppo occupato con le varie presentazioni. Non so, non ti capisco, non sei il solito Giorgio. Tornando all'allegato 5, ho ambientato in Svizzera la fuga esistenziale di Piera. Quando cera tua mamma, cognata a cui sono stata sempre molto affezionata, andavamo spesso io e lei in macchina a Basilea, a trovare i suoi genitori. Appena arrivate a Bellinzona, ci sembrava di essere nelle tundre nordiche, non per il paesaggio, sempre cos deliziosamente pittoresco, ma per il gelo degli animi. E cos, avendo bisogno di un posto da fuga, ho pensato alla montagna svizzera, sospesa in quel suo rigore antico. Baci, la zia Lilli

allegato 6
Per Piera, la dichiarazione damore irruente e completamente imprevista di Fiorenza stata quella che banalmente potremmo definire la classica goccia che fa traboccare il vaso. Il fatto che provenisse da una donna, aveva reso la situazione pi inattesa e coinvolgente nella sua diversit, proprio ci di cui Piera aveva bisogno per abbandonare tutto e tutti. La lunga relazione con Stefano era ormai solo una situazione di comodo, la grande attrazione, che pure cera stata tra loro, si era dissolta senza motivo, se non quello del passare del tempo. Per entrambi cera ogni tanto qualche avventura sentimentale o pseudo tale, ma durava poco e poi ritornavano alla loro convivenza, come la cosa meno peggio.

Tutto ci durava da molto tempo, ma finora Piera aveva trovato il senso del vivere nel suo lavoro, che le piace moltissimo e le occupa tutto il suo tempo, facendola sentire completamente realizzata. Ho il mio lavoro che mi soddisfa e mi completa, non mi serve altro, cos rispondeva, con una risata ironica, sempre arrogante e un po antipatica com, a chi le chiedeva come stesse, specialmente se si trattava della madre o delle vecchie amiche ormai accasate, alcune anche con figli, tanto per tagliar corto e chiudere la bocca ad altre prevedibili domande. Da alcuni mesi, per, si era insinuata in lei unamarezza, un disagio di vivere, che la infastidiva e la preoccupava. Essendo stata in analisi per lungo tempo, quando era pi giovane, dopo la morte del padre, era terrorizzata di dover riprendere quella dipendenza da un'altra persona, da cui sera liberata a fatica. Devo farcela da sola, si ripeteva, adesso ho unaltra et, unaltra maturit. Certo che lei stessa riconosceva razionalmente che, nonostante i suoi sforzi, sorretti da una grande volont di sopravvivenza, la sua usuale carica di positivit e di energia sembrava sfuggirle tra le dita e subentr insinuante e pericoloso un desiderio di annientamento, che inizi a trascinarla verso il baratro del vuoto assoluto. Si rese conto che, per vivere, non le bastavano pi il successo nel lavoro, le soddisfazioni che ne derivavano: il nulla affettivo, in cui era immersa la sua esistenza, la stava annientando. Ecco perch quel forte sentimento che Fiorenza le aveva buttato l con tanta veemente energia, le era sembrata la giusta corrente a cui abbandonarsi. Cos si era lasciata travolgere e portar via in quella surreale avventura, lontana dalla realt, che le era ormai insopportabile. Nel tempo sospeso in una dimensione quasi allucinata e delirante trascorso con Fiorenza, la cui prevaricazione era stata

particolarmente violenta, Piera si era completamente annullata, fatto inusuale per lei, abituata ad essere sempre al comando, in tutte le situazione della sua vita. Fatto sta che era stata sul punto di perdere anche il lavoro, mancando ad appuntamenti importanti, cosa mai successa finora.

email 7
Caro Giorgino, mi chiedi se Claudio molto affezionato a Giorgetto: che strana domanda da parte tua, che non ti interessi mai di nessuno, mi commuove il tuo affetto per questo tuo quasi nipotino. S, s. Mi sembra proprio che Claudio straveda per il bambino, tanto che mi ha chiesto di darglielo anche durante la settimana. Vedremo, parler con Francesca, ma credo che lei ne sar felice. Tante volte mi sembra quasi poco attaccata a Giorgetto, mah, spero sia solo una mia impressione, altrimenti sarebbe terribile. Lo zio Filippo dice che gli sembra che ... ci sia sotto qualcosa. Anche lui, con queste sue famose intuizioni, mi fa una rabbia. Se invece fosse pi coinvolto, pi concreto, pi presente nei problemi della famiglia, altro che riversarmi addosso le sue intuizioni, che non gli costano fatica. Va be', lasciamo stare, non voglio coinvolgerti troppo. Ho appena riletto lallegato 6 e ne sono soddisfatta. Era proprio quello che volevo dire e non stato per nulla facile, credimi. Avevo bisogno di qualcosa di dirompente e ho visto giusto a usare un rapporto lesbico per portare Piera al ... termine della notte. ( ... Salta fuori il tuo amato Celine!). A differenza del protagonista Giovanni, che sublima lamore lesbico nel ricordo dei versi di Saffo, io invece, per delle esperienze fatte da donne che ho conosciuto, ho notato che le relazioni amorose tra donne esplodono con molta pi violenza delle relazioni eterosessuali, specialmente per quanto riguarda la gelosia e specialmente quando una delle due una lesbica diremo di circostanza, perch i casi della vita lhanno portata in questa direzione, non perch sia una sua reale tendenza naturale. Baci, la zia Lilli

allegato 7

Lha salvata solo la inaspettata e perci sorprendente solidariet di una sua collega, proprio quella con cui in lizza per una promozione, che lha completamente coperta, raro caso per un ambiente di lavoro come il loro, in cui a farla da sovrana la competizione e lattesa della prima dfaillance di un avversario, per approfittarne ed eliminarlo senza piet. La perfetta prova di correttezza della collega, stata per Piera unesplosione positiva, lha svegliata dal torpore e le ha dato la via di fuga in cui incamminarsi e dare un senso ad un suo ritorno. Chiusa com sempre stata nel suo egocentrismo , sia nella vita privata, che in quella lavorativa, non ha mai conosciuto, o preso in considerazione, una realt fatta di buoni sentimenti, quali la solidariet, la comprensione il semplice e puro voler bene alle persone che ti circondano. Per capire di pi limpatto esplosivo che il corretto comportamento della collega ha su Piera, necessario conoscere la sua storia di famiglia. Appena sposati, i suoi genitori avevano rilevato una piccola ditta, la Diana star, impegnando ogni attimo della vita a prendersi cura di questa creatura, che stata per loro come un terzo figlio: Piera e Marco li ab-biamo fatti noi e la Diana labbiamo adottata, era la loro frase ricorrente. Quando Piera stava per finire luniversit, la Bocconi di Milano, scelta ai fini di entrare poi a lavorare nella piccola azienda familiare e Lanciare la Diana nel mondo!, come si brindava gi in famiglia, un tradimento di un socio del padre aveva provocato il totale annientamento della piccola attivit. Dopo sei mesi il padre era morto di tumore. Piera entrata nel mondo del lavoro gi inaridita da questa lancinante esperienza ed ha affrontato tutti i passi della sua carriera con l'atteggiamento di chi nel mezzo di un'infida

battaglia, guardandosi di continuo alle spalle, in attesa di un possibile tradimento. Ecco perch l'atteggiamento della collega stato per lei una deflagrazione positiva, che le ha ricomposto dentro una certezza a cui appigliarsi per ricominciare a vivere e cio la scoperta che il lavoro, su cui ha puntato tutte le sue risorse e aspettative, le ha dato una concreta soddisfazione anche sul piano dei rapporti umani. Ho il mio lavoro che mi soddisfa e mi completa, non mi serve altro, dice anche a Fiorenza, lasciandola, con totale indifferenza, senza curarsi della sua disperazione. La mattina molto presto, era andata alla stazioncina di quel piccolo paese svizzero, in cui si erano rifugiate lei e lamica, ed era salita sul primo treno diretto a sud. Il paesaggio svizzero, montagne, prati, cielo azzurro, casolari rassicuranti, era stato lo sfondo perfetto per quel senso di rinascita che accompagn Piera in quel viaggio di ritorno alla vita. Alcune sere dopo, aveva conosciuto Giovanni dalla cugina Paola e se ne era servita per cancellare completamente il ricordo della sgradevole aggressione sentimentale e fisica di Fiorenza, in quel suo periodo di debolezza e vulnerabilit. Basta, riprendo completamente il controllo della mia vita, pensa, prima di adagiarsi su Giovanni e usarlo. Dopo quel suo primo sfogo, Piera non ha pi parlato di tutto ci con Giovanni, neanche quando, alla fine della serata, lo aveva fatto salire in casa, trascorrendo la notte con lui. Era riuscita a dormire davvero bene, come da molto non le succedeva; si era perfino svegliata con un senso di allegria, stato danimo ormai inusuale da tanto tempo: guardando quel corpo estraneo, sdraiato accanto a lei, nel suo letto, si era stupita del senso di familiarit che provava nello sfiorare con la mano lo stomaco un po grassoccio di quel ragazzone. La sera prima aveva notato, con freddo interesse tipicamente

femminile, che Giovanni indossava della biancheria intima molto curata e che, prima di andare a letto, si era fatto una rapidissima doccia:Questo tipo fisicamente gradevole ed inoltre sa ascoltare, questa la scarna analisi di Piera, mentre ricorda che, a differenza dei suoi numerosi amici e conoscenti, sempre pronti a sparare commenti e consigli non richiesti, Giovanni, la sera prima, ascoltandola, non ha aperto bocca. Piera ha percepito per, in quellintenso silenzio, una reale partecipazione, anche se con scarso interesse per i particolari. Nessuna curiosit inutile. Anche nel loro approccio fisico (cos lo definisce Piera) della notte prima, tutto ci che hanno fatto le parso guidato da lui come se seguisse un disegno armonioso, con una scorrevolezza che mixava cuori e corpi, corpi e cuori in modo privo di gesti inutili. Corpi e cuori, cosa centra il cuore? Niente di certo. Cos Piera chiude per quella mattina lo spazio dei pensieri dedicati a questo sconosciuto ragazzo: non nel suo carattere perder tempo a pensare agli altri. Leggo curricula dalla mattina alla sera per lavoro e, al di l di ci, mi interesso solo a me stessa, ribatte a chi la accusa di esser crudelmente egoista.

e mail 8
Caro Giorgino, che foga, neanche inviata la e mail, mi dai gi risposta per saperne di pi di questa storia di Claudio che vuol tenere Giorgetto anche durante la settimana. Non ci vedo niente di male se qualche pomeriggio se lo porta a casa lui, anzi, mi sento pi sollevata anchio. Naturalmente, se vuole, gli mando anche la ragazza che viene qui in casa a tenere il bambino, cos sono pi tranquilla. Questa idea della baby sitter stabile stata una decisione presa dallo zio Filippo (meno male che questa volta si messo in mezzo anche lui), e sono daccordo che era necessario, anche se ci costa un bel po', ma non ce la facevamo pi a darci il cambio tra noi due, lui ha il suo lavoro, che lo occupa ancora a tempo pieno e io sono davvero molto presa. Non so con quanto egoismo Francesca abbia potuto addossarci completamente la responsibilit della cura di Giorgetto, povero piccolo. Tornando a Claudio, veramente un bravo padre ed molto presente, pi di lei di certo, e non capisco cosa gli trovi di sbagliato Francesca! Falla ragionare, se finalmente vi vedete. Mi sembra che ti preoccupi pi tu di Giorgetto, che lei. Arrivo alla nostra storia. Avevo dei forti dubbi sullallegato 7, quel brusco ritorno alla realt di Piera, che poggia solo su una prova di fedelt (in senso ampio) della collega, non mi convinceva del tutto. Ci ho pensato tanto, da non dormirci due notti, in quanto un punto molto importante della storia, ma ora sono finalmente convinta che il passaggio, anche psicologicamente, preciso e coerente con la personalit di Piera, per com. Se hai qualcosa da dirmi in proposito, son qua, ma ci conto poco. Mi sa che gli allegati non li leggi nemmeno. Pensa pi a Giovanni e meno a Giorgetto, che a quello dovrebbe pensarci di pi Francesca, non tu ...

Ad ogni modo, passo allallegato 8. Baci, la zia Lilli

allegato 8
Ciao Giovanni, ci vediamo da Riccardo! Cosa stai pensando, che ti vedo strano, sei innamorato?, la voce roca di Fard, col suo marcato accento straniero, chiude repentinamente i pensieri di Giovanni, che si affretta a rispondere: Ciao Fard, scusa, non ti avevo visto, ci vediamo, saluta Claudia. Fard un arabo giordano, ingegnere, ex compagno di universit di Sandra, sorella di Giovanni. Dopo la laurea, si sposato con Claudia, unamica di Sandra, architetto, e assieme sono riusciti ad aprire uno studio molto ben avviato, collocato in una villa di campagna. Fard non ha la patente, cosa questa incomprensibile per il famoso gruppo di amici, di cui anche lui fa parte, assieme alla moglie, e cos spesso capita che salga su uno degli autobus guidati da Giovanni. Giovanni e Fard sono esattamente speculari: la riservatezza del primo pari all'invadenza querula dellaltro. Quando qualcuno della compagnia di amici vuol saperne di pi in fatto di pettegolezzi e malignit, la fonte sicura Fard, che sembra fatto apposta per indagare, scoprire intrallazzi, parlare e sparlare di tutti. Tu spii le vite degli altri come ti muovessi nei bui pertugi di un suq, tramando nellombra, cos Riccardo lo apostrofa spesso, sei la fotocopia del peggiore stereotipo di arabo. Certo che tutti riconoscono a Fard unincredibile capacit di cogliere le minime sfumature, sia nelle persone, che nelle situazioni: nulla gli sfugge, nemmeno un battito dali imper-

cettibile ai comuni mortali. Dovresti lavorare nellintelligence, saremmo tutti al sicuro, gli dicono gli amici, sfottendolo. Dati questi preamboli, la banale domanda di Fard: Sei innamorato? smuove in Giovanni un senso di disagio, un sottile fastidio. Abituato com a non far trapelare sensazioni e sentimenti, gli sembra che Fard sia riuscito a penetrare la spessa cortina, involucro d'acciaio, della sua riservata vita interiore, svelando anche a lui un qualcosa di cui non vuol rendersi conto. Quel Fard, che tipo, pensa Giovanni, far una conferenza stampa stasera su questo argomento. Andando verso casa, a piedi, finito il turno di lavoro, Giovanni allunga il percorso, ha bisogno di stare solo ancora un po questo pomeriggio e ci non facile, vivendo con i genitori. Al suo ritorno a casa, a fine lavoro, sua madre pretende sempre un sommario resoconto della giornata e lui la accontenta, anche per far un piacere al padre, che cos pu finalmente avere il suo momento di libert, come dice lui. Il racconto comincia dal tempo, comera e cosa si prevede, poi passa al traffico, se era pi o meno intenso, e poi continua con i passeggeri del suo autobus, divenuti, con landar del tempo, dei veri personaggi teatrali, la cui vita appassiona sia madre che figlio, che ha saputo condire la realt con sapienti pennellate di fantasia. Apro il sipario mamma?, chiede Giovanni, S, dai, che qui, con i silenzi di tuo padre, sono morta di noia anche oggi, risponde al posto di sua madre suo padre, con una delle sue solite battute ironiche o, per meglio dire, sarcastiche, come puntualizza la moglie. Per merito del padre, sempre pronto a cogliere le perle della vita, e da uomo positivo molte ne trova, la storia del teatrino di Giovanni ha avuto un risvolto inaspettato: con landar del tempo la madre, donna antipatica a tutti gli effetti, ma di buona cultura e amante della lettura, si infatti

accorta che le descrizioni che Giovanni fa di questi personaggi, in bilico tra realt e fantasia, non sono solo ben articolate psicologicamente, ma anche espresse con un linguaggio ricco e molto vario. Questo Giovanni ha delle sue doti nascoste, avevi ragione , era sbottata un giorno col marito, quasi indispettita dalla scoperta, aggiungendo subito: peccato che non abbia continuato a studiare, dovevamo insistere, tu ti sei completamente disinteressato di tuo figlio e io, da sola .... Come vedi, se uno vale, vale, aveva risposto il marito, tagliando corto, ma, visto che tu di scrittura te ne intendi, perch non butti gi qualcosa, sulla traccia di questi personaggi che Giovanni ti racconta? Ho visto che un sito irlandese di scrittura on line dedicato a James Joyce ha una rubrica sul tema:Storie di gente qualunque. Si tratta di mandare ogni settimana un personaggio. Cos la madre, quasi ogni giorno, trascrive in inglese i racconti orali del figlio, che poi li rivede e li completa di persona, e settimanalmente li inviano per e mail a questo sito, sotto il titolo: Gente qualunque raccontata da un uomo qualunque: Giovanni Z.. Per questo motivo Giovanni porta sempre il portatile con s, cos, sia nelle pause di lavoro, che quando tra gli amici e vuol estraniarsi, apre il suo file: Storie di gente qualunque e aggiunge personaggi, ritocca storie, descrive paesaggi, naturalmente completamente allinsaputa di tutti, che, senza badarlo molto, come al solito, credono si stia sollazzando con videogiochi o gi di l. Questo impegno divertente e creativo ha avuto il merito di creare un motivo di interesse comune tra madre e figlio, allentando la tensione familiare, dovuta pi che altro al dominio del silenzio. Mi farete diventare sordomuta!, e-

sclama spesso sua madre, rivolta ai due uomini di casa, cos impenetrabili nella loro imperturbabilit. Per questo pomeriggio, rincasando, Giovanni non ha proprio voglia di parlare, di sorridere, di affrontare e assecondare le aspettative della madre. Per fortuna, non appena apre la porta, lo investe la voce concitata di sua sorella: Meno male, c Sandra, pensa tra s, ci gli permette di limitarsi a un lapidario Son qua, diretto a tutti, e di entrare in camera sua.

e mail 9
Caro Giorgino, ormai sono certa che non leggi gli allegati. Non ti sei accorto, se no me lo avresti detto, che ho introdotto Fard, un arabo giordano, come tuo zio! Ne ho fatto un personaggio un po odiosetto, intanto lo zio non legge mai nulla in italiano. Si offender mia sorella, nonch sua moglie, la zia Chicca. Meglio, cos per un po non sentir le sue lagnose telefonate quotidiane. A proposito, come ben sai, anche per merito dello zio Fard, professore a New York, e della zia Chicca, che lo hanno sempre ospitato, Pietro riuscito a completare, con grande soddisfazione di tutti noi, i suoi studi negli Stati Uniti, solo che adesso comincia ad aver nostalgia dellItalia e vorrebbe tornare. So che vi sentite spesso, cerca di dissuaderlo nel modo pi assoluto. Non il momento, perderebbe tempo prezioso per la sua carriera di ricercatore ecc. ecc. E inutile che ti spieghi cose che gi sai. Pietro va a passare quasi ogni fine settimana dagli zii, che, da quando Fard in pensione, non stanno pi a Manhattan, ma hanno preso una bella villa negli Hamptons (beati loro!), e dunque Pietro va a confidarsi e lamentarsi con la zia Chicca, che naturalmente, anche se lho pregata di convincerlo a desistere dal progetto-ritorno, non mi aiuta per nulla, in quanto, siccome ha nostalgia lei, dice che sono io a non capire nulla. Io sento Pietro una sera s e una sera no, ma ieri era proprio gi di morale. Naturalmente suo padre non si interessa per nulla e mi dice di starne fuori, che abbastanza grande da decidere da solo. Come tutti gli uomini, sembra quasi geloso del figlio maschio ... Lunico completamente dalla mia parte, naturalmente, lo zio Fard, abituato com' a girare il mondo e a star lontano dalla sua terra, da quando, a soli diciassette anni, arrivato qui in Italia per iscriversi a medicina. Poverino, era un ragazzo cos timido e riservato, altro che il Fard della nostra storia. Mi ricordo che la zia Chicca e io andavamo a

studiare nella biblioteca delluniversit e, avendo adocchiato questo bel ragazzo, alto, moro, gentile, cercavamo di parlargli, di invitarlo a qualche nostra festa, ma lui non ci pensava proprio, anzi, quando ci vedeva, cercava di schivarci. Ma il suo destino era segnato, povero lui, infatti abbiamo scoperto che era compagno di corso di Filippo, e dunque, infine, io ho sposato Filippo e la Chicca ha sposato lui! E guarda come ha retto bene il loro matrimonio, pur non avendo figli, o forse proprio per quello. Dico sempre alla zia Chicca, che Fard le ha sempre fatto fare una vita da regina: altro che arabi maschilisti! Sento ben netto nellaria implacabile e immancabile il tuo grazioso: Ma quanto rompe il c ... la zia con ste vecchie storie!. Sta buono, adesso finalmente Giorgetto si addormentato, lo zio davanti a una bella partita di rugby in TV e io non vedo lora di buttar gi lallegato 9! Baci, la zia Lilli

allegato 9
Chiude la porta e si butta sul letto. Quel Fard ha penetrato la spessa cortina difensiva dietro cui Giovanni abituato a vivere: disteso, nella penombra, la stupida frase Sei innamorato? gli riempie la mente, fastidiosa, punzecchiante e ossessiva; pur nella sua estrema banalit, lo ha offeso, ferito, denudato. Non si mai sentito cos. Il cuore preme sulla cassa toracica come se stesse scoppiando: tum tum tum tum. Giovanni cerca di bloccare questo fiume in piena, irrigidendosi, serrando le labbra, ma infine, con un sospiro appena accennato, chiude gli occhi e si lascia andare alla deriva, senza reagire.

