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ITALIANO 2 - TEXTOS

La Rivoluzione americana
In America, sulla costa dell’Oceano Atlantico, gli inglesi avevano fondato 13
colonie. Gli abitanti erano molto fedeli all’Inghiletrra e l’avevano aiutata
volentieri durante la guerra contro la Francia. La guerra era stata vinta
dall’Inghilterra che aveva conquistato gli immensi territori del Canada a nord e
la regione della Louisiana a sud.
Finita la guerra però le colonie cominciarono a sentirsi troppo sfruttate e non
ritenevano giusto:
 Dover commerciare solo con l’Inghilterra
 Non poter produrre oggetti da sé ma essere obbligate ad acquistarli
dall’Inghilterra
 Dover pagare tasse senza poter partecipare con i rappresentanti al
Parlamento
 Non potersi stabilire nei territori ad ovest
 Dover mantenere le truppe inglesi
Inoltre molti europei in cerca di una nuova vita si trasferivano in
America e si diffondevano le idee dell’Illuminismo.
Nel 1773 un gruppo di Americani travestiti da Pellirosse salì su una nave inglese
nel porto di Boston e rovesciò in mare tutto il carico di tè. Con questo fatto
scoppiò una rivolta. Il 4 luglio 1776 i rappresentanti delle 13 colonie si riunirono
a Filadelfia e proclamarono la nascita degli Stati Uniti d’America. In questo
incontro scrissero anche la “Dichiarazione d’Indipendenza” in cui si dichiara il
diritto di libertà e di ricerca della felicità. Il 4 luglio è considerato l’inizio della
Rivoluzione americana.
La guerra d’indipendenza
L’Inghilterra dichiarò subito guerra e inviò un forte esercito. Invece gli
Americani, guidati da George Washington, erano impreparati e non avevano
armi. All’inizio persero alcune battaglie, ma la Francia e la Spagna decisero di
aiutarli e alla fine vinsero la guerra., Gli inglesi si ritirarono e furono costretti a
riconoscere l’indipendenza degli Stati Uniti.
Nel 1787 fu emanata una Costituzione, cioè la legge fondamentale dello Stato, in
cui si dice che gli Stati Uniti sono una repubblica federale, cioè composta da
tanti Stati. Il primo presidente fu George Washington.
Lo sviluppo degli Stati Uniti
Ben presto giunsero molte persone dall’Europa e nacquero le manifatture, dove
si producevano articoli utilizzando le macchine più moderne. Gli operai
lavoravano bene ed erano trattati meglio che in Europa. Gli Stati Uniti
cominciarono ad arricchirsi soprattutto a causa dello sviluppo industriale.

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L’Italia nel ‘600
l’Italia nel ‘600 è divisa in tanti staterelli dominati per la maggior parte dalla
Spagna.
Venezia: la Repubblica di Venezia ha un’economia fiorente. Oltre ai commerci
sviluppa attività sulla terraferma: migliora l’agricoltura e inizia la coltivazione
del gelso, con il quale si allevano i bachi da seta. Ben presto nascono e si
diffondono i laboratori per la lavorazione della seta.
Il Regno di Savoia: dopo aver trasferito la capitale a Torino vuole espandersi in
Italia.
Il Granducato di Toscana è in decadenza
lo Stato Pontificio: le campagne sono trascurate e i contadini muoiono di
malaria; Roma invece si abbellisce sempre più con le opere dei migliori artisti
I domini spagnoli: il regno di Napoli e di Sicilia, il regno di Sardegna, il regno di
Milano e lo Stato dei Presìdi appartengono alla Spagna. Gli Spagnoli
considerano l’Italia una colonia da cui ricavare denaro e non si occupa né
dell’agricoltura né delle manifatture. L’Italia si impoverisce sempre più,
soprattutto al sud.
La Spagna governa l’Italia con tre vicerè e un governatore (a Milano) che hanno
come compito quello di riscuotere le tasse. I funzionari spagnoli trattano la
popolazione con prepotenza, si impadroniscono dei raccolti e delle merci e si
arricchiscono sempre più. Regnavano corruzione ed ingiustizia.
Milano durante la guerra dei 30 anni era campo di battaglia. I soldati che
passarono da Milano distrussero raccolti e villaggi e portarono la peste (1628-
1630) aumentando la povertà del territorio.
Il popolo in tutta Italia cerca di ribellarsi:
A Napoli nel 1647 alcuni contadini capeggiati da Tommaso Aniello, deto
Masaniello, insorgono contro gli spagnoli ma vengono fermati e Masaniello
viene ucciso
nonostante questa situazione le città continuano ad abbellirsi. L’arte del ‘600 si
chiama Barocco. Le sue caratteristiche sono il lusso e la grandiosità. Uno dei
maggiori artisti è Lorenzo Bernini.

La monarchia parlamentare in Inghilterra


In Inghilterra il re Carlo I voleva sciogliere il Parlamento e regnare in modo
assoluto.
I nobili sostenevano il re, ma la borghesia si ribellò. Scoppiò una guerra civile,
cioè una guerra interna tra gruppi di uno stesso popolo.
Le truppe della borghesia erano guidate da un condottiero valoroso: Oliver

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Cromwell. Egli portò alla vittoria il suo esercito.
Il re Carlo I fu imprigionato e condannato a morte.
Dopo la morte del re Oliver Cromwell si fece proclamare Lord Protettore di
Inghilterra e instaurò una dittatura.
Egli cercò di favorire l’economia inglese, ma tolse al popolo la libertà.
Quando Cromwell morì, i sovrani d’Inghilterra cercarono di tornare sul trono,
ma tutto il popolo si oppose. Questa lotta si chiama Gloriosa Rivoluzione.
Il parlamento per evitare la monarchia assoluta affidò la corona
all’olandese Guglielmo d’Orange.
Egli per diventare sovrano d’Inghilterra dovette firmare una “Dichiarazione
dei diritti” in cui si impegnava a rispettare la libertà del popolo e a seguire le
leggi e le decisioni del Parlamento.
Nacque così in Inghilterra la monarchia parlamentare.

