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Katharine Crawford Senior Paper Fall 2009 La peste nella letteratura italiana La peste un soggetto importante nella letteratura

a italiana perch fa da sfondo a romanzi e poesie signifcativi, e fa anche vedere come la peste abbia segnato la storia d'Italia per un certo periodo. Con il lavoro di Petrarca, Boccaccio e Manzoni possiamo vedere la peste come una malattia e un evento del passato assieme. La peste un tema importante nella letteratura italiana, specialmente grazie ai lavori degli autori sopra citati.

La peste apparsa in Europa in 1347 ed venuta del deserto del Gobi. E stata unepidemia bruttissima con tante persone morte a livello altissimo, tanto che oggi non sappiamo per sicuro quante siano state. A Firenze tanti ufficiali non erano daccordo sul numero degli infettati, ma nella citt ci sono stati circa 4,000 morti nel 1347, 53,000 nel 1348, 36,000 morti fra il 1360 e il 1363 e, infine, 17,000 morti fra il 1373 e il 1374. I numeri non sono sicuri, e secondo lo scrittore Boccaccio, nel 1348 ci furono 100,000 morti. E impossibile determinare i numeri giusti per cui possiamo solo immaginarne leffetto devastante. Il popolo non sapeva tanto della peste durante questa epidemia, ma durante la seconda epidemica del 1630 hanno imparato tanto. I

medici non hanno compreso tutto sulla peste, ma hanno capito che la prevenzione stata pi importante della terapia. Questa teoria ha salvato molte vite ed simile alle teorie sulla peste che abbiamo oggi. Invece, in quel periodo, l'idea che si aveva sull'origine della peste era totalmente sbagliata.

I medici e i filosofi hanno capito che le cause della peste sono stati atomi velenosi. Questi atomi hanno infettato laria, che poi diventata velenosa. Questi atomi, inoltre, sono stati molto appiccicosi e si sono attaccati su vestiti, oggetti e persone in giro. Poi le persone, oggetti o vestiti hanno portato gli atomi tossici in giro e altre persone hanno perci inalato gli atomi, ammalandosi. Perci, il solo modo di evitare linfezione era di andare in isolamento. In Francia, hanno inventato un nuovo vestito per controllare linfezione. Era fatto di lino e coperto di cera e altre cose aromatiche. Con questa tunica gli atomi tossici non potevano attaccarsi alla stoffa o alla pelle. Questa tunica funzionava, ma non come i medici pensavano. Le vere cause della peste sono state, infatti, le pulci. La tunica ha protetto il medico delle pulci, e perci dalla peste. I medici non hanno compreso bene le ragioni scatenanti la peste, ma hanno scoperto una parte della verit. Hanno capito che la peste era pi prevalente durante lestate, ma non hanno capito il perch. Hanno

pensato che laria malsana aveva dovuto da vapori tossici e altre cose che marcivano pi facilmente durante i mesi estivi. Partendo da questa idea hanno quindi formato il progetto di pulire le case e le strade del popolo. Nel 1630 a Firenze gli ufficiali della citt hanno diviso la citt in sestieri. Ogni sestiere stato supervisionato da un membro di Compagnia di San Michele. Questi uomini sono andati in giro per le case dei poveri e hanno pulito tutte le persone. Quindi il Granduca ha poi ordinato nuovi materassi per tutti gli indigenti. Per la sola citt di Firenze il duca ha pagato ben 1,347 nuovi materassi. La cosa strana era che questi materassi non erano delle persone infettate, invece di quelle in salute. Questazione di sostituire i materassi sporchi per quelli puliti era la prima misura preventiva di quel periodo. Durante questo periodo alcune zone hanno poi fatto un bando o sospensione per le altre zone, dove cera infezione della peste. Nessun persona o oggetto della zona bandita poteva entrare in una pulita. Questazione ha controllato la proliferazione dellinfezione della peste. Controllare linfezione non e stato sempre facile, perch medici non erano sempre sicuri che una certa malattia fosse proprio la peste. Allinizio dellepidemia del 1630 nessuno voleva ammettere che questa malattia avrebbe portato ad unepidemia. Nella citt di Busto Arsizio il medico che ha pronunciato linizio dellepidemia stato