A poco a poco sente il corpo tremare, mentre il cuore, libero dalla morsa di quel controllo ferreo, in cui lo tiene serrato da sempre, smette di battere cos tumultuosamente: gli occhi si riempiono di lacrime e la corrente delle emozioni lo attraversa impetuosa e dolorosa, trascinandolo in un mondo per lui nuovo e pauroso. Gli sembra che tutta la impalcatura, solida, familiare, su cui ha poggiato la sua esistenza, si sgretoli, facendolo precipitare e scomparire nei flutti di quella corrente scura: non ha pi nulla a cui aggrapparsi. Lascialo stare, mi ha detto che ha mal di testa e vuol dormire un po prima di mangiare; il suono della voce del padre, che, sempre intuitivo con questo suo figlio, impedisce alla madre e alla sorella di entrare a disturbarlo, riporta Giovanni su una dimensione pi sicura, gli fa riprendere il senso della realt. Mio padre, pensa Giovanni, ecco uno che salvo, ma per il resto, chi mi interessa? Innamorato? Ma di chi? Cosa ho fatto per dare questa impressione? Non che anche Piera si messa in testa idee?" . Da quando ha conosciuto Piera, Giovanni passa molte notti da lei. Di solito, di sera, se non esce con qualche amico o non raggiunge il gruppo storico in casa di Riccardo, cena a casa e dopo, se non c Sandra, aiuta sua madre nelle ultime faccende in cucina e poi si siede di l in soggiorno con lei, anche perch c sempre qualcosa da aggiungere o di cui parlare a proposito dei pezzi da inviare via e mail al sito Storie di gente qualunque. Bravo, tieni compagnia alla mammina, ironizza suo padre, richiudendosi felice in studio, dove si pu finalmente rilassare, fumando tranquillo la sue amate sigarette, libero per un po' dalla subissante presenza di quella moglie, a cui lo le-

ga un profondo affetto, ma che purtroppo lo annoia non poco e con cui ha poco da dire. Verso le undici, Gianni prende la sua sacca, mitica borsasacco, ricca di tasche e ganci, di una famosa marca di articoli sportivi, che lui ha sempre usato al posto del banale zainetto, come dice lui, e se ne va a dormire da Piera. Questa novit piaciuta alla madre, che cominciava a temere strane diversit in questo silenzioso e solitario figlio e fa piacere anche al padre, che, da alcuni impercettibili cambiamenti di umore, che lui, osservatore attento per carattere, ha notato nel figlio, ha intuito una storia importante. Dopo quella prima notte trascorsa assieme, Piera era uscita di casa senza salutare Giovanni, in quanto lui stava ancora dormendo, ma verso il tardo pomeriggio gli aveva telefonato: Vieni a dormire da me?, nientaltro. E lui aveva risposto: Va bene, ma non prima delle undici e mezza. Nientaltro. Lei si era data una spiegazione molto cruda per questa suo bisogno di vederlo: Con lui dormo anche senza i soliti tranquillanti. Giovanni non si era dato nessuna spiegazione, anche perch non si era posto particolari domande. Semplicemente si era creata una situazione piacevole e tranquilla per entrambi, senza che nessuno dei due avesse la voglia o il bisogno di cercare complicate letture di un rapporto a due, che entrambi lasciavano leggero, come si erano implicitamente trasmessi l'un l'altro. A questo proposito, cera stata una notte che un forte temporale li aveva svegliati di soprassalto e si erano trovati abbracciati uno all'altro. Le loro bocche si erano cercate con un trasporto affettuoso e tenero e uno aveva udito laltro sussurra-

re: Amore, allunisono. A quel punto entrambi si erano bruscamente ritratti, allontanandosi, ognuno nella sua met del letto, ridendo nervosamente. Niente sentimentalismi, stiamo leggeri, aveva detto Piera, spigliata e allegra, Gi, gi, era stata la risposta pi che convinta di Giovanni e poi: lo so come siamo fatti dentro noi due aveva borbottato, riaddormentandosi tranquillo. Sono passati cos molti mesi: se Piera in citt, Giovanni dorme quasi sempre da lei. Quando Giovanni arriva, di solito lei gi nella grande stanza da letto, arredata con dei mobili bianchi e lucidi, che coprono tutte le pareti, con armadi e librerie. Davanti al gran lettone, appoggiata con cura al televisore, anch'esso bianco, c' una nota di colore, che si irradia, pur nella sua modestia, per tutta la stanza. Si tratta della famosa Sacchiotta, un peluche da cui mai mi separo, aveva detto Piera, presentandola a Giovanni, pomposamente, fin dalla prima sera. E' un'orsetta abbastanza malandata, vestita con un costume tirolese scolorito, con in testa un bel cappellino di panno verde, a cui fissato un fiorellino, un non ti scordar di me, che deve essere stato di un bel colore azzurro cielo, anche se ora piuttosto ingrigito. E' stato il primo peluche comprato a Laura da suo padre. Al suo arrivo, Giovanni, di solito, va in cucina e prepara per entrambi una delle famose tisane che Riccardo e Paola, maniaci del curarsi con le erbe, hanno miscelato, personalizzandole per ogni amico, con le loro sante mani, come dice Piera: Giovanni aggiunge di suo un bel cucchiaione di miele, poi anche lui si infila a letto, accanto a lei, sul lato destro, quello vicino alla porta. Se Piera sta ancora lavorando al portatile, appoggiata sui cuscinoni del lettone, anche lui apre il suo computer, altrimenti finiscono di vedere un programma in televisione: Quelli in seconda serata sono i migliori, borbottano come una vec-

chia coppia, commentando un po i fatti del giorno e chiacchierando del pi e del meno, senza entrare troppo nei loro fatti personali. Poi seguono allunisono quello che i loro corpi suggeriscono, che spesso solo dormire. Piera ha lasciato la casa di Lugano, avendo rotto cos bruscamente la sua lunga relazione con Stefano, perci ora la sua unica residenza qui in citt, nel bellappartamento acquistato da poco, proprio in centro e, se pu, lavora da casa via internet, ma molto spesso deve viaggiare in tutta Europa. L'appartamento quasi del tutto vuoto, a parte la cucina e la stanza da letto, in quanto Laura aspetta i mobili e i quadri, di cui un'appassionata intenditrice, dalla casa di Lugano, ma elegante e pieno di luce, come osserva spesso Giovanni, quando centellina il primo caff della giornata, seduto sull'unico mobile presente nel vasto soggiorno: una poltrona di legno con uno sgabello poggiapiedi, che lui stesso ha comprato all'Ikea, eguale identica a quella che da anni sta in camera sua. Anche Piera entrata nella compagnia, che staziona il venerd sera a casa di Riccardo e di Paola, ma non piaciuta molto: Mamma mia, chi crede di essere tua cugina, Va be bella, ma poi neanche tanto, era meglio in fotografia, Non neanche rossa, castana con riflessi rossi, si vede che era tinta, Certo che ha di quei vestiti, che roba, quanto le costano?, insomma, le solite battute banali e maldicenti, come sempre. Quando c anche Giovanni, Piera lo tratta esattamente come tratta gli altri: se ha voglia gli parla, se no se ne sta per i fatti suoi; nulla di meglio per Giovanni, tanto amante della riservatezza. Ogni tanto lui la osserva, cos, quasi per caso e spesso incontra lo sguardo fiero e ironico di lei, ma passano

oltre, senza soffermarsi mai luno negli occhi dellaltro. Per qualcosa trapelato allesterno, qualcosa che nemmeno lui conosce, lo conferma limprovvisa, acidula battuta di Fard: ... sei innamorato?. Che noia, anzi, what a bore, borbotta esausto Giovanni, sdraiato sul suo letto, senza voglia di niente. Usa spesso linglese, quando parla tra s e s, forse perch la lingua con cui sua madre gli parlava sempre da bambino e poi gli serve come un sistema in pi per non farsi comprendere, per tenere per s le sue cose. Meno male che suo padre ha tirato fuori la scusa del mal di testa, questo gli permette di starsene un bel po da solo, non riuscirebbe proprio a fingere interesse per: Niente, niente, niente. Innamorato, ma che cosa pu aver fatto di tanto strano per sembrare innamorato? Ha avuto varie ragazze finora, storie finite senza motivi importanti, pi che altro per colpa sua, per questo suo distacco di fondo. La sua prima ragazza, compagna di liceo, nel momento dell'abbandono gli aveva detto tra le lacrime: Sembri buono, sei solo indifferente a tutto, Pu essere, le aveva risposto, con quel suo solito sorriso di facciata, come lo definisce sua madre,scusami, aveva soggiunto, accrescendo la rabbia impotente della ragazza.

e mail 10
Caro Giorgino, mi dici che hai parlato con Francesca e mi farai sapere. Non vedo lora. Non ti chiedo se hai letto lallegato 9, non ci spero pi, ma io egualmente ti faccio notare che, come ti avevo anticipato nella prima e mail, la nebbia, live motive della storia, si sta squarciando, lasciando Giovanni inerme di fronte al mondo dei sentimenti, che finora lui ha pigramente scansato. Nellallegato 9 ho introdotto nella storia i peluche. Non potevano mancare: voi trentenni avete unarca di No di orsacchiotti, pulcinotti, leoncini, paperotti e gi di l, da cui non riuscite a separarvi e, anche quando finalmente vi decidete ad andarvene da casa, ci lasciate in custodia queste reliquie polverose, da conservare con cura estrema. Pensa che ieri sera Pietro ha voluto che inquadrassi con la videocamera il suo vecchio orsacchiotto (detto Sacchiotto, come la Sacchiotta della storia), che ormai ridotto a brandelli. Non ti dico i baci che gli mandava. Suo padre si imbestialito e gli ha dato del deficiente, cosa abbastanza usuale per altro, e se ne tornato davanti alla sua partita di rugby in TV, sbattendo la porta. A proposito di peluche, anche Giorgetto ha il suo preferito: un orsacchiotto che Claudio gli ha regalato per Natale. Pensa che rosso, con gli occhi e le orecchie gialli (un orrore, sar cinese) e ieri mattina il piccolo mi ha indicato questo mostro, chiamandolo Papi. Forse perch gli dico sempre: Vuoi lorsacchiotto di Papi?. Cera anche lo zio a casa e abbiamo riso un bel po, anche perch effettivamente Claudio, rosso di carnagione e di capelli, occhiali con la montatura giallastra, che usa da sempre, assomiglia davvero a questa bruttura di peluche. Povero Claudio, sempre cos dolce con tutti, mi spiace cos tanto per questa situazione che si creata con Francesca. Ad ogni modo, tornando allallegato 9, lho riletto e, anche a di-

stanza di giorni, ne sono soddisfatta. E il momento cruciale dellevoluzione di Giovanni, che sta cominciando a nuotare nel mare impetuoso della vita sentimentale. Baci, la zia Lilli

allegato 10
La porta della stanza si socchiude, suo padre: Pap, non mangio stasera e non esco. D alla mamma che dormo. Saluta Sandra, buona notte. Bon, la risposta di suo padre, secca e decisa, con quel suo strano dialetto, che ogni tanto ricompare inaspettatamente, lo rassicura: nessuno oser disturbarlo quella sera. Quando suo padre dice Bon con quel tono, come se chiudesse una saracinesca, non ammette repliche. Prima di riabbandonarsi allaccidia che lo sta tormentando da ore, Giovanni chiama Riccardo e gli dice che quella sera non andr a raggiungere il gruppo di amici; poi chiama anche Piera, inventando, per la prima volta, una scusa anche con lei, avvertendola che per alcune sere sar occupato a causa di un nuovo turno di lavoro. Bene, ci vediamo, ciao, Piera non fa trasparire nella sua risposta n sorpresa, n rammarico. Prende atto e basta. Questo atteggiamento riporta per un attimo Giovanni allequilibrio perduto: se Piera si fosse messa in testa idee, non si sarebbe accontentata di una frase cos laconica, che interrompe unabitudine che sembrava ormai consolidata. No, no, anche per lei questo dormire assieme non ha nessun peso sentimentale, pu esserci e non esserci. Bene, bene. Giovanni si fa una doccia, si ributta sul letto,

cerca di dormire, chiudendo, anzi serrando con forza gli occhi, ma una amarezza sconosciuta lo avvolge, gli punge il cuore, trascinandolo lontano in uno spazio che lo spaventa. Intanto Piera, dopo la telefonata di Giovanni, chiude il cellulare, lo butta in borsa e si veste per andare da Riccardo e Paola, come fa ogni venerd, se non fuori citt. Di solito sceglie con gran cura il suo abbigliamento per quelle seratine tra amici; si accorta che tutti la studiano e la giudicano e si diverte a provocare le loro critiche, stupendoli o per labbigliamento o per latteggiamento o per i discorsi. Li considera dei provincialotti, ma in fondo anche lei sta cominciando ad affezionarsi a quella pseudo famiglia e si trova bene con loro. Questa sera ha deciso di tirar fuori un vestito di grande marca, scollatura a tutta schiena, che ha comprato lanno scorso per una serata a Lugano, con amici di Stefano, gente da villona sul lago. Osservando con piacere e soddisfazione che non ha un grammo in pi, infila il vestito, che le scivola addosso, come un guanto di pelle morbida, perfetto. Sandali di nove centimetri e, anche se fuori fa un bel freddo, niente calze, per gran berrettone di lana calato fino sugli occhi. Bene, ha voglia di farsi due risate alle spalle dei nuovi amici. Immagina gi il livore invidioso delle donne e lo sbalordimento dei maschi: Li sveglio un po io, pensa divertita, cos avranno qualcosa in pi su cui malignare. La serata va esattamente come se lera aspettata: arrivo travolgente, le donne a labbra serrate, complimentose e livide, gli uomini troppo allegri e spiritosi nel valutare il suo abbigliamento cos provocante. Tutto la diverte, proprio come si era immaginata. Qualcuno dei maschi, gli eterni scapoloni, e non solo quelli, si avvicina a lei con i soliti complimenti, tentando qualche aggancio un po pi concreto, tanto che Piera, dal momento che Giovanni occupato e non verr, comincia

a guardarsi attorno con pi interesse, per vedere se pu prendere in considerazione qualcuno di questi ragazzotti. Come le solito, gira attorno lo sguardo indagatore, da uccello rapace, sicura di s. Ed a questo punto che le torna in mente Giovanni e si accorge che lui non c. Si rendo conto che non incontra quel suo sguardo complice, che ora, nel ricordo, le si staglia netto e preciso: due occhi verdi, grandi, con nel fondo unombra di malinconia e di ironia, celate dietro una cortina di indifferenza. Piera abbassa repentinamente gli occhi, le darebbe fastidio che qualcuno notasse il suo leggero sgomento, non da lei mostrare debolezze. Si siede accanto a Paola, complimentandosi per il dolce, ringraziandola per lospitalit, improvvisamente raddolcita, bisognosa di un rapporto umano. Si accorta da subito che Paola il perno sentimentale del gruppo, lo dimostra quel preparare torte per tutti! Poi, in fondo, sua cugina, e Qualcosa vorr dire anche questo, pensa guardandola, quasi cercando ricordi di famiglia, sempre allontanati con fastidio. La serata finisce cos, in famiglia, come dice, salutando Riccardo e Paola, il pi tardi possibile. Tornata a casa, si butta a letto, aggiungendo una coperta in pi, d un buffetto a Sacchiotta, apre televisione e computer, buttandosi a capofitto nella stesura di una relazione di lavoro

e mail 11
Caro Giorgino, calmati calmati per favore. Mi hai appena fatto una telefonata cos aggressiva a proposito del peluche Papi di Giorgetto. Come ti ho confermato, non cinese, lavevo detto tanto per dire, lha guardato bene anche lo zio, ha tutti i requisiti per non essere pericoloso: n coloranti, n occhi che si staccano, n pelo che si strappa. Non posso buttarlo via, Claudio si offenderebbe e ne avrebbe ragione. Come ti ho detto al telefono, mi sembra eccessivo questo tuo allarmismo. Ma non hai altro da pensare? Neanche Francesca arriva a questi eccessi. Anzi, non mi hai ancora detto cosa ti ha raccontato quando vi siete visti. Invece che pensare a Giorgetto, che ha altri che si occupano di lui, cerca di seguire questo lavoro che ti sto mandando; questa volta c assoluto bisogno della tua partecipazione. Per gli altri due romanzi, ti sentivo cos interessato, cos attivo nel recepire ci che ti mandavo via via, che potrei affermare in tutta coscienza che i due romanzi sono stati scritti da me, ma pensati assieme a te. E dunque, tornando alla nostra nuova storia, ho intenzione di mandare Giovanni in viaggio: hai qualche idea in proposito? In fondo anche tu hai trentanni e dimmi, dove andresti se avessi voglia di staccare da tutto e da tutti? Immagino il tuo sguardo interrogativo, anzi, i tuoi Quanto rompe i c la zia questa volta con sta storia. Eppure, caro Giorgino, sai che ho limpressione che sia anche tu sullorlo di una svolta esistenziale? Calma, calma, calma, va avanti a leggere, ascolta. Non che ti manca una famiglia tua, una storia damore seria, e, guarda fino dove arrivo, un figlio? Preferisco non parlartene al telefono, se no finisce che tagli corto e non si riesce mai a concludere un discorso serio.

Ricordati che io sono stata la migliore amica di tua mamma, mia carissima, indimenticabile cognata, e non voglio essere melodrammatica, ma ero con lei quando morta, dopo quella subitanea malattia, che lha stroncata in pochi mesi e mi sento in dovere di prendermi cura di te come dei miei figli, anzi, di pi, anche perch tuo padre, pur essendo mio fratello, devo ammetterlo, proprio un irresponsabile, completamente assente nel suo ruolo di padre. In questo ti ho sempre dato ragione. Adesso poi, che sta per avere un figlio con quella sua nuova moglie (ecco spiegato il matrimonio improvviso, riuscita a farsi mettere incinta quella furbona!) proprio perso per noi tutti e comprendo che tu non voglia nemmeno sentirne parlare. Tornando a te, sai cosa mi fa pensare che tu sia in crisi? Il tuo attaccamento per Giorgetto. E cos strano vederti cos coinvolto, proprio tu che difficilmente esterni sentimenti ed emozioni, anche per il trauma affettivo della perdita prematura della mamma, cos crudele e dolorosa, che ti aveva davvero sconvolto, tanto che per mesi non eri riuscito a versare nemmeno una lacrima, chiuso com'eri in un silenzio che ci straziava tutti. E dunque, a me fa piacere vedere come ti interessi con grande affetto del piccolo Giorgetto, ma mi fa soffrire pensare che forse ci un segnale del tuo bisogno di avere una famiglia tua. Sai che non ho ancora percepito uno dei tuoi famosi C ... , che barba la zia Lilli, come mi rompe i c ... !. Ho limpressione che in questo momento tu te ne stia zitto e pensi, senza nasconderti dietro le tue innocue e vuote imprecazioni, schermo di emozioni celate. Vedi che stato meglio che non ti abbia parlato a voce di queste cose, cos troppo piene di sentimento? Non neanche nel nostro stile di famiglia, lo sai, essere espliciti in certi argomenti troppo coinvolgenti, ma in questo momento sentivo che dovevo dirti questo. Non ho nessun allegato, in quanto ho pensato troppo a te per occuparmi di Giovanni.

Baci, la zia Lilli

email 11 bis
Caro Giorgino, come avevo previsto, (sai che ti conosco e ti stimo tanto, anche se non te lo dico!) e dunque, come avevo previsto, mi hai confermato, con la telefonata di ieri sera, che effettivamente la tua vita sta cambiando, anzi che sei nei c, esattamente come mi ha detto Francesca, che ho chiamato subito dopo aver parlato con te. Ho sentito concitata anche lei, per nel suo, esser cos, mi meraviglierei se fosse diversa. Certo che c da decidere il futuro suo e di Giorgetto. Non si pu continuare cos: il bambino sta troppo poco con lei e Claudio mi ha fatto capire che, una volta sistemate le pratiche della separazione, metter su casa con una nuova tipa, sua collega di lavoro, che gi conosce bene Giorgetto e gli si sta affezionando. Mah Ho i miei dubbi, certe trentenni single farebbero qualsiasi cosa pur di accaparrarsi un maschio. Guarda quella che ha abbindolato tuo padre ... Sono molto in pensiero, caro Giorgino. Mi fa star un po pi tranquilla il fatto che tu e Francesca vi vedete a Milano; mi raccomando, falla ragionare, convincila che deve crearsi una situazione tale, per cui il bambino possa esser affidato a lei e non a Claudio. Conto molto su di te, sui tuoi consigli, in quanto tu, a differenza dei miei due figli, conosci ed apprezzi davvero il valore dei sentimenti, lo posso ben dire io. Quante volte infatti mi hai ringraziato per ci che ho fatto per te, anche con la scrittura dei due romanzi. A proposito di questo, so quanto ti pesa questa situazione, quanto vorresti levartene fuori, anche per un senso di giustizia, come mi ripeti spesso, ma vedrai che, dopo la sceneggiatura, potrai cominciare a muoverti da solo, vedrai che troverai la tua strada, ti ho dato solo il vantaggio di essere conosciuto, il resto lo farai da solo, ne hai i numeri, vedrai.

