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Quad. Mus. St. Nat.

Livorno, 19: 5-12 (2006)

Asce-martello forate dal territorio livornese


FRANCO SAMMARTINO1

RIASSUNTO. Viene segnalato il ritrovamento di tre asce-martello litiche frammentarie presso Livorno, Rosignano Marittimo (Livorno) e Castagneto Carducci (Livorno). Parole chiave: asce martello litiche, Eneolitico, Livorno. SUMMARY. The discovery of three fragments of shaft-hole hammer-axes near Livorno, Rosignano Marittimo (Livorno) and Castagneto Carducci (Livorno), are reported. Key words: shaft-hole hammer-axes, Copper age, Livorno.

Introduzione Le prospezioni di superficie svolte dallo scrivente negli ultimi trenta anni, nella Toscana marittima, nelle province di Pisa e Livorno, nel territorio costiero compreso fra la foce dell Arno a nord ed il Fosso dell Acqua Calda nel territorio comunale di Castagneto Carducci a sud, hanno portato al ritrovamento di numerosi siti che coprono praticamente tutti i periodi preistorici. Durante le ricognizioni, alcune aree sono rimaste inesplorate, a causa di motivi diversi quali: terreni incolti, recinzioni, aree boschive, indisponibilit dei proprietari ed altri impedimenti. Per questi motivi sono state ritenute necessarie altre prospezioni in queste zone per verificare un eventuale variazione delle condizioni in senso favorevole per le ricerche, nel tentativo per allargare le aree indagate nel territorio. Le variazioni delle condizioni dei terreni per la ricerca sono mutate, negli ultimi tre anni, solo in pochissime zone, che nelle prospezioni degli anni precedenti risultavano incolte o non arate ed in alcune porzioni di aree recentemente disboscate. Le nuove prospezioni hanno dato risultati di scarso interesse, eccezion fatta per i siti di seguito elencati. Nei pressi di Paduletto di

Castagneto Carducci, l aratura di alcuni uliveti, che non avveniva da circa 20 anni, ha consentito la scoperta di due insediamenti del Neolitico antico con ceramica impressa di tipo cardiale e del Neolitico recente con ceramiche tipo Lagozza ed ha permesso di constatare l allargamento dell area di un insediamento, gi segnalato in passato, del Neolitico e dell dei metalli (Sammartino, Et 1988a), ed il ritrovamento del frammento di un ascia-martello. Non distante da Rosignano Marittimo, in campi da molto tempo incolti, a seguito di un aratura, affiorata in superficie un altra ascia-martello anch essa oggetto di questa nota. Inoltre in una piccola porzione di terreno ricavata dal taglio di macchia mediterranea, nel territorio di Cecina, a Macchia Guadazzone, stato scoperto un sito con scarsi materiali ma molto interessanti fra cui frammenti di ceramica, di macine ed un piccolo scalpello in pietra levigata. Nei pressi di Livorno inoltre, presso Casa La Sughera, in una zona gi nota per altri ritrovamenti (Sammartino, 2005a), stato raccolto un altro frammento di ascia-martello.

1. Conservatore Onorario, Preistoria. Museo di Storia Naturale del Mediterraneo Via Roma, 234 57127, Livorno

6 Descrizione

Franco Sammartino

Casa La Fame, Rosignano Marittimo (Livorno) Il ritrovamento avvenuto nel novembre 2006 in localit Casa La Fame presso Rosignano Marittimo, su un ampia spianata degradante verso la costa, formata da sabbie rosse di Val di Gori del Pleistocene medio (Mazzanti et al., 1980) con rari ciottoli sparsi costituiti essenzialmente da frammenti di calcare, diabase e diaspro rosso provenienti dalle formazioni rocciose del colle di Rosignano Marittimo. L ascia-martello affiorata in una fossetta di drenaggio scavata fino ad una profondit di circa 50 cm. Sembrerebbe trattarsi di un reperto sporadico in quanto nell area esplorata intorno al punto dove avvenuto il recupero, circa tre ettari, sono stati raccolti, sparsi, solamente tre nuclei, un piccolo raschiatoio, un grattatoio e due schegge in diaspro rosso e verde e quarzite grigia. Ricerche future potranno confermare o meno se si tratta di un oggetto isolato fuori contesto, in quanto la fossetta dove il reperto affiorava era adiacente a un piccolo campo, l unico incolto della zona, che non stato possibile ispezionare. La zona del rinvenimento si trova a poca distanza dalle localit Giardinaccio e Casa Saracino, dove sono stati individuati due siti con complessi di materiali riferibili a insediamenti dell Eneolitico il primo e del Bronzo antico iniziale il secondo, riconducibile alla tradizione campaniforme (Cocchi Genick, 1996; Sammartino, 1988b, 1996, 1997; Sammartimo et al., 1996). L ascia martello stata ricavata da un diabase grigio-verde chiaro, con evidenti piccoli cristalli idiomorfi, non orientati, di plagioclasio di colore biancastro associati a clorite ed anfibolo, quali prodotti di alterazione di pirosseni, che danno, appunto, la colorazione grigio-verde alla pietra. Le caratteristiche precedentemente descritte, la struttura moderatamente porfirica e la presenza di vacuoli nella massa, non pongono dubbi sulla provenienza di questo tipo di roccia dalla zona periferica della vicina colata basaltica affiorante nella parte meridionale del colle di Rosignano Marittimo. Altri affioramenti di questo tipo di roccia basaltica si trovano non distanti, anche nel territorio di Riparbella.

