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Perch Marx

di ANTONIO NEGRI Perch Marx? Perch il dialogo con Marx essenziale per coloro che sviluppano lotta di classe al centro e/o nelle condizioni subalterne dellimpero capitalista e si propongono oggi una prospettiva comunista. Linsegnamento di e la discussione con Marx sono decisivi per tre ragioni. La prima politica. Il materialismo marxiano permette di demistificare ogni concezione progressiva e consensuale dello sviluppo capitalistico e, di contro, di affermarne il carattere antagonistico. Il capitale costituisce un rapporto sociale antagonista; la politica sovversiva si colloca dentro questo rapporto e vi immerge in ugual misura il proletario, il militante, il filosofo. Il Kampfplatz dentro e contro il capitale. La seconda ragione per la quale non possiamo rinunciare a Marx critica. Marx situa la critica nellontologia storica, costruita e sempre attraversata dalla lotta di classe. La critica dunque il punto di vista della classe oppressa in movimento e permette di seguire il ciclo capitalista, di coglierne la crisi e, di contro, di descrivere la composizione tecnica della classe oppressa ed, eventualmente, di organizzarne la composizione politica nella prospettiva della rivoluzione. Lautonomia del punto di vista di classe sta al centro della critica. La terza ragione di tenersi a Marx sta nel fatto che la sua elaborazione teorica ha permesso, nellultimo secolo, di seguire lapprofondirsi della crisi del capitalismo maturo nella sua duplice forma (liberale e socialista) ed insieme di organizzare i movimenti di liberazione contro il potere coloniale e limperialismo. Oggi la teoria marxiana confrontata allo sconvolgimento dellorganizzazione del lavoro e dei mercati, della divisione del lavoro e della geografia del potere, insomma, ad una nuova configurazione delle classi in lotta. Si tratta di comprendere se la teoria marxiana, confrontata alle nuove figure dello sfruttamento, possa permetterci di cogliere in esse i punti di crisi e, conseguentemente, di liberare unadeguata immaginazione del comune. Dopo la sconfitta del socialismo sovietico abbiamo bisogno di una nuova teoria del valore-comune. In questo articolo, essendomi impossibile sviluppare un discorso completo su ciascuno degli argomenti proposti, mi limiter a dare su ogni punto un esempio tratto da Il capitale di Marx. 1 accostando le Sezioni IV, V, VI del Primo Libro de Il capitale (cap. 10-20), dove Marx definisce il plusvalore relativo ed analizza il processo di formazione del sistema della grande fabbrica, che si pu approssimare la costituzione di un punto di vista politico di Marx, ed insieme la sua definizione della politica di classe. Ora, poich il passaggio dallestrazione del plusvalore assoluto a quella del plusvalore relativo modifica radicalmente il rapporto di grandezza fra le due parti della giornata lavorativa (tempo di lavoro necessario e di pluslavoro), a questo passaggio deve seguire una rivoluzione delle condizioni di produzione, sia nelle forme della valorizzazione sia in quelle del processo lavorativo. Si abbrevia il tempo di lavoro richiesto socialmente per la produzione di una merce, quindi una minore quantit di lavoro acquista la forza di produrre una maggiore quantit di valore duso. Questo il punto di una radicale modificazione del capitalismo: assunzione di una figura macchinica che, sviluppando plusvalore relativo, investe e trasforma la societ intera. Su questa base Marx considera il realizzarsi del passaggio dalla manifattura alla grande fabbrica e le conseguente sussunzione della cooperazione del lavoro sotto il comando esclusivo del capitale. Ci crea le condizioni di un enorme aumento del plusvalore, dellassoggettamento di una moltitudine di lavoratori alla disciplina del capitale, di una progressiva estensione del dispotismo padronale dalla fabbrica allintera societ. La