Passo finalmente allallegato 11. Baci, la zia Lilli

allegato 11
La mattina dopo, Giovanni si sveglia con la gola infiammata e un po di febbre. Telefona al lavoro, avvertendo che malato e con loccasione anticipa che, dopo la malattia, si metter in ferie, tanto perch lo sappiano per tempo e si organizzino con i turni. Giovanni sempre molto elastico nella scelta del periodo da destinare alle ferie, preferendo lasciare i mesi canonici ai colleghi con problemi di famiglia e dunque ha molte ferie da recuperare, prima che arrivi il nuovo anno. La scusa del mal di gola gli permette di stare in silenzio, mentre sua madre lo assale con le solite recriminazioni sul vestirsi poco, non asciugarsi i capelli dopo la doccia, uscire senza berretto, fumare, cose cos prevedibili, che dopo un po Giovanni non sente nemmeno pi la voce di sua madre. Ogni tanto capta un Its incredible, Tired tired tired, la madre infatti, quando particolarmente preoccupata o arrabbiata si esprime sempre in inglese. Si risvegliato il Regno Unito! Che paura, stiamo attenti noi poveri continentali terroni, scherza di solito il marito, quando la sente imprecare nella lingua natia, rintuzzando il suo nervosismo. Questa mattina per, guardando di sottecchi Giovanni, pensieroso e serio: C' una lettera per te, gli dice, porgendogli una busta appena arrivata per posta. Giovanni finisce la colazione e si richiude in camera, butta la lettera senza aprirla sul tavolino accanto alla finestra, che gli fa da scrivania, e si sdraia sul letto, accendendosi il computer. Ha deciso che partir per un viaggio.

Faccio una premessa. La nonna materna, per tutta la vita si completamente disinteressata della figlia italiana e della sua famiglia, limitando il suo rapporto a laconici e formalissimi biglietti per le ricorrenze pi importanti. Unica nota affettuosa: quando le era arrivata la notizia della nascita dei nipoti, aveva mandato un peluche; per Giovanni un orsetto, sul cui bavaglino, di pizzo color sabbia, lei stessa aveva ricamato il nomignolo Bearotto, una mistura tra inglese e italiano, e, dopo alcuni anni, alla nascita di Laura, era arrivata anche Bearotta. I due bambini si sono abituati ad addormentarsi sempre col peluche della nonna tra le braccia e, anche da adulti, non se ne separano mai. E' stato questo l'unico silente legame con la nonna lontana. Quando la nonna era morta, c'era stata una sorpresa, che aveva reso pi tenera e malinconica la presenza dei peluche nella vita di questi nipoti. Nella sue disposizioni testamentarie, lette, alla presenza di tutta la famiglia, da un notaio di una piccola citt della Cornovaglia, dove risiedeva ultimamente, la nonna aveva espresso con parole affettuose e dolci, se pur contenute, il suo rammarico per non aver potuto essere accanto alla figlia, al genero e ai due nipoti, durante la vita, ma questo, specificava, era stato un puro effetto della casualit . A conferma di quanto invece il suo cuore si fosse sempre preoccupato per loro, lasciava ai due nipoti un specie di vitalizio, che assicurava ad entrambi una rendita tale da proteggerli economicamente per tutta la vita. Non era gran cosa, si trattava di una partecipazione a dei fondi collegati a delle grosse catene di alberghi internazionali, per, nel tempo, si era dimostrata unentrata costante e ben calibrata, come la nonna aveva previsto. Assieme alle disposizioni testamentarie, cerano anche tre lettere, indirizzate alla figlia e ai due nipoti, che il notaio a-

veva consegnato loro alla fine delle lunghe formalit. Francesca sera affrettata a leggerla davanti a tutti, piangendo e singhiozzando, finch suo padre non laveva accompagnata fuori, allaperto. Giovanni e sua madre si erano seduti, uno discosto dallaltra, leggendo senza far trapelare nessuna emozione. In quella circostanza, osservando da lontano la madre, Giovanni aveva sentito un grande affetto per lei, laveva apprezzata e compresa in quel comportamento cos contenuto, le spalle curve, un po tremanti, probabilmente per un pianto trattenuto a fatica. La lettera della nonna per Giovanni, era pi che altro un bel biglietto, con alberi, fiori, laghetti, casette e uccellini, su cui lei, addirittura in italiano, aveva scritto: Caro Giovanni, buona fortuna, divertiti. Ciao, la tua nonna. Queste parole avevano fatto pensare molto Giovanni, che non ne aveva parlato naturalmente con nessuno, ma che le aveva trovate eccezionali: la nonna gli augurava una vita fortunata ed allegra, il massimo per un ragazzo. E poi aveva tanto apprezzato che si fosse data da fare per scrivere queste poche parole in italiano, quasi per fargli sentire che gli era proprio vicina, non era una straniera, n lui era uno straniero per lei. Per merito della nonna, sia lui che la sorella hanno perci una certa disponibilit economica. Francesca, con gli interessi maturati negli anni, si comprata un piccolo appartamento, e, ogni volta che si toglie qualche sfizio per merito della rendita della nonna, esclama con affettuoso entusiasmo: Thanks for the present, grandma!, sempre ripresa dalla madre, che ritiene sconvenientissimo questo atteggiamento. Giovanni finora ha capitalizzato tutto, in quanto, a parte qualche viaggio con gli amici, qualche concerto e numerosi cd, non ha mai avuto particolari esigenze. E dunque potrebbe

permettersi di organizzare un lungo viaggio senza problemi economici, entro certi limiti, naturalmente.

e mail 12
Caro Giorgino, non ti sento da giorni. Tutto bene spero. Non voglio chiamarti io, in quanto penso di averti gi detto, nell'ultima e mail, tutto ci che avevo intenzione di dirti. Non voglio pi tornare su certi argomenti, per sono un po in pensiero per te. Non sento molto neanche Francesca, perch, quando la chiamo, lei dice sempre che molto presa con il lavoro e non ha tempo di parlare. Deve venire questo week end, perch tocca a lei tenere Giorgetto e poi ne avr anche nostalgia, no? Ad ogni modo, eccoti lallegato 12. Baci, la zia Lilli

allegato 12
Lo stesso giorno, anche Piera si sveglia con un certo malessere, un dolore, un indolenzimento a tutte le ossa: Non ho pi let per girare mezza nuda, brontola rivolta a Sacchiotta, che la guarda di sottecchi, sotto il cappellino di panno verde. Apre il computer e si immerge nella stesura della relazione, che presenter la prossima settimana a Londra. Cos la giornata passa tra infinite telefonate di lavoro, qualche toast, qualche biscottino morbido, qualche tisana calda, qualche mezza aspirina. Ed di nuovo sera. Da quando vive da sola, perci da quasi quindici anni, sua abitudine fare una telefonata alla madre, alla fine della giornata, in qualsiasi posto si trovi. E un impegno, unesigenza, non sa bene neanche lei cosa sia, ma sta di fatto che non mai successo, da tanti anni, che lei non senta sua madre ver-

so sera. Di solito sono tutte frasi fatte, un rituale senza mai una variante, che si conclude con la voce lamentosa di sua madre che dice, Dai, stiamo ancora un po al telefono, non ti vediamo mai, quando vieni?, mentre Piera chiude il telefono seccamente, sempre un po' annoiata. Ma questa sera lei che si dilunga, chiede di suo fratello Marco, che vive nella stessa casa della mamma, al piano di sotto ed ha ben quattro figli, si informa della salute di una vecchia zia, insomma, fa una vera e propria chiacchierata, come non capitava da tempo immemorabile. Alla fine, arriva perfino a promettere a sua madre che, al ritorno da Londra, andr direttamente a trovarli, senza passare da casa: laeroporto esattamente a met strada, tra la sua citt e quella dove vive sua madre. Prima di addormentarsi, ripensa a quella promessa, teme di essere stata precipitosa, e invece, con sua grande sorpresa, si sente contenta. Effettivamente ha voglia di stare un po con la famiglia, mangiare le cose di casa, parlare con Marco e sua moglie, vedere come sono questi nipotini. Gi, le cose di casa. Tanti ricordi le vengono alla mente, come unonda impetuosa e uno sovrasta tutti: il ricordo di suo padre. A differenza di quello che fa da sempre, posizionare energicamente lattenzione su qualcosa daltro, per respingere con forza l'impeto insidioso di quell'onda, questa sera, forse anche per la stanchezza che quel po di febbre le provoca, quel malessere diffuso che la rende priva di forze, non pone barriere difensive, chiude gli occhi e si abbandona all'onda che arriva e la travolge nel vortice tanto temuto. Quanto le manca il pap, che porto sicuro era per lei, che facile era vivere fino a quando c stato lui; non occorreva ve-

derlo, parlargli, le bastava sapere che lui cera, nel caso ne avesse bisogno, pronto a darle la sua protezione, la sua comprensione; e le sue critiche severe e impietose, quanto le sono mancate. Dai bambini, che ho rimesso a posto la pista che il nonno mi ha regalato quando avevo la vostra et, tirate fuori i vostri trenini, ... no, Piera, no, non ci sai fare, lo fai sempre deragliare, sei troppo precipitosa, non stai attenta, per non perderti danimo, dai che prima o poi ci riuscirai. Anche la vita cos, come il tuo trenino, devi raddrizzarla tu . Quei pomeriggi passati a giocare, lei e Marco, col pap e la sua anacronistica pista Le gite in montagna, tutti e quattro, quellimpegno a salire, con fatica, larrivo ai rifugi E quellentusiasmo per la Diana star, come erano tutti pronti per un futuro pieno di vita, e la malattia del pap Con sua sorpresa, londa dei ricordi, respinta con caparbiet da tanto tempo, per paura di esserne sommersa, si frantumata, diventata un mare calmo, in cui riesce a nuotare, magari a fatica, ma ce la fa. E cos si tuffa nel profondo del suo animo, limpido, non pi oscurato da quellombra gelida in cui lo aveva serrato dopo la morte del padre, mai accettata, e rivede tante cose, riprova il dolore pi acuto, quello che non ha mai voluto affrontare. E cos la vita, ogni tanto deraglia, ma tu la sai raddrizzare. Il dolore profondo e silenzioso la accompagna tutta la notte, come un film al rallentatore, immagine dopo immagine. Verso mattina, quando un po' di luce entra ormai dalle tapparelle socchiuse, il film si sta concludendo, su un'ultima immagine in dissolvenza: un viso caro, due occhi verdi e ironici, che vuol rivedere al pi presto, a costo di soffrire. Giovanni.

e mail 13
Caro Giorgino, non ti ho sentito neanche questa settimana. Sabato e domenica stata qui Francesca, cos Giorgetto stato sempre con lei: era cos felice, povero bambino, cosa vuoi, piccolo e la mamma la mamma.

Devo dire che Francesca, quando di buon umore, cos brava col bambino, lo sa prendere nel modo giusto, mentre io sono troppo ansiosa e poi gliele do tutte vinte e lo vizio troppo, per non parlare dello zio Filippo, che si scioglie come neve al sole di fronte a Giorgetto; daltra parte i nonni sono fatti per questo, a quanto si dice. Domenica sera Francesca uscita con Claudio: non mi ha detto niente in proposito e io non oso farle tante domande Sai com. E' qui che gironzola per casa, senza dire nemmeno una parola, come al solito. Certo che siamo davvero preoccupati, pi che altro perch ci sta a cuore il destino di Giorgetto. Per fortuna ci sei tu, caro Giorgino: Francesca mi ha detto che a Milano vi vedete spesso e dunque cerca tu di capire come stanno le cose. Di te mi fido ciecamente, perch so quanto vuoi bene a Francesca e ho capito che sei attaccatissimo anche a Giorgetto e dunque non puoi che darle consigli positivi sulla faccenda. Sai Giorgino che davvero ho pi confidenza con te che con i miei figli! Per quello ti sfotto un po ogni tanto e ti scoccio non poco con le mie prediconzole! Tutto affetto che cola! Ad ogni modo, chiamami se hai qualcosa da dirmi a proposito di Francesca e Claudio. Baci, la zia Lilli

e mail 14
Caro Giorgino, ti scrivo questa e mail subito dopo la partenza di voi tre, tu, Francesca e Giorgetto, per Milano. Voi tre! Certo che quando ti abbiamo visto arrivare, all'improvviso, due giorni fa, di tutto ci potevamo aspettare, lo zio Filippo e io, ma non questa rivelazione.

Dunque tu, non Claudio, sei il padre di Giorgetto e Francesca, a Milano, non vive in un mini con un'amica, ma con te. E' come quando, da un momento all'altro, una partita a scacchi, confusa e mal impostata, arriva con poche mosse allo scacco al re, scoprendo, infine, il filo logico che l'ha guidata dal suo inizio. Non mi spiegavo, infatti, il tuo attaccamento, la tua apprensione costante per Giorgetto, che sempre in cima ai tuoi pensieri. E poi, la tua insofferenza nei riguardi di Claudio, la paura che Giorgetto si affezionasse troppo a lui e alla sua nuova compagna. Alla fine, tutto mi chiaro e il finale della storia non mi spiace nemmeno; ora si potrebbe dire: e vissero tutti felici e contenti. Prima di tutti, tu e Francesca, che finalmente potete vivere il vostro amore in modo normale, assieme al vostro bambino. Immagino quanto abbiate sofferto entrambi, quante situazioni difficili abbiate dovuto affrontare, da soli, all'insaputa di tutti noi. Adesso mi spiego anche il malumore costante di Francesca, il suo nervosismo, la sua ansia che, come nel suo carattere del resto, si traduceva in aggressivit, specialmente nei miei riguardi. Speriamo che adesso si sappia rilassare un po', anche per il suo bene, oltre che per quello di tutti noi. Per quanto riguarda Giorgetto, per fortuna molto piccolo e dunque questa complicata faccenda non dovrebbe avere conseguenze per la sua evoluzione affettiva. Ci avete detto che Claudio, e in questo lo abbiamo apprezzato molto sia io che lo zio, dopo il primo momento di stupore e rabbia, specialmente nei riguardi di Francesca, riuscito a trovare un suo equilibrio, promettendo di staccarsi gradualmente da Giorgetto, in modo che la sua assenza non sia subitanea e dolorosa per il bambino. La nostra fortuna, e dico nostra, caro Giorgino, in quanto tutti siamo coinvolti in questo pasticciaccio, che Claudio ha una nuova donna, che tra l'altro, a quanto ci avete detto, anche incinta. E dunque, tutto bene quel che finisce bene. Sfido che non avevi tempo per seguire la storia della sceneggiatura che ti sto inviando, avevi da seguire una storia ben pi

drammatica, poverino. Sei stato bravo a gestire tutto con calma e con intelligenza, anche per quanto riguarda i rapporti con Claudio, che hai affrontato, come mi hai detto, partendo col dargli ragione in tutto e per tutto: buona tecnica, quando si vuol ottenere qualcosa in fretta. E dunque, caro il mio Giorgino, caro ora pi di prima, se mai fosse possibile, ricomincio a mandarti gli allegati della nostra sceneggiatura. Penso che, dal momento che il nostro Giorgetto ormai a Milano con te e con Francesca, anche se non mi sembra ancora reale tutto ci, riuscir a dedicarmi alla scrittura a tempo pieno, cosicch prevedo di finire nei tempi piuttosto stretti, che, a quanto mi hai ricordato anche quando ci siamo visti, il regista ti ha dato. Lo scrivere mi molto utile in questo momento, anche per non riflettere troppo su quello che successo in questo periodo e che ci ha frastornati non poco, sia noi, lo zio e io, che voi, tu e Francesca. Per fortuna nostra, Giorgetto l'unico che invece felice e contento, anche perch sta finalmente con la sua cara mammucciona, come lui chiama Francesca.

e mail 15
Caro Giorgino, Francesca mi ha detto che sei molto stanco, sempre in giro per rassegne letterarie e per promuovere l'ultimo romanzo, in occasione del quale leditore ha ripescato anche il precedente e dunque ti chiamano un po ovunque. A proposito, ti mander la settimana prossima, come mi hai chiesto, qualcosa che possa servire da introduzione alla nuova edizione, che riunir in un unico libro i due romanzi, cos poi ne parleremo assieme. Ed ora, tieniti forte, sarai sorpreso: ho finalmente messo la parola fine alla nostra famosa sceneggiatura, che ti allego. Avevo previsto che mi sarei dedicata completamente allo scrivere in questo periodo e cos stato. Come vedi, in poco tempo, ho fatto quello che non ero riuscita a fare in mesi: come avevo sperato, scrivere mi anche servito per non pensare troppo... . Vedrai che il lavoro ti piacer, io ne sono abbastanza soddisfatta. Fammi sapere. Ti do finalmente il titolo: Tenerezze in sfere d'acciaio. Naturalmente, chi rimanegger il tutto ad usum cinematografico potrebbe decidere di cambiare anche il titolo. Per me il titolo questo e la storia questa. Ad ogni modo, fammi sapere cosa ne pensi anche tu. Vorrei che tu aggiungessi qualcosa in pi su Dublino, qualche accenno al fatto che cos importante per il mondo musicale del rock, nuove tendenze ecc.ecc. Siccome le musica l'unico hobby di Giovanni, sarebbe pi credibile immettere qualche osservazione in proposito, ma io non ne sono in grado. Vedi un po' tu. Si potrebbe aggiungere qualche battuta su questo tema quando Giovanni va a Dublino con Paola e Riccardo e passano una serata al Gravity bar. Che ne dici? Per te facile raccogliere dati e aggiornamenti su questo argomento. Ma non finita qui, ho un'altra bella sorpresa: arrivata alla fine della sceneggiatura, che ho concluso con un lieto fine forse un

po' banale (ma di questo ne parleremo a voce), ho sentito il bisogno di far proseguire la storia, per darle una consistenza pi simile a un romanzo. E dunque, nel primo allegato trovi tutta la sceneggiatura e nel secondo allegato troverai il resto della nostra storia, che ho portato un po' pi avanti, con un risvolto pi complesso, dal punto di vista dei sentimenti e del ... senso amaro della vita (per dirla in soldoni). Non vedo l'ora di parlarne con te di persona e sentire le tue impressioni, le tue riflessioni, in quanto sono argomenti che, trattati cos, per e mail frettolose, si sviliscono. Cos, caro Giorgino, ti affido questa nuova creatura (non ridere), sapendo che, come per gli altri due romanzi che ti ho scritto, la ... lascio in buone mani! Speriamo siano altrettanto buone anche le mani del regista! Mah, vedremo. Non vedo l'ora di avere notizie al riguardo. Tienimi informata. Baci, la zia Lilli Ah, come sta Giorgetto? Passata la febbre? Di certo erano i denti. Non vediamo lora che Francesca ce lo porti sabato prossimo. Ci manca molto.

primo allegato
Giovanni trascorre tutto il giorno steso sul letto in camera sua, ogni tanto pensa al viaggio che sente di dover fare. Decide che partir in macchina domattina; non ha voglia di entrare nel meccanismo di un viaggio aereo, con lassillo degli orari e con tutto quello che segue. Il suo pi grande desiderio sarebbe starsene a casa, cos, sdraiato, senza far nulla, ma purtroppo, e per la prima volta se ne rende conto, non ha una casa sua, in cui isolarsi completamente, protetto dal mondo esterno. La mattina seguente si sveglia con nelle orecchie il suono delle solite discussioni tra sua madre e suo padre, battibecchi che in altri momenti gli son sembrati quasi rassicuranti, una nenia familiare che laccompagna fin dallinfanzia, ma ora anche questo gli d fastidio, nausea, come se il suo fisico gli segnalasse che ora di andarsene per ossigenarsi, per sopravvivere. Comincia a buttare nella sacca quello che porter con s. Aspetta che la madre esca per le solite spese e mette al corrente suo padre della decisione di partire oggi stesso, in macchina, per un viaggio, la cui meta gli ignota. Di comune accordo decidono di dire a sua madre che va a trovare un amico in Svizzera, a Interlaken, cos la notizia dar adito a meno discussioni in famiglia. Verso mezzogiorno gi in macchina. Stranamente, non ha voglia di sentire n radio n musica: guida a moderata andatura, guardando le strisce bianche dellautostrada, che gli si snodano davanti agli occhi con la loro geometricit ipnotica e ogni tanto osserva lorizzonte, ampio e misterioso.

