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Nerone

Nerone fu il quinto ed ultimo imperatore della dinastia giulio-claudia succedendo al suo padre adottivo Claudio nell'anno 54 e govern per quattordici anni fino al suicidio all'et di 30 anni. Per la sua politica favorevole al popolo fu inviso alla classe aristocratica, motivo per cui ne fu tramandata un'immagine di tiranno, parzialmente rivista dalla maggioranza degli storici moderni, i quali ritengono che non fosse n pazzo - come lo descrissero alcune fonti - n particolarmente crudele, ma che i suoi comportamenti fossero simili a quelli di altri imperatori non ugualmente giudicati; inoltre fu accusato del grande incendio di Roma, fatto da cui gli studiosi moderni tendono a discolparlo.

Genealogia
Il padre apparteneva alla famiglia dei Domizi Enobarbi, una stirpe considerata di "nobilt plebea", (cio recente), mentre la madre era figlia dell'acclamato condottiero Germanico, nipote di Marco Antonio, di Agrippa e di Augusto, nonch sorella dell'imperatore Caligola che quindi era suo zio materno. Nel 39 Agrippina Minore, sua madre, amante del potere e descritta da molti come spietatamente ambiziosa, fu scoperta coinvolta in una congiura contro il fratello Caligola e venne quindi mandata in esilio nell'isola di Pandataria nel mar Tirreno, nell'arcipelago Pontino. In quegli anni il piccolo Lucio visse con la zia Domizia Lepida, che egli am pi della madre e dalla quale avrebbe imparato l'amore per lo spettacolo e per la danza. L'anno seguente il marito di lei, Gneo, mor e il suo patrimonio venne confiscato da Caligola stesso. Lucio nel frattempo fu affidato alle cure della zia, Domizia Lepida, ed alle nutrici Egogle ed Alessandra. Essendo la zia di non elevata condizione economica, in questi primi anni i precettori furono un barbiere ed un ballerino, i quali anch'essi aiutarono Lucio a coltivare l'amore per la danza e per lo spettacolo.[2] Nel 41 Caligola venne assassinato, cos Agrippina Minore pot ritornare a Roma ad occuparsi del figlio dell'et di quattro anni, attraverso il quale aveva intenzione di attuare la propria opera di rivalsa. Lucio venne affidato a due liberti greci (Aniceto e Berillo) per poi proseguire gli studi con due sapienti dell'epoca: Cheremone d'Alessandria e Alessandro di Ege, grazie ai quali il giovane allievo svilupp il proprio filoellenismo. Nel 49 Agrippina Minore spos l'imperatore Claudio, che era suo zio, ed ottenne la revoca dell'esilio di Seneca, allo scopo di servirsi del celebre filosofo quale nuovo precettore del figlio. Inoltre, visto che il giovane Lucio dimostrava maggior affetto verso la zia Domizia Lepida, Agrippina per gelosia, la fece accusare di avere complottato contro l'imperatore, ottenendone da Claudio la condanna a morte. Nell'occasione, l'undicenne Lucio fu minacciato e costretto dalla madre a testimoniare contro la zia. Poco dopo, gli fu imposto il fidanzamento con Ottavia, figlia di Claudio, di otto anni.

Matrimonio
Il primo scandalo del regno di Nerone coincise col suo primo matrimonio, considerato incestuoso, con la cugina Claudia Ottavia, figlia di suo zio Claudio; Nerone pi tardi divorzi da lei quando s'innamor di Poppea. Questa, descritta come una donna notevolmente bella, sarebbe stata coinvolta prima del matrimonio con l'imperatore, in una storia d'amore con Marco Salvio Otone, amico di Nerone stesso.

Nel 59 Poppea fu sospettata d'aver organizzato l'omicidio di Agrippina, mentre Otone venne inviato come governatore in Lusitania, l'odierno Portogallo. Nel 62 Nerone spos Poppea dopo aver ripudiato Claudia Ottavia per sterilit e averla relegata in Campania. Alcune manifestazioni popolari in favore della prima moglie, convinsero l'Imperatore delle necessit di eliminarla, dopo averla accusata di tradimento. Lo stesso anno Burro mor, forse ucciso per ordine di Nerone, e Seneca si ritir a vita privata; la carica di prefetto del Pretorio venne assegnata a Tigellino (gi esiliato da Caligola per adulterio con Agrippina). Contemporaneamente vennero introdotte una serie di leggi sul tradimento, che provocarono l'esecuzione di numerose condanne capitali. Nel 63 Nerone e Poppea ebbero una figlia, Claudia Augusta, che tuttavia mor ancora in fasce.