messa in atto dei processi di estrazione del plusvalore relativo non riguarda allora semplicemente la divisione della giornata lavorativa delloperaio fra la parte del lavoro necessario e quella di pluslavoro: rivoluziona anche da cima a fondo i processi tecnici del lavoro e i raggruppamenti sociali. Se da un lato il corpo lavorativo in funzione in fabbrica diviene una forma di esistenza del capitale stesso, dallaltro, alla divisione del lavoro in fabbrica deve corrispondere unadeguata divisione sociale del lavoro vale a dire che, anche fuori dalla fabbrica, la vita sociale mano a mano sussunta sotto il capitale, prima in maniera formale, poi reale. La natura stessa completamente assoggettata al modo di produzione capitalista, lagricoltura alla grande industria, ecc. ecc.. Ma questa genealogia del plusvalore relativo e questespansione della grande industria che sembrano invincibili, hanno invece unorigine storica molto bizzarra. Il capitale infatti, per produrre, deve incorporare materiale umano e si provato a farlo, nella storia (che sempre si ripete) delle sue origini, allargando a dismisura il tempo di lavoro ed estendendo lappropriazione di forzalavoro addizionale lavoro delle donne e dei bambini, per esempio, nella prima fase dellaccumulazione industriale in Europa. In questa circostanza la sopravvivenza stessa della razza operaia fu messa in pericolo, a causa di quegli sviluppi feroci dello sfruttamento. Marx parla di olocausto del proletariato. Nasce la resistenza. Lo stesso passaggio dalla fase manifatturiera a quella della grande industria ci dice Marx determinata dalla ribellione operaia. in effetti quanto avvenne. Deve allora intervenire lo Stato per costringere, con la forza della legge, i capitalisti ad abbreviare il tempo di lavoro. Possiamo aggiungere: per costringerli a comprendere che la vita dei lavoratori non semplicemente materia bruta ma attivit vitale storicamente consolidata e qualificata su questa base, resistente. Quando appare la resistenza della forza-lavoro, lintero quadro (fin qui descritto in queste Sezioni de Il capitale) si modifica. Non c solo levento storico del passaggio dellestrazione del plusvalore assoluto a quello relativo, non c solo la nascita della grande fabbrica, del sistema delle fabbriche, del modo di produzione della grande industria anche messa in luce, con il dilatarsi di questa nuova figura del capitale, la sua interna struttura di rapporto sociale antagonista. Le categorie che definiscono il capitale appaiono infatti duplici, una volta che le si guardi non solo dal punto di vista del potere del capitalista ma anche dal punto di vista del lavoratore, della sua resistenza, della sua potenza. Diciamo meglio: il capitale si mostra qui, piuttosto che come un organismo obbiettivo o un despota irresistibile, come una parte in un gioco che comprende due giocatori e poich quel che gli operai parzialmente perdono si concentra nel capitale, di contro a loro, come un nemico dei lavoratori. Da una parte c lo sfruttatore, dallaltra lo sfruttato. Ritorniamo sulla duplicit delle categorie, senza presumerne un quadro completo, proponendo semplicemente qualche esempio. Che al pluslavoro si opponga il lavoro necessario, lo si visto attraverso le definizione del plusvalore, ma queste definizioni, queste astrazioni vanno riportate dentro la materialit del rapporto di capitale per misurarne immediatamente lantagonismo la forza-lavoro, quando giunta a quel punto della giornata lavorativa nel quale considera di aver lavorato abbastanza per ottenere il salario necessario alla propria riproduzione, rifiuta di lavorare ulteriormente e devessere costretta a farlo. Se questo vero, ne consegue che nel processo produttivo il rapporto fra processo lavorativo e processo di valorizzazione, fra organizzazione del lavoro ed organizzazione dello sfruttamento sempre conflittuale. Di conseguenza, nello stesso tempo nel quale la forza-lavoro diviene pi produttiva, essa deve essere socialmente fragilizzata, esposta alla sovrabbondanza ed alla concorrenza di altra forza-lavoro ed per ci sottoposta ad una maggiore oppressione. Ci non toglie che la forza-lavoro, a questo punto, abbia oramai raggiunto, a fronte della repressione capitalistica, forme pi alte di coscienza e abbia maturato, con livelli di pi alta produttivit, una maggiore capacit di resistenza. Perci nella narrazione marxiana essa ora nella condizione di imporre abbassamenti della durata della giornata lavorativa ed aumenti della massa salariale. Il plusvalore relativo deriva dalle lotte. Ancora. Con lavvento di una produzione basata sullestrazione del plusvalore relativo esigita lintensificazione della cooperazione dei lavoratori poich attraverso la cooperazione della forza-