assassinato. In altre citt la situazione non era sempre cos severa, ma allo stesso tempo nessun medico volevo annunciare lepidemia. Alcuni sintomi, come bubboni e pustole, non erano sempre presenti, per cui era difficile capire quando una malattia era la peste o solo un virus. Prima di sotterrare i morti, la famiglia doveva fare vedere una notizia del medico in cui diceva che luomo era morto di una certa malattia o qualcosaltro che comunque non fosse la peste. In generale il popolo ha sopravvalutato la contagiosit della peste perch i sintomi erano molto gravi. Un medico di Bologna ha riportato che, In some people very painful buboes appeared in the groin, and they showed in their center a tuberculum like a vetch seed. Some of the patients experienced anxiety, headache, thirst, small red spots which looked like flea bites on the skin, vomiting, and cloudy urineBesides those mentioned, the usual symptoms were delirium, dry tongue, and carbuncles in various parts of the body other than in the gland areas. Not all symptoms appeared in conjunction in all cases, but patients shared them in various degrees (Cipolla, 89). Un medico di Firenze, Antonio Pellicini ha spiegato i sintomi cos, severe headache, anxious insomnia, mental derangment, burning thirst, lack of appetite, panting respiration, continuous

anxiety, bitter vomiting, foul diarrhea, cloudy urine, very infelicitous pulse, burning face and eyes, dry and black tongue, unusual facial expression, unspeakable prostration. In addition, sometimes petechiae-like spots appear on the skin and also horrible pustole which contain water and are hideously black like carbuncles (Cipolla, 90). I sintomi erano molto brutti e severi. La peste era molto pi presente nelle citt che nella campagna. Allinizio dellepidemia il 90% degli infettati morirono, ma dopo un paio di settimane la percentuale era diminuita fino al %30. Quasi tutti i morti erano di citt. La peste era un avvenimento molto significativo e presente nella letteratura di tutti e due i periodi. Petrarca non ha mai scritto della peste, ma il suo lavoro stato influenzato della peste. Petrarca nato il 20 luglio 1304 ad Arezzo. Ha studiato a Montpellier e allUniversit di Bologna. diventato uno scrittore, poeta, e prete con la chiesa cattolica. Poich che era un prete non poteva sposarsi e nemmeno avere bambini, ma aveva comunque dato alla luce due bambini, Giovanni e Francesca. Sfortunatamente, Giovanni fu ucciso dalla peste nel 1361. Petrarca era famoso per i suoi lavori scritti in latino. I lavori pi famosi sono il Canzoniere e i Trionfi. Il soggetto predominante del Canzoniere donna Laura. Petrarca ha incontrato Laura davanti alla

chiesa di Sante Claire ad Avignone il 6 aprile 1327. Presumibilmente si e innamorato subito di Laura chiedendole di sposarlo, ma lei ha rifiuto perche era gi unita in matrimonio. Nel Canzoniere ha scritto sempre dellamore per Laura, fino al 1348. Poi, nel 1348, Laura fu uccisa dalla peste. La sua morte ha cambiato lo stile del Petrarca e il soggetto del Canzoniere. Prima della morte di Laura Petrarca aveva scritto di Laura e la sua bellezza, di solito servendosi dellallusione a Lauro. Nella parte trenta del Canzoniere ha scritto: seguir l'ombra di quel dolce lauro alludendo con lauro alla sua amata. Nella stessa parte lui ha scritto di nuovo di Laura, con unaltra allusione: N Non fur gi mai veduti s begli occhio ne la nostra etade o ne' p prim'anni,che mi struggon cos come 'l sol neve;onde procede c l lagrimosa rivach'Amor conduce a pie' del duro lauroch' i rami di c diamante, et d'r le chiome. Lui ha scritto sempre fra le righe, ma dopo la sua morte ha parlato di Laura pi chiaramente. Nella parte 332 lui ha descritto il suo dolore e i desideri, Morte m' morto, et sola p far

Mortech'i' torni a riveder quel viso lieto c

c che piacer mi facea i sospiri e 'l pianto,

l l'aura dolce et la pioggia a le mie notti,

quando i penseri electi tessea in rime, a

Amor alzando il mio debile stile.

