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12/04/2012

Brasile, terra promessa per i laureati dEuropa Estremo Occidente - Blog - Repubblica.it

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ESTREMO OCCIDENTE
5 APR 2012

di Federico Rampini

Brasile, terra promessa per i laureati dEuropa


Nei prossimi otto anni il Brasile avr bisogno di un milione e centomila ingegneri, pi del doppio di quanti riesce a formarne nelle sue universit. La presidente Dilma Roussef (foto) ha appena lanciato un programma speciale, Scienze senza Frontiere, per finanziare gli studi post-laurea allestero di centomila giovani brasiliani, ma non basta a colmare il deficit di cervelli. Il piano Scienze senza Frontiere la dice lunga su quanto questo Brasile sia sicuro di s. La Roussef non teme che quei giovani connazionali possano rimanere allestero: dove troverebbero le opportunit che gli fornisce il loro paese? Se ne sono accorti anche i giovani europei. Per i nostri neolaureati dei Politecnici di Milano Torino e Genova, le citt di Rio de Janeiro e San Paolo tornano ad essere la terra promessa, proprio come ai tempi dei loro bisnonni. Il flusso di questa emigrazione alla rovescia, dalleurozona ex-ricca verso il gigante dellAmerica latina, sta diventando massiccio. E unemigrazione qualificata, e tra i primi a trarne beneficio sono i giovani laureati spagnoli e portoghesi; non a caso, due dei paesi stremati dalla recessione delleurozona. Dalla Spagna in particolare fuggono gli architetti: formati nellepoca del boom immobiliare iberico, troppi di loro sono disoccupati o lavorano gratis negli studi professionali che li sfruttano in un precariato senza sbocchi. Il Brasile offre molto di pi. Tra i Mondiali di calcio del 2014, le Olimpiadi del 2016, nonch le imponenti scoperte di giacimenti petroliferi offshore, le grandi opere infrastrutturali sono in costante aumento. Per gli esperti di trivellazioni petrolifere sottomarine, o di costruzioni stradali, o di centrali elettriche, una Bengodi dove c posto per tutti. La potenza emergente del Sud dovr investire in infrastrutture 500 miliardi di dollari solo in questo biennio: pi del doppio dellintero Pil del Portogallo. E non a caso dal Portogallo lemigrazione qualificata ha assunto le dimensioni di un esodo di massa: sono gi partiti in centomila, dallinizio della crisi. La Spagna censisce 55.600 uscite verso lemigrazione in soli nove mesi. Il Brasile non si accontenta di essere il magnete dellimmigrazione di talenti dallemisfero settentrionale, sta anche facendo rientrare i propri emigrati. Ancora due anni fa il totale dei brasiliani residenti allestero raggiungeva tre milioni; oggi si stima che quasi la met siano tornati. Per forza: con un mercato del lavoro che tira come quello attuale, una segretaria bilingue che parli perfettamente portoghese e inglese pu guadagnare quello che fino a dieci anni fa era lo stipendio del suo capo. La febbre del Brasile non sembra avere risentito finora del rallentamento della crescita economica. Eppure il gigante sudamericano ha frenato bruscamente la sua corsa. Nel 2010 la crescita del Pil era stata del 7,5% collocando la performance brasiliana subito dietro Cina e India. Lanno scorso il ritmo della crescita si ridotto a poco pi di un terzo: +2,7% stato laumento del Pil nel 2011, un risultato decente se fosse accaduto negli Stati Uniti e addirittura fantastico per lEuropa, ma mediocre per uneconomia emergente. A provocare la frenata sono stati gli effetti collaterali del boom: troppo denaro caldo dallestero, tanto che il Banco Ita in Borsa ha superato la capitalizzazione cumulata di due colossi di Wall Street come Goldman Sachs e Morgan Stanley. Gli investimenti speculativi hanno fatto sopravvalutare la moneta e cos hanno penalizzato le esportazioni industriali. Il Brasile, contrariamente agli stereotipi pi diffusi, non vive solo di export agricolo e di materie prime, ha un settore manifatturiero importante, che non pu reggere a lungo una moneta troppo cara. Dallinizio dellanno Dilma Roussef ha reagito con una robusta dose di protezionismo, e una politica monetaria volta a indebolire il real. Le previsioni ora indicano una leggera ripresa e molti economisti stimano che la crescita del 2012 sar del 3,5%. Le difficolt degli ultimi mesi non hanno ancora raffreddato il mercato del lavoro, dove il tasso di disoccupazione al 4,7% resta meno della met di quello europeo. La presidente Roussef ha dovuto incaricare una task force di varare corsie preferenziali per i rilasci di visti di lavoro agli stranieri qualificati. La missione affidata alleconomista Ricardo Paes de Barros, presso la Segreteria Affari Strategici della presidenza. Il Brasile oggi unoasi di prosperit rispetto alla recessione europea, molti talenti vogliono venire, c interesse presso la manodopera qualificata, e abbiamo gi concesso permessi al ritmo di 51.353 in nove mesi, un aumento del 32% rispetto allanno precedente, spiega leconomista. I primi destinatari di queste Green Card brasiliane, permessi di residenza per chi si trasferisce a lavorare nei mestieri di punta, sono proprio i laureati europei. Dalla Spagna e dal Portogallo gli arrivi stanno crescendo del 45% allanno: evidentemente non importa che il Brasile rallenti, perch i paesi pi deboli delleurozona in confronto stanno in condizioni molto peggiori. Alcune multinazionali brasiliane, per velocizzare le procedure sui visti in ingresso, hanno perfino aperto degli uffici di reclutamento a Madrid e Lisbona, vanno ad assumere i giovani professionisti direttamente nei luoghi dorigine. Questa fuga verso i mari del Sud provoca curiosit e scatena commenti da una parte e dallaltra dellAtlantico. Spagna e Portogallo vivono per la prima volta da molti secoli una situazione di questo tipo, in cui le ex-colonie diventano il porto dapprodo per chi fugge dalla mancanza di speranze nel proprio paese. I brasiliani osservano con un misto di curiosit, divertimento e rivincita. Matias Spektor, studioso della Fondazione Getulio Vargas (uno dei pi autorevoli think tank brasiliani) ha notato una curiosa analogia con il passato del suo paese: Quando sono stato a New York, e ho visto il movimento Occupy Wall Street a Zuccotti Park, mi parso di rivivere la stessa indignazione per le diseguaglianze crescenti, la stessa diffidenza verso le oligarchie, che noi respiravamo in Brasile negli anni Ottanta. Profumo di anni Ottanta alla rovescia. Allora infatti quando si parlava di default, bancarotte sovrane, o spread sui bond, i paesi sullorlo del crac erano quelli dellAmerica latina. Era a Brasilia che arrivavano i tecnocrati del Fondo monetario internazionale, per imporre quellausterity che oggi viene somministrata ad Atene, Roma e Madrid. Il debito pubblico brasiliano oggi gode di una solidit evidente: nel corso del 2011 il costo dei credit default swaps, i titoli derivati che fungono da contratti assicurativi in caso di bancarotta, sceso per i bond brasiliani al di sotto di quelli emessi dal Tesoro degli Stati Uniti. Larrivo di una massa crescente di giovani talenti, professionisti o neolaureati, dallEuropa al Brasile, un rovesciamento dei flussi migratori in direzione Nord-Sud. Eppure non una novit storica assoluta. Il Brasile in realt ha avuto delle politiche dincentivo allimmigrazione anche in epoche molto lontane della sua storia. Nel 1888 con labolizione della schiavit part un vasto programma per incoraggiare limmigrazione dallEuropa. Allepoca, come ricorda il sociologo Sebastiao Nascimento delluniversit di Campinas, uno degli obiettivi era quello di riequilibrare la composizione etnica aumentando il peso della componente bianca nella popolazione. Oggi lobiettivo della socialdemocratica Roussef ben diverso. Non interessa che i giovani italiani, spagnoli o portoghesi siano bianchi, ma che abbiano le lauree giuste e le competenze di cui il Brasile affamato nella corsa verso la sua modernizzazione.
Scritto in BRIC, istruzione, lavoro sindacati | 3 Commenti