lavoro che la produttivit del lavoro aumenta. E se la cooperazione sempre accompagnata dalla divisione capitalista del lavoro, perci essa si pone come elemento contradittorio a fronte del capitale. Il rapporto antagonista che costituisce il capitale , in questo caso, approfondito socialmente. Il rapporto capitalistico, che vuole sempre insieme cooperazione e subordinazione, non riesce a nascondere lopposizione e a bloccarne lespressione sicch la resistenza nel processo lavorativo contro la valorizzazione, ancora aumentata dalla coscienza politica che la cooperazione produce. Ancora. Soprattutto nel rapporto con le macchine, la forza-lavoro mostra la sua potenza, poich quando la macchina, nella sua relativa indipendenza, trasmette valore al prodotto, quello che trasmette pur sempre lavoro morto, mentre solo lattivit degli operai, il lavoro vivo, permettono alle macchine di essere produttive. Insomma, il dispotismo capitalista, tanto nella fabbrica quanto nella societ, non pu togliere di mezzo il valore duso del lavoro operaio, della forza-lavoro, e ci tanto pi quanto pi progredisce la forza produttiva sociale del lavoro. Il rapporto capitalista quindi sempre sottoposto a questa contraddizione che pu sempre esplodere e che quotidianamente, banalmente, ma efficacemente, si presenta nella questione del salario. Quando infatti si determina il processo di acquisto della forza-lavoro sul mercato capitalistico, risalta immediatamente il fatto che qui si d uno scambio di grandezze ineguali, uno scambio conflittuale. E se finora ci siamo tenuti alla lettura dei capitoli 10-20 del Primo Libro de Il capitale, mi sia ora permesso ricordare come nel capitolo 8 della III Sezione del Primo Libro de Il capitale, Marx, riagganciando lanalisi del Factory Act allanalisi teorica, chiarisca che, rispetto alle dimensioni della giornata lavorativa, nella fabbrica ha sempre luogo un antinomia: diritto contro diritto. Conclude: fra diritti uguali decide la forza. Detto in maniera pi forte, nei termini precisi della critica delleconomia politica, ecco allora: nella ripartizione fra plusvalore e salario, su cui si fonda essenzialmente la determinazione del saggio di profitto, esercitano unazione decisiva due elementi completamente diversi, forza-lavoro e capitale; essi sono funzioni di due variabili indipendenti che si limitano reciprocamente, e dalla loro differenza qualitativa proviene la ripartizione quantitativa del valore prodotto (Il capitale, Libro Terzo, Sezione V, cap. 22). Considerando il salario come variabile indipendente allinterno del rapporto capitalistico, ho appreso a fare politica. Molti altri con me. Questa scoperta dellantagonismo, cio di una contradizione non solubile, che tuttavia poteva essere agita dal punto di vista della forza-lavoro complessiva, dalla classe operaia questo rappresent il dispositivo essenziale dal quale la ricerca politica, meglio la con-ricerca assieme agli sfruttati, poteva svilupparsi; e poteva distendersi dai temi dellorganizzazione delle lotte in fabbrica alle lotte sociali, dagli obbiettivi salariali a quelli della lotta sul Welfare, dalla contestazione delle restrizioni di libert imposte alle lotte operaie alla rivoluzione delle condizioni di libert della vita Non cerano leggi oggettive da rispettare ma cera da sviluppare quella variabile indipendente (materiale e politica) che la produzione della lotta rivoluzionaria determinava: progetti costituenti da realizzare, sempre dentro quella liberazione del/dal lavoro che costituisce essa sola la societ e la storia. 2 La citazione dal Terzo Libro fatta qui sopra ci conduce ad argomentare sulla funzione critica che linsegnamento di Marx produce: l trovavamo il suggello dellantagonismo del capitale e della forza-lavoro come variabili indipendenti che si limitano reciprocamente sulla base delle loro differenze qualitative qui c una drastica affermazione marxiana che intendiamo commentare: il vero limite della produzione capitalista il capitale stesso (Il capitale, Terzo Libro, Sezione III, cap. 15). Se questa affermazione fondata, linterno dispositivo critico del marxismo le va riferita. Esemplificando, terremo presente a questo scopo lintera Sezione III, Terzo Libro, de Il capitale (capitoli 13-14-15), dedicata alla discussione della legge della caduta tendenziale del saggio di profitto, senza volere perci, per lennesima volta, ripercorrere le polemiche che ne hanno accompagnato nei secoli la formulazione, ma semplicemente per assumere dalla trattazione