La tratta degli schiavi


La Tratta dei Neri (cioè il commercio degli schiavi) avveniva con un traffico
detto COMMERCIO TRIANGOLARE:
1. le navi partivano dall’Europa cariche di manufatti. Arrivate in Africa
scambiavano i prodotti con gli schiavi. I re delle popolazioni africane
catturavano uomini tra le tribù nemiche e li barattavano con i mercanti di
schiavi, i NEGRIERI. I negrieri prendevano solo le persone più sane e
robuste, le marchiavano a fuoco, le battezzavano e le caricavano sulle
navi
2. le navi partivano dall’Africa ed arrivavano in America. Il viaggio durava
alcuni mesi. In questo periodo gli schiavi erano tenuti incatenati nella
stiva, in condizioni pessime di igiene e nutriti male. Molti morivano
durante il viaggio. Arrivati in America venivano venduti gli schiavi
venivano venduti e iniziavano a lavorare nelle piantagioni. I negrieri con
il denaro ricavato dalla vendita degli schiavi comperavano materie prime
da portare in Europa
3. le navi partivano dall’America colme di prodotti e giungevano in Europa
dove vendevano le merci, comperavano manufatti e ripartivano per
l’Africa.
Il lavoro nelle piantagioni era molto duro e un uomo forte poteva resistere 10
anni. Si lavorava anche 15 ore al giorno sotto un sole cocente oppure nelle
raffinerie di zucchero dove il caldo era soffocante. I più fortunati facevano i
domestici nelle case dei padroni.
Tutti comunque dovevano seguire regole dure e venivano severamente puniti se
trasgredivano. I padroni avevano anche il diritto di vendere gli schiavi
separandoli dai famigliari, di maltrattarli o di ucciderli se lo ritenevano
necessario.
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Gli schiavi non potevano ribellarsi, provenivano da luoghi diversi e parlavano
lingue diverse perciò non potevano allearsi contro i padroni. Se tentavano di
fuggire venivano uccisi.
La Francia nel ‘600
In Francia c’è la monarchia assoluta. il re ha grandi poteri e non è obbligato a
seguire le leggi. In caso di emergenza però è costretto a convocare gli “Stati
Generali”. Gli Stati Generali sono un’assemblea composta dai rappresentanti di
nobiltà, clero e popolo.
Il re Luigi XIII non governa personalmente ma si fa aiutare da un Primo
ministro. Il Primo Ministro di Luigi XIII era Richelieu. Egli era un cardinale
molto abile che difese il potere della monarchia e lo rafforzò. Alla morte di
Richelieu diventa Primo Ministro Mazarino. Anche Mazarino continua a
difendere il potere del re.
Luigi XIV decide di governare personalmente, senza l’aiuto del Primo Ministro.
Egli prende nelle mani tutti i poteri, controlla ogni cosa nel suo regno, fa molte
guerre per espandere il territorio francese. Per la sua grandezza viene chiamato
“Re Sole”.
Per controllare meglio i sudditi dichiara l’indipendenza del clero francese da
Roma. Combatte i protestanti e li costringe a convertirsi al cattolicesimo o a
fuggire, revoca l’Editto di Nantes.
In Francia sotto il governo di Luigi XIV:
 aumentano i laboratori artigianali,
 migliora l’agricoltura,
 si costruiscono canali navigabili per facilitare i trasporti
 vengono messe tasse sulle merci che provengono da altri Paesi; in questo
modo si proteggono le merci francesi (mercantilismo)
 nasce la Compagnia della Nuova Francia, una compagnia di commercio
che sfrutta le ricchezze delle colonie: i francesi colonizzano il Canada e
alcune isole delle Antille, dove si producono caffè, zucchero, spezie.
Tutte le ricchezze prodotte non miglioravano la situazione del popolo. Servivano
per pagare i debiti di guerra e per mantenere la nobiltà.

L’Olanda nel ‘600


I Paesi Bassi appartenevano alla Spagna.
I Paesi Bassi del nord erano calvinisti, i Paesi Bassi del sud erano cattolici. Alla
fine del 1500 i Paesi Bassi del nord, anche con l’aiuto dell’Inghilterra, ottengono
l’indipendenza e diventano Olanda.
L’Olanda nel ‘600 diviene molto ricca per diverse cause:

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 la classe sociale della borghesia è molto forte
 la religione calvinista è favorevole al lavoro
 l’Olanda acquista molte colonie e fonda un impero coloniale controllato
dalla Compagnia delle Indie Orientali e dalla Compagnia delle Indie
Occidentali. Queste società possedevano grandi flotte mercantili e
commerciavano con Indonesia, Cina, Giappone, nord e sud America.

Il ‘600: il secolo di ferro


Nel ‘600 la popolazione dell’Europa aumenta perché l’agricoltura produce di
più, migliora il clima e ci sono nuovi prodotti importati dall’America.
La società è divisa in tre classi:
1. i grandi proprietari terrieri ( nobiltà e clero)
2. i borghesi ( mercanti, banchieri e artigiani)
3. i contadini e i soldati.
Molto spesso, a causa delle numerose guerre, nell’esercito venivano reclutati
soldati, contadini, avventurieri, delinquenti.
La borghesia in questo periodo si arricchisce sempre più.
Gli Stati europei erano tutti monarchie:
 la Spagna perde il suo potere a causa dei debiti di guerra
 l’impero austriaco è ancora molto vasto, ma controlla solo la zona
dell’Austria e dell’Ungheria – Boemia
 la Russia è governata prima dallo zar Ivan il Terribile, poi da Michele III
Romanov che la unifica
La guerra dei 30 anni
Cause della guerra dei 30 anni sono:
1. le lotte tra cattolici e protestanti
2. la situazione instabile dell’Europa
3. la Boemia non vuole essere governata dall’Austria
 nel 1618 scoppia la guerra: un gruppo di protestanti boemi butta giù dalla
finestra del castello di Praga gli ambasciatori austriaci
(DEFENESTRAZIONE DI PRAGA)
 – si formano queste alleanze:
– Austria + Spagna + principi tedeschi cattolici
– Francia + Danimarca + Svezia + principi tedeschi protestanti
 L’Austria attacca la Boemia aiutata da Spagna e principi tedeschi cattolici

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 La Danimarca scende in campo contro l’Austria assieme a Svezia e
Francia
 nella battaglia di Rocroi la Francia vince
 nel 1648 viene firmata la pace di Westfaliache diceva:
1. la Germania non fa più parte dell’impero
2. la Svezia acquista molti territori
3. la Francia diventa lo Stato più potente d’Europa
Le conseguenze della guerra dei 30 anni sono:
1. l’Europa è devastata e impoverita
2. la popolazione diminuisce
3. aumentano i poveri
4. i borghesi sono sempre più ricchi e vogliono avere lo stesso potere dei
nobili. Molti borghesi acquistano con il denaro i titoli nobiliari ( conte,
marchese,…) e entrano a far parte della nobiltà.
Vita quotidiana nel ‘600
Le famiglie erano molto numerose, molti bambini morivano da piccoli. I fratelli
maggiori badavano ai più piccoli, aiutavano i genitori e a 12 anni venivano
mandati a lavorare.
Solo i ricchi andavano a scuola in istituti religiosi o avevano un maestro privato
chiamato PRECETTORE.
L’igiene personale era scarsa, ci si lavava molto poco e ci si ammalava
facilmente.

Rebora, un poeta dall’Inferno al Paradiso.


Un libro sulla sua vita nel segno di Dante
Copertina Da terna poesia. Dante Rebora - Roberto Cicala (Il Mulino)Da eterna
poesia a noi vien Dante. Un poeta sulle orme di Dante: Clemente Rebora (Il
Mulino) è il volume di Roberto Cicala che fa il punto su un poeta che ha fondato
il Novecento, Clemente Rebora, tra i «maestri in ombra» di Montale e Pasolini.
Ha vissuto la sua esistenza come un inferno (durante la Grande Guerra dove
subì un trauma e fu soccorso dall’amore di una donna), poi un purgatorio (alla
ricerca di un’identità e di una «scelta tremenda») e infine un paradiso (dopo la
conversione e gli ordini religiosi presi in età avanzata, con un calvario fisico e
mistico). Tutto è stato vissuto e riletto da Rebora, come nessun altro autore
italiano contemporaneo, alla luce della Divina Commedia, sempre al centro
della sua produzione, tanto da lasciare un’edizione del poema con postille in
matita rossa e blu a indicare grazia e peccato. Roberto Cicala, da sempre

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indagatore di carte d’autore, offre un saggio avvincente tra biografia e critica con
una ricca appendice di inediti, tra cui gli appunti delle lezioni su Dante, maestro
di etica ed estetica, letteratura e fede.