Il grande incendio di Roma


In realt il grande incendio che devast Roma nel 64 d.C. fu appiccato molto probabilmente da un pugno di fanatici appartenenti alla frangia pi estremista della comunit cristiana, istigati da esponenti di quel ceto aristocratico tra le cui file si celavano i veri ispiratori di tutta l'operazione. Allo scoppio del questo, l'imperatore si trovava ad Anzio, ma raggiunse immediatamente l'Urbe per conoscere l'entit del pericolo e decidere le contromisure, organizzando in modo efficiente i soccorsi, partecipando in prima persona agli sforzi per spegnere l'incendio. Nerone mise sotto accusa i Cristiani residenti a Roma. Dai duecento ai trecento cristiani vennero messi a morte. Nonostante la ricostruzione dei fatti sia incerta e molti aspetti della vicenda siano ancora controversi, l'immagine iconografica dell'imperatore che suona la lira dal punto pi alto del Palatino mentre Roma bruciava ormai ampiamente superata e considerata inattendibile. Al contrario, l'imperatore apr addirittura i suoi giardini per mettere in salvo la popolazione e si attir l'odio dei patrizi facendo sequestrare imponenti quantitativi di derrate alimentari per sfamarla. In occasione dei lavori di ricostruzione, Nerone dett nuove e lungimiranti regole edilizie, destinate a frenare gli eccessi della speculazione e tracciare un nuovo impianto urbanistico, sul quale tuttora fondata la citt. In seguito all'incendio egli recuper una vasta area distrutta, facendo realizzare il faraonico complesso edilizio noto come Domus Aurea, la sua residenza personale, che giunse a comprendere il Palatino, le pendici dell'Esquilino e parte del Celio.

Viaggi
Nel 65 venne scoperta la congiura pisoniana (cos chiamata da Gaio Calpurnio Pisone) e i cospiratori, tra cui anche Seneca, vennero costretti al suicidio. La stessa sorte tocc anche Gneo Domizio Corbulone. In quel periodo, poi, secondo la tradizione cristiana, Nerone ordin anche la decapitazione di San Paolo e, pi tardi, la crocifissione di San Pietro. Nello stesso anno, Poppea, in attesa del secondogenito di Nerone, mor a causa di incidente di gravidanza, e non a causa di un calcio sferratole dal marito come opinione comune. Secondo Svetonio invece, Nerone l'avrebbe ripudiata per sposare Statilia Messalina e Poppea, ritiratasi nella sua villa del Vesuviano, ad Oplontis, sarebbe morta nel 79 durante l'eruzione del Vesuvio. Nel 67, l'imperatore viaggi fra le isole della Grecia, a bordo di una lussuosa galea sulla quale divertiva gli ospiti (fra questi anche tutti gli stupefatti notabili delle citt visitate e tributarie di Roma, compresa Atene) con prestazioni artistiche, mentre a Roma, Ninfidio Sabino andava procurandosi il consenso di pretoriani e senatori.

Politica estera
Placata una rivolta nel regno d'Armenia nel 64, Nerone pot fregiarsi del titolo di Imperator incoronando a Roma il re Tiridate I ed inaugurando, nel contempo, i festeggiamenti per la ricorrenza del trecentesimo anniversario della prima chiusura delle porte del tempio di Giano per la pace ecumenica raggiunta in tutto l'impero. Nerone fece coniare una moneta sulla quale, nel dritto appare la sua figura con il capo incoronato e l' aspetto fiero riportante la scritta: " IMP NERO CAESAR AVG GERM " e sul rovescio il tempio di Giano "a porte chiuse" con la scritta: "PACE P R UBIQ PARTAIANVM CLVSIT S C". Per la prima volta dunque un imperatore di Roma si fregi del titolo di Imperatore. Nel corso del suo principato continu la conquista della Britannia, anche se negli anni 60-61 fu interrotta da una rivolta capeggiata da una certa Budicca.

Morte e sepoltura
Gaio Giulio Vindice, governatore della Gallia Lugdunense, si ribell dopo il ritorno dell'imperatore a Roma, e questo spinse Nerone ad una nuova ondata repressiva: fra gli altri ordin il suicidio al generale Servio Sulpicio Galba, allora governatore nelle province ispaniche: questi, privo di alternative, dichiar la sua fedelt al Senato ed al popolo romano, non riconoscendo pi l'autorit di Nerone. Si ribell quindi anche Lucio Clodio Macero, comandante della III legione autusta in Africa, bloccando la fornitura di grano per la citt di Roma. Nimfidio corruppe i pretoriani, che si ribellarono a loro volta a Nerone, con la promessa di somme di denaro da parte di Galba. Infine il Senato lo depose e Nerone si suicid il 9 giugno 68, si dice, aiutato dal liberto Epafrodito.

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