marxiana, con la demistificazione del capitale (esso il vero limite dello sviluppo), la critica pratica dello sviluppo capitalistico (costruito, e messo in crisi, dalla resistenza operaia una critica che si muove dentro e contro il capitale) e quindi lautonomia del punto di vista operaio. Che cosa afferma la legge? Essa mostra che il saggio sociale medio del profitto tende relativamente a diminuire a misura della progressiva concentrazione capitalista, cio a causa dellaumento relativo del capitale complessivo nei confronti dellaumento del capitale variabile, del lavoro vivo. Il capitale come limite al suo proprio sviluppo non dunque un fatto patologico o occasionale. Marx, daltra parte, non annette alla registrazione della legge conseguenze catastrofiche. Anzi: da un primo punto di vista la legge descrive un gigantesco progresso dellorganizzazione capitalista: la sua pi importante conseguenza che la legge presuppone una concentrazione sempre crescente dei capitali e quindi una decapitalizzazione sempre crescente dei piccoli capitalisti. Questo in generale il risultato di tutti le leggi della produzione capitalistica. Spogliato del carattere antagonistico che gli imprime la produzione capitalistica, che cosa significa questo fatto, questo progresso della centralizzazione? Significa semplicemente che la produzione perde il suo carattere privato e diventa un processo sociale, non formalmente, come la produzione sociale in ogni scambio a causa della dipendenza assoluta dei produttori fra loro e della necessit di rappresentare il loro lavoro come lavoro astrattamente sociale (denaro), ma realmente. Essendo i mezzi di produzione impiegati come mezzi sociali e quindi non mediante la propriet dei singoli, ma mediante il loro rapporto di produzione, anche i lavori vengono effettuati su scala sociale (Il capitale, Libro Terzo, III Sezione, cap. 13). Inoltre, al carattere meramente tendenziale della legge, si accompagnano una serie di controtendenze efficaci. Qual dunque limportanza dellassociazione della legge di sviluppo e della legge della caduta tendenziale del saggio di profitto dal punto di vista critico? quella di individuare in tal modo, allinterno dello sviluppo, il funzionamento antagonista del rapporto fondamentale. La forma essenziale dello sviluppo sar dunque quella dello scontro fra lesistenza operaia dentro il capitale e la contraddittoria necessit capitalista di associarsi e di reprimere questa presenza. Lassociazione della legge dello sviluppo e quella dellandamento del saggio del profitto significa porre in primo piano questo antagonismo. Il processo della concentrazione ne rivela limportanza fondamentale, mostrando come la riorganizzazione capitalista attorno allestrazione di plusvalore relativo non sia altro che governo di poli antagonisti: la resistenza operaia e la necessit capitalista di contenerla e comprimerla per la propria crescita. Da questo antagonismo oggettivo a quello che si esprime nella lotta di classe, il cammino pu essere lungo: comunque qualitativamente omogeneo. La proiezione marxiana della contraddizione, nella legge della caduta tendenziale del saggio di profitto, si rivela non come ultimo indice di una crisi necessaria ma piuttosto come primo approccio alla definizione di una contraddizione che non tocca solo il momento oggettivo ma la struttura portante dello sviluppo, il rapporto capitale-lavoro. Quanto allesemplificazione immediata che Marx dava del realizzarsi della legge e degli effetti dellapprofondimento della contraddizione, e cio la previsione dellaumento dellesercito di riserva e dellestremo impoverimento delle masse questa esemplificazione non poteva che essere legata allesperienza del suo tempo, allesperienza cio di una classe operaia confinata ancora prevalentemente in un movimento di resistenza spontaneo che fatica a farsi potenza politica. Ma, ancora, questa previsione non era n deterministica, n catastrofica: una legge astratta della popolazione esiste soltanto per le piante e per gli animali, nella misura in cui luomo non interviene portandovi la storia. Quando poi le dimensioni e la qualit del rapporto di classe saranno state sostanzialmente modificate dalle vicende delle lotte rivoluzionarie, la forza dellimpostazione marxiana esploder in tutta la ricchezza della sua fondazione critica: il saggio di profitto pu cadere indipendentemente dalla concorrenza fra capitale e lavoro, ma lunica concorrenza che pu farlo cadere questa, conclude Marx a commento di Ricardo. Perch quando, in risposta alla lotta di classe operaia, il capitale sar costretto a procedere sino a livelli altissimi di concentrazione e in essi al limite di un uguagliamento generale della composizione organica, allora i saggi di profitto (staranno) fra loro nellidentica proporzione della masse di plusvalore. Ogni altro termine sar tolto.