Dalla presentazione di Alberto Casadei, «Il trentennale lavoro di Roberto Cicala


con questo volume porta a compimento un’impresa davvero pregevole e
innovativa. Il lavoro interpretativo si è fondato sulla paziente raccolta di
testimonianze e sullo studio filologico di materiali danteschi appartenuti al
poeta milanese, come l’edizione Scartazzini-Vandelli della Divina Commedia, su
cui egli stesso ha stratificato vari tipi di commenti e postille nel corso di decenni,
quindi senza abbandonarla dopo la conversione. Da questo tipo di note (nonché
da cartigli sparsi) si ricavano con chiarezza i luoghi testuali che attiravano
Rebora, confermati dai quaderni di appunti di sue lezioni alla fine degli anni
’20. La precisissima trascrizione, criticamente vagliata, di questi materiali (in
parte pure riprodotti in fotografia), costituisce di per sé un notevole
accrescimento delle nostre conoscenze sulla cultura del Nostro, e in più
permette di collocarlo a fianco di autori che si sono impegnati, nel corso del
Novecento, a reinterpretare Dante secondo una chiave di lettura inedita e
propria, da Eliot a Mandel’štam a Borges».

Dalla premessa dell’autore. «“Da eterna Poesia a noi vien Dante” potrebbe
sembrare, nei versi per Ezra Pound scritti in età avanzata nel 1955, l’unica
testimonianza esplicita di Rebora relativa al suo dantismo, che invece
accompagna fin dal 1913 il giovane autore dei Frammenti lirici, la raccolta
d’esordio che vorrebbe intitolare I guinzagli del Veltro. Ancora prima, in una
lettera del 1909, risponde al padre durante un forte contrasto di vedute: “Io sto
con Buddha Cristo Dante…” In effetti la Commedia, oltre a rivelarsi una ricca
fonte d’immagini e metafore per interpretare e nominare il mondo, anche
davanti agli orrori del fronte bellico, offre al poeta milanese spunti concreti per
la vita e per l’azione, nei momenti più decisivi, prima ancora che per l’elevazione
spirituale» (Roberto Cicala).

“Marco e Mattio” romanzo di una valle in mostra

«Storie oscurate dalla Storia» hanno sempre interessato lo scrittore Sebastiano


Vassalli che, dopo il Seicento della Chimera, sceglie nel 1992 l’epoca di
Napoleone per raccontare la vicenda di Marco e Mattio tra le Dolomiti di Zoldo
e Venezia. È il romanzo di una valle al centro della mostra che illumina per la
prima volta le carte preparatorie conservate nell’archivio dell’autore, tra
abbozzi, appunti di viaggio, libri consultati e corrispondenze epistolari. Val di
Zoldo rende così omaggio, anche con un percorso letterario, a chi ha narrato la
vicenda drammatica di Mattio Locat, uno dei primi casi clinici della psichiatria
moderna, mostrando luci e ombre della montagna e del carattere nazionale degli

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italiani e dando voce ai sogni di un folle e perdente eppure capace, nei momenti
più difficili, di «alzare gli occhi verso il cielo stellato».
Ecco un frammento di Dolomiti di carta grazie alla mostra che Val di Zoldo
(Belluno) dedica dal 27 luglio al 31 agosto 2019 al caso editoriale di Marco e
Mattio di Sebastiano Vassalli sotto il titolo “Il romanzo di una valle”. L’opera
dello scrittore premio Strega 1990 con La chimera e poi candidato anche al
premio Nobel nell’anno della sua scomparsa, il 2015, è al centro di una mostra
editoriale, a cura di Roberto Cicala e Valentina Giusti, che ricostruisce la genesi
dell’opera attraverso carte preparatorie, appunti e corrispondenza inedita,
illuminando i rapporti di Vassalli con la valle e con Venezia, luoghi in cui
l’autore ambienta il libro. Inoltre un itinerario letterario ai piedi delle Dolomiti è
tra le proposte a cura di Angelo Santin presentate nel progetto culturale lanciato
dal Comune di Val di Zoldo con la consulenza del Laboratorio di editoria
dell’Università Cattolica, del Centro Novarese di Studi Letterari e di Educatt.
La mostra Il romanzo di una valle a cura di Roberto Cicala e Valentina Giusti
(con filmati di Matteo Silvan al Museo del Ferro e del Chiodo, Forno di Zoldo)
viene inaugurata sabato 27 luglio alle ore 19,30 a Forno, nel Municipio in via
Roma 26 (con catalogo Educatt) e resterà aperta fino al 31 agosto con orario 9-
19. L’inaugurazione è preceduta alle ore 17 a Dont, nella Sala Cinema di via
Brustolon 36, dal convegno Un libro e una valle. Nuova luce su “Marco e
Mattio”, con Giuseppe Polimeni (Università degli Studi di Milano), Roberto
Cicala e Andrea Kerbaker (Università Cattolica di Milano), Valentina Giusti
(Centro Novarese di Studi Letterari), Angelo Santin, Paola Todeschino Vassalli,
con introduzione di Camillo De Pellegrin, sindaco di Val di Zoldo. Infine alle ore
21, a Forno, sul sagrato della chiesa di San Francesco, in via San Francesco 15, in
programma il reading musicale Le stelle di Zoldo con letture da Marco e
Mattio di Sebastiano Vassalli (Rizzoli) di Lina Beltrame e Bianca Doriguzzi della
Compagnia Teatrale Le Bretelle Lasche, con interventi musicali al clarinetto del
Quartetto Barance (Debora Ongaro, Anna Zanella, Alessandro Pasuch e Annika
Baake). L’evento è a cura di Angelo Santin.
La mostra sarà esposte successivamente a Longarone, palazzo Mazzolà, 6-29
settembre; Belluno, 5 ottobre-3 novembre 2019; Venezia. Isola di San Servolo,
15 marzo-10 aprile 2020.
Come scrive lo stesso Vassalli, Marco e Matti «racconta la vicenda terrestre di
Mattio Lovat, nato a Casal di Zoldo il 12 settembre 1761 e morto a Venezia l’8
aprile 1806: che per alcuni suoi comportamenti – diciamo così – inconsueti, e
per i fatti strani e gravi che precedettero la sua fi ne, venne considerato uno dei
primi “casi clinici” della psichiatria moderna e trattato come tale da diversi
autori, in Italia e all’estero. Grazie alle nuove cognizioni della medicina e con il
senno di poi, noi oggi possiamo dire che quel caso clinico, così come allora fu
posto, era sbagliato, e che Mattio Lovat morì di un male antico e terribile
chiamato pellagra: ancora molto diffuso, ai giorni nostri, in Africa e nelle regioni
povere del pianeta. […] Mattio Lovat, ammalato di pellagra, fu dichiarato pazzo
e finì i suoi giorni in manicomio, in quell’isola di San Servolo davanti a Venezia
dov’era in funzione fi no dai tempi della Serenissima uno dei primi ospedali

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psichiatrici della storia d’Europa. […] Devo aggiungere che la vita di quel matto
di due secoli fa è uno straordinario romanzo, per l’ambiente favoloso e tragico in
cui si svolse e per l’interrogativo che ha lasciato sospeso, sulla sua stessa epoca e
sulle epoche successive. Mattio credeva di dover salvare il mondo e morì per
salvarlo: lo salvò? Chissà. […] L’altra storia che si racconta in questo libro,
parallela e simmetrica rispetto a quella di Mattio, è la storia del misterioso don
Marco: un uomo di cui ignoriamo la data di nascita e anche quella di morte (la
sua leggenda, addirittura, lo vorrebbe immortale!), ma di cui conosciamo molte
avventure passate, e su cui molto è stato scritto nel corso dei secoli. Questo
personaggio, noto anche con i nomi di Cartafilo, Assuero, Joseph, Peter e altri
che non sto a elencare, ha fatto parlare a lungo di sé, soprattutto nei paesi di
lingua tedesca, e poi è scomparso all’inizio del secolo scorso senza che nessuno
più abbia dato notizia di lui: le sue ultime vicende, infatti, avrebbero potuto
essere raccontate soltanto da chi avesse conosciuto e raccontato la storia di
Mattio Lovat, che lo liberò dalla condanna a vivere in eterno e gli permise di
morire. Don Marco – l’“Ebreo errante” di sette secoli di letteratura europea –
negli ultimi anni della sua vita e nelle pagine del mio libro si contrappone al
“folle” Mattio come il male si contrappone al bene, e però è anche colui che gli
insegna a guardare il cielo stellato: perché sa – meglio di qualunque altro uomo
al mondo! – che vivere entro orizzonti esclusivamente umani può venire a
nausea, e che il rimedio migliore contro quella nausea è lasciar vagabondare lo
sguardo e il pensiero tra i corpi celesti che stanno sospesi lassù sopra le nostre
teste, senza un motivo apparente e senz’altra funzione che quella, appunto, di
essere guardati e pensati… La curiosità per la vita al di fuori dell’uomo: nelle
erbe, negli insetti, nelle montagne, nei mondi lontani, è il legame che unisce tra
loro i protagonisti della mia storia ed è anche ciò che li unisce al loro autore, la
ragione che mi ha spinto a cercarli e a farli rivivere».