Arrivato a Como, gi il tardo pomeriggio, decide di uscire dall'autostrada. Caso strano, entra facilmente in citt, senza le solite code, e trova parcheggio proprio vicino al lago: non occorre nemmeno scendere dalla macchina per godersi la vista dei gabbiani, che si lanciano a picco, urlacchianti, a prendere al volo i bocconi di pane che un gruppetto di giapponesi, sporgendosi dal parapetto che li separa dal lago, lanciano loro. Sono tutte donne, molto eleganti, con il viso celato sotto dei cappellini bianchi, ad ampia tesa; anche loro emettono dei gridolini, quasi soffocati dietro le piccole mani, guantate, che si portano con gesto leggero davanti alla bocca, come per nascondere al mondo esterno quelle scomposte risatine, impudiche. Sono anch'io come loro, pensa Giovanni, loro si nascondono dietro mani guantate, io dietro una maschera di indifferenza, che mi sta facendo soffocare. Come sembra lontano il momento della sua partenza da casa: Giovanni scende dalla macchina e si avvia sulla lunga passerella di legno che porta in mezzo al lago, camminando fino in fondo, dove il pontile si allarga in una piazzola in quel momento deserta, come le rive e la citt intera. Guardandosi attorno, gli sembra che la testa gli giri: tutto quel grigio che lo circonda da sopra e da sotto, quei voli di gabbiani stridenti: che senso di stordimento. Si sente felice di essere cos solo, su quel pontile, al centro del mondo. Di quel suo mondo che anche lui non conosce, ma che comincia ad assaporare. Che senso di libert, che bella arietta frizzante da quella conca di monti che circondano il lago. Ah, che bella la vita, lanimo gli si distendo, in una nuova dimensione, come un sospiro a lungo trattenuto. Intravede tra gli alberi, su in alto, la fila incessante e senza intervalli, quasi una meccanica catena di montaggio, delle macchine e dei camion, che percorrono lautostrada diretta in

Svizzera; decide che si fermer qui, a Como. Riprender domani mattina la strada per quella meta che tanto lo attrae, ma che gli ignota. Trova un bellalbergo facilmente, la stagione non al culmine, pensa, anche perch le strade della citt, di solito affollatissime e rumose, sono deserte e silenziose. La stanza dell'hotel piacevole, ben arredata e con una bella vista su una delle piazze centrali; estrae dalla sacca lindispensabile per la notte, appoggia il portatile sul letto, invia un tutto bene ciao a tutti sul telefonino di sua madre, a cui si ripromette di mandare un messaggio rassicurante ogni sera, e, dopo una rapida doccia, scende nella sala ristorante, che ricavata nel cortile dellalbergo, vecchia casa di ringhiera ristrutturata. Anche il men raffinato; Giovanni opta per un pesce di lago ai ferri e, come contorno, delle patate bollite. Secondo un detto di famiglia, che mette daccordo tutti e quattro: il vero cuoco si riconosce anche da come ti confeziona una patata lessa. Ci si chiesti spesso in famiglia se questo amore sviscerato per la patata lessasia un'influenza di parte inglese, la madre, o di parte trentina, il padre, senza arrivare mai a una conclusione, se non quella salomonica del met e met. Ad ogni modo, per lennesima volta Giovanni, anche questa sera, si complimenta col cuoco anche per le patate, dopo di che si fa portare il dessert imperiale, che si dimostra pi che all'altezza della sua definizione pretenziosa, lasciandolo pienamente soddisfatto Passando dalla reception dell'hotel, tra le varie locandine appoggiate sul banco, ha attirato la sua attenzione una, che illustra una serie di serate di Jazz in una birreria del centro, non molto lontana da qui e cos, finita la cena, si gode anche una bella serata di musica, una rassegna di buon livello. La sala in cui si svolge il concerto deserta, nessuno siede ai tavoli che a semicerchio circondano la band, che emerge a stento

dalla penombra, a parte lui e un altro giovane uomo, seduto al tavolino accanto, che, a un certo punto della serata, gli si avvicina, scambiando qualche commento sulla musica che stanno ascoltando. Finito il concerto, concludono la serata con una buona scelta di vari tipi di birra, di cui anche il suo nuovo amico si mostra un intenditore. Per Giovanni non mai un problema fare amicizie; per sua fortuna ha preso dal padre la propensione ad ascoltare gli altri e a dimostrare, forse, nel suo caso, pi che provare, interesse a ci che gli altri gli raccontano. Questa una caratteristica del suo carattere che gli permette di conoscere molte persone, anche se lui non si fa conoscere da nessuno. Sei una tomba, come tuo padre, sapete tutto degli altri, ma di voi non si sa mai niente, dice sempre sua madre, con ragione. Del resto stata questa sua attitudine, quasi un talento, ad osservare con interesse, quasi ad esaminare, le persone con cui viene in contatto, che gli ha reso possibile scrivere e romanzare la vita dei passeggeri del suo autobus: la gente qualunque, che, raccontata da lui, ha acquistato la brillantezza, la vitalit di personaggi da romanzo. La prima serata di Giovanni in viaggio, si conclude dunque con la conoscenza di questo giovane uomo, che, come gli racconta lui stesso, abita a Lugano e oggi pomeriggio venuto a Como proprio per questa serata di Jazz. Purtroppo, come gli spiega, tra un assaggio di birra e l'altro, ha avuto problemi con la macchina e dovr lasciarla per alcuni giorni da un meccanico qui a Como. Sentendo ci, Giovanni si offre, senza esitazione, di accompagnarlo lui stesso a Lugano, la mattina dopo, tanto: Non ho una meta precisa, anzi, la sto cercando, sussurra, aggiungendo con un sospiro: Chiss che non sia proprio Lugano. Alle otto del mattino successivo, i due giovani uomini sono

gi alla frontiera di Chiasso e, dopo neanche mezzora, raggiungono Lugano. Per prima cosa vanno a casa di Stefano, cos si chiama il ragazzo incontrato la sera prima, che, durante il breve tragitto tra Como e Lugano, ha convinto Giovanni a rimanere un po' di giorni suo ospite. Dopo aver parcheggiata la macchina in garage ed esser saliti a portare in casa la sacca di Giovanni, escono entrambi, dirigendosi verso il vicino centro, dove Stefano lavora. Prima di lasciarsi, si concedono una seconda colazione, la prima lhanno gi fatta a Como, e poi si salutano, ripromettendosi di ritrovarsi per cena, la sera: Cena e dopocena, vedrai che vita.... Anche Lugano, che conosce abbastanza bene e che abituato a vedere piena di vita e di traffico, gli appare, come gli era apparsa Como, pressoch deserta, quasi spenta, serrata in un grigiore irreale. Giovanni decide di tornare verso la casa di Stefano, si sente stanco, stordito. Lappartamento di Stefano davvero piacevole: lingresso circolare, con le pareti dipinte di rosso amaranto; tuttintorno si aprono quattro belle porte, grandi e laccate di bianco. La prima a sinistra immette in una piccola cucina, arredata con mobili Ikea, a parte il tavolino, vecchio, di legno scuro e piuttosto consumato. Le due seggiole sono in paglia di Vienna, un po' malandate anchesse, come il tavolo. Una porta finestra bianca si affaccia sul terrazzo, che scorre circolare, largo e coperto, fiancheggiando tutto lappartamento. Vicino alla porta della cucina, sullingresso, da unapertura ampia che culmina ad arco rotondo, ben rifinita con un bordo di legno bianco laccato, si entra nel soggiorno. La parete di fronte, rispetto a chi entra, semicircolare, con la parte in alto in vetro, una specie di grande bow window che d sulla terrazza, mentre la parte in basso ricoperta da una scaffala-

tura di legno scuro, carica per met di libri, cd, piccoli soprammobili, cianfrusaglie e per laltra met vuota. Sulle pareti a destra e a sinistra della grande vetrata sono appesi dei quadri; la disarmonia della loro disposizione fa intuire che molti sono stati rimossi, anche perch il muro, in certi zone, appare pi chiaro, come se, fino a poco tempo prima, fosse stato coperto da qualcosa. Vicino alla vetrata ci sono due belle poltrone, rivestite con una tappezzeria di color giallo oro a righe bianche, che probabilmente avevano di fronte un divano, lo segnalano quattro segni molto marcati, impressi sulla moquette chiara, che riveste il pavimento. Al posto del divano, c una di quelle poltrone Ikea di legno, che permettono di stendersi comodamente, appoggiando i piedi su uno sgabello, fatto dello stesso legno chiaro. Giovanni la conosce molto bene, in quanto ne ha una eguale in camera sua e un'altra l'ha comperata per il soggiorno di Piera. Vicino alla poltrona di sinistra, un grande televisore ultrapiatto copre gran parte della parete, affiancato da tutto ci che pu esserci sul mercato che attenga al sentir musica. Larredamento della stanza arricchito, sulla parete di destra, da una bella vetrina antica, piena di pezzi dargento, lasciati scurire dal tempo, da servizi di porcellana ammassati uno sullaltro, assieme a dei calici di cristallo, anchessi disposti alla rinfusa, mentre nel ripiano pi basso sono appoggiate molto ordinatamente delle bottiglie di vino e liquori, con tutta lattrezzatura di un buon sommelier. Accanto alla vetrina ci sono quattro seggiole in paglia di Vienna, eguali a quelle della cucina, e, dalle tracce sulla moquette, si intuisce che l doveva esserci un tavolo quadrato. La parete di sinistra vuota, ma il riquadro di colore pi chiaro, che termina con un triangolo, e, anche qui, delle trac-

ce scolorite sulla moquette, rivelano che fino a poco tempo prima doveva esserci un mobile appoggiato al muro. Guardando quelle orme pesantemente tracciate sulla moquette, quegli spazi chiari sulle pareti, testimoni di un passato indelebile che non torner mai pi, Giovanni percepisce un grande disagio, un'amarezza che si trasforma in nausea che gli sale dalla bocca dello stomaco, provocandogli un capogiro. Gli sembra che la stanza gli rotei attorno in modo disarmonico, come in una giostra senza ritmo. In passato, avrebbe attribuito queste sensazioni alla stanchezza per il viaggio e per la notte quasi insonne, invece in questo momento della sua vita percepisce tutto ci come un nuovo linguaggio con cui il suo corpo gli parla, vomitando in modo spiacevole, ma salutare, tutte le sue percezioni irrazionali, che colgono attimi di un passato inutilmente soffocato. Si siede per terra, appoggiando le spalle al muro, e non sa quanto ci rimane, abbandonandosi al nulla. Quando esce dal soggiorno, rientrando nella grande stanza circolare che fa da ingresso, intravvede al di l di una porta spalancata sulla sinistra, che d nell'ampio studio, la sua sacca da viaggio, appoggiata su una seggiola. Giovanni comincia a disporre le sue cose, in ordine, nellanta del grande armadio-guardaroba bianco che occupa quasi tutta la parete di sinistra dello studio e che Stefano, ospite perfetto, come borbotta Giovanni, gli ha riservato. Sulla parete di destra, di fronte al grande armadio c un divano letto, da cui si pu estrarre un altro letto pi basso, che appoggia su rotelline, anche questo made Ikea, sorride compiaciuto Giovanni, un fan di Ikea, passione trasmessagli da sua madre che, per qualsiasi cosa manchi in casa, esclama sempre :Prima un giretto allIkea, mi raccomando, per farsi unidea di cosa c di nuovo sul mercato!. Sopra al letto, una serie di mensole, di legno bianco sono piene di libri, disposti disordinata-

mente, assieme a soprammobili, foto, vecchi peluche e coppe e trofei di ogni tipo di sport, dal rugby, al tennis, fino al kayak e alla pesca in ogni sua manifestazione. Sulla parete di fondo, sopra allo scrittoio, due grandi finestre, coperte da tende a soffietto, danno sulla terrazza. La penultima porta dellampio ingresso quella del bagno, molto ampio, con una doccia dotata di ogni accessorio pensabile e, sulla destra, una scaffalatura di plastica trasparente; sul lavandino Stefano ha gi disposto gli asciugamani destinati allospite. Laltra porta che d sull'ingresso chiusa; sar unaltra stanza, pensa Giovanni, tornando in soggiorno, dove si siede, anzi, si stende, sulla comoda poltrona Ikea, appoggia i piedi sullo sgabello e, guardando fuori dalla finestra, che gli sta di fronte, tira un sospiro di sollievo. Quando ha accettato linvito di fermarsi a Lugano, lo ha fatto per non essere sgarbato con Stefano, che voleva con ci sdebitarsi della sua disponibilit a dargli un passaggio in macchina, ma era un po in ansia nel pensare che tipo di ambiente avrebbe dovuto sopportare, anche solo per una notte. Non ha mai amato, anche da adolescente, il vivere nel disordine, nel caos, perci ha fatto pochi viaggi con gli amici, cos, allavventura, e quando si adattato a farli, tanto per non sembrar asociale, come si sentiva definire spesso, non si divertito molto nel dover per forza seguire i canoni del disordine interiore ed esteriore; trasgressioni banali e scomode, ha sempre pensato. Preferisce perci viaggiare da solo o con chi hai suoi stessi gusti. Vista la impressione positiva, decide che sospender per un po' il suo viaggio, rimanendo qui a Lugano un po' di giorni, come il nuovo amico gli ha chiesto con molta insistenza. Giovanni ha capito che Stefano sta attraversando un momento di crisi: Tu s che sai ascoltar la gente!, gli aveva detto la sera prima, in birreria, dopo essersi sfogato a parlargli di

s, della delusione in relazione ai rapporti con le donne, della sua incapacit di viver da solo, del senso di noia con cui sta affrontando il lavoro, che in passato ha svolto sempre con grande entusiasmo. Insomma, quel tipo di sfogo che spesso si ha pi volentieri con un perfetto sconosciuto, piuttosto che con un vecchio amico, sempre pronto a dar giudizi e sputar sentenze, invece tu non parli, ascolti e basta! Che miracolo, gli aveva detto Stefano, osservandolo con curiosit. Spesso Giovanni si sentito dire: Tu non parli, specialmente, e con acrimonia, da ex fidanzate, da sua sorella, da sua madre, donne che intravedono dietro al suo silenzio unindifferenza gelante. Invece altri, pochi, apprezzano questa sua partecipazione silenziosa e proprio per questa caratteristica lo considerano un amico prezioso. Uno di questi Riccardo, che ha fatto di Giovanni lunico confidente tra il folto gruppo di amici dei venerd sera e anche Paola, se ha da sfogare qualche malumore, qualche preoccupazione, ne parla solo con lui, non con quelle serpi, come anche lei definisce gli amici! Piera stessa ha molto apprezzato questa sua caratteristica la sera in cui lo ha conosciuto: Questo tipo sa ascoltare, aveva concluso, nella sua scarna analisi. E dunque Giovanni, adagiato sulla comoda poltrona, socchiude gli occhi, nel tepore della luce che filtra dalle grandi vetrate, e: Ah! che bene!, ha il tempo di sussurrare, sorridendo, prima di addormentarsi. Quando si sveglia, fuori buio. La stanza in una piacevole penombra e dalla vetrata si intravvede gi, in lontananza, il lago, punteggiato di luci, sia sulla riva, che sui numerosi battelli che lo solcano lentamente. Giovanni comincia a pregustare una bella cenetta, magari

proprio in qualche locale sul lago; in quelle poche ore trascorse assieme, ha capito che anche Stefano, come lui, ama molto la buona cucina, e dunque certo che le sue aspettative non saranno deluse. Mentre si avvia verso il bagno, ha intenzione di farsi una bella doccia per scrollarsi di dosso quellintorpidimento, che la lunga dormita sulla poltrona gli ha lasciato, osserva che dalla porta della stanza chiusa filtra la luce. Sar gi tornato Stefano, pensa, e non ha voluto svegliarmi. Finita la doccia, comincia a vestirsi per la serata. Nella famosa sacca, anche se la partenza stata improvvisa, non ha dimenticato di mettere i calzoni grigio scuro, di buona marca, che, con la camicia grigia, della stessa marca, van bene dappertutto, come aveva detto sua madre, quando glieli aveva regalati a Natale. Giovanni non ha un modo di vestire particolarmente ricercato, per sua madre ha abituato tutti in famiglia ad avere poche cose, ma buone e cos anche lui ha i suoi capi base, le sue lovemarks, da cui non si discosta da anni. E dunque Giovanni, pronto per affrontare l'attesa serata, indossa pantaloni e camicia grigia, con una cravatta a sottili righe giallo oro su fondo rosso scurissimo, si risiede sulla poltrona in soggiorno, davanti all'ampia vetrata, aspettando che Stefano esca dalla camera. Non accende nemmeno la luce, godendosi con piacere il bel panorama: Beh, ma quanto bella Lugano vista da qua!, esclama senza girarsi, quando sente aprirsi la porta della stanza. Tutto bello visto da lontano, di notte, gli risponde una voce di donna, roca, con una bella punta di ironia tuttaltro che celata. Giovanni si gira di scatto, guardando verso lingresso e vede una ragazza piccolina, magra, con dei capelli nerissimi e lunghi, che quasi le nascondono il viso, lasciando

intravedere degli occhiali con una vistosa montatura bianca. Ciao, sono Fiorenza, la sorella di Stefano, quasi sussurra avviandosi verso la cucina, quando sono arrivata stavi dormendo e cos mi sono chiusa in camera, per non disturbarti. Per fortuna Stefano mi ha detto che aveva portato un amico, se no mi sarei anche spaventata, quando ti ho intravvisto nella penombra! Tra poco arriver Stefano, scusa, non posso farti compagnia, torno di l, devo lavorare. Giovanni non ha nemmeno il tempo di alzarsi dalla poltrona e Fiorenza gi rientrata in stanza, lasciando la porta spalancata, e continua da l il suo monologo: E da tanto che qui non entra nessun estraneo, chiss che speciali doti hai per esser riuscito ad abbattere la barriera di isolamento entro la quale mio fratello ha deciso di vivere in questo periodo. Voi uomini siete cos misteriosi per me, per fortuna che io faccio parte di quelle donne che di voi non hanno bisogno, anche se il massimo sarebbe non aver bisogno di nessuno, uomo o donna che sia. Come il suo solito, Giovanni ascolta senza profferire parola, aspettando, con tranquilla attesa, il seguito del discorso di questa Fiorenza. E da quando ho cominciato a ragionare che faccio esercizio di autosufficienza, come lo chiamo io, ma purtroppo col c o senza c ci cadi sempre nella trappola dei coinvolgimenti affettivi, che ti complicano la vita e ti spaccano i c e il coraon. Del resto: ognuno sta solo sul cuor della terra, eccetera eccetera, per quel: trafitto da un raggio di so-le, te la dice lunga, trafitto eh, mica accarezzato. A un certo punto la voce tace e Giovanni sente che Fiorenza si avvicina in punta di piedi, per non far rumore: Ah, ma non stai dormendo, c! Stai ascoltando in silenzio: ecco qual la tua speciale dote, sai ascoltare senza rompere i c . Eh s che sei prezioso, c! Ecco perch Stefano ti ha

accalappiato, c!. Fiorenza si siede su una della due poltrone, solleva gli occhiali sulla testa, allontanando con ci i capelli dal viso e guarda spavaldamente Giovanni, che sorride a bocca chiusa, allargando le braccia e reclinando la testa allindietro. Anche Fiorenza sorride, ironica e divertita lei stessa, felice davvero di aver scoperto una persona piacevole. Ti faccio uno dei miei famosi t, calumet della pace; scusa la mia aggressivit, ma sono in un periodo di totale e noiosa crisi e cos traggo energia e mi ricarico aggredendo tutti quelli che mi capitano a tiro. A parte che credevo davvero che dormissi. Un gran sferragliare delle chiavi nella serratura che si inceppa, accompagnato da imprecazioni rivolte a tutto il genere umano, anticipa larrivo di Stefano, che, quando vede Fiorenza e Giovanni seduti a bere dalle grandi tazze: Oh Dio, ti sta gi avvelenando con le sue tisane, che miracolo, le devi esser piaciuto, un trattamento riservato agli eletti, li altri li ammazza con le parole!, esclama, buttandosi letteralmente sulla terza poltrona, per alzarsi subito di scatto ad accendere tutte le luci del soggiorno. Luce luce luce, cantarella, e va ad aprire il mobile-credenza, da cui estrae tutto il necessario per preparare un aperitivo, che versa, quando pronto, in un bel bicchiere dal bordo dorato. Non sarai mica anche tu un integralista maniaco del mangiar sano, eh? Dopo quella slavata miscela orientale, vuoi anche tu qualcosa di un po pi da umani o almeno da cristiani?, esclama rivolto a Giovanni, mentre Fiorenza, alzatasi di scatto dalla poltrona, si richiude in camera, sbattendo leggermente la porta. Prima di uscire per la loro bella cena che, come Giovanni ha previsto, Stefano ha prenotato in un ristorante sul lago, tra-

scinano dallo studio il letto estraibile e lo dispongono in soggiorno, dove Stefano dormir, lasciando la stanza grande alla sorella: che se n appropriata da quando vivo da solo, conclude Stefano con evidente acredine, del resto, non questa l'unica cosa mia di cui si appropriata, sembra le faccia piacere prendere quello che mio, forse perch non pu prendere me. Quest'ultima parte della frase sussurrata da Stefano, come un pensiero sfuggito senza controllo. Molti giorni trascorrono e tra i due fratelli, che non si vedono mai, e Giovanni, si crea un legame distinto, scandito dalle ore del giorno: la mattina Giovanni esce con Stefano per una lauta colazione al bar, apprezzatissima da entrambi, poi uno si dirige in ufficio e laltro si impone una marcia a passo veloce, sul lungo lago, per venticinque minuti esatti, brontolando tra s e s, come uno che va al patibolo : Per smaltire colazione e cena, sia quella di ieri, che quella che mi aspetta questa sera . Quando torna a casa, Giovanni si fa una rapida doccia e si siede sulla ormai familiare poltrona Ikea, con davanti agli occhi, al di l della vetrata, la splendida veduta su tutta Lugano. Appoggia il computer sullo sgabello di fronte, con l'intenzione di dedicarsi agli aggiornamenti delle Storie di gente qualunque da inviare al sito di Dublino. Giovanni resta a lungo immobile, solo i suoi occhi danno segno di vita, lo sguardo si spinge al di l dei vetri gi in basso, fino alle acque grigie di quel lago lontano, dove affonda quella amarezza che ormai una costante presenza nel suo modo di essere. Il tempo passa infinito. Anche Fiorenza sempre in casa: lei lavora nella sua stanza, acciambellata sul letto, davanti ad un computer dal mega schermo, in un disordine indescrivibile, parlando per ore o al cellulare o con skype, il pi delle volte in inglese.