Ma qui non finisce la storia. Centralizzazione del capitale costante, del potere capitalistico e, di contro, socializzazione del capitale variabile, del lavoro vivo sono venute sempre pi affermandosi al di l del bordo temporale estremo della riflessione marxiana. Il tema critico essenziale si rivelato consistere nella comprensione delle nuove figure di composizione organica di capitale cio del nuovo rapporto stabilitosi, attraverso la reciproca trasformazione, del capitale costante e di quello variabile, del lavoro morto e del lavoro vivo. Qual era, sul ritmo delle crisi capitalistiche e della resistenza operaia, la nuova articolazione antagonistica dello sviluppo capitalistico? Sviluppando il metodo della critica marxiana a noi sembra che lelemento fondamentale che differenzia lattuale forma dello sviluppo capitalista da quelle precedenti, consista nel fatto che la cooperazione sociale produttiva (in altri tempi prodotta direttamente dal capitale) abbia conquistato una certa autonomia. Cerchiamo di spiegarci. Nella storia del modo di produzione capitalistico, sempre il capitale che impone la forma della cooperazione. Essa doveva essere funzionale alla forma dello sfruttamento. Solo su questa base il lavoro diveniva produttivo. Anche nel periodo dellaccumulazione primitiva, quando il capitale riprende le preesistenti forme dellorganizzazione del lavoro e le sottomette come tali alla valorizzazione, lui che impone la forma della cooperazione ed essa consiste nelleliminazione delle relazioni precedentemente costituite. Ma ora la situazione completamente mutata. Il capitale divenuto una potenza finanziaria, di captazione del plusvalore socialmente prodotto. Attorno a questo processo altamente centralizzato, si sviluppano momenti antagonisti di autovalorizzazione radicalmente autonomi che il potere economico e quello politico tentano di tenere assieme e di sottomettere al dispotismo capitalistico. La composizione di capitale estremamente elevata si completamente proiettata sul sociale per controllarlo. Prima lautomazione, poi linformatizzazione hanno oltrepassato i processi di meccanicizzazione ed hanno imposto figure immateriali di controllo. Se lautomazione partecipa ancora, in parte, della vecchia economia politica della valorizzazione attraverso le macchine, con linformatica questorizzonte oltrepassato, la merce diviene sempre pi trasparente dallaltra parte emergono settori sensibili, sempre pi sensibili allautonomia della cooperazione sociale e allautovalorizzazione dei soggetti proletari, allesaltazione delle microfisiche individuali e collettive. Lattivazione produttiva della forza-lavoro non avr dunque bisogno, per esprimersi, di essere messa in collegamento con i mezzi di produzione attraverso la sua propria vendita e lacquisto da parte del capitalista. Meglio, non solo in questo caso essa diventer produttiva. Tutto questo ci conduce a considerare come ipotesi (ad un avanzato grado di verificazione) che lantagonismo tra cooperazione sociale del proletariato e comando (economico e politico) di capitale, pur dandosi allinterno dei processi produttivi, si ormai fondato al di fuori di essi, nel movimento reale del sociale. La cooperazione sociale non solo anticipa i movimenti economici e politici di capitale ma gli preesistente, si afferma come autonoma. Sia chiaro che, quando concludiamo in questi termini la nostra discussione delle pagine marxiane sulla legge della caduta tendenziale del saggio di profitto, non intendiamo esaltare al contrario del pessimismo con il quale essa era stata altre volte letta magnifiche conseguenze che ne deriverebbero. E non vorremmo, a convalida del nostro ragionamento, neppure ripetere lesercizio letterario (altre volte nostro) di riferimento alle pagine dei Grundrisse sullindividuo sociale, che appare come il grande fondamento della produzione e della ricchezza o sul capitale fisso che luomo stesso. (Trad. Fr. Lefbvre, vol. II, p. 185,199) anche se ci indispettisce il fatto che troppo spesso esse siano considerate deliranti piuttosto che altamente utopiche A noi interessa solo sottolineare che (come la critica ci indica) lo sviluppo capitalista ha raggiunto un livello di estrema fragilit, una sproporzione degli elementi che costituiscono il capitale difficilmente riconducibile a misura e che, conseguentemente, il capitale rinnova la ricerca di un fondamento materiale per un nuovo periodo di sfruttamento. Ma dal fatto che il capitale senta ciascun limite come un ostacolo, e che quindi cerchi di superarlo idealmente, non deriva affatto che quel limite sia realmente superato: e come ciascun limite contraddice la sua propria determinazione, cos la produzione si muove tra contraddizioni che da un lato costantemente supera, dallaltro