30 anni della “Chimera”: un caso editoriale nelle carte dell’autore

I segreti di un best seller internazionale, La chimera di Sebastiano Vassalli, a 30


anni dall’uscita e dal premio Strega, sono on line in un ricordo e mostra virtuale
sul canale Facebook dedicato allo scrittore e su YouTube, in occasione del
quinto anniversario della morte dell’autore, con nuova luce sulla protagonista,
la giovane Antonia accusata di stregoneria, e sul lavoro dello scrittore attraverso
le carte d’archivio e varie testimonianze. Ad accompagna in questo itinerario è
uno degli amici più cari di Vassalli, Roberto Cicala, editore e studioso, con
letture di Lucilla Giagnoni, un ricordo della moglie, immagini dell’itinerario
cicloturistico nei luoghi del romanzo e documenti dall’archivio in fase di
completamento a cura del Centro Novarese di Studi Letterari. Tra i retroscena
svelati ci sarà il titolo voluto all’inizio da Vassalli, il dibattito sull’immagine di
copertina con Giulio Einaudi e il tipo di appunti e documenti con cui è stata
scritta la storia. L’evento on line è promosso all’interno dei Giovedì letterari in
biblioteca di Novara. Con l’evento è lanciato anche un invito a mandare ricordi,
testimonianze di lettura, anche video, sullo scrittore:

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Antonia è la protagonista della Chimera, edito da Einaudi editore nel 1990 e ora
da Rizzoli, ed è una “esposta”, una ragazza cresciuta fin dalla nascita, avvenuta
nell’inverno del 1590, in un orfanotrofio di Novara e qui adottata da una coppia
di contadini. Attraverso una serie di vicende tra luci e ombre, la giovane è
vittima di un destino che la porterà a essere ingiustamente condannata al rogo
come strega, nel 1610. Perché, come ha scritto l’autore,

«per cercare le chiavi del presente, e per capirlo, bisogna uscire dal rumore:
andare in fondo alla notte, o in fondo al nulla; magari laggiù, un po’ a sinistra e
un po’ oltre il secondo cavalcavia, sotto il «macigno bianco» che oggi non si
vede. Nel villaggio fantasma di Zardino, nella storia di Antonia. E così ho fatto».

L’evento on line è stata l’occasione per comprendere anche il valore della


scrittura e delle parole secondo Sebastiano Vassalli. Per lui «il mestiere dello
scrittore consiste nel raccontare storie. Così era ai tempi di Omero e così è
ancora oggi. È un mestiere antico come il mondo, che risponde ad una necessità
degli esseri umani, ad un loro bisogno fondamentale: quello di raccontarsi.
Finché ci saranno nel mondo due persone, ci sarà chi racconta una storia e ci
sarà chi ascolta una storia. Quante cose si fanno, o si sono fatte, che non si
sarebbero mai fatte se non ci fosse stata la possibilità di raccontarle! Senza la
memoria del passato che è all’origine di ogni racconto, il nostro percorso di
civiltà sarebbe ancora fermo da qualche parte nella notte dei tempi. Le grandi
conquiste e le grandi imprese di ogni genere non avrebbero avuto lo stimolo per
compiersi, e anche gli atti di eroismo sarebbero stati rari, e sarebbero stati
scambiati per follia». Così scrive nell’autobiografia Un nulla pieno di storie.
Ricordi e considerazioni di un viaggiatore nel tempo, edita da Interlinea dieci
anni fa in forma di intervista con Giovanni Tesio. La stessa casa editrice
novarese ha in catalogo (www.interlinea.com) una decina di titoli dello scrittore
e ha pubblicato anche un libro ormai raro su La chimera. Storia e fortuna del
romanzo di Sebastiano Vassalli, a cura di Roberto Cicala e Giovanni Tesio, con
testi inediti dello scrittore e testimonianze dei suoi maggiori interpreti.

Il sud – est asiatico


L’Indocina (Vietnam, Cambogia e Laos) era stata colonizzata dalla Francia.
Durante la guerra era stata invasa dal Giappone, ma in Vietnam si era
sviluppata la Resistenza che, alla fine del conflitto, proclamò l’indipendenza
del Vietnam. La Francia, però, non accettò questa decisione e iniziò una lunga
guerra, terminata nel 1954 con la vittoria del Vietnam.
A questo punto, l’Indocina fu divisa in tre Stati: Cambogia, Vietnam e Laos. Il
Vietnam però, a causa dei contrasti tra USA e URSS, rimase diviso in due parti:
una a nord, comunista, e una a sud influenzata dagli americani.
Algeria

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La Francia non voleva concedere l’indipendenza all’Algeria. Iniziò così un duro
scontro tra l’esercito francese e il fronte terrorista algerino finchè nel 1962 la
francia non fu costretta a concedere l’indipendenza. Ma il nuovo Stato era molto
debole e scoppiò una sanguinosa guerra civile per il controllo politico dell Paese
che terminò nel 1999.
Africa sub – sahariana
la maggior parte degli Stati ottenne l’indipendenza tra il ’57 e il ’65.
Un caso particolare è la Repubblica del Sudafrica, indipendente dal ’61, nella
quale fino al 1992 fu in vigore l’apartheid. L’African national Congress, guidato
da Nelson Mandela, riuscì ad ottenere l’abolizione dell’apartheid e il Sudafrica si
trasformò in una moderna democrazia.

L’indipendenza dell’India
L’India fu uno dei primi Paesi ad ottenere l’indipendenza. Guidata da Gandhi,
detto Mahatma (Grande anima) essa iniziò a contrastare il dominio britannico
col metodo della non violenza e della resistenza passiva. Secondo Gandhi il
popolo indiano aveva il diritto di non obbedire alle leghgi britanniche ritenute
ingiuste, ma non doveva opporsi all’arresto. Egli stesso fu arrestato parecchie
volte, ma questa forma di lotta continuò e, alla fine della seconda guerra
mondiale, l’Inghilterra concesse all’India l’indipendenza (15 agosto
1947).
Si formarono così due Stati: l’India, di religione induista, e il Pakistan,
suddiviso in Pakistan Occidentale e Pakistan Orientale, di religione musulmana
(v. cartina pag. 259).
Negli anni successivi si verificò una migrazione forzata dei cittadini indiani
di fede islamica verso il Pakistan e dei cittadini pakistani di fede indù verso
l’India. Questo creò malcontento e agitazioni e Gandhi fu assassinato da un
fanatico indù che lo accusava di essere troppo comprensivo con gli islamici.
Successore di Gandhi fu Nerhu, che creò in India una Repubblica
parlamentale di tipo occidentale. Egli attuò una riforma agraria, abolì le caste,
favorì lo sviluppo industriale, ma né lui né i suoi successori riuscirono a
risolvere il problema della grande povertà, dovura anche alla forte crescita
demografica del Paese.