Verso le due del pomeriggio, prima nessuno dei due apre bocca nemmeno per un ciao, Fiorenza va in cucina, raggiunta da Giovanni, e comincia a prepararsi quello che il suo unico pasto, un miscuglio di cucina giapponese, araba, italiana, indiana, naturalmente cibo vegetariano e bevande analcoliche: acqua e tisane. Giovanni dispone due tovagliette sul tavolo di legno scuro e si siede, mangiucchiando qualcosa Tanto per farti compagnia, precisa, masticando e ingoiando a fatica questi strani miscugli indecifrabili. Spesso stanno a tavola per ore, parlando ora luno ora laltra, in una cantilena ipnotica. Da quella prima sera, quando lo aveva assalito con una veemenza cos sgradevole, Fiorenza non ha avuto pi nessuna aggressivit nei suoi confronti, anzi, spesso gli appoggia la testa sulla spalla, gli accarezza dolcemente i capelli, se lo vede rattristato e malinconico. Anche lui, quando nota che la voce le trema per lemozione per qualcosa che sta ricordando con amarezza, la prende sulle ginocchia e la abbraccia, quasi cullandola, con una tenerezza che gli era sconosciuta. Nessuno dai due racconta dei fatto concreti, si limitano a ricordare emozioni che mai hanno voluto far emergere, amarezze, gioie, malinconie, dolori acuti, tutto viene ripescato da quella fitta nebbia in cui entrambi hanno riposto, affogato, soffocato, le emozioni, nellillusione di costruire una vita a loro misura, in cui la razionalit e il pensiero domina e organizza qualsiasi evento, costringendolo in binari ben precisi. Entrambi hanno intuito, senza dirselo esplicitamente, che la scossa alla loro sicurezza, la mazzata violenta che lha fatta crollare come un castello di carte, stato causata da una persona, che per Fiorenza con una brusca assenza e per Giovan-

ni con una brusca presenza, ha sconvolto la loro vita, per nessuno dei due ha bisogno o voglia di sapere i dettagli di questo evento. Dopo le lunghe, liberatorie chiacchierate, si rimettono al lavoro, Fiorenza nella sua stanza, Giovanni in soggiorno, davanti al finestrone proteso sul lago, rivedendosi solo il giorno dopo, all'ora di pranzo. Verso sera, torna a casa Stefano, di solito con grandi idee per la serata, come dice all'amico, preparando per entrambi uno dei suoi ricchi e elaborati aperitivi. All'arrivo del fratello, Fiorenza non esce nemmeno dalla sua stanza, come se non esistesse pi, vien da pensare a Giovanni: silenzio assoluto. Finito di centellinare gli aperitivi, Stefano, fatta una lunga doccia, si cambia d'abito e: Preparati che ho un bel programmino, esclama allegramente, rivolto allamico: i piaceri della notte ci attendono!. Quando si erano conosciuti, in quella birreria di Como, Stefano era apparso a Giovanni come un uomo depresso, senza energia, lamentoso e pieno di livore contro la donna che lo aveva lasciato, cui imputava questa sua crisi esistenziale, da cui gli sembrava impossibile uscire, ma, ora, dopo poche settimane, tutta l'amarezza scomparsa, e il suo carattere un po' superficiale ha preso il sopravvento. Quando arriva la sera e esce con Stefano verso nuove avventure, Giovanni si fa volentieri coinvolgere, trascinare, in questo turbine di divertimenti, cene, musica, spettacoli, amici sempre diversi, incontrati una volta e basta, tipo di vita che, dal tramonto fino all'alba, sembra avvolgere in un manto rosso infuocato certe ville sul lago, certi locali riservati e nascosti nel buio dei dintorni. A notte fonda, le distanze percorse in macchina alla ricerca di nuovi piaceri non hanno pi u-

na dimensione fisica, pochi chilometri sembrano uno spazio infinito e lunghe distanze scompaiono in un secondo. Non sempre i due amici tornano a casa assieme: a un certo momento della notte, con una intuizione tipica di chi condivide piaceri portati agli eccessi, ognuno di loro si avvia per una strada solo sua, come in una danza ossessiva e solitaria, inghiottito in un turbine lontano. Per la mattina, quando Giovanni esce dalla sua stanza, trova sempre Stefano che dorme nel letto trascinato dallo studio nel soggiorno ogni sera, prima di uscire. Allora Giovanni va in cucina, prepara due tazze di caff, le pone su un vassoietto d'argento, e sveglia l'amico, scrollandolo leggermente per la spalla e porgendogli una delle due tazzine. Entrambi bevono in silenzio, Giovanni in piedi, accanto al finestrone, guardando quel lago che tanto lo attrae e Stefano seduto sul basso letto, con gli occhi appena socchiusi. Entrambi non parlano mai della nottata appena trascorsa, si limitano a ricordare la cena, che fanno sempre loro due, da soli, in ristoranti a cui si divertono a dare i voti e a classificare secondo scale di gradimento da loro parametrate con grande e minuziosa ricerca. Quello che succede dopo queste loro raffinate e ben assaporate cene sembra scomparire nel nulla, a meno che non si tratti di qualche bel concerto, di cui discutono quasi fino al litigio anche il mattino dopo, avendo gusti completamente diversi, non come sul cibo, argomento che li ha uniti fin dalla prima sera. Finito di sorseggiare la tazzina di caff amaro, trascinano nuovamente il letto nello studio, divenuto la camera da letto di Giovanni, sempre attenti a non far rumore, se no si sveglia la belva, come sussurra Stefano riferendosi alla sorella, che di mattina rimane sempre chiusa nella sua stanza, come

se non esistesse per nulla. Per Giovanni, il tempo trascorre con un ritmico susseguirsi di giornate e nottate, un film scandito dai due volti di Fiorenza e di Stefano, illuminati, l'una dalla luce chiara che entra dal bel finestrone del soggiorno, l'altro dalla fioca luce di qualche notturna lampada rossastra. Domani vado a Interlaken per un po' di giorni, vieni anche tu, Guarda che te lo ordina, non te lo chiede: Fiorenza e Stefano questa mattina sono entrambi gi in piedi, anzi, seduti in controluce sulle due poltrone gialle che stanno di fronte al finestrone del soggiorno e si rivolgono a Giovanni, quando lui esce dalla sua stanza, prima una e dopo l'altro, senza nemmeno guardarlo in faccia, Bene, preparo la sacca, la voce di Giovanni risuona limpida e secca, cos diversa da quella sua voce piaciona, come la definiscono gli amici, sorniona e smussata da qualsiasi punta di durezza: Sei perfino indisponente, con questa voce piaciona, cos ci impedisci di essere aggressivi, sei il solito menefreghista, non credere di fregarci con quella tua aria distaccata, che tu te ne freghi di tutti e di tutto, sei in un tuo limbo, beato te .... Ma ora un altro Giovanni quello che sale in macchina con Fiorenza, lasciando Stefano, senza dirgli nemmeno un ciao, ancora seduto sulla poltrona gialla, in controluce, ombra ormai appartenente al passato, un passato fatto di piaceri fine a se stessi, ombre passeggere, effimere, che non incidono, non feriscono, ma transitano senza provocare dolore. Fiorenza un architetto e lavora in una compagnia internazionale di design, che si occupa di arredamenti per bagni. A Interlaken deve incon-trare una sua cliente e amica, Giamilah, residente in Dubai, ma affezionata a Interlaken, dove trascorre molti periodi, come racconta Fiorenza a Giovanni du-

rante le due ore di macchina che servono per raggiungere da Lugano la bella localit ai piedi delle Alpi Bernesi. Arrivati alla periferia della cittadina, Fiorenza, che Giovanni ha preferito lasciar guidare pur viaggiando con la sua macchina, abbandona la via principale, quella che porta in centro, e, dimostrando di conoscere molto bene il percorso, si inoltra per alcuni chilometri nel fitto bosco, su un viottolo a tratti sterrato, finch ferma la macchina davanti ad un alto cancello, che lentamente si apre non appena Fiorenza appoggia il polpastrello del suo dito indice su un piccolo schermo, incassato sul pilastro di destra. Percorso un breve vialetto, circondato da abeti alti e massicci, che a stento lasciano filtrare la luce del sole, arrivano ad un piccolo spiazzo di prato verde, su cui si erge un palazzetto a due piani, di pietra grigia; la facciata, merlata, arricchita da molti stemmi colorati, di varia grandezza. Il massiccio portone centrale, di legno scurissimo, quasi nero, adornato da intarsi di madreperla che disegnano una grossa cornice, si apre silenziosamente e compare un portiere alto e biondo, con dei grossi baffi che gli si arricciano sulle guance, vestito con una elegante livrea nera, che viene loro incontro, seguito da due camerieri indiani, vestiti di bianco, secondo la foggia orientale. Il portiere saluta Fiorenza con un: Bentornata signora in un perfetto inglese e rivolge un breve cenno a Giovanni, dopo di che si incarica di far scomparire la macchina in un hangar basso, ben celato nel fitto del bosco, dietro il palazzetto, mentre i due camerieri, sollevati i bagagli di Fiorenza e Giovanni, fanno loro strada, all'interno dell'abitazione. Attraversato un ampio ingresso circolare, salgono al piano superiore per una larga scalinata a chiocciola , arrivando ad un ampio corridoio anch'esso circolare, su cui si aprono una ventina di porte lucide, ognuna di un colore diverso.

Arrivati davanti ad una porta color rosso scuro, un cameriere si ferma e Fiorenza dice:Io sono arrivata, mentre l'altro cameriere apre la porta accanto, di un colore verde prato, invitando Giovanni ad entrare, con un inchino, a mani giunte. Vengo io a prenderti tra un'ora, non muoverti, gli sussurra Fiorenza, prima di chiudersi la porta alle spalle. Giovanni entra nella sua stanza seguito dal cameriere, che gli si pone davanti immobile, in attesa di ordini. Passati alcuni istanti per, visto il suo silenzio, l'indiano scompare, dopo avergli indicato uno schermo posto sulla destra della porta con impresso una decina di icone, ognuna rappresenta un servizio, mostrandogli quella da premere, se lo vuol chiamare. Rimasto finalmente solo, Giovanni si guarda intorno: i muri della stanza sono di pietra, la stessa pietra che si vede anche all'esterno del palazzetto, di colore grigio scuro, mentre tutte le tappezzerie che coprono il letto, il divano e la maggior parte delle pareti, sono verde prato, come la porta di ingresso alla stanza. Quando scosta le pesanti tende sulla parete di fronte alla porta, leggermente a semicerchio come il corridoio, Giovanni nota con un certo disagio che dietro le tende non ci sono finestre, ma il muro di pietra, compatto e lucido, forse trattato con una vernice speciale. I mobili che affollano letteralmente tutto lo spazio, sono verdi, laccati, il che d alla stanza un effetto ipnotico, anche per la luce forte, che si espande, irrompendo violentemente da dei tubi contorti di plastica lucida, anch'essa verde, che escono come serpenti dalle pareti di destra e di sinistra. Giovanni si sente oppresso dall'atmosfera, si butta sul letto, senza nemmeno disfare la sua sacca, che il cameriere ha posto su una panca ai piedi del letto, estrae il cellulare dalla tasca e manda il solito messaggio alla madre:Tutto bene,

ciao, provando sollievo quando compare sul display la scritta messaggio inviato, come se il legame con l'esterno gli aprisse un varco in questo spazio ermetico in cui si trova rinchiuso. Pensando a sua madre, gli viene in mente quanto spesso gli chiede di aprirsi, di fargli capire quello che ha dentro, Sei come una sfera d'acciaio, impenetrabile: quante volte nella vita si sentito dire questa frase, e non solo da sua madre. Solo da Piera non l'ha mai sentita. Gli sembra passato un attimo, ma invece il tempo deve essere volato, in quanto Fiorenza sta gi bussando alla sua porta. Quando Giovanni va ad aprire, fa fatica a riconoscere l'amica: l'ha sempre vista infagottata in una tuta grigia e informe, mentre ora sembra brillare, avvolta in un completo di seta di foggia orientaleggiante, di color rosso scuro, cangiante verso il blu notte. I capelli sono raccolti in una grossa treccia, portata sulla spalla destra. Dei lunghi orecchini di cristallo rosso scuro le incorniciano il viso, come una cascata brillante, arrivando a sfiorarle le spalle. Insieme scendono lo scalone che porta al grande ingresso, lo attraversano ed entrano in un grande salone, dove, su un ampio divano a semicerchio, seduta una ragazza dalla carnagione molto olivastra, con dei capelli nerissimi, raccolti in una lunga treccia appoggiata su una spalla. Giovanni, avvicinandosi, osserva che la ragazza non solo pettinata come Fiorenza, ma anche il vestito eguale, solo il colore diverso, blu notte, cangiante sul rosso scuro e anche gli orecchini sono gli stessi, pendenti e brillanti, ma blu. Giamilah, tesoro, ti presento Giovanni, cos dicendo Fio-renza si siede accanto a lei, anzi, si appoggia a lei, accarezzandole la guancia col dorso della mano. Giamilah bacia la mano di Fiorenza, con un sorriso commosso e, dopo aver

sussurrato, rivolta a Giovanni: Benvenuto, accomodati, vi aspettavo con ansia, gira il volto arrossato dall'emozione verso l'amica, cominciando a parlare a raffica, mettendola al corrente, con grande entusiasmo, di tante cose che le riguardano entrambe, rivelando cos una loro lunga familiarit. Il racconto non si interrompe per lungo tempo: E' chiaro che Giamilah vuole colmare il vuoto del loro distacco, durato, a quanto sembra, molto, troppo, pensa Giovanni. Anche durante la cena, servita in una stanza un po' pi piccola, tutta arredata sui toni del giallo dorato, i racconti di Giamilah continuano, e Giovanni piacevolmente coinvolto nel turbine degli avvenimenti che questa estroversa ragazza fa rivivere con la sua mimica, le sue risate, la sua esuberante vitalit. Di solito Giovanni, quando si trova in un nuovo ambiente, presta molta attenzione all'arredamento, scrutandone con curiosit anche i minimi particolari, invece ora il suo interesse completamente catturato solo da ci che dice Giamilah, al modo in cui lo dice. La ragazza parla un inglese perfetto da un punto di vista grammaticale, ma molto marcato nei toni gutturali, molto raschiato nella pronuncia delle acca. La sua voce ha qualcosa che lo incanta, una sonorit, una modulazione di toni armoniosi spezzati ogni tanto da una imperfezione, una nota stonata: Sembra un pezzo di jazz, improvvisato, proprio come dovrebbe essere, nota Giovanni, socchiudendo gli occhi, come fa sempre quando la musica lo prende. Finita la cena, tornano nell'ampio soggiorno, che assomiglia a una show room di beni di lusso: una accozzaglia di mobili e oggetti pacchiani, grondanti materiali preziosi, dalle linee complesse e contorte, shoddy goods, le definirebbe sua madre, pensa per un attimo Giovanni, ma senza particolare interesse.

Il senso di oppressione e mancanza d'aria provocato dal roboante arredamento accresciuto dalla totale mancanza di finestre in tutto l'edificio; solo su una parete dell'ampio soggiorno, in cui si ritirano i tre amici dopo cena, ci sono delle strette feritoie, molto alte, da cui la luce esterna filtra attraverso dei vetri variamente colorati, altrimenti la grigia pietra, di cui fatta la casa, accerchia, come in una morsa compatta e impenetrabile, chi ci vive dentro. Di tutto ci Giovanni non ha sentore: il brioso chiacchiericcio di Giamilah, d vitalit e leggerezza a tutta la serata, che trascorre piacevolmente, serenamente. Ogni tanto le due ragazze si stringono affettuosamente la mano, guardandosi negli occhi, commosse. Giovanni ascolta con interesse, partecipando con l'espressione del volto, con la postura del corpo, proteso in avanti, come per sentir meglio, quasi a voler assorbire quel calore, quella cascata di sentimenti, in cui anche lui vuole immergersi, gi gi fino nel fondo dei loro cuori turbinosi. Tra i tre amici, si crea un senso di familiarit, di completa confidenza, e cos i discorsi si intrecciano armoniosi e si sollevano come leggere spirali di fumo, che, apertosi un varco tra quelle mura blindate, conquistano l'aria aperta, spiccando il volo nel cielo notturno, brillante di stelle, su cui si staglia maestoso e imponente il massiccio montuoso della Jungfrau, la Vergine delle rocce, che circonda a catino il paesaggio immerso nel chiarore notturno, vibrante di sospiri intrecciati. A un certo punto, Fiorenza, che di continuo, parlando, ha rivolto il suo viso anche verso Giovanni, gli prende dolcemente la mano e la accosta a quella di Giamilah, racchiudendole poi entrambe nel caldo nido dei suoi palmi, con un gesto lento e carezzevole.

Alla fine della serata, lunga e senza tempo, Giovanni si ritira nella sua stanza, lasciando le due ragazze sole. Hanno deciso che la mattina dopo, all'alba, si recheranno sulle alte piste della Jungfrau, per una lunga giornata dedicata allo sci. Giovanni conosce bene queste zone, in quanto per molti anni, lui e suo padre, verso il mese di giugno, hanno soggiornato qui per una settimana, fermandosi, con il loro camper, in un campeggio sul Thunersee, uno dei due laghi tra i quali adagiata la localit di Interlaken, proprio perci chiamata cos: Tra i laghi. E' qui che ha imparato a sciare, su quei numerosi caroselli che solcano la grande conca montuosa, innevata tutto l'anno ed qui che ha imparato ad andare in montagna, con vari gradi di difficolt, di anno anno sempre pi elevati, a scendere con il Kayak, a volare con il deltaplano. Insomma, squarci di vita che ricorda sempre con un sorriso appagato e che, nel corso degli anni, hanno contribuito a rafforzare quel legame di comprensione e simpatia, che lo lega a suo padre. Che diverso il risveglio di Giovanni in questa stanza, serrata in pareti di roccia che impediscono qualsiasi varco alla luce naturale, da quei risvegli di primo mattino nel camper, quando, fin dal primo chiarore dell'alba, la luce del sole si irradiava esplosiva dal finestrone della zona soggiorno. Seduti sul divanetto, sorseggiando il primo caff, Giovanni e suo padre, in silenzio, ogni mattina hanno osservato il panorama che quel finestrone incorniciava come un quadro: il massiccio montuoso, dominato dalla cima della Jungfrau, lo Jungfraujoch, cos bianco di neve, e, pi gi, il ghiacciaio perenne, che arrivava a sfiorare quelle rocce a loro familiari, per averle scalate cos tante volte, rocce che spuntavano dal verde scuro dei boschi, che, ancora pi gi, vicino alle rive del lago, si dissolveva nel verde tenero dei prati. Che differenza con questo risveglio nella luce verdognola

che esce, ripugnate, da quei tubi contorti di plastica lucida. Eppure Giovanni felice, il suo cuore caldo e rassicurato dai discorsi fatti con Giamilah e Fiorenza, con cui ha detto pensieri mai detti neanche a se stesso, pezzi di anima mai nati, portati alla luce in questo oscuro palazzetto blindato. Fuori, sul prato, davanti alla casa, li aspetta una macchina con autista, che li porter alla stazione di partenza del treno e li attender tutto il giorno, per riportarli alla villa fortezza. Arrivano in cima alle piste quando il giorno non ancora nato alla luce, si prendono per mano, per trasmettersi un po' di calore, in quella sospensione di gelidi cristalli e poi si lanciano gi, senza freni. Le due amiche scompaiono in sequenza rallentata, come due punti di luce calda inghiottiti dall'aura biancastra che circonda le piste e Giovanni inizia la discesa, completamente solo nel silenzio glaciale. Non si ricordava che la pista fosse cos lunga, interminabile. Gli sci seguono un tracciato ben definito, senza bisogno di guida, e immagini di persone, fatti, luoghi emergono dal bianco della neve che scorre sotto di lui, veloce: sono flash della sua vita che si susseguono in ordine cronologico, provocandogli o un sorriso o delle lacrime o una risata o un senso di disgusto o una grande tenerezza. Sentimenti. Arrivato alla fine della discesa, si fa portare dall'autista alla villa, e, qui giunto, lascia un messaggio con uno scarno: Ciao, grazie per sempre, indirizzato a Fiorenza, riprende la sua macchina e guida fino a casa, senza nessuna fermata. Quando apre la porta di casa ormai sera. Lo accoglie un silenzio inusuale, nemmeno il gatto Ospite si fa avanti con il suo miagolio timido, ma assillante. Giovanni entra nella sua stanza, si stende sul letto e chiude gli occhi, addormentandosi.

Un leggero cigolio sveglia Giovanni di soprassalto, il mattino dopo: Ospite, che entrato spingendo la porta con noncuranza, ma con ostinazione, come sua abitudine, e si aggira, con il solito atteggiamento riservato e un po' timoroso, a testa bassa, miagolando sommessamente. Al suo seguito entra anche sua madre, con la scusa di riprendere il gatto, per lasciare tranquillo Giovanni, come sussurra a bassa voce, guardando verso di lui, chiaramente desiderosa di sapere se sveglio, ma timorosa, come il gatto, di disturbare. Sono sveglio, tranquilli. Che ore sono mamma? Giovanni contento di vedere sua madre, si sente bene, bene totalmente. Alzandosi, vede, sul tavolino ai piedi del letto, la busta che suo padre gli ha dato la sera prima del suo viaggio: la direzione del sito di Dublino, che lo invita a un congresso che riunir i pi assidui scrittori che inviano con regolarit i loro pezzi al sito: Storie di gente qualunque. Il congresso inizier marted della settimana prossima, dunque dopodomani, durer quattro giorni ed : tutto free, esclama Giovanni rivolto a sua madre, che di l in cucina gli sta preparando il solito caffettino senza il quale voi italiani non collegate il cervello appena svegli, come definisce sua madre il rito del caff mattutino, con quella punta di ironico sussiego british, che non l'ha mai abbandonata. Nel frattempo suo padre tornato dalla sgambata salutare, nella solita camera a gas dei nostri viali e cos bevono assieme il famoso caff, borbottando allegramente, rivolti verso la madre: sempre pestilenziale, come lo fate voi inglesi, altra frase del lessico familiare dei momenti migliori. Tutti e tre si mettono con grande entusiasmo a preparare il viaggio a Dublino: bisogna partire domani stesso. Via internet, Giovanni conferma l'adesione al congresso e acquista il biglietto aereo per il pomeriggio del giorno successivo; far scalo a Londra, sia all'andata che al ritorno.