costantemente ripropone. E non solo. Luniversalit cui il capitale tende instancabilmente trova limiti nella sua stessa natura che, ad un certo livello del suo sviluppo, rivela che lui stesso il pi grande ostacolo a questa tendenza, e quindi lo spinge al proprio superamento (Grundrisse, Dietz Verlag, Berlin 1953, p. 313-314, traduzione mia). Perch noi non dovremmo, attraverso la critica marxiana, cercare un nuovo punto di sostegno per la rivoluzione comunista? 3 La terza ragione di riferirsi a Marx sta nel fatto che attraverso la teoria che per noi anche sviluppo dei principi e degli esempi che traiamo da Il capitale possiamo meglio gettare un ponte tra presente e futuro. Come abbiamo fatto precedentemente anche qui proponiamo un esempio, questa volta tratto dal Libro Secondo de Il capitale, dove, attraverso lanalisi della circolazione dei merci e della socializzazione dello sfruttamento del lavoro, si adombrano spunti antagonisti di costruzione del comune. Se assumiamo che il lavoro sociale non sia stato sussunto dal capitale solo formalmente (cio nella concatenazione di strutture che si mantengano nella loro individuale specificit) ma realmente (cio nella cooperazione di una moltitudine di strutture singolari, incapaci ormai di riprodursi separatamente); se dunque assumiamo che la societ sia stata sussunta realmente nel capitale che significa interamente ed in una maniera che non modifica solo la sua forma esterna ma le forme della produzione e della riproduzione della societ stessa ne viene che noi non possiamo considerare queste trasformazioni (come spesso avviene) solo in termini feticisti, irrazionali. [Bisogna ammettere che lo stesso Marx talora ha estremizzato il punto di vista feticista. Per esempio: nel capitale produttivo di interesse che il rapporto capitalistico perviene alla sua forma pi esteriore ed assume laspetto di un feticcio A A: la formula originaria e generale del capitale, condensata in una espressione priva di senso una cosa un feticcio automatico (Il capitale, Libro Terzo, Sezione V, cap. 24). Bisogna comunque ammettere che il carattere di feticcio meglio costruito da Marx nel Terzo Libro piuttosto che nel Primo de Il capitale]. Noi dobbiamo dunque considerare la sussunzione della societ nel capitale in maniera reale dobbiamo cio assumere il funzionamento del capitale a livello sociale e su questo terreno identificare le forme della produzione del valore, dellestorsione del plusvalore, e quindi i modi e le articolazioni della forza-lavoro contro il capitale. per questo che Marx ritorna sulle teorie del ciclo economico ed in particolare allo studio del Tableau Economique di Quesnay per evidenziare (cosa che appare con molto evidenza nella formule cicliche) il carattere sociale del processo di produzione capitalistico. Nella formula M M (che quello del consumo sociale individuale e collettivo) Marx nota che quando ci troviamo nella sussunzione reale, la trasformazione il risultato non di uno spostamento puramente formale, appartenente al processo della circolazione, bens della reale trasformazione che forma duso e valore degli elementi costitutivi del capitale produttivo hanno compiuto nel processo di produzione (Il capitale, Libro Secondo, Sezione I, cap. 3). Su questo stesso punto Marx insiste qui continuamente, sottolineando che il costituirsi del capitale complessivo sociale rappresenta una vera e propria rivoluzione di valore, e che il risultato di questo movimento incide sulle parti costitutive del valore del prodotto sociale sia in termini di scambio che di uso (ivi., Sezione III, cap. 20). Il movimento del capitale complessivo dunque unastrazione in actu laddove per astrazione si intenda la capacit del capitale sociale di ricomporre ogni rivoluzione di valore, ogni violenta trasformazione, ogni tentativo di rendersi autonoma di una frazione-parte del capitale (ivi., Sezione I, cap. 4). Questo passaggio talmente essenziale nellanalisi del capitale (per ricondurre cio il rapporto circolazione-produzione alla matrice della valorizzazione) che Marx afferma: una volta arrivati a questo punto, una volta assunta la complessit del capitale sociale, noi esigiamo un altro modo di indagine (ivi. Sezione I, cap. 4). In che cosa consiste questaltro modo di indagine? Nel considerare le categorie di analisi non pi geneticamente ma come funzioni dellantagonismo, nella totalit sociale. solo a questo punto che la teoria diventa unarma della lotta di classe. Un simile

approccio era gi stato sviluppato (come abbiamo accennato) nel Primo Libro de Il capitale, qui il metodo approfondito. Ne segue immediatamente che il capitale sociale non va pi considerato come il risultato di un processo concorrenziale che lo determinerebbe. Come se le leggi che lo reggono fossero conseguenza della guerra che i piccoli industriali conducono luno contro laltro no davvero, le leggi che guidano il capitale sociale complessivo sono solo quelle che nascono dallantagonismo, dalla lotta di classe. Il passaggio dalla sussunzione formale alla sussunzione reale della societ nel capitalista collettivo comporta allora, come prima e fondamentale conseguenza, che il dispotismo capitalista sulla classe operaia nella fabbrica si estender alla societ, annullando quella anarchia che inizialmente sembrava egemone nel gioco del mercato. Questanarchia produce faux-frais della produzione che vanno cos