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Vulcano

Etna

Stromboli

Vesuvio

Etna, Sicilia
LA GENESI DEL VULCANO
Come tutti i vulcani l'Etna si formato nel corso dei millenni con un processo di costruzione e distruzione iniziato intorno a 600.000 anni fa, nel Quaternario. Al suo posto si ritiene vi fosse un ampio golfo nel punto di contatto tra la zolla euroasiatica a nord e la zolla Africanaa sud, corrispondente alla catena dei monti Peloritani a settentrione e all'altopiano Ibleo a meridione. Fu proprio il colossale attrito tra le due zolle a dare origine alle prime eruzioni sottomarine di lava basaltica fluidissima con la nascita dei primi coni vulcanici, al centro del golfo primordiale detto pre-etneo. Si ritiene che tra 200.000 e 100 000 anni fa questi coni entrarono in una nuova fase di attivit eruttiva emettendo lave di altro tipo, alcalobasaltiche.

L'ATTIVIT VULCANICA DELL'ETNA


L'Etna un vulcano attivo. A differenza dello Stromboli che in perenne attivit e del Vesuvio che alterna periodi di quiescenza a periodi di attivit parossistica esso appare sempre sovrastato da un pennacchio di fumo. A periodi abbastanza ravvicinati entra in eruzione iniziando in genere con un periodo di degassamento ed emissione di cenere vulcanica a cui fa seguito un'emissione di magma abbastanza fluido all'origine. Talvolta vi sono dei periodi di attivit stromboliana che attirano folle di visitatori d'ogni parte del mondo per via della loro spettacolarit. In genere le eruzioni dell'Etna pur fortemente distruttive delle cose, non lo sono per le persone se si eccettuano i casi fortuiti o di palese imprudenza come quello dell'improvvisa esplosione di massi del 1979 che uccise nove turisti e ne fer una decina di altri avventuratisi fino al cratere appena spento. A memoria storica si ricordano centinaia di eruzioni di cui alcune fortemente distruttive.

Stromboli, isole Eolie


Lo Stromboli un vulcano esplosivo e le sue eruzioni avvengono con una frequenza media di circa una ogni ora. La sua attivit "ordinaria" ha luogo ad una quota di 750 m s.l.m. dalle diverse bocche eruttive presenti nell'area craterica e allineate in direzione NE-SW. Tale attivit consiste in esplosioni intermittenti di media energia, della durata di pochi secondi ad intervalli di 1020 m durante le quali vengono emesse piccole quantit di bombe scoriacee incandescenti, lapilli, cenere e blocchi con velocit di uscita compresa tra 20 a 120 metri al secondo ed altezze comprese tra poche decine fino ad alcune centinaia di metri. L'attivit eruttiva associata ad un degassamento pressoch continuo dall'area craterica il cui volume stimato di 6000-12000 t/gi il quale consiste principalmente di H2O (3200-6300 t/g), CO2 (29005800 t/g), SO2 (400-800 t/g) e quantit minori di HCl e HF. I materiali emessi da queste esplosioni ricadono nelle immediate vicinanze e spesso formano piccoli coni ripidi di scorie saldate, alti pochi metri e detti hornitos.

Le eruzioni stromboliane pi violente mai accadute in tempi storici risalgono al 1919 e al1930, ed entrambe furono causate da grandi infiltrazioni d'acqua marina nel camino vulcanico: il magma, a contatto con l'acqua, avrebbe causato violente esplosioni con grande emissione di vapori e scorie, accompagnate da violenti terremoti. Per la prima e finora unica volta nella storia del vulcano, delle colate laviche si riversarono anche al di fuori della Sciara del Fuoco, arrivando a lambire i centri abitati (Piscit fu sfiorata per appena 20 metri), causando ingenti danni e numerose vittime, e causando un piccolo tsunami che gener un'onda di 23 m che arriv a far danni fino a Capo Vaticano, in Calabria. I parossismi rappresentano le manifestazioni pi energetiche del vulcano di Stromboli; consistono in violente ed improvvise esplosioni "tipo cannonata" durante le quali avviene l'emissione sostenuta di scorie incandescenti, ceneri, bombe e blocchi litici a distanze considerevoli fino ad interessare le zone abitate dell'isola. Tali esplosioni possono produrre nubi convettive che raggiungono quote di 10 km. Durante i parossismi sono emessi volumi sensibilmente maggiori materiali rispetto alle eruzioni normali e a quelle maggiori e frequentemente possono avvenire profonde modificazioni dell'area craterica. L'ultimo evento parossistico avvenuto il 15 marzo 2007 all'interno dell'eruzione febbraio-aprile 2007.

Vulcano, Lipari
L'isola deve in effetti la sua esistenza alla fusione di alcuni vulcani di cui il pi grande ma spento il Vulcano della Fossa. Gli altri sono il Vulcanello (123 m) a nord; il meridionale Monte Aria (500 m), completamente inattivo, che forma un vasto altopiano costituito da lave, tufo e depositi alluvionali olocenici e il Monte Saraceno (481 m). Il principale vulcano, a occidente, sembra essersi formato dopo l'estinzione del vulcano meridionale; con lave molto acide, ha generato il monte detto Vulcano della Fossa (o Gran Cratere o Cono di Vulcano), alto 386 m, con pendici molto ripide, con a nord un cratere spento, detto Forgia Vecchia. A nord-ovest si trova una recente colata di ossidiana del 1771, detta le Pietre Cotte. Il cratere attivo situato alquanto spostato a nord-ovest.

Sebbene l'ultima eruzione sia avvenuta nel 1888 - 1890, il vulcano non ha mai cessato di dare prova della propria vitalit ed ancora oggi si osservano differenti fenomeni: fumarole, getti di vapore sia sulla cresta che sottomarini e la presenza di fanghi sulfurei dalle apprezzate propriet terapeutiche. A nord numerose fumarole continuano ad emettere acido borico, cloruro di ammonio, zolfo, che alimentano un complesso industriale per la produzione di zolfo. Data la tossicit dei gas emessi dalle fumarole, possibile avvicinarsi ad esse solamente se si accompagnati da guide autorizzate.

Vesuvio, Campania
Il periodo dell'attivit pi intenso fu durante la seconda met del XVIII secolo, con cicli della durata media di 10-15 anni; il meno prolifico, quello del 1872 - 1944, con due cicli della durata di 34 e 38 anni. Dopo l'eruzione del 1944, il Vesuvio cadde in uno stato di quiescenza che dura tuttora: in base ai cicli abituali, la ripresa dell'attivit eruttiva appare dunque fortemente in ritardo.

Stato attuale
Dopo l'eruzione del 1944, il Vesuvio in fase di quiescenza. Tale periodo di riposo, in base alla descrizione del ciclo sopra descritta, appare atipico, per cui la ripresa dell'attivit eruttiva pare fortemente in ritardo. Per questo, si ritiene che il Vesuvio sia uscito dal tipo di attivit studiato. Per qualche motivo ancora ignoto, il condotto (praticamente sempre aperto dal 1631) deve essersi ostruito in profondit, o devono essersi svuotate le "sacche" di magma che alimentavano l'attivit ciclica, per cui il vulcano tornato all'apparenza inerte, come doveva essere prima del 1631.

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