Lo strumento fratturato all altezza della perforazione ed mancante del tallone, si conservata solamente la parte distale (Fig.1, n. 1). E stato completamente levigato e nonostante l alterazione subita, mostra ancora evidenti tracce di lucidatura. La sezione piano-convessasubcircolare, in quanto le superfici piane, ortogonali all asse del foro, sono limitate ad una piccola superficie che raggiunge la massima larghezza di 21 mm, nel punto di frattura in prossimit della perforazione. Il foro cilindrico per 4/5 della sua lunghezza, e per la parte rimanente conico e solo su di un lato, probabilmente dove iniziata la perforazione. La parte interna del foro completamente liscia e lucida e non mostra striature e incisioni procurate dallo strumento usato per la perforazione. Non avendo alcuna funzione estetica ne pratica una lucidatura procurata volontariamente all interno del foro, questa si pu solo imputare allo sfregamento e a micro movimenti del supporto inserito all interno per il fissaggio del manico. Il tagliente rettilineo, convesso e parallelo all asse del foro e conserva evidenti tracce d uso. In due piccole porzioni opposte e simmetriche, sulle superfici superiore ed inferiore, si conservano tracce di picchiettatura che creano una strozzatura adiacente al tagliente. In assenza del tallone, probabilmente a profilo convesso, l attribuzione tipologica risulta difficile in quanto la forma massiccia farebbe propendere per l attribuzione di questo strumento al tipo a ferro da stiro, ma il corpo arrotondato, seppure non molto slanciato, abbastanza assimilabile a quello delle asce-martello di tipo rinaldoniano. Anche il restringimento del corpo in prossimit del tagliente, sebbene in questo caso non sia molto marcato, simile, nel profilo laterale, a quello di un ascia-martello di Manciano (Maggiani et al., 1985, Tav. III A; Cocchi Genick et al., 1989, Fig. 69, n. 3) e Gravicchio (Arangueren et al., 1987-88). Misure del reperto: L (residua) L (presunta) l spessore tagliente foro = = = = = = mm 75,0 mm 110,0 ? mm 48,5 mm 44,5 mm 37,5 mm 17.9

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La presenza di tracce di ossidi di ferro su uno spigolo della frattura, farebbe pensare ad una rottura dovuta all impatto con un oggetto di ferro, aratro, cingolo di trattore, zappa ecc., non da escludere che un urto del genere possa essere avvenuto sull oggetto gi fratturato in precedenza. La rottura si comunque verificata successivamente all epoca dell utilizzo, probabilmente di recente, come suggeriscono i margini della stessa non smussati, la modesta differenza di patina e la diversit di colorazione fra le superfici del manufatto e quelle della frattura. Loc. Paduletto, Castagneto Carducci (Livorno) Il manufatto proviene da un area coltivata ad ulivi dove il terreno composto da sabbie rosso-arancio di Donoratico del Pleistocene superiore (Mazzanti et al., 1980). Nella zona stato identificato un insediamento con materiali del Neolitico e dell dei meEt talli (Sammartino, 1988a).