come in genere tutti i fenomeni ed utilit complementari (esternalit) ricondotti a positivit, o altrimenti eliminati, al fine di configurare la pienezza della potenza sociale del capitale. su questa nuova base che Marx riprende da Quesnay gli schemi di riproduzione una versione numerica di quelli del Tableau Economique (Il capitale, Libro Secondo, Sezione III, cap. 20-21). Questi schemi valgono a mettere in equilibrio (dentro il sistema capitalistico) una prima sezione che produce mezzi di produzione ed una seconda sezione che produce beni di consumo. Al fine che il sistema funzioni senza intralci, chiaro che non solo la domanda totale deve eguagliare lofferta totale ma anche che la domanda di prodotti di unintera sezione deve eguagliare il complesso della produzione della sezione stessa. Questo il caso della riproduzione semplice, cio uno stato di cose in cui tutto resta invariato da un anno allaltro: se il capitale costante consumato in tutte e due le sezioni uguale alla produzione della prima sezione, e se il reddito complessivo di lavoratori e di capitalisti delle due sezioni (che deve essere interamente consumato perch le condizioni restino invariate) uguale alla produzione della sezione seconda. Ma quando, nella riproduzione allargata laddove i capitalisti non consumano tutti i loro redditi ma ne reinvestono una parte tutte le proporzioni cambiano, lequilibrio non sembra facile da trovare. anzi molto difficile da fissare, anche se i capitalisti tentano continuamente di ristabilirlo con nuovi investimenti e nuovi consumi. Nella storia delle interpretazioni del marxismo, questo passaggio (della riproduzione allargata) divenuto un capo delle tempeste poich, a partire dalla Luxemburg, non parsa evidente questa formulazione marxiana. Anzi, essa sembrata contraddittoria con quellantagonismo che in Marx costituiva il cuore delle categorie della critica. Sicch furono vari i tentativi di storicizzare e di dare nuova figura a queste sproporzioni e disequilibri. La Luxembrug, in particolare, mostr come lequilibrio sarebbe stato irraggiungibile se, a fronte del consolidarsi dei movimenti e delle lotte della forza-lavoro sociale, il capitale non avesse assicurato (nello sfruttamento coloniale) nuove fonti di sfruttamento per riequilibrare il ciclo. Analogamente teniamo presente che, nella riproduzione allargata, si confrontano in nuova forma due fenomeni gi da noi considerati quando abbiamo studiato la legge della caduta tendenziale del saggio di profitto (e cio da un lato laccrescimento dellentit di valore del capitale costante e quindi la massificazione della composizione organica del capitale e di contro con laumento della potenza produttiva della forza-lavoro, la relativa autonomia della parte variabile da quella costante del capitale). Ne viene una conseguenza fondamentale: la riproduzione allargata, quanto pi il capitale viene massificando la sua composizione, sempre foriera di crisi. Ma questa crisi si d dentro una nuova figura del capitale: ormai socializzato, esso ha integrato produzione e circolazione, ha costituito una dimensione globale per il proprio sviluppo. Non riuscito tuttavia a riequilibrare il rapporto fra sezione di riproduzione dei mezzi di produzione e la sezione dei beni di consumo, fra lo sviluppo ed il salario complessivo, li ha anzi visti andare in direzioni opposte, laddove il capitale costante e il capitale variabile non riescono pi a trovare una condizione stabile di convivenza. Qui noi verifichiamo leffetto definitivo della crisi della classica teoria del valorelavoro: ci non significa che il valore sia qualcosa che trova fondamento fuori dallo sfruttamento della forza-lavoro ma che le dimensioni, le misure e la qualit di questa forza-lavoro sono radicalmente mutate e che con la forma, marxianamente, muta anche la materia. Perch, allinizio di questo paragrafo abbiamo accennato allaprirsi di un nuovo spazio teorico?

Perch allinterno di questa crisi e nellapprofondimento dei antagonismi, dentro alle nuove concatenazioni del lavoro e contro lo sfruttamento capitalista della cooperazione sociale, pu forse essersi costruita una nuova teoria del valore-lavoro come potenza comune. Conosciamo ormai un formidabile aumento del valore duso della forza lavoro ma dallaltro canto lestrema violenza del capitale sociale che tende a chiuderla nel valore di scambio, nella riorganizzazione sociale di comando per lo sfruttamento, al fine di annientare la resistenza e lautonomia del lavoro. Ma c del comune che, dentro alla capitalizzazione sociale della valorizzazione, fa forza contro ogni gabbia, cercando di esprimersi. Grandi modificazioni si sono date nello sviluppo capitalistico pi recente. Il primo elemento da sottolineare che la finanza diventata ormai un elemento centrale nel processo produttivo. La distinzione tradizionale tra gestione monetaria da un lato e livello produttivo reale dallaltro, ormai impossibile da conservare, non solo politicamente, ma soprattutto praticamente, da un punto di vista interno ai processi economici in generale. Oggi, il capitalismo