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Il futuro del welfare? E femminile


Roma, 29.2.2012 Intervento di: Carlo Alberto Carnevale Maff Universit Bocconi - Scuola di Direzione Aziendale

Il welfare in tempi di crisi. Il welfare cosa buona. Non per carit cristiana o per solidariet socialista, ma perch produce beni pubblici che da solo il mercato non genera: una ragionevole quota di sicurezza e di integrazione sociale, necessaria agli investimenti personali e aziendali. Una socializzazione dei rischi individuali, che consente la specializzazione del lavoro. Ampie esternalit positive dell'educazione e della salute individuale. In altre parole, il welfare non un grazioso e arbitrario - o peggio obbligatorio - regalo dei ricchi ai poveri, ma un intelligente strumento collettivo per limitare l'entropia sociale. Un corretto livello di welfare, quindi, positivamente correlato alla crescita socioeconomica. Un eccesso di welfare, invece, riduce gli incentivi al rischio e all'investimento. Il welfare e il femminile Il mercato del welfare prevalentemente femminile, sia lato domanda sia lato offerta. Lato domanda perch il welfare, o per fruizione diretta o per relazione d'influenza o per attribuzione di responsabilit, ricade sulle spalle femminili. Lato offerta perch il welfare coinvolge prevalentemente professionalit femminili. Ma ha bisogno di un aumento di produttivit di almeno un ordine di grandezza. E di generare opportunit per attrarre talenti specificamente femminili, che proprio qui possono cercare e trovare chances per una maggiore partecipazione al lavoro. Il welfare deve ripartire dal "femminile" di cultura, non certo di genere. E deve riguardare tutti, non solo le donne. La stessa maternit il primo e fondamentale public good dell'umanit. Avr un sapore un po' retro, ma empiricamente provato, specie in epoca di enorme debito pubblico.

Quale welfare e come farlo Il welfare non serve a ridistribuire. un atto razionale di sviluppo sociale.

A prescindere da quanto welfare sia socialmente desiderabile ed economicamente sostenibile in una comunit e da quali siano i confini rilevanti della responsabilit fiscale di quest'ultima, urgente porsi il problema su quale welfare proporre e su come proporlo. Qual' il perimetro ottimo e desiderabile dell'offerta di welfare? Come organizzare il welfare nel modo pi efficace ed efficiente, e come finanziarlo? Tre proposte semplici: 1. Sussidio della domanda e non dell'offerta (statale): il modello del social vouchering. 2. Mercato non monetario degli impegni comportamentali. Scambiamoci servizi, non denaro. La completa monetarizzazione del welfare ne distorce profondamente gli obiettivi collettivi. 3. Welfare in crowdsourcing e Welfare privato o secondario. Pagato da aziende, fiscalmente favorito dal legislatore, abilitato da una piattaforma di coordinamento, fornito da una rete di imprese convenzionate ai dipendenti fruitori e alle loro famiglie. Il welfare educazione, surplus cognitivo e relazionale. Il welfare in tempi di crisi dovr ripartire da due criteri: Pluralit (di soggetti e di modelli) dell'offerta e universalit (reticolare e attiva, non individuale e passiva) della domanda. Il welfare in tempi di crisi infine una sfida organizzativa, non ideologica, prescrittiva o finalistica. E non solo dell'offerta ma anche della domanda. Come e dopo Facebook, servir anche Welfbook: un nuovo meccanismo di coordinamento e incentivazione del welfare ai tempi della Rete.

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