Per tutta la giornata, ricontrolla con sua madre tutto ci che ha inviato al sito fin dall'inizio, esaminando tutti i pezzi, uno per uno, e cominciando a pensare a delle proposte da fare per un progetto di lavoro relativo ad una nuova veste, sia grafica che di contenuti, di Storie di gente qualunque, progetto che sta elaborando da mesi e che aveva intenzione di sottoporre allo staff del sito da tempo. Durante il pranzo, per un attimo, Giovanni rivolge lo sguardo verso i suoi genitori. A parte suo padre, sempre discreto e restio ad interrogare i figli sui fatti che li riguardano, se non son loro a parlargliene spontaneamenete, gli sembra strano che nemmeno sua madre gli chieda notizie del suo viaggio, affrontato in modo cos precipitoso e concluso in modo altrettanto precipitoso, ma dal viso di sua madre non traspare nemmeno un'ombra di disagio, di desiderio di sapere qualcosa di pi su questa lunga assenza del figlio, intervallata solo da quegli scarni, anche se quotidiani e rassicuranti, messaggini telefonici. Finito di mangiare, Giovanni decide di cominciare a preparare la sua famosa sacca per il viaggio a Dublino, ma non la trova in camera, dove l'ha lasciata la sera prima, al suo ritorno; sua madre che gliela porta dal ripostiglio, dove sta di solito. Forse l'ho disfatta e messa l ieri notte, pensa Giovanni, ma i conti non tornano, in quanto, aprendo i cassetti del suo armadio, vede che tutte le sue cose, quelle che porta con s quando viaggia, sono l, ripulite e stirate. Pensieroso e dubbioso, osserva attentamente la data sulla busta di Dublino e vede dai timbri postali che stata spedita tre giorni fa ed arrivata ieri. Eppure lui si ricorda che suo padre gliel'ha data il giorno prima della partenza, ma allora? Portati anche il completo grigio, camicia e calzoni, che ti ho regalato a Natale, assieme alla cravatta rosso scuro a righine gialle, non si usa pi girare il mondo come i

wanderers. Eccoli qua, li ho appena ritirati dalla lavanderia. Cos dicendo, comincia ad aiutare il figlio a disporre con ordine le sue cose nella sacca. Osservando quell'atto usale e familiare di sua madre, che lo riporta al suo sereno quotidiano, Giovanni decide che non ha voglia di indagare sul suo viaggio, anzi, si impone, per il momento, di non pensarci, timoroso di rovinare i benefici effetti che sente di averne tratto. Solo il giorno dopo, nel primo pomeriggio, mentre guida verso l'aeroporto, riprende il filo che lo lega al suo viaggio, e ripensa con un senso di gioia e di liberazione a quella lunga e fantastica discesa sugli sci dalla cima della Jungfrau, a quel senso di commozione, valanga di sentimenti, che gli ha smosso dentro un torrente impetuoso, una gioia di vivere, a cui sente che potr attingere per sempre. Alla fine di quella discesa una immagine nitida si era riflessa nel vortice sollevato dagli sci in frenata: il viso di Piera. Quando torno la chiamo, a costo di soffrire. Arriva a Dublino che ormai notte, il taxi lo porta rapidamente all'albergo, il traffico non certo quello a cui siamo abituati noi. L'albergo in O'Connel street, dunque nel centro storico della citt ed ha anche delle sale per conferenze, dove si terranno le riunioni del congresso. In aereo, Giovanni ha controllato il programma: i lavori occuperanno tutte le quattro giornate, fino al tardo pomeriggio e poi, per gli ospiti, sono previste delle bella cene in posti sempre diversi. La serata finale organizzata al Gravity Bar, al settimo piano della Guiness Storehouse, che Giovanni conosce bene, in quanto due anni fa venuto con Riccardo e Paola a Dublino, un week end, proprio per vedere questo nuovo spazio, ricavato da un reparto per la fermentazione, spazio che faceva parte della Guinness fin dalla sua costrustruzione. Lo aveva molto incuriosito leggere, su una rivista

di architettura, che la nuova Guiness Storehouse appariva, dopo il restauro, come: sette piani di acciaio avvitati intorno a un atrio circolare in vetro, una perfetta pinta di birra o per meglio dire di Guinness, sulla cui sommit si estende il Gravity Bar, il pi alto della citt, che, grazie alle pareti in vetro, concede di godersi un panorama a 360 gradi su Dublino, seduti al grande bancone centrale, circondato da alti sgabelli o ad uno dei piccoli tavolini a specchio, che coprono, con punti di luce brillante, tutto lo spazio del bar. E in effetti: E' valso un viaggio!, avevano esclamato all'unisono i tre amici, seduti attorno ad uno di quei piccoli tavoli, brindando con la amata birra. Soddisfatto e molto caricato per ci che lo aspetta i prossimi giorni, Giovanni, arrivato in albergo, per prima cosa, come sua abitudine, ispeziona con attenzione la stanza e il bagno, e ne rimane soddisfatto: Per fortuna non troppo Irish, ma neanche troppo internazionale, cos la descrive a suo padre, collegandosi via Skype con il suo computer portatile. Prima di andare a letto, scostata la pesante tenda a quadrettini blu, che nasconde la finestra, d un'occhiata fuori e vede gi in basso, la sua stanza al quinto piano, la statua di James Joyce, illuminata dalla luce gialla dei lampioni, che fiancheggiano O'Connel Street. Lo scrittore si appoggia con la mano destra su un bastoncino da passeggio, mentre la mano sinistra infilata nella tasca dei calzoni, cos da sollevare la lunga marsina, posa che gli d un'aria svagata, con quel cappello troppo grande e con lo sguardo rivolto in alto, proprio verso la finestra della stanza di Giovanni. Miss Hersilia!, sussurra Giovanni con una risata, ricordando la sua prima volta a Dublino, da studente, con la sua classe del ginnasio, guidati da un'indomita insegnante di lingua inglese, Miss Hersilia appunto, completamene posseduta da una sfrenata passione per James Joyce. E fu cos che un

pomeriggio, sotto una pioggia fredda e sferzante, la romantica Miss Hersilia, li aveva fatti allineare tutti davanti a questa statua, con lei in mezzo, abbarbicata al suo amato scrittore, e aveva chiesto, anzi aveva imposto con energica baldanza, di immortalarli in una foto ad un passante, divertito alla vista di una tale ciurma di ragazzetti svogliati e fradici di acqua. Sono passati quasi vent'anni e Giovanni aveva del tutto dimenticato quella noiosissima gita, quattro giorni trascorsi completamente immersi in conferenze, lezioni, peregrinaziozioni sui luoghi della memoria di James Joyce, seguiti, al ritorno a casa, da una visita a Trieste, sempre sulle tracce dello scrittore. Con tutta questa forzatura ossessiva, la povera Miss Hersilia era riuscita a rendere odioso James Joyce a tutti i ventun ragazzi, tanto che anni fa, quando si erano ritrovati per una cena, il motto della serata era stato: Chi nomina James Joyce deve pagare il conto per intero e chi nomina il suo Ulisse torna a Dublino con Miss Hersilia. In quella noiosa gita scolastica, ricorda ora Giovanni, un'altra statua era invece stata meta di un vero pellegrinaggio notturno, quella del famoso bassista Philip Lynott, in Grafton Street. Per una bella combinazione del destino, l'albergo che Miss Hersilia aveva cercato con tanta cura, era abbastanza vicino a Grafton Street, e cos, a notte fonda, una decina di ragazzi, quelli appassionati di Philip Lynott e dei Thin Lizzy, tra cui Giovanni, con varie peripezie, tra le quali il calarsi pericolosamente con un salto di quasi due metri dalla finestra della loro stanza, si erano avventurati nella notte di Dublino, per bersi una Guinnes, seduti ai piedi del loro bassista preferito. Purtroppo, come era da prevedersi, non si tratt di bersi una birra, ma innumerevoli birre e cos il ritorno in albergo era stato quanto mai complicato, come ricorda Giovanni sorridendo, perch risalire dalla parte della finestra, ser-

vendosi di una malandata grondaia, si era rivelato una mission impossible, come avevano dovuto ammettere, dopo molti tentativi, anche perch le gambe erano rese malferme dalla birra trangugiata e dall'emozione per l'avventura notturna. Li aveva salvati il pietoso e comprensivo intervento del portiere dell'alberghetto, per loro fortuna fan dei Thin Lizzy e dell'hard rock e, naturalmente, della birra Guinnes, che aveva fatto compagnia anche a lui in quella nottata, come confermava il suo ciondolare e il suo parlare strascicato, mentre faceva salire i ragazzi dalla scala di servizio, accennando, su un immaginario basso, degli accordi che solo lui sentiva. Immerso in questi ricordi di adolescenza, Giovanni affronta la prima notte a Dublino addormentandosi davvero contento e con lo stesso buon umore si sveglia il giorno dopo. Fatta una delle sue abbondanti colazioni, raggiunge la sala blu dell'Hotel, quella destinata alle convention pi affollate, e incontra finalmente gli organizzatori del sito e tutti gli altri numerosissimi partecipanti al convegno. Sono persone che provengono da tutte le parti del mondo, varie per et, per cultura, per motivazioni. Molti, come lui, non hanno aderito all'invito a scrivere sul sito dedicato a James Joyce per una particolare simpatia nei confronti dello scrittore, ma piuttosto sono stati attratti dal tema proposto dal sito: Storie di gente qualunque, che li ha stimolati ad osservare e descrivere con interesse e sguardo analitico persone qualunque, facendone dei personaggi letterari. Alla fine del convegno, Giovanni si trova a ricoprire un ruolo molto importante nello staff degli organizzatori, anch'essi eterogenei e provenienti da tutto il mondo, in quanto il suo progetto per un rinnovamento del sito e un ampliamento delle attivit ad esso connesse nei singoli paesi di ciascun partecipante viene accolto con entusiasmo dalla maggioranza. C'

anche un fondo economico, sovvenzione prevista da un organismo internazionale, che rende concretizzabile il progetto con una certa sicurezza. Venerd pomeriggio, in aereo tra Dublino e Londra, dove dovr fare scalo per un'ora, Giovanni ripensa con grande soddisfazione a ci che questo suo viaggio ha prodotto. E' una scelta impegnativa e decisiva per la sua vita, da un punto di vista lavorativo, ma l'ha presa senza esitazione: ha deciso che si licenzier dal suo impiego e si dedicher completamente a questa nuova attivit. Arrivato a Londra, si dirige subito al gate per il volo verso casa e, in attesa che il volo venga annunciato, si siede su una poltroncina e chiude gli occhi. La sensazione di benessere lo riporta a quella vorticosa discesa sugli sci dalla sommit della Jungfrau, sensazione di sollievo e di completezza che non l'ha pi abbandonato dopo il ritorno a casa dal suo viaggio. Il suo pensiero si sofferma sul volto di Piera, che sempre l ad attenderlo, alla fine della lunga, liberatoria scivolata nella neve. Cerca di ricordare tutto di lei, dal primo momento, quando, sfrontata e sicura di s, gli si buttata addosso a casa di Paola e Riccardo, a tutti gli altri momenti, vari, diversi uno dall'altro, tenuti assieme dall'impeto dell'amore, che lo lega forte e senza pi riserve a quella donna. Non vede l'ora di arrivare a casa, vuole rifarsi vivo con lei, parlarle, dirle tutto il suo amore, senza temere di soffrire per un suo rifiuto. Le parole che Giovanni le dir sono come un torrente in piena, che sgorga limpido e scrosciante dal ricordo di quella notte, calda di sentimenti, trascorsa con Fiorenza e Giamilah nella fortezza che, nel ricordo, si staglia netta e precisa sullo sfondo del cielo stellato, dominato dalla sagoma maestosa della Jungfrau.

L'aereo che da Londra lo sta riportando a casa rulla sulla pista, decolla e quando ormai in quota, Giovanni gira lo sguardo verso due file pi indietro e l vede Piera. Sta tornando anche lei da Londra, da uno dei suoi frequenti viaggi di lavoro. L'aereo ha dei posti vuoti, cos possono sedersi vicini, guardandosi spudoratamente e per la prima volta negli occhi, mentre le loro mani si intrecciano, avvinghiandosi teneramente, rendendo inutile qualsiasi parola. Alla fine del volo, si separano, ma per poco: Piera ha deciso che passer alcuni giorni da sua madre, che abita abbastanza vicino all'aeroporto: Quanto starai da tua madre?, Fino a mercoled. Bene, mercoled sera vengo da te, le sussurra Giovanni, tenendola stretta in un abbraccio, in cui lei si abbandona, ritrovando il suo nido caldo e prezioso. I giorni che seguono il ritorno da Dublino scorrono molto velocemente. Giovanni avverte la ditta presso la quale presta servizio di autista che intende licenziarsi, e questo comporta una lunga serie di pratiche, nel disbrigo della quali aiutato, come sempre, da suo padre; inoltre la nuova attivit che vuol intraprendere richiede un'iscrizione alla camera di commercio e dunque, altre pratiche e altra burocrazia. Mercoled pomeriggio, avverte i genitori che la sera andr a dormire da Piera e aggiunge, guardando sua madre di sottecchi: Porter anche Bearotto. Se porti anche lui, per sempre, la battuta di suo padre, tra il facezio e il serio pi che azzeccata: Gi, lo credo anch'io, risponde Giovanni. Beh, sarebbe ora, alla tua et, la voce di sua mamma sembra sincera e spontanea. Certo che Laura, fuori di casa, si fa per dire, da quasi due anni, non ha ancora traslocato la sua Bearotta, che dorme beata nel letto della vecchia stanza di Laura, cosa questa notata quasi quotidianamente dai genitori, che sospirano, non

senza una certa soddisfazione, Finch non portano via i Bearotti, questi ragazzi non vanno via di casa del tutto. Verso le dieci di sera, Giovanni gi a casa di Piera, che, nel frattempo, lo ha avvertito che arriver con un po' di ritardo. Finora, a parte la cucina, la camera da letto e un bagno perfettamente arredati e la poltrona con sgabello, che lui stesso aveva acquistato, posta nel soggiorno accanto a una bianca libreria semivuota, tutto il resto dell'appartamento di Piera era sempre apparso a Giovanni completamente vuoto. Piera infatti era in attesa che arrivassero i suoi mobili e i suoi quadri, lasciati nella casa in cui aveva vissuto, negli ultimi cinque anni, assieme all'ex compagno. Questa sera, non appena entra nell'appartamento, Giovanni si accorge, fin dall'ingresso, che ci sono novit: un grande quadro, con dei colori intensissimi, illumina con un effetto quasi psichedelico, la parete situata di fronte alla porta di entrata. Dei faretti, posti sulla base del corridoio, creano sulle pareti bianche degli aloni luminosi, di vari colori, che riprendono le stesse sfumature del quadro. La porta della cucina stata dipinta di bianco, cos da confondersi con la parete del corridoio e, a sinistra, una grande arcata, probabilmente fatta negli ultimi giorni in cartongesso, immette nel vasto soggiorno, ora completamente arredato e con molti quadri appesi sulle pareti finora sgombre. Si vede che sono arrivati i mobili e i quadri che Piera aspettava, pensa Giovanni. Entra nel soggiorno, senza accendere la luce, gli piace lasciare che questo gioco di ombre multicolori penetri dal corridoio, e si siede, come sempre, sulla sua poltrona, appoggiando le gambe sullo sgabello di fronte, e poi, con un profondo sospiro di sollievo, si abbandona, attendendo felice l'arrivo di Piera.

Sdraiato nella penombra, gli torna alla mente il soggiorno di Stefano, a Lugano, dove, disteso su una poltrona eguale a questa, ha trascorso molto tempo: ma quanto? Mentre la sua mente vaga tra i ricordi del suo viaggio, in cui spesso si rifugia, Giovanni, cominciando ad abituarsi piano piano alla semioscurit, nota che, di fronte alla poltrona, su cui sta seduto, c' un gran divano e che nell'angolo, davanti alla bianca libreria, ora piena di libri, mentre finora l'aveva sempre vista vuota, c' un gran tavolo, alle spalle del quale, appoggiata alla parete, si intravvede una bella vetrina antica. Alla vista dei nuovi mobili, Giovanni assalito da una certa inquietudine, gli sembra che un filo leggero e impercettibile li leghi in qualche modo al suo viaggio.Eh s, sono arrivati i mobili che Piera aspettava, pensa Giovanni, esitando un po' prima di aprire la luce: E se il divano giallo oro a righe bianche e il tavolo quadrato e la vetrina finisce con una cornice triangolare? sussurra a bassa voce, ricordando come fossero queste le assenze che tanto spazio occupavano nel soggiorno di Stefano. Certo, il divano giallo a righe bianche, il tavolo quadrato e la vetrina termina con una cornice triangolare. Perch non hai acceso la luce? Ti piacciono i mobili che avevo a Lugano? E i quadri?, cos dicendo Piera, che nel frattempo arrivata senza far rumore, accende le luci del soggiorno e il divano di color giallo oro a larghe righe bianche, esattamente come le poltrone del soggiorno di Stefano e anche il tavolo quadrato, della misura che chiaramente riempiva lo spazio vuoto, segnato dai profondi segni sulla moquette del soggiorno di Stefano, come la vetrina appoggiata alla parete, dietro al tavolo, anch'essa della stessa misura dell'alone presente sulla parete del soggiorno di Stefano. Alla parola Lugano, Giovanni chiude gli occhi come col-

pito da un bagliore esplosivo, rivedendo in una sequenza vorticosa tutto il suo viaggio, nucleo compresso, che ogni tanto si espande dentro il suo cuore. Quando riapre gli occhi, dopo pochi secondi, per lui interminabili, ha deciso: come ha fatto con i suoi genitori, anche con Piera non parler mai di quello spazio sospeso nel tempo, preferendo lasciarlo chiuso dentro di s, in quel suo prezioso involucro di mistero. Cos'hai, sei impallidito, troppe emozioni per noi, vero? Mi sa che non ci fanno bene! esclama Piera, aggiungendo, con un tono di voce serio e incerto, cos inusuale in lei: Meglio stare nella nostra realt asettica, lontana dai sentimenti troppo forti?. Giovanni, senza nemmeno girarsi a guardarla, esclama con voce quasi cantata: Follow me!, e si avvia verso la stanza da letto, prende la sua famosa sacca da viaggio, dalla quale, con gesto enfaticamente teatrale, come un prestigiatore dal cilindro magico, estrae il suo peluche Bearotto. Poi si gira verso Piera e : Nota bene cosa faccio e trai le conseguenze che devi, perch il mio Bearotto, da cui mai mi separo, sta chiedendo alla tua Sacchiotta di sposarlo, ora e per sempre. Cos dicendo, Giovanni accosta con cura e attenzione il suo malandato peluche Bearotto all'altrettanto malandata Sacchiotta, che, appena sfiorata, reclina sulla spalla dell'orsetto la sua testolina dondolante, coperta dal cappellino di panno verde, sul quale il rametto di non ti scordar di me, solitamente ingrigito dal tempo, sembra avere improvvisamente ritrovato un intenso colore azzurro cielo.

secondo allegato
Ho anch'io una bella notizia per i nostri due orsetti, esclama Piera, trovando posto tra le braccia di Giovanni, che la stringe con affetto, mentre si buttano sul grande lettone, e cio che diventeranno zii: sono incinta. Nei mesi successivi, una serie di grandi cambiamenti coinvolgono non solo Piera e Giovanni, ma anche Riccardo e Paola, in quanto anche quest'ultima, dopo tanti tentativi falliti e tante cure fatte, riuscita a rimanere incinta e cos le due cugine decidono di sposarsi con una sola cerimonia, anche perch: Gli amici sono gli stessi e dunque li facciamo mangiare a sbafo un'unica volta, quelle sanguisughe!. Per accontentare Paola, molto religiosa, e desiderosa di: regolarizzare la sua convivenza con Riccardo, come dice alla cugina, anche Piera accetta di sposarsi in chiesa, compromesso poco gradito sia da lei che da Giovanni, entrambi atei convinti, ma accettato con quella pragmaticit concreta di cui entrambi sono ampiamente dotati, come commenta la scelta, non molto bonariamente, il padre di Giovanni, per il quale la coerenza un valore assoluto. I preparativi del matrimonio affollano di impegni ogni giornata, impegni di cui si incarica specialmente Paola, in quanto Piera spesso in viaggio per lavoro. Riccardo e Giovanni la aiutano il pi possibile, dividendosi gli incarichi; anche il padre di Giovanni, sempre pronto, come al solito, quando c' bisogno di lui, si d da fare attivamente, specialmente per quello che concerne la raccolta degli innumerevoli documenti per il doppio matrimonio. Diventa anche difficile per Paola ospitare gli amici il venerd sera, in quanto la sua gravidanza iniziata con molte nausee, stanchezza, capogiri, specialmente di primo mattino e cos,

quando sera, non vede l'ora di sdraiarsi a letto e riposare, anche perch continua naturalmente ad insegnare e nel pomeriggio spesso occupata con le lezioni private. Per alcuni venerd, Riccardo ha cercato di fare da solo, ma si rivelata una impresa impossibile, in quanto, senza la presenza solerte e attenta di Paola, brava e organizzata padrona di casa, il gruppo di amici, quel branco di selvaggi, sospira Paola immobilizzata in camera sua, per rendersi utile si era improvvisato: chi cuoco, chi lavapiatti, chi sommelier, riducendo l'appartamento, un porcile!, come aveva gridato Riccardo alla fine di una serata, sbattendo tutti fuori casa in malo modo. A questo punto Laura, tra i pochi dello storico gruppo ad avere un appartamento proprio, aveva deciso di sostituire Paola, fino alla fine della gravidanza, come aveva detto, piena di buone intenzioni, a Riccardo, in una lunga e commosso telefonata, e di accollarsi l'impegno di riunire gli amici a casa sua ogni venerd sera. Naturalmente, questa tua lodevole iniziativa far s che la mamma dovr preparare dolcetti per i tuoi amici ogni venerd sera, aveva esclamato divertito suo padre, quando Sandra era piombata in casa raccontando il suo buon proposito di trasformarsi in una perfetta padrona di casa ogni venerd e di sostituire addirittura miss perfettina, come chiamano Paola in famiglia. Per fortuna, sua madre aveva preso la notizia con piacere, fare dolci per lei un passatempo e poi Almeno mi sentir utile per qualcosa, sussurra la sera al marito, quando, come ogni sera, lui la abbraccia affettuoso, distesi nel loro bel lettone di radica, regalo di nozze di una vecchia zia tedesca, adesso che Giovanni se n' andato via di casa!. Via di casa per modo di dire, vedi che ogni pomeriggio qui, per farti correggere i testi per il suo sito. Sta' tranquilla, con questo tipo di lavoro che si scelto, avr sempre bisogno di te, la rassicura dolcemente protettivo, come sempre, il marito.