O Or avess'io un s pietoso stile c che Laura mia potesse trre a Morte, c come Euridice Orpheo sua senza rime, c ch'i' vivrei anchor pi che mai lieto! S'esser non p, qualchuna d'este notti n chiuda omai queste due fonti di pianto. Nei lavori di Petrarca non ce niente che riguardi peste, ma questa ha comunque condizionato la sua vita. Prima il suo unico figlio, e poi il suo amore, Laura, sono morti a causa della peste. Nel Canzoniere, si vede come la morte di Laura ha condizionato la sua vita. Allo stesso tempo, Boccaccio ha usato la peste come un sobbalzo per il suo romanzo, il Decameron. Boccaccio nato nel 1313 vicino a Firenze. E cresciuto a Firenze ma nel 1326 lui e la sua famiglia hanno

traslocato a Napoli per motivi di lavoro del padre. A Napoli ha cominciato a scrivere tesi e poesie. Poi, a Napoli arrivata la peste, e cos ha traslocato a Firenze per evitare la malattia. A Firenze Boccaccio ha incontrato Petrarca e sono diventati buoni amici. Nel 1347 ha passato il tempo a Ravenna, dove ha scritto di pi. Fra il 1349 e il 1352 ha composto il suo lavoro pi importante, il Decameron. Il libro cominciata con una descrizione della peste. Petrarca ha usato tanta descrizione medica. Comincia prima a parlare dellinizio della peste a Firenze. Nella seconda parte dellintroduzione della prima giornata lui scrive, Dico adunque che gi erano gli anni della fruttifera incarnazione del Figliuolo di Dio al numero pervenuti di milletrecentoquarantotto, quando nella egregia citt di Fiorenza, oltre a ogn'altra italica bellissima, pervenne la mortifera pestilenza: la quale, per operazion de' corpi superiori o per le nostre inique opere da giusta ira di Dio a nostra correzione mandata sopra i mortali, alquanti anni davanti nelle parti orientali incominciata. Boccaccio , invece, uno dei primi scrittori che scrive della peste, e con il suo lavoro, capiamo la data precisa su quando la peste arriva a Firenze e anche come la gente viene infettata. In questa parte lui descrive uno dei sintomi della peste, sotto le ditella certe enfiature, delle quali

alcune crescevano come una comunal mela, altre come uno uovo, e alcune pi e alcun'altre meno, le quali i volgari nominavan gavoccioli (2). Poi descrive il sintomo piu famoso, da questo appresso s'incominci la qualit della predetta infermit a permutare in macchie nere o livide, le quali nelle braccia e per le cosce e in ciascuna altra parte del corpo apparivano a molti, a cui grandi e rade e a cui minute e spesse. E come il gavocciolo primieramente era stato e ancora era certissimo indizio di futura morte, cos erano queste a ciascuno a cui venieno (2). La sua descrizione era una delle pi precise e dettagliate. I personaggi, con cui lui scriveva il Decameron, hanno parlato della peste in loro modo. La peste non era solo un problema di salute, ma anche di mente. Pampinea era la ragazza che aveva pensato di scappare dalla peste e dalla citt e andare in campagna. Ad un certo punto durante lintroduzione della prima giornata Pampinea dice, Per ci che, quantunque quivi cos muoiano i lavoratori come qui fanno i cittadini, v' tanto minore il dispiacere quanto vi sono pi che nella citt rade le case e gli abitanti (Boccaccio, I,Intro, 68). Allora, il gruppo di giovani scappano non solo la malattia, ma anche lansia che viene con I morti della peste. Allora, lo scrittore Boccaccio ha usato la peste come un catalizzatore nel suo libro, il Decameron. La situazione dei ragazzi era

causata della peste. Sono scappati in campagna per evitare la peste e i morti. Trecento anni dopo, lo scrittore Alessandro Manzoni ha usato la peste come la premessa per il suo libro, I Promessi Sposi, e anche lappendice del libro, La colonna infame. Alessandro Manzoni nacque il 7 marzo 1785 a Milano dalla mamma Giulia Beccaria e il padre Pietro Manzoni. Giulia era la figlia del celebre autore Cesare Beccaria autore di Dei delitti e delle pene. In realt il padre biologico di Alessandro era Giovanni Verri, e il matrimonio di Giulia e Pietro era di convivenza perch Giulia era rimasta incinta dopo il suo rapporto sessuale con Giovanni Verri. Giovanni Verri era il fratello minore di Pietro e Alessandro Verri, due filosofi e scrittori famosi, ed era di famiglia nobile. Per queste ragioni non poteva sposarsi con Giulia. Dai sei fino ai sedici anni Manzoni stato educato nelle scuole religiose. Nel 1801 andato ad abitare con suo padre Pietro. Ha conosciuto alcune ragazze e ha giocato adazzardo. Durante questo periodo ha composto le sue prime poesie. Ha scritto due sonetti, durante questa fase, in stile classico. Dopo la morte di suo padre ha traslocato nel quartiere degli alcolisti anonimi Auteuil a Parigi per abitare con la madre. Questa stata una bella esperienza per lui perch qui lui stato circondato da persone provenienti da vari circoli letterari. Qui ha conosciuto Claude Fauriel , che ha avuto una grande influenza sul suo