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12/04/2012
3 COMMENTI

Brasile, terra promessa per i laureati dEuropa Estremo Occidente - Blog - Repubblica.it

Federico Rampini 11 aprile 2012 alle 19:24


Nellimmediato i paesi emergenti assorbono soprattutto professionalit di tipo tecnico-scientifico. Negli Stati Uniti per in corso una rivalutazione degli studi umanistici. Era ora. Federico Rampini

alessandro.cml 8 aprile 2012 alle 23:07


Gentile Dott.Rampini, sono un ragazzo di 24 anni particolarmente interessato ed incuriosito dalla lucidit del suo pensiero, sia che si manifesti nella forma di un articolo oppure di un libro. Ed proprio la sua brillantezza analitica nel cogliere e descrivere dinamiche globali ,ad aggiungere ansie alle gi numerose preoccupazioni che si accumulano nella testa di un neolaureato (triennale) in Scienze Politiche, come me. Ok, c un occidente che declina insieme alle opportunit di impiego che offre, e un Sud (o Est) che cresce creando lavoro. Ma seguendo il discorso del suo post , il lavoro creato nel Sud del mondo sembra rivolto pi che altro a quelle conoscenze pi immediatamente applicabili come Ingegneria, Medicina etc. che andrebbero ad incontrare la domanda di questi paesi in forte espansione. Ma allora mi chiedo: ho sbagliato tutto nel puntare su un tipo di conoscenza umanistica che, nonostante la sua poca praticit, continuo a reputare squisita? Di tali conoscenze, vi necessit nei paesi in questione? ale.camilleri@hotmail.it

bigalfry 7 aprile 2012 alle 22:35


Ironico il destino, eh? Speriamo che anche il Vecchio Continente conosca la sua rinascita e che lo sviluppo si diffonda in tutto il mondo. Ormai abbastanza diffuso: Giappone, India, Cina(sulle ultime due c ancora un po da lavorare), COrea del Sud, Sudafrica, America del Nord(anche il Messico si sta dando da fare, Cile, Brasile e in generale tutta lAmerica latina, Russia(ma non dappertutto ancora), Europa(sperando che non torni indietro e alcuni paesi arabi(Turchia per esempio) e Israele. Facciamo allungare la lista e fermiamo questa crisi. E, per favore, stiamo attenti allambiente. Speriamo in bene!

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