si regge sulla rendita. Il grande industriale, piuttosto che reinvestire il profitto, punta sulla rendita. E il circuito, il sangue del capitale, si chiama oggi rendita e questa rendita copre una funzione essenziale nella circolazione del capitale e nel mantenimento del sistema capitalistico: nel mantenimento, intendo, della gerarchia sociale e dellunit del comando di capitale. Il denaro diventa anche lunica misura della produzione sociale. Abbiamo cos ormai una definizione ontologica del denaro come forma, sangue, circolazione interna nella quale si consolida il valore costruito socialmente nellintero sistema economico. Ed qui che si d la totale subordinazione della societ al capitale. La forza lavoro, quindi lattivit della societ, sussunta dentro questo denaro che insieme misura e, al tempo stesso, controllo e comando. Lo stesso ceto politico del tutto dentro questo processo e le forme della politica ballano su questa corda. Se questa la situazione, diventa logico e fondamentale che la rottura ogni rottura avvenga allinterno di questo quadro. Dobbiamo lo dico provocatoriamente ma non troppo immaginare cosa possa significare oggi fare un soviet, cio portare la lotta, la forza, la moltitudine, il comune dentro questa nuova realt e le nuove totalitarie organizzazioni del denaro e della finanza. La moltitudine non semplicemente sfruttata: essa sfruttata socialmente, esattamente come loperaio lo era una volta nella fabbrica. Mutatis mutandis si propone quindi a livello sociale (e nel denaro) la validit della lotta sul salario. Il capitale sempre una relazione (fra chi comanda e chi lavora) ed dentro questo rapporto che si stabilisce la sussunzione della forza lavoro nel denaro. Ma proprio se si tiene ferma la relazione di capitale, la dentro che si determina la rottura. La stessa crisi attuale pu essere interpretata a partire da questi presupposti. La crisi si d come necessit di mantenere lordine moltiplicando la moneta (i subprimes e tutto il meccanismo spaventoso che ne seguito, servivano a tener buoni i proletari, per pagare la riproduzione sociale dal punto di vista di un capitale e di un sistema bancario che dominava questo mondo). Quindi bisogna metter le mani su questa cosa per distruggerne le capacit di comando. Non ci pu esser equivoco su questo punto. Contro ogni concezione che riporta le ragioni della crisi al distacco tra finanza e produzione reale, insistiamo invece sul fatto che la finanziarizzazione non una deviazione improduttiva e parassitaria di quote crescenti di plusvalore e di risparmio collettivo. Non una deviazione, bens la forma di accumulazione del capitale allinterno dei nuovi processi di produzione sociale e cognitiva del valore. La crisi finanziaria odierna va quindi interpretata come blocco dellaccumulazione di capitale (da parte proletaria) e come conseguente esito implosivo di mancata accumulazione di capitale. Come si esce da una crisi di questo tipo? Solo attraverso una rivoluzione sociale. Oggi infatti ogni new deal proponibile pu solo consistere nel costruire nuovi diritti di propriet sociale dei beni comuni. Un diritto che con tutta evidenza si sta contrapponendo al diritto di propriet privata. In altre parole, se fino a oggi laccesso a un bene comune ha preso la forma del debito privato, da oggi in poi legittimo rivendicare il medesimo diritto nella forma della rendita sociale. Fare riconoscere questi diritti comuni lunica e giusta via per uscire dalla crisi. Unultima battuta, in

proposito: vi sar certo chi (Rancire, Zizek, e Badiou lhanno gi detto) ritiene queste riforme completamente inutili, anzi, dannose per i lavoratori bene, perch non le proviamo? Perch non le proponiamo a Wall Street? Tuttavia non c peggior illusione di quella che basti riappropriare quel comune e sottoporlo ad una gestione democratica, per costruire il comunismo. Infatti, nellaccumulazione sociale capitalista c una forma alla quale necessariamente corrisponde una omologa sostanza. Quindi quel comune capitalista, quel comunismo del capitale vanno distrutti. Questa distruzione costituisce la porta stretta di ogni processo costituente comunista. Una nuova teoria del valore-lavoro va tuttavia fin dora ricostruita, scavando nel comune capitalista per criticarne lo sviluppo e rovesciarne la tendenza cos come la teoria del valore-lavoro marxiana era servita a mostrare la forza-lavoro come potenza e a fissare come obiettivo di lotta, oltre il pluslavoro, la distruzione dello sfruttamento e del profitto. Queste quattro note (e queste tre esempi) solo per dire perch Marx debba ancora accompagnare chi ha impegnato la ricerca per organizzare la resistenza contro lo sfruttamento capitalista, per costruire unautonomia sempre crescente (nella cooperazione cognitiva del lavoro postfordista) dei lavoratori e per godere, dentro e contro la socializzazione capitalista, di forme di vita comune. Perch Marx?, un dialogo militante quello che questa domanda propone. Queste note indicano piste da seguire negli anni a venire.

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