lavoro. Fauriel gli ha fatto capire che il modo di scrivere non doveva essere rigido e preciso, ma poteva scrivere in un modo pi vero. Immerso nella cultura francese, ha scoperto le idee della filosofia ascetica e sensista e ci ha favorito il cambiamento delle sue posizioni romantiche in favore di quelle pi razionaliste. Durante questa epoca ad Auteuil, i lavori del Manzoni sono stati finalmente pubblicati. Una poesia era nel stile neoclassico intitolato Urania e laltro era sulla morte del conte Carlo Imbonati in endecasillabi sciolti. Dopo la pubblicazione di Urania, Manzoni ha dichiarato che non avrebbe scritto mai pi nel modo in cui ha scritto Urania. Dopo questa poesia si e espresso in modo molto contrario allo stile neoclassico. Manzoni non era religioso ma nel 1808 si e sposato con Enrichetta Blondel che era una devota calvinista. Insieme sono tornati a Parigi, dove Manzoni ha passato tanto tempo insieme con il sacerdote Eustachio Degola. Grazie a questa conoscenza hanno entrambi abiurato il calvinismo e si sono riavvicinati al cattolicesimo. Dopo il suo cambiamento verso il cattolicismo, il Manzoni ha scritto cinque Inni Sacri, La Resurrezione, Il nome di Maria, Il Natale, La Passione e La Pentecoste. Nel 1819 loro hanno traslocato a Parigi permanentemente, dove Manzoni ha scritto la sua prima tragedia, Il conte di Carmagnola. Poi, con linspirazione della morte di Napoleone nel 1821, ha scritto il Cinque Maggio. Nel 1822 ha scritto la sua seconda

tragedia, Adelchi, che aveva tante illusioni al rovesciamento del governo italiano del Charlemagne e agli austriaci. Durante questo periodo lui ha cominciato il suo capolavoro I promessi sposi. Nel 1823 ha finito il manoscritto ed stato pubblicato nellanno 1825, fino al 1827. Gli austriaci non erano contenti del lavoro di Manzoni, specialmente Adelchi con il criticismo sul governo austriaco, e lui si doveva smettere a scrivere le cose nuove. Allora, lui ha rilavorato sul I promessi sposi e nel 1840 ha fatto pubblicare la nuova riscrittura. Con questa versione, lui ha aggiunto unaltra tesina, chiamata La colonna infame. Nel 1860 lui stato nominato nel Primo Parlamento dellItalia Unita. La peste era lo sfondo del I promessi sposi. Durante il periodo della dominazione spagnola cera infatti il grande problema della peste. Il romanzo e inizialmente ambientato nella zona del lago Como, dove abitano due innamorati di nome Lucia e Renzo. Loro si sposano, ma ce don Rodrigo, un uomo molto importante e spaventoso, che vuole sposarsi con Lucia. Lucia e Renzo provano a sposarsi, ma non ci riescono. Durante il romanzo provono a sposarsi tante volte e chiedono aiuto a tante persone. Renzo accusato di aver fatto un crimine che non ha fatto e deve scappare. Lui va a Bergamo a trovare suo cugino. Ad un certo punto Renzo diventa molto ammalato. Scopre che la peste e non fa niente per curarsi. Ma in un avvenimento fortunato guarisce. Nel capitolo 33 parte 42 scritto, Si cur da s, cio non fece nulla;ne fu fin di morte, ma la sua buona complessione vinse la