La decolonizzazione
La decolonizzazione è un processo in cui le colonie ottennero
l’indipendenza dagli Stati Europei.
Dopo la seconda guerra mondiale i territori in Africa e Asia raggiunsero
l’indipendenza in due modi: 1. in modo pacifico per concessione di questo
diritto da parte dello Stato dominante (es. Birmania);
2.con la guerriglia armata contro lo Stato dominante (es. Mozambico)

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Le cause della decolonizzazione sono varie:
1. molti rappresentanti dei popoli colonizzati avevano avuto modo
di studiare in Europa e avevano capito di avere dei diritti
2. migliaia di persone avevano combattuto nella guerra a fianco dei
colonizzatori ed ora non accettavano più di essere sfruttati
3. gli Stati europei erano usciti indeboliti dalla guerra
4. USA e URSS aiutavano questo processo, sperando che i nuovi Stati
potessero entrare nella loro zona di influenza.
Una volta ottenuta l’indipendenza, il cammino di questi nuovi Stati si rivelò
subito difficile. Sfruttati da secoli, essi erano divisi da contrasti etnici e
religiosi, non avevano politici esperti che sapessero affrontare i problemi,
avevano un’economia arretrata e nessuna conoscenza in campo
tecnologico scientifico. In questo modo queste popolazioni si ritrovarono
governate da dittature e continuarono a dipendere dalle grandi potenze
occidentali.
Si creò il neocolonialismo. In effetti, gli USA per primi iniziarono a stabilire
in questi territori nuove forme di sfruttamento economico attraverso
le multinazionali, aziende con sede in America che sfruttavano risorse e
manodopera locale e investivano però tutti i guadagni negli USA. Questa forma
di predominio è la causa della povertà che ancora oggi affligge questi Paesi.

I settori dell’economia in Europa e in Italia (primario)


Settore primario:
In Europa, a causa del clima favorevole e della presenza di grandi pianure
fertili, l’agricoltura è stata sempre un’attività molto praticata in tutto il
continente centro – meridionale.
In Europa occidentale l’agricoltura è moderna e meccanizzata, utilizza cioè
poca manodopera e si avvale invece di macchinari, fertilizzanti, diserbanti,
insetticidi… Inoltre è intensiva, cioè riesce ad ottenere grandi quantità di
prodotto proprio utilizzando le tecniche moderne.
In Europa orientale, invece, l’agricoltura è tradizionale ed estensiva:
vengono impiegati un maggior numero di lavoratori, poche macchine e la
produzione è inferiore.
A nord, nell’ambiente della taiga, è presente la silvicoltura, cioè lo
sfruttamento dei boschi per ricavare legname.
Anche l’allevamento è molto diffuso e può essere intensivo (nelle stalle o
negli allevamenti con attrezzature moderne) o estensivo (nei pascoli alpini o
delle regioni settentrionali). Gli animali allevati in Europa sono soprattutto
bovini (mucche), suini (maiali), pollame, ovini (pecore), caprini (capre).

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La pesca è un altro settore importante. Le acque più pescose sono quelle
dell’Oceano Atlantico e del Mare del Nord; nel Mediterraneo, a causa
dello sfruttamento troppo intenso e dell’inquinamento, il numero di pesci si
riduce sempre più.
In aumento sono gli allevamenti di molluschi e crostacei, la
cosiddetta itticoltura.
L’Europa possiede scarse risorse minerarie; i giacimenti più importanti
forniscono ferro, rame, bauxite.
Per quanto riguarda le risorse energetiche, in Germania troviamo
il carbone, nel Mare del Nord il petrolio, in Russia il gas. Tuttavia questi
giacimenti non sono sufficienti per coprire il fabbisogno della popolazione,
perciò è necessario importare soprattutto gas e petrolio. Negli ultimi tempi
l’Europa sta cercando di sostituire a questi combustibili fossili, destinati
prima o poi ad esaurirsi, fonti di energia alternative e meno inquinanti
come il vento (energia eolica), il sole (energia solare), maree
(energia mareomotrice), calore del sottosuolo (energia geotermica).

I settori dell’economia in Europa e in Italia (secondario)


Settore secondario:
L’industria è nata proprio in Europa, in Inghilterra,tra il 1750 e il 1850 circa.
Questo periodo è chiamato Rivoluzione industriale, perchè la nascita delle
fabbriche non solo ha modificato il modo di lavorare e di produrre, ma anche le
abitudini di vita, i rapporti sociali delle persone, la struttura delle città, le vie di
comunicazione… a partire da quegli anni l’industria si è diffusa poi in tutto il
mondo e si è evoluta nel tempo. Oggi hanno particolarmente importanza i
settori della tecnologia e dell’elettronica.
In Europa il settore secondario è molto sviluppato e assicura ogni genere di
produzione. Vi sono: industrie di base: siderurgica e metallurgica (che
lavorano i metalli), meccanica, chimica, petrolchimica
di trasformazione (leggere): tessile, alimentare, automobilistica, cantieristica
(navi)
avanzate: elettronica, informatica, delle telecomunicazioni, aerospaziale,
industria legata alla bioingegneria…
I Paesi europei sono molto industrializzati, soprattutto quelli dell’Europa
occidentale, ma oggi il settore secondario deve affrontare la concorrenza dei
paesi emergenti, cioè dei paesi che stanno avendo in questi anni un forte
sviluppo industriale, come la Cina e l’India.
La concorrenza fa sì che chi riesce a produrre più merci a prezzi inferiori o
di grande qualità riesce a venderle sui mercati di tutto il mondo. In questo
modo chi produce a costi maggiori o con qualità inferiore è in difficoltà, perchè
non riesce a vendere.

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Per reggere la concorrenza servono disponibilità di materie prime a basso
prezzo, personale specializzato e reparti di ricerca e formazione per
migliorare sempre più la qualità.
In Italia esistono grandi imprese nazionali o multinazionali, ma anche
tante piccole imprese locali.
L’industria è presente soprattutto al centro – nord, mentre
a sud prevale l’artigianato.
L’artigianato “made in Italy” offre alta qualità nei settori della moda, del
design, dei gioielli, dei mobili, della pelle e dei tessuti.

I settori dell’economia in Europa e in Italia (terziario)


Settore terziario:
Il settore terziario in Europa, come in tutti i paesi economicamente più
sviluppati, occupa la maggior parte dei lavoratori. In particolare hanno
importanza il commercio, sia interno che estero, il turismo naturalistico e
culturale ( soprattutto in Italia, Spagna e Francia), i trasporti terrestri (negli
ultimi anni si stanno diffondendo le linee ferroviarie ad alta velocità, meno
inquinanti), aerei, marittimi.
In Italia anche per il settore terziario ci sono differenze da nord a sud: mentre
nelle regioni settentrionali è diffuso il terziario avanzato, a sud domina
il commercio tradizionale. Ovunque però è sviluppato il turismo, per il
quale l’Italia è ai primi posti al mondo grazie agli splendidi paesaggi e
alle città d’arte che pochi paesi al mondo possono eguagliare.
Le vie di comunicazione stradali sono tra le migliori in Europa, nonostante
la morfologia del territorio non abbia reso facile la loro costruzione. La rete
ferroviaria, anche se piuttosto estesa, non è molto efficiente. Anche
il trasporto marittimo è importante, ma lo sviluppo maggiore si è registrato
negli ultimi anni per le linee aeree.