Si tratta di un piccolo frammento di uno strumento in pietra levigata fratturato all altezza della perforazione, conservante una parete curva e parte del foro (Fig.1, n. 2). Il frammento misura mm 40 x 35, il diametro del foro, ricostruito, mm 20 e lo spessore fra la superficie della perforazione e quella esterna mm 16. Estato ricavato da una roccia basaltica fortemente alterata a grana molto fine di colore grigio-verde chiaro, composta da un fitto intreccio di cristalli raggiati di plagioclasio biancastro, con pirosseno e clorite interstiziali di colore verde, non si osservano fenocristalli. Le superfici residue sono levigate e risultano, come accennato, molto alterate e con numerose abrasioni, striature e scalfitture procurate durante la permanenza nel terreno ed in epoche diverse anche recenti dovute, queste ultime, all intensa attivit agricola nella zona. Anche le superfici di frattura sono molto smussate con colorazione identica a quelle levigate, a conferma di una rottura avvenuta ab antiquo. Solo la parte conservata della perforazione molto liscia e non ha subito abrasioni. Le dimensioni esigue e la posizione del frammento, probabilmente laterale e nei pressi del

Fig. 1 - Ascia martello da Rosignano Marittimo, n.1 ; ascia martello da Castagneto Carducci, n. 2. Fig. 1 - Shaft-hole-hammer-axes, n.1, from Rosignano Marittimo (LI), n. 2, from Castagneto Carducci (LI).

Fig. 2 - Posizionamento del frammento nell ipotetica ricostruzione dell ascia-martello di Casa La Sughera. Fig. 2 - Location of the fragment in the hypothetical reconstruction of the shaft-hole-hammer-axe from Casa La Sughera (LI)

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tallone, rendono difficile l attribuzione tipologica. La notevole curvatura e lo spessore limitato intorno al foro troverebbero un riscontro dimensionale (parziale) con l ascia martello di Cetona (Colini, 1900, Tav. VIII, n.2; Cocchi Genick et al., 1989, Fig. 69, n.9). Casa La Sughera (Livorno) In un area di circa un ettaro nei pressi della casa, con concentrazione di materiali litici riferibili probabilmente al Campaniforme, fra cui foliati bifacciali anche peduncolati, segmenti di cerchio, grattatoi frontali corti, scarsa ossidiana, ricco substrato ed ornamenti in steatite, stato raccolto un frammento in pietra levigata che pur non conservando alcuna traccia della perforazione, data la sua morfologia, pu essere considerato appartenente a un ascia-martello forata. Il frammento conserva il tallone che piatto, due porzioni di superfici laterali convesse ed una superficie piana ad esse ortogonale. Le quattro facce residue si incontrano fra loro formando angoli (smussati) compresi fra 90 e 100. La materia prima una roccia ofiolitica metamorfosata dall aspetto maculato, di origine alloctona, composta da giadeite saccaroide, omfacite ed altri minerali accessori fra cui ilmenite, mica ed altri micro cristalli (tuttora in fase di identificazione). La sagoma dello strumento permette la sua ricostruzione nella parte prossimale ed un tentativo di ricostruzione ipotetica in quella distale (Fig. 2). Si potrebbe trattare di un ascia-martello con notevole spessore, superiore ai 6 cm, a sezione piano convessa, del tipo a testa non distinta simile, ad esempio, ad alcune provenienti dal territorio fiorentino come quella di Poggio alle Piagnole (Colini,1896; Ceccanti, 1982, Fig. 15, n.1; Cocchi et al. , 1989, Fig. 69, n.4) ed in particolare, quella di Borgo San Lorenzo (Ceccanti, 1982, Fig.15, n.2; Cocchi Genick et al, 1989, Fig. 69, n.6). Considerazioni Il primo ritrovamento di un ascia martello nel territorio livornese avvenne nel 1986 in localit La Padula presso Livorno, si trattava di un frammento del tipo a ferro da stiro in diabase a struttura porfirica, conservante parte del tallone