forza del male: in pochi giorni, si trov fuor di pericolo (Manzoni). Con questo esempio vediamo che non tutti muoiono di peste. La peste non uccideva tutti quelli infettati, ma era sempre nella mente del popolo. Renzo si sveglia dopo una sera di divertimento e pensa, Ricorreva col pensiero allagosto, alla vernaccia, al disordine; avrebbe voluto poter dar loro tutta la colpa; ma a queste idee si sostituiva sempre da s quella che allora era associata con tutte, chentrava, per dir cos, da tutti i sensi, che sera ficcata in tutti i discorsi dello stravizio, giacch era ancor pi facile prenderla in scherzo, che passarla sotto silenzio: la peste (cap. 33, 6, Manzoni). La peste era al centro del romanzo, I promessi sposi, e al centro delle menti di molte persone a Milano negli anni 1630. Manzoni scrive, Una gran parte dellaltra gente languiva o moriva; e quelli cherano stati fin allora illesi dal morbo, ne vivevano in continuo timore; andavan riservati, guardinghi, con passi misurati, con visi sospettosi, con fretta ed esitazione insieme: ch tutto poteva esser contro di loro arme di ferita mortale (Cap 31, 54, Manzoni). Con il romanzo de I promessi sposi vediamo laltra parte della tragedia della peste. La mentalit del popolo diventa disperata. Questa mentalit seguito delle azioni forti. Durante il viaggio a Milano Renzo sincontra con una donna su un balcone. Lei disperata e dice O quel giovane, per i vostri poveri morti, fate la carit dandare a avvertire il commissario che siamo qui dimenticati. Ci hanno chiusi in casa come sospetti, perche il mio povero marito morto; ci hanno

inchiodato luscio, come vedete; e da ier mattina, nessuno venuto a portarci da mangiare. In tante ore che siam qui, non me mai capitato un cristiano che me la facesse questa carit; e questi poveri innocenti moion di fame (Cap 34, 10, Manzoni). Con questo esempio vediamo la forza della paura della peste. Ne troviamo un altro simile, quando Renzo arriva alla casa dove lavorava Lucia. Bussa alla porta e chiede alla signora se ce Lucia in casa. Lei risponde che Lucia andata al Lazzaretto, e poi la signora si rifiuta di dire pi. Renzo continua bussare e subito una donna lo accusa di essere un untore. Durante il periodo della peste, cera questo timore degli untori. La gente credeva che cera un gruppo dei uomini che andava in giro a ungere le porte delle case con la peste. Allora, mentre Renzo bussava sulla porta della signora, unaltra donna vedendolo urlava: Luntore! Dagli! Dagli! Dagli alluntore!(cap 34, 53, Manzoni). La donna accusa Renzo di essere un untore solo per il fatto che lui stesse bussando alla porta. La peste aveva davvero spaventato tutti fino a farli diventare folli. Alla fine del romanzo Renzo trova Lucia guarita a Lazzaretto e finalmente si sposano. Con questo romanzo vediamo la storia della peste e la pazzia che viene alla gente di causa della peste. Nella versione finale dei Promessi Sposi, Manzoni ha aggiunto La Colonna Infame, un piccolo saggio storico che descriveva la peste con numerosi dettagli. Manzoni ha usato la peste per fare un romanzo storico e vero, e

grazie a questo anche i particolari della peste sono arrivati fino alla nostra generazione. Manzoni ha usato la peste come un soggetto profondo nel suo capolavoro, I Promessi Sposi. Si leggono i dettagli della peste e anche la mentalit della gente durante questo periodo. Con il suo libro, abbiamo una finestra per vedere il passato con gli occhi di Renzo. La peste significativa perch fa da base del romanzo e questo romanzo e uno di grande stile e influenza. Con il Decameron abbiamo visto unaltra parte della mentalit della gente. Invece di quella di paura in citt, abbiamo visto la paura da lontano e la voglia di scappare. Infine, con il lavoro di Petrarca, vediamo gli effetti personali della peste. Petrarca non ha scritto mai, ma ha scritto della perdita del suo amore a causa della peste. Con il suo lavoro leggiamo della tristezza di uno che ha perso una persona a causa della peste. Le sue poesie su Laura erano belle e profonde. Per riassumere, con i lavori di Petrarca, Boccaccio, e Manzoni, vediamo la profondit e importanza della peste nella letteratura italiana.

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