Infatti Giovanni, completamente assorbito nell'organizzazione del nuovo sito, dai genitori quasi ogni pomeriggio, e spesso, quando Piera fuori citt, cio quasi sempre, anche a pranzo. Per quanto riguarda la vita di coppia di Giovanni e Piera, essa si subito consolidata, come se convivessero da anni e non da pochi mesi. Per prima cosa, quando decidono di vivere assieme, Giovanni, come gli suggerisce suo padre per mettere le cose a a posto, preferisce acquistare da Piera una met dell'appartamento, in cui ormai entrambi vivono e decidono, di comune accordo, di adottare per il loro futuro menage matrimoniale, il regime di separazione dei beni. In fondo, stiamo solo per stipulare un contratto ed meglio perfezionarne ogni aspetto legale, commentano entrambi, con quel realismo che li fa sembrare cinici e freddi a quasi tutti quelli che li frequentano, ma solo ragion pura, come dicono loro. Il ritmo delle loro giornate, quando entrambi sono in citt, molto tranquillo: la mattina, dopo il primo immancabile caff, che Giovanni prepara appena svegli e che assaporano a letto, Piera si immerge nel suo lavoro, tra telefonate e computer, mentre Giovanni, prima di aprire anche lui il suo computer per cominciare a lavorare, esce per una lauta colazione al bar, seguita dalla solita doverosa passeggiata e da una sortita nel supermercato di fronte a casa, per fare la spesa come un bravo casalingo, come esclama Piera, quando lo vede tornare con tutti quegli odiosi sacchetti piene di schifezze inutili, aggiunge, gettandosi per, come una bambina vezzeggiata, a rovistare in cerca di qualche leccornia molto gradita, anche perch comprata dal mio amore, conclude, appoggiandosi a lui con quel suo modo seduttivo. Giovanni, anche perch abituato a vivere molto in famiglia, davvero un uomo di casa, come lo definisce ironicamente

Piera. Ama molto tenere in ordine le sue cose, sa pulire la casa, perfino lavare le tende, come racconta ridendo Piera e poi, essendo un buongustaio, cucina volentieri e cura molto il cibo, sempre alla ricerca di prodotti di alta qualit. Se sono entrambi a casa, lui che cucina per pranzo qualcosa di sgs, formula in uso a casa di Giovanni per indicare cibi: semplici, gustosi e sani, mentre per cena preferiscono uscire, alla scoperta di buoni ristoranti, in citt o nei dintorni. Giovanni ha gi una profonda conoscenza in merito, dato il suo piacere per la buona tavola e i buoni vini, ma ora, il suo gusto per il buon cibo arricchito da uno stato d'animo luminoso, pieno di amore per questa donna, che desidera portare nei luoghi: pi belli del mondo!, come le dice sempre quando la vede, bellissima, pronta per uscire. A differenza di Giovanni, per Piera non mai esistita una vita di casa: da quando abita da sola, e dunque da quasi quindici anni, non ha mai mangiato in casa, se non qualche rara volta, ricorrendo allora a vaschette di cibi pronti, prese all'ultimo momento in qualche rosticceria. Questo non vuol dire che non ami vedere in ordine e in perfetto assetto la sua casa, come dice lei, solo che ne ha sempre delegato la cura a delle domestiche, scelte con lo stesso impegno che mette per la scelta dei collaboratori di lavoro. Una delle qualit che Piera ritiene fondamentale per dichiarare: approved una donna di servizio l'essere in grado di organizzare una cena, cucinando: bene, per molte persone, sapendolo anche solo due ore prima. Piera infatti, per il lavoro che fa, specialmente finch ha abitato a Lugano, luogo di passaggio di molti dei suoi interlocutori di lavoro, ha spesso l'occasione di dover invitare qualcuno a cena, pi che altro per motivi di lavoro, infatti una sua convinzione che: Le pubbliche relazioni nel mondo dell'economia, sono pi fruttuose se vengono ossigenate da qualche convivio ben congegnato, quando la gente si lascia andare a confidenze post-prandiali e si

crea quel giusto clima per concludere degli ottimi affari, come le aveva suggerito, tra lo scherzoso e il serio, un suo professore di psicologia aziendale, ai tempi dell'universit. E dunque, quando viveva a Lugano, ha organizzato spesso delle serate, nel bel salone con la vetrata a picco sul lago, che dovevano rimanere ben impresse nella memoria di chi le serviva per estendere i suoi contatti lavorativi. Per l'ottima riuscita di queste serate, le era stato di molto aiuto anche Stefano, con quella sua propensione per i rapporti effimeri e superficiali, ma specialmente la signora Cecilia, domestica che era rimasta con lei per ben cinque anni. Era una signora di Como, vedova, senza figli, che arrivava a Lugano in treno una mattina s e una no; appena entrata in casa, dopo un laconico: Buon giorno, che sembrava rivolto pi alla casa, che alle persone, indossava un grembiule blu, la:divisa da lavoro, come la chiamava lei, e poi procedeva nelle sue faccende domestiche, organizzata e severa come un generale, anzi: il mio generale, come le diceva Piera, abbracciandola con vera stima e forse una punta di affetto. Se c'erano da organizzare le famose cene, la signora Cecilia, rimaneva anche a dormire e, per servire in tavola, indossava la divisa seria: un severo grembiule nero, con collettino bianco. Quando Piera se n'era precipitosamente andata da Lugano, l'unica persona che si era sentita in dovere di avvertire, era stata la signora Cecilia, alla quale aveva fatto pervenire anche una lauta liquidazione, superiore a ci che le sarebbe spettato per diritto. Quando poi, superata la crisi, Piera era tornata al suo lavoro, aveva ricontattato subito la signora Cecilia e, dal momento che, se la sua carriera avr uno step ulteriore, dovr avere una residenza a Londra, l'ha pregata di non prendere impegni a lungo termine e le sta pagando un corso di lingua inglese,

nell'attesa di mandarla a organizzare il mio office di Londra, caro il mio generale, come le ha detto mesi fa al telefono. Di questo progetto di una casa a Londra, Piera ha parlato solo una volta, quasi di sfuggita, con Giovanni, che non ha avuto bisogno di saperne di pi, ritenendo pi che sufficiente ci che lei gli ha detto in proposito. Quello che rende speciale il rapporto che unisce Giovanni e Piera e che ha affascinato, conquistato entrambi, che tra di loro il non detto ci che conta di pi e la grande e rara fortuna, che fa forte e solido il loro legame, che il non detto istintivamente intuibile per entrambi. Raramente, anche adesso che vivono assieme, parlano di cose importanti, di progetti legati al loro futuro di coppia. Entrambi sono semplicemente convinti che la stima e fiducia reciproca, render comprensibile e accettabile qualsiasi scelta futura che uno dei due vorr prendere e perci trovano superfluo affrontare i grandi temi esistenziali, come li chiamano, preferendo lasciarsi andare, quando sono assieme, a discorsi leggeri, velati di ironia, di un prendersi in giro reciproco, sempre attenti per a cogliere uno nell'altro anche il minimo cambiamento di umore;nuvolaglia odiosa, come dice Piera, avvicinandosi a lui con quel suo modo aggressivo e ammaliante e sedendosi sulle sue ginocchia, con quello stesso gesto impetuoso e provocante della sera del loro primo incontro: il mio nido prezioso, pensa dentro di s Piera, rannicchiata tra le braccia di Giovanni, mentre lui la stringe a s immensamente felice. Con l'andar dei mesi, la gravidanza delle due cugine prosegue, ma in modo molto diverso. Infatti mentre Paola sempre alquanto debilitata e costretta a dei saltuari ricoveri in ospedale, Piera non accusa nessun disturbo fisico. Anche il suo corpo non ha subito alcun cambiamento; solo dopo il

quarto mese, il ventre ha cominciato ad allargarsi, pi che a gonfiarsi, arrotondandole leggermente i fianchi, cosa che l'ha resa ancora pi splendida, secondo il giudizio di tutti, non solo di Giovanni, che, affascinato com' dalla sua donna, non potrebbe essere obiettivo. E dunque, quando Paola e Piera sono gi al quinto mese di gravidanza, finalmente arriva il giorno del matrimonio. La cerimonia in chiesa, una vecchia e antica cappella annessa ad un convento di Benedettini, resa particolarmente solenne, in quanto il padre di Giovanni, che apprezza in modo particolare la musica d'organo, ha fatto venire un noto organista, un suo ex compagno di collegio, ora priore benedettino a Roma, con cui sempre rimasto in contatto: Questo il mio regalo per mio figlio, aveva detto a sua moglie, commuovendosi molto, quando, la sera prima delle nozze, il vecchio amico era arrivato da loro. E cos, al suono della marcia nuziale di Mendelsshon, Piera, vestita con un abito di gran marca, di colore rosso rubino, colore che lascia tutti a bocca aperta, con passo sicuro, pur su quei tacchi altissimi, entra in chiesa al braccio del fratello Marco, seguita da due dei nipotini, subito dietro ai quali la segue Paola, che, commossa e un po' insicura, con un tradizionale abito bianco da sposa, si appoggia al braccio del fratello di Riccardo, cosa questa che suscita qualche colpettino di tosse tra gli amici, sempre maligni. Gli altri due nipoti di Piera chiudono il breve corteo. Giovanni e Riccardo attendono le loro future mogli all'altare, accanto ai testimoni: per Piera e Giovanni, Sandra e una collega di Piera, per Paola e Riccardo, Claudia e Fard. Il resto della giornata trascorre in una bella villa antica nei pressi della citt. Peccato che, a met pomeriggio, Paola debba tornare a casa, in quanto si sente troppo affaticata, anche perch da qualche giorno, verso sera, le si gonfiano

molto i piedi e questo la rende ancora pi stanca e appesantita. Piera invece ha una vitalit che le sprizza da tutti i pori, constatano specialmente le amiche, con la solita punta di invidia. A proposito di amici, si notato che, a parte il gruppo storico del venerd sera, Piera non ha invitato nessun altro, come se la sua vita di relazione avesse avuto inizio solo col suo trasferimento in citt, circa un anno fa. Nessuno ha mai saputo dove esattamente Piera avesse vissuto negli anni precedenti, nemmeno Paola, che aveva interpretato l'atteggiamento della cugina come un voler ricominciare tutto da capo. Gli ospiti di Piera sono dunque solo la mamma, il fratello Marco con la moglie e i quattro figli e poi, unica estranea, Maria, una collega di lavoro, tra l'altro molto simpatica e pi alla mano di Piera, senza tutte quelle arie che invece si d lei, commentano acidamente gli amici, ben contenti di malignare. Si tratta della collega che ha supportato Piera cos generosamente durante quel momento di crisi, che l'ha trascinata lontana da tutto; la sua presenza come un lampo di energia, come osservano gli amici: arriva la mattina da Milano in treno e a met pomeriggio, saluta tutti e se ne va all'aeroporto, per raggiungere la sede di Londra, dove deve sostituire Piera per un po' di tempo. Tutti gli altri si trattengono invece a lungo, in quanto verso sera: Iniziano le danze!, annuncia il padre di Giovanni, invitando a ballare la mia splendida nuora, come chiama Piera, euforico come mai, in questa occasione che lo vede davvero felice e scatenato, come gli sussurra un po' seccata la moglie. Finita la lunga giornata di festa, a notte inoltrata, Giovanni e Piera tornano finalmente a casa: Soli e felici, amore mio, non vedevo l'ora, sussurra Giovanni, sollevandola tra le

braccia prima di entrare dalla porta di ingresso. Chiudi gli occhi, le dice, senza metterla a terra, avviandosi verso la camera da letto: aprili adesso, ecco il mio regalo di nozze: il nostro nuovo letto. Al posto del bianco e basso letto, quasi appoggiato al pavimento, sommerso da cuscini di molti colori, la stanza ora imperiosamente occupata da un alto lettone di radica color miele, reso imponente da una testiera arcuata, che arriva quasi al soffitto. Nella parte centrale della testiera, risalta un medaglione ovale di porcellana, su cui dipinta a colori forti e smaglianti una coppia di giovani sposi in costume tirolese, su uno sfondo di montagne innevate e prati fioriti, stretta in un bacio appassionato: Geloebniss scritto, in un corsivo elegante e leggero, sulla cornice del medaglione. E' una copia esatta del letto che Giovanni vede da sempre nella stanza dei suoi genitori e lui e suo padre si sono dati molto da fare, cercando, prima su internet, poi presso degli antiquari austriaci, per riuscire infine a trovare, presso una antica fabbrica di mobili viennese, questo lettone, che fa parte di una serie costruita alla fine dell'ottocento. Con perfetta organizzazione, sono riusciti a far arrivare il letto proprio il giorno del matrimonio, ed per ricevere il letto che il padre di Giovanni si assentato il pomeriggio, per alcune ore, dalla festa, inventando come scusa un leggero mal di testa. Come al solito, se ne vuole star un po' da solo, il solito egoista solitario, aveva borbottato la moglie, rivolta a chi le stava vicino. Alla vista dell'imponente lettone, Piera rimane veramente Senza parole, come sussurra pensierosa, mentre Giovanni la guarda sorridente e felice, entusiasta, eccitato come un bambino, per esser riuscito a sorprendere questa sua amatissima donna, che: Mi ami davvero per sempre, gli dice con seriet, aggiungendo, con una nota di malinconia,spero di

essere all'altezza. I giorni successivi al matrimonio, Giovanni e Piera scelgono di godersi la casa, cosa che capita e capiter raramente, visti gli impegni lavorativi che li portano e li porteranno molto spesso lontano. Infatti, gi dopo una settimana, Piera riprende a pieno il suo ritmo di lavoro, dato che la facile gravidanza glielo concede; ha programmato di interrompere i voli per Londra, che deve fare una settimana s e una no, solo verso la fine del settimo mese, ripromettendosi di riprenderli gi dopo alcune settimane dal parto. Per me come un appuntamento di lavoro ben organizzato e programmato, potrebbe esserci qualche variabile meno prevedibile, ma ci penser al momento, con queste parole, dette col suo solito piglio deciso, Piera rassicura Giovanni, i suoceri e sua madre, quando coglie in loro una certa ansiet per quell'evento tanto atteso. Nell'ultimo viaggio di Piera a Londra prima del parto, va con lei anche Giovanni, che deve fare scalo a Londra per raggiungere Dublino per i suoi impegni mensili. Di solito, se viaggiano assieme, si salutano all'aeroporto, senza darsi appuntamenti precisi per il ritorno e: Ognuno va per la sua strada, si dicono salutandosi, felici del distacco, che concede loro ogni volta il piacere di ritrovarsi. Questa volta per Giovanni, tornando da Dublino, si ferma due giorni a Londra, perch Piera ha finalmente trovato un appartamento adatto alle sue esigenze, situato nella periferia nord della citt, molto vicino all'aeroporto, nel quale fa scalo pi frequentemente e vuole che Giovanni lo veda. Osserva bene tutto, amore, cos, quando sar qui, da sola, ti sentir vicino, gli sussurra, quando gli apre la porta della nuova casa. Si tratta di una abitazione sviluppata su due piani, in una palazzina moderna, non molto grande, che fa parte di un complesso edilizio costruito da pochi anni. L'appartamento ha anche un

piccolo giardino, di pochi metri quadrati, da cui si entra in un grande spazio, dove c' sia la cucina, che il soggiorno e, accanto, un piccolo bagno. Una bella scala di legno porta al corridoio del primo piano, su cui si aprono due stanze, entrambe abbastanza grandi e due bagni. Una di queste stanze e un bagno, saranno destinati alla signora Cecilia, gi avvertita e pronta a trasferirsi stabilmente a dirigere l'office di Londra, come le ha detto Piera. Da subito Piera ha definito office la sua residenza di Londra: Ci saranno molti office nella mia vita, ma di casa ne avr sempre una sola, amore e l rester Sacchiotta col suo Bearotto, aveva detto a Giovanni, con quel tono di voce dolce e carezzevole che solo lui conosce, quando gli aveva mostrato in internet la piantina del nuova abitazione di Londra. Per entrambi questa precisazione: office e non casa, va molto al di l di una sottigliezza linguistica, ha un'importanza fondamentale per chiarire quale sar il perno attorno al quale ruoter il loro futuro di coppia. Sia Giovanni che Piera sanno molto realisticamente, anche se mai ne parlano, che Piera trascorrer molto tempo qui a Londra, forse pi che nella loro casa. Inoltre pu darsi che anche Londra sia una tappa che, se il lavoro lo richieder, potr essere sostituita con gli Stati Uniti, dove sembra che Piera potrebbe trasferirsi tra due anni, per un periodo di alcuni anni, per percorrere tutti i gradini della sua carriera. Nel volo che da Londra li porta a casa, analizzano l'opportunit che anche Giovanni segua gli spostamenti di Piera, dal momento che il suo nuovo lavoro non richiede una sede fissa, ma in pochi minuti, sviscerando il problema secondo il criterio della ragion pura, come dicono loro, arrivano al punto da cui erano partiti: avranno una sola casa fissa, perno stabile, e l'unica a ruotare ,Come un pianeta attorno al mio sole, come sussurra Piera, stringendosi, col solito trasporto senza veli, al suo amatissimo uomo, sar lei.

Nel resto del volo, entrambi, con le mani avvinghiate, come al solito, si godono, persi uno nel pensiero dell'altro, senza bisogno di parlare, la felicit di questa loro magica unione, fatta di intesa caratteriale, attrazione fisica, tenerezza infinita, che li fa fluttuare, sempre assieme, anche se lontani, in uno spazio riservato solo a loro. E' come se Giovanni, che sempre vissuto serrato in una ermetica sfera d'acciaio, avesse aperto una fessura in questa sfera, un lampo impercettibile, giusto il tempo per lasciar penetrare Piera, incapsulandola in quel suo mondo interiore, in cui solo lei ha potuto trovare spazio. E lo stesso stato per Piera: solo Giovanni riuscito a fendere, fino al nucleo pulsante, l'analoga sfera d'acciaio in cui anche lei ha serrato i suoi sentimenti. Chiusi in questo spazio protetto, entrambi, anche senza dirselo esplicitamente, arrivano a pregustare il piacere di essere gi vecchi, sognando di godersi fino in fondo, lontani dal ritmo vitale degli altri, la loro solitudine a due. E' gi chiaro, date queste premesse, che anche un figlio, o i figli, non entreranno mai in quel loro spazio e aleggia in entrambi, consapevoli di questa loro aridit profondamente radicata, un timore di inadeguatezza affettiva in merito alla loro capacit di formare una famiglia e di allevare dei figli. Giovanni ne ha parlato un giorno con suo padre, quando erano andati assieme, in macchina, nel suo paese di origine, lo stesso dove nato anche suo padre, per prendere il certificato di battesimo, necessario per il matrimonio in chiesa. Durante le lunghe ore di viaggio, Giovanni aveva espresso al padre le sue perplessit sulla capacit sua e di Piera di poter costruire una famiglia. Sar possibile per loro allevare un bambino in modo adeguato, dato questo loro egoistico bisogno di amarsi solo l'un l'altro? Questo vuol dire che non sapranno amare il bambino? Per fortuna suo padre, come avrebbe fatto Giovanni al suo posto, non aveva espresso nessun giudizio, rispettoso della chiara autoanalisi del figlio.

Aveva solo detto: Cerchiamo di fare tutto ci che c' di meglio per questo bambino. Non so nemmeno io cosa voglia dire amare. A proposito del bambino: solo nell'ultima ecografia, all'inizio del settimo mese, Piera e Giovanni decidono di comune accordo, come sempre, che ora di conoscere il sesso del nascituro. Prima non hanno voluto saperlo e si sono sempre riferiti al futuro bambino chiamandolo, un po' scherzosamente : 'a creatura, tenendosene, come spesso dicono, ma solo tra di loro per non scandalizzare nessuno,: a debita distanza, timorosi entrambi di affezionarsi a qualcosa di cui non avvertono una presenza reale. E dunque, un bambino, dice Piera, calcando bene su quel , quando escono dall'ospedale. Eh gi: , le risponde Giovanni, stringendola a s.e lo chiameremo Filippo, come tuo padre, soggiunge. Come al solito, nessuna altra considerazione viene fatta tra di loro su questo argomento cos importante, ma la serata si conclude in un ristorante ancora pi raffinato del solito, dove Giovanni ordina una bottiglia di champagne particolarmente rinomato e Piera, anche se da quando incinta non ha pi bevuto niente di alcolico, ma: Questa sera, faccio una eccezione, brindo a te, amore, sussurra a Giovanni, sfiorandogli la guancia con il dorso della mano. Siamo in una botte di ferro, mio caro Filippo, con questi quattro che si occupano di noi, esclama Piera il giorno dopo, rivolta al suo pancione, ormai ben visibile, osservando, mentre imperterrita continua a lavorare al suo computer, Giovanni che, assieme ai genitori e alla suocera, si danno da fare a preparare, in un angolo dello studio, un corner nursery, come l'ha definito la mamma di Giovanni, entusiasta e vivace come raramente le capita, trascinando all'Ikea, reparto bambini, il marito e la consuocera, per arredarlo.