e del foro. Questo strumento faceva parte di un piccolo complesso di materiali eneolitici quali, ceramiche decorate a spazzola, macine, macinelli e foliati (Sammartino, 1986). Successivamente, all inizio degli anni del secolo scorso, avven90 ne il ritrovamento di un altro frammento di asciamartello, a Vallin del Mandorlo presso San Vincenzo (Livorno), sempre del tipo a ferro da stiro, conservante anch essa il tallone e parte del foro, ed attribuita all Eneolitico (Fedeli, 1994-95). Sono trascorsi venti anni dal primo ritrovamento e con le ultime scoperte, il frammento di Monterotondo, del tipo a testa distinta (Sammartino, 2005b), e quelli oggetto di questa nota, il numero delle asce martello documentate nel territorio livornese salito a sei esemplari. Rimane comunque uno degli strumenti fra i pi rari prodotti in epoca preistorica. La presenza di questo tipo di manufatto, insieme ai ritrovamenti nella zona di ceramiche decorate a spazzola a La Padula e Giardinaccio, tipo Facies di Vecchiano, della sepoltura di Antignano e del pugnale di Bibbona, riconducibili alla cultura di Rinaldone , delle ceramiche di Castagneto (inedite), de La Puzzolente e degli Affitti Gotti, riferibili alla cultura del Vaso Campaniforme (Cocchi Genick et al.,1982; Fedeli, 2000; Sammartino, 1986, 1988b, 1990, 1994, 2003), indicativa di situazioni diacroniche ma anche di contatti culturali fra questi aspetti dell Eneolitico e del Bronzo antico, in questa fascia costiera toscana che sembra segnare il limite di espansione a nord per quanto riguarda la cultura di Rinaldone (D Eugenio, 1990; Grifoni Cremonesi et al., 1994). La notevole frequentazione durante l del Et rame, confermata anche dai numerosissimi ritrovamenti di cuspidi di freccia in tutto il comprensorio livornese, dalle pi svariate tipologie, a losanga, peduncolate con corpo tozzo, triangolare equilatero, allungato non molto stretto, spalle pronunciate normali, ottuse, rettilinee e concave, acute (ad alette squadrate) tipiche nel Campaniforme toscano (Martini, Di Lernia., 1989-90) e peduncolate con corpo triangolare isoscele allungato, slanciato, ritocco molto accurato anche in serie tipo Rinaldone (Cocchi, 1980-81; Cocchi et al., 1989). Il forte interesse per questo territorio, con molta probabilit dovuto alla sua morfologia, adatto a pratiche agricole, per l allevamento ma

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Tab. 1 - Asce-martello della Toscana Marittima dalle province di Pisa e Livorno. a.i.= area insediativa; a.p.i. = area periferica di insediamenti; t.a.f. = tombe a fossa; b = basalto; b.a.p. = basalto a struttura porfirica, o. m. = ofiolite metamorfosata. Tab. 1 - Shaft-hole-hammer-axes from provinces of Pisa and Livorno (Tuscany).

anche per la caccia e la pesca, grazie alla presenza di ampie zone pianeggianti, numerosi corsi d acqua, e alla posizione, a ridosso delle colline e in vicinanza della costa. La grande variet di formazioni geologiche inoltre, consentiva il reperimento di materie prime eterogenee, adatte per la produzione sia di strumenti scheggiati che levigati e di ornamenti come il diaspro rosso, verde e giallo, la quarzite grigia e nera, il calcare siliceo, la selce variegata nei depositi alluvionali, l arenaria, le serpentiniti, i basalti e la steatite. Importante la presenza di minerali di rame, compreso il rame nativo, particolarmente ricercato, che aggiungeva un ulteriore attrattiva della zona per le genti dell epoca (Sammartino, c.s.). E occorre non dimenticare la posizione strategica del litorale livornese, con le isole dell Arcipelago poste di fronte, che favorivano la navigazione a vista per raggiungere la Corsica e la Sardegna, inoltre si prestava ad essere un punto importante di transito per gli scambi di materie

prime e oggetti finiti con il resto della penisola quale via di collegamento costiera, anche via mare, che certo doveva essere sfruttata in alternativa ad altri percorsi nelle zone interne. Rimanendo nell ambito di questo territorio, anche questi ultimi ritrovamenti confermano la quasi totale interruzione della rete distributiva di rocce verdi dall arco alpino nord-occidentale, protrattasi per tutto il Neolitico, con il contemporaneo inizio dell impiego di nuovi tipi litologici reperibili nella sfera territoriale (anche regionale), fra cui preponderante quello di rocce basaltiche come i diabasi (doleriti), sfruttati per la realizzazione di manufatti in pietra levigata in particolare nella fase finale dell Eneolitico, inizio Et del bronzo. L impiego di queste rocce magmatiche basiche, attestato sincronicamente anche in altre zone della Toscana, fatta eccezione per la parte nord-occidentale, anche in quelle con numerosi siti della cultura Campaniforme come l area romagnola e fiorentina e dell Italia

