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Chiesa italiana e comunicazione in rete (V parte)

Labitante digitale
La figura del testimone paradigmatica per abitare la nuova cultura digitale.

Si tratta di una figura relazionale, di una individualit in connessione.

Questa relazionalit va in due direzioni: una orizzontale, verso gli altri, a cui si testimonia ci che si conosciuto; e una verticale, rispetto alla verit che ci ha toccato, che non possiamo non comunicare, anche se questa scelta sospesa al filo della libert.

Non parla con autorit


Labitante digitale non parla con autorit, ma con autorevolezza: non quella dellesperto (basta su un sapere tecnico e settoriale), n quella dellidolo di turno (basata sulla capacit di incarnare il sogno del successo mondano), ma quella di chi sa farsi mediatore tra la buona notizia che ha toccato la sua vita e le persone con le quali cerca di condividere questa esperienza

E un ponte
Tra il finito e linfinito

Tra il particolare e luniversale

Tra ci che presente e ci che va cercato

La rete: chance per la Chiesa


La rete infatti offre alla Chiesa una straordinaria opportunit: di parlare di se stessa, senza mediazioni distorcenti,

entrando in relazioni personalizzate anzich istituzionali

VERIT, ANNUNCIO E AUTENTICIT DI VITA NELLERA DIGITALE


Rispetto alla verit da annunciare quale deve essere lautenticit richiesta? Anzitutto e necessario un esercizio di buona passivit, cio di apertura a quanto fuori dal nostro io ci viene fatto scoprire.

Su questo tema Benedetto da Norcia scrive nella sua Regola al capitolo VII, a proposito dellumilt.Egli fa riferimento ad una serie di gradini che preparano questatteggiamento di fondo: e cio I) il senso della presenza di Dio II) il rinunciare a fare la propria volont III) la sottomissione allaltro riconosciuto superiore IV) la perseveranza mite e rocciosa nelle contrariet V) lapertura del cuore allabba VI) la contentezza nelle situazioni estreme VII) il senso di essere ultimo di tutti VIII)lesempio degli anziani

AUSCULTA! OGNI PAROLA INTERUMANA HA COME TERRENO FECONDO DI ORIGINE IL SILENZIO, CHE INCLUDE BOCCA, CUORE E SENSI, QUALIFICATO DALLAPERTURA ALLA PAROLA

Giunto poi al nono gradino e fino allundecimo, Benedetto unisce parola e silenzio per delineare una comunicazione autentica. Possiamo considerarli in un colpo solo perch parola e silenzio sono relativi e il ridere parlando invece una modalit inautentica.

Il nono gradino dellumilt quando il monaco tiene a freno la lingua e coltiva lamore
per il silenzio, non parlando se non interrogato. La Scrittura insegna infatti che: chi fa molte chiacchiere entra nel peccato, e che: luomo dalle troppe parole cammina sulla terra privo di orientamento. Il decimo gradino dellumilt non ridere per qualunque sciocchezza, perch sta scritto: luomo maleducato ride in modo sguaiato.

Lundecimo gradino dellumilt quello in cui il monaco, quando parla, lo fa sottovoce, senza ridere, umilmente e con gravit, con brevi e assennate parole, senza alzare la voce, come sta scritto: il saggio si riconosce dalla poche parole.

CONDIZIONI AL BUON PARLARE PER DARE VOCE ALLANNUNCIO DELLA VERIT


Leniter, sine risu, humiliter, cum gravitate, pauca verba, rationabilia, non sit clamosus in voce Non si tratta solamente di esprimere il messaggio evangelico nel linguaggio di oggi, ma occorre avere il coraggio di pensare in modo pi profondo il rapporto tra la fede, la vita della Chiesa e i mutamenti che luomo sta vivendo. limpegno di aiutare quanti hanno responsabilit nella Chiesa ad essere in grado di capire, interpretare e parlare il nuovo linguaggio dei media in funzione pastorale, in dialogo con il mondo contemporaneo, domandandosi: quali sfide il cosiddetto pensiero digitale pone alla fede e alla teologia? Quali domande e richieste?

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