A proposito della consuocera, con grande stupore di Giovanni, abituato alla fredda riservatezza dei suoi familiari, restii ad aprirsi a nuove conoscenze, subito accolta come una di famiglia, come dicono i suoi genitori, che la ospitano volentieri molto spesso. A differenza della figlia, la cui aggressivit traspare anche dall'aspetto fisico, cos appariscente e molto esibito, la mamma di Piera, che si chiama Domenica, una donna piccolina ed esile, moretta, di certo pi graziosa, che bella: ci che spicca subito in lei il suo atteggiamento attento e premuroso, che lei adotta con chiunque e che la rende piacevole e amabile non appena la si conosce. Anche se la sua vita stata segnata dal dramma della morte prematura del marito, questo non l'ha di certo inaridita e non ha soffocato la sua generosa propensione ad ascoltare con fiducia ed interesse chi le accanto. Questa sua caratteristica, evidente fin dal primo incontro, l'ha resa subito molto simpatica, sia alla mamma, che al padre di Giovanni, che l'hanno ben presto definita: un'amica preziosa. La prima, perch ha trovato un altro muro del pianto, oltre al marito, su cui river-sare malumori e liberarsene e il secondo, perch: ho trovato una stoica alleata cui ricorrere per arginare le paturnie di tua madre, dice a Giovanni, un giorno che si trovano da soli. E cos Domenica, anzi Meni, questo il suo diminutivo, spesso graditissima ospite dei genitori di Giovanni, contribuendo a rendere meno dolorosi, assieme al gatto Ospite, gli spazi vuoti lasciati dai figli. Infatti anche Sandra, nel frattempo,Porto via anche Bearotta, ha detto una sera ai genitori, annunciando loro la sua intenzione di mettersi a convivere stabilmente con Luca, il fratello di Claudia, con cui da anni, fin in dai tempi dell'universit, ha una storia d'amore abbastanza discontinua, fatta di abbandoni e di riconciliazioni. Per il mio micino, tesorino

di mamma, resta con voi, finch non mi sar sistemata meglio!, Cio per sempre, aveva risposto sua madre, sempre poco fiduciosa nelle capacit dei figli di saper organizzare la propria vita, Non sar mica incinta anche lei, aveva poi borbottato, rivolta al marito, ma non credo proprio, dato il poco entusiasmo che dimostra per la gravidanza di Piera. Sandra infatti partecipa con pochissimo interesse all'attesa del nipote, Forse gelosa per questo nuovo arrivo in famiglia, che le ruber il privilegio di essere sempre stata considerata e vezzeggiata come la piccola di casa, osserva suo padre, sempre attento e preciso nell'analizzare i comportamenti dei figli. E come spieghi, tu che capisci tutto, gli risponde la moglie, con quel suo usuale tono polemico e astioso, la sua antipatia per Piera?. Mah, mi sembra che l'antipatia sia reciproca. Sono troppo diverse: quanto Laura immatura, lamentosa, sempre bisognosa di protezione, tanto Piera indipendente e fiera. Beh, aggiungi fredda, completamente priva di sentimenti, presuntuosa e altezzosa, che allora il quadro pi veritiero. Lo dicono anche gli amici che Piera antipatica e si crede di essere chiss chi, conclude la moglie, stizzita per la evidente simpatia del marito per la nuora. Del resto tu sei sempre poco obbiettivo quando giudichi qualcosa che riguarda Giovanni. Hai sempre fatto cos, sembra quasi che tutto quello che tuo figlio fa, compresa la scelta di questa moglie, sia la perfezione assoluta, mentre per Sandra e per me .... Come al solito, quando la moglie comincia queste lamentele a 360 gradi, come le chiama lui, suo marito se ne sta zitto, annoiato, trovando rifugio nel silenzio e richiudendosi nel suo mondo, che tanto gli piace. Per uno strano caso del destino per, sempre imprevedibile e maestro di colpi di scena, quando per Piera arriva il momen-

to del parto, qualche giorno prima della scadenza prevista, nessuno della famiglia, eccetto Sandra, in citt, in quanto Giovanni a Dublino e i genitori, con la consuocera, hanno deciso di trascorrere questa ultima settimana, prima del lieto evento tanto atteso, nella casa in montagna, nel paese natio del padre di Giovanni. E dunque Piera, arrivando in taxi in ospedale, quando le confermano che il parto ormai imminente, si trova costretta, pur controvoglia, a telefonare a Sandra, per avvertirla della situazione. E perci, quando, seduta su una poltroncina spinta dall'infermiera, esce dalla sala parto, con Filippo tra le braccia, si trova di fronte, ad attenderla, Sandra, che se ne sta appoggiata alla parete, a bocca aperta, senza emettere nessun suono, sbalordita. Meno male che sta zitta, pensa Piera, che odia gli urletti queruli ed isterici della cognata. Dopo alcuni istanti, Sandra si avvicina timorosa, sfiorando con il dorso della mano la piccola testa di Filippo e guardando la cognata con stupore incredulo, come dir poi Piera a Giovanni, le sussurra: Gli hai messo la cuffietta che ti ho regalato io. Filippo ha scelto me per ricevere un:ben arrivato, racconter per sempre Sandra, affezionata e attaccata ormai a doppio filo a questo nipotino, che le apparsocome il mio micino quando l'ho raccolto sotto la pioggia, dice la sera a Luca, intenerita e piena di commozione, e pensa che Piera gli ha messo la mia cuffietta, quella che abbiamo comprato assieme, ti ricordi? Non me lo sarei mai aspettato. Cos, per una combinazione fortuita e in forza di questo momento cos importante per entrambe, che la nascita di Filippo, si scioglie quel nodo di ostile antipatia che divideva le due cognate e si dipana in un leggero ma costante filo di complicit, che le accompagner per tutta la vita. Poche ore dopo, anche i genitori di Giovanni e la suocera ar-

rivano, trafelati, in ospedale: Tutto bene quel che finisce bene, esclama il neo nonno, osservando felice, al di l dei vetri della nursery, il nipotino tanto atteso. Sar uno a cui piace far scherzi, visto quello che ha fatto a noi, arrivando proprio a sorpresa!, esclama poi, ridendo, rivolto a tutti coloro che vocianti e festosi si ammassano accanto alla vetrata.Basta che non siano scherzi insulsi come quelli che fai tu e parla un po' pi piano!, gli sussurra la moglie, tentennando la testa e volgendo lo sguardo in alto. Di certo per nascondere, dietro il suo solito atteggiamento astioso, la commozione che sta assalendo anche lei, pensa tra s e s il marito, cingendole le spalle col suo braccio protettivo, mentre la moglie aggiunge, a bassa voce, dopo aver osservato seria e pensierosa il loro nipotino:Sar meglio che, quando Piera e il bambino escono dall'ospedale, vengano a vivere da noi per i primi giorni, non mi fido a lasciare un esserino cos bisognoso di cure a uno sbadato sempre sopra pensiero come Giovanni e a una donna senza sentimento come Piera. La consuocera intanto rimasta un passo indietro, esitante: Penso a Filippo, mio marito, a quanto sarebbe stato felice in questo momento, dice al consuocero, che nel frattempo le si avvicinato, prendendola sottobraccio, premuroso, mentre lei, finalmente, solleva gli occhi sul nipotino dal nome tanto importante e: Ecco il nostro Filippo, mormora, con un sospiro. Giovanni arriva da Dublino il giorno dopo e raggiunge subito Piera in ospedale. Quando entra nella stanza, lei sta allattando Filippo: Amore, le dice, abbracciandoli entrambi. Speriamo di saperci fare, lei risponde, con un leggero tremito, trovando protezione tra le sue braccia. I giorni successivi, in famiglia, si parla molto della variabile non prevedibile, frutto del caso, sempre pronto a prendersi

gioco dei comuni mortali, che ha fatto s che, sia Giovanni e i suoi genitori, che la mamma di Piera, proprio loro, fossero lontani al momento del parto. Certo che si sono rifatti presto di questa lontananza, osservano divertiti Piera e Giovanni, alcuni giorni dopo il ritorno a casa di mamma e bambino dall'ospedale, quasi impossibilitati ad accostarsi a Filippo, di cui si sono impossessati i tre nonni:Marcandolo davvero stretto, peggio che nelle pi accanite mischie di rugby, come osserva Giovanni. Per fortuna, come era da prevedersi, n Giovanni, n Piera sono gelosi del bambino, anzi, ne delegano ben volentieri la cura ai nonni, presenti in casa loro dalla mattina alla sera. Perfino Sandra ben accolta, lei e i suoi gridolini insulsi, come borbottano Piera e Giovanni, sentendola rivolgersi a Filippo con le stesse smancerie ridicole, che riserva al gatto, puntualizza Giovanni. A proposito del gatto, un pomeriggio Sandra arriva trafelata, portando una cesta di vimini, in cui ha rinchiuso il povero micio Ospite, completamente impietrito e duro come un baccal: Voglio che conosca Filippo, anche lui della famiglia, povero il mio tesorino, esclama, tutta eccitata. Una volta compreso che non si tratta di una visita dal veterinario, destinazione usuale di ogni viaggio nella odiata cesta, il micio Ospite, si riprende d'animo, riacquistando, con passo felpato e austero, la sua dignit e, quando Sandra lo solleva al di sopra della culla di Filippo, urlandogli nell'orecchio destro: Ecco il tuo cuginetto, tesoro della mamma!, il nostro simpatico Ospite finisce di rilassarsi, rassicurato che non si tratta proprio di veterinario, ma di qualche stupida iniziativa tipica di Sandra, come quella volta che lo ha portato in aeroporto per mostrargli gli aerei, visto che il giorno dopo sarebbe partita per un lungo viaggio. Un fine settimana arriva da Londra anche la signora Cecilia,

desiderosa di conoscere il piccolo Filippo e di cominciare a familiarizzare con lui, in quanto, finch Piera lo allatter, Filippo dovr seguirla anche a Londra e dunque sar la signora Cecilia che si sostituir allo staff dei nonni, come dice Giovanni. Piera e Giovanni continuano la loro vita a due, trascorrendo molto tempo assieme, da soli, uscendo talvolta per pranzare in qualche bel ristorante, tranquillizzati e rilassati nel veder che quell'esserino, che hanno atteso con un certo turbamento, paurosi di non essere in grado di prendersene cura in modo adeguato, veleggia sereno e sicuro in quell'oceano di sentimenti amorosi, come osserva Piera, con finta ironia. A proposito di Piera, Giovanni, al ritorno a casa dall'ospedale, dopo il parto, le ha fatto trovare, nella loro stanza, accanto al lettone in radica, un bel divano basso, color arancione, dagli ampi braccioli, cos larghi, da aver quasi la funzione di un tavolino ed qui che lei passa quasi tutte le giornate, davanti al computer, immersa nel suo lavoro. Solo al momento delle poppate, molto frequenti, a dire il vero, vista la salute rigogliosa di Filippo, Piera viene richiamata al suo ruolo di madre, come le dice scherzoso il suocero, mentre lei:Ah, vieni a far rifornimento, esclama, rivolta a quel fagottino energico e vivace, prendendolo tra le braccia, un po' timorosa e imbarazzata, quasi intimidita, atteggiamento cos inusuale in lei. Sia i suoceri, che sua madre, durante le poppate, se ne stanno in disparte, ritrovando la loro usuale riservatezza. E' Giovanni che, se in casa, raggiunge Piera nella loro stanza, sedendosi vicino a lei sul divanone e ogni tanto: Nonni, tutto bene, esclamano all'unisono, sappiamo che siete sulle spine per vostro nipote e non vi fidate di questi due scriteriati stramboni.

Stramboni che hanno gi portato Filippo dal miglior pediatra della citt, a cui potranno far riferimento per i prossimi dieci anni, altro che. E poi, anche per l'allattamento, Piera ha gi disposto che non lo interromper fino almeno al settimo, ottavo mese, e questo comporta di certo dei gran disagi anche per lei, ma non le venuto il minimo dubbio in proposito. Questo quello che conta, ci che concretamente si fa, non tante paroline inutili e moine senza senso. Col loro cervello, la loro organizzazione attenta, il loro pragmatismo, sia Piera che Giovanni non faranno mai mancar nulla al nostro Filippo, che sar sempre in una botte di ferro!, osserva allegro il pap di Giovanni, Noi nonni siamo solo bassa manovalanza, aggiunge, rivolto alla moglie e alla consuocera, che annuisce sorridendo. La moglie, invece, scuote la testa, un po' seccata per il termine manovalanza, che ritiene offensivo.Ecco che, come al solito, non ha il senso dell'ironia, pensa tra s e s il marito, avvilito, pi che irritato, guardandosene bene dal dirglielo, naturalmente. Intanto Giovanni si rivelato un perfetto assistente per queste frequenti pause pranzo di suo figlio, come le chiama lui: quando vede che il bambino ha bisogno di essere preso in braccio, per il ruttino o per staccare un po' l'affannoso ingurgitare, si siede sul divano, accanto a Piera e appoggia Filippo, con la pancina, su uno dei suoi enormi ginocchioni, dandogli dei colpettini leggeri leggeri sulla schiena oppure lo prende delicatamente in braccio e gli fa fare un giretto per la stanza, borbottando tra s e s, a bassa voce: E' come me, dopo mangiato, anch'io ho bisogno di fare due passi per digerire. Ogni tanto, Filippo si appisola per qualche minuto, per riprender le forze, come dice Giovanni, che, sorreggendogli con la mano la testolina reclinata sulla sua spalla, si risiede sul divano, accanto a Piera, la quale, teneramente, gli appoggia la testa sull'altra spalla, come Sacchiotta a Bearotto, pensa tra s e s, in un silenzio rotto solo, di tanto in tan-

to, da qualche flebile gorgoglio, una specie di sospiro, del piccolo Filippo, le cui gambettine non arrivano nemmeno alla stomaco di questo ragazzone, quasi imbarazzato dal delicato fardello. E' in uno di questi momenti che:Quando vai a Londra, finch allatti Filippo, vengo anch'io con voi, dice a Piera, che, stringendosi a lui con il suo usuale trasporto:Grazie, amore, gli sussurra, ho bisogno di te. Nel frattempo, il destino ottuso, appostato dietro la cortina tenebrosa del futuro, sta tessendo un'altra variabile non prevedibile, ma questa volta si tratta di un evento tragico e ingiusto, per chi della giustizia ha un senso terreno e contingente. Anche per Paola, la buona e generosa Paola, arriva la scadenza del parto. La situazione molto complessa, dati i problemi renali insorti durante la difficile gravidanza. Al momento del parto, Riccardo, a cui i medici hanno da tempo pronosticato che bisogner ricorrere ad un intervento cesareo piuttosto rischioso, viste le condizioni di Paola, preferisce avvertire solo Giovanni, ed con il suo sostegno, la sua compartecipazione silenziosa, che deve prendere la decisione pi difficile della sua vita: per salvare Paola, deve rinunciare alla vita del figlio, che nasce morto. Purtroppo Paola non potr pi avere figli. La notte successiva alla tragedia che ha cos ingiustamente colpito Paola e Riccardo, Giovanni e Piera rimangono a lungo svegli, appoggiati l'uno all'altro, cercando in loro stessi, nella forza vitale della loro unione profonda, una ragione per riuscire a non soccombere davanti a questa ennesima conferma di ci che pi li spaventa: la disarmonica stupidit con cui si muove il destino, la sorte, la casualit. Nessuna logica, di cui loro sono maestri e in cui tanto confidano, pu orga-

nizzare e domare gli eventi della vita. L'onda ottusa dell'irrazionale sempre pronta, minacciosa ed infida, ad assalirti alle spalle, nonostante i tuoi sforzi, ed a farti affogare nel nulla. Noi non abbiamo armi per combattere ci, se non quelle della consapevolezza e dell'accettazione inerme e senza speranza, dice Piera, o forse non lo dice, ma tutto tra loro si trasmette per intuizione. Giovanni sospira, e, sollevando dalla culla il piccolo Filippo, l'ora della poppata notturna, lo mette delicatamente tra le braccia di Piera, racchiudendo entrambi in un abbraccio. FINE

CONCLUSIONE

e mail del regista alla zia Lilli


Gentile signora Lilli, sono P.R., il regista a cui suo nipote Giorgio sta inviando da mesi, per e mail, la bozza per la sceneggiatura del mio nuovo film . Nell'ultima e mail inviatami da suo nipote ho conosciuto il titolo della sceneggiatura, che giunta, con mio gran sollievo, al finale, ma, per quelle strane combinazioni della vita che tanto mi piacciono, ho anche potuto leggere, per una svista di suo nipote Giorgio nellinvio, le mail che lei gli ha mandato, da cui scopro che, dietro al pi affermato giovane scrittore italiano, tanto osannato negli ultimi due anni, c lei, cara signora. La zia Lilli. Voglio conoscerla e ho deciso che verr a trovarla la prossima settimana, per completare la stesura della sceneggiatura. Ho gi parlato con suo nipote e le anticipo, per rassicurarla, che cercher di farlo intervenire egualmente nella elaborazione della sceneggiatura del film, ma non come autore. La avverto che, se lei dovesse rinunciare a collaborare con me, non intendo andare avanti nel progetto e ci danneggerebbe ancora di pi Giorgio. Di tutto ci non ho parlato con nessuno, tanto meno con leditore dei due romanzi, n intendo farlo. La cosa non mi compete. Non mi creda un moralista, cara signora, n un giustiziere, tutto ci mi ha molto divertito, pi che scandalizzato e di certo, per quello che posso aver capito di lei, da ci che scrive, anche lei leggendo questa mia e mail si far una bella risata. Certo che se questa sua storia di scrittrice dovesse essere un film, la chiamerei Giovani cannibali, tanto per non essere politically correct. In attesa di vederci, la saluto cordialmente. P.R.

e mail di risposta della zia Lilli al regista


Gentile P.R., ha ragione, la mia prima reazione stata una risata. Come al solito, Giorgio, inviandole per sbaglio la mia e mail, ha fatto quella che lui chiama una bella c . A proposito di cannibalismo, c per un risvolto che rende la situazione un po meno netta sul: Chi ha usato chi. Erano anni che mandavo agli editori i miei romanzi, ma non erano mai stati presi in considerazione. Un giorno, sentendo mio nipote Giorgio, il mio caro Giorgino, vittima di una inflazionata laurea in scienza delle comunicazioni, rispondere per lennesima volta a chi gli chiedeva cosa stesse facendo: Non sto facendo nulla, mi sto solo rompendo il c! gli proposi di inviare a un editore, a nome suo, un mio romanzo. Fatto sta che nel giro di un mese era gi contattato dall'editor di una famosa casa editrice. Ho ancora la raccomandata di convocazione: Gentile Giorgio Z. ho letto il suo scritto e vorrei incontrarla. A parte la trama e una buona scorrevolezza del testo, per altro da ritoccare qua e l, ci che ci ha colpito nel suo romanzo la mancanza di volgarit, sia formale che sostanziale, cosa strana, in un trentenne e il candore nella scoperta dei sentimenti. Le dico subito che, se lincontro avr esito positivo, intenderemmo lanciarla sul mercato come un giovane scrittore fuori dal suo tempo. Quando Giorgio ed io leggemmo la raccomandata di convocazione, ridemmo veramente di cuore, anzi, io risi e lui lanci a raffica la sua immancabile imprecazione: c. c ... c... . Decidemmo, anzi non se ne parl nemmeno, che il segreto restasse tra di noi e lui part per incontrare leditor che lo aveva convocato. Naturalmente la sua intelligenza brillante, la sua presenza spigliata, la sua sensibilit e la sua indiscutibile propensione per il mondo della scrittura, hanno di certo avuto un gran peso nell'in-

fluenzare pi che positivamente la decisione dell'editor. Il resto noto. E dunque, chi ha usato chi? E chi il cannibale? Aspetto la sua visita, con simpatia, Lilli Z. P.S. Non ho ancora sentito Giorgio. Sar troppo impegnato a darsi del c...., secondo il suo solito.

INDICE

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e mail 11, 11 bis allegato 11 e mail 12 e mail 13 e mail 14 e mail 15 primo allegato secondo allegato e mail del regista alla zia Lilli e mail di risposta della zia Lilli al regista allegato 12

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Parliamo l'arabo- tascabile di vocaboli e conversazioni italiano arabo Annessi 2 CD Annessi 6 CD

Parliamo l'arabo Grammatica Le parole italiane di origine araba

Parliamo il cinese tascabile di vocaboli econversazioni italiano cinese,con note di grammatica e dizionario. Annessi 2 CD

Parliamo l'ungherese

tascabile di vocaboli e conver sazioni italiano ungherese, con note di grammatica e dizionario. Annessi 2 CD

Il Sale, il grande amico del nostro organismo Musulmane che ho conosciuto Padova molto a sud di Trento

e mail 1
Caro Giorgino, comincio a mandarti in allegato le prime battute della nuova storia. Mi dici che, a differenza degli altri due romanzi che ti ho scritto, questo dovr diventare una sceneggiatura ... Ricordati, Giorgino, che puoi spedire direttamente al regi-sta gli allegati, cos come te li mando. Ci penser poi lui a dare a tutto il romanzo un assetto compatibile con una vera sceneggiatura. Baci, la zia Lilli

allegato 1
Tutti gli amici si erano rifugiati nella mansarda a: collaudare i due nuovi divanoni, mentre Giovanni era rimasto solo, ad occupare la comoda poltrona del soggiorno, davanti al suo immancabile pc portatile, ed ecco che questa nuova ragazza, scesa per prendersi un bicchiere, lo aveva guardato, gli si era avvicinata e, dopo aver spostato per terra, con mossa decisa, il suo computer ancora acceso, gli si era seduta sulle ginocchia. Pi che seduta, si era adattata ad ogni piega del suo corpo, del suo cuore, gli vien da dire, con un tremito per lui finora sconosciuto, tanto da fargli impercettibilmente serrare le labbra. Questa Piera ...

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