La rivoluzione scientifica
Il metodo sperimentale
Nel ‘600 l’uomo cambia il suo atteggiamento nei confronti della natura e della
scienza e avvengono nuove scoperte scientifiche.
Alcuni studiosi, anziché imparare solo dai libri antichi e sacri, cominciano ad
osservare la natura e il mondo che li circonda.
Vogliono capire come funziona l’universo attraverso l’esperienza personale.
Iniziano anche a fare degli esperimenti, per capire le leggi della natura. Questo
modo di studiare e scoprire attraverso gli esperimenti si chiama metodo
scientifico ed è usato da Galileo Galilei, un grande scienziato di quel tempo.

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Egli aveva capito che tutto si può spiegare con operazioni matematiche e che
la matematica era quindi importantissima per studiare il mondo. Un altro
studioso, Blaise Pascal, inventò la calcolatrice, Isaac Newton scoprì la forza di
gravità della Terra.
La rivoluzione scientifica
Il metodo sperimentale si diffonde velocemente perchè:
 gli studiosi di tutta Europa si scambiano pareri e conoscenze anche grazie
alla stampa
 uno scienziato non si interessa più di tutta la natura, ma si occupa solo
di un aspetto (matematica, chimica, biologia)
 vengono inventati strumenti migliori dalla tecnologia (telescopio,
microscopio)
 gli strumenti si diffondono in Europa
 si sviluppano le Università, dove gli scienziati possono incontrarsi e
collaborare
La rivoluzione copernicana
Fin dall’antichità l’uomo credeva in due leggi:
 la Terra è ferma al centro dell’Universo e il Sole e gli altri pianeti girano
intorno ad essa
 sulla Terra scorre il tempo e tutto nasce cresce e muore, mentre
nell’Universo tutto è eterno, cioè non nasce e non muore.
Queste leggi appartenevano alla teoria geocentrica, cioè all’idea che la Terra
fosse al centro dell’Universo, come aveva detto lo studioso Tolomeo.
Lo scienziato Niccolò Copernico però, studiando le stelle e i pianeti, capì che
la Terra gira con gli altri pianeti attorno al sole. Nacque così la
teoria eliocentrica ( il sole è al centro)

Galileo Galilei
Galileo Galilei è uno studioso italiano nato a Pisa. Quando scopre che un
olandese ha inventato il cannocchiale, uno strumento che permette di vedere
molto lontano, egli decide di costruire uno strumento ancora più potente e
inventa il telescopio, col quale si possono osservare le stelle e i pianeti.
Osservando il cielo, vede com’è la superficie della Luna, osserva la Via
Lattea e scopre che è una scia formata da tantissime stelle, studia il Sole e
i pianeti.
In questo modo capisce che la teoria eliocentrica di Copernico è corretta: il
Sole è al centro del sistema e tutti i pianeti girano attorno al Sole. Ma la Chiesa,

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che è contraria all’idea eliocentrica, lo obbliga a lasciare il suo lavoro. Egli allora
si rifugia a Firenze da Cosimo II de’ Medici. Quando però scrive il libro
“Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo: tolemaico e
copernicano”, la Chiesa lo accusa di essere eretico e non seguire la religione.
A Roma Galileo viene giudicato dal Tribunale dell’Inquisizione ed è
costretto ad affermare che i suoi studi erano sbagliati per essere liberato.

Schema degli ambienti europei


1. regione atlantica: è a ovest, sull’Oceano Atlantico
il clima è mite
l’agricoltura, l’allevamento, la pesca sono sviluppati
sotto al mare del Nord ci sono giacimenti di petrolio e gas
nella regione ci sono tante grandi città
2. regione delle pianure: è nella zona centro – orientale
il clima è continentale
comprende grandi pianure attraversate da molti grandi fiumi
l’agricoltura è molto sviluppata ad ovest
ci sono giacimenti di ferro, carbone, rame e molte industrie
ci sono tante vie di comunicazione
3. regione mediterranea: è a sud, sul mar Mediterraneo
il clima è caldo d’estate, mite d’inverno
crescono olivi, viti, agrumi
il turismo è molto sviluppato perchyè fa caldo e ci sono tante antiche città da
visitare
4. regione delle montagne: a nord sono basse, mentre a sud sono alte
il clima è fresco d’estate, freddo d’inverno
la vegetazione cambia in base all’altitudine e alle piogge
si coltivano alberi da frutto e viti
si produce energia idroelettrica sfruttando l’acqua
c’è molto turismo
5. regione del Nord: si trova a nord, vicino al polo
il clima è molto freddo
crescono solo muschio e licheni
la pesca è sviluppata
si sfrutta il legno delle foreste
le città si trovano solo nella parte meridionale

I problemi dell’Italia unita

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Il Regno d’Italia proclamato nel 1861 presentava gravi problemi:
1. profonde differenze tra le varie regioni, abituate ad usare lingua, monete,
amministrazioni diverse
2. profonde differenze economiche
3. difficoltà di collegamento per mancanza di strade
L’industria, quasi assente nel Paese, stentava a crescere per mancanza di
materie prime e capitali da investire.
L’agricoltura era ovunque predominante, ma era moderna a nord e ancora
arretrata a sud.
Nel meridione infatti i proprietari terrieri mantenevano un regime
feudale. La struttura agricola dominante era il latifondo e i contadini, non
possedendo terreni propri, erano costretti a lavorare in condizioni misere i
campi dei padroni.
Nel sud le condizioni di estrema povertà e l’aumento delle tasse portarono a
rivolte contro lo Stato e alla nascita del brigantaggio, una vera e propria
guerriglia portata avanti da contadini e ragazzi renitenti alla leva. Per risolvere il
problema del brigantaggio fu costretto ad intervenire l’esercito.
Davanti ai numerosi e gravi problemi italiani il Parlamento di Roma non sapeva
trovare soluzioni efficaci, soprattutto perché era composto dai nobili e dall’alta
borghesia, che non capivano i problemi del popolo.
Uno degli obiettivi principali dei primi governi fu il tentativo di creare un
popolo italiano. Infatti c’erano profonde differenze tra la popolazione delle
diverse zone d’Italia ed era necessario per far progredire il Paese che tutti si
sentissero veramente italiani e che tutti parlassero una lingua comune:
l’italiano.
Il compito di creare un popolo unito fu affidato soprattutto alla scuola. La
maggior parte della popolazione, infatti, era analfabeta e l’italiano era
conosciuto solo dalla classe colta, pertanto fu necessario aprire scuole per il
popolo a cui tutti potessero accedere per imparare la lingua, conoscere la storia
e le tradizioni comuni, acquisire le abilità di lettura, scrittura e calcolo. Anche i
maestri non esistevano, perciò inizialmente le classi erano affidate a persone che
sapevano almeno leggere e scrivere e non avevano altra preparazione.
Nello stesso periodo vennero create le province e i comuni per migliorare
l’amministrazione, vennero pagati i debiti dello Stato aumentando le tasse alla
popolazione, venne dato l’avvio all’industria, si iniziarono le opere di
costruzione della rete stradale e ferroviaria.
Nel 1882, il nuovo re, Umberto I, decise di aderire alla Triplice
Alleanza con Germania e Austria per uscire dall’isolamento e avere alleati
in Europa. Questo fatto non fu accettato dai patrioti, perché sostenevano che,
poiché l’Austria manteneva ancora i territori del Trentino Alto Adige e di
Trieste, era da considerare un nemico.