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centrale nelle aree interessate dalle culture di Rinaldone, Conelle e Ortucchio, ed in parte del Gaudo. Nella parte nord orientale d Italia, sporadicamente anche gi dal Neolitico, insieme alle rocce verdi di natura metamorfica noto l impiego di basalti e andesiti di provenienza balcanica. Anche in altre zone a nord delle Alpi, si assiste all inizio dell Eneolitico ad una drastica sostituzione delle rocce verdi dell arco alpino occidentale, in favore di altre tipi di rocce, in particolare di quelle basaltiche (SchwarzMekesen, Schneider, 1986). La variabilit tipologica delle asce-martello sembra influenzata da fattori culturali locali, ma anche dalla disponibilit della materia prima e, tenuto conto della tenacia del basalto, comparata a quella delle altre pietre verdi, probabile che venisse preferita la raccolta e l utilizzo di arnioni e ciottoli erratici di forma quasi predeterminata, anzich l estrazione diretta dagli affioramenti in posto. Questa scelta poteva essere dettata inoltre dal fatto che oltre alla grande difficolt ed al forte dispendio di energie per l estrazione di blocchi dalla roccia compatta, poteva verificarsi la presenza di sottili vene mineralizzate (a prehnite, natrolite, analcime, pumpellyite, calcite ed altri minerali accessori, per quanto riguarda i basalti dei vicini affioramenti di Rosignano Marittimo e Riparbella), celate all interno, che avrebbero indebolito lo strumento finito, di conseguenza scartati, rendendo inutile il lavoro per l estrazione. Mentre i piccoli blocchi erratici nei pressi degli affioramenti ed i ciottoli reperibili nelle alluvioni e sui greti dei torrenti difficilmente possono nascondere quelle caratteristiche negative per la scelta del pezzo da lavorare quali appunto, vene con geodi e fessure cristallizzate, microfratture e grosse strutture vacuolari. Per quanto concerne la rarit delle asce-martello (in Toscana se ne contano una ventina), questa potrebbe essere imputata ad una limitata produzione legata alla difficolt del processo di fabbricazione, dovuta alla complessit della lavorazione, innanzi tutto per la durezza e la tenacia dei basalti rispetto alle altre pietre verdi tipo eclogiti, giadeititi, omfacititi, anfiboliti, serpentiniti ecc., ed in particolare per la difficolt nell esecuzione della perforazione che doveva comportare un notevole dispendio energie e

di tempo, e lo stesso vale anche per la realizzazione della scanalatura effettuata su alcuni tipi a tallone distinto. Queste osservazioni, confermerebbero in parte quanto proposto da Casini (1998), che riconoscerebbe nelle asce-martello, un simbolismo legato alla divinit quindi al potere, in sostanza oggetti per pochi, che spesso venivano anche deposti come offerte votive nelle sepolture. Non tutte le asce-martello forate prodotte dalla fine del Neolitico al Bronzo antico, sarebbero da considerare solo come oggetti votivi o di status symbol ad uso esclusivo di un elite dominante, se non quelle effettivamente trovate in luoghi di culto o in sepolture e quelle completamente lucidate e dalla lavorazione particolarmente raffinata, come stato constatato e proposto per le grandi asce neolitiche, di origine alpina completamente levigate e lucidate, diffuse nell Europa occidentale dal V millennio (Petrequin et al., 1998; Petrequin et al., 2002), che peraltro non conservano tracce d utilizzo. Attualmente in Indonesia, nell Irian Yaya, alcune popolazioni fabbricano ancora asce di pietra e quelle perfettamente levigate sono usate unicamente come oggetti di prestigio per personaggi di rango elevato (Petrequin et al., 1993). E interessante sottolineare che delle nove asce-martello rinvenute nel territorio livornese ed aree limitrofe, sei sono fratturate nella zona della perforazione, quale punto debole di questo possente strumento in caso di urto laterale. Le modalit dei ritrovamenti, cinque esemplari in ambienti insediativi e due in aree periferiche, e la presenza in alcuni casi di tracce d usura, rivelerebbero il loro utilizzo funzionale, quali utensili d pratico, per spaccare il legno ad esemuso pio o magari come armi d offesa, non provenienti comunque da sepolture, ad eccezione dei due esemplari integri rinvenuti nelle tombe a fossa eneolitiche di Guardistallo (Schiff Giorgini, 1915). Bibliografia A RANGUEREN B., P ALLECCHI P., P ERAZZI P., R EVEDIN A., 1987-88. La necropoli di Garavicchio, (Capalbio, Grosseto). Riv. Sci. Preist., 41: 199-237. CASINI S., 1998. Comparisons between Figures of Axes on Valcamonica and Valtellina Stele (style III A) and archaeological Finds. In:

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Livorno, the silex poniard from La Pievaccia, near Bibbona (LI) and the shaft-hole-hammer-axes, in addition to the burial of Guardistallo (PI), attest also the expansion in this coastal area, of the Rinaldone culture, well known in the southern Tuscany and in the Archipelago area. The analysis of the three fragments, show that these axes, has not been used like status symbol objects, on the contrary, utilized as active implements, probably to split woods or like weapons.

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