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Lo stalinismo
A differenza delle altre dittature europee, lo stalinismo non si appoggia ad un
partito di destra, bensì ad un partito di sinistra: il Partito comunista russo.
Quando Lenin morì, iniziò una lotta per la successione tra Trotzkij e Stalin.
Con grande abilità però Stalin riuscì a far esiliare Trotzkij, che si rifugiò in
Messico, e lo fece assassinare. In seguito Stalin si liberò di tutti gli altri avversari
e instaurò in Russia una spietata dittatura.
La politica economica
Stalin voleva trasformare la Russia in una grande potenza industriale,
perciò fece in modo che lo Stato controllasse rigidamente tutti i settori
economici e che l’industria fosse privilegiata rispetto all’agricoltura.
 A partire dal 1928 egli varò dei piani quinquennali con obiettivi
economici che dovevano essere raggiunti in 5 anni.
 Collettivizzò tutte le terre e creò i kolchoz, fattorie statali in cui tutto, dai
campi alle macchine agricole, era di proprietà dello Stato. Anche i
prodotti dovevano essere consegnati nella quantità e al prezzo stabilito
dallo Stato. Accanto ai kolchoz furono creati anche i sovkhoz, aziende
statali in cui i contadini lavoravano come gli operai percependo un
salario.
 I kulaki che si ribellarono alla collettivizzazione furono arrestati, fucilati
o deportati nei gulag, campi di lavoro forzato.
 Furono privilegiate le industrie pesanti ( siderurgica, metallurgica,
meccanica) a scapito di quelle leggere (alimenti, abiti, utensili)
 gli operai dovevano seguire ritmi massacranti ed erano sottoposti ad una
disciplina di ferro, ma Stalin premiava i migliori con un salario maggiore
e li lodava come eroi del lavoro.
La collettivizzazione delle terre non diede i risultati sperati e all’inizio si ebbe,
anzi, una spaventosa carestia.
In dieci anni l’URSS divenne una grande potenza industriale, anche se,
privilegiando l’industria pesante, per i cittadini scarseggiavano i beni di prima
necessità.
Risultati importanti furono conseguiti in campo sociale: assistenza sanitaria,
istruzione, borse di studio per gli studenti meritevoli.
Lo sviluppo dell’URSS però avveniva in un regime di terrore poliziesco.
La dittatura di Stalin
il regime di Stalin era totalitario, basato cioè su:
 controllo del Partito

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 eliminazione degli oppositori
 propaganda
 rigida censura di stampa, cinema, arte, letteratura
Chi non condivideva le idee di Stalin era considerato nemico del popolo e
mandato nei gulag.
Nel 1934 iniziarono le epurazioni, o grandi purghe, che colpirono anche
collaboratori, amministratori, ufficiali dell’esercito, intellettuali, scienziati. Essi,
nel numero di 7-8 milioni, furono fucilati o deportati nei gulag.
Stalin con la propaganda impose il culto della sua persona e si faceva
chiamare padre e guida infallibile. Anche all’estero, chi vedeva i grandi
progressi della Russia, senza conoscerne i tremendi retroscena, guardava a
Stalin con ammirazione.
In politica estera, per arginare fascismo e nazismo, movimenti di estrema destra
anticomunisti, Stalin si riavvicinò alle democrazie occidentali e, nel 1934, entrò
nella Società delle Nazioni.

Risorgimento
Il Risorgimento è il periodo in cui in Italia si combatte per la creazione di uno
Stato indipendente del dominio straniero.
Nel 1848 Venezia e Milano si ribellano agli austriaci. A Venezia si forma
una repubblica. Milano, dopo aver resistito 5 giornate, chiede aiuto al Piemonte.
I guerra d’indipendenza (1848 – 1849)
Il re del Piemonte, Carlo Alberto, nel 1848 accetta l’invito dei milanesi e
dichiara guerra all’Austria, sperando di ampliare i territori nel nord Italia. Si
uniscono a lui gli eserciti di papa Pio IX, del duca di Toscana e del sovrano del
Regno delle Due Sicilie. Dopo i primi scontri gli alleati si ritirano.
Carlo Alberto, rimasto solo contro l’Austria, viene sconfitto a Custoza e chiede
un armistizio. Nel 1849 riprende la guerra, ma ancora una volta l’esercito
del re Carlo Alberto viene battuto a Novara e il re deve abdicare in favore del
figlio Vittorio Emanuele II. Finisce così la I guerra d’indipendenza.
II guerra d’indipendenza (1859)
Cavour, primo ministro del Piemonte, partecipa alla guerra in Crimea per
cercare un alleato tra le potenze europee che possa aiutarlo contro l’Austria.
Napoleone III, imperatore di Francia, accetta di aiutarlo, a patto che l’Austria
attacchi per prima.
Cavour allora per provocare il nemico dispone l’esercito sul confine.
L’Austria chiede al Piemonte di ritirare le truppe e, ricevendo un rifiuto,
dichiara guerra.
Come previsto Napoleone III scende in aiuto del Piemonte e l’esercito austriaco
è sconfitto a S.Martino e Solferino.

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Proprio mentre il Piemonte sta vincendo, Napoleone III si ritira e chiede
l’armistizio a Villafranca: egli teme che il Piemonte si espanda anche
nell’Italia centrale; inoltre i francesi protestano e non approvano la guerra.
L’armistizio di Villafranca stabilisce che: 1) il Piemonte ottiene
la Lombardia; 2) la Francia ottenga Nizza e la Savoia.
Finisce la II guerra d’Indipendenza.
Nel 1860 in Toscana ed Emilia sono indetti dei plebisciti e il popolo chiede
l’annessione al Piemonte.
L’impresa dei Mille
Nel 1860, Garibaldi decide di liberare il sud con l’aiuto di un migliaio di
volontari.
Garibaldi salpò da un porto presso Genova e sbarca a Marsala, in Sicilia. In
breve occupa Palermo poi passa lo stretto di Messina e si dirige verso Napoli,
costringendo il re a scappare
Intanto in Sicilia le masse dei contadini insorgono chiedendo la
distribuzione delle terre di proprietà dei nobili. Le rivolte però sono represse nel
sangue.
Le notizie dei successi di Garibaldi giungono in Piemonte: Cavour per evitare
che le “giubbe rosse” di Garibaldi si avvicinino a Roma chiede al re Vittorio
Emanuele II di intervenire.
Vittorio Emanuele II scende con l’esercito verso sud occupando al
passaggio Marche ed Umbria.
A Teano il re incontra Garibaldi, il quale gli affida tutte le terre conquistate.
Il 17 marzo 1861 viene proclamato il Regno d’Italia, il primo re è Vittorio
Emanuele II.
La terza guerra d’indipendenza ( 1866)
Nel 1866 la Prussia chiede aiuto all’Italia nella guerra contro l’Austria. L’Italia
accetta e l’Austria viene battuta. L’Italia a seguito della vittoria ottiene
il Veneto.
La questione romana (1870)
L’Italia vuole avere come capitale Roma, ma il papa non è disposto a cedere i
suoi territori e ha un forte alleato: la Francia. Nel 1870 però la Francia viene
sconfitta duramente dalla Prussia e non è più in grado di proteggere il
papa.
Nel 1870 i bersaglieri italiani si aprono una breccia a Porta Pia e entrano nella
città. Ora Roma può diventare la capitale del regno.
Il parlamento italiano vota la legge delle Guarentigie ( garanzie ) con la
quale:
1. al papa viene lasciato il possesso della Città del Vaticano.

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2. lo Stato italiano versa annualmente alla Chiesa una notevole somma di
denaro per il mantenimento della corte papale.
Papa Pio IX però rifiuta, scomunica re, ministri e parlamentari e vieta ai
cattolici italiani di partecipare alla vita politica.
Per completare l’Italia che conosciamo adesso mancano Trentino – Alto Adige e
Trieste.

La prima guerra mondiale (1914 – 1918)


Le cause:
1. desiderio degli Stati di conquistare nuovi territori o di dimostrare la
loro forza (Austria, Russia, Turchia, Inghilterra, Germania, Giappone)
2. desiderio della Francia di avere una rivincita sulla Germania
3. volontà di indipendenza di alcuni popoli dominati da potenze straniere
(Serbia)
4. interesse economico di banche, grandi industriali, produttori di armi
L’Italia voleva terminare l’azione di unificazione intrapresa nel Risorgimento
annettendo Trentino Alto Adige e Trieste.
Questa guerra si dice Mondiale o Grande Guerra perché:
 combattuta in molti Paesi del mondo, comprese le colonie
 provoca la morte di milioni di persone
 si  usano armi nuove come carri armati, mitragliatrici, aerei,
sottomarini, gas asfissianti
 tutti gli strati della popolazione vengono coinvolti.
L’inizio della guerra
La guerra iniziò nel 1914, quando l’erede al trono d’Austria fu ucciso da uno
studente serbo.
L’Austria attaccò la Serbia. Si formarono subito due schieramenti:
 Austria + Germania (Imperi Centrali),  Turchia.
 Serbia + Triplice Intesa (Francia, Inghilterra e Russia), Giappone
L’Italia entrò in guerra un anno dopo, il 24 maggio 1915, poiché non c’era
accordo tra i gruppi politici: alcuni erano neutralisti, altri interventisti.
Alla fine prevalsero gli interventisti.
L’obiettivo era recuperare le regioni ancora nelle mani degli austriaci, perciò
l’Italia scese in campo a fianco dell’Intesa firmando in segreto il Patto di
Londra: in caso di vittoria all’Italia sarebbero stati assegnati Trentino Alto
Adige, Trieste, Istria e Dalmazia.

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Questo accordo fu possibile perchè l’Austria aveva attaccato per prima la Serbia,
perciò l’Italia non era obbligata a mantenere gli accordi della Triplice Alleanza.
I combattimenti
Inizialmente la guerra fu una “guerra lampo”: in breve la Germania invase il
Belgio e la Francia giungendo al fiume Marna.
Qui però l’esercito francese riuscì a fermare i tedeschi e dalla guerra lampo si
passò alla guerra di posizione o logoramento: venne combattuta
in trincee scavate nella terra. I soldati passavano in trincea lunghissimi mesi,
esposti alle intemperie, con poco cibo, in condizioni igieniche pessime, sempre
col terrore di essere attaccati.
Anche per mare la situazione era bloccata e i sottomarini tedeschi non
riuscivano a schiacciare la flotta britannica.
Il fronte italiano interessò l’arco alpino centro – orientale e il Carso. Gli
eserciti italiano e austriaco inizialmente si equivalevano, perché gli austriaci
erano in posizioni di vantaggio e meglio armati, ma gli italiani erano più
numerosi.
L’esercito italiano era guidato da Luigi Cadorna, un generale di idee vecchie,
incapace di ideare strategie efficaci per questa nuova guerra e spietato con gli
uomini. A causa delle sue scelte, morirono inutilmente moltissimi soldati.
Il 1917
Il 1917 fu un anno decisivo:
– la Russia si ritirò dalla guerra per far fronte alla Rivoluzione interna (pace
di Brest-Litovsk 1918)
– gli Stati Uniti entrarono in guerra  a fianco dell’Intesa per due motivi:
 difendere gli interessi delle banche
 far prevalere idee democratiche contro l’assolutismo degli Imperi
Centrali (presidente Wilson).
Essi portarono forze fresche e rifornimenti ai loro alleati.
– l’Italia fu sconfitta duramente a Caporetto e Cadorna venne sostituito
da Diaz, un generale molto più capace.
Economia di guerra e fronte interno
Per far sì che le operazioni di guerra fossero efficienti, in questi anni si assistette
ad un forte sviluppo tecnologico e nelle comunicazioni.
Tutte le fabbriche furono convertite per produrre forniture per l’esercito e
gli imprenditori si arricchirono enormemente. Gli operai erano obbligati a
turni massacranti e venne tolto loro il diritto di sciopero. Le loro condizioni
lavorative erano pessime, anche se i contadini al fronte li chiamavano
“imboscati”, perché, essendo necessari alla produzione, erano esonerati dal
fronte.

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L’agricoltura ebbe un forte calo, per la mancanza di contadini e la
devastazione portata dai combattimenti
Mancavano i generi di prima necessità e fu introdotto il razionamento delle
derrate alimentari. Chi poteva si rivolgeva al mercato nero illegale.
Le proteste degli operai venivano bloccate e la censura colpiva chi si
esprimeva contro la guerra. Anche le lettere dei soldati ai famigliari venivano
controllate.
La fine della guerra : 1918
Dopo un’ultima offensiva sulla Marna, la Germania, sfinita, si arrese e  fu
proclamata la Repubblica (1918).
L’Italia contrattaccò l’Austria  a Vittorio Veneto, costringendola a ritirasi, e il 4
novembre 1918 fu firmato l’armistizio.
La pace fu firmata a Parigi nel 1919:
l’Italia ottenne Trentino A. Adige, Friuli V.Giulia e parte dell’Istria, ma non la
città di Fiume e la Dalmazia
l’Impero austriaco venne diviso e nacquero i nuovi Stati di Austria, Ungheria,
Cecoslovacchia, Polonia e Iugoslavia.
Francia e Gran Bretagna vollero colpire duramente  la Germania che dovette
cedere Alsazia e Lorena alla Francia e alcuni altri territori ai Paesi confinanti;
dovette inoltre pagare una enorme  somma di denaro per risarcire i danni di
guerra, ridurre l’esercito e cedere totalmente la flotta marina e aerea sia civile
che militare. Questa punizione, troppo dura e umiliante, sarà una delle cause
della II Guerra Mondiale.
Wilson propose un programma di 14 punti da rispettare per mantenere la
pace, ma le Nazioni vincitrici non lo accolsero con favore.
Sempre da un’idea di Wilson nacque la Società delle Nazioni, organismo
internazionale per la pace che si rivelò subito troppo debole.

Il fascismo: la propaganda e gli interventi sociali


Mussolini voleva far rivivere la grandezza dell’antico impero romano sotto la sua
guida. Per questo i fascisti si ispiravano alla tradizione romana nei simboli e in
alcuni modi di fare. Inoltre i regime diede impulso alle ricerche archeologiche e
costruì nuovi edifici ispirati all’architettura romana.
La propaganda fu l’arma più utilizzata da Mussolini. Egli comprese che
tramite giornali, manifesti, radio e cinema avrebbe potuto raggiungere tutti i
cittadini e convincerli a seguirlo. Anche la scuola era importante. L’obbligo
scolastico fu innalzato a 11 anni. I libri contenevano le idee fasciste, gli
insegnanti dovevano essere iscritti al partito. Grande importanza era data allo
sport perchè favoriva la forza fisica. Dopo la scuola i bambini erano iscritti
all’Opera Nazionale Balilla, un’organizzazione paramilitare che si occupava
del loro tempo libero. In questo modo sarebbero cresciuti negli ideali fascisti.
Per migliorare la situazione dei lavoratori, oppressi dalle tasse e senza alcun
diritto, vennero emanate alcune leggi sociali che proteggevano donne e bambini

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e aiutavano invalidi e anziani. Inoltre fu istituita l’Opera Nazionale
Dopolavoro, che organizzava divertimenti e gite economiche per i lavoratori
nell’intento di aumentare il controllo sulla popolazione.
Ritenendo che l’aumento di popolazione avrebbe reso forte l’Italia, il fascismo
promosse una campagna demografica per favorire le nascite. Lo Stato
aiutava le famiglie numerose, garantiva un lavoro ai padri di famiglia, Mussolini
nei suoi discorsi si vantava degli 8 milioni di baionette, dimenticando che in
guerra ormai le baionette non si usavano più.

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